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VOLTRI

Scalone lavoro lungo, iniziato lo scorso anno per scalinate e balaustra (stava
cadendo). Giardino è la parte più storica risale al 1699 dopo che nel 75 Dio
Francesco II Brignole sale aveva acquistato dai Mandillo, di origine Milanese,
la proprietà.
Nei documenti il palazzo viene chiamato paraxo cioè palazzotto di non grande
dimensione.
Simmetria tra palazzo, asse principale del giardino e palazzina laterale
Terme hanno dato fondi per lavorin el parterre. Sono fiori.
Nelle aiuole laterali erano dei medaglioni floreali su progetto del 1870 del
Rovelli, si rifaranno di 5x10 mt. rose ora tutte potate, cornice con rose iceberg
(bianche con velatura di rosa), rose della duchessa molto isolate dalle aiuole
grandi, rosa duchessa di Galliera è varietà ibridata del 2011 creata per
l’anniversario della nascita della duchessa.
Panche in marmo realizzate da opificio pietre dure in occasione dell’ultimo
restauro.
Caratteristica del giardino all’italiana, c’era bosso ma sterimanto in 15 gg da
malattia del bosso.
Non c’è un solo asse prospettico, ma due: fronte-mare e ponente-levante.
Nell’asse fronte-mare svolgono ruolo importante lo scalone, le rampe tutti gli
elementi architettonici invece per ponente-levante sono importanti gli elementi
verticali: le fontane e alberi che invitano a perdere lo sguardo in lontananza.
Domina l’elemento naturale con ninfei, grotte e giochi d’acqua. Scalinate e
grotte e ninfei e fontane sono i prmi ad essere realizzati (1699) nel decennio
successivo si passa alle aiuole, che avevano disegno romboidale, tagliate da
vialetti coperti e pergolati.
L’edificio viene rialzato e si aggiungono due ali, in modo che non risulti troppo
sproporzionato rispetto al giardino
Giardino si cerca di riportarlo a condizioni del 1870. Già ai primi del novecento
il disegno del Rovelli era stato modificato. Rovelli era intervenuto sul giardino
barocco, dove esistevano anche viali diagonali, pergola e 3 fontane. Oltre a
quella centrale, due laterali al posto delle palme. Rovelli elimina tutto, anche
quella centrale. Ai primi del 900 la Fontana è stata ripristinata ponendo al
centro anche un fauno fauno andato disperse negli anni 90.
Margherita di Brabante viene da qui.
Opere in marmo ritrovate nel parco. Sovrintendenza intervenuti per
mantenere i pezzi nella villa.
Buona parte dei mobili esposti a palazzo rosso sono parigini, ma prima di
arrivare al rosso erano passati dentro la villa.
Giardino del Rovelli in imagine.
Parte col castello del belvedere è rimasta identica.
I medaglioni finanziati dalle terme diventeranno come nel disegno del rovelli.
Le aiuole ai tempi venivano modificate ogni settimana per essere sempre in
fiore. Ora ci sono solo 4 giardinieri.
Lonza o Leone viene dalla Valletta del leone, parte più antica del parco,
cosiddetta zona dantesca elaborate dal Tagliafichi. Qui c’è percorso dantesco
del Tagliafichi, quello di villa Pallavicini è più noto perché nasce come parco
turistico da visitare, quindi anche documentato con cartoline e guide, questo
invece era privato per la fruizione privata.
Foyer: rullo originale delle scenografie del teatro, era sopra il palco, portato
via durante il restauro. Macchina dei tuoni è a magazzino: carrello in legno
con ruote dentate e pieno di sassolini.
Madonnina di Cavour: madonnina presso la quale si incontrava con Anna
Giustiniani che abitava nella proprietà adiacente. La parte di parco era ancora
Giustiniani e la cappelletta del santo Rosario viene poi acquisita dai Brignole
sale dove il rovelli costruirà il catello del belvedere, quando la duchessa
acquisisce dai Giustiniani la proprietà e incarica rovelli di unire le due
proprietà. La madonnina fu posta a ricordo dell’amore tragico in una nicchia
su un ponte e la tradizione vuole che questa madonnina avesse in mano un
lume che veniva tenuto sempre acceso: i marinai lo usavano per tracciare la
rotta, lo allineavano col campanile di Sant’Erasmo in modo da puntare su
vostri. Oggi non sarebbe visibile dal mare perché la vegetazione è cresciuta, I
lecci coprono la vegetazione del parco storico. Anche questa trovata nei lavori
di pulizia della zona nel 1989.
Reperti marmorei recuperati nel parco.
Copia quadro del rosso: Maria Brignole Sale col figlio Filippo e che guarda
verso statua del figlio morto, Andrea. Le spoglie sono al santuario di nostra
signora delle grazie. Filippo invece non è nel santuario.
Tiranti in acciaio sul palco posti per sostenere la volta: si stava schiacciando
la volta verso il basso: grande crepa stuccata. Struttura leggera in cannicicio.
Tutto dipinto a tempera, non a fresco.
1699 iniziano I lavori del giardino: giardino completamente artificiale.
All’epoca chi avesse visto la collina di Voltri avrebbe trovato orti,
terrazzamenti coltivati e al posto del palazzo un palazzotto rustico più piccolo
di quello attuale. Gio Francesco Brignole acquisisce dai Mandillo per debiti.
Siccome i Brignole sale erano ambasciatori della repubblica di Genova anche
presso il re di Francia avevano esigenza di ospitare dignitari e ambasciatori,
non volevano sfigurare, quindi ispirandosi ai giardini francesi decisero di
realizzare un giardino molto grande per stupire gli ospiti. Quando nacque il
giardino il palazzo attuale ancora non c’era, tanto è vero che risulta fuori asse
rispetto all’asse principale del giardino. Se dal giardino si guarda verso il
ninfeo, salendo con lo sguardo si vede che tra palazzo nobiliare e palazzina
laterale, c’è un grosso leccio e dietro gli scalini del percorso che giunge sino
all’antico belvedere, cosiddetta casa del caffè. Era giardino tipicamente
barocco con zone verdeggianti, ombrose, l’ospite doveva essere stupito
dall’interno del giardino, vivendolo. Per lo scalone fu incaricato Filippo Parodi
per le sculture nel ninfeo. Ci sono due grandi conchiglie in pietra attribuite alla
sua scuola. UN vecchio giardiniere ha mostrato tutte le tubature in piombo
così dopo il restauro si potranno ripristinare gli antichi giochi d’acqua. Tutto il
rivestimento del fronte è comporto da elementi di turo che vanno a fare le
cornici e le lesene, nella parte retrostante del muraglione scaglie di pietra
verde (serpentino): il suo restauro è complesso perché ha costi di lavorazione
molto alti. Era pensato per brillare illuminato dal sole.
Prima metà 700 palazzo viene ampliato e assume le forme attuali:
sopraelevato, costruite ali laterali.
Anton Giulio III acquista la proprietà dalla cugina e quindi se ne fa un
inventario risulta essere una proprietà agricola 1785 Anton Giulio III sposa
Anna Pieri. Probabilmente matrimonio per amore, comunque non combinato
perché era orfano dei genitori. La conosce all’Università dei Tolomei. Si
trasferiscono a palazzo rosso. Donna colta con apertura culturale superiore a
quella genovese dell’epoca. Lei gli chiede come regalo di nozze un teatro. Lei
verrà soprannominata la regina.
Il teatro viene costruito appositamente, un’intera palazzina per
l’intrattenimento: cosiddetto Palazzetto di Società: al piano di sotto 3 sale:
sala dei serpenti, sala degli specchi e sala delle conchiglie, oggi usate dalla
scuola dell’infanzia. Sala dei serpenti aveva subito incendio negli anni 30 ha
perso decorazione ma conserva bel pavimento genovese a serpenti. Sala
degli specchi perso decorazione tranne gli specchi originali donati dallo zar ai
brignole sale, lì c’è il refettorio. C’e ancora la sala delle conchiglie: ricorda
molto barocco tedesco. Sala decorata con formelle di ceramica a forma di
conchiglia, ci sono anche coralli, specchi, elementi naturali tridimensionali
presenti anche tre ninfei, oggi tutti coperti protetti da barriera in legno. Tutto il
palazzo, compreso il teatro, doveva rappresentare un’espansione del
giardino. Anche nel teatro motivi vegetali: sembra di essere in un gazebo:
sfondati architettonici laterali che ampliano la veduta, apertura della finestra
che dà vero il giardino (però la finestra è apertura successiva).
Teatro penato come gazebo: veniva utilizzato per diverse destinazioni: danze,
salotti… non aveva la buca dell’orchestra perché orchestra suonava in fondo
su un soppalco : trovati segni della soppalcatura. Si accedeva attraverso una
scaletta sul retro. Era molto basso.
E’ una grande macchina teatrale. Il soffitto forma col sottotetto una cassa
armonica per cui il suono dal palco si propaga nel sottotetto e andava
risuonando e ricadeva sugli spettatori attraverso feritorie. Stessa cosa
avveniva per l’orchestra che suonava sul fondo: il suono veniva in avanti ma
allo stesso tempo si incuneava in buchi che non sono condotti di areazione
ma servivano a creare una specie di dolby surround. Lo spettatore si siede al
centro e ha un suono perfetto. Sono venuti a fare registrazioni per la
perfezione del suono che si ottiene.
Il palcoscenico è inclinato di 7° per rendere visibile la scena anche dalle prime
file.
Prima del 2010 il teatro era in rovina. Usato come palestra. Sulle pareti un
colore verdolino tipico delle scuole.
La parte alla destra era quasi completamente scomparsa. Nel restauro per
rendere evidente il rifacimento, si è tenuto diversa tonalità e diversi dettagli. A
sinistra è la parte originale, a destra è la parte ricostruita.
Cupola 4 archi con le muse, architettura con la pianta del teatro, pittura,
poesia e musica che è stata di difficile identificazione: si pensava avesse uno
scettro in mano, invece da una parte ha una bilancia e un rotolo, forse dove
sono scritte le note: bilancia perché è l’arte di bilanciare il ritmo, ai piedi
bambino col martello.
Sopra boccascena in mano un albero, di prugne (dal genovese brigeue).
Tutta la decorazione è a tempera e rappresenta testimonianza, sono stati
utilizzati cartoni per i soffitti degli appartamenti della duchessa di palazzo
rosso (decorazioni scomparse nel bombardamento) quindi teatro è anche un
documento di una decorazione altrove scomparsa.
Gli affreschi si polverizzavano negli appartamenti della duchessa di sopra
perché c’erano infiltrazioni dal tetto, riusciti a far intervenire il comune per
esigenze di sicurezza e si sono risolte le infiltrazioni. Si potrebbe fare un
restauro già in sicurezza.
Ristrutturato anche lo stemma dei brignole-sale sul tetto che altrimenti
sarebbe crollato, i tiranti erano corrosi.
Dramma giocoso in musica fatto appositamente per il teatro autunno 1788

Parte architettonica di cantone col Tagliafichi che ha fatto macchine teatrali


soffitto di Carlo Baratta

Primo proprietario: Gio Francesco II Bignole Sale. Fulcro della composizione


non è il palazzo, ma il giardino. Qui l’edificio diventa elemento scenografico
che incornicia e valorizza i viali di collegamento e infine la Coffee House. Il
teatro bene si inserisce in questo contesto con continui rimandi tra interno ed
esterno.
Nel 1675 Gio Francesco II riscatta una proprietà agricola con annesso
palazzotto, è solo l’inizio della vicenda. Oggi è il parco storico più esteso della
Liguria con 32 ettari di estensione e 18 km di viali.
Nel 1699 Anton Giulio II, ambasciatore della repubblica presso il re sole,
decide di costruire un grande giardino formale ai piedi dell’edificio sostenuto
da muraglioni monumentali che arrivano ad un’altezza di 40 mt, i lavori
termineranno solo nel 1711. Gio Francesco III, doge, terminerà i lavori con
rampe di collegamento, la scala monumentale lo stemma sul tetto e tetrazze
che risalgono la collina., al
Il giardino si ispira al modello francese al bosquet, in cui vere e proprie stanze
chiuse da pergolati racchiudono fontane e elementi marmorei con l’unico
scopo di sorprendere il visitatore. A fine settecento la villa verrà acquistata da
Anton Giulio III (da Maria Caterina che ormai viveva a Monaco). Lui sposerà
Anna Pieri, fervente bonapartista, una volta a Genova organizza salotti in suo
favore e non a caso il trattato di annessione della Liguria alla Francia verrà
firmato a palazzo Rosso. Divenne dama di compagnia di paolina Bonapartee
dell’imperatrice Maria Luisa d’Austria, seconda moglie di Napoleone.

Palazzo e giardino vengono pensati come un tutt’uno come se il palazzo


fosse un padiglione del giardino, rispettando la moda francese.
Il palazzo è formato da due gradi ali collegate da un corpo più basso che ha
come soffitto una grande terrazza. Questa apertura consentiva di vedere dal
giardino le terrazze e la Coffe House, costruita nel 1803 da Tagliafichi in
sostituzione di un edificio preesistente.
Il Palazzo del teatro si trova in un edificio costruito nel 1783 col nome di
Palazzo di Società. Il palazzo antico dispone di sale troppo piccole e pensate
per una fruizione solo privata e familiare. Anna fa realizzare una serie di sale
di infilata pensate per lo svago e l’intrattenimento: sala dei Lumi, del Biliardo e
da Conversazione. Queste ultime due sale sono oggi chiamate sala degli
specchi e sala delle Conchiglie: qui il rimando al giardino era dato dalla
presenza di ninfei e fontane e alla decorazione stessa (finte vedute su
giardini, labirinti

La sala del teatro è 18x7,5. Nel 1786 il cantiere è affidato a Gaetano Cantoni.
Il teatro si suddivide in tre parti: il palco (col pavimenti inclinato di 7° - ai suoi
piedi una porticina ribassata consentiva al suggeritore di entrarvi e usare la
buca). Sul palco furono collocate le macchine progettate dal Tagliafichi (capo
macchinista a Sant’Agostino: qui ancora oggi si vede la graticciata, due
ballatoi laterali, i rulli per calare le scene e i mantegni ferma corda.
La macchina dei tuoni è in magazzino. Era un grande rullo suddiviso con
mensole forate con all’interno pietre e sabbia in modo che fatta spostare da
un lato all’altro faceva rumore di tuono e pioggia. La stessa macchina è
presente nel libro delle macchine di scena pubblicato dall’opera di parigi nel
1722.
Parte centrale dedicata al pubblico: sedeva su panche o in piccoli salotti
sparsi nella sala.
Dipinti a secco di Carlo Giuseppe Baratta, stessa mano presente in palazzo
rosso: i putti sono uguali a quelli degli appartamenti di Anna Pieri. Le quattro
arti sono ispirate a bozzetti di Paolo Gerolamo Piola (oggi a palazzo bianco):
architettura col progetto del teatro, pittura con maschera con scritta latina
imitatio, musica con spartito arrotolato tra le mani, bilancia e putto con
martello, poesia con corona d’alloro. I putti con le ali di farfalla reggono
simboli che ricordano la famiglia e alludono a ruoli politici di mecenatismo. Poi
ci sono leoni che reggono tra le zampe tralci dell’albero di prugne – brigne- .
La volta termina con un lanternino forato, sorretto da putti dorati,
In fondo al teatro il soffitto è ribassato, decorato con una balconata dipinta
che dà l’idea di affacciarsi su un boschetto – area per musicisti.
1786 rappresentano il Convito di Cimarosa, melodramma giocoso in cui
compaiono Anton Giulio III come cantante e Anna come attrice, sappiamo che
recitava anche in genovese.
Qui si rappresenta la prima genovese del Saul di Alfieri

Alla morte di Anton Giulio III nel 1803 viene stilato il catalogo dei beni. Nel
teatro risultano 7 panche bianche dotate di schienale nella parte centrale e un
palchettone con 12 panche di legno bianco fra grandi e piccole con spalle. Poi
c’è un’orchestra di legno bianco. Si trovano anche sedie da braccia, poltrone
e doveri scenari oggi perduri. C’era anche un lampadario centrale e applique
dorate laterali (ne restano i ganci alle pareti)
Il figlio di Anna e Anton Giulio, Antonio diventa ambasciatore importante in
spagna eFfrancia. A voltri si ospiteranno figure di prestigio tra le quali il Duca
di Devonshire e Talleyrand. Si ospitarono nel 1832 il matrimonio tra Maria
Cristina di Savoia con Ferdinando II di Borbone
Maria Duchessa di Galliera col marito Raffaele De Ferrari decidono ulteriore
ingrandimento del parco sino a raggiungere i 32 ettari
Dal 1915 al 18 ospitò un ospedale militare e adibito a ricovero per gli sfollati
Danni strutturali in parte dovuti alla costruzione della galleria autostradale
Restauro iniziato nel 2007 e terminato nel 2010

Teatri erano presenti in quasi tutte le ville di genova e riviera, questo è l’unico
sopravvissuto.
Alcuni sostengono che un teatro fosse qui già negli anni 40 del 700, voluto da
Barbaretta Durazzo moglie Brignole, che era grande amante del teatro: i
Durazzo erano proprietari di ben tre teatri a Genova quello di Via Balbi, quello
delle Vigne e il Sant’Agostino

Anna Pieri arriva a Genova nel 1783


Tutta la decorazione è impostata sul trompe l’oeil: paraste alle pareti,
architetture prospettiche, nella cupola finto cassettonato a rosoni.
La mano è i Carlo Baratta che al rosso era piaciuto molto al cantoni nella
decorazione della camera da letto estiva. Le figure della arti nelle posture, nel
modellato ricordano le Virtù nella volta della stanza nuzioale. I puttini
richiamano i putti che popolano la Felicità della Vita del Rosso. Baratta
frequenta poco l’ambiente dell’accademia e forse per questo resta meno noto.
Non è definibile neoclassico ma crea alcuni degli esempi più interessanti del
periodo.

Verso il palco il soffitto è più ampio e le pareti sono decorate con finte
architetture in modo da suggerire l’illusione di uno spazio di giardino. Sifinge
un padiglione all’aperto delimitato da alte colonne e arconi e protetto da una
cupola neoclasssica a cassettoni, il lanternino è trasposizione dei padiglioni
lignei che spesso erano allestiti nei giardini aristocratici.
Il teatrino viene allestito adattando spazi preesistenti mediante l’inserimento di
nuovi elementi architettonici decorativi: il cornicione, i capitellli e le colonne a
tuttotondo ma soprattutto la volta in canniccio. Tecnica del canniccio in uso
dal Cinquecento permetteva di creare coperture di varia forma, si adattava
bene agli usi teatrali perché consentiva la creazione di aperture e passaggo di
comunicazione acustica tra sala e palco.
Le volte in graticcio si basano su uno scheletro in legno
Dipinti murali sono a secco: fondi e ripartizioni architettoniche con colori a
calce, mentre le parti principali e le finiture sono a tempera. Non sono presenti
tracce di incisioni né a fresco né a secco e neppure a spolvero
Decorazione a foglie d’acanto e ovuli eseguita a stencil dopo aver disegnato
sul mura la quadrettatura di riferimento.
Stessa tecnica anche per il cornicione.

La freschezza della volta non è riscontrabile altrove, quindi forse qui ha


partecipato la bottega.
Colonne a tutto tondo ai lati del palco poggiano direttamente sul palco e
quindi non pesano molto: usato stessa tecnica alleggerita della volta,
sovrapponendo pezzi mikulari cavi all’interno e sostengono l’arco del
boccascena
Scene del Baratta andate perdute: erano molto fragili. All’epoca si dipingeva
su carta che veniva poi incollata su tele fini in modo da essere facilmente
arrotolabili.
Sotto al palco si trova ancora il pavimento in pianelle in cotto. L’ingresso
avveniva solo dal fondo, dalla finta esedra
Balconata in legno per orchestra era posizionata a circa 2 mt da terra

Alla morte di Anna Pieri continua ad occuparsi della villa e specie del giardino
il figlio Antonio Brignole Sale che chiama Barabino a terminare il progetto di
giardino all’inglese a monte di Tagliafichi
La duchessa di Galliera commissiona negli anni 30 dell’800 una nuova
sistemazione al Rovelli

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