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M inistero per iB eni e le A ttività C ulturali

S oprintendenza per i B eni A rcheologici del L azio

Lazio e Sabina
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a cura di
Giuseppina Ghini

e s t ra t t o

Atti del Convegno

Sesto Incontro di Studi sul Lazio e la Sabina

Roma
4-6 marzo 2009

Edizioni Quasar
Ministero per i Beni
e le Attività Culturali

Soprintendenza
per i Beni Archeologici del Lazio

a cura di
Giuseppina Ghini

Coordinamento
Giuseppina Ghini

Cura redazionale
Zaccaria Mari

© 2010 Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio

© Roma 2010, Edizioni Quasar di Severino Tognon srl


via Ajaccio 43 - 00198 Roma,
tel. 0685358444  fax 0685833591
e-mail: qn@edizioniquasar.it
www.edizioniquasar.it

ISBN 978-88-7140-433-2
Su alcuni indicatori di circolazione culturale e commerciale ad Ardea
tra protostoria ed epoca arcaica
Sonia Modica

È noto che Ardea svolse un ruolo non di poco conto testa di spillone a rotella e due fibule, sono anche
nell’ambito dei flussi regionali e internazionali che da mettere in relazione con gli stimoli interculturali
interessarono il Lazio antico, sia per la circolazione manifesti nei rapporti fra quest’area a sud e quella a
di beni che per quella di persone e idee, tanto che le nord del fiume Tevere, come già messo in evidenza
fonti non sono avare di notizie circa contatti e scam- per l’analogo apparato di fibule da Campo del Fico,
bi che la città dovette avere anche in epoche assai in un corredo le cui proiezioni culturali sono state
remote1. ampiamente analizzate3.
Per quanto riguarda i momenti più antichi di oc- Per quanto riguarda i bronzi dalla località “La
cupazione del territorio in epoca protostorica, risulta Croce”, il riesame in dettaglio della documentazione
attualmente difficile ricostruire un quadro d’insieme fotografica edita ha permesso di chiarire che le fibule
omogeneo, dovendo fare riferimento a dati isolati o si identificano pienamente con un tipo ad arco sem-
a contesti stratigrafici non più chiaramente decodifi- plice, ben noto dai complessi dell’Etruria meridiona-
cabili (giaciture secondarie e/o di riporto), a ritrova- le4. La piena integrazione di Ardea con il processo di
menti di superficie sia in ricognizioni programmate scambi che interessa l’Etruria meridionale e la fascia
che in ricerche non sistematiche per i quali, comples- costiera del Lazio antico trova un elemento ulteriore
sivamente, non è possibile operare riscontri autopti- di lettura nella precocità d’uso di un’area di necro-
ci. poli (quella di campo del Fico, con dati d’utilizzo
L’indagine sulla documentazione edita permet- ininterrotto per quanto riguarda le fasi laziali succes-
te di leggere, attraverso i dati disponibili nei settori sive) distinta dall’abitato, dinamica insediativa affine
urbani e di necropoli in epoca protostorica, un sen- a quanto messo in evidenza per la documentazione
sibile incremento della documentazione tra età del dall’area dell’antica Lavinium, indice del processo di
Bronzo finale e prima età del Ferro. In particolar aggregazione delle diverse comunità5.
modo è a partire dal repertorio noto per il Bronzo Non è estraneo a questa vocazione multiculturale,
finale che si assiste ad una distribuzione di tipo ‘si- proiettata in particolar modo verso le fasce costiere
stemico’, con una connotazione selettiva nella gestio- centro-meridionali, il dato proveniente dalla lettura
ne spazio-funzionale del territorio fulcro del futuro di un insieme di materiali identificati in un settore
centro urbano2. Indipendentemente dalla lettura che dell’area di Casalazzara, unità morfologico-topografi-
se ne vuole dare, infatti, ha un ruolo importante il ca contigua all’attuale centro urbano e all’area centra-
nucleo di bronzi individuato nel settore nord-orien- le di sviluppo dell’abitato in epoca storica (fig. 1, A).
tale dell’Acropoli, località “La Croce”, noti dalla In primo luogo è da segnalare, nell’ambito di un
pubblicazione sul Bollettino di Studi Mediterranei, gruppo di piccoli manufatti in bronzo proveniente
tra le indagini svolte ad Ardea nel corso degli anni da alcune tombe a fossa in un settore del pianoro di
’30 del Novecento. Tali bronzi, fra cui almeno una Casalazzara6, una fibula con arco serpeggiante folia-

1 6
  A tal proposito, per l’orizzonte più antico, con riferimento a   Si tratta di un nucleo di ritrovamenti, da porre in relazione
quanto adombrato dalla tradizione circa il legame tra Aphrodi- con rinvenimenti dalla proprietà Zanchi, riferibile a un settore
sium e approdo di Enea, vale lo scenario in Colonna 1995, 2, di necropoli, la cui documentazione, a partire dal 1949, è sta-
e la ricostruzione conclusiva, a p. 50 ss., con ampia bibl. di ri- ta più volte registrata ad opera della Soprintendenza per i Beni
ferimento alle fonti. Sui contributi dei recenti scavi: Di Mario Archeologici del Lazio in seguito a segnalazioni e con riscontri
2007. da ricognizioni di superficie: Caprino 1950, 102-107, Morselli
2
  Su tale questione ho fornito un contributo in occasione dello – Tortorici 1982, 129, n. 146, Balestrieri et al. 1991, 36, n. 82a.
studio sulla forma urbana di Ardea, prodotto per il Dottorato di I dati e le foto mi sono stati resi accessibili per disponibilità del
Ricerca e attualmente in fase di pubblicazione. Geom. Roberto Boi; non è più possibile risalire ai singoli manu-
3
  Delpino 1987, 9-36. fatti, fotografati e provenienti dall’area, di cui, tuttavia, è possi-
4
  Descrizione, discussione e restituzione grafica dei casi da “La bile chiarire puntualmente il riferimento topografico, oltretutto
Croce” in Modica 2009a; di recente Bietti Sestieri – De Santis grazie ad una precisa restituzione su base cartografica (mappa
2007, 214, fig. 5. catastale in scala 1:2000) acquisita durante l’attività di indagine
5
  Bietti Sestieri – De Santis 2007, 213, sul caso di Lavinium. da me svolta localmente.

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Sonia Modica

Fig. 1. Siti di ritrovamento dei manufatti: i nn. 1 e 2 provengono da Casalazzara (A); il n. 3 da Campo del Fico (B). Stralcio IGM, F°. 149.

to, del tipo a due pezzi, finora ignoto al panorama l’arco foliato con andamento a profilo ricurvo, due
culturale della protostoria ardeate. L’esemplare, la occhielli, tratto verticale conservato sopra la staffa
cui documentazione, nel Lazio e fuori, è assai rara, e tratto terminale dell’arco sopra la testa dell’ago
trova il più vicino riscontro tipologico ad Osteria a sezione quadrangolare; l’ago è a curva sviluppa-
dell’Osa, seppure con limitate differenze formali, da ta, con terminazione superiore a punta, nella quale
connettere ad altrettanto distinti intenti tecnico-fun- sono inseriti due anelli in bronzo; è conservato un
zionali, data la particolarità della fattura in due pez- tratto della sporgenza ferma-ago; l’estremità della
zi7. Assegnabile a contesti databili alla prima età del parte posteriore dell’arco è collegata allo spillone
Ferro, il tipo trova un ristretto numero di confronti con appiattimento a martellatura dello stesso spillo-
con tipologie note soprattutto in ambito meridiona- ne, subito sotto la testa, nel foro al centro del quale
le, segnatamente in Campania, pur presentando, nel- è infilata l’estremità dell’arco; la testa dello spillone
la lavorazione dell’arco, richiami al repertorio noto sagomata e appiattita9. L’espansione foliata dell’arco
in ambito etrusco-italico8. È utile, in questo senso, è decorata da una venatura mediana longitudinale a
considerare le caratteristiche tecnico-formali. La fi- rilievo, che termina, alle due estremità, sul tratto ini-
bula di Ardea, pur mancante della staffa, presenta ziale degli occhielli (figg. 1, 1; 2).

7
  Cfr. Bietti Sestieri 1992, tipo 41c, e, per l’attacco dell’ago, il per il caso di Osteria dell’Osa, in Battelli 1997 (fase IIB1), 141;
tipo 41d, a p. 375, tav. 38. per il tipo serpeggiante in due pezzi, in riferimento al quadro
8
  La datazione proponibile attraverso il confronto con la docu- noto al centro e al sud dell’Italia, cfr. anche Peroni 1996, 423, fig.
mentazione disponibile, variamente collocata nel corso del IX 94:7, assegnato al medesimo orizzonte (FE 1B).
9
sec. a.C., è circoscrivibile, al più, entro la prima metà dello stesso   Per conformazione della foglia, a forte restringimento delle
periodo, sulla base degli attuali aggiornamenti della seriazione estremità che individuano una sorta di apice e un analogo pic-
laziale tradizionale e considerata la mancanza di ulteriori ele- ciolo, va considerato anche l’altro caso del gruppo citato dei tipi
menti datanti di contesto assumibili per la fibula, fuori dall’in- più recenti (41b-d) della forma ad arco serpeggiante in due pezzi
dicazione generica della segnalata presenza di diverse “tombe a da Osteria dell’Osa: Bietti Sestieri 1992, tipo 41b, p. 375, tav. 38.
fossa”, osservabili in superficie in seguito ad arature periodiche. Per la definizione delle principali caratteristiche delle fibule a
Per la datazione di un esemplare affine da Osteria dell’Osa: Biet- due pezzi, non identificabili in un’unica categoria tecnica e con
ti Sestieri 1992, 374, con limitazione, per i tipi più recenti, più lavorazione dell’estremità dell’ago – per l’attacco all’arco – da
simili alla nostra, di forma serpeggiante in due pezzi, alla fase considerare un tutt’uno con la formazione dell’arco, quest’ulti-
tarda del periodo II; si veda anche Peroni 1979, 194 (momento mo generalmente considerato criterio dirimente nelle classifica-
avanzato della fase iniziale della prima età del Ferro), ripreso, zioni: Lo Schiavo 2003, 35.

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Su alcuni indicatori di circolazione culturale e commerciale ad Ardea tra protostoria ed epoca arcaica

Per la conformazione e la trattazione dell’attacco ove la curva della foglia e quella dell’arco hanno un
con l’ago, appiattito e forato, non è trascurabile, come profilo continuo, a concavità rivolta verso il basso e
rilevato per il caso di Osteria dell’Osa, il riferimento l’espansione centrale non è componente di un arco
all’esperienza di Cuma, soprattutto considerando, nel serpeggiante13. Tra i casi con arco serpeggiante in
caso di Ardea, la sporgenza ferma-ago, la cui continui- due pezzi è da segnalare, del tutto eccezionalmen-
tà con la parte terminale dell’arco, in quanto espansio- te, oltre ai casi laziali di Osteria dell’Osa e di Ardea,
ne del medesimo, è, forse, come in un caso cumano, un esemplare da Ancona, con trattamento della testa
da connettere con la possibile trattazione della staffa dell’ago non lontano da quello osservabile per la fi-
eseguita in lamina, giustapposta alla parte terminale bula ardeate, in concomitanza con l’attestazione, in
dell’arco10. Di questa cultura tecnologica è partecipe, area picena, del tipo foliato ad espansione dell’arco
con vari esiti, nello stesso orizzonte cronologico, il re- simile ai casi etruschi con arco semplice14.
sto della Campania, stando alle varietà documentate, La presenza di altre fibule, fra cui alcuni tipi ad
alcune delle quali presentano connotazioni tecnico- arco ingrossato, indicano che il settore di ritrova-
formali tali da permetterne l’assimilazione, come è mento dei citati manufatti metallici dovette essere
stato osservato, a comparti culturali interni11. frequentato nel corso della Fase laziale II, uso che,
La tradizione tecnologica, tuttavia, alla base del- in base alla documentazione disponibile, risulta pro-
la creazione della fibula ardeatina, non estranea a seguire nelle successive fasi laziali15.
modelli e tecnologie che, a sud, trovano un polo di La stessa continuità è riconoscibile per l’altra area
elaborazione/irraggiamento nella Campania costie- di necropoli ardeate, posta sul pianoro di Campo del
ra, ha un altrettanto importante riferimento nelle Fico, con un ampio settore di distribuzione delle
esperienze note più a nord, in ambito etrusco. La sepolture, ormai ben noto in letteratura, sebbene
realizzazione del pezzo, infatti, benché privo, per altrettanto puntualmente alterato e depredato in se-
quello che è possibile osservare, dei fori passanti guito ad attività agricole e sbancamenti d’iniziativa
per il fissaggio di anellini, nei tipi foliati più diffusi, privata per uniformare il terreno, naturalmente sot-
implica la dimestichezza con le lavorazioni messe in toposto a dislivelli.
atto per la realizzazione dell’arco12. La casistica, in Dall’area posta fra il casale di Campo del Fico e la
questo senso, è piuttosto varia, ma caratterizzata, nei strada di via Apriliana è da segnalare un manufatto
tipi più comuni e diffusi, da un’espansione dell’arco fittile, probabilmente proveniente da una delle tom-
non molto ampia; lo spazio è solitamente più esteso be a fossa identificata in situ in seguito ad aratura16.

Fig. 2. Fibula con arco foliato. Fig. 3. Fibula con arco a nastro semplice.

10
  Gabrici 1913, tav. XXIII, 6: lavorazione dell’arco che si avvi- anellini), 26 (senza anellini); il tipo con decorazione ad anellini
cina al caso ardeate e, tuttavia, nella parte centrale, non ha esito è attestato anche a Volterra: cfr. Montelius 1895, pl. II, 12. Per
foliato, ma presenta la sezione quadrangolare. il tipo senza anellini, anche in tombe picene della prima età del
11
  Cfr. ad es. d’Agostino – Gastaldi 1988, tav. 18, in particolare Ferro e in area umbra (Terni): Rellini 1918, 10 ss.; più di recente
il tipo 32A1b, p. 50. La curva dell’arco, segue, d’altra parte, da si vedano, con relativa bibl.: Mangani 1999, 193, fig. 66; Papi
un punto di vista morfologico, l’andamento delle tipologie folia- 1999, 194, fig. 68, con esemplari sporadici databili nel corso
te ad arco serpeggiante più diffuse, generalmente ad espansione dell’VIII sec. a.C.
14
assai più ridotta del caso di Ardea, note in ambito medio-tirre-   Brizio 1902, 442, fig. 5; 440, fig. 2 (conservato solo l’arco);
nico: cfr. ad es. d’Agostino 1970, 578 (tipo ad arco serpeggiante per il tipo ad arco foliato semplice cfr. un caso da Basciano (Te-
foliato con disco: 5b), 590, nota 1, con bibl. di richiamo al caso ramo): Brizio 1896, 516, fig. 3 (priva di decorazione ad anellini
di Veio. sul bordo).
12 15
  Cfr. ad es. Falconi Amorelli 1983, 180, n. 286.   Lo studio della documentazione, svolto in occasione del Dot-
13
  Tra i tipi con arco più ampio, oltre al caso citato da Vulci, torato di Ricerca in Archeologia (Etruscologia) presso l’Univer-
per il tipo con anellini lungo il bordo, ad es. Mangani 1995, sità degli Studi di Roma “La Sapienza”, ha permesso di definire
378, 1.10, fig. 6,1; a Tarquinia, ad es. dalla Necropoli di Mon- consistenza e connotazione diacronica, su base documentaria, di
terozzi, Hencken 1968, 265, fig. 248 (con anellini), attribuita un’area di necropoli: Modica 2009a, Modica 2009b.
16
ad una tomba a fossa; dal corredo attribuito ad una “tomba di   Ringrazio il Sig. Sergio Chiarello, che ha consegnato il pez-
guerriero” da Veio: Delpino 1985, tav. XXXIX, 232-233 (senza zo per poterlo custodire nei locali dell’attuale deposito dei Beni
anellini); a Populonia, dalla tomba a camera n. 1 da Poggio del Culturali e Storico-Archeologici del Comune di Aprilia, per le
Molino o del Telegrafo: Camporeale 1985, 49, 50, figg. 24 (con informazioni fornitemi che ho registrato testualmente.

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Sonia Modica

Si tratta di una scodella carenata su alto piede,


conservato frammentariamente, con tre anse sor-
montanti a bastoncello sagomato disposte obliqua-
mente sul labbro, che terminano con tre coppette
miniaturistiche poste sull’estremità sagomata e ap-
piattita per l’alloggio dei medesimi piccoli recipienti
(figg. 1, 3; 4)17.
La forma, che per il momento risulta un unicum
nel repertorio laziale attestato, richiama, per la pre-
senza dei vasetti miniaturizzati, un tipo di tradizione
connotata comunemente come ‘italica’, per l’uso,
quasi decorativo, degli elementi accessori (piccoli
recipienti a corollario del vaso principale e/o ele-
menti secondari, quasi ad estensione della funzione
primaria del contenitore centrale, per arrivare alle
tipologie con elementi compositi)18. Il vaso di Ardea,
tuttavia, presenta caratteristiche distintive che con-
tribuiscono non poco ad una sua possibile lettura. Fig. 4. Scodella carenata su alto piede.
Il primo aspetto riguarda la morfologia del vaso in
relazione al suo uso funzionale: il rapporto spropor-
zionato fra l’ampio diametro della vasca e l’altezza distinti dalle novità tipologiche introdotte nel primo
dell’esile piede a tromba, per quanto quest’ultimo orizzonte orientalizzante, come è stato rilevato per
frammentario, non depone a favore della possibilità affini produzioni in impasto bruno, segnatamente di
di una compiuta autonomia funzionale del manu- ambito falisco21. Non è escluso un uso nell’ambito
fatto, nel senso che la stabilità del vaso, oltretutto della libagione funeraria, come messo in evidenza
appesantito dalla presenza dei tre vasetti, dove- per alcune classi di strumenti rituali che presentano
va poter essere garantita da un possibile sostegno forme composite, in cui sono presenti recipienti mi-
sottostante o dal suo inserimento in un elemento niaturizzati accessori22.
d’alloggiamento stabile o mobile, non escludendo Se il manufatto descritto costituisce elemento di
strutture deperibili (in legno?) di cui non si è con- ulteriore rappresentazione di vivacità e complessità
servata traccia. Non sembra, in ogni caso, di poter culturale della comunità ardeate, la cui vita, per tutta
riconoscere, nell’esemplare a scodella composita, l’epoca arcaica, è documentata significativamente dal-
una funzionalità complessiva tale da richiamare, sep- la necropoli, d’altra parte richiama l’attenzione sulla
pure solo simbolicamente, un uso quotidiano, come questione – tuttora aperta – su quelle che dovettero
invece avviene per le più comuni forme accreditate essere, di seguito alla fioritura arcaica, le condizioni in
nei corredi laziali dell’Orientalizzante19. La presenza età post-arcaica. È per questo che vale la pena gettare
delle tazzine connesse ad un raccoglitore primario uno sguardo sull’orizzonte cronologicamente succes-
centrale trova, da un punto di vista funzionale, indi- sivo, per il quale le testimonianze archeologiche sono
cativo precedente in ambito medio-tirrenico. È pos- più avare di informazioni. È da segnalare, a riguardo,
sibile, infatti, che tale tipo di oggetto sia assimilabile il ritrovamento per la stessa area di Casalazzara, da
al repertorio formale destinato a specifiche pratiche cui proviene la fibula ad arco foliato già presentata,
rituali all’interno della cerimonia funebre, definibili, di una fibula, ancora una volta di un tipo estraneo
per questo, come veri e propri ‘arredi cerimoniali’20. al repertorio ardeate finora conosciuto, con svilup-
Il legame con prassi rituali riconducibili a tradizioni po dell’arco a nastro semplice (fig. 1, 2; 3). La fibula
culturali risalenti ben si integra con la conservativi- sembra avere avuto un restauro in antico, essendo
tà del richiamo tecnico-formale a modelli anteriori e l’arco collegato all’ago attraverso un foro passante

17
  Per la morfologia della scodella, che trova puntuale confron- del periodo precedente (De Lucia Brolli – Benedettini 2000, 28).
to, nel Lazio, con un tipo proveniente da Marino (Roma), si veda La stessa categoria tipologica della scodella è riconosciuta come
Parise Badoni 2000, tav. LIII, 7 (con scheda e bibl.). continuativa di modelli di tradizione villanoviana, mantenendosi
18
  Parise Badoni 2000, 87, tav. XXIV, 1, 3. documentati, in particolare i tipi carenati, dall’Orientalizzan-
19
  Il vaso è tuttora conservato su un sostegno circolare in metal- te antico fino alla metà del VII sec. a.C.: Pagnini – Romualdi
lo, che ne mantiene elevata la vasca e il piede. 2000, 23 (con riferimento, in particolare, al tipo carenato LIII,
20
  Iaia 2007, 262, fig. 1, 8, in un contesto databile al IX sec. 5); d’Agostino 2000, 37 (riferimento particolare al tipo carenato
a.C. LIII, 4)
21 22
  Berggrenn 1986, 257: “In contrast to the ‘modern’ shapes,   Cfr. ad es., in riferimento alla classe dei kernoi, repertorio,
the fabric, the modelling, the treatment of the surface, and the problematiche e discussioni in Bignasca 2000; si veda anche
decoration show many conservative features”; il caso di Ardea quanto proposto per l’ambito fenicio-punico in Bartoloni 1992,
non si distingue da quanto rilevato per le produzioni orienta- in particolare 123 ss., per la presenza, in necropoli, dei kernoi
lizzanti in impasto bruno strettamente collegato alle produzioni con vasetti caliciformi, tipo usato anche nei tofet come offerta.

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Su alcuni indicatori di circolazione culturale e commerciale ad Ardea tra protostoria ed epoca arcaica

nel quale andava infilato un chiodino. Anche la for- passante all’estremità dell’arco, potrebbe rappresen-
ma dell’ago, ritorto, non appare usuale. Il confronto tare una sorta di restauro del manufatto, utilizzato
più vicino proviene da Satricum, ove la breve staffa ri- come fibula ‘rituale’, più che nell’abbigliamento del
piegata verticalmente avvicina il manufatto di Ardea defunto26. Nonostante, evidentemente, la difficoltà di
al gruppo III identificato nella necropoli volsca, in precisare ulteriormente l’attribuzione della fibula, at-
particolar modo ad una fibula del gruppo III, avvici- traverso specifici dati di contesto, come già osservato
nata al tipo Certosa e di conseguenza datata all’inizio per la fibula foliata, vale la pena segnalare la presenza
del V sec. a.C.23 Il buono stato di conservazione (è di una categoria il cui studio crono-tipologico è an-
visibile solo una leggera patina verde in superficie) cora foriero di contributi utili alla conoscenza degli
sembra indicare che la fibula sia in bronzo24. D’altro intrecci commerciali-culturali che hanno costituito il
canto, la caratteristica staffa a canale corta, desinente tessuto degli scambi interregionali, oltre che il segno
in un’appendice, avvicina, più in generale, la fibula della vitalità delle culture locali27. L’affinità con ambi-
da Ardea-Casalazzara a tipi attestati in ambito me- ti culturali meridionali, soprattutto nell’orizzonte che
ridionale, segnatamente in Puglia, ove l’andamento va dall’età tardoarcaica alle prime fasi dell’espansione
della staffa e dell’arco, quest’ultimo con diverse va- romana verso il sud, fornisce indizi materiali utili alla
rietà, indicano un orizzonte cronologico più tardo, comprensione delle vicende note, per Ardea, in gran
ma con richiami a modelli in ambito culturale sannita parte esclusivamente attraverso indicazioni ricavabili
(Campania) o medio-adriatica (Abruzzo) tra il VI ed dalla tradizione letteraria e/o storiografica28.
il V secolo25. L’intervento, eseguito in antico, attra-
verso l’aggiunta di un ago di verga metallica a super- Sonia Modica
ficie ritorta e applicato con un chiodino in un foro Sonia.Modica@fastwebnet.it

23
  Gnade 1992, 105, fig. XXXII, 141.4. De Juliis 1996, 247, specialmente nella nota 2, con ampi riferi-
24
  Tuttavia, non avendo più disponibile il pezzo per l’esame au- menti bibl.
28
toptico, non è da escludere il contrario, come osservato nel caso   Specifici riferimenti a componenti italiche in territorio ardea-
di Satricum in Gnade 1992, 103: “Iron fibulae with differently te, protagoniste di vicende non esclusivamente connesse alla sto-
shaped bow (table 1C)”. ria locale, si registrano dalla tradizione storiografica e letteraria;
25
  Sulla circolazione del modello, in generale, De Juliis 1996, fra questi l’episodio dell’intervento dei Volsci, giunti sul posto
247-248; alcune associazioni possibili con esemplari datati nel su richiesta dei plebei di Ardea, in occasione della contesa, coi
corso del IV sec. a.C. in De Juliis 1996, 247; 248, tipo 1; 251, patrizi, di un fanciulla da matrimonio; disputa risoltasi pure con
tipo 6; 252 per il tipo dell’arco, semplice a sezione a nastro: cfr. l’intervento dei Romani (Liv., IV, 9-10); gli attacchi dei Volsci cui
tav. p. 253, tav. I. fece seguito l’invio di coloni romani nel 442 a.C. (Liv., IV, 11);
26
  In affinità con quanto fatto notare da De Juliis per il caso delle incursioni degli Anziati nell’ager Ardeatinum, presumibilmente
fibule da S. Severo-Casone: De Juliis 1996, 247, nota 3. subito dopo la metà del IV sec. a.C. (Liv. VIII, 12, 2), e quelle
27
  Per le problematiche relative alla produzione di fibule in dei Sanniti, discutibilmente assegnabili all’evolversi della secon-
Italia tra VI e I sec. a.C. si veda, per l’Etruria, Guzzo 1972, in da guerra sannitica (verso la fine del IV sec. a.C.) o all’azione,
particolare le considerazioni a p. 13; in merito, per integrare le nell’82 a.C., di truppe schieratesi con l’esercito di Mario (Strabo,
conoscenze sulle produzioni dell’Italia meridionale, cfr. ancora V, 3, 5; V, 4, 11).

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Sonia Modica

Bibliografia Badoni 2000, 27-34.


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