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PLIDA

Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri


Certificazione di competenza in lingua italiana

Livello C1
Ascoltare (35 minuti circa - 30 punti) e Leggere (45 minuti - 30 punti)

Nome e numero del Centro


Data di svolgimento dell’esame
Luogo

Dati del candidato (si prega di compilare la tabella in stampatello: i dati saranno utilizzati per la
stampa dei diplomi).
Numero di iscrizione
Cognome
Nome
Luogo e data di nascita
Firma

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Istruzioni per lo svolgimento della prova


• Le buste sigillate contenenti le prove d’esame vengono aperte davanti ai candidati.

• Compilare la tabella sulla prima pagina e scrivere le informazioni richieste in


stampatello.

• Le prove Ascoltare e Leggere sono composte di tre parti: seguite attentamente le


istruzioni date per ciascuna parte; le risposte alle domande devono essere indicate
riempiendo i riquadri () del foglio delle risposte.

• Ogni risposta esatta vale due punti; solo le risposte al terzo test di lettura valgono un
punto. Ogni risposta errata o omessa vale zero. Ogni risposta in più vale due punti in
meno.

• Il tempo a disposizione per svolgere le prove è indicato all’inizio di ciascuna parte.

• Non è consentito l’uso di fogli di brutta copia: potete prendere appunti solo su questo
stampato; alla fine della prova avrete fino a dieci minuti di tempo per trascrivere le
risposte nel foglio delle risposte.

• È fatto assoluto divieto di utilizzare il bianchetto; i fogli risposta dovranno essere compilati
con una penna a inchiostro non cancellabile blu o nero; in caso di correzioni andrà
indicato in modo chiaro qual è la risposta scelta. I fogli delle risposte compilati a matita o
corretti con il bianchetto saranno annullati.

• Non è possibile usare alcun tipo di materiale didattico o personale di ausilio alle prove
(appunti, dizionari, libri, ecc.).

Solo a uso della Segreteria del PLIDA

I parte II parte III parte Totale I parte II parte III parte Totale
ASCOLTARE ASCOLTARE ASCOLTARE ASCOLTARE LEGGERE LEGGERE LEGGERE LEGGERE

Livello C1 Ascoltare e leggere


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ASCOLTARE (35 minuti circa)

Prima parte (10 punti)

Ascoltate l’intervista all’economista Tito Boeri e confrontatela con le frasi.


Scegliete fra le tre possibilità l’unica che corrisponde al testo; dovete indicarla
segnando una crocetta sui riquadri (). Indicate solo una possibilità per ogni
frase: ogni crocetta in più vale due punti in meno.

(l’intervista è tratta dal canale PATrento di www.youtube.com).

1. Secondo Boeri, qual è la chiave per uscire dalla crisi economica?

a) Un intervento più convinto delle singole nazioni.

b) Regole più stringenti per i mercati internazionali.

c) Più chiarezza sui ruoli dei vari piani decisionali.

2. Della Banca Centrale Europea Boeri sottolinea

a) la creatività nelle disposizioni.

b) l’influenza sui mercati.

c) la rigidità delle direttive.

3. Boeri sottolinea che in questi anni gli economisti stanno studiando

a) come ripensare le strategie di investimento.

b) come favorire le fusioni tra istituti finanziari.

c) come assicurare alle banche una regia comune.

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4. Secondo Boeri le parole chiave del Festival devono servire a

a) informare sugli studi economici di maggior valore.

b) smontare i principali luoghi comuni sull’economia.

c) indirizzare l’attenzione dei media su alcuni temi economici.

5. Negli spettacoli presenti al Festival verrà dato spazio anche

a) ad alcuni temi di critica economica e sociale.

b) al pensiero di studiosi e scrittori su temi economici.

c) a riflessioni sul rapporto tra economia e comunicazione.

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Seconda parte (10 punti)

Ascoltate l’inizio della conferenza di Adriano Prosperi all’Accademia dei Lincei e


confrontatelo con le frasi. Indicate le informazioni presenti nel discorso segnando
una crocetta sui riquadri (). Ogni crocetta in più vale due punti in meno.

(pubblicato sul sito dei Lincei il 10/02/2012: http://www.lincei.it/modules.php?name=Content&pa=showpage&pid=124)

1. Prosperi è teso come quando era studente.

2. A Roma c’è un clima insolito.

3. La conferenza di oggi è rivolta agli esperti del settore.

4. I saggi pubblicati sul tema dell’identità spesso sono superficiali.

Per molti storici oggi è giusto usare la parola “identità” al posto di


5. “cultura” e “civiltà”.

6. Prosperi ha proposto un nuovo titolo per il testo della scuola superiore.

7. Oggi si parla di identità per superare la paura di un domani incerto.

Dato il poco tempo, oggi Prosperi si limiterà a leggere il discorso che ha


8. scritto.

9. Nel suo discorso Prosperi toccherà appena i risvolti politici dell’identità.

10. Per preparare l’intervento Prosperi ha chiesto anche opinioni ai colleghi.

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Terza parte (10 punti)

Ascoltate la descrizione della mostra Giambattista Tiepolo. Luce, forma, colore,


emozione e confrontatela con le frasi. Scegliete fra le tre possibilità l’unica che
corrisponde al suo discorso; dovete indicarla segnando una crocetta sui riquadri
(). Indicate solo una possibilità per ogni frase: ogni crocetta in più vale due
punti in meno.

(tratto dalla puntata del 06/01/2013 del programma A3 di Radio 3)

1. Della mostra del 1971 si ricorda che

a) ha modificato l’atteggiamento degli studiosi.

b) vi sono state esposte tutte le opere di Tiepolo.

c) ha richiesto un lungo periodo di preparazione.

2. Qual è lo scopo della mostra?

a) Riproporre al grande pubblico un artista trascurato.

b) Dare un quadro completo della produzione di Tiepolo.

c) Mostrare soprattutto il lato spirituale dell’opera di Tiepolo.

3. Secondo Alberto Craievich, quale effetto raggiunge Giambattista Tiepolo nei


dipinti sacri ?

a) Disorienta l’osservatore.

b) Istruisce l’osservatore.

c) Appassiona l’osservatore.

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4. Qual è la maggiore abilità di Tiepolo secondo Alberto Craievich?

a) Saper indirizzare i gusti dei committenti.

b) Saper interpretare i desideri dei committenti.

c) Saper imporre temi insoliti ai committenti.

5. Alberto Craievich ricorda che la mostra

a) offre anche testimonianze della produzione minore di Tiepolo.

b) espone anche opere di artisti contemporanei di Tiepolo.

c) permette anche di conoscere la storia personale di Tiepolo.

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LEGGERE (45 minuti)

Prima parte (10 punti)

Leggete l’articolo e confrontatelo con le frasi. Scegliete fra le quattro possibilità


l’unica che corrisponde al testo; dovete indicarla segnando una crocetta sui
riquadri (). Indicate solo una combinazione per ogni frase: ogni crocetta in più
vale due punti in meno.

Devo confessare che da ragazzo invidiavo i giornalai perché avevano a


disposizione una gamma così vasta di fogli da leggere senza pagare nulla.
Ebbene, tra i tanti indizi possibili di una metamorfosi generazionale ce n’è uno
che riguarda proprio il rapporto con la carta stampata e che mi ha colpito già
anni fa, quand’ero ancora a Milano, direttore della Biblioteca-Pinacoteca
Ambrosiana. Il "Corriere della Sera" patrocinava una grande mostra del Codice
Atlantico di Leonardo da noi custodito e quindi ogni mattina lasciava in
offerta gratuita una pigna di giornali. Giungevano i visitatori adulti e tutti si
affrettavano a prenderne una copia. Giungevano anche gruppi di ragazzi delle
medie superiori: ebbene, nessuno di loro si sognava di raccogliere quel
quotidiano.
A tutti è facile avere una controprova: basta salire al mattino su una
metropolitana e verificare quanti studenti abbiano coi libri scolastici un
giornale... Un mese fa un lettore dell’Espresso di Chiavari mi ha scritto: «In
un’intervista una volta Lei si è dichiarato culturalmente un eclettico. Ma ci
sarà pure un campo di interessi che in questa fase storica considera
fondamentale». La risposta è per me facile: la cultura giovanile (e lasciamo
perdere le discussioni su questa formula che non vuole essere né censoria né da
apartheid). Che sia avvenuto un salto generazionale lo si registra subito a
livello di comunicazione. Già in partenza, infatti, mi accorgo che il loro udito è
diverso dal mio: mi sono persino esposto all’ascolto di un cd di Amy Winehouse
per averne la prova immediata. Eppure in quei testi così lacerati musicalmente
e tematicamente emerge una domanda di senso comune a tutti.
La loro lingua è diversa dalla mia, e non solo perché usano un decimo del
mio vocabolario. I nostri ragazzi sono nativi digitali e la loro comunicazione ha
adottato la semplificazione del twitter, la pittografia dei segni grafici del
cellulare; al dialogo fatto di contatti diretti visivi, olfattivi e così via hanno
sostituito il freddo “chattare” virtuale attraverso lo schermo. La logica
informatica binaria del save o delete regola anche la loro morale che è
sbrigativa: l’emozione immediata domina la volontà, l’impressione determina
la regola, l’individualismo pragmatico è condizionato solo da eventuali mode di

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massa (si pensi al tatuaggio, alla movida notturna, alle gang, ai giochi estremi,
all’estetica del “trasandato”, del trash e del graffito...).
Il loro passeggiare per le strade con l’orecchio otturato dalla cuffia delle loro
musiche segnala che sono “sconnessi” dall’insopportabile complessità sociale,
politica, religiosa che abbiamo creato noi adulti. In un certo senso calano una
visiera per autoescludersi anche perché noi li abbiamo esclusi con la nostra
corruzione e incoerenza, col precariato, la disoccupazione, la marginalità. E qui
dovrebbe affiorare un esame di coscienza nei genitori, nei maestri, nei preti,
nella classe dirigente. La “diversità” dei giovani, infatti, non è solo negativa
ma contiene semi sorprendenti di fecondità e autenticità. Pensiamo alla scelta
per il volontariato da parte di un largo orizzonte di giovani, pensiamo alla loro
passione per la musica, per lo sport, per l’amicizia, che è un modo per dirci che
l’uomo non vive di solo pane; pensiamo alla loro originale spiritualità,
sincerità, libertà nascosta sotto una coltre di apparente indifferenza.
Per questi e tanti altri motivi mi interesso dei giovani che sono il presente (e
non solo il futuro) dell'umanità; dei 5 miliardi di persone che vivono nei paesi
in via di sviluppo più della metà sono minori di 25 anni (l’85 per cento dei
giovani di tutto il mondo). Ed è per questo che, abbandonando le pur
necessarie analisi oggettive socio-psicologiche sulla fede nei giovani, ossia sul
senso della presenza religiosa in essi, preferirei puntare sulla fede nei giovani,
cioè sulla fiducia nelle loro potenzialità, pur sepolte sotto quelle differenze che
a prima vista mi impressionano.

(Tratto dall’Espresso, n. 51, del 20/12/2012)

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1. Secondo Ravasi il rapporto dei giovani con la carta stampata

a) è fra i segnali di quanto essi siano cambiati rispetto ai suoi tempi.

b) è rimasto pressoché inalterato rispetto a quando lui era ragazzo.

c) è il risultato dei cambiamenti fatti nel sistema educativo.

d) è determinato dal loro scarso apprezzamento per ciò che è gratuito.

2. Che cosa rappresenta per Ravasi la cultura giovanile?

a) Una classificazione superficiale fatta dai media.

b) Il principale fattore di scontro in più di un’epoca storica.

c) Un elemento imprevedibile nelle fasi storiche di passaggio.

d) L’ambito di studio più rilevante nel periodo che stiamo vivendo.

3. Per Ravasi la familiarità dei ragazzi con le nuove tecnologie

a) viene usata anche per escludere gli adulti.

b) ha una forte influenza anche sui loro giudizi etici.

c) crea problemi di comunicazione persino tra coetanei.

d) compromette la loro indipendenza di giudizio.

4. Secondo Ravasi i ragazzi si isolano per

a) sottrarsi al rapporto con gli altri.

b) cercare di negare i loro problemi.

c) rifiutare il mondo dei grandi.

d) evitare la fatica di spiegarsi.

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5. Ravasi conclude il suo ragionamento sui giovani di oggi

a) ammettendo di esserne spaventato.

b) scommettendo comunque sulle loro capacità.

c) affidandosi a un nuovo modo di studiarne la religiosità.

d) invitandoli a ritrovare presto la fede religiosa.

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Seconda parte (10 punti)

Leggete l’articolo e confrontatelo con le frasi. Indicate le informazioni presenti nel


testo segnando una crocetta sui riquadri (). Ogni crocetta in più vale due punti
in meno.

Se Schoenberg è motore di un gioco di squadra


Il ciclo sul compositore che coinvolge tutte le istituzioni culturali della città

Si dice spesso che in tempo di crisi occorre sopperire con le buone idee
all’angustia delle risorse. Ma i cartelloni di certi teatri d’opera fanno capire
molto bene che le prime latitano come e più delle seconde, che si pratica cioè
quasi solo il repertorio, trascurando ciò che non garantisce riscontri al
botteghino (ammesso che tale equazione sia esatta). Titolo a parte (perché
sempre questo benedetto inglese?), «The Schoenberg Experience» è invece
una bellissima iniziativa, che nobilita parecchio la città di Bologna e il
Teatro Comunale che se ne sono fatti promotori. È un ciclo di concerti,
incontri, mostre e proiezioni incentrate su un musicista dalla multiforme
personalità quale è stato il compositore viennese. E ha due frecce appuntite
al suo arco. La prima è che pone in risalto Schoenberg e lo schoenbergismo,
ovvero l’ultimo momento della storia della musica occidentale in cui si è
parlata la stessa lingua, in cui tutti gli artisti si sono misurati con lo stesso
ordine di sfide e di problemi: l’ultimo compositore di fronte al quale era
ineludibile prendere una posizione, foss’anche di distanza. E dunque un
punto fermo da cui ripartire. La seconda è che l’iniziativa, varata all’inizio
della scorsa stagione e destinata a concludersi al termine della presente, ha
riunito attorno a un tavolo tutte ma proprio tutte le istituzioni culturali
della città: il Comunale, appunto, l’Orchestra Mozart, l’Università, il
Bologna Festival, Angelica, l’Accademia Filarmonica, l’Accademia di Belle
Arti, il Conservatorio, il Museo d’Arte Moderna e le altre. Un fronte comune
che ha prodotto un’occasione di approfondimento e scambio culturale
maggiore di quella che potrebbe offrire la somma delle singole istituzioni. E
che dimostra ancora una volta che la cultura unisce.
Articolo pubblicato sul sito del « Corriere della Sera» l’8 gennaio 2013:
http://www.corriere.it/cultura/eventi/2013/comunale-bologna/notizie/girardi-schoenberg_c1e08754-59a8-11e2-bf1c-a7535a9f5f63.shtml

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Dai programmi di molti teatri si intuisce una grande mancanza di


1. inventiva.

Molti teatri programmano gli spettacoli pensando solo ad avere un


2. ritorno economico.

Non c’è alcun dubbio che le opere tradizionali garantiscano i risultati


3. migliori in termini di entrate.

Il Comune di Bologna può senz’altro vantarsi di aver organizzato «The


4. Schoenberg experience».

5. La rassegna «The Schoenberg experience» presenta due eventi inediti.

L’iniziativa ha posto l’accento sul fatto che Schoenberg ha segnato un


6. momento di svolta.

Ampio spazio è stato dato anche agli artisti che criticavano la musica di
7. Schoenberg.

L’opera di Schoenberg va considerata come un riferimento stabile per


8. guardare al futuro.

L’organizzazione di «The Schoenberg experience» ha richiesto tempi


9. particolarmente lunghi.

L’unione delle associazioni coinvolte ha avuto un successo che non era


10. prevedibile.

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Terza parte (10 punti)

Leggete l’articolo e completate il testo scegliendo fra le quattro proposte della


tabella (p. 15) l’unica appropriata; dovete indicarla segnando una crocetta sui
riquadri (). Indicate una sola possibilità per ogni spazio vuoto: ogni crocetta in
più vale un punto in meno.

Eterni rivali

Gli antagonismi tra città vicine sono come le parolacce: la prima cosa che si impara
quando ci si trasferisce. E in Italia, al Nord come al Sud, in questo campo c’è
l’imbarazzo (1)_____ scelta. Non è colpa solo della nostra atavica verve polemica
(2)_____, come annotava nel Settecento lo scrittore Johann Wolfgang Goethe durante
il suo viaggio in Italia, “qui sono tutti in urto l’uno contro l’altro, in modo che
sorprende. Animati da singolare spirito di campanile, non possono soffrirsi a vicenda”.
È il prezzo da pagare per un passato da separati in casa. Nel Medioevo i comuni e i
feudatari della parte centro-settentrionale della penisola si dividevano tra fan
dell’imperatore (ghibellini) e supporter del pontefice (guelfi). In seguito anche signorie
e ducati, in lotta tra loro per motivi politici e territoriali, lasciarono uno strascico di
(3)_____ che oggi continua a causare guerre. Combattute però a colpi taglienti di
lingua e d’ironia. Con (4)_____ di fantasiosa originalità, in particolare partenopea.
Fino a poco più di venti anni fa, il lato orientale del campanile di San Gennaro
Vesuviano (Na), quello cioè rivolto verso Palma Campania, era l’unico senza orologio:
una dimenticanza? (5)_____ affatto: era una trovata per evitare che i vicini potessero
approfittarne per leggere l’ora. “Campanilismo” a 6)_____ gli effetti quello dei
sangennaresi contro il comune di cui avevano fatto parte fino al 1841, anno
dell’autonomia stabilita da un decreto del (7)_____del Regno delle due Sicilie,
Ferdinando II di Borbone. È ovvio, del resto: non c’è vicinanza che (8)_____ se due
città non si sopportano. Lo dimostrano due (9)_____ storiche come Pisa e Livorno. Tra
loro corrono una ventina di chilometri, ma mai distanza potrebbe essere più grande.
(10)_____con i pisani è lo sport preferito dai livornesi di oggi, ma le radici di questa
antipatia risalgono all’agosto del 1284, quando la flotta pisana venne sconfitta da
quella genovese tra gli scogli della Meloria, al largo di Livorno. Fu l’inizio della
decadenza della repubblica marinara (sancita poi dall’interramento del porto). In capo
a un secolo da piccolo scalo sottomesso a Pisa Livorno diventò il principale approdo
toscano.

(Maria Leonarda Leone su Focus Storia, n. 62, dicembre 2011)

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1 a) alla b) della c) dalla d) sulla

2 a) allora b) anzi c) bensì d) se

3 a) ragioni b) risentimenti c) rimandi d) riserbo

4 a) pezzi b) punte c) spicchi d) spine

5 a) Manco b) Non c) Nulla d) Niente

6 a) dire b) farne c) ognuno d) tutti

7 a) consorte b) patrizio c) sovrano d) supremo

8 a) possa b) tenga c) venga d) rimanga

9 a) rese b) rivali c) rimesse d) rivolte

10 a) Cercarsela b) Darsela c) Prendersela d) Tirarsela

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