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Livello C1
Ascoltare (35 minuti circa - 30 punti) e Leggere (45 minuti - 30 punti)
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• Ogni risposta esatta vale due punti; solo le risposte al terzo test di lettura valgono un
punto. Ogni risposta errata o omessa vale zero. Ogni risposta in più vale due punti in
meno.
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stampato; alla fine della prova avrete fino a dieci minuti di tempo per trascrivere le
risposte nel foglio delle risposte.
• È fatto assoluto divieto di utilizzare il bianchetto; i fogli risposta dovranno essere compilati
con una penna a inchiostro non cancellabile blu o nero; in caso di correzioni andrà
indicato in modo chiaro qual è la risposta scelta. I fogli delle risposte compilati a matita o
corretti con il bianchetto saranno annullati.
• Non è possibile usare alcun tipo di materiale didattico o personale di ausilio alle prove
(appunti, dizionari, libri, ecc.).
I parte II parte III parte Totale I parte II parte III parte Totale
ASCOLTARE ASCOLTARE ASCOLTARE ASCOLTARE LEGGERE LEGGERE LEGGERE LEGGERE
a) Disorienta l’osservatore.
b) Istruisce l’osservatore.
c) Appassiona l’osservatore.
massa (si pensi al tatuaggio, alla movida notturna, alle gang, ai giochi estremi,
all’estetica del “trasandato”, del trash e del graffito...).
Il loro passeggiare per le strade con l’orecchio otturato dalla cuffia delle loro
musiche segnala che sono “sconnessi” dall’insopportabile complessità sociale,
politica, religiosa che abbiamo creato noi adulti. In un certo senso calano una
visiera per autoescludersi anche perché noi li abbiamo esclusi con la nostra
corruzione e incoerenza, col precariato, la disoccupazione, la marginalità. E qui
dovrebbe affiorare un esame di coscienza nei genitori, nei maestri, nei preti,
nella classe dirigente. La “diversità” dei giovani, infatti, non è solo negativa
ma contiene semi sorprendenti di fecondità e autenticità. Pensiamo alla scelta
per il volontariato da parte di un largo orizzonte di giovani, pensiamo alla loro
passione per la musica, per lo sport, per l’amicizia, che è un modo per dirci che
l’uomo non vive di solo pane; pensiamo alla loro originale spiritualità,
sincerità, libertà nascosta sotto una coltre di apparente indifferenza.
Per questi e tanti altri motivi mi interesso dei giovani che sono il presente (e
non solo il futuro) dell'umanità; dei 5 miliardi di persone che vivono nei paesi
in via di sviluppo più della metà sono minori di 25 anni (l’85 per cento dei
giovani di tutto il mondo). Ed è per questo che, abbandonando le pur
necessarie analisi oggettive socio-psicologiche sulla fede nei giovani, ossia sul
senso della presenza religiosa in essi, preferirei puntare sulla fede nei giovani,
cioè sulla fiducia nelle loro potenzialità, pur sepolte sotto quelle differenze che
a prima vista mi impressionano.
Si dice spesso che in tempo di crisi occorre sopperire con le buone idee
all’angustia delle risorse. Ma i cartelloni di certi teatri d’opera fanno capire
molto bene che le prime latitano come e più delle seconde, che si pratica cioè
quasi solo il repertorio, trascurando ciò che non garantisce riscontri al
botteghino (ammesso che tale equazione sia esatta). Titolo a parte (perché
sempre questo benedetto inglese?), «The Schoenberg Experience» è invece
una bellissima iniziativa, che nobilita parecchio la città di Bologna e il
Teatro Comunale che se ne sono fatti promotori. È un ciclo di concerti,
incontri, mostre e proiezioni incentrate su un musicista dalla multiforme
personalità quale è stato il compositore viennese. E ha due frecce appuntite
al suo arco. La prima è che pone in risalto Schoenberg e lo schoenbergismo,
ovvero l’ultimo momento della storia della musica occidentale in cui si è
parlata la stessa lingua, in cui tutti gli artisti si sono misurati con lo stesso
ordine di sfide e di problemi: l’ultimo compositore di fronte al quale era
ineludibile prendere una posizione, foss’anche di distanza. E dunque un
punto fermo da cui ripartire. La seconda è che l’iniziativa, varata all’inizio
della scorsa stagione e destinata a concludersi al termine della presente, ha
riunito attorno a un tavolo tutte ma proprio tutte le istituzioni culturali
della città: il Comunale, appunto, l’Orchestra Mozart, l’Università, il
Bologna Festival, Angelica, l’Accademia Filarmonica, l’Accademia di Belle
Arti, il Conservatorio, il Museo d’Arte Moderna e le altre. Un fronte comune
che ha prodotto un’occasione di approfondimento e scambio culturale
maggiore di quella che potrebbe offrire la somma delle singole istituzioni. E
che dimostra ancora una volta che la cultura unisce.
Articolo pubblicato sul sito del « Corriere della Sera» l’8 gennaio 2013:
http://www.corriere.it/cultura/eventi/2013/comunale-bologna/notizie/girardi-schoenberg_c1e08754-59a8-11e2-bf1c-a7535a9f5f63.shtml
Ampio spazio è stato dato anche agli artisti che criticavano la musica di
7. Schoenberg.
Eterni rivali
Gli antagonismi tra città vicine sono come le parolacce: la prima cosa che si impara
quando ci si trasferisce. E in Italia, al Nord come al Sud, in questo campo c’è
l’imbarazzo (1)_____ scelta. Non è colpa solo della nostra atavica verve polemica
(2)_____, come annotava nel Settecento lo scrittore Johann Wolfgang Goethe durante
il suo viaggio in Italia, “qui sono tutti in urto l’uno contro l’altro, in modo che
sorprende. Animati da singolare spirito di campanile, non possono soffrirsi a vicenda”.
È il prezzo da pagare per un passato da separati in casa. Nel Medioevo i comuni e i
feudatari della parte centro-settentrionale della penisola si dividevano tra fan
dell’imperatore (ghibellini) e supporter del pontefice (guelfi). In seguito anche signorie
e ducati, in lotta tra loro per motivi politici e territoriali, lasciarono uno strascico di
(3)_____ che oggi continua a causare guerre. Combattute però a colpi taglienti di
lingua e d’ironia. Con (4)_____ di fantasiosa originalità, in particolare partenopea.
Fino a poco più di venti anni fa, il lato orientale del campanile di San Gennaro
Vesuviano (Na), quello cioè rivolto verso Palma Campania, era l’unico senza orologio:
una dimenticanza? (5)_____ affatto: era una trovata per evitare che i vicini potessero
approfittarne per leggere l’ora. “Campanilismo” a 6)_____ gli effetti quello dei
sangennaresi contro il comune di cui avevano fatto parte fino al 1841, anno
dell’autonomia stabilita da un decreto del (7)_____del Regno delle due Sicilie,
Ferdinando II di Borbone. È ovvio, del resto: non c’è vicinanza che (8)_____ se due
città non si sopportano. Lo dimostrano due (9)_____ storiche come Pisa e Livorno. Tra
loro corrono una ventina di chilometri, ma mai distanza potrebbe essere più grande.
(10)_____con i pisani è lo sport preferito dai livornesi di oggi, ma le radici di questa
antipatia risalgono all’agosto del 1284, quando la flotta pisana venne sconfitta da
quella genovese tra gli scogli della Meloria, al largo di Livorno. Fu l’inizio della
decadenza della repubblica marinara (sancita poi dall’interramento del porto). In capo
a un secolo da piccolo scalo sottomesso a Pisa Livorno diventò il principale approdo
toscano.