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LA DISCIPLINA DEL SOCCORSO

La Convenzione UNCLOS del 1982 siglata a Montego Bay, al suo Art. 98 sancisce l’obbligo da parte del
Comandante della nave battente sua bandiera di prestare soccorso a qualsiasi unità in difficoltà, senza che
ciò possa mettere a repentaglio la nave, l’equipaggio o i passeggeri. Sempre l’art. 98 della Convenzione
raccomanda a ciascun Stato parte di promuovere all’interno del proprio ordinamento norme e istituzioni le
cui finalità sono tese al compimento di attività di ricerca, recupero e soccorso; ciò posto al fine di tutelare il
bene superiore della sicurezza marittima ed aerea, avviando laddove necessario, attività di cooperazione e
coordinamento con analoghe istituzioni di altri Stati.
Già nel 1910 a seguito dei lavori che condussero l’adozione della Convenzione sull’assistenza e sul
salvataggio in mare siglata a Bruxelles, vennero gettate le prime basi per disciplinare le attività di soccorso
in mare. In questa Convenzione vennero tuttavia distinte due tipi di operazioni: l’assistenza e il soccorso
vero e proprio (l’assistenza differiva dal soccorso per via della capacità di cooperazione alle operazioni di
soccorso da parte della nave in difficoltà)
L’aumento del traffico marittimo a livello internazionale poi ha corrisposto, altresì, allo sviluppo dei principi
di solidarietà tra la gente di mare e pertanto il delinearsi di criteri fondamentali di soccorso, fornendo così i
presupposti per consentire alla Comunità Internazionale di disciplinare in modo ancor più dettagliato le
attività di soccorso in mare.
Infatti, già tre anni prima dei lavori di Montego Bay, lo sforzo della Comunità Internazionale si era
concentrato sull’aspetto del soccorso, consentendo quindi di redigere e di adottare universalmente la
Convenzione sulla ricerca e il salvataggio marittimo o meglio nota con l’acronimo SAR, siglata ad Amburgo
nel 1979.
A Londra nel 1989,, esattamente 10 anni dopo, venne stipulata la Convenzione “SALVAGE”, ratificata
dall’Italia nel 1994, la quale stabilisce al suo articolo 1 la definizione di soccorso, inteso come “qualsiasi
attività di assistenza ad una nave od ogni altro bene non permanentemente o intenzionalmente collegato
alla costa in difficoltà in acqua”.
Presupposto per l’applicazione della disciplina del soccorso è la condizione di pericolo che tuttavia non è
espressa in modo puntuale dalla Convenzione Salvage. Infatti, il testo presenta una definizione piuttosto
ampia del concetto di pericolo eccezion fatta per il tema del “pericolo di perdersi in mare” quale condizione
che impone degli obblighi nei confronti del Comandante della nave che dovrà mettere in atto il soccorso. La
natura e il livello del pericolo è una delle condizioni che permette di calibrare il compenso per le attività di
soccorso poste in essere.
La Convenzione Salvage non si applica alle navi da guerra o alle navi di Stato salvo che non venga richiesto
espressamente dallo Stato della bandiera al Segretario Generale dell’Organizzazione Marittima
Internazionale (IMO).
L’attività di soccorso è stata recepita anche dal nostro ordinamento che l’ha disciplinata negli artt. 69 e segg.
del Codice della Navigazione, il quale individua nell’Autorità Marittima, il soggetto preposto al soccorso.
È infatti prerogativa del Corpo delle Capitanerie di Porto, il coordinamento delle attività di soccorso in mare
attraverso le proprie unità aeronavali che svolgono compiti di ricerca, recupero e soccorso in mare. Tali
attività hanno forma di gratuità per quanto riguarda il rimborso delle spese sostenute ed il risarcimento dei
danni.
Sia la norma disciplinata dalla Convenzione di Montego Bay che la Convenzione di Londra del 1989
dispongono che l’attività di soccorso sia uno degli obblighi in capo al Comandante della nave laddove vi siano
in pericolo vite umane o dove sia stato dato un ordine dall’autorità marittima.
Tuttavia, il soccorso può essere anche contrattuale, laddove i proprietari delle navi interessate raggiungono
un accordo per regolare i compensi dovuti al soccorso; oppure si può dare luogo ad un soccorso spontaneo:
laddove venga prestato da parte di chi sia in grado di provvedervi (in tal caso ogni diritto viene meno
allorquando il soccorso sia stato effettuato nonostante il rifiuto espresso e ragionevole del comandante o del
proprietario delle cose in pericolo).
Ciò fa comprendere come la disciplina del soccorso, sia comunque vincolata da obblighi anche di natura
risarcitoria a carico del soggetto soccorso. Esistono appositi formulari come il Lloyd’s Standard Form of
Salvage Agreement che sono stati creati in linea con i dettami della Convenzione Salvage.
Sulla base delle norme stabilite dalla Convenzione Salvage, il contratto, essendo concluso in una condizione
di pericolo può essere annullato laddove:
• il prezzo sia troppo alto o troppo basso rispetto alla prestazione;
• il contratto sia stato concluso sotto influenza indebita o sotto influenza del pericolo ed in suoi
termini sono iniqui.
Il Soccorritore ha diritto al compenso solo se l’operazione di soccorso è andata a buon fine.
Esistono nel campo del soccorso di navi o cose degli obblighi in capo al soccorritore. Nello specifico l’attività
di soccorso deve:
• essere svolta con diligenza;
• essere coadiuvata e sollecitata da altri soccorritori ove necessario;
• essere sempre accettata l’assistenza di altri soccorritori;
• cercare di non danneggiare l’ambiente.
Oltre agli obblighi contrattuali di natura risarcitoria, il soggetto soccorso deve:
• cooperare con il soccorritore
• adoperare la massima diligenza per non pregiudicare le operazioni di soccorso.
Il valore del compenso spettante al soccorritore è sempre subordinato all’esito delle operazioni, e va
commisurato tenendo conto dei seguenti fattori:
• valore della nave e dei beni salvati;
• la misura del successo ottenuto e l’abilità e gli sforzi profusi;
• il tempo trascorso e la prontezza ed i servizi resi;
• i rischi a cui sono corsi i soccorritori e le sue attrezzature.
Va ricordato che il compenso non può superare il valore dei beni salvati.
Nel soccorso aeronautico gli obblighi del soccorritore sono praticamente i medesimi. Una vera differenza tra
le due tipologie è il risarcimento dei danni subiti al rimborso delle spese che prescinde dal risultato
conseguito. Ovviamente anche in questa tipologia di soccorso il compenso è commisurato ad una serie di
elementi, analoghi al soccorso marittimo di cose.
Per quanto concerne il soccorso di persone va ricordato che è caratterizzato dalla sua gratuità, inoltre:
• se le operazioni di soccorso sono coperte da assicurazione, il soccorritore ha diritto a ricevere
dall’assicuratore, nei limiti della copertura assicurativa ed in caso di risultato utile, un compenso
determinato in relazione ai rischi corsi, agli sforzi operati ed al tempo impiegato. Nel soccorso
aeronautico il soccorritore ha diritto, altresì, al risarcimento dei danni subiti ed alle spese sostenute;
• qualora tali operazioni non fossero coperte da assicurazione e le operazioni di soccorso di persone è
stato effettuato in occasione di operazioni di soccorso a navi o aeromobili o cose, il soccorritore ha
diritto solo ad un compenso;
• negli altri casi il soccorritore non ha alcun diritto.
Va infine ricordato che il compenso per il soccorso deve essere ripartito tra:
• armatore, 1/3, ma può essere incrementata non oltre la metà del compenso dovuto;
• equipaggio, 2/3.
Circa la prescrizione, i diritti del soccorritore si prescrivono in 2 anni dal giorno in cui le operazioni di soccorso
sono terminate.

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