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pittura metafisica. In realta, Morandi, non eche volesse rico stituire Ia parvenza
naturale dell'immagine dalle linee di for za dei futuristi 0 dalIe dissezioni dei cubisti:
non alIa parven za naturale dell'immagine mirava, rna alIa sua struttura. Questa
struttura, com'egli la sentiva, dissentiva e dalle ridu zioni futuriste e dalle
scomposizioni cubiste, rna riduzioni e scomposizioni gli servivano a purgare l'oggetto
d'una natura lid illedta: illecita, bene inteso, in termini di pittura. Per
questa i prelievi futuristi e cubisti appartengono al codice che Morandi si andava
fonnando per trarre alla luce, consolidare alla luce, la sua struttura.
Ma proprio per questa la sua pittura non va confusa con quella del Novecento, ne con
i vari purismi cubisti da quelIo di JeanneretLe Corbusier a quello di Leger. Tanto
nella pit tura del Novecento, anche nella migliore di Carra e di Sironi, quanta nel
purismo cubista, l'operazione infatti è inversa: non si va dalla struttura all'oggetto, rna
dall'oggetto alla struttura. Di qui il senso di ingombro che comunicano quegli oggetti
grevi e fumosi, 0 passivamente meccanici. Mentre nella pittu ra metafisica veramente
la struttura forza l'oggetto a sperso nalizzarsi, a spaesarsi: ed eper questa che Ia
massima colli mazione reciproca non avviene, per Morandi, con futurismo e
cubismo, rna con Ia pittura metafisica.
Eppure non c'e completa identita di intenti fra De Chirico, Carra e Morandi. Nei
manichini di Morandi, in quelle in-