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ALESSANDRA PACINI

L’ENERGIA DEI 7 CHAKRA

Come Riscoprire l’Energia Fisica


Attraverso gli Esercizi di Meditazione

Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook


Titolo
“L’ENERGIA DEI 7 CHAKRA”

Autore
Alessandra Pacini

Editore
Bruno Editore

Sito internet
www.Autostima.net

ATTENZIONE: questo ebook contiene i dati criptati al fine


di un riconoscimento in caso di pirateria. Tutti i diritti sono
riservati a norma di legge. Nessuna parte di questo libro può
essere riprodotta con alcun mezzo senza l’autorizzazione scritta
dell’Autore e dell’Editore. È espressamente vietato
trasmettere ad altri il presente libro, né in formato cartaceo né elettronico, né
per denaro né a titolo gratuito. Le strategie riportate in questo libro sono frutto di
anni di studi e specializzazioni, quindi non è garantito il raggiungimento dei
medesimi risultati di crescita personale o professionale. Il lettore si assume
piena responsabilità delle proprie scelte, consapevole dei rischi connessi a
qualsiasi forma di esercizio. Il libro ha esclusivamente scopo formativo e
non sostituisce alcun tipo di trattamento medico o psicologico. Se sospetti o
sei a conoscenza di avere dei problemi o disturbi fisici o psicologici dovrai
affidarti a un appropriato trattamento medico.
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Sommario

Introduzione pag. 5
Chakra n 1: Come scoprire l’energia fisica pag. 10
Chakra n. 2: Come armonizzare la sfera emotiva pag. 42
Chakra n. 3: Conoscere e usare il potere personale pag. 75
Chakra n. 4: Come collegare corpo ed emozioni pag. 107
Chakra n. 5: Attivare la comunicazione interiore pag. 137
Chakra n. 6: Come sviluppare la visione pag. 162
Chakra n. 7: Ottenere e realizzare il benessere pag. 203
Conclusione pag. 235
Schede pag. 238

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INTRODUZIONE

La leggenda dello yoga


«Si narra che Siva insegnasse alla sua diletta sposa, la Dea
Parvati, in una caverna vicino alla quale venivano a morire le
onde dell’immenso oceano Indiano, l’Hatha-Vidya, cioè la
scienza delle tecniche misteriose dell’Hatha Yoga, che
comprendono le Asana, o posizioni magiche delle quali egli
stesso era il creatore; pratiche riservate unicamente agli Dei
indiani proprio come il nettare e l’ambrosia erano riservate agli
immortali dell’Olimpo.

Accadde che un pesce, affascinato dalla magnetica e musicale


voce del dio, osservasse quegli strani esercizi e subisse a causa
loro un radicale e sorprendente mutamento: la trasformazione in
un essere umano. [...] Questo fu il primo Yogi, si chiamò
Matsyendra, che in sanscrito vuol dire “pesce fatto uomo”.
Matsyendra insegnò in gran segreto queste tecniche, che vennero
poi tramandate da maestro (Guru) a discepolo (Chela) per intere
generazioni».

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Questa è un’antica leggenda conosciuta e tramandata da maestri a
discepoli e nota nell’ambito delle scuole di yoga, a me tramandata
nel 1990 durante la scuola di formazione per l’insegnamento
dell’Hatha yoga presso la scuola Hatha Yoga-Pontedera.

Lo yoga non ha un’origine precisa, le sue tecniche psico-fisiche


erano conosciute e applicate in tempi assai remoti; gli studiosi
fanno risalire questa disciplina a circa 6000 anni dall’era attuale,
tenendo conto degli scavi effettuati nella valle dell’Indo, a
Moenjo-Dharo (Punjab), ove rinvennero una serie di amuleti,
sigilli, tavolette, rappresentanti divinità in atteggiamenti yoga
(asana) che mostravano già una certa organizzazione. Il termine
yoga proviene dalla radice sanscrita Yui che significa “unire”
(cavalli, carro) e ricorre in molti antichi testi (Yoga Sutra-
Patanjali).

Quindi yoga va interpretato come “l’atto di unire” il cui


significato può essere esteso e trasferito al controllo del corpo,
della mente e dei sensi: “cavalli” assai ribelli, per i quali è
necessario il “giogo” della disciplina. A questa interpretazione se
ne affiancano altre, per esempio quella di “unione” dello spirito

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individuale con quello universale. Secondo lo yoga ogni
avvenimento segue la legge di causa ed effetto, di azione e
reazione (Karman); ogni azione e pensiero hanno una
ripercussione in questa vita e nella prossima, ogni uomo
raccoglie ciò che semina, forgiando il futuro sulla base delle
azioni e dei pensieri del presente.

Il Raja yoga è la scienza del controllo fisico e mentale; è la strada


regale (Raja) e offre un completo metodo per controllare la nostra
mente, trasformando le energie fisiche e mentali in energie
spirituali. Le asana sono posizioni che servono a temprare,
rafforzare e purificare il corpo fisico e il Pranayama, o scienza
della respirazione, serve a regolare il respiro per calmare la mente
e i sensi.

La concentrazione e la meditazione sono gli strumenti di cui lo


yoga si serve per ritirare i sensi all’interno di se stessi, per
calmare la mente e prepararla poi a identificarsi attraverso
l’illusione della separazione con l’oggetto della meditazione, per
culminare poi nel Samadi, o Consapevolezza superiore. Infine i
chakra sono i punti fondamentali e strumenti di passaggio che

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catalizzano e canalizzano energie di diverso tipo e ci
accompagnano in questo lavoro di conoscenza attraverso una
scuola che è interiore e individuale. Sono come delle centraline
elettriche, sono gli occhi energetici del nostro corpo.

In questo libro vi trasmetterò un sunto delle tecniche yogiche, che


sono infinite, e di altre discipline, senza la pretesa di trasmettere
l’immenso bagaglio fornitoci da questa grande disciplina, anche
perché lo yoga si abbraccia per la vita, come avrete capito da
questa stringata introduzione, ed è un sistema serio e profondo.
Un libro ovviamente non può fornire e sviscerare l’intero sistema,
ma alcuni dei fondamenti ve li trasmetto con tutto il mio
entusiasmo di insegnante, dopo aver per anni collaudato queste
antiche tecniche; inoltre assocerò anche tecniche di tipo diverso
derivanti da altre culture sia orientali che occidentali.

Inizieremo unendo il lavoro fisico con quello mentale, in modo da


abituarci a controllare sia l’uno che l’altro, visto che si
corrispondono reciprocamente: far lavorare uno tralasciando
l’altro avrebbe poco senso; inoltre, l’esercizio svolto dal corpo
fisico in questo contesto ha un significato particolare, che va al di

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là del semplice esercizio ginnico. È un lavoro su tre piani: fisico,
energetico e “mentale” o psicologico, che spiegherò in dettaglio.
Unisco discipline diverse, perché ognuno di noi ha approcci
diversi e peculiarità diverse, sia con il corpo che con i sensi che
con la mente e può spaziare fra le varie tecniche trovando quella
che più gli corrisponde.

Non c’è niente di meglio che collaudare le cose che ci vengono


tramandate, poiché la pratica vale più di qualsiasi teoria, non
credete? Sono i preconcetti che ci bloccano nella vita, la mappa
mentale che abbiamo creato; ma come dice qualcuno: «La mappa
non è il territorio». Niente di più vero!

E allora quindi, FORZA! Partiamo per il Viaggio entusiasmante


della nostra Vita!

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CHAKRA N. 1:
Come scoprire l’energia fisica

Armonizzare l’elemento terra e corpo fisico

Il nostro corpo è frutto di questo elemento, è vitalizzato da esso,


noi siamo figli della Terra e siamo letteralmente nutriti da lei:
sotto la forma fisica con i suoi frutti e sotto forma di nutrimento
energetico, pranico. Essere “centrati” a livello sottile significa
avere “grounding”, le radici, conoscere il nostro centro, il posto
ove si vuole stare, il nostro posto nel mondo. Questo avviene
quando il chakra “radice” o Muladhara, che si innesta nel perineo,
affonda la corolla del suo fiore e si apre per risucchiare l’energia
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della terra e nutrirci come nostra madre (Pachamama per gli
sciamani). Questa energia si carica anche attraverso le piante dei
piedi, quindi se siete stanchi, nervosi e volete scaricare tensioni e
calmarvi, andate pure a fare una passeggiata scalzi per beneficiare
della energia della Terra e ricaricarvi.

Io personalmente scelgo questo sistema molto spesso per allentare


e cedere il mio nervosismo al terreno, che lo ritrasforma e m’invia
in cambio una vibrazione di calma e pace. L’energia della terra è
la stessa energia del denaro, delle cose fisiche, del cibo; è la
stessa energia che ci dà la capacità di ottenere le cose che ci
danno sostentamento, un compagno, una casa, una posizione ecc.
È la stessa energia di movimento, aggressività, conquista, quindi
Muladhara ha la funzione di appartenenza, possesso e
sopravvivenza. Secondo la disciplina dello yoga occorre
riequilibrare questo chakra se abbiamo problematiche in certe
sfere dal punto di vista emotivo; inoltre, essendo collegato col
nutrimento, se non è in equilibrio denota problematiche con la
sfera materna, con la difficoltà ad accettare e integrare la parte
materiale della vita sradicandosi e vivendo in un mondo teorico o
“spiritualizzato”, rifiutando l’approccio prettamente pratico o il

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coinvolgimento fisico o sessuale. Se troppo carico, vorremo e
penseremo ossessivamente all’appropriarci di beni materiali; al
contrario, se carente o disarmonico, sentiremo sfuggire il
sostentamento e la sicurezza esistenziale. Inoltre ci sentiremo
deboli a livello fisico ed emotivo, con scarsa resistenza e molte
preoccupazioni, senza punti d’appoggio, la qual cosa ci può
spingere a ricercare i punti d’appoggio mancanti, le radici, in
palliativi e fughe quali alcool, droghe ecc. col risultato di farci
sradicare ancora di più.

Sempre su questo chakra avere disfunzioni legate alle gambe e ai


piedi denota rigidità, poca malleabilità, difficoltà (come dicevo
prima) a stare “coi piedi per terra”. La Terra e l’oro hanno la
stessa energia, quindi occorre darsi da fare per equilibrare
Muladhara a più livelli per accettare la propria creatività e quindi
anche il denaro che potrà entrare nella nostra vita. Inoltre, paure,
stress, infiammazioni ai piedi, tendiniti, emorroidi, insonnia,
stipsi, sciatalgia, artrite, disfunzioni sessuali, sono alcune delle
patologie legate agli squilibri energetici in questa sede. Secondo
la tradizione dello yoga i cibi per riequilibrare questo chakra
sono: proteine, carni (specialmente rosse), uova, formaggi, frutta

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secca, fagioli. Il colore associato a questo chakra è il rosso e il
giallo ocra, il suo suono o mantra è la «Lam». Le pietre:
ossidiana, malachite, tormalina nera, corallo, rubino, granato. Le
ghiandole associate: surrenali e il sistema osseo. Il comando:
volere. Inizieremo l’approccio con le tecniche energetiche dal
basso, dall’energia più pesante che avvolge, penetra e forma il
nostro corpo: quella cosiddetta “eterica”. Secondo lo yoga (e vi
sono teorie in merito anche secondo la fisica quantistica), il
mondo, ma che dico… tutto l’Universo non è altro che energia
organizzata in forme e strutture diverse, energia intelligente che
ha delle leggi proprie, leggi precise che gli yogi, e non solo loro,
da tempo immemorabile conoscono.

SEGRETO n. 1: chakra muladhara; visualizzare l’energia


fisica, affinando con pazienza ed esercizio la vista eterica.

Ebbene, inizieremo a prendere contatto con la percezione


dell’energia eterica, del primo strato, quello che secondo le teorie
dello yoga avvolge il corpo denso e che con un po’ d’esercizio si
può scorgere, ad esempio, a circa un centimetro di distanza dalla
superficie del nostro braccio e che ha un colore azzurrino. Lo

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possiamo scorgere con gli occhi fisici, oppure con “la vista
eterica”, tramite visualizzazioni. Provate ora.

Prima tecnica: visualizzare l’aura eterica


Appoggiate la vostra mano a una parete bianca e guardatela di
sbieco, sfocando lo sguardo, con gli occhi un po’ socchiusi.
Continuate a fissare il contorno della mano e un punto nel muro
un po’ più in alto senza guardare direttamente la mano. A poco a
poco vedrete all’inizio come una nebbiolina che fa da contorno
alla vostra mano, e la vedrete apparire e scomparire.

Penserete a uno scherzo del vostro sguardo… invece state


iniziando a vedere il prana. Man mano che farete esercizio,
vedrete quest’alone nebbioso diventare di un bianco brillante,
sfuggente, perché il prana si muove; lo vedrete apparire e
scomparire. Continuando l’allenamento vedrete sempre più e
sempre meglio, inizierà a prendere colore, lo vedrete azzurro,
magari vedrete anche altri colori, man mano. Quello è il primo
strato dell’aura, il campo eterico. E questo è lo strato che andiamo
a ricaricare d’energia con le tecniche di respirazione, posizioni
ecc.

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Adesso voglio spiegarvi come gli yogi vedono il corpo
energetico. «Siamo sette per uno e uno per sette!» «Ma che uscita
è questa?» vi chiederete. In effetti non si tratta solo di un’uscita,
bensì di sette uscite, almeno le principali: sono i famosi chakra! Il
campo energetico è un campo di forze che forma, avvolge e
compenetra i nostri corpi fisici; è chiamato aura o uovo aurico,
bolla energetica e in molti altri modi. Si compone di più strati,
secondo il numero dei chakra che sono gli elementi principali
dell’aura. Chakra in sanscrito significa “ruota”, e in effetti si
ritiene siano dei vortici creati dal campo energetico; se
visualizzate lo sgorgo dell’acqua nel lavello avrete idea di come,
secondo gli yogi, si presentino.

Il loro movimento è circolare alternato, vale a dire che ruotano


alternativamente in senso orario e antiorario. Numericamente
sono sette (anche se ce ne sono molti di più, ma prendiamo a
modello i sette principali). Sono doppi, quindi sono disposti sul
davanti e sul retro del nostro corpo in modo speculare, eccetto il
primo e il settimo che corrispondono rispettivamente a Muladhara
(il chakra della terra) e Sahasrara (il chakra del cielo). Questi
innestano la loro radice sulla colonna vertebrale, l’uno parte dal
perineo e carica la forza della Terra (assieme ai chakra delle
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piante dei piedi) e l’altro carica la forza, o energia, prana (in
sanscrito) che proviene dal Cielo. I chakra, quindi, s’innestano e
corrispondono a quelli che sono i grandi plessi per la nostra
medicina, il loro compito a livello energetico è di caricare questi
plessi e le ghiandole a loro associate di prana, in modo da
rivitalizzarli.

Secondo lo yoga, il prana è una forza intelligente che “sa” come e


dove dirigersi per riempire i vuoti ove si trova a scorrere, ma
risponde anche (e questa è una grande legge segreta) alla
direzione che la nostra mente le indica, ricordatelo. Questo vale
per l’energia fisica (o eterica), mentale e astrale. Impareremo
questi concetti poco a poco, in teoria e in pratica. Lo yoga inizia
dal primo gradino che è quello fisico ed eterico, per fare man
mano esperienza del livello emotivo, mentale e spirituale. Nel
prossimo paragrafo partiamo con il primo elemento che
corrisponde anche al primo chakra.

Seconda tecnica: concentrazione su Muladhara – la Terra


Per questa visualizzazione occorre trovare una posizione comoda,
seduta. Tradizionalmente nello yoga si usa la posizione del Loto,

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che consiste nell’incrociare le gambe sopra le cosce, ma per i
principianti va benissimo sedersi su un tappetino a gambe
incrociate, incrociando le caviglie come si fa usualmente.
L’importante è tenere la schiena dritta, sarà utile a questo scopo
sedersi sopra un cuscino.

Se proprio non riuscite a tenere dritta la schiena appoggiatela a


una parete; io consiglio un’altra posizione che è anche ottima per
elasticizzare ginocchia e caviglie: in ginocchio, sedendosi tra i
piedi che sono distanti una trentina di centimetri, ci si abbassa e ci
si siede per terra; le prime volte potete mettere tra le ginocchia un
cuscino e appoggiarvi, altrimenti i legamenti “tirano” troppo, poi,
con la pratica, quest’asana (posizione) elasticizza le articolazioni,
risultando più comoda. Le mani sono appoggiate sulle rispettive
ginocchia. Quale che sia la posizione scelta, fate in modo che il
telefono o altro non vi disturbi per i prossimi quindici minuti.

Chiudete gli occhi e portate l’attenzione al perineo, che è il punto


che si trova tra ano e genitali; se perdete la concentrazione e vi
vengono in mente altri pensieri, lasciateli andare e riportate
dolcemente l’attenzione su quel punto. Immaginate che da lì

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fuoriesca un cordone di luce, e si ramifichi come una radice,
iniziando ad affondare nel terreno sottostante, giù sino alla
profondità della Terra.

Mantenete la concentrazione e l’immagine delle radici. Adesso


immaginate quelle radici come luminose, vive e fate in modo che
inizino a “succhiare” l’energia dalla madre Terra, visualizzate
quest’energia che sale dalle radici ed entra nel perineo,
visualizzatela come una luce azzurra e brillante; guardate il suo
movimento e vedete come si raccoglie a formare un vortice, è
come un imbuto che sale ed entra in voi dal perineo. Guardate il
senso rotatorio, dovrebbe essere verso destra, ascoltate le
percezioni fisiche in quel punto; potreste sentire fresco o caldo, o
un pizzicorino come di corrente, un movimento come fruscio…
Qualsiasi segnale fisico riscontriate è il segno dello scorrimento
dell’energia in quel punto e in questo caso il suo accumularsi.

Mantenete la concentrazione e adesso, continuando a visualizzare


di risucchiare questa luce dalla terra, notate ad esempio se vedete
colori o forme di tipo geometrico, figure di animali o altro. Ogni
figura che riuscite a visualizzare sarà un simbolo associato a quel

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chakra e vi parlerà dello stato di questo punto del vostro corpo
energetico.

Immaginate adesso, in quel punto ove entra energia, che ci sia un


fiore… guardate di che tipo di fiore si tratta e vedete se è aperto o
chiuso, seguitene il movimento e visualizzate l’apertura dei suoi
petali, contateli. Quanti sono? Adesso lasciate scomparire ogni
immagine e quando volete aprite gli occhi, al di là del fatto che
comprendiate o no le immagini a fine visualizzazione, scrivete
quello che avete percepito o visualizzato o “provato”.

Il beneficio dell’esercizio va al di là del fatto che lo comprendiate


o meno, poiché lì il lavoro energetico è stato fatto in ogni modo.
La sensazione dello scorrimento dell’energia, quale fruscio,
corrente, caldo o freddo in quel punto, aiuta a localizzarlo
fisicamente e nelle prossime visualizzazioni lo ritroverete
facilmente perché avrete avuto la percezione fisica della sua
localizzazione. Io personalmente ho avvertito più spesso come
una corrente elettrica, ma i miei allievi tutta una gamma di
sensazioni diverse… c’è anche chi all’inizio non percepisce

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niente e poi, continuando nelle visualizzazioni, percepisce a poco
a poco…

Attingere all’elemento terra


Secondo le teorie legate allo yoga la nostra aura è formata da sette
strati e a ognuno di loro fa capo uno dei chakra, che a sua volta
presiede uno dei plessi. La sua energia, abbiamo detto, lo
mantiene in buono stato, diciamo che lo difende dalle malattie, da
mancanze o altro… e poiché l’energia, il prana, è la matrice della
forma fisica, potendo osservare lo stato dei chakra e dei corpi
(strati) energetici, potremo vedere la salute del corpo fisico.

Secondo gli yogi le cose esistono prima a livello di forma, di


energia e poi accadono, cioè discendono al livello fisico più
denso. Questo perché l’energia, o prana, ha una vibrazione (come
tutto nell’universo) che va da una scala di maggiore a minore
frequenza (o viceversa) e quindi densità, perché l’energia
rallentando la sua vibrazione prende corpo, si avvicina alla
vibrazione più bassa, quella fisica. Il nostro pensiero, a partire
dall’attenzione, veicola il prana che così si organizza dal livello
più sottile a quello “materiale”, facendo accadere le forme nel

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pensiero e precipitandole nella materia. Ciò che viene pensato,
visualizzato, diventa una matrice energetica pronta a realizzarsi,
esiste a livello sottile. Il vostro pensiero ogni volta carica la
matrice energetica avvicinandola sempre più alla forma densa
finché non si realizza concretamente.

SEGRETO n. 2: l’energia segue il pensiero. I vostri pensieri


creano la vostra realtà.

Secondo la disciplina dello yoga nel corpo energetico i chakra


sono dislocati lungo l’asse della colonna vertebrale, veicolano il
prana che entra dall’esterno del nostro corpo fisico e lo
ridistribuiscono facendolo scorrere lungo una “rete elettrica” di
nadi o canali, che prendono nome diverso secondo le culture (i
cinesi li chiamano meridiani) e si ramificano attraverso tutto il
corpo sottile, un po’ come fanno le vene e le arterie per il sangue.

Quindi abbiamo sette chakra maggiori e sette campi energetici, e


ogni campo ha i suoi sette chakra, o, per meglio dire, ogni chakra
si sviluppa su sette livelli, perché la sua energia si manifesta su
una scala energetica via via meno densa. Qua non c’interessa

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sviscerare i perché e i per come, poiché l’argomento è complesso,
profondo e ricco di simbolismi, ma vi fornirò man mano una
infarinatura per farvi capire sostanzialmente perché faremo certi
esercizi e certe visualizzazioni e tecniche. Molte culture adottano
queste conoscenze: dalle arti marziali alle tecniche per
rivitalizzare il campo energetico, come i pranoterapeuti, gli
sciamani, chi fa Reiki, Shiatsu e così via, ognuno per motivi e a
livelli e finalità diversi.

Terza tecnica – la nuvola


Sappiate che si può visualizzare a occhi aperti o chiusi, è
indifferente, anzi forse è più facile farlo a occhi chiusi; un
esercizio per percepire il corpo energetico è il seguente.Sdraiati su
un tappeto, per terra (non sul letto), luce abbassata, occhi chiusi,
se volete un plaid per coprirvi, iniziate a fare due respirazioni, poi
lasciate l’aria libera, eseguite l’esercizio Savasana di rilassamento
yoga spiegato nel passo n.5, portate il rilassamento sino al punto
A.

Immaginate che dal vostro ombelico fuoriesca una sorta di corda


di fumo o di nebbia che prenda una forma sempre più consistente,

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sebbene fluida. Immaginate che questa corda si sollevi sopra di
voi in verticale per circa un metro e che questa nebbia dalla corda
si espanda allargandosi sul vostro corpo, come a formare una
nuvola che replica la sagoma del vostro corpo steso sul
pavimento.

Adesso seguite il movimento ondeggiante di questa nuvola,


guardatene il colore o i colori, perché probabilmente saranno più
di uno. Associate la sensazione fisica ai colori che visualizzate,
notate qualsiasi cosa. Poi lentamente richiamate il cordone dentro
il vostro ombelico e con esso la nuvola, sino a farli scomparire
dentro di voi, percepite le sensazioni fisiche, riportate l’attenzione
sul vostro corpo adagiato sul pavimento, iniziate a respirare più
velocemente. Aprite e chiudete le dita delle mani. Potete aprire gli
occhi. I colori osservati nell’aura eterica durante quest’esercizio
in genere corrispondono ai colori del rilassamento e della
concentrazione come il verde, l’azzurro, o viola, ma potrebbero
essere anche diversi.

In ogni caso questo vi aiuta a percepire l’Energia e associando le


sensazioni ai colori riuscirete man mano a capire quali stati

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d’animo e quali colori usare in associazione alla vostra aura e
come equilibrarla.

Per esempio fare quest’esercizio quando siete nervosi o dopo un


litigio vi farà visualizzare colori diversi e più torbidi, magari, e
noterete le sensazioni diverse a livello emotivo. Potrete quindi
cambiare il colore che “stona” dipingendo la nuvola di azzurro ad
esempio, o verde, sino a sentire la sensazione pesante che se ne
va, che cambia col nuovo colore. Molti colorano l’aura di un bel
verde erba o azzurro cielo e si sentono immediatamente bene!

Terza tecnica – visualizzazione con il respiro


Seduti, come preferite o in ginocchio; chiudete gli occhi e
immaginate che due ali misteriose e leggere, come di farfalla, vi
accarezzino la palpebra destra, sentite il tocco leggero come una
carezza e immediatamente la zona della vostra palpebra che si
rilassa dolcemente. Percepite un leggero tepore sulla pelle, un
tepore che distende e si propaga alla tempia. Fate lo stesso per la
palpebra sinistra, immaginate queste dita che leggermente vi
accarezzano la palpebra, lasciando un tepore leggero che si
diffonde alla tempia sinistra. Percepite questo tepore ovattato,

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gentile e la fronte e gli occhi che si rilassano; adesso fate
estendere e propagare questo senso di rilassamento al resto del
vostro viso, al naso, alle guance, lentamente alla fronte… Bene
così…

Fate in modo che lentamente si propaghi alle labbra, al mento, poi


alla gola. Adesso portate l’attenzione al respiro, all’aria che entra,
a quella che esce, dolcemente. Seguite l’inspirazione e
l’espirazione. Adesso immaginate durante l’inspirazione un flusso
di aria fresca leggera e luminosa, immaginatela azzurrina o bianca
brillante, immaginate che penetri nelle vostre narici e
visualizzatela mentre scende dentro di voi, attraverso la gola, il
petto l’addome, giù sino al perineo e lì rimanga.

Fate questo mentre inspirate, quando arriva al perineo trattenete il


respiro per qualche secondo e visualizzate un vortice che si
espande e diventa di un colore brillante, quale che sia… poi
espirate lentamente e mantenete l’immagine del vortice al
perineo. Di nuovo inspirate e portate giù la luce che entra dalle
vostre narici sino al perineo, trattenete l’aria e guardate il vortice
al perineo che si espande e diventa più luminoso, lentamente dopo

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qualche secondo espirate. Seguite questo percorso del prana, del
respiro, lungo il vostro corpo sino al perineo per una decina di
respirazioni per le prime volte, poi potete aumentarle le volte
successive.

Ricordate sempre la regola magica: l’energia segue il pensiero.


Queste visualizzazioni veicolano il prana, che di per sé è una
sostanza intelligente che una volta dentro di voi sa cosa e come
deve agire; inoltre voi siete energia che si manifesta a più livelli.

Il Piano fisico è il primo. Questo chakra si armonizza con


tecniche fisiche quali passeggiare scalzi (specialmente sulla nuda
terra, sull’erba), fare giardinaggio o ballare (specialmente con
ritmi tribali o latini), alimentandosi con cibi proteici
(specialmente carni rosse).

Come utilizzare i colori per riequilibrarsi


La vibrazione del colore, nel suo spettro visibile, carica i nostri
sette chakra apportando energia che li equilibra, visto che ogni
chakra ha un colore specifico, un suono, un mantra, un elemento,
dei simboli, una forma geometrica.

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SEGRETO n. 3: i colori “caricano” i chakra. Le vibrazioni
sottili dei colori armonizzano ed equilibrano i chakra e i
corrispondenti organi interni.

Possiamo dare energia ai chakra in molti modi tramite il colore, io


li ho sperimentati tutti… vediamo come.

Quarta tecnica – visualizzazione cromatizzata


In posizione da meditazione, seduti o in ginocchio sui talloni,
chiudiamo gli occhi, facciamo due respirazioni: inspirazione,
tratteniamo brevemente l’aria, ed espirazione… bene, un’altra
volta. Adesso portiamo l’attenzione sulla sommità della testa nel
punto centrale detto fontanella e immaginiamo da lì un vortice
che esce e si espande verso il cielo.

Cerchiamo di percepire una sensazione in quel punto, se non lo


localizzate appoggiateci sopra il dito indice per memorizzarne la
localizzazione, staccate il dito e mantenete l’attenzione in quel
punto: adesso visualizziamo un fascio di luce bianca, brillante che
entra da quel cono sulla testa e si riversa in ogni chakra, quindi

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dalla sommità della testa giù sino all’Ajna, nel punto tra le
sopracciglia, e diventa violetto…

Guardate il vortice che diventa viola e brilla espandendosi,


continuate a far scendere la luce che da lì arriva al centro della
gola nel chakra Vishuddha e diventa di un colore azzurro
brillante, vedetelo espandersi.

Proseguite poi facendo scendere ancora la luce sino al centro del


petto, Anahata, e visualizzate la luce che diventa qui rosa oppure
verde, vedete che si espande, ruota in mezzo al petto e lo illumina.
Proseguite inviando la luce più in basso, diciamo due dita sopra
l’ombelico. Il plesso solare Manipura qua diventa giallo, giallo
sole, si espande illuminandosi per ricaricarvi.

Proseguite in basso inviando la luce al chakra sessuale, per le


donne al centro delle ovaie, per gli uomini il punto di fronte al
coccige, sul davanti dell’addome, quattro dita sotto. Immaginate
un bel colore arancio, illuminate e fate ruotare il vortice in quel
punto, fatelo espandere, continuate in basso al perineo, lo sapete
già fare vero? Visualizzate adesso un bel colore rosso, fate ruotare

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il vortice rosso... bene, ascoltate le sensazioni. Adesso fate entrare
dall’alto, dalla testa, una cascata di luce bianca, brillante e
vedetela percorrere il vostro corpo come se fosse cavo, vedete
riempire il vostro corpo, visualizzatelo come trasparente, di vetro.
Guardate la luce bianca che riempie ogni vostro organo e pensate
che mentre entra questa luce vi purifica, visualizzate dal perineo
un flusso scuro che esce portando via ansia, stress, dolori,
negatività, man mano che la luce bianca vi purifica.

Infine riportate la mente al presente, alla stanza attorno a voi e


quando volete, aprite gli occhi. Questa meditazione serve ad
apportare a ogni centro, e quindi agli organi associati, la
vibrazione del proprio colore ed elemento per armonizzarli,
mentre la luce bianca, il prana cosmico, entra e purifica i blocchi
dovuti a tensioni che visualizziamo come acqua scura che esce da
noi.

Come utilizzare le posizioni Regina di Terra


Nello yoga, tra le infinite posizioni o asana, si suddividono le
cosiddette posizioni Regina, così definite per l’importanza del
lavoro che esplicano sul corpo in relazione al chakra di

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riferimento. Ognuna di esse alimenta particolarmente quel centro
e gli organi ad esso associati con un mantra o suono che viene
vocalizzato per aumentare il richiamo pranico nel punto in
questione. Per quanto riguarda le posizioni di terra, veicolano e
canalizzano l’energia della terra, la più pesante, ricaricandolo col
suo elemento.

SEGRETO n. 4: Tartaruga e Pinza + mantra. Catalizziamo la


lenta vibrazione dell’elemento Terra per calmare e centrare il
nostro corpo e le nostre emozioni.

Sappiate che le posizioni lavorano sempre su tre livelli:


1. a livello fisico, finché c’è da armonizzare uno squilibrio, una
mancanza o eccesso, dolori fisici, disturbi e così via; quindi
la posizione associata a quel chakra e a relativi organi è utile
sul piano fisico, apportando energia, rivitalizzando sangue,
umori, muscoli, organi, tessuti, ghiandole e così via;

2. a livello emotivo, o astrale, inizia a lavorare quando il piano


fisico è in equilibrio e quindi il prana veicolato, dal piano

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fisico passa a quello astrale e rivitalizza e riequilibra le
emozioni;

3. a livello mentale o psicologico, le posizioni iniziano a


portare beneficio quando gli altri piani (fisico e astrale) sono
in equilibrio, quindi il prana lavora a livello di
armonizzazione, di mente, di pensieri. Questo è
comprensibile e armonico, poiché è logico e anche naturale
che finché il corpo farà dei richiami sulle tensioni e quindi su
eventuali squilibri e disarmonie, l’energia non riesca a
seguire il “mentale” più di tanto. Almeno all’inizio il lavoro
va fatto per gradi.

Pinza – Paschimottanasana

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Lo yoga dà alle proprie asana nomi di attrezzi e utensili e nomi di
animali ed elementi della natura; questo poiché gi antichi yogi
osservavano la natura nelle sue innumerevoli forme perché
l’uomo era visto nel contesto cosmico, quindi in stretta relazione
con l’Universo: quello che andava bene in natura, poteva andar
bene anche per l’uomo. Quest’asana secondo la disciplina yoga a
livello fisico è associata al ciclo mestruale, può dare sollievo alle
emorroidi, è associata alle funzioni renali, alla vescica, al
pancreas. Lenisce i dolori di schiena e i disturbi di stomaco dovuti
a tensioni, agisce beneficamente su tutta la colonna vertebrale, sul
sistema nervoso e sugli organi e le ghiandole dell’area
addominale.

Può darsi che per molti all’inizio sia difficile eseguirla


correttamente: in questo caso fate soltanto ciò che riuscite,
arrivate ad afferrarvi dove potete senza sforzarvi, tanto sarà piano
piano il respiro ad allungarvi di volta in volta. In effetti se non
arrivate ad afferrare le caviglie, ma i polpacci ad esempio, la
posizione funziona esattamente come deve funzionare, perché il
vostro massimo in quel momento sono i polpacci. D’accordo? A
livello emotivo e mentale questa è una posizione di introspezione,

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di chiusura. Se eseguita perfettamente, con le mani che afferrano i
talloni, le gambe stese e i gomiti a terra, vicino ai polpacci, con il
viso appoggiato sulle ginocchia (quindi totale chiusura verso
l’esterno per ascoltare i nostri bisogni, lo scorrere del tempo,
recepire i messaggi del corpo e le nostre trasformazioni per
adattarle ai nostri bisogni in modo armonico, senza violenze)
allora possiamo anche interiorizzare e calmare i nostri pensieri,
chiuderci nell’ascolto verso noi stessi, lasciando per un momento
le forme di competizione con l’esterno, imparando anche a non
accettare sempre le sfide che incontriamo sulla nostra strada,
poiché non sempre sono nostre o utili per il nostro cammino, ma
sfide dell’ego.

Inoltre le sfide di questo tipo portano a una continua lotta poiché


incontreremo sempre chi è migliore di noi per molti aspetti.
Anche le posizioni si conquistano non con la sfida, ma con la
perseveranza, la pazienza, l’ascolto e il rispetto per noi stessi.
Prima regola, il rispetto per noi stessi, a partire dal corpo.
Ricordate che non è mai troppo tardi per metterci in gioco, per
migliorare i nostri limiti, per imparare, senza sfide né
competizioni. Lo yoga è Maestro per questo. Questa posizione

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aiuterà in questo lavoro di comprensione, di pazienza e
perseveranza, riservando a volte perplessità, ma sicuramente
anche delle sorprese.

ESECUZIONE
Seduti sul tappeto, gambe allungate, schiena dritta, mani in
appoggio sul pavimento ai lati dei fianchi. Con la schiena dritta,
s’inspira allargando le braccia verso l’esterno e verso l’alto,
portando le mani in alto sopra la testa, i palmi paralleli. Si finisce
la respirazione, s’inspira di nuovo e si scende col busto in avanti,
schiena dritta, le braccia si allungano in avanti, dritte, per arrivare
ad afferrare i talloni, oppure le caviglie. I piedi sono uniti, le
punte delle dita rivolte verso di noi, il petto scende sulle
ginocchia, i gomiti si chiudono verso la parte esterna delle gambe
toccando terra, se si arriva. Il viso è rivolto verso le ginocchia,
cerchiamo di rilassarlo e di mantenere la posizione, respirando
profondamente e lentamente.

In preparazione alla posizione Regina che ho appena spiegato, se


le gambe “tirano” perché la schiena è poco elastica, potete fare
una variante che consiste nell’inspirare e scendere ad afferrare

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dapprima le ginocchia, rimanere giù e fare tre respirazioni,
inspirare e scendere ad afferrare i polpacci, rimanere in posizione,
fare tre respirazioni, inspirare e scendere ad afferrare le caviglie,
facendo ancora tre respirazioni.

Se adesso è più comoda, mantenere e respirare più volte.


Sciogliere lentamente la posizione e tornare su, schiena dritta.
Questa posizione tra l’altro tonifica gli addominali, scioglie i
depositi di grasso su ventre e fianchi e rivitalizza l’intestino,
migliorando peristalsi, dando sollievo in caso di colite ecc.

Tartaruga – Kurmasana

Altra posizione di Terra molto bella e rilassante. Qui è proposta in


una variante, poiché la Regina è complicata. Quest’asana lavora

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sul basso ventre e sull’addome e i suoi organi interni, come la
precedente; inoltre non ha controindicazioni ed elasticizza le
anche, le ginocchia, le caviglie, le spalle e i gomiti. Scioglie i
muscoli e li rilassa. Dal punto di vista mentale, essendo sempre
una posizione di Terra e di chiusura, interiorizza ancora di più,
perché porta all’ascolto interiore. La testa è rivolta verso terra e
capta le vibrazioni lente dell’elemento, è molto comoda e porta a
rimanere volentieri rivolti verso se stessi, come la tartaruga.
Rallentiamo il nostro ritmo, il ritmo del pensiero, del respiro, e
ascoltiamo i nostri bisogni, lasciandoli comunicare
spontaneamente dal corpo che poi la mente tradurrà in immagini e
sensazioni. Quest’asana aiuta a rilassarci, a diminuire stress e
ansia, a vibrare lentamente con la madre Terra.

ESECUZIONE
Seduti, pieghiamo le gambe e uniamo le piante dei piedi,
rivolgendo le ginocchia verso l’esterno e abbassandole verso il
pavimento; infiliamo le braccia sotto le gambe negli incavi delle
ginocchia e afferriamo i piedi. Inspirare e portare la testa verso i
piedi inclinando il busto in avanti; se avvertiamo delle tensioni,
spostando i piedi un poco in avanti cesseranno. Rimaniamo

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piegati e con la fronte abbassata verso i piedi, respiriamo
lentamente, rimanendo in apnea un paio di secondi tra
inspirazione ed espirazione.

Restiamo chini in posizione tanto a lungo quanto lo desideriamo


godendo della bella sensazione di Kurmasana. Potete utilizzare
queste due posizioni di Terra per rilassarvi, quando siete troppo
con la testa “per aria”, quando avete bisogno di rallentare i vostri
ritmi, se volete apparire più centrati ed essere meno dispersivi,
insomma più concreti, se avete bisogno di ristabilire il contatto
con la materia, con la praticità con le vostre radici.

Catalizzare l’energia della Terra con il Mantra


Il mantra in questo caso è un fonema associato alla posizione
Regina di Terra, Pinza, che serve a catalizzare la vibrazione
dell’elemento Terra e a veicolarlo nel suo chakra specifico, che si
trova nella zona perineale. Eseguendo la posizione e vocalizzando
il suo mantra (Lam), oppure cantandolo mentalmente, al
momento dell’inspirazione, si catalizza il prana nel chakra in
modo più accentuato rispetto alla semplice esecuzione dell’asana
senza mantra. Quindi assumere la posizione Paschimottanasana, o

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Kurmasana, inspirare, rimanere in apnea qualche secondo,
concentrare la mente sul perineo, e al momento dell’espirazione
cantare mentalmente o vocalizzare «Laaamm» per una decina di
respirazioni.

Come risvegliare il corpo in dodici mosse


Ecco una sequenza di dodici asana da eseguire in modo
sincronizzato e dinamico che svegliano il corpo, preparandolo per
la giornata; tradizionalmente si esegue di mattina al sorgere del
sole, per captare l’energia solare, rivolti quindi verso di esso, è
una sorta di preghiera devozionale dinamica.

SEGRETO n. 5: il Saluto al sole Suryanamaskar. Antica


sequenza di asana che velocemente tonifica, elasticizza il
corpo rivitalizzandolo per intero.

Per noi occidentali è un modo veloce per elasticizzare e rafforzare


il corpo in pochi minuti movendolo in ogni direzione e
mantenendolo forte e armonioso. La respirazione avviene
inspirando a ogni posizione in cui s’inarca il corpo all’indietro, ed
espirando ad ogni piegamento in avanti.

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La sequenza si svolge in questo modo: in piedi, piedi uniti, mani
giunte sul petto che premono l’una contro l’altra. Eseguire tre
profonde respirazioni, poi, inspirando, sollevare in alto le braccia
e inarcare il busto all’indietro; espirando, piegare il corpo in
avanti e portare le mani a terra.

Inspirando, stendere indietro la gamba sinistra appoggiando a


terra il ginocchio e il dorso del piede; sguardo rivolto in alto;
trattenendo il respiro per un attimo, unire i piedi indietro,
puntandoli a terra e sollevando le ginocchia fino a formare un
angolo acuto con tronco e gambe.

Espirando profondamente, lasciar scivolare a terra il corpo. Le


mani sono appoggiate a terra nello stesso punto. Inspirando,
sollevare il busto scaricandone il peso sulle braccia tese; sguardo
rivolto in alto. Espirando, tornare coi piedi uniti indietro
formando di nuovo un angolo acuto con tronco e gambe;
inspirando portare avanti il piede sinistro; ginocchio destro e
dorso del piede devono appoggiare a terra; sguardo rivolto in alto.
Espirando, unire i due piedi, tenere le gambe tese, portare le mani
alle caviglie; inspirando, sollevare il busto e inarcandolo

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all’indietro, stendere le braccia in alto; espirando riportare le mani
giunte sul petto. Tonifica tutti gli organi addominali migliorando
la digestione e l’eliminazione; rinforza i muscoli di tutto il corpo,
elasticizza la colonna vertebrale, migliora la normale respirazione.
Stimola tutti i chakra.

Inoltre, armonizza la figura, snellendo fianchi, cosce, addome,


braccia, allungando i muscoli del corpo rendendolo forte e agile.

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RIEPILOGO DEL CAPITOLO 1:
 SEGRETO n 1: Chakra Muladhara. visualizzare l’energia
fisica, affinando con pazienza ed esercizio la vista eterica.
 SEGRETO n. 2: l’energia segue il pensiero. I vostri pensieri
creano la vostra realtà.
 SEGRETO n. 3: i colori “caricano” i chakra. Le vibrazioni
sottili dei colori armonizzano ed equilibrano i chakra e i
corrispondenti organi interni.
 SEGRETO n. 4: Tartaruga e Pinza + mantra. Catalizziamo la
lenta vibrazione dell’elemento Terra per calmare e centrare il
nostro corpo e le nostre emozioni.
 SEGRETO n. 5: il Saluto al sole Suryanamaskar. Antica
sequenza di asana che velocemente tonifica, elasticizza il corpo
rivitalizzandolo per intero.

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CHAKRA N. 2:
Come armonizzare la sfera emotiva

Armonizzare elemento Acqua e corpo fisico

È il centro sacrale, si colloca nella regione pubica, fra la quinta


vertebra lombare e l’osso sacro. Esercita un effetto su tutto ciò
che è liquido, è collegato alla digestione (i succhi gastrici), al
sistema urinario. Assieme al primo chakra influenza la sfera
sessuale, è associato alle gonadi, ovaie, prostata e testicoli. È
associato al senso del gusto. Dalla solidità della Terra si passa alla
liquidità, dalla sopravvivenza alla nascita… è la sede del piacere,
del legame col mondo esterno, è la causa del movimento verso
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l’esterno, della ricerca interiore, della ricerca dell’altro al di fuori
di noi, e quindi della fusione carnale con un altro essere per dare
nuovamente la vita, per riunire nuovamente gli opposti. Il centro
conferito è il ventre, la funzione, il desiderio, la procreazione,
l’estasi. Il comando: volere.

SEGRETO n. 1: secondo chakra – Svadisthana - l’Acqua. La


nascita, il mondo emotivo. Gestire le emozioni.

Il suo elemento è l’Acqua. Nel suo simbolo troviamo inscritta in


un cerchio bianco, una luna crescente (il flusso della vita) di
colore azzurro chiaro e circondato da un loto a sei petali di colore
rosso scuro. Il suo mantra è la Vam. L’animale associato è un
mostro marino assomigliante a un coccodrillo (il suo movimento
ondeggiante richiama la natura sensuale della persona influenzata
da questo chakra).

Elementi associati
Pietre: Corniola, pietra di luna, Opale.
Aspetti della natura: chiaro di luna, acqua limpida. Secondo la
disciplina yoga le patologie legate a questa sfera sono collegate

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alla difficoltà di accettare il proprio ruolo come uomo e come
donna riguardo alla sfera sessuale e procreativa, così come
tensioni interne che alimentano mancanza di desiderio, deviazioni
sessuali, sterilità indicano un conflitto a livello profondo.

Alterazioni in questo chakra indicano le cose che ci spaventano,


che ci bloccano, la mancanza di autostima, l’ansia, le fobie. La
paura ci induce al controllo delle cose, situazioni e persone;
soprattutto al controllo del futuro, alla sostituzione del desiderio
di quello che si vuole fare con la nevrosi del dover fare. L’ansia
paralizza e rimanda l’azione in un secondo momento, il qui e ora
non viene vissuto. Con questo centro ci si apre dal Microcosmo al
Macrocosmo; quando si attiva prende l’energia e la volontà dal
primo chakra (colore rosso) e l’energia e il potere dal terzo chakra
(colore giallo), unendole in un colore arancio e sprigionando il
desiderio. Questo desiderio e il piacere che derivano sono gli
elementi che ci spingono verso l’esterno, verso il mondo.

Prima visualizzazione
Assumiamo la posizione di meditazione, come preferiamo, e
iniziamo a chiudere gli occhi. Portiamo l’attenzione sul respiro.

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Cominciamo a inspirare… lentamente… tratteniamo per un
attimo il respiro ed espiriamo a fondo. Daccapo, inspiriamo
profondamente, tratteniamo ed espiriamo.

Adesso portiamo la nostra attenzione all’interno. Rivolgete


“dentro” di voi lo sguardo, come a vedervi dall’alto e dal di
dentro, come se foste su un ascensore, ad esempio pensate che
questo ascensore inizi lentamente a scendere dentro di voi, e voi
con lui. Portate la vostra coscienza in questa discesa silenziosa…
adesso immaginate che l’ascensore si fermi al secondo piano.

Aspettate… sentirete il lieve suono dell’ascensore che tocca il


pavimento di voi stessi. Siete arrivati, aspettate un attimo,
voltatevi completamente, come a guardare l’interno del vostro
corpo, la colonna vertebrale e la porta dell’ascensore si apre. Per
prima cosa vedrete una luce arancione, brillante, potrete
visualizzare in mezzo a questa luce anche altri colori, come
bianco o azzurro, dalla luce possono emergere figure, simboli o
persone. Notate tutto quanto. Cercate di vedere un fiore, come
quello rappresentato qua sopra, notate se si muove, quanti petali
ha, se sono aperti o chiusi. Bene, adesso ascoltate i suoni, quelli

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vicini, poi quelli lontani. Portate poi l’attenzione sulle sensazioni
fisiche, al ventre, sentite se percepite il fruscio dell’acqua o
sensazioni di altro tipo, fate attenzione ai profumi, agli odori, alle
voci. Adesso lasciate andare le immagini, lasciate che la porta
dell’ascensore si chiuda e tornate a voltarvi di fronte.

Sentite che l’ascensore riparte e torna su lentamente… vedetevi


salire sino al livello degli occhi. Bene, riportate la coscienza a
livello della vostra testa e riprendete possesso del corpo, della
stanza. Fate due respirazioni e potete aprire gli occhi. Questa
visualizzazione è un po’ più avanzata rispetto alle precedenti e vi
abitua alla percezione del vostro corpo ascoltando e immettendo
dati su più canali sensoriali, anche quello che usate più raramente,
come quello interiore. Questo ci abitua ad accorgerci di quelle
cose che fanno parte di noi o del mondo esterno che normalmente
non lasciamo passare per schemi nostri precostituiti.

Così facendo a poco a poco ampliamo la gamma delle nostre


percezioni e questo può riservarci delle sorprese in termini di
creatività, soluzioni, inventiva, mentre dal punto fisico può
fornirci indicazioni dalla nostra mente subconscia che controlla

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centinaia di meccanismi fisiologici e prevenire tensioni o blocchi
in determinate aree del nostro corpo. In effetti se ci accorgiamo
che qualcosa dentro di noi fa un richiamo di qualche tipo potremo
sempre chiederci se ci prendiamo abbastanza cura di noi stessi in
quell’area col cibo, il riposo, evitando abitudini dannose e così via
o magari decidendo di andare più spesso a fare un check–up
preventivo dal nostro medico di fiducia.

Seconda visualizzazione
Seduti o inginocchiati, come sempre, portare l’attenzione al
respiro, chiudendo gli occhi. Facciamo due respirazioni;
lentamente inspiriamo spandendo l’addome, poi il torace.
Tratteniamo per un momento l’aria ed espiriamo; di nuovo,
inspiriamo lentamente, tratteniamo per un momento ed espiriamo,
così portiamo l’attenzione sulla zona pubica, per le donne nel
punto tra le ovaie, gli uomini si concentrino a circa cinque
centimetri. sotto l’ombelico. Visualizzate un vortice, come un
imbuto che inizi a ruotare, concentratevi sul movimento e
visualizzatene il colore arancio. Adesso immaginate di fronte a
voi, se avete visualizzato l’arancio, una bella arancia succosa. Ora
immaginate che dal frutto esca il suo succo e cominci a inondare

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come in una cascata il vostro chakra Svadhisthana. Visualizzatelo
nell’irrorarlo con un bel getto arancio brillante. Vedete il colore
del vortice che si fa più brillante e pensate che mentre il succo
colorato vi raggiunge fate il pieno… di energia, di vitamina e
anche di leggerezza, di gioia, di piacere. Attorno a voi iniziano a
rimbalzare leggere tante arance che vi trasmettono un largo
sorriso. Sentite i vostri occhi sorridere, le vostre labbra sorridere,
la vostra pancia sorridere. Siete felici e fate il pieno di energia!!
Bene!

Adesso, sempre col sorriso sulle labbra, riportate l’attenzione al


respiro. Inspirate lentamente, poi trattenete un attimo il respiro ed
espirate. Di nuovo, una lenta inspirazione ed espiriamo. Potete
aprire gli occhi.

Questa meditazione guidata, oltre a ricaricare il chakra del suo


elemento e del suo colore, armonizza gli stati d’animo associati,
cambiando la vibrazione qualora fosse disarmonica. Quando vi
capita di innervosirvi, pensate pure alle arance che fanno festa
attorno a voi! Immaginatele pure con una bella siringa in mano
che vi vengono a fare l’iniezione di vitamina C e di gioia…

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perché siete stati cattivi e vi siete arrabbiati! Insomma, qualsiasi
cosa visualizziate che vi fa star bene e sorridere è da ricordare
quando siete giù, magari quando siete al supermercato al reparto
ortofrutta e i prezzi sono alti… 

Lavare via lo stress dal corpo eterico


Possiamo bilanciare questo chakra con il movimento fisico, il
gioco, la danza sensuale che fa muovere i fianchi, come la danza
del ventre o i latino-americani, hula-hoop, o esprimendo la nostra
creatività, e la nostra gioia, magari con giochi d’acqua e sport
acquatici, o il contatto con le creature d’acqua.

Bagni di sale
Per equilibrarlo e purificarlo potete fare docce con il sale:
quando siete stanchi o nervosi, sappiate che le “negatività” o
tensioni rimangono nell’aura, soprattutto a livello dei piedi che
captano dalla terra; vi potete scaricare spogliandovi e sfregando le
estremità con del sale, dopodiché facendo una doccia e
concentrandovi sull’intenzione di liberarvi dalle tensioni tramite il
getto d’acqua e immaginando di lavarle via, cosa che in effetti
accadrà grazie anche all’azione assorbente del sale.

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SEGRETO n. 2: fontana di luce e bagni di sale. Lavate via la
pesantezza emotiva con l’acqua e il sale.

Il sale può essere impiegato anche per raccogliere “negatività”


dall’ambiente, mettendone un po’ in una ciotola nelle stanze dove
percepite tensioni e provvedendo poi a eliminarlo disperdendolo o
nello scarico del water, o facendo una buchetta per terra in
giardino e ricoprendola, poiché madre Terra assorbe tutto e poi
ritrasforma.

Fontana di luce
Stesi per terra, in posizione Savasana (vedi il rilassamento yoga
più avanti); teniamo la respirazione libera, lasciamo che l’aria
entri ed esca da sola. Ascoltiamo l’appoggio del nostro corpo,
delle gambe, delle braccia. Facciamo in modo di rilassare il nostro
corpo, a partire dal viso. Scendiamo a rilassare le braccia, poi il
petto, l’addome. Rilassiamo il bacino, la gamba sinistra, poi
quella destra. Adesso torniamo a rilassare il nostro corpo
all’inverso: dai piedi verso la testa. Rilassiamo i piedi, destro e
sinistro, poi le gambe, quella destra… quella sinistra.
Continuiamo a rilassare le cosce, bene il bacino. Rilassiamo

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l’addome, bene il petto. Ascoltiamo l’aria che entra, quella che
esce. Continuiamo a rilassare il petto, si rilassano le braccia…
bene le spalle. Continuiamo a rilassare il collo, il viso,
distendiamo le guance, rilassiamo le labbra, gli occhi, la fronte.

Adesso pensiamo a un colore blu, blu intenso. Pensiamo che si


trasformi in un’onda gigantesca, trasparente, che si trova ai nostri
piedi. Visualizziamola che si alza e si abbassa e ora pensiamo che
quest’onda lentamente cominci a bagnare i nostri piedi e noi
siamo completamente rilassati. Cerchiamo di percepire il fresco
dell’acqua sui nostri piedi, continuiamo a far alzare quest’onda
leggera, trasparente, in modo che immerga i nostri piedi,
facciamola alzare sino ai polpacci, sino alle ginocchia. Le nostre
gambe sono immerse da quest’onda azzurra, percepiamo l’acqua
che ci bagna, aumentiamo l’onda fino al bacino, sino alla vita.
Continuiamo a farla alzare sino al petto, avanza e si ritira… e man
mano ci abbandoniamo al rilassamento e sentiamo sciogliere in
quest’acqua fresca le nostre tensioni. Continuiamo a farla alzare
sino al collo, lasciamo che il nostro corpo venga immerso
completamente dall’acqua e pensiamo che ogni volta che l’onda si
alza fino al collo il nostro corpo viene pulito, purificato. Ogni

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volta che si ritira pensiamo che quest’onda benefica porti via le
nostre tensioni e tutto ciò che ci dà fastidio a livello fisico,
mentale… abbandoniamoci a questo massaggio benefico.

Adesso facciamo alzare l’onda ancora un po’ e lasciamola


superare la nostra testa, pensando che ogni volta che quest’onda
arriva lava la nostra mente, i nostri pensieri, aumentando la nostra
lucidità mentale, la nostra capacità di concentrazione. Adesso
lasciamoci unire a quest’onda e diventiamo un tutt’uno con essa,
come se il nostro corpo non esistesse più e la nostra mente
diventasse parte di quest’onda blu, di questa sensazione di
leggerezza, di fresco.

Abbandoniamo a quest’onda i nostri pensieri, le nostre


preoccupazioni. Lasciamo che l’onda le lavi, le purifichi.
Continuiamo a seguire quest’onda che ci copre la testa e torna ai
piedi e lasciamo all’acqua le cose che ci piacciono meno, i nostri
pensieri, paure. Pensiamo che quest’onda possa lavare purificare
la nostra mente, i nostri pensieri. Ora pensiamo che quest’onda
inizi a ritirarsi e scopra la nostra testa. Si ritira sino al collo, poi
sino all’addome, seguiamo il blu... la trasparenza, la leggerezza.

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Facciamola ritirare sino alle gambe, sino alle caviglie. Sentiamo
la differenza del corpo coperto da quello scoperto, lasciamo che
bagni solo i nostri piedi. Adesso lasciamola scomparire,
ascoltiamo le sensazioni del nostro corpo rigenerato con questo
bagno di colore blu, di energia. Ascoltiamo la nostra testa,
leggera, tranquilla, rilassata come i nostri pensieri.

Adesso portiamo l’attenzione al centro della testa, nel punto


chiamato “fontanella”. Immaginiamo in quel punto un cerchio e
pensiamo che da qui sgorghi dell’energia come luce brillante,
come delle scintille e che formi una cascata di luce fresca e
trasparente bagnandoci sino ai piedi come in una fontana.
Facciamoci avvolgere da questa luce fresca e trasparente sino ai
piedi, in questo bagno di luce.

Continuiamo a far sgorgare questa luce sino a che il nostro corpo


non è completamente coperto da questa luce che scaturisce dalla
nostra testa. Ora pensiamo di mettere un tappo in questo cerchio,
in questa apertura, chiudendola bene. Osserviamo il nostro corpo
fino a che non si spengono tutte le luci che abbiamo creato, questa

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fontana zampillante si ferma. Ora lentamente cerchiamo di
aumentare il respiro. Possiamo aprire gli occhi.

Questa meditazione guidata si avvale dell’elemento Acqua e del


suo apporto energetico, in modo da pulire e lavare via stanchezza
fisica, mentale e rigenerarci. Cerchiamo di percepire la gamma
delle sensazioni, fisiche, visive, sonore… percezioni di benessere
e così via, in modo da allenare all’ascolto la nostra mente e il
nostro corpo e di abituarci a tenere energia e compensare gli
sprechi che facciamo durante il giorno con stress, cattivi pensieri,
tensioni.

L’Acqua è l’elemento primordiale, dal quale si nasce, e dal quale


la Vita si sviluppa, la matrice di ogni essenza fecondata dallo
Spirito. È l’elemento con il quale ci troviamo spesso più a nostro
agio, dato che ci ha “cullato” durante la gestazione, quando il
nostro organismo in essere si sviluppava piano piano, in una sorta
di “sogno” ovattato, al riparo da tutto, ove il mondo esterno ci
arrivava attraverso le “vibrazioni” e le emozioni della mamma.
Quindi l’acqua è il veicolo e il ricettacolo emotivo più immediato,
basti pensare a come ci sentiamo immergendoci nel suo

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abbraccio, nel suo “denso” silenzio che ci riporta a ricordi e
antiche emozioni.

L’Acqua è un grande simbolo materno, (come anche la Terra) e


viene a trovarci nei sogni, a volte per avvisarci di intensità
emotive da attraversare o per rigenerarci, per invitarci
all’esplorazione di noi stessi, chiamandoci negli abissi profondi
dei suoi mari che contengono spesso mostri marini o tesori.

Come prendere energia dall’acqua: acqua cromatizzata


Possiamo ottenere dell’acqua cromatizzata in diversi modi:
scovando delle bottiglie colorate, ovviamente ognuna deve avere
una colorazione di un unico tipo; dipingendo il vetro delle
bottiglie con i colori per vetro cosicché la bottiglia rimanga
trasparente per far penetrare la luce del sole che dovrà “caricare”
l’acqua all’interno; avvolgendo le bottiglie con stoffa colorata
(sempre monocolore), meglio di seta o altra stoffa a trama
leggera, per far sì che la luce passi, oppure sistemando una
bottiglia di vetro bianco, piena di acqua, sopra uno schema
radionico decagonale come quello mostrato qua sotto, che si
chiama Circuito radionico Servranx.

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Questo circuito è uno schema che è stato studiato e osservato nei
suoi effetti, in quanto ha la capacità di “replicare” lo schema
energetico di ciò che viene immesso al suo interno, quindi le
vibrazioni dell’acqua che immetteremo con una bottiglia al suo
interno verranno “ricopiate” a livello energetico dopo qualche ora.

SEGRETO n. 3: acqua lustrale e cromatizzata. Le vibrazioni


sottili dei colori trasmesse all’acqua la caricano di effetti

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diversi a seconda del chakra da armonizzare e dell’effetto che
si desidera ottenere.

La bottiglia deve essere o di vetro colorato o bianca ma senza


etichette. Nel caso avessimo solo bottiglie di vetro incolore, per
ottenere acqua cromatizzata rossa, ad esempio, dobbiamo scrivere
su un bigliettino con inchiostro nero “acqua cromatizzata rossa” e
metterlo dentro il decagono sotto la bottiglia riempita d’acqua, e
lasciarlo in carica per un paio di ore, in modo che la forma d’onda
del decagono “carichi” l’acqua della bottiglia con il colore che
abbiamo scritto nel biglietto.

Se invece abbiamo la bottiglia già colorata, facciamo lo stesso


senza scrivere nessun bigliettino, poiché le vibrazioni del colore,
in questo caso rosso, sono già presenti nel vetro. Lasciamo lo
stesso in carica per un paio di ore.

Per mantenere quest’acqua con le sue vibrazioni si pone qualche


goccia di brandy nella bottiglia. Questo schema viene anche usato
per preparare rimedi omeopatici. Se vogliamo invece caricare

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l’acqua cromatizzata con l’energia solare, poniamo per qualche
ora la bottiglia alla luce del sole, senza decagono ovviamente.

Colori da usare per effetti diversi


 ACQUA ROSSA – per dare energia, forza fisica, resistenza.
 ACQUA AZZURRA – per rilassare la mente, per la
concentrazione, per drenare, per rinfrescare in caso di stress,
per dare benessere in caso di infiammazioni.
 ACQUA VERDE – per rilassamento, distensione, depurarsi.
 ACQUA ARANCIO – come la rossa, dà energia fisica,
mentale.

L’acqua lustrale
Porre un recipiente o una bottiglia di vetro trasparente piena di
acqua piovana alla luce della luna nera (guardare sul calendario:
è la luna nuova) dalle 21,00 alle 24,00 su un davanzale e
ritirandola la notte successiva sempre nella stessa fascia oraria.
Questa invece serve a smagnetizzare oggetti che riteniamo avere
vibrazioni poco benefiche, che hanno la memoria di coloro ai
quali sono appartenuti e a noi non danno buone sensazioni.
Possiamo smagnetizzarli dalle loro energie e ricaricarli con

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l’acqua lustrale. Possiamo anche pulire la casa ogni tanto con
quest’acqua per dare energia neutra e togliere vibrazioni
“negative” o pesanti all’ambiente.

Elemento acqua: emozioni e sessualità


A questo piano o corpo energetico (astrale) secondo lo yoga
corrisponde il mondo emotivo che è molto mobile, più rarefatto
dell’eterico e viene influenzato dai nostri pensieri i quali fanno
insorgere spesso le nostre paure o gioie in una variegata girandola
di alterne sensazioni. Gli yogi da sempre inducono al controllo
del corpo astrale (cioè emotivo) mediante le loro pratiche di
respirazione, con il controllo mentale e anche praticando
un’ascesi spirituale cercando di controllare l’energia sessuale,
difatti il colore arancione delle tonache dei monaci non a caso è il
colore del secondo chakra, proprio per armonizzare la carenza di
energia sessuale data dalla castità.

I monaci tibetani cercano di incanalare questa energia (Kundalini,


l’energia sessuale primordiale che dorme avvolta a spirale attorno
alla base della colonna vertebrale) risvegliandola mediante
pratiche apposite, ardue e complicate, per cercare di farla risalire
attraverso i chakra. La Kundalini risale verso l’alto attraverso di
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questi con un movimento ondeggiante, incrociandosi a spirale
attorno ai chakra, riunendo le due energie principali, maschile e
femminile, che scorrono attraverso le due vie principali di
scorrimento ai lati della colonna vertebrale (Ida e Pingala). Invece
Sushumna è il nome del canale centrale ove scorre la Kundalini
risvegliata che, attivando i chakra a tutti i livelli, dona le Siddhi
(poteri di diversa natura) e fuoriesce poi dal settimo chakra,
Sahasrara, per ricongiungersi con l’energia primordiale.

Gli illuminati sono coloro che hanno sperimentato questo


ricongiungimento spirituale col Divino, il più famoso il Buddha,
Gautama Siddharta. Difatti, se avete occasione di osservare una
foto del Buddha, noterete, sulla sua testa un Naga, o serpente, che
altro non è che l’allegoria del “serpente” Kundalini che è salito al
vertice sul Loto dai mille petali e con la sua energia copre ora lo
yogi e sta a indicare la raggiunta Conoscenza.

Tradizionalmente il Tantra era la via per condurre lo yogi


attraverso un affinamento dell’energia sessuale, mediante pratiche
“alchemiche” complicate.

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Come utilizzare le posizioni Regina di Acqua per armonizzare
Svadhisthana: Shalabasana – locusta
Quest’asana, che ci regala l’elemento Acqua, è collegata
principalmente a reni e apparato urinario, quindi aiuta a drenare e
a tenere in equilibrio questi organi, impedendo anche il
sedimentarsi di scorie che possono poi formare nel tempo
calcoli… massaggiandoli e vitalizzandoli in modo potente.

SEGRETO n. 4: Locusta e Pesce + mantra. Due Asana Regina


che armonizzano l’elemento Acqua e quindi il mondo emotivo
interiore.

Controindicazioni: ernia inguinale o discale.

Variante della Regina: si esegue prima a destra e poi a sinistra.

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Supini: chi ha problemi alle vertebre cervicali tenga la guancia a
terra come nell’immagine, altrimenti mento a terra, viso rivolto in
avanti; braccia allungate lungo i fianchi, gambe stese e allineate.
Mettere un palmo dentro l’altro unendo i pollici e porre le mani
sotto l’inguine a contatto col pavimento, si inspira, quando si
trattiene il respiro, si solleva il piede sinistro, piegando il
ginocchio e si porta l’altra gamba sollevata in alto in appoggio sul
piede sinistro, quindi il piede sinistro sorregge il ginocchio o la
coscia destra, come qua in alto. Continuiamo la respirazione,
espirando… e facciamo qualche altra respirazione completa:
inspirazione, apnea, espirazione. Eseguire dall’altro lato.

La Locusta Regina si esegue dopo questa, che è di preparazione,


nel seguente modo: supini, mani a conchiglia unite sotto l’inguine
a contatto col pavimento, gambe dritte e tese, piedi uniti, mento a
terra, testa rivolta di fronte. Si inspira e quando si trattiene l’aria,
facendo forza sulle braccia e mani, ci si solleva con le gambe
unite verso l’alto, tese e mantenendole sollevate si canta il mantra
«Vaaaaaaammmmm», si espira si e scende lentamente a terra. Si
riposa e si riparte con la prossima respirazione e il mantra. Così
fino a che ce la facciamo.

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Matshyasana – il Pesce
Quest’altra asana, sempre di Acqua, ha i benefici sugli stessi
organi della Locusta, facilita la respirazione toracica e clavicolare,
è una delle poche posizioni che possono essere eseguite dopo
mangiato poiché facilita la digestione, tonifica la regione lombo-
sacrale, genitale e sistema nervoso. La posizione delle gambe
tonifica e favorisce la circolazione sanguigna in tutto l’apparato
digerente, vengono così stimolati pancreas, fegato, stomaco e
intestini. Aumenta la circolazione pelvica.

ESECUZIONE
La Regina si esegue in Loto, vale a dire con le gambe incrociate e
i piedi sulle cosce, ma i principianti possono eseguirla
semplicemente con le gambe incrociate, tenendo i piedi ognuno
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con la mano opposta. Seduti, si incrociano le caviglie, si inspira,
quando si trattiene, si scende lentamente all’indietro appoggiando
prima un gomito e poi l’altro a terra, e rovesciando la testa
all’indietro mentre si inarca il collo. Si appoggia la sommità della
testa a terra rimanendo con dorso sollevato dal pavimento, e in
appoggio sui gomiti, si afferrano i piedi, ognuno con la mano
opposta, si apre il petto e si espira, vocalizzando il mantra.
«Vaaaaaaammmmm». Così per qualche respirazione.

Una versione facilitata consiste nel tenere le gambe unite e distese


allungate di fronte a noi; quindi seduti, gambe allungate, si
inspira, si arcua la schiena all’indietro, si appoggiano i gomiti a
terra e si rovescia la testa appoggiandola sul pavimento, mani
sulle cosce in appoggio e si continua la respirazione.

Controindicazioni: in artrosi cervicale e lombare, labirintite. In


questi casi eseguire la posizione Ardha Salabasana.

Come sboccare il diaframma e liberare le emozioni


Prana (soffio, respiro) Ayama (lungo), quindi allungamento del
respiro, del soffio vitale: sono molte tecniche respiratorie di cui

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gli yogi si servono per rivitalizzare il proprio corpo energetico,
purificarsi e ottenere diversi benefici per scopi svariati. Il prana è
energia sottile e intelligente, può essere paragonata al magnetismo
o all’elettricità ma non è nessuna di queste cose. Il prana è vitalità
pura, la vita stessa, la differenza tra sostanza vivente e non
vivente dipende dalla quantità di prana in essa contenuta; a
maggiori quantità di prana corrispondono sempre una vitalità e
indipendenza maggiori.

Un importante concetto conseguente alla teoria della relatività di


Einstein è l’affermazione che materia ed energia sono
intercambiabili. La massa non è altro che una forma di energia e
la materia non è che energia rallentata, cristallizzata. I nostri corpi
sono energia. I fisici, a partire dagli anni ’20 hanno iniziato a
“perlustrare” la strana realtà del mondo subatomico, definendo
l’unità di energia “quantum” (fisica quantistica).

Queste particelle hanno dimostrato che la materia è mutevole,


poiché esse possono trasformarsi in altre particelle, oppure
possono formarsi a partire dall’energia e scomparire nell’energia.
Il prana dunque è una sostanza sottile, organizzata a livello

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subatomico, con intelligenza propria, strettamente collegata al
pensiero e alle emozioni. Se vi interessa approfondire l’argomento
potete dare un’occhiata alla teoria dei Campi morfici di Sheldrake
sui siti internet o ai link della fisica quantistica o leggervi Il tao
della fisica di Capra. L’uomo ha la possibilità di aumentare la
quantità di prana nel suo corpo e può farlo soprattutto con la
respirazione e l’assorbimento mentale, le due cose non sono
separabili, poiché il ritmo del respiro e quello della mente sono
strettamente collegati, per cui Pranayama significa anche
«assorbimento volontario del prana tramite tecniche di
respirazione con l’aiuto e in armonia con la mente».

Secondo Patanjali, il Pranayama consiste nell’interruzione del


processo di inspirazione ed espirazione; infatti, scopo di questa
disciplina non è solo quello di aumentare la quantità di prana
all’interno del corpo, ma anche e soprattutto di concentrarlo nello
Sushumna, il Nadi centrale che percorre all’interno la colonna
vertebrale, e ciò si attua sospendendo sia l’inspirazione che
l’espirazione (apnea a vuoto e a pieno) con apposite tecniche e
tempi. Dunque una respirazione scorretta porta a una attività
mentale non equilibrata, dato che le due cose sono collegate. Basti

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pensare agli attacchi di panico, in cui ritmo respiratorio è alterato,
o agli eccessi emotivi, in cui il respiro si altera o si blocca. Per
uno yogin le due principali funzioni di una corretta respirazione
sono: avere più ossigeno veicolato nel sangue e quindi nel
cervello e controllare il Prana, per arrivare a controllare la mente.
Il Pranayama aiuta a mantenerci in uno stato di benessere.

La respirazione si può scomporre in tre fasi: addominale o


diaframmatica, intercostale e clavicolare. La respirazione yogica
completa include le tre fasi, a partire dalla inspirazione che
veicola aria nel lobo inferiore del polmone (respirazione
diaframmatica) per poi salire a riempire successivamente, gli
alveoli polmonari in totale.

La maggioranza delle persone ha dimenticato come si respira; se


osserviamo i bambini piccoli, i neonati e gi animali, notiamo che
adottano una naturale respirazione diaframmatica, cioè respirano
“di pancia”. Il respiro, opportunamente impiegato, può purificare,
rettificare e pulire l’interno del nostro corpo. Per rieducare la
respirazione occorre escludere la bocca dal processo respiratorio e

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coinvolgere con una profonda respirazione i muscoli preposti a
essa, tra i quali il diaframma.

SEGRETO n. 5: Pranayama quadrato. Impariamo a gestire


emozioni, pensieri e prana attraverso il respiro.

Quando espiriamo l’addome si contrae, il diaframma (che è un


muscolo piatto situato tra cassa toracica e intestino) sale verso
l’alto e massaggia lentamente il cuore. Nel suo risalire crea una
“depressione” ove l’intestino risale grazie all’aiuto dei muscoli
addominali. Quando inspiriamo l’addome si espande e il
diaframma scende verso il basso, massaggiando e tonificando gli
organi che lo compongono, che vengono irrorati di sangue e
nuovo ossigeno e che subiscono un efficace effetto detossinante.
Il segreto della respirazione sta nell’espirazione, poiché tanto
maggiore sarà l’aria espulsa, tanto più aria fresca potrà entrare nei
polmoni e sarà più facile l’esercizio respiratorio.

Pranayama quadrato
In questo Pranayama le fasi della respirazione, che sono quattro,
hanno la stessa durata. Il “ritmo” è di importanza fondamentale in

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tutti gli esercizi di Pranayama. Per assicurare il ritmo, il mezzo
più semplice consiste nel contare mentalmente, per esempio fino a
quattro per l’inspirazione, quattro nel trattenere il respiro, quattro
nell’espirare e quattro in apnea a vuoto. Il numero dipende dalle
capacità respiratorie individuali, ma al di sotto di quattro il
Pranayama non avrebbe senso. La durata è corretta se possiamo
proseguire il Pranayama indefinitamente senza stanchezza.

Poiché il Pranayama perde gran parte del suo valore quando la


mente non è concentrata, occorre evitarlo, lasciando che la
respirazione divenga meccanica. Questo tipo di Pranayama allena
i polmoni a ritenzioni progressive, quindi senza pericoli; dal
punto di vista pranico equilibra e distribuisce automaticamente il
prana nel corpo denso e in quello eterico grazie alle 72000 nadi
che compongono il corpo energetico.

È necessario per gli yogi tonificare o disperdere il prana laddove


questo non è in equilibrio; il Pranayama immette prana di polo
positivo e negativo, tramite le nadi principali Ida e Pingala, solare
e lunare, quindi si convoglia energia e dato che l’energia conduce
il sangue e lo anima, vi è di solito una irrorazione sanguigna più

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energica, più vitalità e maggior tono nei tessuti. Disperdere
significa invece sparpagliare un ammasso di energia concentrata
in un punto del corpo, farla passare nella parte opposta, attenuare
l’eccesso di vitalità e sangue creatosi, decongestionare i tessuti,
togliere il dolore. Inoltre calma il sistema nervoso, tonifica quello
circolatorio e acquieta i sensi. Man mano che i sensi si calmano,
la mente si libera e diventa un mezzo adatto alla concentrazione.
Il Pranayama tenta di armonizzare il respiro individuale a quello
cosmico. Quando il respiro è sotto controllo, il cuore è in pace. La
mente (Chitta) è legata al respiro e al desiderio; essa si muove
nella direzione di quello dei due che è più potente. Se prevale il
respiro, si controllano i sensi e il desiderio, la mente si calma;
viceversa se prevale il desiderio, il respiro diventa disordinato e
la mente si agita e si turba. Perciò praticando il Pranayama
avremo benefici fisici e mentali e ci alleneremo anche per la
meditazione.

ESECUZIONE
Da sdraiati o seduti in semi-loto, allungati sul pavimento, (chi ha
dolore alla zona lombare, gambe piegate). Appoggiare una mano
sull’addome sotto l’ombelico; iniziare svuotando lentamente la

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pancia, contraendo i muscoli addominali, richiamandoli verso il
pavimento, trattenere brevemente l’aria, poi inspirare e notare che
la mano sulla pancia si solleva da sola, poiché la pancia si gonfia
come un palloncino mentre inspirate. Fermare l’inspirazione
brevemente, ora di nuovo, espirare richiamando gi addominali
verso il basso e contraendoli, la mano si abbassa, il respiro
fuoriesce, trattenere di nuovo l’aria per pochi secondi, di nuovo
inspirare e notare che la pancia si solleva e si gonfia da sola.

Come avete notato è l’espirazione che controlla l’esercizio poiché


controllando l’espirazione, il resto avviene naturalmente da solo!

Adesso pranayama quadrato:


 espirare contando fino a 4;
 rimanere a vuoto contando fino a 4;
 inspirare contando fino a 4;
 trattenere l’aria contando fino a 4;
 espirare contando fino a 4…..e così via;
 ricominciare il ciclo fino a quando si vuole.
Provate anche da seduti e in ginocchio e fatelo pure anche durante
le asana che vi ho spiegato fin qui. Fra i molti benefici del

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Pranayama quadrato io personalmente ho risolto i miei problemi
di colon irritabile che mi portavo appresso da anni e anni, con mia
grande sorpresa e gioia! Per non parlare di tutti gli esercizi
energetici che hanno base respiratoria e che servono a togliere il
dolore e di cui ho usufruito. Pensate che tra le altre innumerevoli
cose ho combattuto la paura del dentista e delle infiltrazioni di
cortisone nei piedi con il pranayama quadrato, tanto che i medici
mi chiedevano se stessi bene, perché ero ferma e rilassata mentre
tutti quelli che avevano fatto le infiltrazioni scappavano e si
agitavano! E io non avevo sentito praticamente niente!

Ad esempio, utilizzatelo per il mal di testa, mettendovi nella


posizione del Gatto: carponi, a quattro zampe, si inspira, quando
si trattiene si tendono i gomiti e si spingono le mani verso terra,
mentre si arrotonda la schiena in una gobba, spingendo verso
l’alto e abbassando il mento verso il petto, rimanere in posizione
ed espirare, rimanere a vuoto, riprendere la respirazione in quattro
tempi per qualche ciclo e poi riabbassare la schiena e tirare su la
testa. Quest’asana serve a decontrarre i muscoli del trapezio e
delle spalle, allentando le tensioni e le congestioni in quel punto,
causa spesso di mal di testa. Se invece il mal di testa è di altra

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natura occorre capire se per motivi di digestione o altro e adottare
un’altra posizione con la respirazione Pranayama.

Gatto Semi-loto

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RIEPILOGO DEL CAPITOLO 2:
 SEGRETO n. 1: secondo chakra – Svadisthana - l’Acqua. La
nascita, il mondo emotivo. Gestire le emozioni.
 SEGRETO n. 2: fontana di luce e bagni di sale. Lavate via la
pesantezza emotiva con l’acqua e il sale.
 SEGRETO n. 3: acqua lustrale e cromatizzata. Le vibrazioni
sottili dei colori trasmesse all’acqua la caricano di effetti
diversi a seconda del chakra da armonizzare e dell’effetto che
si desidera ottenere.
 SEGRETO n. 4: Locusta e Pesce + mantra. Due Asana Regina
che armonizzano l’elemento Acqua e quindi il mondo emotivo
interiore.
 SEGRETO n. 5: Pranayama quadrato. Impariamo a gestire
emozioni, pensieri e prana attraverso il respiro.

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CHAKRA N. 3:
Conoscere e usare il potere personale

Armonizzare l’elemento Fuoco e il corpo fisico

Il terzo chakra è correlato all’elemento Fuoco (Agni, divinità


Indù); è localizzato tra il plesso solare e l’ombelico. Questa zona
è interessante e importante, in quanto viene associato a questo
centro nodale il passaggio di tutte le nadi del corpo energetico. In
effetti nella medicina occidentale è collegato al plesso solare,
gastrico, che a sua volta si collega al sistema nervoso centrale,
sede quindi delle emozioni, associato al respiro, alla digestione, al
metabolismo.
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Il Fuoco è qui combustione, metabolizza a livello fisico con la
digestione gli elementi dei nutrienti assimilati con il cibo, ma
anche la combustione delle nostre emozioni. Manipura è definito
anche chakra solare, poiché metabolizza l’energia cosmica
proveniente dal sole, il prana che qua viene poi utilizzato oltre che
per la digestione e le funzioni associate agli organi cui esso
presiede (pancreas e gli organi della digestione), anche a
immagazzinare la forza, difatti esso entra in gioco quando il
nostro corpo energetico si difende, allorché scattano le difese
mentali dovute a un allarme esterno, ma ne parleremo in seguito.

Secondo la disciplina yoga quando è scompensato, bloccato, iper


o ipofunzionante, dà luogo, se non equilibrato, a problemi
digestivi, ulcere, allergie, malfunzionamenti del fegato come
calcolosi, diabete, epatite e così via.

Il colore associato a Manipura, la Gemma Lucente, è il giallo. A


livello psicologico infonde sicurezza, autostima, fiducia, forza,
potere personale, gioia, passione oppure frustrazione, collera,
rabbia, e così via. Il suo verbo è: Io posso. È associato alla vista,
agli occhi. In effetti il suo potere si collega allo sguardo, e pure

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alla vista eterica, sottile. Dal primo chakra Muladhara la forza e la
stabilità della terra, passando e incontrando il desiderio e la
mobilità dell’acqua con le sue emozioni, arriva a Muladhara e
crea energia, forza, il movimento, l’input che genera potere, il
potere di fare le cose, di attuarle con fermezza con volontà, con
l’intento. La volontà ferma, o intento, è la chiave che apre il
mondo della realizzazione.

SEGRETO n. 1: terzo chakra – Manipura. Vitalità e intento.


Controllare la Forza e affermare l’Intento.

Pensateci: quante volte i nostri propositi, desideri, sogni, iniziano


debolmente a farsi strada in noi e poi si scontrano con le difficoltà
iniziali, i dinieghi e i sorrisini di chi ci sta intorno a cui magari
abbiamo raccontato i nostri propositi, oppure lo sguardo di
riprovazione (per collegarci al potere che si fa strada attraverso la
vista), o chissà cos’altro che ci ha fatto desistere ancor prima di
partire? Grazie alla volontà di Manipura riusciamo a scrollarci di
dosso gli schemi precostituiti da noi stessi o dagli altri, o da virus
esterni installati chissà quando e come, riusciamo a imporre la
volontà con noi stessi, le nostre paure, reticenze e a farci varco in

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modo da bruciare le scorie che ci impediscono di avanzare
liberamente per la nostra strada, quale che sia.

È la volontà che ci spinge ad affrontare il nuovo e ad abbattere gli


ostacoli come soldati, armati dello scudo della lealtà, della forza,
magari per aiutare qualcuno al di fuori di noi in uno slancio di
altruismo, chiamando in gioco quindi dei valori di tipo diverso al
di là di quelli semplicemente personali.

Pensate al cammino del guerriero o all’iniziazione del soldato,


nella Cresima, che abbiamo avuto tutti dopo la Comunione,
impartita dal Vescovo e che richiama, a mio parere, proprio
questo: avere il coraggio di affrontare le lotte che nella vita
inevitabilmente si presentano. Più avanti torneremo su questo
concetto di guerriero. Sapere che affrontiamo un cambiamento,
che ci mettiamo in gioco per affrontare un determinato scopo, che
sapremo raggiungerà il successo, è determinato dal fuoco di
Manipura. La forza incrollabile dell’intento per vincere senza
ombra di dubbio, evitando di dubitare sul raggiungimento
dell’esito della nostra azione. Le operazioni “magiche” si basano
su questo intento.

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Se controlliamo questo chakra quando abbiamo paura o sentiamo
che non possiamo fare o ottenere quello che vogliamo, lo
svuotiamo della sua energia e solitamente cerchiamo energia
pronta per ricaricarci, tipo zuccheri semplici, ma consiglierei i
carboidrati, perché lo rivitalizzano senza danneggiarlo. In questi
casi blocchiamo il nostro potere personale e diventiamo rigidi,
chiusi, ritraiamo la nostra energia e ci “scudiamo”.

Questo controllo richiede energia che prendiamo dalla nostra aura


e questo ci isola da quello che abbiamo intorno, che sia positivo o
negativo. Se ciò si protrae ci stanchiamo, mentre noi abbiamo
bisogno di aprirci e di non protrarre a lungo questa situazione
nevrotica e stressante di frustrazione.

Cerchiamo di darci spazio, anche per quanto riguarda gli errori


che possiamo fare, cerchiamo di essere un po’ più indulgenti
anche verso quelle cose che di noi ci piacciono meno, evitando di
puntare il dito e di essere i primi nemici di noi stessi. Un buon
esercizio può essere quello di alimentare il nostro fuoco, o potere
personale, evitando di consegnarci agli altri e
responsabilizzandoci in prima persona di ciò che avviene attorno

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a noi, quindi interrompere il ciclo negativo della
autocommiserazione.

ESERCIZIO
Ascoltate, quando interagite con qualcosa o qualcuno o con
l’ambiente attorno a voi, le sensazioni fisiche di questo chakra. Lo
potete localizzare circa quattro dita sopra l’ombelico, alla
cosiddetta “bocca dello stomaco”. Chiedetevi, a seconda delle
circostanze: «Come sto?» e ascoltate risposta in questo punto. Se
non avvertite niente di strano, come pesantezza, un movimento, o
altro, allora tutto bene, altrimenti utilizzate le difese di cui
disponete che spiegherò più avanti; insomma fatevi uno scudo
energetico. Intanto alleniamoci a superare l’inerzia, ad affrontare
le cose che ci piacciono meno e che dobbiamo fare, pensando che
non è che le dobbiamo fare, ma scegliamo di farle, per motivi
diversi.

Questo man mano porterà sempre più energia e consapevolezza a


Manipura. Don Juan insegnava a Castaneda a potenziare l’uso del
potere personale, per non disperdere l’energia che questo chakra
accumula, evitando di farla consumare da eventi inattesi che

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altrimenti ce la risucchierebbero tutta, con uno stratagemma: fare
volontariamente uno sforzo che non ci occorre e che non è
richiesto e che ci comporta impegno.

Che significa? Significa esattamente quello che ho detto: fare


qualcosa di faticoso che non ci occorre affatto e farlo di
proposito, volontariamente!!

Esempi:
 alternare la mano con la quale abitualmente mangiamo, o ci
laviamo o teniamo il giornale ecc.;
 prendere il dizionario e studiarci una pagina al giorno o due;
 studiare una lingua straniera completamente nuova per noi, non
ripassarne una che avevamo già studiato.

Insomma, catalizzare e focalizzare tutta la nostra attenzione,


(perché questo si ottiene facendo ciò) per aumentare il nostro
potere personale, immagazzinare il serbatoio energetico che è
Manipura e abituarci a non disperdere via la nostra energia con
elucubrazioni teoriche, bensì impegnarci nel fare e nell’attenzione
e nel gestire la nostra volontà. La volontà viene allenata come un

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qualsiasi muscolo, e vedrete che man mano sarete sempre più
coscienti di voi stessi e dell’impiego della vostra forza, non vi
riterrete più in balia di chicchessia o di chissà cosa perché siete
voi i motori della vostra vita. Impiegate la vostra energia fisica e
mentale per fare esattamente ciò che volete, adesso, (in accordo
con il fatto di non nuocere a nessuno) e sviluppate la disciplina
per farlo anche se vi sembra faticoso.

Pensate a quando avete scelto deliberatamente di fare qualcosa e


lo avete voluto fermamente, ottenendo un successo e con esso la
gioia. Come vi siete sentiti? Forti, non è vero? Onnipotenti,
magici! Perché lo siete, ma poi ve ne siete dimenticati. Ebbene
tornate a esserlo, allenando il vostro intento!

Come ottenere più energia per affrontare gli impegni


quotidiani
Abbiamo detto che i principali canali di scorrimento del prana, nel
corpo energetico, sono principalmente tre.
 Sushumna che è il canale centrale (nadi) a livello della
colonna vertebrale.

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 Ida, che è il canale lunare situato nel lato sinistro del corpo, e
che partendo dalla base di Muladhara, risale e incrocia i chakra
scambiandosi con Pingala e correndo lungo lo Sushumna.
 Pingala, che è il canale solare, situato nel lato destro del corpo
e incrocia i chakra scambiandosi con Ida.

Entrambe le due nadi terminano ognuna nella corrispettiva narice,


e sono preposte allo scorrimento dell’energia femminile, lunare,
passiva che presiede all’emisfero destro e allo scorrimento
dell’energia maschile, solare, attiva che presiede all’emisfero
sinistro.

Bilanciare lo scorrimento delle due energie è importante, perché


armonizza gli emisferi cerebrali e le loro funzioni a livello fisico
ed energetico; polarizzare uno o l’altro attivando Ida o Pingala
serve ad apportare energia di tipo diverso a seconda di ciò che si
vuole ottenere.

SEGRETO n. 2: respirazione solare – Surya Shodana


Pranayama. Applicare questa tecnica quando occorre un
surplus di energia.

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La respirazione solare attiva Pingala e la sua energia, attivando
anche l’emisfero corrispondente, quindi aumenta la razionalità, le
attività legate all’emisfero sinistro, le onde cerebrali delta, la
logica e il ragionamento, l’apporto di sangue, sveglia il
metabolismo, attiva le funzioni del sistema simpatico, l’apporto
sanguigno ai muscoli, innalza la pressione, la respirazione e così
via. Ciò aiuta a svegliare il corpo e ad attivarlo se ci sentiamo
“stanchi” con il motore in rodaggio, che stenta a partire. Serve
anche per scaldare il corpo.

Al contrario stimolare Ida comporta uno stimolo al sistema


nervoso parasimpatico e rallenta metabolismo, onde cerebrali
(alpha), rilassa, aiuta e facilita la concentrazione, il rilassamento,
gli stati meditativi, alza la soglia del dolore e così via. Questo
aiuta come si può facilmente dedurre ad allontanare tensioni
nervose e mentali, ad addormentarci e così via.

Respirazione solare – Surya Shodana Pranayama


Mettetevi seduti con la schiena dritta (qui è importante) per
allineare i chakra, piegate il braccio destro, mettendo le dita delle
mani in Mudra: piegare l’anulare e il mignolo della mano destra,

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mantenendo tesi il pollice, l’indice e il medio (questi due uniti),
appoggiare la base di indice e medio sulla punta del naso,
coprendolo con il resto delle dita che appoggiate sull’Ajna chakra,
(tra gli occhi), appoggiare poi il pollice sulla guancia destra e le
dita piegate dall’altro lato sulla guancia sinistra. Occhi chiusi, per
concentrarsi meglio:
 chiudere col mignolo e anulare piegati la narice sinistra e
inspirare dalla narice destra;
 trattenere brevemente il respiro;
 chiudere col pollice la narice destra ed espirare dalla narice
sinistra sollevando le dita che la chiudevano, di nuovo,
chiudere la narice sinistra ed inspirare dalla narice destra;
 trattenere l’aria, mantenendo chiusa la narice destra col pollice,
espirare dalla narice sinistra;
 continuare la respirazione inspirando dalla narice destra ed
espirando dalla sinistra per circa cinque minuti.

Il ritmo della respirazione con i tempi può essere: inspirare quanto


si può, lentamente e profondamente, trattenere da 3 a 8 secondi ed
espirare lentamente. Adesso un’altra respirazione nella
posizione del Gatto, che serve a svegliare Agni, Fuoco gastrico e

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stimola la digestione; può anche essere fatta dopo mangiato a
stomaco pieno.

In ginocchio, a quattro zampe, mani appoggiate a terra, allineate


con le spalle, vale a dire mani sotto la linea delle spalle, non
spostate in avanti, ginocchia divaricate quanto le anche: espirare,
contraendo gli addominali come nel Pranayama per richiamare
l’addome verso la colonna vertebrale; rimanere in apnea a vuoto,
scuotendo l’addome, rilasciando la pancia e richiamandola verso
la colonna vertebrale senza prendere aria, quante volte si riesce.

Poi inspirare e rilassare la pancia, trattenere brevemente l’aria,


espirare contraendo gli addominali per richiamare l’addome verso
la colonna vertebrale e quando si è in apnea rilasciare
velocemente la pancia e richiamarla alternativamente in una sorta
di scuotimento. Espirare e rilassare l’addome. All’inizio sarà
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difficile e faticoso e più di due o tre volte magari non riusciremo,
perché non siamo abituati, ma questo gioverà molto al nostro
addome, lo mobiliterà e lo massaggerà, aumenterà la peristalsi, lo
svuotamento gastrico, favorendo la digestione e migliorando
tensioni, coliti e così via.

Un’altra asana che gioverà molto ai vostri intestini che vi


ringrazieranno è: Matsyendrasana

ESECUZIONE
Seduti, gambe allungate, schiena dritta; piegare la gamba sinistra
al ginocchio, portare il piede al di sopra del ginocchio destro
appoggiandolo all’esterno sul pavimento. Piegare il ginocchio
della gamba destra, portando il piede di lato vicino al bacino,
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come in figura. Inspirare e ruotare il busto a partire dalla spalla
verso la coscia sollevata, portando il braccio al di sopra del
ginocchio, afferrare il collo del piede o se si arriva l’incavo della
pianta del piede. L’altro braccio contemporaneamente si piega al
gomito e si porta dietro la schiena oppure in appoggio e aiuta
nella torsione facendo presa sul pavimento. La testa ruota verso
sinistra e si guarda dietro oltre la spalla, proseguire la respirazione
in Pranayama quadrato.

È preferibile iniziare l’esercizio dal lato destro, per seguire la


peristalsi. Secondo lo yoga quest’asana è fondamentale per aiutare
i processi digestivi, per aumentare la peristalsi, per massaggiare
profondamente l’addome e gli organi in esso contenuti, per
massaggiare dorsali e lombari e tonificare la colonna vertebrale.
Previene e aiuta in caso di coliti e stipsi.

Come armonizzare le carenze energetiche


I cibi a livello energetico appartengono al Fuoco, all’Aria,
all’Acqua e alla Terra. Ve ne sono misti, che inglobano due
elementi, tipo Terra-Aria ecc. Ognuno di noi è figlio a livello
energetico di due elementi dovuti all’elemento del segno

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zodiacale e a quello dell’ascendente. Quindi per il 75%
apportiamo i due elementi dati da questi, per il restante 25%
siamo carenti. Esempio: io che sono sagittario ascendente
acquario apporto l’elemento Fuoco dato dal segno per il 50%, e
l’elemento Aria dato dall’ascendente per il 25%, il restante 25%
indica la carenza dei due elementi mancanti, nel mio caso Terra-
Acqua. Normalmente, quando sarò in eccesso di energia, nel mio
caso sarà un eccesso di Fuoco, che si presenterà con stati
infiammatori o con problemi di circolazione periferica. In tal caso
dovrò riequilibrare a livello energetico l’eccesso drenando il
Fuoco con l’elemento opposto al Fuoco, cioè l’elemento di
controllo, che per il fuoco è l’Acqua.

SEGRETO n. 3: il cibo e i quattro elementi. Attingere agli


elementi tramite il cibo per armonizzare, donare forza a
corpo e mente, e sciogliere eccessi per mantenere il benessere.

Secondo la medicina energetica cinese e i principi


dell’agopuntura:
l’aria alimenta il fuoco
il fuoco alimenta la terra (cenere)

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la terra alimenta l’acqua (assorbe e cede)
l’acqua alimenta l’aria (evaporazione)

FUOCO

ARIA TERRA
ACQUA

Ciclo di controllo degli elementi


l’aria controlla l’acqua (il vento sposta l’acqua)
l’acqua controlla il fuoco (perché lo spegne)
il fuoco controlla la terra (perché il fuoco del vulcano la
modella )
la terra controlla l’acqua (i laghi, i fiumi, i mari)
la terra controlla l’aria (perché le montagne deviano le
correnti di aria)

FUOCO
ARIA TERRA
ACQUA

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Quando siamo in eccesso energetico, occorre drenare. Quando
siamo in carenza energetica occorre immettere energia.

Carenze: stanchezza, ipotensione, apatia ecc.


Eccessi: nervosismo, irascibilità, tachicardie, infiammazioni,
ipertensioni, coliti ecc.

Per le carenze energetiche dei segni di aria


Immettere l’elemento Aria, quindi solo frutta (tutta) per 3 giorni,
in modo da aumentare l’energia fisica se non abbiamo particolari
problemi; invece per riequilibrare in caso di disturbi da carenza,
attingere all’elemento opposto, la terra per aumentare l’energia
(vedi cibi di terra).
Per gli eccessi di energia
Di solito i segni di Aria normalmente somatizzano l’eccesso
energetico a livello mentale, con stress, pensieri, tante idee che
non riescono a gestire; quindi devono cibarsi degli alimenti di
Terra per drenare l’eccesso e tenere ferma la mente.

Quindi per tre giorni: pasta, pane, cereali, legumi.

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Per le carenze energetiche dei segni di terra
Immettere l’elemento terra con solo cibi di terra (pasta, cereali) e
olio di oliva per 3 giorni per aumentare l’energia fisica se non
abbiamo particolari problemi. Bere solo acqua. Invece attingere
all’alimento opposto se siamo in carenza energetica che ci dà
disturbi, cibandosi di alimenti di Fuoco per tre giorni (vedi cibi
di Fuoco).
Per gli eccessi di energia
I segni di Terra presentano l’eccesso di energia a livello
dell’addome (fegato, colite, stipsi ecc.) quindi occorre drenare con
cibi di Aria, perciò tre giorni di frutta.

Per le carenze energetiche dei segni di fuoco


Immettere l’elemento fuoco con carne, prosciutto, pomodori,
barbabietole, cibi rossi. Per aumentare un poco la forza, oppure
attingere all’elemento opposto, se ci troviamo in carenza,
cibandosi di soli cibi di Terra per tre giorni (vedi cibi di
Terra).
Per gli eccessi di energia
I segni di fuoco accumulano l’eccesso nelle gambe, nei piedi,
come gonfiori, infiammazioni ecc., allora si ciberanno di alimenti

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di Acqua per drenare l’eccesso. Quindi tisane, liquidi, verdure
molto acquose, per sgonfiare e ridurre le infiammazioni e i
gonfiori, oppure cibarsi per 3 giorni di alimenti verdi. Niente tè,
né caffè. solo cibi di colore verde.

Per le carenze energetiche dei segni di acqua


Immettere pesce, liquidi, tisane cibi che contengono un’alta
percentuale di acqua come zucchine, finocchi, passati di verdura e
yogurt e latte e frutta come susine, uva. Oppure attingere
all’elemento opposto, l’Aria (vedi schema).
Per gli eccessi di energia
Questi accumulano l’eccesso nel viso, nelle mani, presentando
palpebre gonfie, con gonfiori diffusi, ritenzione idrica, cellulite.
Per drenare l’energia in eccesso si ciberanno con l’elemento
Fuoco. Quindi per tre giorni, cibi rossi.

Ogni segno, quando vuole aumentare un po’ di energia fisica e


mentale, può attingere dai cibi del proprio elemento, mentre se si
trova in carenza, che si manifesta con stanchezza, apatia,
svogliatezza, pesantezza a livello delle gambe, si può riequilibrare
attingendo ai cibi del segno opposto, per aumentare l’energia che

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gli manca. Se invece ci si trova in eccesso energetico, che si
manifesta con infiammazioni, nervosismo, ipertensione e così via,
è possibile drenare l’eccesso, attingendo all’elemento opposto per
drenare via il proprio elemento e attenuare così i sintomi
scaricando l’energia. I segni di Fuoco non hanno quasi mai
carenze, ma anzi devono cercare di tenere a bada l’eccesso di
fuoco.

Cibi di fuoco
Carne, prosciutto, cibi rossi come pomodori, barbabietole,
peperoni, uova ecc.
Cibi di terra
Cereali, pasta, pane, patate, cipolle, carote, legumi.
Cibi di aria
Frutta.
Cibi di acqua
Pesce, zucchine, finocchi, verdure acquose, tisane.

***RICORDATE: per tre giorni solo i cibi dell’elemento


senza mischiare con altro (no tè e caffè).

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Per mia esperienza personale devo dire che ho sofferto per anni di
colite dovuta a tensioni emotive, che ho risolto da quando ho
iniziato a fare Pranayama e a riequilibrarmi a livello energetico;
poi ognuno di voi metterà in pratica i consigli affidati per
prevenire e migliorare gli stati che non sono in equilibrio e
sceglierà le cose che funzionano meglio per sé. Ovviamente
equilibrare con le asana, le respirazioni, il rilassamento e la
meditazione il proprio stato fisico e mentale serve poi a tarare
quegli squilibri fisici ed energetici che ci portiamo dietro e che
magari non ci danno vere e proprie malattie ma ci danneggiano
nel nostro vivere quotidiano.

Le lotte per il Potere: come riconoscerle e cosa fare


Il nostro corpo energetico è un campo di forza ed è da
considerarsi come una calamita per le forme che vibrano allo
stesso livello, poiché le energie, come forme pensiero, o
elementari o di altra natura che sono presenti nel cosmo, vengono
attirati dalla medesima vibrazione!

La risonanza è una legge energetica. I chakra sono preposti


all’assorbimento delle energie dell’ambiente a ogni livello, le

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raccolgono smistandole e metabolizzandole ai centri preposti che
le utilizzano per scopi diversi e disperdono nell’ambiente,
facendole fuoriuscire, le energie congeste e malate. I chakra
principali sono autonomi, mentre quelli secondari, che in questo
manuale non ho menzionato, dipendono da quelli principali, e
possiedono molte funzioni di controllo.

Il chakra è formato da una radice, che è la parte più interna, il


cervello del chakra e approssimativamente si situa in
corrispondenza della colonna vertebrale, a livello energetico del
canale di scorrimento centrale Shusumna. Ogni chakra si avvale
di proprio un campo energetico per trasformare le energie e
convogliarle agli organi e al corpo. (Vi consiglio se volete
approfondire Fisiologia Sottile di Roberto Zamperini ed.
Macroedizioni). Come anch’egli riporta:
 le congestioni sottili possono derivare da faglie, acque
sotterranee, e sono di tipo naturale;
 possono derivare da apparecchi elettromagnetici, come
cellulari, radar, macchinari per le radiografie, forni a
microonde e così via;

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 possono avere origine biologica come elementi che derivano
dalle sale operatorie, fognature, virus ecc.;
 possono avere origine psichica come le forme-pensiero
negative delle persone vicine o lontane e di ordine collettivo,
come le energie ambientali specie negli ambienti chiusi e
affollati.

Scudo verde
Il nostro corpo energetico sa in genere quando c’è uno stato di
allarme per cui difendersi da questa sorta di vibrazioni, questo
stato è dato dalla mente che, in all’erta, invia inconsciamente il
segnale per la difesa; anche se non ve ne rendete conto tutti sapete
come difendervi e se poteste vedervi a livello sottile, capireste
come funziona il processo. Comunque non sempre le difese
scattano, perché spesso noi non le cogliamo, specie riguardo
quelle non mirate ma ambientali.

Ad esempio vi sarà successo di sicuro di andare in un grande


centro commerciale o in un altro posto affollato, e dopo un po’
che eravate dentro sentire l’esigenza di venirvene via perché
subentrava il mal di stomaco, o il mal di testa. Bene, secondo lo

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yoga quel mal di testa o di stomaco lì, è il segnale del
meccanismo che i vostri chakra hanno assorbito energie congeste
e non riescono a metabolizzarle, creando questo meccanismo.

SEGRETO n. 4: scudi energetici e sistemi di difesa. Utilizzare


la propria aura fisica e mentale per evitare scontri e
congestioni emotive.

Allora, prima di sentirci poco bene, di avvertire fastidio o dolore,


dobbiamo fare uno scudo di difesa per questo tipo di negatività
dell’ambiente. È molto semplice e veloce. Appena prima di
entrare nell’ambiente che può infastidirvi fisicamente, fare mente
locale sulle sensazioni, visualizzare davanti a voi a circa mezzo
metro come un muro o un rettangolo di colore verde brillante,
visualizzare gli spigoli e che sia alto circa due metri, dire
mentalmente: mi difendo.

Questo, con l’intento, basta per creare la difesa che è data dallo
spostamento dell’aura fisica in avanti, convogliata da Manipura.
Praticamente tutta la vostra aura fisica viene convogliata fuori

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dall’addome e vi fa da scudo per intero in modo da non captare
tramite i chakra le energie che vi circondano.

Al momento di uscire dal luogo, automaticamente, senza che ci


pensiate, si reintegrerà da sola attraverso il chakra dell’addome
nel vostro corpo eterico. Questo scudo vi isola completamente,
vale a dire sia dal negativo che dal positivo, per cui non fatelo se
sapete di dover incontrare una persona altamente postiva, con la
quale non potrete scambiare energie positive. Potete farlo in vista
di un appuntamento di lavoro o di altro tipo che sapete vi potrà
dare dei problemi, come tensioni o nervosismo. Chi conosce
l’energia e sa come fare può tuttavia bypassare gli scudi di difesa
per carpire, ma questo viene fatto a livelli di conoscenza e non
con le persone ignare che non sono iniziate e non sanno niente di
energie sottili. Sono delle sfide fra persone con conoscenze alla
pari per sfidarsi sui campi energetici. Quindi potete stare
tranquilli.

Chiusura dell’aura
Un semplice modo di difesa consiste nel chiudere l’aura o
renderla più piccola, e questo si ottiene incrociando le braccia al

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petto. Serve anche a sbarrare il chakra del plesso solare, che è
quello della difesa, e questo sigilla parzialmente, poiché chiude i
chakra superiori, mentre incrociare i piedi o accavallare le gambe
serve a chiudere anche i chakra inferiori.

Perciò, chiusura totale incrociando braccia e gambe. Questo


chiude anche i processi mentali di trasferimento del pensiero,
quindi le informazioni, nel caso che qualcuno ci stia insegnando
qualcosa.

Avete notato che i bambini quando li si sgrida inconsciamente


sanno come proteggersi incrociando le braccia oppure le caviglie?
 Master Choa Kok Sui il fondatore del Pranic Healing, insegna
diverse tecniche di difesa psichica che potrete trovare nel suo
Autodifesa Psichica per la Casa e per L’Ufficio, Macro Edizioni.
Una tecnica che ho imparato da lui, tra le altre è quella della
Trasmutazione.

Si tratta di questo: è una tecnica potente, si basa sulla


trasformazione delle entità-pensiero negative che ci vengono
trasmesse volutamente da qualcuno. Queste forme-pensiero,

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rivolte verso la nostra aura, andrebbero a congestionare i nostri
chakra, rimanendovi attaccate e svuotandoli di energia. Invece
occorre concentrarsi sul chakra della corona o Sahasrara e sul
chakra del cuore o Anahata e benedire la persona con sentimenti
di pace.

A livello sottile verrà proiettata automaticamente l’energia di


questi due chakra che formerà uno scudo protettivo e
contemporaneamente trasformerà queste energie negative dirette
contro di noi in energie positive. Queste energie hanno colore rosa
e oro. Se invece ci lasciassimo andare alla rabbia e al nervosismo,
apriremmo l’aura e saremmo senza difese, attirando queste
energie con lo stesso tipo di vibrazione.

Benedizione
È la stessa tecnica di prima da utilizzare quando vogliamo guarire
i rapporti con qualcuno: visualizzare la persona o la situazione da
armonizzare, concentrarsi sui chakra Sahasrara e Anahata e
pensare di inviare energia con i palmi delle mani verso la persona
visualizzata, pensando di benedirla con amore. Fatelo per tre

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volte, pronunciando il nome della persona. Pronunciare la parola
«pace» mentre vi concentrate sui due chakra.

Queste tecniche sono state tramandate dai maestri, prima erano


segrete e occorreva essere iniziati per accedervi, ve le trasmetto
volentieri perché penso che non occorrano segreti per fare del
bene e per l’amore. Perché funzionano? Ricordate la legge che
l’energia segue il pensiero? Ricordate la legge di risonanza? 

Come acquisire la forza del Fuoco con le posizioni Regina


Triangolo – Trikonasana

ESECUZIONE
In piedi, divaricare le gambe al di là della larghezza delle spalle,
inspirare, allargare le braccia all’esterno, palmi in giù e

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contemporaneamente ruotare il piede sinistro perpendicolare a
quello destro. Fare in modo che il tallone del piede sinistro sia
perpendicolare all’altro piede in corrispondenza del centro.
Abbassarsi di lato verso sinistra e portare la mano sinistra. se si
arriva, a terra vicino alla caviglia, altrimenti sul collo del piede o
sullo stinco. Sollevare il braccio destro verso l’alto,
perpendicolare al pavimento, palmo della mano che punta verso
l’alto e rivolto in avanti. Tendere le gambe, contrarre i
quadricipiti sollevando le rotule, estendere bene i muscoli dei
fianchi allungando il busto verso il collo e aprire le spalle e il
petto avvicinando le scapole. Espirare e continuare il Pranayama.
Tornare su espirando, sciogliere la posizione, ruotare la testa a
sinistra e a destra ed eseguire dall’altra parte.

SEGRETO n. 5: Triangolo, Cicogna e loro mantra. Azionare


il Fuoco gastrico tramite Manipura.

Trikonasana fa lavorare Manipura, sviluppa il torace, fa lavorare


tutta la muscolatura delle spalle sciogliendo le tensioni, ne
beneficiano anche le cervicali, lavora il cingolo scapolo-omerale,
la respirazione migliora, si allunga il nervo sciatico, migliorando

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le lombosciatalgie, poiché separa e distanzia le vertebre lombari,
elasticizza fianchi, caviglie, tonifica tutto il corpo, gambe e
addome.

Per portare più energia al chakra cantare in fase di espirazione il


mantra: «R a a a a a a m m m».

Padanghustasana – Cicogna

ESECUZIONE
In piedi, dritti, piedi uniti, gambe tese, braccia lungo i fianchi.
Inspirare, allargare le braccia di lato e portarle in alto sopra la
testa, palmi che si guardano. Mentre si trattiene si scende in
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avanti, schiena dritta, allungandosi in avanti e portando le mani ad
afferrare le caviglie, o, se non si arriva, i polpacci, La testa va
verso le gambe, morbida, occhi aperti, si continua la respirazione
in Pranayama quadrato. Chiudere i gomiti verso le gambe, e
concentrarsi sulla respirazione, sentirete man mano i muscoli dei
quadricipiti femorali che si allungano e la schiena scenderà di più.

Non forzate l’allungamento perché nello yoga è il respiro che


scioglie i muscoli e le articolazioni. Con l’allenamento riuscirete a
eseguire la posizione regina, toccando terra con le mani, e
portandole all’indietro oltre i talloni. Espirando si torna su, prima
con la testa, poi lentamente con il busto. Allungando le braccia
verso l’alto sciogliere la posizione.

La Cicogna fa lavorare Manipura, scioglie tensioni da gambe,


braccia, anche, schiena, rafforza e tonifica gli addominali, tonifica
le cosce, libera il nervo sciatico, massaggia gli intestini , tonifica
stomaco, fegato, milza e reni. Per caricare Manipura con il
mantra, ad ogni espirazione vocalizzare il mantra «R a a a a a a m
m».

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RIEPILOGO DEL CAPITOLO 3:
 SEGRETO n. 1: terzo chakra – Manipura. Vitalità e intento.
Controllare la Forza e affermare l’Intento.
 SEGRETO n. 2: respirazione solare – Surya Shodana
Pranayama. Applicare questa tecnica quando occorre un
surplus di energia.
 SEGRETO n. 3: il cibo e i quattro elementi. Attingere agli
elementi tramite il cibo per armonizzare, donare forza a corpo
e mente, e sciogliere eccessi per mantenere il benessere.
 SEGRETO n. 4: scudi energetici e sistemi di difesa. Utilizzare
la propria aura fisica e mentale per evitare scontri e congestioni
emotive.
 SEGRETO n. 5: Triangolo, Cicogna e loro mantra. Azionare il
Fuoco gastrico tramite Manipura.

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CHAKRA N. 4
Come collegare corpo ed emozioni

Armonizzare l’elemento Aria e aprirci all’esterno.

Anahata, “non colpito” in sanscrito, è il centro di interazione delle


nostre energie che dai chakra più bassi e più terreni si trasmutano
e fondono attraverso Anahata con l’energia derivante dai chakra
più spirituali. L’energia spirituale dal cielo discende per
incontrare quella terrena e fondendosi, si espande attraverso la
compassione e l’amore per cedere al mondo e all’esterno al di là
del nostro ego. Quindi ci espandiamo, elargendo con il nostro
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Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook


braccio il nostro amore; difatti Anahata è collegato
energeticamente con i chakra delle mani e il lavoro di
trasmissione pranica tramite le mani è mediato dal chakra
cardiaco. Spirito e Materia sono uniti al centro del nostro cuore e
noi qua siamo in pace, in equilibrio.

Questo amore è diverso da quello passionale del secondo chakra,


perché non è finalizzato a una persona o a un oggetto, nasce
dentro di noi e viene poi trasfuso a tutto ciò che ci circonda.
Sentiamo qui una connessione col Divino che trascende ogni
forma solita di percezione. Questo amore ha una qualità diversa, è
costante e non mutevole come il sentimento che prova
Svadhisthana.

SEGRETO n. 1: quarto chakra Anahata – Benedizione.


Aprire il fiore della Devozione e dell’Amore.

Tra i suoi simboli Anahata riporta la stella di Davide, che sta a


significare l’unione del Femminino Sacro con Il Principio
Maschile, il matrimonio Sacro. I colori sono il verde e il rosa. I
petali 12. L’elemento è l’Aria. È collegato al cuore e al timo.

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Corrisponde al plesso cardiaco e al plesso brachiale. Secondo la
disciplina yoga governa polmoni, braccia e mani e, se squilibrato,
per lo yoga si ritiene possa portare a patologie cardiache,
polmonari, allergie, asma, deficienze immunitarie. La lotta che
prima sostenevamo con Manipura qua diventa accettazione e tutto
è in equilibrio. Per questo occorre che Anahata sia libero dalle
antiche ferite del nostro passato attuale o karmico.

L’Aria di Anahata rappresenta la leggerezza, la libertà, la


freschezza, il volo. Quando amiamo il cuore è leggero, quando
perdoniamo ogni pesantezza scivola via, i nodi si sciolgono,
l’amore ci dà la sensazione di essere trasportati su una nuvola. Il
non attaccamento conferisce aria e spazio dentro di noi, quell’aria
ci riporta dei doni. Credo che occorra essere in stato di grazia per
poter amare incondizionatamente, senza chiedere nulla in cambio.

L’amore dei genitori per i figli si avvicina a questo tipo di amore,


ma non è esattamente questo. È l’amore che dall’alto discende
verso di noi, ci inonda di luce e di completa accettazione per
riversarsi poi sul mondo. Io ho avuto la fortuna di percepirlo in un
ampliamento della coscienza di cui vi parlerò nell’ultimo capitolo

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e che è poi il messaggio di amore fulcro di questo libro. Una delle
tecniche più veloci per attivare il chakra cardiaco e connetterlo
con quello della Corona o Sahasrara è la Meditazione dei cuori
gemelli insegnata dal Maestro Choa Kok Sui nell’ambito dello
Yoga Taoista. Attivando questi due chakra si ha una discesa di
energia spirituale che dal Cielo si riversa sul chakra della Corona,
che si apre con i suoi 12 petali verso l’alto per ricevere l’energia
dorata che verrà distribuita a tutto il corpo.

La colonna dorata che ruota velocemente si può visualizzare come


una fiamma brillante, nell’iconografia dei santi viene
rappresentata come un’aureola di luce dorata attorno al capo.
Attraverso questa meditazione si diviene canale di energia divina,
i cabalisti la chiamano “Il pilastro di Luce”, poiché a livello
chiaroveggente si vede una colonna luminosa che scende sulla
testa dei meditanti.

Facendola per qualche tempo si avvertirà una sensazione di luce


nel capo, e la sensazione di essere avvolti da questa luce
sfolgorante. Facendola si apre il chakra del Cuore benedicendo la
Terra e facendoci canale per la discesa dell’energia spirituale dal

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Sahasrara. Senza lo sviluppo del Cuore la Pace dentro di noi e nel
mondo non sarà possibile.

Controindicazioni
Non effettuate questa meditazione se avete problemi cardiaci,
ipertensione, glaucoma o se avete meno di 18 anni. Questa
meditazione attiva tutti i chakra, perciò le caratteristiche positive
e negative aumentano e vengono attivate. Se intendete praticarla
regolarmente, evitate:
 il fumo;
 carne di maiale e strutto;
 eccessi alcolici;
 droghe.
Questo per evitare la Sindrome Kundalini. La meditazione con un
corpo energetico sporco ha come effetto la congestione pranica,
perciò rispettare i suddetti divieti.

Meditazione sui cuori gemelli


1. Pulire il corpo eterico con le asana che avete incontrato fin
qui per circa 10 minuti, per espellere il prana congesto e ripulire il
corpo energetico.

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2. Invocare la benedizione divina. Usatene una con le vostre
parole.

3. Attivare Anahata benedicendo tutta la Terra con


amorevole gentilezza. Concentrate la mente sul cuore,
localizzandolo con il dito indice, e benedite la Terra con
gentilezza: potete visualizzare il pianeta Terra davanti a voi in
piccolo. Usate sentimento. Visualizzate la terra che si illumina e
si colora di rosa e oro.

4. Attivare il Sahasrara benedicendo la terra con gentilezza.


Concentrate la mente sulla fontanella, con un dito se occorre per
alcuni secondi, poi benedite con amore tutta la Terra, compresi
animali e piante. Quando il chakra della Corona sarà aperto a
sufficienza potrete sentire delle sensazioni sulla sommità della
vostra testa, come qualcosa che si apre e sboccia o come una
pressione sulla testa.

5. Meditate benedicendo attraverso il chakra del Cuore e il


Chakra della Corona contemporaneamente. Concentratevi
contemporaneamente su ambedue i chakra e ripetete la

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benedizione. Serve per allineare i due chakra rendendo più
potente la vostra intenzione.

6. Raggiungete la luce: meditate sulla luce, sulla Om o


sull’Amen e sullo spazio vuoto tra i due Om o
Amen.Visualizzate una luce brillante sulla Corona. Percepite la
qualità di questa luce, percepite la sua calma e beatitudine. In
silenzio gentilmente cantate il mantra «Om» o «Amen». Meditate
sia sulla luce che sul mantra. Nell’intervallo fra il mantra portate
la consapevolezza sulla luce e la pace e la beatitudine. Fatelo per
10 minuti.

Quando sarete consapevoli sia della Luce che dell’intervallo fra il


mantra, proverete un’esplosione interna di Luce nella testa. Tutto
il vostro essere si riempirà di Luce. Non spaventatevi. È l’effetto
della meditazione. Questa sarà la vostra prima esperienza estatica
spirituale. Potrete sentirvi uscire dal corpo o sentirvi muovere
dentro a un tunnel, sono movimenti del vostro corpo energetico.
Lasciatele accadere.

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7. Rilasciate l’energia in eccesso. A fine meditazione, rilasciate
l’energia benedicendo la terra con la luce, gentilmente, per
qualche minuto, finché sentirete che siete tornati ai livelli normali.
Dopodiché potrete benedire le persone che amate, la famiglia.
8. Ringraziate. Ringraziare lo Spirito e le vostre guide per le
benedizioni divine.

9. Rilasciate tramite le radici energia ulteriore alla terra e


fate qualche asana. Collegatevi a terra con le radici, come
spiegato nel primo capitolo, rilasciate energia a madre Terra,
benedicendola e ringraziandola, essendo coscienti della
connessione delle vostre radici con lei. Poi fate qualche asana per
ridistribuire l’energia eterica dentro di voi.

Potete fare la meditazione di autoguarigione alla fine della


meditazione dei Cuori Gemelli. L’energia che è entrata dal
chakra della Corona ha un grande potere di guarigione. Dirigete
questa luce nelle zone del corpo che volete assistere per il
mantenimento della vostra salute. Chiudete gli occhi, collegate la
lingua al palato e visualizzate la luce che scende e illumina tutto il

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vostro corpo. Fate delle affermazioni di guarigione, di salute, di
benessere, e di gioia… ringraziate e aprite gli occhi.

Come equilibrare il respiro e la mente


Altra respirazione che serve a bilanciare le due nadi, Ida e
Pingala, ricordate? Ida serviva per l’energia lunare, Pingala per la
solare e Nadi Shodana le armonizza entrambe.

Seduti o in ginocchio, schiena dritta. Le mani in Mudra come in


Surya Shodana Pranayama, Si chiudono gli occhi si chiude la
narice destra, si inspira dalla sinistra, si chiude la sinistra e si
espira dalla destra. Al termine dell’espirazione dalla narice destra,
senza chiuderla si inspira, si chiude la narice e si apre la narice
sinistra per espirare. Senza chiuderla si inspira dalla sinistra, si
chiude e si apre la destra per espirare. E così via in un ritmo
alternato Il ciclo e il ritmo di respirazione è identico a Surya
Shodana.

SEGRETO n. 2: Nadi Shodana Pranayama. Utilizzate questa


antica respirazione per bilanciare gli emisferi cerebrali e il
corpo nei suoi diversi aspetti maschili e femminili.

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I benefici sono tanti, a livello sottile e mentale, si equilibrano gli
emisferi evitando sovraccarichi e tensioni in uno dei due canali e
nei centri nervosi collegati, simpatico e parasimpatico. Le
emozioni e i pensieri si bilanciano. Sappiate che normalmente noi
respiriamo per circa un’ora e mezza da una narice e poi lo
facciamo dall’altra. I medici chiamano questo meccanismo rinite
a bilancia. Come vedete il nostro organismo e il nostro corpo
energetico sono collegati. 

Imparare a sentire e a veicolare il prana


Abbiamo detto che Anahata è collegato da nadi o meridiani o
canali di scorrimento pranico che passano per le braccia e
arrivano alle mani; nel centro dei palmi ci sono i chakra che sono
i rubinetti che attivano e collegano Anahata. I pranoterapeuti li
usano per inviare o assorbire energia pranica dal corpo dei propri
pazienti.

Tutti noi in realtà possiamo fare questo, basta sensibilizzarsi ai


chakra, all’ascolto, all’attenzione, al rilassamento, cosa che fin
qui vi ho insegnato, anche se ci sono molte tecniche per farlo, e
non ve le ho certo potute illustrare tutte! Quelle indicatevi sono le

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tecniche Regina dello yoga, (alcune) e bastano a instradarvi per
iniziare a lavorare su voi stessi e volendo a esplorare pian piano il
campo energetico. Occorre però, sia chiaro, molto esercizio per
alcune tecniche, mentre altre hanno un riscontro immediato.
Intanto se volete sperimentare questi chakra e sensibilizzarvi al
prana iniziate a fare qualche esercizio, mentre continuate a fare gli
esercizi per “vedere” il prana come vi ho indicato nelle pagine
precedenti.

Attivare i chakra delle mani


Chiudete e aprite velocemente i palmi delle mani tenendole verso
l’alto e poi rovesciandole verso il basso, per un minuto; adesso
ponete l’attenzione sui palmi… percepirete un’apertura, un
vortice, un’espansione, un movimento, calore, fruscio, una
corrente diffusa. Questi sono i segni dell’apertura del chakra e
dell’attivarsi dell’energia.

Adesso con i palmi aperti, l’uno verso l’altro, avvicinateli


lentamente sino a che sentirete un cambiamento di pressione nello
spazio tra le mani, lentamente… è come sentire un cuscinetto
elastico tra le mani a un certo punto che fa resistenza e pressione.

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Probabilmente aumenterà anche la sensazione di elettricità o
corrente, riallontanate i palmi e lentamente riavvicinatele sino a
che non percepite di nuovo quello strano effetto di “air-bag”
invisibile da un palmo dall’altro.

Rifatelo: allontanate le mani e riavvicinatele lentamente fino a


sentire di nuovo quella pressione che fa resistenza
all’avvicinamento; adesso fermatevi lì, spostate lentamente le
mani in alto e in basso, sentirete una sensazione di scivolamento.
Sono i due campi energetici che si sfiorano…

Questo esercizio fatelo anche passando i palmi dopo aver attivato


i chakra sul contorno del vostro corpo. Iniziate da lontano,
allungando il braccio e avvicinatele lentamente… a un certo punto
sentirete il contorno della vostra aura, sempre quel senso di
pressione e di freno, seguitene il contorno spostando la mano
verso il basso e verso l’alto, verso sinistra e verso destra, ma
senza avvicinarla al corpo. È buffo e sarete meravigliati sentendo
il contorno della vostra aura la prima volta! Alcuni la sentono
subito, altri hanno bisogno di fare esercizio. Non scoraggiatevi e
continuate a sensibilizzare i palmi e diventerete sempre più bravi!

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Sfregate i palmi delle mani l’uno contro l’altro, aprite e chiudeteli
varie volte velocemente, adesso puntate il dito indice verso il
centro del palmo dell’altra mano, come se fosse una luce laser.
Visualizzatela così, occhi chiusi e ascoltate le sensazioni,
avvicinate pian piano l’indice sino a sentire la sensazione sul
palmo: calore, solletico, fruscio, un qualcosa che si muove.
Spostate piano l’indice e seguitene il movimento energetico…
fate dei piccoli cerchi, verso destra, verso sinistra, ellittici, come
volete… bene. Fatelo scambiando le mani, probabilmente con una
delle due percepirete di più… è normale.

Esercitatevi a fare lo scanning. Fatelo spesso, con gli oggetti, con


l’aura dei vostri amici o parenti. Il corpo energetico non è uno
solo ma ha diversi strati come vi ho spiegato all’inizio, per ora
non preoccupatevi di quale strato si tratti… allenatevi a
percepirlo! Con i chakra delle mani potete indifferentemente
proiettare o attrarre energia sia dall’uno che dall’altro. Iniziate
con l’esercizio di inviare energia.

Attivate i palmi come sapete e inviate energia a una pianticella,


sempre la stessa, per vedere la reazione nei giorni seguenti: se

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preferite per concentrarvi chiudete gli occhi oppure teneteli aperti
e nel frattempo cercate di visualizzare anche l’aura della pianta!
Inspirate e immaginate o visualizzate il prana che entra dalle
narici come una luce azzurra o bianca, brillante, che scende sino
al petto, al chakra cardiaco, si divide nelle braccia per arrivare alle
mani e da lì proiettatelo mentre trattenete il respiro sulla piantina,
espirate. È istantaneo e automatico, dopo un po’ inspirate,
trattenete e automaticamente vedrete il prana uscire dai palmi
sulla piantina. Sentirete anche il calore o una corrente che esce dai
palmi… col tempo non importerà nemmeno più fare il Pranayama
durante la proiezione.

Guardate nei giorni che passano come sta la piantina… il suo


colore… le foglie… la sua salute. Esercitatevi. Più lo fate più vi
sensibilizzerete.

Questo vi serve a entrare in relazione col prana, a sentirlo. Se


vorrete cominciare a usare la vostra sensibilità per lavorare col
prana, con le mani, per voi stessi o altri, il discorso è lungo e
occorre saperne di più. Occorre imparare il funzionamento e le
corrispondenze dei chakra, le nadi e i percorsi energetici, le

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tecniche di proiezione pranica, le difese eteriche, per non
assorbire le energie congeste e quindi i sintomi delle malattie
degli altri ecc.

Io all’inizio, ad esempio, non sapendo determinate cose,


proiettavo la mia energia col risultato di prendermi l’energia
malata della persona a cui davo il prana, non conoscevo le
tecniche per scudarsi durante l’estrazione dell’energia malata o
sporca… risultato? La persona trattata stava bene e io tornavo a
casa col suo dolore e il suo sintomo! Quindi se si proietta la
propria energia occorre isolarsi oppure è meglio non proiettare la
propria, ma canalizzare quella cosmica.

Spesso non occorre proiettare energia per curare, ma occorre


soltanto togliere quella congesta, ripulendo il chakra o la parte
interessata. Quando nel corpo eterico l’energia è bloccata o non
scorre o ci sono congestioni si presentano dei dolori che possono
essere di artrite, infiammazione e così via. I chakra sono preposti
ad assorbire prana dall’esterno, a distribuirlo agli organi e sistemi
collegati ad essi e a espellere l’energia congesta all’esterno . I
pranoterapeuti immettono energia pranica pulita nelle zone ove

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l’energia è poca o manca, tolgono i blocchi ove esistano, per far
scorrere di nuovo l’energia, perché là dove il flusso energetico si
blocca creano scompensi e a lungo andare può crearsi la malattia;
tolgono l’energia congesta o sporca o malata. Sappiate che è
inutile dare prana se prima NON si toglie l’energia sporca. È
come pulire il pavimento con l’acqua pulita senza spazzare, non
credete?

Parlare di questo richiede un libro intero, poiché la terapia


energetica è complessa e articolata e qui non posso trattare
l’argomento per motivi di spazio, ma se chi mi legge vorrà
imparare di più e me lo richiederà potrò forse esaudirlo in futuro.

Intanto vi consiglio Mani di Luce di Barbara Brennan, e Miracoli


con il Pranic Healing di Master Choa Kok Sui, un maestro di
Yoga Taoista di cui ho riportato la Meditazione sui Cuori
Gemelli. Al di là della terapia sugli altri, intanto fate esercizio per
voi stessi perché questo vi dimostrerà che il prana esiste e si
percepisce, si può vedere e toccare e le cose spiegate sin qui non
sono solo teoria, d’accordo? E vi inoltrerà nel “magico” e infinito
mondo energetico. 

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Come condurre il fiume energetico
Questa che vi trasmetto è un’antica tecnica di Yoga Taoista che
ho imparato personalmente da un maestro a sua volta allievo di
Mantack Chia, un Maestro di Tao Yoga e che io ho utilizzato
spesso con sorprendenti effetti, a volte pensavo di essere
miracolata, ma era soltanto l’intelligenza dell’energia, del prana,
che conoscendone i segreti e le leggi apporta nel corpo energetico
e fisico grandi risultati.

Ovviamente ci vuole costanza quando si parla di tecniche


energetiche, sia per quanto riguarda l’Hatha Yoga, il Raja Yoga, il
Tao Yoga, il Reiki, le arti marziali, il Tai Chi e così via, perché
non siamo abituati a lavorare con i campi energetici e il prana, o
chi o ki o forza vitale o come volete dire voi. Quindi non
spazientitevi, armatevi di buona determinazione e continuate gli
esercizi e le tecniche proposte.

Questa è un po’ tosta in termini di concentrazione, ve lo dico, ma


vi darà grandi risultati se sarete costanti, così come è successo a
me. Io personalmente sono un guerriero, perciò affronto le sfide

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principalmente con me stessa e i miei limiti, quindi trovare una
tecnica che mi mettesse alla prova e mi coinvolgesse parecchio è
stato pane per i miei denti.

SEGRETO n. 3: l’orbita microcosmica. Far circolare il prana


in modo sicuro e controllato lungo le Nadi per eliminare
blocchi e ripristinare il fiume energetico.

Con l’orbita microcosmica sono intervenuta su dei dolori che


avevo alla schiena e che non si risolvevano in nessun modo, né
con terapie classiche, né di altro tipo, medicine ecc., oltre ad
averla usata come emergenza dopo una brutta caduta dalla moto
in cui pensavo di dover andare dal massaggiatore a farmi
rimettere a posto! Voi imparatela e usatela per prevenire gli
acciacchi e per mantenervi in salute !

ESECUZIONE
Qua è importante la posizione, occorre allineare i chakra uno
sull’altro, perciò dovete stare con la schiena dritta; preferite una
sedia, perché la meditazione è un po’ lunga, ma abbiate
l’accortezza di tenere il perineo fuori dal bordo, non a contatto

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con la seduta. Quindi per gli uomini, tenete libera la zona dello
scroto in modo che non venga premuta dalla sedia.

Piante dei piedi a terra, leggermente divaricate, schiena dritta, il


palmo della mano destra sopra il sinistro, adagiate in grembo.
Occhi chiusi, collegare la punta della lingua al palato, poco dopo
gli incisivi, quando il palato inizia a salire. Questo serve a
collegare i canali di scorrimento pranico che sono due e si
uniscono in quel punto.

Concentrate la vostra attenzione sul punto dell’ombelico ove c’è il


Tan tien che è un chakra non riportato nei testi dello yoga
tradizionale, ma è la sede importante dove si accumula la nostra
energia, come una centralina termica del nostro corpo energetico.
Visualizzate lì l’energia che ruota in un vortice , fatela ruotare 36
volte in senso orario oppure antiorario. Percepite le sensazioni
legate al movimento dell’energia, calore, rotazione, sensazione di
elettricità o altro.

Adesso le donne portino l’attenzione nel punto tra le ovaie, nel


chakra Svadhisthana (non vi darò i nomi cinesi, per non crearvi

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confusione, a parte il Tan Tien e il suo opposto che è il Ming
Men) e gli uomini sempre in quel punto tra le gonadi, circa un
palmo sotto l’ombelico; se non lo percepite appoggiateci il dito
indice per sensibilizzare, poi ricongiungete le mani, spostate la
coscienza in quel punto, sino a che non sentirete l’energia, come è
successo nei palmi delle mani, sino a che l’energia non arriverà.
Ricordate che il pensiero sposta l’energia e che l’energia segue il
pensiero? 

Quando percepite l’energia o prana, spostate l’attenzione al punto


successivo, spostatela giù verso il chakra Manipura, nella zona del
perineo, tra ano e genitali. Fatela arrivare lì, quando l’avete
percepita spostatevi.

Adesso spostate l’attenzione nell’osso sacro, come un calore,


pizzicore, fruscio, scorrimento, spilli, fino a che non percepite il
prana arrivare. Qui si trovala la pompa sacrale, che spinge
l’energia sul canale energetico.

Spostate l’attenzione sul punto successivo: il Ming Men, lo


trovate sulla schiena nella parte opposta dell’ombelico, metteteci

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un dito per focalizzare l’attenzione e concentratevi su quel punto
sino a che non percepirete l’energia che arriva.

Da qui, quando avrete sentito il prana arrivare, mantenete un po’


la percezione e poi spostatela in alto, all’altezza del chakra solare
Manipura sulla sua apertura sulla schiena. Tenete ferma
l’attenzione sino a che non arriva il prana con il suo calore o
movimento o sensazione elettrica o altro.

Proseguite al punto successivo che si trova fra le scapole, sul retro


del chakra cardiaco Anahata, restate fermi con l’attenzione lì fino
a che non arriverà il prana con le sensazioni che sapete.

Salite adesso al punto successivo che si trova sulla settima


cervicale o Atlante, la vertebra più grossa che sentite sporgere sul
collo. È il retro di Vishuddha, il chakra della gola. Fate arrivare il
prana lì e tenetecelo per un po’.

Passate al punto successivo, detto Cuscino di Giada, si trova in


sede occipitale, dove si trova il cervelletto, ove sentite sporgere il

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cranio sopra la nuca. Mantenete la concentrazione sino a che non
arriva il prana. Fatto questo passate al successivo punto.

Sahasrara, la fontanella, il settimo chakra, lo conoscete già vero?


Quando sentirete come una pressione su di esso e la percezione di
elettricità o calore, mantenete il prana un po’ lì e poi passate al
seguente: Ajna chakra, tra le sopracciglia. Percepite l’energia
arrivare e poi quando la avvertite spostatela giù… concentrate
l’attenzione sul punto dove la lingua tocca il palato. Qua si
collegano i due meridiani. Sentirete come una leggera scossa
elettrica, con un vago sapore metallico, come quando accostate la
lingua al polo di una pila elettrica… sentirete anche la lingua che
si muove, che vibra mentre passa l’energia da sopra a sotto.

Proseguite adesso e concentratevi sulla gola, Vishuddha, finché


non arriverà il prana.

Adesso conducetelo sino al chakra del petto, Anahata, percepite le


sensazioni, il calore, l’espansione e spostate l’attenzione più in
basso al chakra solare Manipura, che sapete già trovarsi alla bocca

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dello stomaco, plesso solare, due dita sotto lo sterno.
Concentratevi sino a che non arriva l’energia.

Adesso continuate e spostatevi sull’ombelico, Tan Tien. Quando


percepirete il prana, avrete collegato i canali energetici, formando
l’orbita microcosmica. Adesso fate ruotare l’energia come avete
fatto all’inizio, sempre mantenendo la lingua al palato,
visualizzate il vortice nel vostro ombelico che ruota, fatelo ruotare
per 36 volte.

Adesso avete congiunto il canale frontale, che discende e porta sul


davanti del corpo il prana che scende dal Cielo tramite il
Sahasrara e l’energia del canale di Terra che sale attraverso
Manipura. Una è energia di polo positivo, calda, solare, maschile
e l’altra energia lunare, femminile, di polo negativo che sale dalla
terra, la stessa che scorre negli altri due canali Ida e Pingala ai lati
della Sushumna.

Far circolare il prana o il chi o ki nell’orbita microcosmica serve


a togliere i blocchi ove l’energia ristagna e che porterebbe poi a
scompensi fisici, a lungo andare; serve a irrorare tutto il corpo di

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prana, che viene poi smistato ovunque, perché da questi punti poi
viene canalizzato in ulteriori canali energetici, nelle braccia e
nelle gambe.

Serve a rendere pervi i canali per le meditazioni o altre tecniche


energetiche che potrebbero surriscaldare il corpo se quelli
principali non sono liberi. Questa meditazione li rende pronti per
lo scorrimento in tutta sicurezza dell’energia nel corpo eterico.
Potete indirizzare l’energia nei punti suddetti e soffermarvi se
volete avere o ripristinare il benessere negli organi corrispondenti.

Come l’aria ci rende liberi e aperti verso l’esterno


Una delle asana Regina che corrisponde al chakra Anahata è Il
Cobra, o Bujangasana.

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ESECUZIONE
Supini, gambe e piedi uniti, braccia piegate e palmi appoggiate ai
lati del petto per terra. Fronte a terra. Gomiti chiusi. Si inspira, e
ci si solleva facendo leva sui gomiti che rimangono chiusi vicino
al corpo, fare trazione e sollevare il busto usando i muscoli
dorsali, il petto si solleva, in alto come il cobra quando sta per
attaccare.

Cercate di mantenere a terra l’ombelico, raddrizzate le spalle, non


tiratele su verso le orecchie, abbassatele e rilassatele per quanto
potete. Continuate la respirazione in Pranayama, cioè inspirate per
quattro, restate in apnea per quattro, espirate per quattro, e
rimanete a vuoto per quattro. Se decidete di usare il mantra per
aumentare l’energia nel chakra, quando espirate vocalizzate o
pensate il mantra «Yaaaaaaammmm». Fatelo per una decina di
volte.

SEGRETO n. 4: il Cobra, meditazione, il Gabbiano.

Benefici: Bujangasana agisce sul plesso gastrico, sciogliendo


tensioni, apre il petto e aumenta la respirazione, massaggia

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stomaco e organi interni, tonifica addominali, dorsali, lombari,
corregge le deviazioni della schiena e ne irrobustisce i muscoli,
combatte la lordosi e la cifosi, rafforza il sistema nervoso,
mantiene sani i reni, migliora la digestione,

Meditazione guidata: il Gabbiano


Sdraiati o seduti in posizione da meditazione facciamo due
respirazioni; inspiriamo, tratteniamo brevemente l’aria, poi
espiriamo dal naso. Di nuovo, inspiriamo… tratteniamo l’aria …
ed espiriamo. Teniamo la respirazione libera e concentriamo la
mente sulle immagini, sulle sensazioni e proviamo a vedere con
gli occhi della mente. Immaginiamo una spiaggia… può essere un
posto che conosciamo. Pensiamo di portarci il nostro corpo, lo
mettiamo seduto in posizione comoda e ora osserviamo questa
spiaggia, se la conosciamo.

Pensiamo se è una piccola spiaggia riparata dal vento, oppure se è


grande, spaziosa. Osserviamo se c’è vegetazione, degli alberi,
oppure se ci sono arbusti, delle piante aromatiche. Proviamo a
percepire il profumo della sabbia, delle piante, i profumi che sono
nell’aria… e ora osserviamo se su questa spiaggia ci siamo

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soltanto noi, se ci sono altre persone oppure oggetti. Ora
osserviamo il cielo sopra di noi, visualizziamo un cielo limpido,
azzurro, senza nuvole e pensiamo alla sensazione di spazio, di
leggerezza.

Ora osserviamo il mare davanti a noi, pensiamo a un mare calmo,


osserviamone le sfumature di colore, da un verde acqua vicino a
riva sino a un azzurro intenso all’orizzonte. Ora proviamo a
percepire il rumore del mare, ascoltiamo i suoni vicini, quelli
lontani… i suoni che sono nell’aria. Ora spostiamo l’attenzione
sulla riva del mare, immaginiamo che ci sia un gabbiano vicino
alla riva; proviamo a osservarlo… osserviamone il colore delle
piume, della testa...osserviamo il colore del becco, delle zampe.

Osserviamo come si muove, se cammina sulla riva del mare. Ora


pensiamo che apra le ali per staccarsi lentamente da terra,
osserviamolo mentre si leva in volo nel cielo, seguiamolo mentre
si muove in questo cielo azzurro, limpido. Ora lasciamo il corpo
seduto sulla spiaggia e mentalmente afferriamo il collo del
gabbiano e lasciamoci trasportare in volo, seguiamo il suo

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Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook


movimento, mentre si alza in volo e si abbassa planando sentiamo
il vento sul viso, sul corpo.

Sentiamo le piume morbide del suo collo mentre lo abbracciamo,


vediamo le sue ali spiegate vicino a noi, seguiamo il suo volo e
guardiamo sotto a noi il mare, le onde calme, guardiamo la
spiaggia in basso, seguiamolo felici mentre si abbassa per tuffarsi
in acqua… e riemergere dalle onde per planare di nuovo nel cielo,
in alto. Ora planiamo e il gabbiano ci trasporta sulla riva, lo
lasciamo e lo salutiamo. Riportiamo l’attenzione sulla spiaggia,
torniamo ad ascoltare i suoni, a percepire i profumi, cerchiamo di
sentirci a nostro agio in questo ambiente e lasciamo svanire ogni
immagine. Ascoltiamo la pesantezza del nostro corpo, la
pesantezza delle gambe, delle braccia, della colonna vertebrale.
Ascoltiamo la calma che c’è attorno a noi, dentro di noi e ora
lentamente aumentiamo il respiro. Possiamo aprire gli occhi.

Questa meditazione, molto rilassante sfrutta l’elemento aria per


aprire il cuore, per alleggerire i pensieri, per aprirci alle
sensazioni di libertà che dona l’aria, che ci trasporta e ci fa

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comunicare verso l’esterno, con altre creature e con altri piani
aprendoci allo scambio reciproco e alla fiducia

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RIEPILOGO DEL CAPITOLO 4:
 SEGRETO n. 1: quarto chakra Anahata – Benedizione. Aprire
il fiore della Devozione e dell’Amore.
 SEGRETO n. 2: Nadi Shodana Pranayama. Utilizzate questa
antica respirazione per bilanciare gli emisferi cerebrali e il
corpo nei suoi diversi aspetti maschili e femminili.
 SEGRETO n. 3: l’orbita microcosmica. Far circolare il prana
in modo sicuro e controllato lungo le Nadi per eliminare
blocchi e ripristinare il fiume energetico.
 SEGRETO n. 4: il Cobra, meditazione, il Gabbiano.

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CHAKRA N. 5:
Attivare la comunicazione interiore

Saper usare la mente per ottenere benefici

Il Chakra della gola, o Vishuddha, è collegato alla


comunicazione, il colore che lo contraddistingue è azzurro
brillante, il suo elemento è l’etere, la sua radice si colloca nella
gola, tra la terza e quinta cervicale. La qualità è la voce, il suono,
la vibrazione. La ghiandola associata è la tiroide e paratiroidi e il
plesso faringeo e cervicale. Controlla gola, orecchi e bocca e
l’udito. Il suo verbo è: “io parlo, comunico”.

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Secondo lo yoga quando non è in equilibrio porta ansia, rigidità al
collo, raffreddore, raucedine, problemi alla tiroide e all’udito. Il
pianeta è Mercurio e il cibo corrispondente la frutta. I suoni sono i
mantra.

Gli attributi di Vishuddha riguardano la capacità di parlare,


ascoltare, cantare, comunicare, trasmettere sensazioni emozioni,
la telepatia, l’espressione di sé, la musica e la comunicazione
interiore. Vishuddha traduce i simboli e li codifica, ne estrae il
significato e lo comunica all’esterno, sa interpretare archetipi e i
messaggi dell’inconscio.

Comunicare ci mette in connessione col mondo esterno, dato che


lo facciamo per aprirci e scambiamo informazioni, avviciniamo il
nostro mondo interiore agli altri comunicando le nostre paure,
gioie, i nostri pensieri, unifichiamo le coscienze, condividiamo. A
livello sociale, unifica i popoli, porta a conoscenza degli usi e
costumi di coloro che non potremmo conoscere perché distanti.
Vocalizzare, nominare, assegnare un nome a una cosa, un
pensiero, significa dargli vita, portarla alla coscienza, renderla
visibile e quindi conferirgli potere. Di conseguenza occorre essere

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coscienti di ciò che viene emanato da noi, delle nostre parole, in
modo da dire solo ciò che può rendere felice chi ci ascolta o per lo
meno evitare di offendere, ferire gratuitamente con le nostre
parole. Le parole creano la nostra realtà, hanno potere.

Le parole sono vibrazioni in balia dell’etere ed entrano in


risonanza con pensieri e parole simili; queste vibrazioni sottili
agiscono a livello energetico, creano il nostro futuro tramutando
la nostra realtà. Se voi dite a qualcuno: «Vieni a prendermi al
lavoro» state creando un futuro con quel qualcuno che passerà a
prendervi. Se invece gli dite di non farlo, create il futuro senza di
lui. Quindi in ogni momento la parola crea la realtà. Vishuddha,
quando non è in equilibrio, porta a livello mentale ed emotivo
depressione e sofferenza. In questo centro somatizziamo e spesso
le malattie sono di ordine spirituale.

Possiamo armonizzarlo catalizzando l’attenzione sulla nostra vita


spirituale, sul nostro centro. Se state leggendo questo libro,
significa che un richiamo a questo livello c’è. Qua non ci sono più
gli elementi Terra, Aria, Acqua, Fuoco, ma l’etere, qualcosa che è
vuoto ma che in effetti non lo è. Akasha o spirito, l’etere,

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racchiude le vibrazioni di ogni forma, pensiero, emozione,
rappresenta le vibrazioni del nostro corpo energetico, quello che
chiamiamo aura e che ha differenti livelli perché differenti
vibrazioni, sperimentiamo l’etere come suono, colore; è il piano
sottile che ci compenetra e col quale possiamo inviare pensieri,
desideri e farli poi precipitare nel mondo della forma, il nostro
materiale, dove si realizzeranno.

Secondo la disciplina yoga è nell’etere che Vishuddha veicola e


riceve informazioni dai piani sottili, incontra aiutanti dei piani
spirituali, come le Guide che possono assumere forme diverse: di
animali totem, entità disincarnate e così via.

Nella tradizione cattolica si parla di Angeli, ma queste sono forme


spirituali più alte che intervengono in caso di pericolo estremo,
per salvare in extremis… vi è mai capitato di scampare alla
morte? Le Guide spirituali, invece, sono esseri disincarnati,
ognuno ha una guida che ha lo stesso cammino e spesso
caratteristiche simili alla persona da proteggere, quindi anime
molto evolute avranno accanto Guide molto alte.

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SEGRETO n. 1: Vishuddha – comunicare con la guida.
Captare i messaggi sottili.

Chi ha Vishuddha attivo comunica e riceve informazioni di


diversa natura e vibrazione; è come mettere una radio sulla
frequenza giusta e captare quel tipo di vibrazione, sintonizzandosi
con essa. Le Guide non interferiscono, ma si presentano quando le
cerchiamo e cercano di incanalarci e allinearci col mondo
spirituale, con il nostro Sè e secondo il Karma personale, ci
consigliano quando chiediamo loro assistenza e, in situazioni di
pericolo, ci mettono all’erta.

Il loro è un segnale specifico, immediato, come vi ho spiegato nel


capitolo precedente, lo potete percepire a livello fisico, emotivo,
come una scossa elettrica o un formicolio, un segnale al
Manipura, alla bocca dello stomaco oppure alla testa o alla
colonna vertebrale. Adesso faremo una meditazione guidata per
incontrare la nostra Guida Spirituale e per scoprire qual è il
segnale con cui essa si pone in relazione con noi nella vita di tutti
i giorni per farci prestare attenzione a quello che ci sta
succedendo.

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La guida – il segnale
Stesi per terra in posizione Savasana (vedi il rilassamento yoga
più avanti) teniamo la respirazione libera. Lasciamo che l’aria
entri ed esca da sola. Ascoltiamo l’appoggio del nostro corpo,
delle gambe, delle braccia. Facciamo in modo di rilassare il nostro
corpo, a partire dal viso. Scendiamo a rilassare le braccia, poi il
petto, l’addome. Rilassiamo il bacino, la gamba sinistra, poi
quella destra.

Adesso torniamo a rilassare il nostro corpo all’inverso, dai piedi


verso la testa, rilassiamo i piedi, destro e sinistro, poi le gambe,
quella destra, quella sinistra. Continuiamo a rilassare le cosce,
bene il bacino. Rilassiamo l’addome, bene il petto. Ascoltiamo
l’aria che entra… quella che esce.

Continuiamo a rilassare il petto. Si rilassano le braccia, bene le


spalle. Continuiamo a rilassare il collo, il viso. Distendiamo le
guance, rilassiamo le labbra, bene gli occhi, la fronte. Adesso
concentriamo la mente sulla sommità della nostra testa, sulla
fontanella, visualizziamo che il centro della nostra testa si apra e
fuoriesca una sfera di colore argento. Visualizzate questa sfera

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lucente, argentata e adesso immaginate che questa sfera si apra e
inizi a fuoriuscire una pioggerellina di polvere finissima,
argentata. Sentite la pioggia di questa polvere argentata, sentite
che si sparge sulle vostre spalle, sulle vostra braccia, sentite il
pizzicore fresco e leggero di questa pioggia argentata. Man mano
che scende si fa sempre più fitta. Vi copre il viso, sentite che vi
copre il petto, l’addome. Continua a scendere e a coprirvi le
gambe, i piedi… percepite la sensazione di fresco.

Vedete questa polvere d’argento e vi ricorda in qualche modo la


luna e il suo bagliore. Adesso siete immersi nella polvere
finissima, con questo lieve scintillio e questa sensazione
leggerissima di corrente. Adesso pensate che alle vostre spalle si
stia avvicinando la vostra guida spirituale, che è sempre con voi
ma che non avete mai visto: adesso potrete incontrarla.

State bene concentrati, avvertirete che è arrivata alle vostre spalle


da un segnale particolare che vi farà percepire. Ponete attenzione
al segnale fisico che sentirete quando arriverà da voi. Può essere
una scossa nella schiena, un breve lampo sulla testa o un
movimento al plesso solare.

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Rimanete in ascolto, quando lo percepite lei è dietro di voi, dove
sta sempre per guidarvi, a destra o a sinistra. Percepite se si trova
alla vostra destra o alla vostra sinistra. Adesso mantenendo il
segnale che avete ricevuto in mente chiedetele di farsi vedere e lei
girerà dal vostro fianco. Notate i piedi.

Guardate che calzature indossa e risalite su notando l’abito,


osservate a quale epoca risale il suo abito, guardatela in viso e
salutatela. Forse l’avete già vista in sogno o forse no, magari è
una visione per voi familiare. Adesso, ringraziatela per essersi
mostrata e per tutto quello che fa per voi. Lasciate che torni alle
vostre spalle, dove sta sempre e salutatela. Fate in modo che la
polvere d’argento lentamente rientri sulla sommità della vostra
testa. Quando è rientrata completamente, visualizzate la sfera
d’argento che si chiude, fatela rientrare nel Sahasrara, nel centro
della testa, riportate la vostra attenzione sul corpo, nella stanza.
Aumentate la respirazione. Potete aprire gli occhi.

Il segnale che avete percepito probabilmente lo avevate già sentito


in diverse occasioni, è il modo con cui lei comunica con noi nei
momenti in cui abbiamo bisogno di stare attenti, in momenti di

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all’erta, quando nella vita di tutti i giorni stiamo per perdere
energia a causa di situazioni o persone che per noi non sono
ottimali dal punto di vista energetico.

La guida cerca di tenerci entro una certa via, diciamo, e se noi


riusciamo a captare il suo messaggio ci evitiamo dei danni e lei
segue il suo compito, quello per cui ci è stata assegnata. Fate
attenzione, adesso che la conoscete, ai momenti in cui si presenta
e mettete in atto le difese o altro.

Eliminare tensioni e canalizzare la gioia


Altra tecnica del Tao Yoga, “Il sorriso interiore”, scioglie blocchi
energetici, energia pesante, ristabilendo il fluido scorrere del
fiume energetico tramite l’emozione della gioia, espresso col
sorriso che dagli occhi si trasmette al corpo e ai suoi organi.
CUORE FUOCO ESTATE TATTO AMARO VASI/VENE GIOIA/ANSIA

STOMACO TERRA SOL/EQUIN. GUSTO DOLCE GRASSO RIFLESSIONE

POLMONE METALLO AUTUNNO ODORATO PICCANTE PELLE TRISTEZZA

RENI ACQUA INVERNO UDITO SALATO OSSA/DENTI PAURA

FEGATO LEGNO PRIMAVERA VISTA ACIDO MUSCOLI IRA

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Sorridere agli organi stabilisce un contatto energetico, innalza le
vibrazioni, smuove le congestioni, fa letteralmente vibrare gli
organi che sono appesantiti dalle emozioni cristallizzate in loro.

SEGRETO n. 2: il sorriso interiore. L’energia del Sorriso e la


sua emozione benefica scioglie le negatività e ripristina il
flusso energetico.

Ogni organo nello yoga è abbinato tradizionalmente a una


emozione, come la paura ai reni, la rabbia al fegato, la gioia al
cuore, la tristezza ai polmoni, lo stomaco alla riflessione e ai
pensieri (infatti è collegato col sistema nervoso e il plesso solare,
col diaframma che controlla la respirazione). Inoltre, come vi ho
insegnato, col Pranayama e la respirazione diaframmatica
controlliamo la nostra mente ed evitiamo somatizzazioni che in
genere interessano lo stomaco, il che poi può portare a lungo
andare a ulcerazioni.

ESECUZIONE
Seduti su una sedia e schiena dritta, piedi a terra distanziati, occhi
chiusi, mani in grembo, palmo destro sul sinistro. Portare

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l’attenzione sull’Ajna chakra, nel punto in mezzo agli occhi,
visualizzare una scena che fa parte del nostro vissuto e che ci dà
gioia: può essere il nostro animale domestico, nostro figlio, il
nostro nipotino, il nostro partner , i genitori o chi vogliamo noi,
oppure una zona della natura che ci è piaciuta ed è rimasta
particolarmente impressa dentro di noi.

Sentiamo la gioia… e iniziamo a sentire che i nostri occhi


iniziano a sorridere canalizzando questa gioia che l’immagine ci
proietta, sorridiamo agli occhi e lasciamo che il sorriso si estenda
alla fronte, entri dentro la nostra testa e la illumini.

Sorridiamo ai nostri due emisferi cerebrali, all’ipofisi in mezzo


alla nostra testa, alle tempie, lasciamo che si estenda alle guance,
alla bocca, adesso ai denti, alla lingua e giù fino alla gola. Se la
sensazione sparisce, richiamiamo l’immagine sullo schermo della
nostra mente che ci riporta gioia….

Il sorriso ritorna e lo portiamo alle corde vocali, si estende dentro


le orecchie, nel condotto auditivo, vediamo gli ossicini interni
dell’orecchio e sorridiamo anche a loro, visualizziamo la luce che

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le illumina e sentiamo che ci sorridono… felici… continuiamo
a sorridere al nostro corpo. Scendiamo giù nella gola, sorridiamo
alla tiroide, la vediamo illuminarsi, così le due ghiandole ai lati, le
paratiroidi. Richiamiamo la scena iniziale e portiamo il sorriso
ancora giù all’esofago e ancora al cuore, il nostro cuore si
espande, lo sentiamo leggero, lo vediamo luminoso, ci ricambia il
sorriso, felice.

Adesso sorridiamo alla piccola ghiandola del timo lì vicino,


vediamola ripulirsi e illuminarsi, la sentiamo leggera,
continuiamo a inviare il sorriso spostandoci sulla destra al fegato,
proiettiamo il sorriso dell’immagine visualizzata al fegato, lo
vediamo illuminarsi, lo sentiamo leggero, guardiamo la
pesantezza che se ne va via come liquido nero che scende e si
disperde, guardiamo il fegato respirare nella luce e percepiamo la
gioia, facciamo lo stesso per la cistifellea lì vicino, continuiamo a
sorridere allo stomaco.

Sorridiamo bene allo stomaco, sentiamolo aprirsi al sorriso, si


allarga e si illumina di gioia, continuiamo a sorridere, portiamo la
luce della gioia a sinistra, alla milza. Visualizziamola come una

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ghiandola sotto il seno sinistro, vicino allo stomaco, lei ci
restituisce il sorriso, diventa luminosa e leggera, adesso
visualizziamo ancora la scena iniziale e portiamo il sorriso ai
polmoni. Esploriamo i polmoni e illuminiamoli col sorriso.
Guardiamoli diventare luminosi, si espandono, respirano felici.

Guardiamo i polmoni espellere l’energia pesante come una nuvola


scura che esce e se ne va, portiamogli il sorriso finché tutta
l’energia pesante è fuoriuscita, scendiamo ancora ai reni, prima il
destro… sorriso… e visualizziamo il rene. Lo vedete ? È come
un grande fagiolo rovesciato.

Guardatelo illuminarsi, sorridetegli e vedetelo espandersi.


Guardate l’energia pesante, la paura uscire via come nuvola scura.
Il rene respira, si espande nella gioia. Fate lo stesso col rene
sinistro… sorriso…… poi visualizzate la paura che esce. Il rene
è libero, luminoso, leggero. Adesso sentite i vostri reni che
respirano, fateli respirare, percepite il movimento di espansione e
contrazione nei reni, portate l’attenzione sulla schiena e sui reni.

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Sentite il movimento che fanno mentre respirano, adesso
richiamate la scena iniziale. Sentite la gioia e portate il sorriso
all’addome, trasmettetelo agli intestini, seguitene il corso, tutte le
anse, visualizzate la luce e sentite la sensazione di leggerezza, di
benessere. Il vostro addome è leggero, pensate che è in buona
salute e risponde ai meccanismi della digestione e del
metabolismo.

Ogni giorno, regolarmente, a ogni pasto, ringraziatelo e


sorridetegli. Vedete che risponde con un sorriso, sta ricambiando
il vostro sorriso. Adesso concentratevi sulle ovaie o sulle gonadi e
prostata.

Visualizzate la luce e sorridete a questi organi, ringraziateli per il


loro lavoro, per la vita che proteggono, visualizzate che sono in
buona salute, lucenti, vedeteli espandersi alla luce, sorridere.

Le donne continuino per l’utero, sorridetegli, inviategli gioia,


illuminatelo. Gli uomini continuino con i testicoli, portate giù il
sorriso, illuminateli, sentite il benessere, la forza della vita che
contengono, sorridetegli…. Adesso sorridete alla vescica,

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riempitela di gioia, di luce, vedetela illuminarsi e diventare
leggera. Adesso portate il sorriso dove volete, dove sapete avere
qualche doloretto, dove volete coccolarvi, dove volete riparare e
ripristinare il benessere, dove volete richiamare l’amorevole
attenzione del vostro corpo e della vostra anima.

Adesso visualizzate tutto il vostro corpo nella luce e pensate che


tutto il vostro corpo sorride, dalla punta dei piedi alla sommità
della testa, vedetelo espandersi nella luce, nella gioia. Quando
volete, potete riportare la percezione al presente, alla stanza, fate
due respirazioni. Potete aprire gli occhi.

Fate questa meditazione spesso, per portarvi benessere… e


fatela soprattutto se siete nervosi, stressati, tristi, avete paura, siete
delusi. Insomma quando dovete prendervi cura di voi stessi e del
vostro corpo. In quei momenti i vostri organi vi chiamano.

Hanno bisogno di voi, delle vostre attenzioni! Evitate di


trascurarli, ne avrete un gran beneficio! Abbracciateli con questa
meditazione.

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Imparare a trasferire il prana a distanza
Lo schema radionico in questione riporta un disegno che raffigura
una persona e va personalizzato, nel senso che se lo fate per voi
dovete scrivere in fondo, ai piedi, il vostro nome, mettere
sull’ombelico, al centro della sagoma, una foto tessera che vi
rappresenti, o se non l’avete qualche capello vostro e attaccarlo in
quel punto col nastro adesivo. In questo modo avete trasferito la
vostra corrispondenza energetica allo schema, vale a dire che
quello schema siete voi, per la risonanza sottile. L’energia dei
capelli o della foto, come in un ologramma, dove il particolare
diventa il tutto, riporta il vostro corpo energetico nello schema
radionico.

SEGRETO n. 3: lo schema radionico. Utilizzare lo schema e le


onde di forma per veicolare energia fisica e mentale per noi
stessi e per gli altri.

Lo schema radionico va “caricato” con il prana. Per caricare


questo schema usiamo oltre all’energia mentale anche le
vibrazioni dei colori sottili, cromatizzandolo con pennarelli di
diverso colore: serve per apportare energia fisica e mentale e per

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la difesa dell’aura se siete sani e sapete di essere in buona salute,
ma se vi sentite fisicamente stanchi e mentalmente apatici
dovete cromatizzare lo schema in questo modo:

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Disegnare attorno alla testa della sagoma a cui avete attaccato la
foto o i capelli come un cappellino che parte da sotto l’orecchio,
passa sopra la testa e finisce sotto l’altro orecchio, di colore
arancio, per dinamizzare la mente.

Oppure disegnare un cerchio di colore verde, allo stesso modo, da


orecchio a orecchio, coprendo la testa nel caso dobbiate rilassarvi
a livello mentale, perché avete pensieri fissi, siete stressati e così
via.

Disegnare attorno alla sagoma dell’uomo un cerchio di colore


azzurro, tratteggiandolo a saetta e circondando tutta la sagoma,
testa compresa. L’azzurro sottile con le sue vibrazioni difende il
corpo eterico e crea uno scudo contro energie negative come
forme pensiero ed energie negative dell’ambiente.

Si carica con il pensiero: si parte con la luna nera (guardate il


calendario), scegliete un orario che ogni sia sempre lo stesso, per
40 giorni (scarto massimo di 10 minuti). Posizionate lo schema
con la testa della sagoma a nord. Guardando lo schema, fate un

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pensiero chiaro e preciso, che sia tutti i giorni che lo caricate
sempre lo stesso, e riponetelo.

Ad esempio se lo fate per prendere energia mentale, e quindi


avete usato il colore arancio sulla testa, prendete lo schema,
posizionatelo a nord, a un’ora prestabilita da voi, e dite:«Che la
testa sia sveglia e il corpo difeso»; questo è un esempio, usate una
frase che volete , ma che sia breve e diretta come questa. Nel caso
che abbiate usato il verde, perché siete stressati, ad esempio
potete dire: «Che la mente si calmi e il corpo sia difeso.»

La persona interessata al quarantunesimo giorno deve disfare lo


schema bruciandolo all’esterno e sotterrandolo, in modo che la
terra assorba le negatività. Per questi quaranta giorni avete
caricato lo schema con il vostro pensiero, le vibrazioni rimangono
racchiuse nel cerchio e apportano l’energia che avete scelto con la
frase, attivano le vibrazioni dei colori scelti e aumentano la vostra
energia fisica e mentale. Mentre lo bruciate, alla fine, avviene un
transfert per cui le energie racchiuse e caricate nello schema che
ha la vostra energia (tramite la foto o i capelli) si trasferisce dallo
schema a voi. Questo per la legge di risonanza energetica, per cui

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sentirete poi i benefici dell’energia che voi stessi vi siete inviati.
Questo schema non va fatto toccare da nessuno, né deve essere
mostrato, per non farlo contaminare o scaricare. Bisogna tenerlo
in un luogo chiuso, non in camera.

Questo schema va utilizzato quando non sussistono presupposti


fisici per la stanchezza che proviamo, ma quando pensiamo che
esistano dei presupposti di tipo energetico per la perdita di forza.
Ad esempio siamo entrati in contatto con ambienti o persone che
ci hanno in qualche modo indebolito, oppure se non riusciamo a
capirne razionalmente il motivo.

Gli effetti della ricarica si sentono per diversi mesi, se fatto


bene. Se per qualche motivo lo interrompete, dovete bruciarlo
come spiegato.

Impacchettare la forza del prana nelle ossa


Dal Tao Yoga, questa tecnica viene utilizzata anche nel Kung fu,
per rafforzare braccia e gambe per i combattimenti, serve a
rivitalizzare il midollo osseo, ad apportare prana e quindi sangue,
forza nelle ossa e nelle articolazioni. Io l’ho usata quando avevo

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dei dolori, avevo qualche infiammazione in atto e non avevo
voglia di prendere antinfiammatori.

SEGRETO n. 4: la respirazione ossea. Impacchettare il prana


nelle vostra ossa serve a rafforzarle e a irrobustire
articolazioni ed elasticizzare i tendini. Rubate il segreto agli
antichi monaci taoisti.

Fatela pure per prevenire sovraccarichi funzionali e


infiammazioni se lavorate in palestra coi pesi o fate dei
movimenti ripetitivi e vi si infiammano sovente le articolazioni,
prevenite rafforzando e proteggendo col prana il vostro sistema
scheletrico.

Seduti su una sedia, schiena dritta. Un palmo sull’altro. Occhi


chiusi. Lingua al palato. Visualizzate davanti a voi la vostra mano
e tutto il vostro braccio, visualizzatelo trasparente e raffiguratevi
lo scheletro del braccio. Pensate che tutto attorno a voi, nel
cosmo, c’è il prana, energia; immaginate questa energia come
minuscole scintille di luce bianchissima che si muove veloce in
tutte le direzioni, è come una pioggia fittissima di minuscole

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particelle di luce che sono velocissime e non si scontrano le une
con le altre. Visualizzate questa pioggerellina di prana.

Adesso inspirate e visualizzate queste scintille luminose che


vengono attirate dalle ossa del vostro braccio, guardatele mentre
sono calamitate dall’osso e penetrano dentro di esso, trattenete il
respiro e visualizzate il prana che entra dentro l’osso, visualizzate
il prana che impacchetta l’osso.

Adesso espirate… di nuovo inspirate e vedete il prana che si


proietta verso l’osso, trattenete il respiro, visualizzate il prana che
impacchetta l’osso saturandolo, sentirete anche un formicolio,
un’elettricità che passa dentro il braccio. Espirate… di nuovo…
inspirate e attirate il prana. Visualizzate sempre l’osso, trattenete
il respiro e impacchettate il prana dentro l’osso sino a saturarlo.

Sentite l’elettricità sempre di più, espirate… ancora, fatelo per


quanto tempo volete, più lo fate e più prana impacchettate nelle
ossa. Poi fatelo con l’altro braccio, continuate pure con le gambe,
la colonna vertebrale, le spalle, il bacino, come volete voi. Se
siete stanchi scegliete un osso o due e continuate il giorno dopo.

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Con questa meditazione captate velocemente cosa significhi avere
a che fare con il prana. Lo sentirete benissimo e sarà una
sensazione fantastica!

Attingere all’elemento Etere dalle asanas.


Quest’asana è una posizione di equilibrio, diversa da quelle viste
sinora, e oltre ad attivare il chakra Vishuddha, Vrksasana, agisce
sul centro dell’equilibrio, rafforza le gambe, l’apparato
respiratorio, tonifica il sistema nervoso.

ESECUZIONE
In piedi, scaricate il peso del corpo sulla gamba destra, mano
destra sul fianco, sollevare il piede sinistro piegando la gamba al
ginocchio, afferrare il piede sinistro e portarlo a contatto con
l’interno coscia, vicino all’inguine; il tallone che preme contro la
coscia e l’inguine, mentre la punta del piede è rivolta in basso
verso terra. Premere, irrigidire i muscoli della gamba in appoggio,
allungare le braccia e inspirando lentamente portarle sopra la
testa, congiungendo i palmi in preghiera. Espirando, piegare i
gomiti e appoggiare i palmi sulla testa. Restare immobili,
concentrarsi sulla solidità della gamba in appoggio, pensare che

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dal piede si radichi a terra con delle radici profonde. Visualizzare
un punto di fronte e mantenere ferma l’attenzione per facilitare
l’equilibrio.

Continuare la respirazione e poi lentamente sciogliere la


posizione. Eseguire dall’altro lato. Scoprirete che da un lato non
riuscirete molto a stare in equilibrio; è normale, è così per tutti,
ma esercitandovi diventerete bravi e svilupperete il vostro senso
dell’equilibrio. Inoltre Vrksasana dona un bel portamento. Il suo
mantra è «Haaaaaamm».

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RIEPILOGO DEL CAPITOLO 5:
 SEGRETO n. 1: Vishuddha – comunicare con la guida.
Captare i messaggi sottili.
 SEGRETO n. 2: il sorriso interiore. L’energia del Sorriso e la
sua emozione benefica, scioglie le negatività e ripristina il
flusso energetico.
 SEGRETO n. 3: lo schema radionico . Utilizzare lo schema e
le onde di forma per veicolare energia fisica e mentale per noi
stessi e per gli altri.
 SEGRETO n. 4: la respirazione ossea. Impacchettare il prana
nelle vostra ossa serve a rafforzarle e a irrobustire articolazioni
ed elasticizzare i tendini. Rubate il segreto agli antichi monaci
taoisti.

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CHAKRA N. 6:
Come sviluppare la visione

Differenza tra Visualizzazione, Concentrazione e


Meditazione.

L’Ajna, conosciuto anche come terzo occhio e disegnato dalle


donne indiane in mezzo agli occhi con un punto rosso o nero, è il
chakra della visione interiore, della percezione. Ha come simbolo
le ali di aquila e due teste di serpente, è la sede della saggezza.
Porta come colore l’indaco, il suo elemento è la luce e le tenebre.
È il centro del Comando. È collegata alla ghiandola pineale e al
sistema nervoso autonomo, governa i due emisferi cerebrali e le
due nadi, Ida e Pingala, che qui si uniscono. L’aspetto della natura
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che gli appartiene è il cielo notturno. Se disarmonico, secondo la
disciplina yoga si ritiene possa portare cecità, sordità, insonnia,
dislessia, difficoltà di concentrazione e apprendimento.

Dall’Ajna possiamo visualizzare il nostro futuro e tramutarlo in


realtà tramite la forza della nostra mente e la legge di attrazione
attraverso i piani sottili. Lavorare con questo chakra dona pace e
serenità. Se lavorate con l’Ajna tutti i giorni, mantenendo la
concentrazione su di esso, potete eliminare qualsiasi fonte di ansia
e collegarvi profondamente al vostro nucleo divino. Lavorare con
Ajna porta a sperimentare diversi stati di coscienza, gli yogi
pensano che Ajna sia la sede dell’Anima, è la chiave di accesso
alla consapevolezza e alla conoscenza.

SEGRETO n. 1: Ajna chakra – la visione. Attivare il Terzo


Occhio per avere la visione eterica. Create il vostro futuro
tramite la Visione.

Questo chakra governa il pensiero e l’intelletto, ciò che noi


creiamo e realizziamo ha origine a partire da qui. Ajna crea
quando visualizziamo. Riuscire a vedere il nostro cammino ci dà

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il potere di realizzarlo e attrarlo a noi, credendo fermamente
mentre modelliamo la nostra realtà. Così facendo la facciamo
accadere, esistere a livello sottile. È una matrice energetica, o
matrix, che prende forma e ha una vita propria, vive vicino a noi
ed è vivificata dal nostro pensiero e dalle nostre emozioni.

Ciò in cui crediamo, positivo o negativo, accade. Qualcuno dice


che se ci crediamo o se non ci crediamo, avremo ragione lo
stesso! E significa proprio questo: se credete nella sconfitta, la
creerete, la farete esistere su un piano sottile e la alimenterete
ogni qualvolta ci pensate, poiché la rafforzerete; è una forma
pensiero che ha una vita propria e con le emozioni la rafforzate e
la fate accadere! Se pensate e visualizzate il successo, ponete le
basi perché questo entri nella vostra vita, poiché avete modellato a
livello energetico quella forma e rimane vicino alla vostra aura
legato con un sottile cordone energetico a uno dei vostri chakra.

Ajna crea, tramite la visione, la matrice della forma delle cose a


cui pensate, che le vogliate o no, che ne abbiate paura o meno. E
voi gli date corpo ogni qualvolta ci pensate anche se dite che non
le volete, poiché la paura ha più forza del desiderio e attrae quello

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che non volete. Quindi è meglio visualizzare tramite l’Ajna le
situazioni in modo positivo e farlo con sentimento ed emozione
per renderle vive! Così le attrarrete nella vostra vita. Voi siete i
costruttori del vostro futuro attraverso l’Ajna!

Ecco perché è chiamato il chakra del Comando, perché non siete


in balìa del destino, ma potete avere il comando su ciò che vi
circonda, siete il timone della vostra nave. Esercitarci con questo
chakra porta a sviluppare la ghiandola pineale e alcuni riescono a
sviluppare la chiaroveggenza e a percepire le visioni di mondi
paralleli e di piani più sottili elevando le vibrazioni a quel livello,
quando altrimenti la vista ci è preclusa poiché rimaniamo fuori
dalla portata di quelle vibrazioni energetiche.

Dal quinto chakra il corpo finisce e inizia il mondo sottile con i


piani di coscienza spirituale. Gli yogi sviluppano questi doni
grazie a una ferrea disciplina, fisica, mentale, energetica e
spirituale, costantemente. Per noi occidentali, che siamo inquinati,
fumiamo, usiamo alcool, droghe e siamo stressati, ottenere ciò è
complicato e difficile, a meno che non ci si impegni su questo

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cammino spirituale per conoscenza ed evoluzione personale, e
non per semplice curiosità. È vero che ottiene chi dà.

Lavorare col terzo occhio equilibra i due emisferi cerebrali e


fonde in modo armonico la mente razionale con quella intuitiva.
Senza costanza ed esercizio, e soprattutto se non si crede, non si
ottiene niente, questo in tutti i settori della vita, da quello
personale e privato al sociale. Meditando con Ajna, le correnti
energetiche Ida e Pingala si sollevano sino a congiungersi e a
fondersi nell’Ajna e da qui l’energia si solleva in volo sulle ali
dell’aquila.

È il simbolo del prana che attraversa i chakra e si trasforma in una


diversa consapevolezza, infatti l’aquila dall’alto ha un’altra
visione, più ampia, ed è anche messaggera dello spirito: da qui
entra in altre sfere di consapevolezza su altri piani e contatta
energie di tipo diverso e non ordinario. L’aquila ci conduce verso
la nostra casa spirituale, verso il cielo, verso la casa da dove
proveniamo, per ottenere la conoscenza sacra. Se Ajna ha poca
energia questo è precluso, perché prevale la mente razionale non
essendoci il supporto della sfera spirituale.

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Bagno di colore aureo: onda verde
In posizione Savasana, distesi sul pavimento, facciamo due
respirazioni; cerchiamo di rilassare le braccia… bene le gambe, il
bacino, la schiena. Continuiamo a pensare che il nostro corpo è
pesante, stanco. Concentriamo la mente sull’inspirazione,
pensiamo all’inspirazione come all’entrata di aria fresca, leggera e
pensiamo alla espirazione come alla fuoriuscita di aria calda,
pesante. Pensiamo di inspirare dalla narice destra, pensiamo
all’entrata di un flusso di aria fresca, di colore blu. Pensiamo che
fuoriesca dall’altra narice come un flusso di aria calda pesante, di
colore rosso. Facciamolo nuovamente e ora portiamo la nostra
attenzione sui piedi. Immaginate che ai nostri piedi si formino una
serie di onde di colore verde, un verde brillante, verde prato… e
lentamente facciamo salire quest’onda alle caviglie, facciamola
ritirare e di nuovo risalire fino al polpaccio, sentiamo la
sensazione di freschezza di quest’onda verde.

Continuiamo a farla salire sino alle cosce, vediamola che si ritira


e lentamente si rialza sino al bacino, percepiamo la sensazione di
fresco, di leggerezza. Continuiamo a far aumentare quest’onda
sino alla vita, poi al petto, copriamo le braccia con questo colore

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verde, fresco. Il corpo è sempre più rilassato, fresco, in completo
abbandono. Vediamo l’onda che si ritira e poi risale fino al collo.
Ora lasciamoci lentamente sommergere da quest’onda, anche la
testa. Siamo immersi nel verde, nel fresco. Sentiamo il
movimento dell’onda. Siamo sempre più rilassati, siamo
sommersi nel moto di quest’onda.

Ora facciamo calmare quest’onda e concentriamo la nostra


attenzione sul centro della fronte, nel mezzo agli occhi, nel terzo
occhio, fino a che non percepiamo una sensazione di corrente in
quel punto. Non distraiamo la mente, rimaniamo concentrati sul
terzo occhio, siamo immersi nell’onda verde, rilassati, non appena
avvertiamo la corrente sul terzo occhio rimaniamo attenti, appena
sentiremo la corrente si sovrapporranno una serie di immagini,
state bene attenti, rimanete concentrati fino a che durano le
immagini, osservatele attentamente. Rimanete tranquilli sotto
l’onda verde e guardate sfilare le immagini da spettatori, come in
un film.

Adesso lasciate che le immagini si disperdano da sole e iniziate


lentamente a ritirare l’onda verde, col suo andirivieni inizia a

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scendere fino al collo, poi lentamente sino al petto, continuiamo a
percepire il rilassamento, la sensazione di freschezza mentre
l’onda si ritira sino alla vita.

Lentamente continua a ritirarsi sino al bacino. Noi continuiamo a


essere rilassati, l’onda scende sino alle cosce, alle ginocchia,
continuiamo a visualizzarla mentre si ritira sino alle ginocchia,
alle caviglie. Lasciamo i piedi sotto l’onda verde e percepiamo il
fresco, il rilassamento. Ora lasciamola ritirare e pensiamo che
questa luce si dissolva lentamente, adesso riportiamo l’attenzione
sul corpo, sul pavimento. Cerchiamo di inspirare più aria, di
espirare più velocemente. Apriamo e chiudiamo le dita delle
mani. Possiamo aprire gli occhi.

Questa tecnica attiva l’Ajna chakra e la visione interiore, perciò le


immagini che arrivano sono canalizzate dal cosmo, dall’etere.
Possono essere immagini che vanno al di là del tempo e dello
spazio, per cui possono riguardarci come no. Eseguirla ci dà un
senso di benessere e ci mostra come non sempre le immagini che
possono pervenire sono costruite da noi come nella

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visualizzazione, ma in questo caso sono captate dall’antenna del
terzo occhio.

La visualizzazione
Consiste nel formare delle immagini mentali di oggetti, persone
situazioni che già conosciamo e ricrearli con l’occhio della mente:
ad esempio nell’osservare la fiamma di una candela e a occhi
chiusi ricreare la sua immagine o di un frutto o di qualsiasi cosa.
È utile per le tecniche di concentrazione e meditazione che
seguono. Ci sono persone visive che hanno facilità a visualizzare,
mentre alcuni, le prime volte, dicono che non vedono niente, ma
percepiscono o sentono voci e suoni. Va bene lo stesso, non ha
importanza. Poi si affinerà facendo le visualizzazioni,
aumentando la capacità di vedere.

La concentrazione
La concentrazione serve ad abituare la mente affinché non si
distragga, a tenerla ferma e a osservare, quindi anche
all’attenzione. Nella vita di tutti i giorni noi disperdiamo la nostra
energia per lo più attraverso i pensieri, attraverso la mente, che
pensa a centomila cose contemporaneamente e non riesce a

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focalizzare bene su una cosa e perciò ci disperdiamo, ci
innervosiamo e a sera siamo uno straccio, i pensieri continuano a
brulicare, senza che abbiamo trovato una soluzione decente.
Eppure siamo sedentari e stiamo tutto il giorno seduti in ufficio!
Imparando a focalizzare l’attenzione e a concentrarci facciamo un
importante lavoro di recupero di energia, in modo che con la
pratica, senza dispersioni, ci applichiamo e troviamo la soluzione
giusta, senza trovarci la sera stanchi da buttar via. Si fa in
posizione seduta, non sdraiati.

La concentrazione verte sulla focalizzazione di immagini che in


genere visualizziamo e che conosciamo, come luoghi della natura,
con tutto il loro entourage di animali, piante ed elementi. A
seconda del nostro stato d’animo percepiamo i colori e l’ambiente
in modo diverso, come pure le fasi della giornata.

Le situazioni della concentrazione sono formate da immagini che


già conosciamo e che fanno parte di noi, non esiste in questa fase
immaginazione, ma è frutto di cose conosciute e vissute e piano
piano ritornano a galla col tempo. Tutto ciò che vediamo è il
risultato di cose che ci appartengono.

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La meditazione
È uno stadio diverso, chi medita può essere spettatore di una serie
di immagini o di situazioni che gli appartengono, ma che possono
anche non appartenergli; ha diversi stadi, da quello in cui siamo
solo spettatori della serie di immagini come in un film a quella
che ci vede partecipi ed attori dentro lo svolgersi di ciò che
accade. Si svolge in uno stato più profondo e noi diventiamo ciò
che viene osservato. Le onde cerebrali sono più lente di quelle
alpha della concentrazione e del rilassamento. Inoltre occorre
sempre osservare e proseguire in un percorso abbastanza
difficoltoso prima di arrivare a percepire. Lo stadio più profondo
serve per compiere una ricerca personale per la ricerca del Karma.

Alcune tecniche sono le seguenti:


 SCHERMO BIANCO (immagini cosmiche che vengono
captate).
 SCHERMO BIANCO con macchia colorata (immagini che
chiamiamo).
 SCHERMO BIANCO (creare una macchia colorata e tuffarsi nel
colore).
 ATTRAVERSAMENTO DI PASSAGGI (percorso, ponte).

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Concentrazione sul bosco
Seduti in posizione da meditazione, teniamo la respirazione
libera, lasciamo che l’aria entri ed esca da sola. Ascoltiamo
l’appoggio del nostro corpo, delle gambe, delle braccia. Facciamo
in modo di rilassare il nostro corpo, a partire dal viso, scendiamo
a rilassare le braccia, poi il petto, l’addome.

Rilassiamo il bacino, la gamba sinistra, poi quella destra. Adesso


torniamo a rilassare il nostro corpo all’inverso, dai piedi verso la
testa, rilassiamo i piedi, destro e sinistro, poi le gambe. Quella
destra, quella sinistra, continuiamo a rilassare le cosce… bene il
bacino, rilassiamo l’addome, bene il petto, ascoltiamo l’aria che
entra, quella che esce. Continuiamo a rilassare il petto, si rilassano
le braccia, bene le spalle, continuiamo a rilassare il collo, il viso,
distendiamo le guance, rilassiamo le labbra… bene gli occhi, la
fronte.

Adesso concentriamoci sulle sensazioni, sulle immagini e


proviamo a vedere con gli occhi della mente, cerchiamo di
visualizzare un bosco, pensiamo a un bosco che ci piace, che
conosciamo, pensiamo di portare il nostro corpo davanti a questo

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bosco, lo mettiamo seduto in posizione comoda e ora osserviamo
il bosco davanti a noi, osserviamo gli alberi, che tipo di alberi
sono, se sono alti. Osserviamone le fronde, la forma e il colore
delle foglie, osserviamo intorno a noi se siamo soli, se ci sono
persone, oggetti.

Soffermiamoci sul profumo del bosco, proviamo a percepire il


profumo del sottobosco, delle piante, il profumo del terriccio e
concentriamoci sul profumo del bosco. Concentriamoci sui suoni
e ascoltiamo i suoni vicini, quelli lontani. Proviamo a percepire il
fruscio delle fronde, i rumori del bosco.

Ora proviamo a immaginare un sentiero che porta dentro al bosco


e pensiamo di passeggiare lungo questo sentiero, mentre ci
addentriamo nel bosco osserviamo se lungo il sentiero ci sono dei
fiori, delle piante, osserviamo gli alberi attorno a noi.
Osserviamone il tronco, la fronda, il movimento delle foglie.
Continuiamo a camminare su questo sentiero e proviamo a
osservare sopra di noi, se vediamo il cielo, se il sole filtra tra le
foglie. Osserviamo ancora attorno a noi se ci sono degli animali
nel bosco, osserviamo se sono fermi, se si muovono.

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Pensiamo che questo bosco ci rimandi una sensazione di calma, di
freschezza, cerchiamo di sentirci in sintonia con questo ambiente,
di nuovo proviamo a percepire i profumi, i suoni intorno a noi.
Ora lasciamo svanire ogni immagine, ascoltiamo la pesantezza del
nostro corpo, cominciamo inspirare più aria, a espirare più
velocemente. Apriamo e chiudiamo le dita delle mani. Possiamo
aprire gi occhi.

Concentrazione su una fascia di colore sulla testa


Seduti in posizione da meditazione; teniamo la respirazione
libera. Lasciamo che l’aria entri ed esca da sola. Ascoltiamo
l’appoggio del nostro corpo, delle gambe, delle braccia. Facciamo
in modo di rilassare il nostro corpo, a partire dal viso, scendiamo
a rilassare le braccia, poi il petto, l’addome.

Rilassiamo il bacino, la gamba sinistra, poi quella destra. Adesso


torniamo a rilassare il nostro corpo all’inverso, dai piedi verso la
testa. Rilassiamo i piedi, destro e sinistro. Poi le gambe, quella
destra, quella sinistra. Continuiamo a rilassare le cosce, bene il
bacino. Rilassiamo l’addome, bene il petto. Ascoltiamo l’aria che
entra… quella che esce.

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Continuiamo a rilassare il petto. Si rilassano le braccia… bene le
spalle. Continuiamo a rilassare il collo, il viso. Distendiamo le
guance, rilassiamo le labbra… bene gli occhi, la fronte. Adesso
concentriamoci sulle sensazioni, sulle immagini e proviamo a
vedere con gli occhi della mente. Cerchiamo di visualizzare un
prato, pensiamo a un prato che ci piace oppure creiamolo con la
nostra mente. Immaginiamo di portare il nostro corpo davanti a
questo prato e di metterci seduti in posizione comoda.
Osserviamo attorno a noi e ascoltiamo la sensazione della calma
che il prato ci rimanda. Osserviamo il cielo sopra di noi, è un
cielo limpido, sereno, di colore azzurro.

E ora torniamo con la mente sul prato, e immaginiamo che


davanti a noi su questo prato ci sia un contenitore di sete colorate
della grandezza di una sciarpa. Scegliamo tra queste stoffe il
colore che più ci piace e ora prendiamo questa fascia del colore
che abbiamo scelto e avvolgiamola come un turbante intorno alla
nostra testa. Quando abbiamo finito incominciamo ad ascoltare la
sensazione che questo colore ci dà, se è una sensazione di calore
oppure di fresco, di armonia o di disarmonia. Ora spostiamo la
nostra attenzione e ascoltiamo l’effetto che questo colore ha sui

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nostri pensieri, se li calma, li acquieta, li distende, oppure se li
agita e crea tensioni.

Quando abbiamo ascoltato queste impressioni passiamo con


calma ad ascoltare la sensazione che ci dà il contatto con la stoffa
che fascia la nostra testa, se è una sensazione di contatto
piacevole, avvolgente, oppure no. Quando abbiamo finito di
ascoltare tutte le sensazioni togliamo la fascia di stoffa dalla testa
e torniamo a percepire l’ambiente attorno a noi, osserviamo il
prato e cerchiamo di sentirci in sintonia con quello che ci
circonda, lentamente lasciamo svanire ogni immagine e torniamo
a percepire la pesantezza del corpo, delle gambe, della colonna
vertebrale. Ascoltiamo la calma del nostro respiro, del battito
cardiaco, ascoltiamo la calma che c’è attorno a noi, dentro di noi.
Ora lentamente cerchiamo di aumentare il respiro, espirare più
velocemente. Si inspira più aria, si espira più velocemente.
Possiamo aprire gli occhi.

Concentrazione su un corso d’acqua


Seduti in posizione da meditazione teniamo la respirazione libera,
lasciamo che l’aria entri ed esca da sola. Ascoltiamo l’appoggio

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del nostro corpo, delle gambe, delle braccia. Facciamo in modo di
rilassare il nostro corpo, a partire dal viso. Scendiamo a rilassare
le braccia, poi il petto, l’addome. Rilassiamo il bacino, la gamba
sinistra, poi quella destra. Adesso torniamo a rilassare il nostro
corpo all’inverso, dai piedi verso la testa. Rilassiamo i piedi,
destro e sinistro, poi le gambe, quella destra… quella sinistra.

Continuiamo a rilassare le cosce… bene il bacino, rilassiamo


l’addome, bene il petto. Ascoltiamo l’aria che entra, quella che
esce. Continuiamo a rilassare il petto, si rilassano le braccia, bene
le spalle. Continuiamo a rilassare il collo, il viso. Distendiamo le
guance, rilassiamo le labbra, bene gli occhi, la fronte.

Adesso concentriamoci sulle sensazioni, sulle immagini e


proviamo a vedere con gli occhi della mente. Cerchiamo di
visualizzare un prato, un prato che ci piace oppure creiamolo con
la nostra mente. Immaginiamo di portare il nostro corpo davanti a
questo prato e di metterci seduti in posizione comoda.
Osserviamo attorno a noi e ascoltiamo la sensazione della calma
che il prato ci rimanda, osserviamo dove è situato, se è in una
valle, se intorno ci sono delle montagne. Osserviamo se sul prato

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ci siamo soltanto noi o se vediamo delle persone, degli animali,
degli oggetti.

Ora portiamo l’attenzione sul cielo che è sopra di noi, pensiamo a


questo spazio libero, azzurro, a quest’aria pura, un’aria di
montagna, pensiamo che ci rimandi una sensazione di spazio, di
leggerezza, di freschezza. Riportiamo l’attenzione sul prato,
immaginiamo che vicino a noi scorra un corso d’acqua, proviamo
a visualizzarlo, pensiamo a un piccolo ruscello, un torrente.
Osserviamone la larghezza, proviamo a seguirne il percorso e
osserviamo lo scorrere dell’acqua, osserviamone il movimento
continuo, pensiamo alla sensazione di fluidità, di freschezza,
proviamo a percepire il rumore dell’acqua che scorre. Ora
immaginiamo di avvicinarci mentalmente a questo ruscello in un
punto in cui l’acqua scorre più lentamente e proviamo a osservare
il colore e la limpidezza dell’acqua.

Pensiamo alla sua trasparenza che ci permette di osservare sotto la


sua superficie, osserviamo se dentro l’acqua si vedono dei sassi,
ne osserviamo la forma, il colore. Continuiamo a osservare se ci
sono delle piante acquatiche, se si vedono dei pesci e osserviamo

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il fondo del ruscello. Osserviamo se è sassoso oppure sabbioso, se
sul fondo ci sono degli oggetti. Ora riportiamo l’attenzione sul
prato davanti a noi.

Cerchiamo di sentirci in sintonia con questo ambiente, di nuovo


proviamo a percepire i suoni, i profumi che vengono dal prato, il
profumo dell’erba. Ora lasciamo svanire ogni immagine e
ascoltiamo la pesantezza del nostro corpo, delle gambe, delle
braccia, della colonna vertebrale. Adesso inspiriamo più aria,
espiriamo più velocemente. Possiamo aprire gli occhi.

Aumentare il prana ed evitare dispersioni


Questo Mandala è un percorso di guarigione che viene disegnato
secondo la filosofia yoga. Contiene dei simboli di base.

Il quadrato:

Il cerchio

Il triangolo

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Per “guarigione”, secondo lo yoga, si intende un processo
interiore che smuove a livello energetico dei blocchi e dei
meccanismi che non fluiscono più con il nostro naturale senso di
appartenenza al Tutto. È il nostro Sé che si attiva per ricostruire
dei modelli naturali di benessere. Ogni simbolo ha un significato
e ci rappresenta; il quadrato simboleggia il corpo fisico, la terra; il
cerchio, la nostra parte energetica, spirituale; il triangolo
rappresenta l’equilibrio, l’uomo tra micro e macrocosmo.
Dobbiamo disegnare su un foglio un disegno che contenga al suo
interno questi tre simboli, come più ci piace e nel numero che
vogliamo. La base è il quadrato con all’interno gli altri simboli.

In seguito dobbiamo collegare con delle linee ogni simbolo in


questo modo: si deve tracciare una linea che parta da un simbolo e
arrivi a un altro, pensando che quella linea mi rappresenti nel
corpo o nella mente, vale a dire che io posso decidere che quella
linea lì è la mia paura del buio, ad esempio. Poi traccio un’altra
linea che parte da un altro simbolo e arriva a un altro ancora,
decido che quella è la linea del mio raffreddore, per esempio.
Ancora, traccio una linea diversa, che parte da un simbolo e arriva
a un altro passando attorno agli altri due e io decido che è la linea

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del dolore che ho provato durante il mio divorzio… oppure quello
che volete voi.

Ogni linea si traccia con un colore che scegliamo istintivamente,


così come abbiamo colorato istintivamente ogni simbolo. Le linee
possono essere dritte, curve, tortuose, a spirale o come vi
vengono. Quindi, prendere un cartoncino o un foglio da disegno,
disegnare un bordo come una cornice esterna, all’interno
disegnare i simboli, ognuno con un colore che scegliete d’istinto.
Poi collegare i simboli con una linea per volta colorandola come
volete e attribuendole una nostra paura, un nostro difetto, un
disturbo fisico, e così via.

La fase successiva consiste nel compiere i passi del Mandala: i


passi si compiono in meditazione. Posizione da meditazione, si
fanno due respirazioni, si rilassa brevemente tutto il corpo, poi col
mandala davanti si prende come punto di riferimento una prima
linea di quelle che noi sappiamo essere, per esempio, la nostra
impazienza. Si lavora su quella in questo modo: visualizzarla, poi
chiudere gli occhi e fare attenzione. Vedrete quella linea, di quel
colore così come voi l’avete colorata, muoversi, fare diversi

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movimenti, continuate a osservarla fino a che il suo colore non
riempirà in totale lo schermo interiore della vostra
visualizzazione. Quando avrà riempito tutto lo schermo, allora la
meditazione avrà risposto. Avrete fatto un passo.

Scegliete ora una seconda linea che avrà un significato diverso, e


un colore diverso… come prima, visualizzatela e chiudete gli
occhi. Aspettate e vedrete che inizierà a fare dei movimenti,
seguitela fino a che non balzerà per intero riempiendo tutto lo
schermo mentale, avete fatto il secondo passo e così via.

Penso che avrete disegnato molte linee perciò questo è un lavoro


lungo che non si può fare in un giorno, magari fate un paio di
linee al giorno o quando vi sentite. Quando avrete terminato tutti i
passi, cioè avrete preso in considerazione tutte le linee e i simboli
che avete colorato, avete terminato il Mandala. Dovrete prendere
in considerazione anche i colori di riempimento, se avete riempito
per intero i simboli al loro interno. I colori di riempimento però
vanno fatti per ultimi, prima le linee e i bordi. La totale
scomposizione del Mandala dà inizio poi al processo profondo di
mutamento a livello energetico, dove quelle paure e quei difetti

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che avete rappresentato iniziano, dentro di voi, a fare un loro
percorso, un miglioramento. Questo perché non sono più fissi e
congelati, ma nel flusso della vostra coscienza verranno elaborati
e metabolizzati diversamente.

Questi passi vengono elaborati in meditazione, ma spesso nei


Mandala vengono danzati. Una volta finito, conservate il
Mandala, fatene un quadretto o come meglio credete. A distanza
di tempo sentite come state e le differenze, poi potete farne un
altro quando ne sentite necessità. Questo Mandala ci rappresenta
così come siamo in questo momento della nostra vita e dobbiamo
percorrerlo per attivare un percorso di guarigione, che è una serie
di passi che smuovono a livello energetico alcuni meccanismi,
vengono messi in atto autonomamente a livello profondo e
apportano dei miglioramenti a livello energetico, mentale,
insomma ci avviano al benessere.

Come ottenere risposte a una domanda che ci interessa


TECNICA DEL MARE
Stesi per terra in posizione Savasana, teniamo la respirazione
libera, lasciamo che l’aria entri ed esca da sola. Ascoltiamo

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l’appoggio del nostro corpo, delle gambe, delle braccia. Facciamo
in modo di rilassare il nostro corpo, a partire dal viso, scendiamo
a rilassare le braccia, poi il petto, l’addome. Rilassiamo il bacino,
la gamba sinistra, poi quella destra. Adesso torniamo a rilassare il
nostro corpo all’inverso, dai piedi verso la testa rilassiamo i piedi,
destro e sinistro, poi le gambe, quella destra, quella sinistra.

Continuiamo a rilassare le cosce… bene il bacino. Rilassiamo


l’addome, bene il petto. Ascoltiamo l’aria che entra, quella che
esce. Continuiamo a rilassare il petto, si rilassano le braccia, bene
le spalle, continuiamo a rilassare il collo, il viso. Distendiamo le
guance, rilassiamo le labbra, bene gli occhi, la fronte. Adesso
concentriamoci sulle sensazioni, sulle immagini e proviamo a
vedere con gli occhi della mente, pensiamo di portare il nostro
corpo su una spiaggia, una spiaggia che conosciamo e pensiamo
di metterlo disteso in riva al mare, vicino all’acqua che lambisce
la riva.

Adesso pensiamo di intrecciare le mani e di appoggiarle in


grembo, sull’addome, visualizziamo un fascio di luce azzurro che
dalle nostre spalle scende in un cerchio e passa attraverso le

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braccia, arrivando alle mani e risalendo all’altro braccio,
ricongiungendosi alla spalla.

Visualizziamo questo cerchio di luce azzurro, luminoso, e


concentriamoci sul flusso circolare della sua luce. Adesso
sentiamo che l’acqua piano piano lambisce il nostro corpo e
lentamente ci solleva. Ci porta dolcemente tramite la sua onda
lieve verso di sé, concentriamoci sul cullare delle onde e
ascoltiamo il movimento dell’acqua che ci solleva e ci abbassa
lentamente, dolcemente.

Concentriamoci sul flusso azzurro che circola nelle nostre spalle e


nelle nostre braccia e formuliamo la domanda che ci interessa,
concentrati sul cerchio di luce azzurro e aspettiamo. Arriverà una
risposta sotto forma di visione, di immagine o di eco che ci
risponde, o una sensazione. Rimaniamo in ascolto, concentrati
sull’azzurro. Ottenuta una risposta, lentamente facciamoci
riportare dall’acqua dolcemente verso riva. Il corpo lentamente si
adagia sulla sabbia e l’acqua ci lascia lentamente. Lasciamo
svanire il cerchio di luce e la spiaggia, riportiamo la mente al
presente, respiriamo più aria, espiriamo più lentamente. Si

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possono aprire gli occhi. Meditate sulle risposte che avete
ottenuto e se non le capite perché simboliche, lasciate sedimentare
dentro di voi. Al momento opportuno torneranno alla vostra
mente e ne capirete i nessi, spesso sono dei tasselli che dovete
mettere a fuoco.

SEGRETO n. 2: chiedere e cercare. Attingete alla memoria


cosmica e individuale, ai simboli personali e collettivi per
incasellare indizi per le risposte che cercate.

Biblioteca Akashica
Stesi per terra, in posizione Savasana; teniamo la respirazione
libera, lasciamo che l’aria entri ed esca da sola. Ascoltiamo
l’appoggio del nostro corpo, delle gambe, delle braccia. Facciamo
in modo di rilassare il nostro corpo a partire dal viso. Scendiamo
a rilassare le braccia, poi il petto, l’addome. Rilassiamo il bacino,
la gamba sinistra, poi quella destra.

Adesso torniamo a rilassare il nostro corpo all’inverso, dai piedi


verso la testa, rilassiamo i piedi, destro e sinistro, poi le gambe,
quella destra, quella sinistra. Continuiamo a rilassare le cosce,

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bene il bacino, rilassiamo l’addome, bene il petto. Ascoltiamo
l’aria che entra, quella che esce. Continuiamo a rilassare il petto,
si rilassano le braccia, bene le spalle. Continuiamo a rilassare il
collo, il viso, distendiamo le guance, rilassiamo le labbra, bene gli
occhi, la fronte. Adesso concentriamoci sulle sensazioni, sulle
immagini e formuliamo dentro di noi la domanda di cui
cerchiamo risposta, per noi o per qualcuno che ci sta a cuore o per
una situazione, che può anche riguardare il nostro passato.
Quando abbiamo la domanda chiara in mente… lasciamola
svanire. Adesso immaginate che dal cielo azzurro discenda
lentamente davanti a voi una scala di corda, osservatela da vicino,
osservatene il colore, il materiale e adesso tendete le mani sopra
di voi e sollevatevi.

Issatevi sulla corda, sentite che facilmente potete aggrapparvi e


iniziate a salire su questa scala, lentamente gradino dopo gradino.
Man mano sentirete che mentre salite anche lei piano piano si
sposterà con voi, guardate in basso, vedete l’azzurro sotto di voi.
Siete sospesi nel cielo azzurro, continuate a salire, adesso la scala
si ferma e siete giunti di fronte a un palazzo, davanti a voi vedete
una stradina, prendetela e lì vicino entrate nell’ampio portone,

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vedete ai suoi lati delle enormi scale a chiocciola e dei saloni;
imboccatene uno… d’istinto. Entrerete in un grande salone con
molti scaffali, osservateli, guardate i libri che vengono contenuti
sugli scaffali, ce ne sono di tutti i tipi e fogge. Grandi tomi e
piccoli libricini, ci sono i segni del tempo, ci sono tracce di
polvere. Passate in rassegna il salone, voltatevi e guardate altri
saloni che si diramano. Adesso andate d’istinto a prendere uno dei
libri, dove volete, senza pensarci troppo, perché voi già sapete
dove. Anche se in alto, ve lo troverete magicamente in mano,
vedete che sopra c’è il vostro nome, adesso riportate alla mente la
vostra domanda e aprite a caso il libro.

Guardate se vi si presenta una frase o una parola o delle immagini


come in un film, voltate alcune pagine, poi richiudete e
memorizzate le informazioni. Riponetelo e guardate attorno a voi,
se ci sono persone. Guardate i colori, l’arredamento. Se volete,
chiedete a qualcuno che si trova lì informazioni sul posto, qua
potete ritornare quando volete, adesso conoscete la strada. Fate la
strada del ritorno a ritroso, uscite dal portone e spiccate il volo
planando giù lentamente nell’azzurro. Godetevi il volo e tornate
lentamente a terra, toccando lievemente il terreno, riprendete

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possesso del vostro corpo. Fate mente locale sulle risposte
ottenute e iniziate a inspirare più velocemente, espirate… più
aria… potete aprire gli occhi.

Come la tecnica precedente meditate sulle risposte ottenute e


cercatene poi i collegamenti con la domanda. L’Akasha è il nome
in sanscrito che gli yogi danno a quello che Jung chiama
inconscio collettivo, che è una sfera ove si trova la memoria
cosmica, ove sono registrati tutti gli eventi di ogni epoca e di ogni
energia .

Incontrare il proprio animale di potere


Nella tradizione sciamanica, che contempla la suddivisione del
mondo in tre fasce (mondo di sopra, mondo di sotto e mondo di
mezzo), possiamo andare a incontrare il nostro alleato o animale
di potere o animale totem.

La madre Terra o Pachamama è la sede della nostra parte più


materiale e noi figli della terra teniamo nel suo grembo riposti i
nostri segreti reconditi o paure. Lì andiamo a rifugiarci quando un
trauma, un dolore, un lutto, un incidente ci fa soffrire e la nostra

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anima in qualche modo ci lascia, un pezzetto di lei se ne va... si
rifugia in seno alla madre Terra, per non soffrire. Secondo questa
teoria gli sciamani di tutto il mondo operano per ottenere
guarigioni, per recuperare l’anima di coloro che soffrono e nella
nostra cultura occidentale facciamo in qualche modo lo stesso a
livello di percorso psicoterapico, che cerca di reintegrare le parti
di noi che sono sconnesse, recuperando in qualche modo le
funzioni che sono alienate.

A livello energetico questa cosa si può fare solo attraverso questa


tecnica che si chiama Caccia all’anima o Recupero dell’anima. In
questo ci aiuta l’Alleato, che è un’energia che noi percepiamo
come animale… è un’energia che è con noi dalla nascita.

SEGRETO n. 3: l’alleato. Incontriamo un vecchio amico


spirituale.

Da bambini eravamo in connessione con lui, poi lo abbiamo


dimenticato crescendo, ma la sua essenza ci protegge
silenziosamente ed entrare in contatto con lui di nuovo ci serve
per aumentare la percezione del nostro corpo energetico, guarire

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la nostra anima, esplorare i mondi sciamanici. Questa guida è
felice di contattarci e avrà delle informazioni personali riguardo la
nostra vita. Devo dire che la prima volta che l’ho incontrato è
stata una delle esperienze più emozionanti; d’altra parte il
cammino sciamanico da parte mia è molto sentito poiché fa parte
di un mio antico bagaglio che ho riagganciato in questa vita.

Sappiate che secondo queste teorie le cose che ci gravitano


attorno, sia quelle che ci piacciono che quelle che non ci
piacciono, spesso sono dei richiami di tipo karmico, cioè cose che
hanno a che fare con noi e che ci riportiamo dall’antico passato.
Questo devo puntualizzarlo come insegnante di yoga; nello yoga
si contempla il karma, la reincarnazione e la ricerca delle vite
precedenti. Comunque tutti i cammini iniziatici, non solo lo yoga,
hanno in comune la conoscenza delle vite precedenti, per
riappropriarsi del bagaglio di conoscenze e per conoscere l’azione
karmica, cioè l’azione che in questa vita siamo chiamati a
svolgere.

Devo dire che le persone che ho conosciuto e coloro che ho


accompagnato nel mondo di sotto a conoscere il proprio animale

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totem sono rimaste meravigliate ed emozionate più che con tutte
le altre forme di meditazione sperimentate. L’energia dello spirito
animale è veramente grandiosa poiché lui racchiude l’energia
della sua intera razza, come dire che il giaguaro racchiude la
“giaguarità”: non è un giaguaro… ma il giaguaro. Capite la
portata della sua forza?

Questa tecnica ha migliaia di anni ed è stata percorsa dagli


sciamani di ogni etnia, perciò il suo sentiero energetico è già
tracciato e sperimentato in tutta sicurezza. In America questa
tecnica viene chiamata “Soul Hounting”, se volete documentarvi
potete leggere Caccia all’Anima di Giancarlo Tarozzi che è stato
il maestro che me l’ha tramandata assieme ad Annamaria Greco e
che io ho poi ripercorso tante e tante volte, oppure i libri di
Michael Haerner sullo sciamanesimo.

Occorre impararla direttamente in un breve seminario ove si viene


accompagnati nel mondo di sotto al ritmo di una musica
particolare che ha la frequenza e il ritmo della Pachamama e
sintonizza i nostri emisferi in modo da facilitare la discesa e
l’entrata nel seno della madre Terra. Viene spiegata la tecnica che

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si accompagna all’inizio con una visualizzazione e poi con la
Respirazione di Fuoco, che è una respirazione yoga particolare
che aiuta a ossigenare gli emisferi cerebrali e induce lo stato di
trance assieme al ritmo particolare dei tamburi.

Le volte che ho accompagnato le persone nel mondo di sotto ho


notato, nella meditazione e nel rilassamento Savasana, che
determinate tipologie di persone facevano fatica a passare da uno
stato di coscienza all’altro, questo per lo stesso motivo per cui
Don Juan aiutava Castaneda con il pejote a passare dallo stato di
coscienza ordinaria alla seconda attenzione. In questi casi nella
discesa ho aiutato la persona “traghettandola” con la mia energia.
Qua è la musica e la respirazione che induce questo spostamento
di attenzione e questa frequenza di onde cerebrali.

Recuperare energie fisiche e mentali.


Il rilassamento Yoga classico (o Savasana) prende il nome dalla
corrispondente asana, che significa cadavere. Questo poiché la
postura richiama quella naturale che il corpo assume quando la
vita trasmigra in altri piani, perché il ritmo rallenta, il battito
cardiaco, le onde cerebrali, tutte le funzioni rallentano al minimo,

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in modo da lasciare vigile l’attenzione per cui la mente si pone in
ascolto di questo corpo dormiente e delle funzioni che all’interno
si svolgono. Gli yogi portano in profondità lo Savasana con la
morte apparente, le levitazioni e così via, tanto che questi
fenomeni sono stati a lungo studiati, persino da un grande
psicologo quale fu Jung; da lui a oggi gli psicologi continuano
questa forma di rilassamento con il training autogeno, che apporta
delle induzioni.

Tutti concordano con i benefici che lo Savasana apporta al nostro


sistema nervoso, al corpo e alla mente. Nello yoga, nell’Hatha
yoga, a fine lezione si esegue lo Savasana per 15 minuti, in modo
da recuperare energia fisica e nervosa, in modo da indurre la
mente ad ascoltare il corpo, per abituarla all’attenzione, cosa che
in effetti ha già fatto per tutta la durata della lezione con le asana
e il Pranayama.

Questo recupero è grandioso poiché con quindici minuti si ha il


beneficio di un paio di ore di sonno. Ricordo che a volte gli allievi
venivano a lezione dicendomi: «Sono stanca morta, ma sono
venuta lo stesso perché quando vado via mi sento rinascere» e

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questo non poteva farmi altro che piacere, perché significava che
tramandavo nel modo giusto questa grande disciplina che è lo
yoga.

SEGRETO n. 4: Savasana. Scopriamo una veloce ed efficace


tecnica di rilassamento antica quanto lo yoga.

In effetti la lezione di yoga scioglie tensioni e ricarica a livello


fisico e mentale, in modo che, se la lezione è ben fatta, se si arriva
stanchi si torna a casa distesi, rilassati e “ricaricati”. Ricordate che
i chakra sono le centraline energetiche del nostro corpo…

ESECUZIONE
Staccate il telefono, create la penombra, stendete un tappetino e se
è inverno prendete un plaid per coprirvi. Stendetevi in posizione
Savasana; gambe divaricate, rilassate, con i piedi che si abbassano
naturalmente verso l’esterno, le braccia sono rilassate a lato del
busto, aperte di circa 45°, il collo viene esteso prima di
appoggiare la nuca, portando il mento verso lo sterno e
abbassando la testa, rilassate adesso la testa, se avete fastidio alle

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lombari per qualche motivo, mettete un cuscino sotto le
ginocchia.

Chiudete gli occhi e fate due respirazioni in Pranayama, inspirate,


trattenete l’aria… Espirate… Ascoltate la voce che vi
accompagna nel rilassamento.

Savasana – rilassamento
Teniamo la respirazione libera…
Lasciamo che l’aria entri ed esca da sola…
Concentriamo la mente sulla muscolatura,
in modo che il corpo diventi pesante, stanco…
Ascoltiamo che siano bene appoggiate le spalle, le braccia, bene il
bacino, i piedi…
Pensiamo che il nostro corpo è stanco…
Abbandoniamoci alla stanchezza…
E ora concentriamo la mente sui piedi…
Ascoltiamone l’appoggio, cerchiamo di rilassare le dita…
Bene la pianta… i talloni…
Continuiamo a rilassare le caviglie... bene i polpacci…
Si rilassano le ginocchia… bene le cosce…

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Continuiamo a rilassare l’addome… bene lo stomaco…
Ascoltiamo il respiro senza aumentarlo…
Ascoltiamo l’inspirazione… l’espirazione…
Continuiamo a rilassare il petto… bene le spalle…
Cerchiamo di rilassare le braccia…
Dalla spalla al gomito… dal gomito al polso…
Alle dita delle mani… (punto A)
La sensazione è sempre di pesantezza, di abbandono…
Abbandoniamoci alla pesantezza…
E ora spostiamo l’attenzione sulla colonna vertebrale…
In modo che il bacino sia bene appoggiato…
Ascoltiamo il fondoschiena…
La parte destra, quella sinistra…
Ascoltiamo i muscoli lombari, bene i dorsali… e scapole…
Sempre ascoltiamo la parte destra, quella sinistra…
Continuiamo a rilassare le spalle, bene le cervicali, la nuca…
E ora distendiamo il viso,
distendiamo la fronte, bene gli occhi, la bocca…
Continuiamo a pensare che il nostro corpo è stanco, pesante…
E ora torniamo ad ascoltare il respiro senza aumentarlo…
Ascoltiamo l’inspirazione… l’espirazione…

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Pensiamo all’inspirazione come all’entrata di aria fresca, leggera,
piena di energia… pensiamo all’espirazione come alla fuoriuscita
di aria calda, pesante, piena di tensioni…
Pensiamo che ogni volta che inspiriamo, inspiriamo energia…
Ogni volta che espiriamo, espiriamo tensioni, tensioni fisiche,
nervose…
E ora torniamo ad ascoltare il corpo, che la parte destra, quella
sinistra siano pesanti, rilassate in maniera uguale…
Spostiamo l’attenzione sui piedi…
Ascoltiamo il piede destro, quello sinistro…
Ascoltiamo se sono pesanti, caldi, rilassati in maniera uguale…
Continuiamo l’ascolto per le caviglie, per i polpacci…
Sempre ascoltiamo la parte destra, quella sinistra….
Ascoltiamone l’appoggio, la pesantezza… il calore….
Se sinistra e destra sono rilassate in maniera uguale….
Continuiamo l’ascolto per le ginocchia, per le cosce…
Sempre ascoltando la pesantezza, il calore… l’appoggio…
E ora ascoltiamo per intero la gamba destra, quella sinistra…
Ascoltiamo se sono pesanti, calde, rilassate in maniera uguale…
E ora continuiamo l’ascolto per le braccia…
Ascoltiamo il braccio destro, quello sinistro…

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Ascoltiamone l’appoggio, la pesantezza, il calore…
Sempre se sinistra e destra sono rilassate in maniera uguale…
Ora spostiamo l’attenzione di nuovo sulla colonna vertebrale,
ascoltiamo il bacino…l’appoggio della parte destra, quella
sinistra…
Continuiamo per il fondoschiena….
Ascoltiamo i muscoli lombari…
Sempre ascoltiamo la parte destra, quella sinistra…
Ascoltiamone l’appoggio, il calore, la pesantezza…
Continuiamo l’ascolto per le scapole, le spalle….
Sempre ascoltiamo la parte destra, quella sinistra….
Ascoltiamo che siano appoggiate, pesanti…
Rilassate in maniera uguale….
Continuiamo l’ascolto per le cervicali, la nuca…
Ora ascoltiamo che la fronte sia distesa….
Che gli occhi siano immobili…
Che i denti non siano stretti…
Il nostro corpo dovrebbe essere pesante,
completamente rilassato…
Il nostro respiro leggero…
Leggero come un soffio…

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I nostri pensieri calmi… lontani…
Più il nostro corpo sarà pesante, stanco…
Più noi possiamo recuperare energia….
Cerchiamo di abbandonarci mentalmente a questa pesantezza….
E ascoltiamo la calma che c’è intorno a noi… dentro di noi…
La calma del respiro… dei pensieri…
E ora lentamente cerchiamo di inspirare più aria,
di espirare più velocemente
Si inspira più aria… si espira più velocemente,
cominciamo ad aprire e chiudere le mani.
Possiamo aprire gli occhi…

**** Rispettate le pause della voce date dai puntini di


sospensione.

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RIEPILOGO DEL CAPITOLO 6:
 SEGRETO n. 1: Ajna chakra – la visione. Attivare il Terzo
Occhio per avere la visione eterica. Create il vostro futuro
tramite la Visione.
 SEGRETO n. 2: chiedere e cercare. Attingete alla memoria
cosmica e individuale, ai simboli personali e collettivi per
incasellare indizi per le risposte che cercate.
 SEGRETO n. 3: l’alleato. Incontriamo un vecchio amico
spirituale.
 SEGRETO n. 4: Savasana. Scopriamo una veloce ed efficace
tecnica di rilassamento antica quanto lo yoga.

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CHAKRA N. 7
Ottenere e realizzare il benessere

Le leggi energetiche e i piani sottili

Eccoci a Sahasrara, il chakra della Corona, il Loto dai Mille


petali, il Palazzo di Cristallo che ci ricongiunge con la nostra
parte divina e spirituale. Questo chakra non ha più a che fare col
mondo umano, ma trascende l’immateriale per donarci
l’Illuminazione e il ricongiungimento di tutti i corpi energetici
con la Matrice Universale da cui proveniamo. Corrisponde
fisicamente con la fontanella, al centro della sommità della testa,
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il suo colore è l’oro e il violetto, che ha le vibrazioni più sottili, il
suo elemento è lo spirito, la ghiandola associata è la pituitaria, il
plesso associato il sistema nervoso centrale, controlla l’anatomia
sottile, i corpi sottili, il suo verbo è: «Io conosco». Secondo la
disciplina yoga quando è in squilibrio dà depressione, paralisi,
sclerosi.

A livello psicologico dona il senso dell’unione, dà esperienze


estatiche, se in squilibrio, porta il senso della dispersione, della
costante ansia. Secondo lo Yoga Taoista, Sahasrara è la nostra
Bussola spirituale , che ci conduce nei mondi dello Spirito e nel
canale del sogno ci guida attraverso esperienze extracorporali.

È questo chakra connesso col Corpo Spirituale che allinea i corpi


per permettere il Viaggio astrale e la fuoriuscita dal corpo della
nostra coscienza in stato di veglia. Io ho avuto il dono o l’energia
di fare queste esperienze in modo spontaneo, senza tecniche, con
l’aiuto di guide astrali. Per spiegarvi le tecniche e parlarvi del
Viaggio astrale non basterebbe un libro, vi consiglio I segreti
della Visualizzazione della Bruno Editore, che ho trovato pratico
ed esauriente in merito, ma mi raccomando, come dice l’autore,

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esercitatevi e fate quello che vi consiglia, altrimenti non otterrete
quello che vi prefiggete. Ricordate… in tutte le cose occorre
costanza, occorre dare per ricevere, quindi ci vuole impegno e
sicuramente otterrete tutto quello che desiderate.

Intanto posso dirvi che la proiezione astrale, cioè l’allineamento


dei corpi fatto dal Sahasrara, avviene quando siamo in uno stato
di grazia, per cui tutti e tre i corpi, fisico, mentale e astrale si
trovano in uno stato ottimale per la fuoriuscita, quindi per così
dire “in forma”. Gli esercizi e le tecniche servono ad affinarli per
fare in modo che avvenga tutto ciò. Questo in fase di coscienza,
da svegli, mentre quando dormiamo questo avviene naturalmente,
perché per “ricaricarci” dobbiamo entrare nel piano energetico e
recuperare il prana attraverso l’astrale. I nostri corpi sottili sono
tenuti assieme e collegati al corpo eterico tramite un cordone
sottile d’argento che avrete visualizzato durante la prima
concentrazione sulla visione dell’aura.

Questo fa da richiamo quando siamo in astrale e “strattona” il


corpo astrale nel rientro quando termina l’energia per il viaggio.
Avete mai avuto uno scossone, magari a letto e vi sembrava di

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sobbalzare e di cadere di sotto? Secondo lo yoga quella era la fase
di riallineamento, di rientro del corpo astrale. Tralasciando
l’argomento, vi rimando a Enrico Sigurtà e torno a Konor…

Le leggi energetiche
Parliamo ancora dell’importanza delle leggi energetiche, dei
principi per cui è importante metterci in sintonia con esse per
apportare benessere e per realizzare quello che ci prefiggiamo…

La legge del tre e del sette


Le leggi energetiche sono molte, ma parliamo di due che con le
quali ci scontriamo costantemente senza rendercene conto. Avete
presente quando progettate qualcosa, qualsiasi cosa… siete pieni
di entusiasmo e poi… plof! Accade qualcosa che vi porta via dai
vostri propositi che riponete in soffitta, magari per sempre.

SEGRETO n. 1: Sahasrara e la legge del 3 e del 7. Imparare


le Leggi spirituali che si operano da sempre in natura.

La colpa è della legge del 3 e del 7! È una legge che sottintende


a quelle fisiche, meccaniche, cui tutta la natura è soggetta e quindi

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anche noi. Esistono tre forze, ogni cosa si compie e si realizza
quando queste tre forze sono allineate (ricordate quando parlavo
dell’allineamento dei 3 corpi?). Ebbene, secondo questa teoria
una forza è la cosiddetta forza positiva, una seconda forza
consideriamola forza negativa e l’altra è la forza di coesione.

La forza positiva è quella per cui le cose subiscono la spinta


creativa all’espansione, alla nascita di un’idea o di una persona, di
un oggetto, di qualsiasi cosa. La forza negativa è quella di polo
contrario, che tende a inibire la forza positiva e a mantenere lo
status quo, quindi tende a premere in direzione opposta ad essa:
gli oppositori delle nuove idee e principi, gli eventi che in natura
impediscono il formarsi di nuove crescite, espansioni e sono
fautrici di distruzioni ecc., per cui queste due forze cooperano e
operano sullo stesso piano con polarità opposte, l’una spinge per
espandersi e l’altra spinge per contrarre.

Facciamo un esempio: una persona che sviluppa un nuovo


progetto e una nuova idea troverà altre persone che denigreranno
e faranno in modo di contrastare questa nuova idea per mantenere
l’ordine precostituito. Questa persona farà non poca fatica per

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portare avanti e far valere il suo progetto e la sua idea… ne sapete
qualcosa vero?. Ad esempio, succede a tutti noi quando cresciamo
e vogliamo imporre la nostra personalità, quindi il principio di
conservazione farà in modo da opporre resistenze nei confronti
delle nuove idee opponendo la seconda forza. È una legge
naturale!

Anche dentro di noi agiscono sempre, quando vorremmo fare una


cosa e siamo convinti di farla, poi qualcosa dall’altro lato, una
vocina o qualcosa del genere, ci dice di lasciar perdere. Tanti
fattori e le abitudini acquisite o le credenze indotte hanno la
meglio e ci inducono a lasciar perdere perché non abbiamo la
costanza e la forza per contrastare la forza di polo negativo.
Questo contrasto porta quindi a lasciare campo a ciò che già
sussiste, poiché il nuovo non ha la forza di attecchire. Ecco perché
le persone che hanno il potere di cambiare le cose e di pensare in
modo diverso sono poche rispetto alla massa.

Quasi sempre le due forze in noi sono in stallo e ci mantengono


sui sentieri conosciuti, senza che prevalga niente di nuovo e ci
ritroviamo a masticare sempre le stesse cose senza uscire

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dall’ordinario, ma a volte succede qualcosa di strano, senza capire
perché, qualcosa ci permette di realizzare quello che volevamo,
senza sforzo e senza che fossimo neppure granché convinti.
Qualcosa in natura riesce a superare le barriere che ne contrastano
lo sviluppo, questo perché ha agito la terza forza!

La forza di coesione: questa forza agisce sempre in natura


veramente, risolvendo lo stallo tra le altre due e permettendo
l’evolversi del cambiamento; meno male, perché altrimenti tutto
sarebbe in stallo, la vita non evolverebbe. Ma queste forze devono
essere allineate, complementari, altrimenti ci sarebbe lo
squilibrio. L’antagonismo tra la prima e la seconda forza viene
risolto e unificato dall’intervento della terza forza che risolve il
conflitto. Ogni cosa in natura è soggetta a questa legge e noi non
possiamo che allinearci con essa. La legge di coesione che
interviene e ci fa superare lo stallo è spesso legata a un forte
desiderio e un’emozione che legata a un bisogno interviene
risolvendo lo stallo delle due forze.

Ad esempio spesso le persone fanno dei sacrifici e trovano la


soluzione insperata, che fino ad allora non si sarebbero sognati,

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per amore di qualcun altro, o la paura a volte fa da agente di
coesione, per esempio se si interrompe un’abitudine dannosa (tipo
smettere di fumare, bere o altro) perché i medici hanno decretato
la morte se non si agisce.

La legge del sette accompagna quella del tre, per renderci


padroni del potere di agire. Quest’altra legge ci parla della
ciclicità della vita e della natura, dei ritmi. Nello yoga il concetto
di impermanenza definisce questo concetto di ciclicità, di non
continuità. Tutto è impermanente, quindi ciclico. Noi non
cresciamo all’infinito, né viviamo fisicamente per sempre, vero?

La legge del sette nella vita ci procura guai. Spesso partiamo in


quarta con un proposito e poi dopo un po’, o sul traguardo,
lasciamo perdere e ci convinciamo, per non perdere la faccia, che
lo abbiamo deciso noi stessi perché non ci interessava più!
Secondo principi complessi che abbracciano differenti campi di
comprensione, la legge del sette agisce e si basa sul principio
delle ottave. Assieme alla legge del tre , conoscerla ci dà il potere
di fare e ottenere ciò che vogliamo senza dispersioni. Spesso la
forza di coesione della legge del tre non basta da sola per superare

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lo stallo nell’agire concretamente, questo perché interviene la
ciclicità che con i suoi ritmi porta via la nostra forza, la nostra
energia e i nostri propositi… come? In questo modo: la ciclicità
interessa tutto il cosmo, tutta la natura e noi ne siamo al centro,
nelle sue onde che si alzano e si abbassano, noi in risonanza con
esse ci solleviamo per poi tornare giù, i nostri propositi e la nostra
volontà seguono l’onda, anche dentro di noi esistono queste onde,
questo movimento, è una vibrazione che cambia… una corrente
che fluisce.

Queste correnti sono le ottave. Pensando alla musica, visualizzate


la tastiera di un pianoforte e vedrete che nella scala musicale, le
nota vanno dal DO al SI e sono sette.

Un’ottava si muove dal DO al DO della scala successiva. Quindi,


pensiamo che noi suoniamo la nostra vita camminando come su
una scala musicale che va dal DO al SI. Questa è un’ottava.
Possiamo camminare sui tasti che vanno dal DO al SI in salita,
oppure camminare dal SI al DO in discesa. Se saliamo dal DO al
SI stiamo camminando in un’ottava ascendente, al contrario dal
SI al DO si tratta di un’ottava discendente… fin qui tutto chiaro?

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 Lo so, è un po’ ostico ma completamente logico se continuate a
seguirmi: facciamo un paragone con la nostra quotidianità.

Io decido che ho un sacco di problemi a livello fisico, allora


decido di darmi assolutamente da fare per smettere di fumare,
andare a correre, equilibrare la mia dieta, prendermi cura del mio
aspetto fisico, per esempio.

Così dopo una visita dal medico che storce la bocca davanti alle
mie analisi, prospettandomi un ricovero in sanatorio (terza forza:
la paura del sanatorio) decido come un’indemoniata, tornando a
casa, di mettere sottosopra le mie abitudini sregolate e di porre in
atto una serie di strategie riparatrici, per così dire. Svuoto il frigo
e butto la maionese che mi piace tanto, e pure la Nutella. Faccio
fuori i pacchetti di sigarette, anche quelli che ho nascosto per i
periodi di magra…

Regalo le bottiglie di liquore al vicino, telefono subito per


iscrivermi a un corso di cucina vegetariana e oggi faccio pure un
digiuno depurativo. Riordino tutta la casa come non avevo fatto
mai, allontano mentalmente col proposito di non uscirci più la

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mia amica Flo che mi induce in tentazione e mi porta in tutte le
pasticcerie e le sagre del paese e così via. Vi riconoscete? Lo so
ho esagerato forse, ma il meccanismo è questo… ebbene quella è
una fase ascendente, in cui comincio ad agire, e sono sul DO e
magari passo al RE, ma molto spesso la nostra azione si perde nel
vuoto. Perché l’azione sfuma…Perché? Perché rimanendo sulla
tastiera del pianoforte, troviamo il DO, il RE, il MI e… proprio lì
fra il MI e il FA, ecco l’intervallo! Lo potete vedere come un tasto
bianco che si frappone nel mezzo, un altro spazio bianco, vuoto,
si frappone alla fine dell’ottava, tra il SI e il DO dell’ottava
successiva.

Questi intervalli nella nostra vita sono dei salti, dei buchi che ci
creano infiniti problemi, perche “lì” tutta la nostra energia va a
farsi benedire! Sono come un buco nero che risucchia la nostra
attenzione e il nostro potere.

Ricordo che la mia maestra di yoga, molti anni fa (circa 18), mi


parlava di determinate prove che avrei dovuto superare e che
sarebbero accadute senza che potessi prevederle e che mi
avrebbero impegnata e messa alla prova sui miei difetti o altro, sia

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a livello fisico che mentale. Si riconoscono che sono prove per
determinati motivi che vi spiegherò più avanti, poi studiando la
legge del sette ho ricollegato le prove affrontate in un determinato
momento “energetico” e ne ho riconosciuto i meccanismi.

Non sapete quanti stratagemmi mi ha dato per superarle, io facevo


tutto coscienziosamente senza capire i meccanismi nascosti della
legge del 7!! E tutto ciò per non farmi portare via dagli intervalli!
Erano compiti abbastanza ardui e impegnativi: per almeno tutto
un anno dovevamo salire di ottava, di consapevolezza e per farlo
ci voleva energia e gli intervalli avrebbero portato via la nostra
forza e il nostro entusiasmo iniziale, anche perché lo yoga è lento
e ci vuole applicazione e costanza.

Comunque, tornando a noi… ammettiamo che ho preso tutte le


misure per cambiare, compreso allontanare Flo che mi induce in
tentazione, salto dal DO al RE e sono sul MI, quando ecco
l’intervallo: accade qualcosa di improvviso e inaspettato , tipo
arriva la vicina che suona il campanello e mi porta una torta
fantastica accompagnata da un pacchetto di sigarette che le avevo
prestato e non ricordavo neanche più, arriva anche Flo trafelata

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con un vassoio pieno di prelibatezze che mi porta per farsi
perdonare di non so cosa, oppure… mi prende una voglia
irrefrenabile di Mojito, tanto che vado subito dopo cena a berne
tre dal mio amico Alex che è bellissimo…

Ecco fatto, sono caduta nell’intervallo e domani è un altro giorno,


per stasera non me ne importa, facciamo bolgia! E il giorno dopo
sono a punto e a capo continuo imperterrita e i buoni propositi
non me li ricordo neanche più.

Cos’è successo? L’intervallo ha mangiato e risucchiato


letteralmente, tramite le voglie che mi hanno messo alla prova,
tutta la mia consapevolezza e forza.

In questo intervallo sparisce l’energia che ci serve per realizzare il


cambiamento progettato e tutto crolla nel passaggio dal MI al FA.
Diciamo che la nostra vita si muove dal DO al MI e non sale
quasi mai; a volte riusciamo a superare l’intervallo, ma poi dal SI
al DO successivo ne troviamo un altro e superare anche questo
per fortuna è impossibile, se non conosciamo i meccanismi per
farlo. Come ha agito la mia maestra per farci superare gli

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intervalli? Con degli shock energetici. Vale a dire con degli
stratagemmi (e questo lo fanno tutti i maestri in tutte le discipline)
che portano la consapevolezza su uno sforzo volontario, cioè
un’azione che ci costa fatica e in cui dobbiamo applicarci anche
se non ne abbiamo voglia, che apparentemente non ci serve, per
riacchiappare l’energia che altrimenti viene risucchiata
nell’intervallo.

Ricordate quando vi dicevo nell’altro capitolo di fare le cose o


studiare una lingua straniera senza bisogno ecc.? Parlavo proprio
di questo. Potete saltare un pasto se avete fame o fare digiuno per
un giorno, andare a correre se non ne avete voglia.

Questo sforzo volontario durante l’intervallo dirotta l’energia che


verrebbe persa nel salto dal MI al FA di nuovo verso il nostro
obiettivo! Don Juan magari insegnava Castaneda a ridere al posto
di piangere e viceversa e altri stratagemmi ancora…

I buddisti, magari ti fanno fare un Mandala e alla fine te lo fanno


disfare per poi fartelo ricostruire, per questo motivo e anche per
altri.

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Come si riconoscono gli intervalli?
 Sono delle cose che portano via all’improvviso la nostra
attenzione da ciò che stiamo facendo e per cui ci stiamo
impegnando.
 Sono bisogni forti, impellenti.
 Sono di ordine fisico e psicologico.
 Per lo più sono sempre uguali e ci mettono a prova sulle paure
o sulle cose che non abbiamo voglia di fare, o che ci riescono
meno. Ad esempio: non so cambiare la gomma, foro una
gomma oggi, una dopodomani, foro due gomme. Qualcuno mi
chiede di cambiargli la gomma, foro la gomma quando nessuno
mi può aiutare e devo farlo per forza ecc.
 Sono inaspettate, hanno una natura di necessità, sono illogiche
e per questo si riconosce che sono le prove che avvengono
negli intervalli.

C’è un richiamo che il nostro fisico e la nostra mente fanno in


modo quasi incontenibile. Riconoscerle negli intervalli ci fornisce
un quid di energia per eseguire il salto di intervallo e proseguire
nei nostri propositi lungo l’ottava.

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Applicare la meditazione alla nostra vita

Capire che cosa sia la meditazione: non è una certa speciale


posizione del corpo e non è soltanto un insieme di esercizi
mentali. La meditazione è la coltivazione della consapevolezza e
l’applicazione di quella consapevolezza. Non c’è bisogno di
sedersi per meditare: potete meditare mentre lavate i piatti, mentre
siete sotto la doccia o sui pattini a rotelle, mentre digitate sui tasti
del computer.

«La meditazione è consapevolezza applicata a ogni attività della


vita. Ciò non è facile» (Henepola Gunaratana).

«Durante la pratica della meditazione non teniamo molto stretta la


mente e non la lasciamo completamente andare. Se cerchiamo di
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controllarla, allora la sua energia ci rimbalzerà addosso; se la
lasciamo andare del tutto, allora diventerà molto selvaggia e
caotica. Così la lasciamo andare, ma nello stesso tempo
manteniamo una certa disciplina. Le tecniche usate nella
tradizione buddista sono estremamente semplici. La
consapevolezza del movimento corporeo, del respiro e delle
sensazioni del corpo sono tecniche comuni a tutte le tradizioni. La
pratica di base è essere presenti, essere proprio qui.

L’obiettivo e la tecnica sono la stessa cosa: precisamente essere


qui in questo preciso momento, senza sopprimere né lasciare
sfrenatamente andare, ma essere coscienti di ciò che è».
(Chögyam Trungpa)

«In una notte scura brancolano coloro per i quali solo il mondo
esterno è reale; in una notte ancor più scura vivono coloro per i
quali solo il mondo interiore è reale. La prima convinzione inclina
a una vita d'azione, la seconda a una vita di meditazione. Ma solo
coloro che uniscono l'azione con la meditazione possono
attraversare il mare della morte con l'azione ed entrare

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nell'immortalità con la pratica della meditazione. Così abbiamo
udito dai saggi». (Isha Upanishad)

Lo Yantra sopra rappresentato è il classico e famoso Sri Yantra,


a mio avviso molto bello e importante per fare meditazione. A
differenza dei Mandala, gli Yantra hanno le quattro porte, come
potete vedere, che corrispondono ad aperture nei quattro punti
cardinali, sono più semplici poiché non contengono spirali o
sovrapposizioni particolari, ma ripetono dei simboli geometrici al
loro interno. Questo potete usarlo per meditazione, o cercarne uno
più grande sul web, ma sempre lui, lo Sri Yantra.

SEGRETO n. 2: lo Yantra – cercare i tasselli. Viaggiare


attraverso le linee energetiche dello Yantra e oltrepassare lo
spazio e il tempo.

Meditazione con lo Yantra


Sedetevi di fronte e fissatene l’immagine, poi chiudete gli occhi e
mantenetene l’immagine sullo schermo interiore, vedrete un
colore diverso da quello dello Yantra. Fissate questo colore e a un
certo punto saltateci dentro. Dovete proprio fare un salto con

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l’intento e rimanerci, vi troverete in un vortice, in tunnel nero.
Potete rimanere lì sospesi e prenderete energia mentale fino a che
ci rimarrete. È uno spazio nero senza immagini, se seguite la sua
energia vi porterà in un tunnel molto veloce in cui potreste vedere
una luce bianca e vi condurrà in un ambiente ove potreste vedere
delle scene. Se avrete fatto una domanda prima di entrare in
meditazione ne vedrete la risposta tramite questa scena, altrimenti
prendete atto di ciò che vedete e appuntatevelo a fine
meditazione. Sarà un tassello per la comprensione di determinate
cose vostre.

Vi consiglio di appuntare tutto ciò che vedrete o percepirete


dall’inizio del libro alla fine, poiché la meditazione serve a
questo, a recepire dei piccoli tasselli che un giorno, presto o tardi,
vi serviranno per una più ampia comprensione. 

All’inizio questo tipo di meditazione forse sarà difficile. Occorre


allenamento, non vi scoraggiate, dovete affinare la vostra energia
mentale. Chi medita già sa che cosa intendo.

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Incontrare la propria guida
Potete tornare a incontrare la guida tramite la meditazione
precedente o, se l’avete visualizzata, mettendovi in meditazione e
visualizzandola nuovamente, chiedendole quello che desiderate,
oppure chiedete anche nel momento in cui sentite il suo segnale.
Abituatevi a chiedere e non pensate che le risposte siano frutto
della vostra fantasia. Quando non siamo abituati a meditare il
dubbio è sempre quello di chiederci se ciò che abbiamo visto e
sentito sia frutto o meno della nostra fantasia oppure no.

SEGRETO n. 3: chiedere consigli. Comunicare con energie a


noi vicine per attingere risposte diverse dalla nostra
razionalità.

Col tempo affinerete questi meccanismi e capirete dalle risposte


quando le cose sono costruite e come e quando no. Di base la
meditazione porta delle visioni che sono molto veloci. Quello che
vedete subito è veloce, la risposta è la prima impressione o il
primo flash che avete. Poi magari vi perdete e potete proiettare,
poiché la mente è fatta così. Tende a disperdersi e a costruire, ma
imparerete col tempo e l’esercizio a riconoscere la differenza. Di

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certo le Guide si riconoscono dalle altre forme di energie
dall’abito. Questa è la differenza, le guide sono vestite, e si
riconosce l’epoca dalla quale provengono proprio dal modo in cui
sono abbigliate. Altre forme energetiche sono invece differenti,
ma questo è un altro campo…

Come attingere al Passato


Seduti per terra, in posizione da meditazione; teniamo la
respirazione libera. Lasciamo che l’aria entri ed esca da sola.
Ascoltiamo l’appoggio del nostro corpo, delle gambe, delle
braccia. Facciamo in modo di rilassare il nostro corpo, a partire
dal viso, scendiamo a rilassare le braccia, poi il petto, l’addome,
rilassiamo il bacino, la gamba sinistra, poi quella destra.

Adesso torniamo a rilassare il nostro corpo all’inverso, dai piedi


verso la testa, rilassiamo i piedi, destro e sinistro, poi le gambe,
quella destra, quella sinistra. Continuiamo a rilassare le cosce,
bene il bacino. Rilassiamo l’addome, bene il petto. Ascoltiamo
l’aria che entra, quella che esce. Continuiamo a rilassare il petto,
si rilassano le braccia, bene le spalle.

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Continuiamo a rilassare il collo, il viso, distendiamo le guance,
rilassiamo le labbra, bene gli occhi, la fronte. Adesso sullo
schermo della nostra mente visualizziamo un prato che
conosciamo o creiamone uno che ci piace. Pensiamo di metterci il
nostro corpo seduto, comodo, guardiamo il colore dell’erba, dei
fiori. Ascoltiamo i suoni vicini, quelli lontani. Adesso attendiamo
che la nostra Guida ci raggiunga, fra poco la vedremo arrivare da
destra oppure da sinistra e contemporaneamente sentiremo il
segnale fisico che ci aveva fatto percepire in precedenza.

Non appena lo sentiremo ce la troveremo davanti… salutiamola


affettuosamente. Adesso la Guida ci fa cenno di seguirla,
alziamoci e andiamo dietro i suoi passi, in silenzio. Ha qualcosa
da mostrarci, un luogo che lei conosce e dove noi possiamo
attingere informazioni, informazioni sul nostro passato.
Continuiamo a percorrere il prato, incontriamo degli alberi. Fra
poco lei si fermerà e noi potremo vedere questo luogo. Ci
condurrà in un giardino segreto. Siamo quasi arrivati, adesso si
ferma e si volta spostando il suo corpo per mostrarci un ponte. Ci
fa segno di oltrepassarlo, ci fa strada.

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Attraversiamo questo ponte, guardiamo di che materia è il ponte,
il colore, di che epoca può essere, guardiamo al di sotto.
Guardiamo i nostri piedi che percorrono il ponte… guardiamo
oltre il ponte e scorgiamo il giardino.

Oltrepassato il ponte la guida è al nostro fianco e ci mostra questo


giardino meraviglioso. Guardiamo i fiori di questo giardino, se
sono fiori ordinari o diversi. Guardiamone la grandezza, il colore,
percepiamo i profumi. Sulla destra possiamo vedere una fontana.

Avviciniamoci per ammirarla, guardiamola nel dettaglio, vediamo


che attorno a noi ci sono altre forme luminose, persone, energie.
Guardiamo i colori, memorizziamo tutto, vediamo se incontriamo
qualcuno che abbiamo già visto, adesso la guida ci conduce a
destra e vediamo una grotta, ci avviciniamo con lei alla grotta, ci
dice che in quel luogo possiamo attingere al passato, alle cause
degli eventi, al nostro passato lontano e possiamo formulare delle
domande su questo passato, ottenere delle risposte.

Formuliamo la domanda che ci interessa ed entriamo con la Guida


dentro la grotta. Adesso stiamo attenti alle risposte che

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arriveranno sotto forma di simboli, immagini oppure suoni, voci.
Quando avremo ricevuto le risposte usciamo assieme alla Guida.
Possiamo chiederle spiegazioni su quello che abbiamo visto e
sentito, facciamolo pure.

Adesso ripassiamo dal giardino, guardiamo se qualcosa è


cambiato, quando vogliamo possiamo tornare al ponte e
oltrepassarlo. Ritorniamo al prato rifacendo il percorso inverso,
torniamo al punto dove eravamo seduti.

Possiamo salutare la Guida e ringraziarla, quando vogliamo


possiamo inspirare più aria, possiamo aprire gli occhi.

SEGRETO n. 4: il Giardino segreto. Un luogo particolare ove


recepire informazioni che ci riguardano.

Questa meditazione, a mio avviso molto bella (almeno lo è stata


per me, a suo tempo), può dare indicazioni su noi stessi, sulle
cause di situazioni, sul nostro passato (non sul futuro), passato
recente o passato karmico, vale a dire riguardanti vite precedenti.

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In questo giardino possiamo venire anche incontrare energie che
non sono più al livello materiale, ma sono salite e lì stazionano.

L’aquila porta i guerrieri nel sogno

L’aquila, sul cui viaggio è incentrato e dedicato questo libro, è


un’energia spirituale che, come nell’Ajna chakra, risale da
Muladhara, dal piano più basso di non conoscenza, per proseguire
attraverso tutti i chakra e trasportare a un piano più elevato di
consapevolezza, dove poiché lei è la Messaggera dello Spirito ci
conduce per darci un messaggio di amore. L’aquila, che esiste e
che si chiama Konor, conduce i guerrieri nel sogno. Che
significa?

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Avevo accennato al Guerriero nelle pagine indietro… è un antico
cammino iniziatico, un cammino di conoscenza (avete letto Il
Guerriero di Luce di Paolo Coelho?) che chiunque può decidere
di intraprendere.

Si tratta del risveglio, del percorso che si può fare per


intraprendere la strada della conoscenza; nel percorso cattolico si
chiama il soldato, ed è la Cresima, l’abbiamo fatta tutti, ma
secondo un’altra lettura può avere un diverso significato. Nel
percorso di Mihtra si chiama il Miles, sempre il soldato, insomma
è comune in tutti i percorsi iniziatici. Essere Guerrieri e percorrere
questa strada significa armarsi di uno scudo che può essere
l’onestà, la rettitudine, la giustizia o quello che uno sceglie,
intraprendere una lotta contro le nostre paure, i nostri difetti, la
nostra ignoranza e riappropriarsi di conoscenze sepolte che ci
appartengono, per fare luce in quello che è il marasma del nostro
bagaglio personale, farci strada verso un cammino non solo
terreno ma anche e soprattutto spirituale per crescere ed essere
coscienti che non esistiamo soltanto in materia.

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Per accorgersi che la verità non è solo quella piccola porzione che
pensiamo di conoscere, perciò lavorare per affinare le nostre
energie, sgrossare le paure, i difetti, per conoscerci sempre di più
e imparare ad accettarci, per amore nostro prima di tutto e per
riversare l’amore attorno a chi incontriamo, persone, cose o
animali. Per rinascere a una nuova percezione, più ampia, che ci
riconosce come esseri divini, come l’anello di congiunzione fra lo
spirito e la materia ove siamo racchiusi e per armonizzarle
entrambe.

Per vivere con gioia sia nel mondo dello Spirito che in quello
Materiale, per smettere di pensare che è vero solo quello che
crediamo noi e smettere di dare via il nostro potere, per smettere
di dare la colpa di tutto ciò che ci accade agli altri o a Dio o a
chissà chi, per imparare a capire che siamo perfetti così come
siamo, perché siamo esseri divini e la divinità ci ama, perciò
niente ci è precluso, la nostra missione principale è l’amore.
Amare noi stessi è riversare questo amore sul mondo.

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SEGRETO n. 5: il Carro solare. Innalzarci a livello del Sole
per cambiare la visione sul mondo ed elevare la percezione.
La vista dell’Aquila e il suo dono.

Viaggio sul Carro solare


Seduti per terra, in posizione da meditazione; teniamo la
respirazione libera, lasciamo che l’aria entri ed esca da sola.
Ascoltiamo l’appoggio del nostro corpo, delle gambe, delle
braccia, facciamo in modo di rilassare il nostro corpo, a partire dal
viso.

Scendiamo a rilassare le braccia, poi il petto, l’addome, rilassiamo


il bacino, la gamba sinistra, poi quella destra. Adesso torniamo a
rilassare il nostro corpo all’inverso, dai piedi verso la testa.
Rilassiamo i piedi, destro e sinistro, poi le gambe, quella destra,
quella sinistra.

Continuiamo a rilassare le cosce, bene il bacino, rilassiamo


l’addome, bene il petto… ascoltiamo l’aria che entra, quella che
esce. Adesso sullo schermo della nostra mente visualizziamo un

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cielo azzurro, limpido, concentriamo la nostra mente sul sole alto
nel cielo. Sentiamone il calore sulla pelle.

Possiamo vedere in alto nel cielo un’aquila che vola in cerchio


sopra di noi. Visualizziamo il volo dell’aquila con le sue ali
spiegate e la luce del sole che la illumina. Stiamo bene attenti, fra
poco vedremo arrivare davanti a noi un carro dorato, trainato da
cavalli bianchi. Appena arriva… stiamo attenti a vedere chi lo
guida, guardiamo i colori dei finimenti dei cavalli, guardiamo
come sono vestiti coloro che guidano il carro.

Adesso possiamo salirci sopra, non appena lo facciamo riparte


veloce. Sentiamo che si innalza in alto, con la velocità del
fulmine, oltrepassa lo spazio, il cielo. Notiamo che vicino a noi
sul carro vola vicina l’aquila che ci ha raggiunto. Voliamo
paralleli, adesso possiamo ammirarla da vicino. Notiamo i
particolari di quest’aquila, stiamo seguendo la luce solare… con
una velocità che ci inebria. Ci sentiamo felici, percepiamo
l’eccitazione del volo. Adesso stiamo rallentando, andiamo a
fermarci davanti all’astro solare. Scendiamo di fronte ad esso.

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Ammiriamo il colore oro, il carro riparte. Adesso notiamo che
abbiamo di fronte un grande portale d’oro, ai lati del portale ci
sono due guardiani, guardiamo bene come sono vestiti, guardiamo
i particolari, la loro altezza, i capelli, cosa hanno ai piedi, cosa
hanno di particolare. Appena ci avviciniamo per entrare ci
sbarrano la strada. Guardiamo come… ci dicono che non
possiamo entrare da soli. Vediamo arrivare al nostro fianco
Konor, l’aquila che ci ha accompagnato.

Guardiamo la sua trasformazione, prende forma umana,


guardiamo come si mostra, se uomo o donna, com’è vestita,
guardiamone i lineamenti, si fa avanti e dice ai guardiani che ci
accompagna lei e possiamo entrare. I guardiani si scostano e noi
possiamo oltrepassare la porta, appena dentro vediamo un
ambiente particolare, maestoso. Ci sono delle persone, guardiamo
chi sono, come sono vestite, cosa hanno di particolare, guardiamo
i colori, siamo nel regno dell’astro solare. A destra si entra in una
stanza particolare, noi andiamo a sinistra, percorriamo un
corridoio, entriamo in una luce bianchissima, abbagliante. Konor
ci accompagna.

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La Luce è sempre più bianca, a un tratto qualcosa ci accoglie,
sentiamo una vibrazione particolare, entriamo nella luce e
viviamo l’esperienza di questo incontro dove la vibrazione è
quella dell’amore, siamo nella casa del logos, la nostra casa.
Rimaniamo in questa luce e assorbiamo ogni messaggio e
sensazione che potrà arrivare, memorizziamo qualsiasi messaggio
capteremo. E ora, lentamente, pensiamo di riportare il nostro
corpo al presente… sul pavimento, cerchiamo di inspirare più
aria, espirare più lentamente. Quando vogliamo possiamo aprire
gli occhi.

***Ho lasciato la meditazione aperta, poiché non potevo a quel


punto continuare a guidarla dal momento che ognuno deve fare
l’esperienza e continuarla personalmente, immergersi nel
messaggio che a questo punto diventa personale, anche se la
matrice è quella dell’amore e un messaggio di gioia, ma
preferisco che ognuno lo scopra da solo, come è giusto che sia.
Inoltre se avete acquistato questo libro significa che siete in
cammino…

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RIEPILOGO DEL CAPITOLO 7:
 SEGRETO n. 1: Sahasrara e la legge del 3 e del 7. Imparare le
Leggi spirituali che si operano da sempre in natura.
 SEGRETO n. 2: lo Yantra – cercare i tasselli. Viaggiare
attraverso le linee energetiche dello Yantra e oltrepassare lo
spazio e il tempo.
 SEGRETO n. 3: chiedere consigli. Comunicare con energie a
noi vicine per attingere risposte diverse dalla nostra razionalità.
 SEGRETO n. 4: il Giardino segreto. Un luogo particolare ove
recepire informazioni che ci riguardano.
 SEGRETO n. 5: il Carro solare. Innalzarci a livello del Sole
per cambiare la visione sul mondo ed elevare la percezione. La
vista dell’Aquila e il suo dono.

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CONCLUSIONE

Se lavorate e vi esercitate otterrete molto, spesso rimarrete


piacevolmente sorpresi di ciò che vedrete e percepirete, dei
cambiamenti positivi del corpo e della vostra mente, della
bellezza nello scoprire la prima volta l’aura e la seconda e poi
sempre di più, della sorpresa della luminosità dei colori, delle
scintille di prana che potrete vedere nel cielo e ovunque.
Scoprirete che avrete dei risultati quando magari non ve lo
aspettate, e vi sentirete sempre più energici, sentirete che la
stanchezza se ne va, quella nuvola scura attorno a voi vi lascia e
compare la serenità.

Certo meditare è faticoso all’inizio, anche respirare col


diaframma, specie se lo avete bloccato, tenere la mente ferma in
concentrazione è faticoso se la nostra sembra una scimmia
impazzita che non si ferma mai …all’inizio del mio percorso ho
faticato non poco, per le resistenze del mio corpo, ma soprattutto
della mia mente, ma questo mondo immenso che è lo YOGA mi
ha affascinato, perché è umile, è femminile, perciò mi ha accolto

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fra le sue braccia, come una mamma. Mi ha cullato e
rimproverato… ma mi ha dato tanti benefici e soprattutto mi ha
“risposto”, perché queste discipline se ci si applica rispondono
sempre a tutti, a tutti i livelli. Logicamente, se mi applico per
un’ora al giorno, risponderà per quell’ora al giorno in cui mi
applico, se mi applico di più, riceverò di più. Infine se ne farò uno
stile di vita, inizierò un cammino che durerà per sempre alla
scoperta di me stesso ed è il cammino più affascinante.

*Riguardo le meditazioni e gli esercizi di visualizzazione, il mio


consiglio per l’esecuzione corretta di tutto quello che vi ho
trasmesso è quello di lavorare ogni giorno per almeno un mese su
un chakra, prima di passare a quello successivo. Logicamente, più
lavorerete a livello di meditazione e di asana, più energia
canalizzerete in quel chakra e a quel livello; specie se avete
blocchi, dovrete lavorarci di più; otterrete risultati man mano più
significativi.

Alcune tecniche danno risultati immediati, altre sono più lente


perché lavorano a livello profondo, ma ciò significa che agiscono
ugualmente anche se non ne percepite subito gli effetti. Inoltre

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molti di voi sono nuovi all’esperienza perciò dovranno sgrossare
e affinare i loro campi energetici. Per tutti comunque lo Yoga
regalerà benedizioni a differenti livelli. Allego le immagini dei
chakra perché possiate utilizzarli per la meditazione e colorarli
con i loro colori tradizionali.

Rimango a disposizione per qualsiasi domanda e chiarimento sul sito


www.Konor.it

Namastè
Konor

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MULADHARA

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SVADISTHANA

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MANIPURA

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ANAHATA

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VISUDDHA

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AJNA

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SAHASRARA

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SAHASRARA

AJNA

VISHUDDHA

ANAHATA

MANIPURA

SVADHISTHANA

MULADHARA

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