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Hauser, Chomsky, Fitch

LA FACOLTÁ DEL LINGUAGGIO: COS’È, CHI CE L’HA E COME SI EVOLVE?


Scopi:
- Dimostrare che la facoltà del linguaggio, componente interna della mente/cervello, deve essere
indagata in relazione a tali componenti attraverso una cooperazione di varie discipline: linguistica,
biologia, neuroscienza, psicologia e antropologia. In particolare si vuole promuovere la
cooperazione tra linguistica e biologia per lo studio dell’evoluzione della facoltà del linguaggio, che
mira a determinare cosa uomini e animali hanno ereditato senza cambiamenti da un antenato
comune, cosa è stato soggetto a cambiamenti del corso dell’evoluzione e se si è aggiunto qualcosa
di completamente nuovo.
- Mostrare la distinzione tra la facoltà del linguaggio in senso ampio (FLB= faculty of language in the
broad sense) e la facoltà del linguaggio in senso stretto (FLN= faculty of language in the narrow
sense).
- Indagare, attraverso degli studi comparativi, se la FLN sia presente anche in altri domini cognitivi
(numeri, relazioni sociali) o in altri organismi (navigazione animale, cioè la capacità di spostarsi da
un ambiente all’altro per la sopravvivenza della specie).

FLB comprende tre sistemi computazionali interni:


1- un sistema senso-motorio (fonologia)
2- un sistema concettuale-intenzionale (semantica)
FLN che può essere visto come un sistema computazionale (sintassi) che genera rappresentazioni interne e
le associa all’interfaccia senso-motorio attraverso il sistema fonologico, e all’interfaccia concettuale-
intenzionale attraverso il sistema semantico. Una proprietà essenziale della FLN è la ricorsività (fenomeno
per cui una regola grammaticale può essere applicata al risultato di una sua stessa precedente applicazione,
continuando all’infinito, per esempio si possono aggiungere subordinate a elementi della reggente e
aggettivi a nomi), che permette di creare una serie potenzialmente infinita di frasi, espressioni, sulla base di
una serie finita di elementi (regole e parole), producendo dunque la cosiddetta “discreta infinità” (la
lunghezza di una frase può essere infinta, come per i numeri; i limiti imposti alla lunghezza delle frasi
vengono solo da altri fattori, sempre interni dell’individuo, come la capacità dei polmoni o la memoria).
Queste espressioni vengono poi trasmesse ai sistemi senso-motorio e concettuale-intenzionale, che
esaminano ed elaborano quest’informazione nell’uso del linguaggio. Per cui ogni espressione è un’unione
di suono e significato.

A questo punto, bisogna rispondere a due domande riguardo i tre sistemi computazionali interni:
1- C’è stata un evoluzione progressiva o improvvisa?
2- Si sono evoluti in quanto adattamenti al solo scopo comunicativo o anche per altri problemi
computazionali (numeri, relazioni sociali, navigazione)? Se si fossero evoluti solo per il linguaggio
umano sarebbero sistemi presenti nei soli umani e non negli animali. Quindi bisogna chiedersi
anche se riguardano solo gli umani o anche altre specie?

Per indagare tutto ciò si usa il metodo comparativo utilizzato per primo da Darwin e poi in tutta la biologia
evolutiva: comparare le specie esistenti per scoprire informazioni riguardo i loro antenati estinti.
A volte dei tratti possono essere presenti sia negli uomini che negli animali come analoghi (simili), anziché
omologhi (identici): ad esempio gli uccelli canterini hanno un’innata capacità di cantare, come gli umani
hanno la facoltà del linguaggio innata, e allo stesso modo degli umani, producono melodie piacevoli solo se
ricevono uno stimolo dall’esterno, cioè se sentono melodie dei loro simili, altrimenti creano delle brutte
melodie. C’è inoltre una fase in cui gli uccelli giovani producono versioni amorfe delle canzoni degli adulti,
così come i bambini balbettano nella fase iniziale dell’acquisizione del linguaggio. Si può dedurre che c’è un
meccanismo di fondo simile in tutti i vertebrati, che dipende da fattori neurofisiologici: sembrerebbe che
ci siano dei limiti all’acquisizione, da parte dei vertebrati, di un ampio vocabolario di suoni complessi. Tali
limiti probabilmente hanno obbligato gli organismi ad utilizzare la stessa soluzione ogni qual volta si
presentano problemi simili.

Ci sono tre ipotesi che spiegano l’evoluzioni delle tre componenti del linguaggio:
1- Umani e animali condividono tutte le componenti del linguaggio (magari in forma meno
sviluppata o modificata negli animali).
2- FLB è un adattamento per la formazione del linguaggio umano. Esso si sarebbe sviluppato in un
individuo, che lo ha trasmesso geneticamente ad altri che hanno infine prevalso sui più deboli della
specie (la selezione naturale e la legge del più forte di Darwin). Dunque riguarda solo gli uomini e
non gli animali.
3- La terza ipotesi è quella proposta dagli autori del saggio. La FLN è propria dei soli uomini e si
sarebbe sviluppata in circa 6 milioni di anni, da quando, cioè, gli umani si sono evoluti a partire da
un antenato simile ad un scimpanzé, mentre le restanti componenti della FLB sono condivise da
uomini e animali con differenze quantitative, dunque avrebbero un antica storia evolutiva che
risale a prima dell’avvento del linguaggio.
Secondo quest’ipotesi, la FLN comprenderebbe solo la ricorsività.
Ciò che distingue l’ultima ipotesi dalla seconda è che l’ultima non considera La FLN un adattamento per il
linguaggio formatosi con la selezione naturale. Per spiegare ciò bisogna chiedersi se la FLN si sia sviluppata
solo per ragioni comunicative o anche per ragioni differenti. In effetti secondo l’ultimo approccio la FLN si
sarebbe formata a causa di una serie di limiti presistenti e condivisi con gli altri vertebrati: tali limiti sono
fattori biologici, computazionali e dello sviluppo.

Studi comparativi sull’evoluzione del linguaggio:


- Studio comparativo sul sistema senso-motorio. Anche gli animali possiedono delle competenze
fonologiche (percezione + produzione di suoni): essi sono capaci di interpretare messaggi che
vengono dall’esterno attraverso il suono e possono emettere vocalizzazioni tipiche della loro
specie. Esse sono diverse da quelle umane in quanto non hanno una laringe discendente come
quella umana. Nonostante ciò, ci sono alcuni animali che invece ce l’hanno, anche se ovviamente
non sono in grado di parlare. Ciò dimostra che la laringe discendente non si è formata solo per
adempiere alla funzione del linguaggio. C’è dunque una continuità tra animali e uomini maggiore
di quanto si possa pensare: l’imitazione vocalica, fondamentale per i bambini nell’acquisizione di un
lessico condiviso, è riscontrabile anche nei delfini e nei pappagalli, ma stranamente non nelle
scimmie. Se ne deduce che, seppur condiviso da alcuni animali, l’imitazione vocalica è una capacità
nuova che si sviluppò dopo la divergenza dell’uomo dai suoi antenati scimmieschi.
- Studio comparativo sul sistema concettuale-intenzionale. Gli studi dimostrano che uccelli e
mammiferi, come alcune specie di scimmie, possono creare delle rappresentazioni mentali della
realtà (concetti astratti di colore, strumento, cibo e numero), ma sono capaci di esprimerle
mediante vocalizzazioni solo in maniera grossolana. Sono stati condotti studi sulle grida d’allarme
delle scimmie che hanno condotto a cinque osservazioni chiave: 1 vengono emesse in contesti
importanti come il ritrovamento del cibo 2 sono capite dalle altre scimmie 3 ce ne sono solo pochi
tipi che si riferiscono a oggetti o eventi già conosciuti, senza traccia di produzione creative di suoni
nuovi per nuove situazioni 4 la loro morfologia acustica è fissa 5 non sono intenzionali perché non
tengono conto di ciò che credono o vogliono altri individui. Dunque sembrerebbe che tali
vocalizzazioni non siano referenziali, o che comunque lo siano solo nel senso che l’ascoltatore che
può capire il riferimento del segnale acustico ad un determinato contesto dalla struttura acustica
del grido. Per cui, ulteriori ricerche potrebbero stabilire che il sistema concettuale-intenzionale è
anch’esso, come la ricorsività, esclusivo degli uomini.
- Studio comparativo sulla discreta infinità e sui limiti dell’apprendimento. La discreta infinità, e
dunque la ricorsività, è una capacità unicamente umana. Dunque ci devono essere stati dei limiti
particolari che sono intervenuti ad un certo punto dell’evoluzione umana, provocando la
formazione di tale capacità. Per individuare la natura di tali limiti si studiano la rappresentazione
dei numeri e l’apprendimento di regole nei bambini e negli animali.
Gli animali possono imparare i numeri, ma hanno bisogno di anni per imparare una breve lista di
numeri (fino a 9) e l’apprendimento di ogni numero richiede lo stesso tempo, mentre i bambini,
una volta imparato i numeri 1, 2 e 3, apprendono gli altri molto velocemente perché comprendono
il meccanismo per cui ogni numero è seguito dal successivo.
Dunque si potrebbe pensare alla lingua come ad un sistema basato su semplici regole di base
(finite-state grammars), sulla base delle quali si può costruire un certo numero di frasi dalla
lunghezza limitata, più delle regole più complesse (phrase-structure grammar) che permettono di
inserire proposizioni all’interno di altre proposizioni creando così delle regolarità statistiche che
permettono di continuare all’infinito (ricorsività e discreta infinità). Secondo studi di Hauser e Fitch
sui tamarini (scimmie), essi hanno la grammatica di base ma non la capacità della ricorsività.
Dunque la FLN può essere vista come una innovazione comparsa durante l’evoluzione dell’uomo,
un sistema computazione che lega gli altri sistemi preesistenti: infatti costruisce una serie infinita
di espressioni interne sulla base delle risorse finite del sistema concettuale-intenzionale e fornisce i
mezzi per esternarle e interpretarle nel sistema senso-motorio.
Tramite la cooperazione di varie discipline si potrebbe stabilire se tale capacità può essere
riscontrata in alcuni domini degli animali, come la navigazione e la caccia del cibo, e dunque se tale
capacità si sia sviluppata in realtà non per il linguaggio umano ma anche per altri domini animali,
come le relazioni sociali, la navigazione o la quantificazione numerica.

CONCLUSIONI: biologi linguistica dovrebbero collaborare per riuscire a portare a termine le


ricerche svolte, in quanto quella proposta è solo un ipotesi, ma c’è bisogno di ulteriori indagini e
prove che la supportino o la confutino.

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