Penale Sent. Sez. 6 Num.
13716 Anno 2019
Presidente: FIDELBO GIORGIO
Relatore: ROSATI MARTINO
Data Udienza: 05/02/2019
Corte di Cassazione - copia non ufficiale
SENTENZA
sul ricorso proposto da
NIKOLIC Daniel, nato a Vimercate (MI) il 23/12/1990,
avverso l'ordinanza emessa il 07/03/2018 dalla Corte di appello di Napoli;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere, Martino Rosati;
lette le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore
generale Marilia Di Nardo, che ha concluso chiedendo di dichiarare inammissibile
il ricorso;
RITENUTO IN FATTO
1. La Corte di appello di Napoli, con ordinanza del 7 marzo 2018, ha
dichiarato inammissibile l'appello proposto nell'interesse di Daniel Nikolic,
avverso la sentenza del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere del 12 dicembre
2013, che l'aveva condannato per il delitto di evasione.
La Corte è pervenuta a tale decisione, in applicazione del disposto degli artt.
581, lett. c), e 591, comma 1, lett. c), cod. proc. pen., in ragione della ritenuta
genericità dei motivi di gravame.
In proposito, premesso che questi ultimi si erano limitati alla censura della
sentenza di primo grado nella parte in cui aveva applicato l'aumento per recidiva
ed aveva negato le circostanze attenuanti generiche, la Corte distrettuale ha
evidenziato come la difesa appellante si fosse limitata a formulare richieste
fondate su circostanza erronea (con riferimento alla recidiva) e sulla condotta
dell'imputato successiva ai fatti, «di cui - ha però aggiunto - non è dato
comprendere la portata, essendo l'uomo rimasto irreperibile per diversi mesi».
2. Contro tale ordinanza ha proposto ricorso per cassazione la difesa del
Nikolic, deducendo, con unico motivo cumulativo, violazione di legge e manifesta
Corte di Cassazione - copia non ufficiale
illogicità della motivazione, relativamente al diniego delle circostanze attenuanti
generiche, e perciò chiedendone l'annullamento, in quanto si assume che i motivi
d'appello proposti fossero sufficientemente specifici.
3. Il Procuratore generale ha depositato in cancelleria requisitoria scritta,
chiedendo di dichiarare l'inammissibilità del ricorso, per la genericità dei relativi
motivi.
CONSIDERATO IN DIRITTO
1. Il ricorso è inammissibile: generici erano i motivi di appello; ancor di più
lo sono quelli dedotti in questa sede.
2. La Corte distrettuale, nonostante abbia dichiarato l'inammissibilità del
gravame, s'è comunque curata di spiegare come questo si fondasse su un
presupposto erroneo, con riferimento all'invocata esclusione della recidiva; e su
una circostanza quanto meno insignificante, se non addirittura valutabile
negativamente in funzione del postulato riconoscimento di attenuanti generiche,
qual era la condotta tenuta dall'imputato successivamente al reato, essendo
questi rimasto irreperibile per diversi mesi dopo essere evaso.
3. Con tali osservazioni, il ricorso in scrutinio non si confronta in alcun
modo, limitandosi sostanzialmente ad un generico dissenso ed a ribadire le
richieste già avanzate con l'atto d'appello.
4. E', dunque, sufficiente osservare, in questa sede, che - per
giurisprudenza di legittimità ormai concorde - l'appello, al pari del ricorso per
cassazione, è inammissibile per difetto di specificità dei motivi, quando non
risultano esplicitamente enunciati e argomentati i rilievi critici rispetto alle
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ragioni di fatto o di diritto poste a fondamento della decisione impugnata, fermo
restando che tale onere di specificità, a carico dell'impugnante, è direttamente
proporzionale alla specificità con cui le predette ragioni sono state esposte nel
provvedimento impugnato (Sez. U, n. 8825 del 27/10/2016, Galtelli, Rv.
268822). Ed il requisito della specificità dei motivi di appello, richiesto dall'art.
581, cod. proc. pen., come sostituito dalla legge 23 giugno 2017, n. 103, è
soddisfatto se l'atto individua il punto che intende devolvere alla cognizione del
giudice, enucleandolo con specifico riferimento alla motivazione della sentenza
impugnata e precisando tanto i motivi di dissenso da quest'ultima, quanto
l'oggetto della diversa deliberazione sollecitata presso il giudice del gravame (in
Corte di Cassazione - copia non ufficiale
questi termini, in un caso analogo a quello in esame, Sez. 5, n. 34504 del
25/05/2018, Rv. 273778).
A seguito della riforma, invero, il giudizio di secondo grado non può avere
ad oggetto la mera rivalutazione di argomentazioni sulle quali il giudice di primo
grado si sia già espresso: la necessaria specificità dei motivi comporta, infatti,
che l'appello venga ormai a configurarsi come giudizio critico su punti
specificamente dedotti, rappresentando una fase eventuale destinata alla
individuazione di un errore della sentenza di primo grado, se esistente. Ne
consegue che, ove i motivi non siano idonei a rappresentare l'esistenza e
l'incidenza di tale eventuale errore, l'atto di appello va reputato inammissibile.
La riforma delle impugnazioni, in altri termini, con dichiarate finalità
dissuasive rispetto ad impugnazioni dilatorie o troppo generiche, delinea anche
l'appello come giudizio destinato al controllo sulla decisione impugnata; e,
dunque, la specificità dei motivi - con riferimento sia alle ragioni di diritto che
agli elementi di fatto - diviene elemento essenziale ai fini dell'ammissibilità di
tale mezzo di gravame.
4. L'inammissibilità del ricorso comporta obbligatoriamente - ai sensi
dell'art. 616, cod. proc. pen. - la condanna del proponente alle spese del
procedimento ed al pagamento di una somma in favore della cassa delle
ammende, non ravvisandosi una sua assenza di colpa nella determinazione della
causa d'inammissibilità (vds. Corte Cost., sent. n. 186 del 13 giugno 2000).
Detta somma, considerando la manifesta assenza di pregio degli argomenti
addotti, va fissata in duemila euro.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle
spese processuali e della somma di euro duemila in favore della Cassa delle
ammende.
Così deciso il 05/02/2019.
Il Consigli re estensore Il Prendente
M sati Giorgio Fclo
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