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SE QUESTO È UN GIORNALISTA

Considerazioni sul master postlaurea su «Comunicazione e


giornalismo enogastronomico» varato dall’Istituto
Universitario “Suor Orsola Benincasa” di Napoli

a cura del Coordinamento giornalisti precari Campania


«Per fare il giornalista enogastronomico non è indispensabile
essere stupidi. Però aiuta».
Oscar Wilde

L’Istituto Universitario “Suor Orsola Benincasa” di Napoli, è un


istituto non statale. È titolare di una delle due convenzioni con
l’Ordine nazionale dei Giornalisti per il master biennale di I
livello in Giornalismo, corso che costa 6.600 euro all’anno e
consente il conseguimento del praticantato giornalistico.

Ad ottobre 2010, il “Sob” ha presentato un master postlaurea in


«Comunicazione e giornalismo enogastronomico». Obiettivo del
master è creare una particolare figura professionale, un ibrido:
«un comunicatore esperto nel settore Food, nel turismo
enogastronomico, nella promozione del Made in Italy
alimentare, nella comunicazione e valorizzazione del territorio e
delle tipicità alimentari locali, addetto alle pubbliche relazioni e
al marketing, redattore di contenuti multimediali, ma anche
organizzatore di eventi enogastronomici»1.

L’ammissione al Master comporta il pagamento di un contributo


pari a € 6.000 + € 62,00 per tassa regionale. Quest’anno dopo un
«colloquio motivazionale» è stato stabilito che seguiranno le
lezioni (1500 ore), 15 persone.

1
cfr. materiale del Suor Orsola Benincasa sul sito
http://www.unisob.na.it/universita/dopolaurea/master/enogastronomia/bando.htm?vr=1
L’immagine del giornalista enogastronomico.

La locandina riporta quest’immagine, evidentemente relativa


alla «figura in uscita» dal master.

Ci chiediamo qual è il messaggio: un individuo che mangia,


mentre scrive (a penna) e col laptop acceso è la naturale
evoluzione (in peggio) della celebre foto di Indro Montanelli,
scattata al Corsera da Toscani senior?

La riteniamo un’offesa a questo mestiere che ben altri


rappresentanti ha ed ebbe, ben altre “prove” venne ad affrontare.
L’Odg tutela o no, il prestigio di questa professione?
Il master. Gli sponsor.

Dal programma del master:


«nasce da una sinergia tra la Scuola di Giornalismo
dell'Università degli studi Suor Orsola Benincasa e il
Gambero Rosso (il network del cibo e del vino più
autorevole e articolato presente sul mercato)»2.

La commistione tra master e soggetti privati si evince anche dal


fatto che le lezioni si svolgeranno sia all’Università che nella
sede della napoletana Città del Gusto (via Coroglio n. 104).

Ci chiediamo, chiediamo a chi di dovere: se il master è in


«giornalismo enogastronomico» l’Odg è assolutamente titolato a
vagliarlo e/o discuterne. Se è vero, com’è vero che il giornalista
deve (dovrebbe) rifiutare «pagamenti, rimborsi spese,
elargizioni, vacanze gratuite, trasferte, inviti a viaggi, regali,
facilitazioni o prebende, da privati o da enti pubblici, che
possano condizionare il suo lavoro e l’attività redazionale o
ledere la sua credibilità e dignità professionale»3 come si
inscrive la partecipazione di un soggetto privato leader nel
campo «editoriale e della formazione in Italia nel campo della
cultura del gusto» senza l’applicazione delle linee guida
dell’Odg già tracciate per le Scuole di giornalismo?

2
Cfr. http://www.unisob.na.it/universita/dopolaurea/master/enogastronomia/bando.htm
3
Carta dei doveri del giornalista Documento CNOG – FNSI 8 luglio 1993
Docenti e materie di studio.

Soltanto chi si siederà fra i banchi del master conoscerà i nomi


dei docenti che spiegheranno i segreti della comunicazione
enogastronomica. Conosciamo il gruppo dirigente:

Direttore scientifico: Lucio d'Alessandro


Comitato scientifico: Marino Niola, Paolo Cuccia, Natascia
Villani
Coordinatore didattico: Natascia Villani - Nerina Di Nunzio

Eppure si parla di «giornalismo».


Proprio perché si parla di giornalismo e di un giornalismo
capace di valutare, secondo i criteri di «verità, pertinenza e
continenza» com’è possibile che non ci sono garanzie circa il
curricula dei docenti? Com’è possibile che i nomi e la storia
personale di questi ultimi non siano stati resi noti a tutti?

Le materie che saranno insegnate sono:

 Teoria e Tecniche di giornalismo


 Teorie e tecniche della comunicazione e della pubblicità
 Istituzioni, economia e statistiche di settore
 Marketing & Eventi
 Management e marketing degli stili di vita e dei consumi
 Storia e antropologia della gastronomia
 Editoria Enogastronomica
 Ristorazione e critica
 Laboratori sensoriali
 Il mondo del vino
 Laboratori tecnici
 Teoria: focus sulla televisione

Com’è possibile che non vi è nemmeno un passaggio sull’etica


del giornalismo? Valutare questioni enogastronomiche significa
saltare a pie’ pari l’etica?
I crediti formativi.

Si legge nella presentazione del “Master enogastronomico”:

«Il titolo conseguito consentirà il riconoscimento di crediti


formativi al Master Biennale di I Livello in Giornalismo
a.a. 2011/2012 e 2012/2013, presso la Scuola di
Giornalismo dell'Università Suor Orsola Benincasa».

Dopo una segnalazione del Coordinamento giornalisti precari


Campania e una protesta, portata avanti dall’Ordine nazionale
dei giornalisti e dall’Ordine campano il bando è stato integrato
con una significativa “nota”:

«Tale riconoscimento avverrà esclusivamente per i crediti


universitari relativi alle Scienze della Comunicazione e
non costituirà titolo preferenziale per l'ammissione al
Master Biennale di Giornalismo che l'Università intende
attivare per gli anni a venire. La sinergia di cui alla parte
descrittiva del presente bando, con la Scuola di
Giornalismo, è da intendersi con esclusivo riferimento alla
collaborazione didattica e progettuale dei docenti
dipendenti dell'Università al master stesso e non coinvolge
in alcun modo l'Ordine Nazionale dei Giornalisti con cui
l'Università attualmente è in convenzione».

Il problema non è il “titolo preferenziale”. È il metodo: si


frequenta il “master enogastronomico” , si acquisiscono crediti
formativi e poi? Si diventa giornalisti? Pare di no, eppure quei
crediti formativi possono essere “utili” per frequentare la scuola
in giornalismo, in convenzione con l’Odg. Dunque un “pezzo”
di strada è già fatto. Ma senza la sorveglianza, la tutela e la
garanzia dell’Ordine nazionale.

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