Padova, Marzo 2010 – numero 9-

PENSIERI
SENZA TETTO
LA VOCE DELL’ASILO NOTTURNO
Pagina 2 PENSIERI SENZA TETTO

Www … 2 0 1 0 A G A I N S T P O V E R T Y
qualcuno lo è da anni, qualcuno sperimenta que-
sta realtà da poco, pochissimo,solo qualche mese
dopo aver perso il lavoro e dunque la possibilità di
provvedere ad un alloggio.. A quel punto per mi-
2010. Anno Europeo della lotta alla povertà e
gliaia di europei comincia la vita di strada, il veloce
alla esclusione sociale. L’Europa unisce le for-
cammino verso un’etichetta”senza fissa dimora”.
ze. Tutt’oggi quasi 84 milioni di cittadini europei
Proprio questa etichetta l’Anno europeo cerca di
sono esposti al rischio della povertà e vivono
cambiare. Perchè il “clochard”, quello delle favole,
quindi nell’insicurezza e nella mancanza di
non esiste più. La vita di strada non si sceglie. Si
quanto la maggior parte dei cittadini dà usual-
subisce. E a volte si viene travolti. Si incrociano le
mente per scontato. Vivere in povertà non com-
vie dell’alcol, del consumo di sostanze , della soli-
porta solo la mancanza di denaro necessario
tudine, dell’emarginazione. Porre fine al fenomeno
per vivere quotidianamente, significa anche vi-
delle persone senza dimora significa investire tem-
vere in alloggi inadeguati, non avere opportunità
po e risorse in soluzioni al problema di largo respi-
di istruzione, di accesso a cure sanitarie ade-
ro temporale e fornire reali alternative che si pos-
guate , sopportare la mancanza di cibo sano,
sano plasmare sulle concrete necessità delle sin-
non riuscire a trovare un’occupazione lavorativa
gole persone senza fissa dimora. Significa investi-
o addirittura non possedere una dimora .Il prin-
re anche al di là delle situazioni temporanee di
cipio guida dell’Anno europeo è quello di au-
emergenza. Significa lavorare per un Europa di-
mentare la consapevolezza dei cittadini nei con-
sposta a porre fine a questo problema. Una volta
fronti di queste problematiche e di rinnovare
per tutte.
l’impegno politico dell’UE e dei suoi stati mem-
bri rispetto alla lotta alla povertà e all’esclusione
sociale. L’obiettivo è quello di dare voce alle
W w w … A r t i s t i di s t r a d a
persone vittime della povertà e dell’esclusione
Cosa e’ quel piccolo numeretto che vedete a pie’ di
sociale e di ispirare un coinvolgimento diretto
pagina 12?Il numero che e’ stato assegnato alla
dei cittadini. In ultimo, ma non per importanza,
copia del vostro Pensieri senza tetto vi permettera’
l’Anno europeo mira a mettere in discussione gli
di partecipare all’assegnazione, per estrazione, di
stereotipi e la percezione collettiva della pover-
una tela dipinta a mano dai nostri artisti che per
tà. Abbracciando i principi di solidarietà e di col-
ora albergano al civico n.4 di Via del Torresino.
laborazione il 2010 rappresenta un appello ad
Qualcuno di voi li avra’ visti all’opera in strada
affrontare in modo deciso le cause della pover-
durante la distribuzione di Pensieri senza tetto,
tà. . Il Parlamento Europeo ed il Consiglio dei
qualcuno non avra’ avuto il piacere di conoscerli,
Ministri, individuano il target dei senza fissa di-
ma avra’ comunque l’opportunita’ di vincere una
mora, come uno dei gruppi sociali maggiormen-
delle tele da loro dipinte. Verranno estratti due
te a rischio di povertà e di esclusione dal tessu-
numeri della nona tiratura del giornale e i piu’
to sociale di appartenenza. L’accesso ad un al-
fortunati verranno contattati tramite mail o via
loggio è uno dei diritti fondamentali e ogni citta-
telefono, a seconda dei recapiti che avete lasciato
dino deve potere avere un tetto sicuro sulla pro-
al distributore da cui avete comperato il giornale.
pria testa. Eppure migliaia di europei non di-
Le estrazioni delle tele verranno pubblicati sul sito
spongono di una dimora. Molti fattori possono
www.noisullastrada.it!
portare la persona ad essere senza dimora. Si
Buona fortuna a tutti i lettori !
può diventare senza tetto per molti motivi:
 PENSIERI SENZA TETTO
GLI
ASSOCIAZIONE ” NOI SULLA STRADA”
In collaborazione con i volontari dell’Asilo
Notturno del Comune di Padova
Esperienze a confronto :
I senza fissa dimora dell’Asilo Notturno
D u r a n t e
l ’ i n c o n t r o , l e
p e r s o n e a c c o l t e i n
s t r u t t u r a , s i
r a c c o n t e r a n n o ,
C o n f r o n t a n d o s i
c o n l e v o s t r e
c u r i o s i t à , d u b b i ,
d o m a n d e e
p e r p l e s s i t à
Come già saprete, mercoledì
scorso è stata, per noi, una
serata un pò particolare in
quanto abbiamo invitato una
sessantina di persone (ne ave-
vamo invitate di più) al di fuori
della struttura per parlar loro
un po’ di noi e spiegare loro
come è la vita al dormitorio
Torresino. Ovviamente abbia-
mo parlato in cinque o sei, non
tutti, ed ognuno ha raccontato
la sua storia e le ragioni per cui
si trovava qui. Adesso io non
voglio entrare nel merito di o-
gnuno, ma ci tengo a dire una
cosa che mi sta a cuore: innan-
zi tutto vorrei sfatare i pregiudi-
zi che potrebbero esserci nei
nostri riguardi; ovvero non tutti
sono degli ”sbandati”, non tutti
sono dei ladri, non tutti sono
degli ubriaconi,non tutti sono
dei drogati. In definitiva siamo
I NV I S I B I L I
si raccontano
quasi tutti delle persone,per così
dire, normali, che a suo tempo
hanno avuto dei problemi e che,
in un modo o nell’altro si sono
ritrovati ad essere senza una
casa, senza un tetto sotto il qua-
le ripararsi dalle intemperie e dal
freddo. Oltre tutto, pur essendo
in una ottantina, ciascuno di noi
soffre di un male quasi inguaribi-
le: la solitudine. Questo certa-
mente non ci aiuta ad uscire da
questo baratro, anzi9 Poi, e la
cosa ci ha fatto molto piacere,
parecchie persone ci hanno det-
to che l’iniziativa andrebbe ripe-
tuta con cadenza regolare, in
modo, un po’ alla volta, di far
conoscere la nostra situazione.
Ci hanno rivolto delle domande
alle quali abbiamo risposto tran-
quillamente e, addirittura, una
ragazza ci ha detto che l’iniziati-
va andrebbe ripetuta con
Pagina 3
Noi Sulla Strada. Via Guido Reni 17/A
35134 Padova
Tel 049/611333 - 3471240552
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M e r c o l e d i ’
2 7 g e n n a i o
O r e 2 0 . 4 5
P r e s s o
A s i l o
N o t t u r n o ,
V i a d e l
T o r r e s i n o
n . 4 , P a d o v a
( z o n e P r a t o
d e l l a V a l l e )
cadenza regolare di una volta
al mese per far conoscere a
più gente la nostra situazione
affinché la stessa possa mi-
gliorare in qualche maniera.
Per tornare al nostro discorso,
(forse non tutti sanno che in
cinque anni sono stati ben
trenta i morti per il freddo per-
ché dormivano fuori) a noi
sembra che nessuno ci veda
quando camminiamo per stra-
da (per questo ho voluto intito-
lare questo modesto pezzo
GLI INVISIBILI), ci sembra
che nessuno voglia aiutarci,
che nessuno ci tenda una ma-
no alla quale aggrapparci,
ma, tutto sommato, non é vero
perché il Comune, ad esem-
pio, pur se con modalità a vol-
te discutibili, fa per noi di più di
quanto sembri; l’Assistente
Sociale non è quel mastino
Pagina 4 PENSIERI SENZA TETTO

che può sembrare, anzi a volte, anche se non
sembra, fa conoscere a più gente la nostra
situazione affinché la stessa possa migliorare
in qualche maniera. Faccio il mio esempio:
stare fuori fino alle diciassette è molto dura ,
soprattutto d’ inverno per me che soffro il fred-
do, ed io una volta , quasi per scherzo, mi so-
no lasciato sfuggire che mi sarebbe piaciuto
fare un corso di scrittura creativa o di disegno
o di fotografia. Tramite le nostre animatrici
(Dio le benedica per tutto quello che fanno per
noi) queste mie parole sono arrivate all’orec-
chio del mio Assistente Sociale ,il quale si
è subito attivato (nel senso di farmi avere il
denaro per la bisogna) ed ora sono iscritto al
corso di fotografia, cosa che mi fa molto pia-
cere per più di una ragione: per prima cosa
imparo un argomento che mi ha sempre ap-
passionato particolarmente, poi, frequentando
la scuola, avrò modo di stare con altre perso-
ne, conoscerle e creare così un rapporto.
Questo potrebbe essere un modo per sentirsi
meno soli e, magari potrebbe nascere una
bella amicizia o, perché no, un amore.
_Lorenzo_

Ciao a tutti, sono Gabriele , 35 anni. Quando avevo circa 2 anni sono sta-
to abbandonato da mia madre che se ne è andata di casa con mio fratello
piu’ piccolo, quando ancora camminavo a carponi. Ho vissuto gran parte
della mia vita con mio padre condividendo con lui momenti brutti e mo-
menti belli, portandomi sempre dietro la sofferenza di non avere più ac-
canto mio madre.Ma la cosa che forse mi ha sempre lasciato l’amaro in
bocca e non averla mai potuta incontrare, non averle mai potuto chieder il
perché, non aver mai potuto mettere a tacere le mie mille domande. D’al-
tronde ero solo un bambino. Quando la verità di mio padre non mi è più
bastata, ho provato a cercarla, ma invano; senza nessun risultato. Da un
mese circa sono approdato a Padova e ho trovato un posto letto al Torre-
sino. Oltre ad aver un tetto sopra la testa ed una doccia calda ogni sera,
qui ho potuto trovare dei punti di riferimento, non dico un famiglia, ma
qualcuno si cui contare, qualcuno con cui condividere le mie esperienze e
la mia “nuova” vita di strada. Sì, perché questa vita è per me una espe-
rienza nuova. Ho sempre lavorato, mi sono dato da fare, ho cambiato pa-
recchi lavori ma non sono mai rimasto con le mani in mano. Poi la crisi :
”sai dobbiamo fare dei tagli perché le spese sono troppe”, poi mi hanno
tolto la luce, il gas e infine lo sfratto. Nella vita di strada i nostri giorni sono
raccontati dai nostri incontri, da quelli casuali a quelli programmati e dalle
persone che scandiscono questi momenti. Penso a dove vanno i nostri
occhi e in quelli di molti di noi leggo tristezza, solitudine, felicità, dolore,
paura.
-Gabriele-
Pagina 5 PENSIERI SENZA TETTO

Ciao a tutti, mi chiamo Elisa ,30 anni.Volevo raccontare la mia esperienza

con la tossicodipendenza premettendo che ho avuto un ‘infanzia ed un’a-
dolescenza difficile, voglio raccontarvi della mia prima volta con le sostan-
ze; in cui il mio obbiettivo era quello di cullarmi nel limbo del suicidio. Co-
noscevo già il mondo della droga, ma fino a quel momento ne ero rimasta
fuori. Poi è arrivata una giornata di merda, una giornata più dura , più diffi-
cile e più dolorosa delle altre mille che avevo già affrontato. La soluzione è
stata quella, senza troppi pensieri, senza troppe esitazioni: contattai un
pusher di mia conoscenza e mi feci la mia prima dose con l’obiettivo di
morire. Qualcosa, per fortuna o sfortuna , è andato storto. Da quella prima
volta è iniziata la mia lunga e dolorosa strada verso la dipendenza fisica e
psicologica dalle sostanze. Oggi come oggi , sono contenta che quel tenta-
tivo non sia riuscito. Finalmente dopo 15 anni ne sto venendo fuori e ho
trovato la forza , la ragione per uscirne. Ho ottime motivazioni e grandi a-
spettative per il futuro grazie soprattutto ad una persona che mi è stata e
mi è vicina tutt’ora e che colgo l’occasione di ringraziare di cuore.
-Elisa-

Immaginate di perdere tutto quello che avete:i beni accumulati durante anni di
duro lavoro, i risparmi che avete messo da parte, sacrificando quello a cui tene-
vate di piu’. Immaginate di perdere i vostri amici, quelli che vi sono sempre stati
vicino. Immaginate di perdere la vostra compagna, o compagno. Immaginate di
perdere parte della vostra famiglia. Tutto. La prima cosa che ho pensato quando
tutto questo è accaduto a me è stato:”Perché proprio a me?”.Questa domanda
ha accompagnato per parecchio tempo la mia depressione cercando affannosa-
mente una risposta che avesse una logica. Mi chiamo Costantino e questa è la
mia storia. Sono nato e cresciuto in Calabria fino all’età di 17 anni. Poi la mia
famiglia si è trasferita all’estero e malgrado la mia ferrea opposizione a quella
decisione, sono stato costretto a seguirli con la speranza di ritornare in Italia ap-
pena maggiorenne. In Germania ci sono rimasto 12 lunghi anni. Arrivato in Italia,
mi sono fermato in Toscana e nel giro di qualche giorno ho trovato casa e lavoro.
Non sono mai stato una persona che rimane a lungo con le mani in mano. In un
secondo periodo mi raggiunse anche mio fratello con il quale aprii una società
che si occupava di lavori nel campo dell’edilizia. Sembrava tutto andasse bene.
Poi ci fu una lite tra di noi e decisi di tornare nella mia terra d’origine; in Cala-
bria.Ci misi un anno. Un anno per farmi nuovamente la gavetta e crearmi un no-
me nel mio campo di lavoro. Natale 2006: mia mamma mise pace tra me e mio
fratello. Per la seconda volta diedi fiducia a mio fratello e lo aiutai nella chiusura
di alcuni lavori in diversi cantieri, con la proposta da parte sua, di pagarmi di piu’,
ma io volevo il giusto prezzo al mio lavoro; non un soldo di piu’.Cominciai. Chiu-
PENSIERI SENZA TETTO Pagina 6

i lavori in cinque differenti cantieri ed iniziai a pretendere quello che mi spettava, ma i com-
mittenti dei lavori tardavano a pagare, cosi’ mi raccontava mio fratello, e anche la mia retri-
buzione doveva aspettare. Nel frattempo il mio lavoro continuava e mio fratello aveva sem-
pre una nuova scusa. Intanto per vivere, diedi fondo a gran parte dei miei risparmi. Passa-
rono mesi e le cose stavano peggiorando. Un giorno , rientrando prima del solito da un can-
tiere, trovai mio fratello ed un altro avventore con le siringhe in vena. La cocaina scorreva a
fiumi e in tutti questi sette mesi non me ero accorto. Ho lavorato per mantenere la sua di-
pendenza. Il mondo mi è crollato addosso. Ho dovuto vendere gran parte dei miei averi: i
miei attrezzi da lavoro, il furgone,la macchina; tutto. Ho perso le persone a me piu’ care e la
mia compagna. Non riuscendo piu’ ad arrivare a fine giornata sono finito in strada. A farmi
compagnia una pesante depressione e ancora non riuscivo a capire perché. Solo la mia
fede mi ha salvato. Sono nato nudo e nudo sono ritornato; ma pur sempre vivo. Ora da 5
mesi sono a Padova, una città che mi ha dato molto ,mi ha donato il bene piu’ prezioso: la
fiducia. Le persone che mi sono vicine in questo periodo stanno colmando il grande vuoto
che c’è in me. Elisa in particolare modo sta placando tutta la rabbia che avevo dentro. Gra-
zie a tutti voi. Mi avete visto affamato e mi avete saziato, mi avete visto assetato e mi avete
dato da bere, ero nudo e mi avete vestito.
-Costantino-

4-Portate con voi noci, burro di arachidi o altri cibi ad

ACCADE A ...
“The Nation”: USA: il decalogo dei
senzatetto d’America.
Le dieci cose da sapere per vivere in strada.
1- Non preoccupatevi dell’opinione pubblica,
non sentitevi in colpa,non interiorizzate la cru-
deltà. Lasciate stare il vostro orgoglio,ma tene-
te alla vostra dignita’.
2-Imparate a viaggiare leggeri, solo con cio’ di
cui avete realmente bisogno: un’identità, dei
documenti,una penna. Per controllare la posta
elettronica troverete un Internet Point, per i libri
c’è la biblioteca e se dovete ricevere la lettere o
cartoline potete affittare una casella postale.
3-Da qualche parte troverete un bagno abba-
stanza pulito in cui poggiare zaini e vestiti,in cui
cambiarvi e con acqua calda per lavarvi.
alto contenuto proteico. E poi rivolgetevi alle mense
popolari.
5-Dormite poco, ma almeno portatevi una coperta e
dove possibile dormite in gruppo,ad orari sfalsati,in
modo da vigilare gli uni sugli altri.
6-Prima di diventare un senzatetto,informati sui tuoi
diritti: leggi, norme costituzionale ,ecc9 .Spesso
vengono violate ,ma conoscerle è quantomeno utile.
7-Sii educato e tranquillo con i poliziotti, anche se
loro non lo sono altrettanto. E poi mettiti in contatto
con i gruppi che organizzano progetti per la sicurez-
za o che combattono gli abusi degli agenti nei con-
fronti dei senzatetto.
8-Il primo Emendamento protegge il vostro diritto a
richiedere aiuti. Per avere successo bisogna essere
creativi,divertenti e coinvolgenti.
9.La casa è un diritto umano. Ci sono tantissimi sen-
zatetto e sfollati in giro per il mondo. Mentre altri, in
maniera non violenta, occupano edifici abbandonati.
10-Non girate da soli. La fiducia e l’aiuto reciproco
sono fondamentali. Insieme alle altre persone senza
dimora si può avviare una lotta per una vita e per un
mondo migliori.
PENSIERI SENZA TETTO
“QUALCUNO CHE NON MI LASCI SOLO “
“Anche quando ero in carcere mi
hanno chiesto di scrivere di me,
persino di scrivere un libro, mi ci
vedi? ”. Ci conosciamo da tempo
io e Marco, ma in realtà so poco
di lui, anzi praticamente nulla. Si
è sempre fatto desiderare Mar-
co, o forse mi ha sempre detto
solo quello che volevo sentirmi
dire.” E va bene, questa volta ti
racconto qualcosa di me, ma
guarda ti farò drizzare i capelli!”.
Ma lo vedo che non è a suo a-
gio. La chiave del suo armadietto
rotola velocemente tra una mano
e l’altra. Nervosamente. Forse
troppe cose da dire o troppe co-
se da non dover dire. O forse,
solo, Marco non sa bene da do-
ve partire. Gli psicologi, lo hanno
messo in guardia, “lo so che il
problema sta tutto nella mancan-
za della mia famiglia, dell’affetto
dei miei genitori9di certo non ci
volevano gli studiosi della mente
per dirmelo”. “Psicologia spiccio-
la”, ci diciamo. Ma da qualche
parte dobbiamo pure iniziare.
Marco ha 55 anni, una lunga sto-
ria per strada, una lunga fratel-
lanza con le sostanze. Un con-
vinto esponente della corrente
rivoluzionare degli anni ’60. Con-
tro il sistema, sempre e comun-
que. Le prime radio abusive. Po-
liticamente impegnato, lontano,
escluso da una società a cui, ci
racconta, non è mai riuscito ad
adeguarsi, in cui non è mai riu-
scito a trovare il suo posto. Gli
estremi gruppi politici diventano
la famiglia di Marco intorno ai 12
anni. Marco trova in loro la sua
identità, la sua presunta
“mission”,il suo gruppo, la sua
appartenenza; qualcuno
cui esser importante. Il resto
non importava.Non importavano
gli atti di forza, il giro di sostan-
ze e i gesti estremi dettati dall’-
appartenenza di gruppo. Come
non importavano a 8 anni,
quando di notte era meglio af-
frontare la strada piuttosto che
rimanere a casa assistendo
alla replica infinita del film in cui
suo padre picchiava sua madre.
Spettatore in prima fila; ogni
giorno. Poi un giorno, Marco,
decide di cambiare il finale del
film, decide che ora tocca a lui
fare veder a suo padre cosa
significa essere picchiato quoti-
dianamente.”Non sono riuscito
a concludere nella mia vita
quello che volevo”. Ma sembra
che Marco non sappia ancora
bene cosa decidere di volere.
Tanto per cominciare, ci rac-
conta,”Con le donne 9.io non
ci sono portato”. Sorride Marco.
Ci ha provato, per ben due vol-
te, ma a volte “due cuori e una
capanna” non fanno per noi.
Solo, Marco, non ci vuole stare,
non sopporta la solitudine. Non
sa bene se riuscirebbe ad auto-
gestirsi da solo, forse, cerca un
aiuto in questo. Caspita, Marco,
e pensare che ho sempre pen-
sato che fossi uno allergico al
brulicare di persone attorno a
te!Ma ora è questo che Marco
cerca : un aiuto per poi
Pagina 7
per
potercela fare da solo. Ma tra
tutti gli aiuti che Marco potrebbe
elencarmi stasera non c’è la ca-
sa popolare, non c’è il sussidio,
non ci sono i Servizi Sociali, c’è
“qualcuno che non mi lasci solo
nel mio percorso verso l’autono-
mia”.C’ è una sola grande paura
in Marco ora: rimanere solo. Per-
chè quando gli succede, quando
la solitudine lo schiaccia, Marco
sceglie la strada. Qualche se-
condo di silenzio. Capisco
che ,per stasera, sono già state
dette troppe parole. Marco tira
un sospiro; e anche io. Parliamo
d’altro, abbiamo bisogno di altri
argomenti di conversazione per
rompere un silenzio un po’ sco-
modo:”Mi fai leggere gli articoli
del giornalino passato che me li
sono persi?” . Accendiamo il
computer.
-Con la collaborazione di
Marco-
Pagina 8 PENSIERI SENZA TETTO

Tre gradini prima di entrare

Non importa quanto girovago durante il giorno, li
fuori, per strada; all’affannosa ricerca di qualco-
sa che riempia il mio tempo tra uffici, scartoffie
sicuro. Al sicuro dai giudizi della gente, dalla loro
freddezza, dalla “traballante” comprensione che
mostrano quando dico di dormire al Torresi-
no.Sì, forse mi sento quasi più a mio agio in
questo posto che fuori. Ho trovato qualcuno con
cui posso condividere, senza tante riserve, ti-

varie e burocrazia. I passi piu’ significativi della mori, difficoltà, percorsi e mete. Qualcuno che

mia giornata li faccio sul tardo pomeriggio, quan- affronta la quotidianità come me, per strada. Per
quanto se ne dica, solo chi vive la strada può
do mi avvio verso Via del Torresino. Sono gli
capirla fino in fondo e comprendere realmente
ultimi quattro passi, poi mi trovo davanti al porto-
quello che provo. Ma il Torresino è anche e so-
ne: i tre gradini, il campanello e quella sfavillante
prattutto un luogo contro cui combattere. Com-
e lucida targa: ”Asilo Notturno, settore servizi
battere con tutte le tue forze fino alla fine, fino
sociali”. Sono quei quattro passi che cambiano il
all’ultimo giorno in cui sei accolto. Perchè se non
finale della mia giornata. Sento uno strano mix di
emozioni quando mi avvicino a quei tre gradini. ti opponi, l’Asilo Notturno ti consuma, ti assor-

Se sono felice , divento triste. Una tristezza mi- be,ti cambia.

sta alla consapevolezza che io, di questo posto, -Franco-

ho un bisogno estremo. Eppure è strano. Spes-
so durante il giorno, soprattutto quando mi ritro-
vo in contesti di socializzazione, quando mi rap-
TI SEI PERSO I
porto con gli altri, sento come un vuoto, qualco-
PRECEDENTI
sa che mi manca. Sento di non essere al mio
posto. E improvvisamente penso a quel posto, a
NUMERI DI

quella struttura che mi ospita ogni sera per la “PENSIERI SENZA TETTO”?

notte , lo stesso posto che, nel varcarne la so-

glia mi mette tristezza; improvvisamente mi NON CI SONO PROBLEMI!!
manca. Si’, mi manca. E questo mi fa impazzire! CLICCA SU
Perche’? Cosa ci trovo in quel posto? Perchè
sento questo bisogno di tornarci sempre e co- WWW.NOISULLASTRADA.IT
munque? Eppure fuori posso avere di più, molto
di più!Forse perché in questo posto mi sento al
PENSIERI SENZA TETTO
“ Vengo dal Marocco, dalla provincia di El Jadida”
Vengo dal Marocco, dalla
provincia di El Jadida. Per-
si il padre quando avevo
un anno, per il resto passai
un'infanzia ed un'adole-
scenza normali. Mi laureai
in giurisprudenza nel 1997
a Marrakech. Feci parte di
numerose associazioni cul-
turali e sociali interessan-
domi da sempre a temati-
che riguardanti la politica
sociale. Ciò mi diede il co-
raggio di entrare a far par-
te di un consiglio provincia-
le e nazionale che si occu-
pava delle problematiche
inerenti alla disoccupazio-
ne. Non avendo mai amato
il lavoro dipendente, paral-
lelamente svolgevo un'atti-
vità commerciale in pro-
prio. Per apportarvi dei mi-
glioramenti e conseguire
dei guadagni maggiori de-
cisi d'investire i miei capita-
li in un progetto in Italia e
spesi 13000 euro per ac-
quistare un contratto che
mi permettesse di raggiun-
gere quella penisola che
pareva essere il paese del-
la cuccagna. I miei sogni e
le mie speranze s'infranse-
ro quando mi resi conto di
essere stato sfruttato e
raggirato: l'Italia è tutto
tranne che il paese dei ba-
locchi. Dopo essere giunto
qui, rimasi un anno senza
lavoro, mantenuto dai soldi
che m'inviava la mia fami-
glia. Nel frattempo avevo
Pagina 9
lasciato la mia fidanzata in Ma-
rocco, per cui vi feci ritorno per
sposarmi. A questo punto le mie
responsabilità aumentarono e mi
trovai di fronte due opzioni: porta-
re mia moglie in Italia oppure rim-
patriare. Purtroppo, con i lavori
che avevo trovato, riuscivo a ma-
lapena a coprire le spese, non
avevo quindi la possibilità di ri-
sparmiare e mettere qualcosa da
El Jadida,Medina
parte per ricostruirmi una vita in
Marocco. Durante il secondo an-
bilità. La mia laurea non vale nulla,
no in Italia ebbi anche una bam-
bina, i miei obblighi morali si fe- in Francia dopo un anno di corsi di
cero maggiori e la situazione co- lingua la laurea viene riconosciuta.
minciò a divenire insostenibile. Io ho il permesso fino al 2014, ma
Fortunatamente mia moglie è qui, se perdi il lavoro, dopo 20 anni
laureata in biologia e geologia,
ti rimandano a casa e si tengono i
lavora come direttrice in una
scuola e vive con mia figlia pres- soldi che hai versato in contributi.
Se ti restituissero i contributi nes-
so la sua famiglia. Dopo cinque
suno rimarrebbe.
anni di matrimonio la mia soffe-
renza era grande, ma non potevo Secondo te gli italiani sono raz-
tornare per mancanza di soldi, zisti?
così per mantenere unita la fami-
C'è molto razzismo sul posto di
glia all'inizio dell'anno scorso ho
lavoro, se sei marocchino non trovi
tentato di giocarmi la carta del
nulla. Non viene fatto niente per
ricongiungimento familiare, il tutto
l'integrazione. La stampa poi peg-
è fallito miseramente perché do-
giora la situazione, non fa altro che
po qualche mese ho perso il la-
gettare fango sui marocchini. Cer-
voro ed il permesso di soggiorno
to, ci sono anche i delinquenti ma
(lavoravo come facchino), poco
bisogna fare dei distinguo. I maroc-
dopo mia moglie ha dovuto la-
chini sono diversi dai tunisini. Molti
sciare il paese e ha riottenuto il
tunisini fanno gli spacciatori così lo
suo vecchio lavoro. Io sono finito
stereotipo finisce coll'includere an-
qui al Torresino.
che noi. È necessario anche dire
Quali sono i problemi che hai
una cosa: l'emigrazione marocchi-
incontrato in Italia? na è di più tipi. Negli anni '60 molti
La burocrazia ti uccide psicologi- erano rifugiati politici. Poi c'è stata
camente ed economicamente. Se una doppia immigrazione: i laurea-
sei straniero non puoi richiedere tiandavano in Francia o in Canada
per studiare, lì vengono riconosciu-
un'abitazione popolare, né un
ti gli studi compiuti ed è piùfacile
assegno di disoccupazione o la
per la lingua. I marocchini del de-
cassa integrazione. Non c'è lavo- serto invece, senza alcuna compe-
ro perché viene data la prece- tenza specifica, si dirigevano in
denza agli iscritti alle liste di mo- Spagna o in Italia.Qui venivano per
Pagina 10 PENSIERI SENZA TETTO

per lavorare, non per studiare, non hanno cultura, spesso sporcano e disturbano. Però chi vuoi che
faccia la differenza? Sono sempre marocchini, nessuno sta lì a guardare da che zona provieni.
Che cosa faresti per migliorare la situazione degli immigrati?
Bloccherei l'immigrazione di chi non ha un titolo di studio e non conosce la lingua. Per venire in Italia
devi sapere la lingua. Molti vengono per svolgere dei lavori stagionali e, una volta terminati, finiscono
per strada. Però non rubano se non per mangiare, non sono gli autori dei crimini più seri, spesso
sono solo ladri di biciclette. Bisogna poi che al momento della firma del contratto di lavoro ci sia un
sindacalista che controlli, altrimenti il datore di lavoro ti fa firmare quello che vuole e la vittima sei
sempre tu. Io lavorai in nero come saldatore e mi capitò un incidente, un mio amico fu testimone, ma
alla fine non potei denunciare perché ebbe paura: avrebbe perso il posto. Sporsi denuncia e i giudici
decisero che nessuno avrebbe dovuto pagare. Non è giusto, c'è bisogno di più garanzie anche per
noi, di più tutele. La nostra colpa è quella di non avere costituito un'associazione d'immigrati
marocchini a causa delle barriere linguistiche, forse le prossime generazioni saranno in grado di
costituirne una che ci permetta di rivendicare i nostri diritti, speriamo!
-Luigj e Abdel-

IL FREDDO RUMORE DI UN’OMBRA

o nti
acc vo e che tuttora provo per lei. 22 anni9 .Un corpo nudo,
R
di Sono stanca, impegnata e avvolto dentro due sacchi

r ada ° distratta9 , sono sfinita dalla dell’immondizia, uno infilato

St rte 3
Pa
Devo essere caduta in una
sorta di stato catatonico in
seguito alla notizia della
morte della mia splendida
Manu. Sono pacata e silen-
ziosa come non mai e in-
goio ininterrottamente il pe-
so della mia vigliaccheria
nel non averla seguita, la
mia impotenza deficiente di
fronte a quegli occhi che mi
chiedevano perche’ pro-
prio allora. Prima che par-
tisse le avevo confidato e
giurato l’amore che prova-
ossessione di quell’immagine
incisa fra le rughe del cervel-
lo9dal mio bisogno insoddi-
sfatto di sentirla, di vederla,
almeno una volta ancora. E’
terribilmente irritante il pen-
siero di non poter più benefi-
ciare della dolcezza della
sua voce, dell’armonia dei
suoi movimenti, nonostante
fosse evidente forse solo per
certi animi delicati ,o forse
per i più ricettivi,9 quel velo
che opacizzava la luce dei
suoi grandi occhi , qualcosa
di magico nella certezza che
emanava riguardo al destino
che la aspettava, che atten-
deva, o meglio verso cui è
andata alla giovane età di
dalla testa e uno dai piedi e
dunque gettato in un solco di
campagna. Anzi non è stato
semplicemente gettato, qual-
cuno si è preoccupato di na-
sconderlo tra le ramaglie9 si
è pure preoccupato di confe-
zionarlo con cura chiudendo i
due sacchi all’altezza del ba-
cino, ormai in avanzato stato
di decomposizione9un gio-
vane cadavere semi-
putrefatto, con il volto talmen-
te tumefatto da renderne in-
decifrabili i lineamenti. Ma le
erano stati lasciati i suoi pic-
coli gioielli addosso9, quelli
che avrei riconosciuto come i
suoi, quelli che danno un no-
me a quel cadavere e che mi
Pagina 11
permettono di riconoscerlo nella svolta del-
la morte. Ora ogni notte visiti i miei sogni e
odio il sole perché ti allontana da me. Ti ho
perduta una volta e ti perdo ogni mattina.
Quando la luce mi mostra l’immensità della
tua assenza. Così mi restano solo voci se-
grete, ricordi, ombre, 9 vorrei riuscire a
tramutare in animo questa carta perché i
miei pensieri e le mie emozioni, rigetti d’in-
chiostro, possano giungere a te. Fragile ed
emotiva creatura che usasti la droga, in-
gannevole paradiso artificiale,nel disperato
tentativo di eliminare i disagi esistenziali
profondi e radicati e già tentasti di toglierti
la vita più di una volta in passato. Para-
noia9dovrei andare più piano9 forse9
una ossessione. Cosa sarebbe accaduto
se quella notte fossi stata con lei? Cercai di
piangere ma non riuscii. Mi addormentai e
così finì l’orribile nottata.
27 Agosto 2002
Oggi avverto il tempo come se fosse sem-
pre più stretto e il mio sangue vuole pom-
pare più frenetico che mai9 le mie orec-
chie non vogliono più sentire stronzate, le
conosco bene le voci che muoiono di un
lento morire9ma io ho fretta9.e brama di
farcire il mio fottuto tempo di voli indimenti-
cabili e dei più violenti sentire, ho fretta di
incidere nella mia mente acute visioni e di
non distogliere lo sguardo mai, neppure per
un momento, dalle più sottili afflizioni9
deve esserci ancora il tempo per uccidere e
per creare ed è intenzione insidiosa gusta-
re nuovamente lo sgorgare del mio sangue
mischiato a quello di un nuovo angelo o de-
mone che sia9voglio ancore cercare di
PENSIERI SENZA TETTO
trovare e perdere per poi chiedere e decide-
re9 voglio potermi voltare e volare e scen-
dere9voglio mille folli visioni che mi giurino
il pianto e voglio gridare i miei baci ed i miei
peccati9non sarò spia silenziosa dell’occhio
paziente e curioso, ma protagonista divora-
trice, ingorda di spazi, di energie, di fram-
menti. Indigestioni m’attendono9.voglio
l’immortalità nello scenario della commedia
ormai iniziata. Mi arrotolo, mi imbozzolo ner-
vosamente nelle lenzuola e non cesso di
pensare9ma il buio scende con violenza.
Ad un tratto scende. E le vene s’addormen-
tano. Le ossa perfino si sciolgono nelle braci
della carne. Poco prima9 poco prima del
sonno.
27 Agosto 2002
Non di meno stamane mi svegliai senza ben
sapere che giorno fosse9ma mi sveglia. La
sveglia, appunto, operaia e militare
9 .Ripugnante oggetto capestro delle vite
meno fortunate. La odio per dei lunghi attimi,
ogni fottuto giorno, poi ne placo le grida sfio-
randola. Fra gesti maldestri cerco un ritmo
che risvegli i sensi e mi insegni ad aprire ali
che ancora schiuse tentano frenetiche di
danzare nell’immensità ad ogni sorta di e-
mozioni. Ora penso e sudo. Sudo e penso.
Sudo con il pensiero e penso con il sudo-
re9 .Innumerevoli sono le sconfitte che mi
hanno ricondotta in un luogo come questo e
la mia mente resta satura e rapita da ricordi
capaci d’infondermi una profonda malinco-
nia.
[Continua ]
PENSIERI SENZA TETTO
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Hanno partecipato a questo numero:
Antonia, Mauro, Lorenzo, Abdel, Francesca,
Simone, Luigi, Eko, Elisa, Costantino, Alessan-
dro, P., Massimo, Cherkaft, Jamal, Prin-
ce,Gabriele
I risultati dell’estrazione verranno pubblicati il
giorno dopo la data di ogni estrazione su
www.noisullastrada.it!
Buona fortuna a tutti i lettori !