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Strade di versi
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Vento nuovo d’antiche sillabe alla tradizione? E se, più spesso di quanto non
si vorrebbe, accadde che un’analisi di questo
Eugenio Ragni tipo parcellizzi ingenerosamente il profilo del-
l’autore in un eccesso di rimandi a una sua
legittima e inevitabile oltreché doverosa vigilia
È sempre difficile, per me almeno, presen- di formazione, quasi si trattasse di plagi e non
tare una silloge di liriche, e per più di una di positive assimilazioni, è però ancor più vero
ragione. Anzitutto, non mi ritengo abbastanza che un giudizio di pure sensazioni, povero o
munito di un background di letture poetiche addirittura sprovvisto di sussidi storico-critici
pari a quello che negli anni ho invece accu- di riferimento, rischia di vendere per verità ciò
mulato per la narrativa: a parlare per primo che è invece solo opinione, giudizio individuale:
di poesia nuova, non ancora esplorata, provo dunque fallibilissimo enunciato.
quindi la spiacevole impressione di muovermi Quanto dirò vuol essere e restare pertanto
su un terreno un po’ straniero, intimidito come un semplice regesto di impressioni formulate da
sono a indicare ascendenze e originalità che io un lettore forse non proprio sprovveduto di
possa eventualmente rilevare. esperienza esegetica, ma saldamente ancorato al
Non si tratta di una dichiarazione di falsa presupposto che la poesia, quando è veramente
modestia, tantomeno di un eccesso di cautela, tale, vada delibata in primis nell’intimo, quando
ma di onesta consapevolezza di appartenere alla cioè la sua essenza è ancora vergine e possiede
schiera dei semplici degustatori di poesia, cui è integra la magica intensità che risveglia inedite
concesso esprimere liberamente un soggettivo suggestioni e toccanti reminiscenze.
pronunciamento di gusto e basta. La componente che fin dalla prima lettura
Lo scrupolo di maggior peso scaturisce mi ha colpito nella poesia di Paolo Carlucci è
però proprio da questa mia posizione ese- l’elevatissimo e scaltramente gestito coefficiente
geticamente defilata, forzosamente personale: di pregnanza che intride vocaboli, morfemi e
non è forse arbitrario premettere a una raccolta metafore, facendone gomitoli da dipanare, stipati
di liriche un’opinione che prescinda del tutto – contenitori di polisensi; tant’è che la forma più
o quasi – da riferimenti “storici”, che cioè non si confacente a un’analisi puntuale sarebbe il classico
avvalga degli opportuni supporti critici per apparato di note a piè di testo, in cui evidenziare
definire adeguatamente i tratti originali e gli appunto la fitta polisemia intrinseca e contestuale
eventuali debiti che un’opera presenta rispetto che ne sostiene l’intensa liricità, senza per questo
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perdere nulla in concretezza e mantenendosi immagine che – più di altre, pur ricche, di
così su registri espressivi di agevole accesso. questa lirica – si apre a una consistente pluralità
Fra le tante citazioni possibili–e si potrebbe di connotazioni, tutte più o meno denotanti
cominciare dal titolo della raccolta, che allude a chiusura e costrizione, sostanziale sudditanza a
una consapevole presa di distanza e insieme alla regole e obblighi, a imposizioni e doveri.
varietà dei temi (Strade, “percorsi”, di versi Collegio indica infatti un luogo in cui si è
“di poesia” e, giocando di agglutinazione, costretti a convivere con altri, nei rigori di un
“differenti”, “nuovi”)–, mi pare che Amore si codice imposto di comportamento; implicita è
presti in misura ottimale a far da base a una dunque la mancanza di libertà, e tutto converge
dimostrazione di quanto sto cercando di comunque verso un’omologazione che ne
comunicare: riduce ulteriormente il già aleatorio esercizio; e
non è da escludere, allargando forse troppo
La luce di un fiore l’area dei riferimenti, che il poeta abbia inteso
nel cuore dell’inverno. rapportare questa nostra Terra al “collegio di
Le grida di luce
correzione” in cui il Creatore ha destinato la
nel sonno dei giorni
normali prima progenie e tutta la sua discendenza a
nel collegio della vita. scontare il peccato originale. In questo luogo
conchiuso e vessatorio l’amore, connotato con
Credo che chiunque appena dotato di la veemente sinestesia delle «grida di luce»,
sensibilità e sorretto da un normale coefficiente irrompe a ravvivare, fosse pure soltanto per un
di familiarità con la poesia riesca a cogliere, fugace tratto, una condizione esistenziale e
anche a prima lettura, l’intensità lirica e il risalto sentimentale in sofferente stasi.
materico delle metafore: l’amore come fiore Amore è anche una delle liriche in cui
luminoso miracolosamente sbocciato in pieno si evidenzia quella che è forse la più significativa e
inverno e che infrange come passione la apprezzabile componente dello stile di Carlucci:
ripetitività narcotica della routine quotidiana; è la concinnitas, visivamente evidenziata nella
dunque luce improvvisa e abbagliante che fende raccolta sia dalla ridotta percentuale di liriche
il letargo dei sentimenti – anzi “l’inverno del estese – otto soltanto su 86, lunghezza massima
cuore”, potrei dire, invertendo i due emistichi 33 versi, spesso brevisillabi, una sola di 59 –,
del secondo senario – e si fa impeto acceso che sia soprattutto dalla pregnanza realizzata dai
rompe la monotonia di una vita uniforme. Una fitti giochi metaforici e lessicali, che certificano
vita che, per di più, è collegio: felicissima parola- una ragguardevole ars di trovatore e una
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vitale attitudine associativa, particolarmente scente annoso che palpita e sospira», Musa
apprezzabile nelle ardite sinestesie efficace- nascente) e implicite («ombre di marmo […]/
mente “visive”: «grida di luce» (Sillabe amorose), acefale / montate tra testate di motori», Apollo
«m’azzurro di silenzio» e cavalloni «sonori di Diesel); e ancora paronomasie con adnominatio
bianchezza» (Paesaggio marino); «nere strida di («Roma / che nella notte bianca / pure
luce» (Uccelli in città), «Il canto nero dell’esule s’imbianca», Tre Notti Bianche; «la Regina della
fuoco» (Catania), «azzurro screpolato di luce» Notte / Bianca, passata in bianco», Notturno rock;
(Sperlonga), «forme sonore di luce» (Nomadi «Notte bianca / che veste di note le vie / della
andiamo); per non dire delle tantissime, notte di Roma», Vanno come nomadi).
fulminanti metafore: «Binari / confusi labirinti Non mancano poi persuasive neo-
dell’ovunque» (Stazioni), «fanali delle scavatrici/ formazioni, ottenute di solito con pungenti
della Modernità / talpe vedenti,/ cieche alla agglutinazioni: «videoturisti», «archeocittà»,
pietà» (Metro C avanti tutta); «Prostitute romene «archeonotte», «archeogatti», «telecittà», «tele-
[…]/ nomadi del sesso / senza baci/ […] sirene nido», «telesorella»; cui è da aggiungere l’inven-
leopardate / tra i semafori / veloci orinatoi / del zione di un prodigioso strumento, il
desiderio / per legionari di alcove / metallizzate «poesiometro», con cui accertare «che tempo fa
in sosta» (Cronaca metropolitana); e poi i gatti nell’anima» (Meteopoesia).
«virgole di destrezza», le «insegne,/ sirene della La struttura metrica di Amore – per molti
pubblicità», l’«agave spinosa del / ricordo». versi lirica esemplare nella produzione
Confermano ulteriormente la non comune carlucciana – all’occhio si direbbe libera, mentre
padronanza tecnica di Carlucci la fruizione di si rivela invece sostanzialmente “classica”,
altre figure prosodiche: allitterazioni semplici consistendo di quattro senari, seguiti da un
(«rovo […] arroventato», Liguria; «rughe di ternario e un ottonario che, sommati insieme,
ruggine», Stazioni) e paronimiche («umide compongono un endecasillabo. Uno dei tratti
paludi / paludate d’allegria», Notti bianche; costanti della prosodia di Carlucci è infatti
«rosse insegne graffite […]/ rivelano le vie la tensione quasi costante verso un avvertito
griffate», In Metropolitana); altre con bisticcio rispetto nei confronti dell’ars poetica tradizionale,
(«valente […]/ va lento», Autoritratto a qua- di cui accetta le forme costituite senza però
rant’anni) o con antitesi esplicite («modernità restarne intimidito o succube:
pure / impura», All’Acquedotto Felice; «pendo- cerca invece di rinnovarne schemi e ritmi
lare […]/ sospeso tra arcate /di un antico in modulazioni personalizzate, guardando
presente», Dopo Porta San Sebastiano; «Adole- ovviamente alle più prestigiose sperimentazioni
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novecentesche e contemporanee, delibate e vetro, acciaio, ferro...», «cubi grigi», «stelle
assimilate in anni di fruttuose letture e comete metropolitane di città vuote».
rintracciabili qua e là, il più delle volte in La fitta sopravvivenza della rima costituisce
sottotesto, sollecitando spesso argutamente la un altro elemento tecnico tradizionale, fruito con
memoria o la complicità di chi legge. La sua disinvolta personalizzazione per costruire
lirica è insomma «vento nuovo d’antiche sillabe un’ulteriore cadenza ritmica e talvolta per
di Poesia» (Il bardo del Sud): e direi che questa congegnare un abile divertissement: autoironico
formula sia non soltanto un’auto-definizione in Autoritratto a quarant’anni, dove sui quindici
illuminante, ma anche e soprattutto una versi della prima strofa nove escono in -ente (e
consapevole, meditata dichiarazione di poetica. c’è in più una rimalmezzo), mentre i dieci delle
Credo ad esempio che una decisa eco due strofe successive presentano ben nove rime
di metrica barbara risuoni in Musa nascente tronche in -tà (anche qui una è rimalmezzo);
e, leggermente attenuata, in una delle con intenzione sarcasticamente sferzante in
liriche più incisive della folta sezione Roma, Il gioco serio dell’arte, in cui una sequenza di ben
Geografie d’asfalto ed altre solitudini, che occu- 55 rime e una rimalmezzo in -enti (su 59 versi
pa quasi i due terzi della raccolta, Chiese di complessivi: vero e proprio tour de force)
periferia: dove l’andamento ritmico d’antan delineano beffarde l’attuale condizione consu-
e l’occorrenza di alcuni vocaboli e morfemi mistico-deculturata dei nostri musei, dove
di registro più elevato («metafisica gravezza», veleggiano torme di pubblico impreparato e
«disadorne», «urne di luce», «virtuale», «cielo sostanzialmente insensibile al «bello Sublime»,
di vetro», «anima», «reliquia», «silenzio della fra guide che masticano chewing gum, «ex Nip
parola», «nuda di splendore») si contrap- ora Vip […]/ in Estetica deficienti,/ ma furbi più
pongono alla fitta inserzione di termini tecnici che intelligenti», o divi provvisòri della tv che
recenti («postmoderno», «fluorescente», «video- presenziano alle mostre, o ancora sponsores e
giochi», «SKY», «spot», «zapping», «on line», ricchi dirigenti che ignorano perfino i nomi dei
«mediatica»), inducendo un prepotente grandi storici dell’arte.
(e indispensabile) effetto di straniamento Un analogo gioco di rime tronche in -à,
perfettamente funzionale al contenuto della riecheggiato episodicamente all’interno di verso
lirica; nella quale infatti Carlucci stigmatizza con con voci di lessico settoriale (ciak, set, flashes),
venature ironiche, sottese a una dominante punteggia Memorie del sottosuolo a Roma, in
amarezza, l’antimistica struttura delle moderne cui–come in tutta la sezione Roma ciak–le
chiese, «disadorne case di cemento armato, visibili stratificazioni di questa «archeocittà»
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stimolano miraggi in cui «memorie di realtà» del scono la base per disegnare una suggestiva
passato riemergono per «flashes del colore dei immagine in diacronia della città, dove la
sogni», preannunciando la «futura Cinecittà./ La coesistenza di passato e presente – anzi, di un
Roma che verrà», dove non molto sarà cambiato. «antico presente»–compone l’originale, sugge-
E leggerei nel titolo – intrigato da quell’a Roma stiva fisionomia atemporale di un agglomerato
un po’ anomalo rispetto al di Roma che ci si urbano assolutamente unico; cui Carlucci
aspetterebbe – un’allusione criptata al celebre aggiunge di volta in volta coloriture ora bistrate
titolo dostoevskiano, che, giusta la posizione del d’amarezza, ora elegiacamente pastello, ora
protagonista del romanzo russo, «uomo evoluto espressionisticamente graffianti:
del nostro disgraziato secolo diciannovesimo»,
connoterebbe un’intenzione riduttiva nei
Rovine
confronti della Roma di oggi: il che si il rumore del Tempo in città.
accorderebbe perfettamente con la netta Riaffiorano antichi
insofferenza espressa da Carlucci nei diversi sepolcreti in periferia
paragrafi in cui è suddivisa la seconda sezione il sonno dell’eternità.
del libro, interamente dedicata alla città Tra le case grigie, infinite
i dormitòri della Modernità.
(Rovine)
che Cesari e Papi, micio micio
spoja spoja, hanno fatto Reggina
der monno co sti quattro sassi […] Mi duole in petto la bellezza di rughe
vecchi come er monno. di un giovane autunno in moto lento
(Er Natale de Roma) tra le luci false della città in moto.
(Serata grigia)
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Basiliche Basiliche nel Foro Romano: presenza indìgete,
ruderi di marmo direi, questa di Marè, per la scelta dialettale
mozziconi di colonne
conveniente ai toni di una forte indignatio e per
che fumano toscani a Roma
le gesta di Anidride la carica espressionistica con cui Carlucci
sex symbol di fumo della car racconta la città.
che ha messo la star Nike In altri casi un calcolato tessuto di citazioni
sotto i piedi dei nuovi legionari mira a disegnare una sorta di ritratto-omaggio: e
della superficialità. […] segnalerei Via Saba, in cui oltre al titolo del
Il neoquirite, coatto na cifra, spende poi
na cifra d’euri pe fasse véde su You tube yesterday capolavoro e a un convincente profilo di «antico
co Cesare er leggionario finto de li Castelli fanciullo», si fa allusione al «nome d’arte»
che sta qua, tra turisti e fanelli, assunto dal poeta triestino per rifiutare il
e le pischelle, messaline senza troppi veli, aspiranti veline cognome del padre che aveva abbandonato la
che se sderenano su sti marmi belli ar zole de li Fori famiglia prima che lui nascesse. Analogamente,
di quello che fu na cifra tanta d’anni fa
er ventre de Roma
in Visita alla Keats and Shelley’s House i due
cloaca massima de bellezza e de mondezza poeti inglesi sono evocati richiamando del
co le zzinne de fora. primo il titolo della sua famosa Ode on a
(Basiliche nel Foro Romano) Grecian urn e la sua ricerca del misterioso
«soffio della vita» fissato come eterno nell’opera
d’arte e perseguito «tra carte di versi / pieni di
Le liriche di Carlucci sono intessute di luce»; dell’altro è richiamata la morte per acqua
letture e di eredità elettive perfettamente
(«Un corpo/ […] cade nell’acqua / sogna di
assimilate, al punto da potergli permettere un
danzare / sull’acqua») e l’«umido vento» autun-
sottile gioco di citazioni ora esplicite ora nale di Ode to the West Wind. Ritratti
criptate, che richiamano più o meno “dichiarati” nel titolo sono quelli di Mafai,
direttamente un autore specifico o vi alludono connotato da «ragazzi tra i fiori», dagli
con modulazioni à la manière de. È il caso, per amatissimi soggetti urbani, dalla «malinconia
esempio, degli ungarettiani Motto poetico e dolce / della semplicità/ […] farfalle di luce /
di Labor limae I, o di certi echi montaliani (non
romana di un’antica / forse perduta felicità»); il
a caso, in Liguria); mentre più evidente mi
profilo di Albino Pierro, più definito, è presente
pare la presenza di Mauro Marè in Cecafumo sia nella sua fisicità («Stavi vestito di nero, ma
(«formicari indisumani», «sorciara de magnac- non triste,/ tra le chiuse persiane sulla Piazza
cia», «sbrullicà de pori cristi», «la faccia tosta de /[…] coppiere generoso e schivo di parole») che
la luna mignotta») e nella chiusa già citata di
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nella sua cifra poetica («fossile pianto nascosto / e corrotto, descritta nella sua «antica eternità /
di crude parole graffianti d’amore / […] versi quotidianamente violata / dal viaggiatore, dal
senza tempo, alba di una lingua antica»); mentre pendolare / in corsa in sopraelevata,/ in sotter-
l’essenza della poetica dell’incomunicabilità ranea» (Dopo Porta San Sebastiano);
di Michelangelo Antonioni è efficacemente ne rappresenta con risentita e ruvida obbiet-
condensata in sette brevissimi versi: «Sguardi, / tività fascini e storture, bellezze, controsensi e
gocce sonore / nel silenzio / le mute parole / problematiche d’attualità: e fra queste ultime
dell’anima / nel deserto rosso / dell’umanità». spiccano emigrazione e questione rom,
Il gioco dei rimandi si fa vorticoso in L’altro metastoricamente rapportate alle peregrinazioni di
Pascoli, caustico divertissement strutturato Enea, «il primo / il più antico clandestino»
come un torrentizio patchwork di citazioni e (Eneatour); o, più spesso rievocando la compo-
titoli pascoliani (quasi trenta, se ho ben nente dolorosamente umana delle partenze e il
contato), finalizzato a bollare violentemente quasi invariato status di esuli delusi nelle
certa tv – Grande Fratello, Saranno famosi, speranze di debellare, imbarcandosi, le «antiche
Amici, C’è posta per te – che, odierno «atomo miserie»:
opaco del Male», «quercia che non cade / e
resiste al Lampo e al Tuono», «moderno chiù»
che «spesso fa pure chiù male», corrode gusto e Terra e mare
i bastimenti della miseria
soprattutto animo dei «fanciullini / […] rondini
nei porti del sole son pronti.
al nido / uccise dal tubo catodico». Salpano lacrime nel sole.
L’intenzione sarcastica risulta più corrosiva (Terra e sole)
proprio per la scelta di contrapporre la
dominante naturalistica di versi e titoli del Stranieri nelle vie
mondo poetico di Pascoli (Digitale purpurea, il vento ha nuovi amici
stasera in ogni città.
Gelsomino notturno, Puffini d’Adriatico, Arano, Così raccolgo nelle piazze
Nebbia, Temporale, ecc.) al sostanziale cinismo la voce a colori di antiche miserie
della tv più commerciale; e la lirica attesta, come l’internazionale delle povertà.
già 16 ottobre 1943 o Roma rom, un altro (Voci d’esuli)
pregevole tratto della personalità di Carlucci:
l’impegno etico di poeta che si cala nella realtà Un sottile ludus culturale pervade non
della sua Roma, emblema di un mondo corroso poche composizioni, manifestandosi per cita-
zione (Sinisgalli nel titolo della lirica che apre
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la raccolta, Steinbeck in La luna è tramontata, stuprano, annientano i princìpi dell’etica e del
Tolstoj e il suo Anna Karenina in Stazioni; gusto: quando insomma questi ed altri elementi
Baricco e Moccia in Serate metropolitane; convergono a strutturare e connotare un’espres-
Mozart e aikovskij in Notturno rock), per sione artistica di livello alto ma praticabile,
imitazione (la strizzata d’occhio dello stilema «la si dovrebbe concedere al singolo lettore la libertà
fruttiera di stelle del cielo» e le «mandorle di di inoltrarsi autonomamente nel sacro bosco
luce» di Notturno barocco calabrese, o i vezzi ella poesia, lasciandogli l’emozionante còm-
disseccanti e il siglario dei messaggini in SMS II pito di tracciarvi sentieri autonomi e di
e Piazza di Spagna); per lessico incisivamente scoprirne i più congeniali e suggestivi loca
settoriale (come in Roma ciak, dove occorrono secreta.
«set», «bianco e nero», «flashes», «ciak», Pertanto, come ho avvertito all’inizio,
«Cinecittà», «il neorealismo» e i suoi tre titoli queste mie notazioni non ambiscono al ruolo di
archetipi Paisà, Sciuscià, Ladri di biciclette); per prefazione critica, ma costituiscono più
intensa tessitura terminologica (informatica in umilmente una serie inorganica di appunti,
Videoturisti: «clicca», «virtualità», «alta fedeltà», un memorandum che dà conto di una perso-
«hard disk», «clip», «Wind», «giga», «bip»; nalissima avventura di lettore nello stimolante
musicale in Onda di piena, in cui incontriamo in mondo poetico di un «adolescente annoso»,
soli dieci versi ben undici voci d’àmbito tecnico: «ferito dal male degli altri» e però «in un gioco di
«note», «strumenti», «fiato», «legni», «coro», sillabe guarito»; il mondo di un «quarantenne
«andante maestoso», «adagio», «brio», «fuga», sorridente / tra i due venti della vita» che,
«concerto grosso», «notturno»). nonostante tutto, riesce a vedere «con ilarità» e
Ma più procedo nell’analisi isolando questi coraggio la «storia malvissuta del vivere».
tratti formali, più mi raffermo nella convinzione
di sfiorare soltanto la sostanza del libro, la sua
ricchezza di motivazioni etiche, l’abilità dei dicembre 2010
giochi semantici, le allusioni culturali, le varietà
dei livelli lessicali, il solido impatto delle
metafore. Quando, come in questo caso, ars
rhetorica, ispirazione, impegno, verità di
sentimenti, cultura, acuto spirito d’osservazione
e soprattutto capacità di reagire con l’arma
dell’humour alle violenze che deformano,
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Di verso in verso, così vidi le Muse
21 22
Motto poetico Labor limae 1
(2009)
(2009)
23 24
Musa nascente La mia Poesia
(2010)
25 26
Il peso della Poesia Meteopoesia
Io so Ebbre d’infinito
tra i bilancieri delle cose immense
il peso del silenzio vele bianche
ritrovato navigano
tra tonnellate di voci stasera le nubi
misurare l’inquieto mare dei venti.
pochi grammi
in più Seduto sul sofà delle Muse
d’Assoluto. vedo nel poesiometro
che tempo fa nell’anima.
(2008)
(2007)
27 28
Autoritratto a quarant’anni Va contro tendenza
adolescente tardivo
tecnologicamente ritardato,
Libri tanti, amori pochi, suscettibile, si vede non troppo brutto,
amici rari, interessi molti. come un’anima bella
alto, magro, con gli occhiali. in cerca ancora dell’anima gemella
Molto vitale, pur sembrando, quarantenne sorridente
ai più, un po’ indifferente, tra i due venti della vita.
talvolta, anzi spesso, saccente
quando è fra tanta gente
s’apparta silente (2006)
nell’isola della sua mente
e così pare strafottente
ma - dicono - anche intelligente
perché spiritosamente dipinge
il grigio della vita di chi, a parer suo,
non capisce niente
specie se ancora studente!
29 30
Il bardo del Sud
(1995)
• in memoria di Albino Pierro
31 32
Sillabe amorose
33 34
Amore La gattina rossa
(1993)
35 36
Viole Nel cielo solo il fuoco dei tuoi occhi
Viole
non solo fiori Nel cielo solo il fuoco dei tuoi occhi
perdute voci nella notte è vita l’urlo felice di te
il colore del ricordo vergine ferita e per questo vitale,
di pene d’Amore più d’una fiera.
disperse nel prato
ventoso del cuore.
Chissà? (1994)
(2008)
37 38
Ritrovata
(1988-2009)
39 40
Paesaggi
41 42
Paesaggio marino Liguria
(1985)
43 44
Sperlonga Itaca
(2009)
(2005)
45 46
Dopo Porta San Sebastiano, verso l’Appia
nuova
(2007)
47 48
Viaggi al Sud
49 50
Cimiteri ad Ischia Napoli, dalla Certosa di San Martino
(2007) (2000)
51 52
Al santuario della Madonna di Pompei Notturno barocco calabrese
(2008)
53 54
Catania
(2009)
55 56
Nuove odissee
57 58
Voci d’esuli Terra e mare
(2009)
59 60
Eneatour
(2007)
61 62
ROMA
Geografie d’asfalto ed altre solitudini
63 64
Arte a Roma Telecittà
(2009)
65 66
Geografie d’asfalto ed altre
solitudini
67 68
Tiburtino SMS II
(2007)
69 70
Cronaca metropolitana Al Cimitero acattolico di Roma
(2007)
71 72
Chiese di periferia Cecafumo
(2008)
73 74
Serata grigia Valigie
(2009)
75 76
Mercato rionale Terrazzi
Vola tra giardini d’asfalto Luce invasata tra le grate sui terrazzi
un passero l’immobile fiore spia la vita a tempo,
beccando sui terrazzi ingrata di un semaforo.
la luce di plastica Gabbia di colori, padroni nella piazza.
della campagna in città Nacchere in città di luce.
il marcio dell’estate.
(2009)
(2009)
77 78
Attici All’Acquedotto Felice a Roma
(2008)
79 80
La luna è tramontata Natale a Santa Maria in Trastevere
(Natale 2004)
81 82
16 Ottobre 1943 Uccelli in città
(2003)
83 84
Gatti all’Argentina Strade
(2005)
85 86
Parcheggi
(2008)
87 88
Eternit(à)
89 90
Mura di Roma Rovine
(2007)
91 92
Ai sepolcri di Via Latina
(2008)
93 94
Roma ciak
95 96
Memorie del sottosuolo a Roma Piazza di Spagna
Vedo qua e là
nel ventre della città (2006)
flashes del colore dei sogni
di tanti quaquaraquà
in bianco e nero,
antichi Ladri di biciclette di ogni età.
Stanno ora tra i cocci vecchi
i Lari dei nuovi Paisà
comparse di plebei
della futura Cinecittà,
la Roma che verrà.
(2006)
97 98
Basiliche nel Foro Romano La città dell’Acqua
Basiliche
ruderi di marmo C’è vicino a Fontana di Trevi
mozziconi di colonne che fumano un segreto antico tesoro d’acqua
toscani a Roma vergine e salva
le gesta di Anidride che tra le magie del Salvi
sex symbol di fumo della car non ruscella.
che ha messo la star Nike Umide pietre raccontano
sotto i piedi dei nuovi legionari il lungometraggio della
della superficialità che digiuni di latinità Città dell’Acqua
calpestano con facilità che, tra i film d’essai,
i basolati di queste nuove video cartoline qui nell’insula
dell’antichità, un poco s’isola
avidi di cibo unto di modernità negli intervalli di celluloide.
il Mc Donald’s bread fa da break
tra gli intercolumni della Basilica Emilia
e di quella degli Dei Consenti (2006)
che forse non consentono
il neoquirite, coatto na cifra spende poi
na cifra d’euri pe fasse vède su You tube
yesterday co Cesare
er leggionario finto de li Castelli
che sta qua, tra turisti e fanelli,
e le pischelle, messaline senza troppi veli,
aspiranti veline
che se sderenano su sti marmi belli ar zole de
li Fori
di quello che fu na cifra tanta d’anni fa
er ventre de Roma
cloaca massima de bellezza e de monnezza
co le zzinne de fora.
(2008)
99 100
Per Antonioni Onda di piena
(2008)
101 102
Ai Mercati Traianei Ad Ostia antica
(2006)
103 104
Solfeggi di marmo
105 106
Pietosa vis La Roma dei Tarquini
(2006)
• Visitando i reperti nel nuovo allestimento ai Musei
Capitolini
107 108
Sulla Testa di Costantino
Luna Capitolina
Stanca la Notte dell’Antico
qui dopo il naufragio del Potere Tra gli alberi dalle finestre
si smembra rifiorendo la luce bianca, il silenzio della luna
tra confuse membra nuove nuova sul marmo antico di Diana
di un’antica grandezza all’improvviso
che d’infinito la memoria lo sento:
del marmo pare il cielo infiammi. gli Dei sono tornati.
(2006)
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Il rumore dell’ombra Roma rom
(2008)
(2008)
111 112
Lo Spinario capitolino
Lo splendore si punge
nel quotidiano cardo di dolore.
Così forse un barbaro adolescente
in una spina sente, lui piede dell’impero,
il rovo di Roma nel tallone.
(2009)
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Strade di versi
115 116
Via Saba Visita alla ‘Keats and Shelley’ s House
(2007)
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Il gioco serio dell’arte
119 120
Il gioco serio dell’arte tra le icone di profeti antichi
e senza denti,
danzando vanno amene e fiorenti
Tra quadri di Madonne piangenti, le fanciulle di cipster aulenti,
cortei di Ninfe piacenti tra note di liuto, in Mp3 suadenti,
vanno, confusi, ma contenti, omaggi di Tim e Capitalia, sponsor ufficiali di
numerosi i gruppi di studenti. grandi eventi
guardano ritratti dal vero di santi piedi, sporchi
In sale piene di putti ridenti e puzzolenti.
e Grazie dai corpi opulenti
s’affollano curiosi gli adolescenti Così tra i colori dei religiosi sofferenti
con lubrichi sguardi, i lussuriosi, frementi, gli odori dell’arte non arrivano alle
rimirano strisce d’autore d’orge indecenti loro leggere menti.
di antiche veline senza veli o con pepli
trasparenti. Le guide suadenti
mostrano agli utenti
Artisti non più esistenti col ciuingam tra i denti
hanno dipinto per frati e prelati gaudenti, delle estasi del Reni le forme seducenti
per cardinali e Papi, mecenati impenitenti, quella vaga meraviglia del bello Sublime
per pederasti ed impotenti spiegato da colti docenti,
con suore poco riverenti, ma che da giovane nell’arte proprio non senti,
terrene sorelle ardenti, ma di cui poi, maturo, immaturo,
osceni giochi di fauni decadenti, all’Upter risenti
santi nudi ed avvenenti. e te ne penti!
o altrimenti
Di sala in sala passano diligenti ex Nip ora Vip, beato divo televisivo tra le
gli alunni, per due ore studenti molto attenti, genti
a gruppi di venti riscatti presenziando, cupido d’eventi,
contati e ricontati dai docenti. gratuiti riservati solo agli Amici
degli sponsor di eventi
Vedono le alunne, sibille opulenti, e alle diverse caste di ex ripetenti
con abiti quasi inesistenti, allor carenti, in Estetica deficienti,
reali collezioni di argenti ma furbi più che intelligenti
Oh felicità delle borgatare dementi ex daltonici dementi
121 122
all’Argan renitenti Videoturisti
al Brandi insofferenti.
I Longhi confusi con i tubi digerenti
or stanno felici e ricchi dirigenti Vanno i videoturisti
tra le Estasi del Reni, sorridenti. cliccando e non guardando
tra le sale dei Musei
rubriche immense e fragili
(2007) del Bello che si clicca a volontà
isole di virtualità
nella quotidianità
Vanno tra colori e cose ad alta fedeltà
nel nuovo secolo della riproducibilità
questi conservatori d’ombre
di una sterminata temporalità
che riposa nell’hard disk
di clip gallerie ad alta velocità
per un soffio di Wind
la nuova giga eternità
in un bip di felicità.
(2007)
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Rotaie verso…
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In Metropolitana Metro C, avanti tutta
(2006)
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Stazioni Serate metropolitane
(2006)
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Tre Notti Bianche
2005 - 2007
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I III
Vado come un’ombra Nomadi andiamo
che tra umide paludi tra forme sonore di luce
paludate d’allegria tra i fanali la memoria di marmo
serpeggiando di Roma, stanotte
s’inoltra tra i vicoli
scalzi
della città vecchia
e nel crosciare di parole-note
ritrova nell’ombra di colei
che nell’avello eternamente
amorosa ancor si strugge
l’ombre infinite di Roma
che nella notte bianca
pure s’imbianca di una
acqua pura che gli avelli
della memoria terge
e non dilava.
II
Vanno come nomadi
giovani cacciatori di stelle
queste galassie d’amore
in movimento, tra segrete
meraviglie screziate di luce
in questa Notte bianca
che veste di note le vie
della notte di Roma.
133 134
Notturno rock
Stanca la comitiva
sul far dell’alba si sfalda.
rumore di motori
dopo Mozart
la Regina della Notte
Bianca, passata in bianco
suona il clacson
il flauto magico della velocità.
Stanotte a Cinecittà
La Bella Addormentata
dopo il Balletto.
Caikovsky per due ore
in periferia, co l’amichi,
senza Amici, se po’ fà
poi abbasta, arivolemo
Kledy che balla co Maria.
Stamane a Cinecittà
vestiranno il neon della modernità
dell’elettrica felicità
di una piccola serenata di classicità
in un notturno rock.
i sogni non muoiono all’alba
a Cinecittà oggi c’è scritto sui muri
W. Walter
Veltrò
facce sognà
facce scopà
TVB da tutta Cinecittà!
135 136
Riflessi
137 138
Sulla nuova teca dell’Ara Pacis Apollo Diesel
(2006)
139 140
Sull’arte di Mario Mafai Iconografia paleocristiana
(2008)
141 142
A Santa Pudenziana Sull’Estasi di Santa Teresa del Bernini
Scendo tra queste antiche Nel vento che turbina il tuo velo,
viscere d’asfalto dove nel marmo che avvampa d’Amore,
il buio dell’anima vedo un’anima di carne
ha le rughe della storia inebriarsi
malvissuta del vivere. nel folle precipizio
Mi capita allora, dell’Equilicristo.
quasi per uno strano
sortilegio, che qui
ha nome di magia, (2005)
di trovare nell’arte
un frammento aureo
di un’infinita purezza
che l’occhio dell’anima
accarezza.
(2005)
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In San Luigi de’Francesi Sulla lastra del giorno
(1997)
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Er Natale de Roma L’altro Pascoli
147 148
Oh che amari bocconi, la Terra
quell’atomo opaco del Male.
Prendo il telecomando
e zapping facendo
mi salvo, con la nuova Piccozza!
(2008)
149 150
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