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Messori: fa il moralista, ma non è senza peccato

aprile 24, 2014/in 1996 /

20 novembre 1996 :: Corriere della Sera, di Michele Brambilla

«Al fondo della prospettiva cattolica c’è una sorta di istintiva diffidenza nei confronti dei
giustizieri e dei moralisti della politica. Non è un caso se l’Incorruttibile per eccellenza si
chiamava Robespierre, considerato un Anticristo». Vittorio Messori parla da Nevers, nel cuore
della Francia, dove è custodita la salma, inspiegabilmente intatta, di Bernadette Soubirous, la
veggente di Lourdes: Messori sta girando, appunto, un film sui fatti di Lourdes, che sarà
trasmesso la sera della vigilia di Natale su Rai3. E ci tiene a far sapere che, lontano dall’Italia, non
ha seguito il dibattito su Di Pietro di questi giorni: «Posso fare solo un discorso generale, senza
pretendere ovviamente di rappresentare tutti i cattolici», avverte. Tuttavia, in questo «discorso
generale» c’è probabilmente una delle chiavi di lettura per capire l’avversione, o quantomeno la
diffidenza di tanti cattolici nei confronti di un uomo, Di Pietro, che pure si professa cattolico
praticante. Ed è, appunto, quell’idiosincrasia ai paladini della giustizia che da sempre
contraddistingue la visione cattolica. Ma perché questa diffidenza nei confronti dei moralisti?
«Perché il cattolico – spiega Messori – sa che solo Cristo è senza peccato; sa che ciascuno di noi
ha e avrà sempre qualcosa da farsi perdonare. Questa è una prospettiva realistica, che porta alla
tolleranza, alla comprensione. Il moralista, il giustizialista, pretende invece la perfezione dai
cittadini; pretende, insomma, qualcosa di disumano. Vuole in qualche modo rubare il mestiere a
Dio, ed edificare il paradiso in terra. Con risultati disastrosi. «Infatti – continua – ogni volta che si
vuole instaurare il “Regno della virtù” si arriva, inevitabilmente, al regno dell’ipocrisia e del
terrore: così è successo nella Parigi di Robespierre, così è successo nella Firenze di Savonarola e
nella Ginevra di Calvino. Di fronte a un regime che lo terrorizza, l’uomo è costretto a essere
ipocrita. E di fronte all’inevitabile peccato dell’uomo, il regime che vuole la perfezione è costretto
a usare la ghigliottina». Ma non solo. La spirale è talmente perversa che finisce con il far cadere
in trappola gli stessi moralisti. «E mi sembra logico -continua Messori-. Se si assolutizza il mito
dell’onestà, si finisce ben presto per scoprire che nessuno è “un buon cittadino”. Il moralista,
insomma, trova sempre qualcuno più moralista di lui che lo mette a posto. E’ successo a
Robespierre, sta per succedere anche a Di Pietro. Non dimentichiamo che il tribunale che l’ha
assolto ha sottolineato che i fatti contestati non erano penalmente rilevanti, ma eticamente
censurabili: la Mercedes avuta in regalo, il prestito restituito senza interessi… Insomma:
nemmeno Di Pietro può dirsi senza peccato».

© Corriere della Sera

http://www.vittoriomessori.it/blog/2014/04/24/messori-fa-il-moralista-ma-non-e-senza-
peccato/

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