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I grandi pensatori di riferimento erano Karl Marx, con il suo “Il Capitale”, del 1867,
Mao Tse Tung, con il suo “Libretto Rosso”, del 1966 e Harbert Marcuse, con i
suoi “Eros e civiltà”, del 1955, e “L’uomo a una dimensione”, del 1964.
All’interno di “Incontri del Telegiornale” il giornalista Gastone Favero cerca
proprio di ricostruire il pensiero di Herbert Marcuse grazie a un’intervista
concernente l’ideologia della società contemporanea, il ruolo delle classi sociali,
il marxismo e il suo rapporto con gli studenti universitari che seguono le sue
lezioni.
L’intervista inizia subito con una domanda concernente il ruolo di leader spirituale
che Marcuse avrebbe all’interno della contestazione studentesca: “Signor
Marcuse, lei è considerato un critico radicale della società industriale avanzata
com’è ora costituita, in questo senso è divenuto un punto di riferimento in Europa
per molti giovani che alcuni chiamano “cinesi”, si riconosce in questa parte?”
Marcuse replica: “Non accuso il figlio né difendo il padre, non difendo il padre
perché non è stato in fondo tanto buono, e allo stesso modo non accuso il figlio,
se per figlio intende la società tecnologica, perché io non accuso, non contesto
la società tecnologica in quanto tale, ma contesto bensì l’abuso che questa
società fa della propria tecnologia, in altre parole l’accuso perché non è
veramente tecnologico ciò che sottomette la tecnologia agli interessi repressivi di
una società più fortemente repressiva”.
[1] Cfr. S. Traini, “Le due vie della semiotica”, Bompiani , Milano, 2006, p.43
https://intervisteintv.wordpress.com/2011/05/15/anni-%E2%80%9960-incontri-
del-telegiornale-herbert-marcuse/