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S

> ottobre 2007

TORIE
gruppo r
società cooperativa sociale
via Due Palazzi, 16 - Padova
gruppo.r@gruppopolis.it
www.gruppopolis.it
centro diurno la bussola
via T.Minio, 19 - Padova

cosep

senza tetto società cooperativa sociale


via G. Reni, 17/1 - Padova
info@cosep.it
www.cosep.it
asilo notturno
via del Torresino, 4 - Padova
numero unico speciale di storie e pensieri senza tetto > stampato ad uso proprio

In vista del convegno che si terrà nella Giornata Mondiale concezione di casa e arricchendola con particolari che
di Lotta alla Povertà nel mese di Ottobre, “Pensieri Senza rispecchiavano il prototipo di casa di ogni singolo
Tetto”, il giornale di strada dell’Asilo Notturno e “Storie”, partecipante.
il mensile del Centro Diurno La Bussola, hanno collabora- - Dopo la costruzione della casa, abbiamo organizzato
to per la redazione di un numero speciale chiamato dei gruppi di discussione rispetto ai concetti che gli
“Storie senza tetto”. Il lavoro svolto con gli ospiti delle ospiti ritenevano legati in qualche modo all’idea stessa
strutture, ha coinvolto i volontari della Bussola e dell’Asilo di dimora. In particolare abbiamo trattato argomenti
Notturno. Tra di noi c’è stata una buona collaborazione ed riguardanti la famiglia, le relazione affettive, il senso di
un continuo scambio di idee, proposte, progetti… Grazie protezione, i soldi necessari a mantenere una casa, la
a questo lavoro, abbiamo potuto meglio entrare in con- casa come specchio di se stessi, le responsabilità di
tatto con le difficoltà che i senza tetto incontrano quoti- vivere da soli o con un nucleo familiare, le radici e l’ori-
dianamente, legate soprattutto alla mancanza di una gine che la nostra dimora rispecchia. Per ogni argomen-
dimora. In questo numero verrà principalmente trattata la to trattato venivano poste delle bandierine sopra il
tematica della casa per i senza tetto ed il significato affet- tetto della casa costruita dagli ospiti. Alcuni ospiti si
tivo e/o strumentale che la dimora sono poi mostrati disponibili a raccontarci ricordi, espe-
acquista per gli ospiti delle rienze, emozioni e stati d’animo inerenti ai loro vissuti
strutture coinvolte. legati all’esperienza di avere o meno una dimora.
Nelle serate dedicate alla Alla Bussola il lavoro è stato affrontato secondo due
redazione del giornale modalità:
all’Asilo Notturno il tema - I volontari hanno svolto delle interviste per strada per
della casa è stato affronta- sondare le opinioni che la gente comune ha rispetto ai
to secondo due modalità: senza tetto e alle problematiche che devono quotidia-
- Abbiamo fatto costruire namente affrontare. Le stesse domande sono state poi
agli ospiti del proposte agli ospiti e, successivamente, insieme abbia-
Torresino una mo discusso soprattutto sulle differenze emerse…
casa in cartone e - Sono state inoltre raccolte alcune storie, pensieri, poe-
carta colorata. sie e racconti personali degli ospiti rispetto al tema della
Ogni ospite ha “Casa”: ognuno ha espresso, a modo suo, come vive que-
partecipato alla sta situazione di assenza di una dimora e quali emozioni
costruzione della e sensazioni suscita questa parola in ciascuno di loro…
casa apportando
modifiche e nuove Insomma, in questo giornale vi sono le storie di molte
idee secondo la voci, volti e sorrisi di persone che hanno, o meglio, non
propria hanno, qualcosa in comune: una casa.
Adesso bando alle ciance, ci sono pagine ricche di emo-
zioni che aspettano solo di essere sfogliate!!!

Buona lettura!!
I volontari dell’Asilo Notturno e
del Centro Diurno La Bussola
[ La condizione dei “senza fissa dimora”
Cosa ne pensa la gente? ]
Noi volontari della Bussola, Sara, Silvia e Simone, abbiamo effettuato una piccola intervista alla comunità per avere
un punto di vista esterno sulle opinioni della gente rispetto alla condizione di “senza fissa dimora”. L’intento non
era una raccolta di dati a fini statistici, ma voleva essere uno stimolo di discussione e di confronto con le persone
che frequentano abitualmente il Centro Diurno la Bussola. Abbiamo vagato per il centro e la periferia della città cer-
cando di intervistare persone diverse per capire se l’età in qualche modo potesse influire sulle risposte (gallina vec-
chia non sempre fa buon brodo…). Il primo approccio con le persone non è stato sempre facile: la gente spesso
era diffidente, di fretta ma poi rotto il ghiaccio iniziale, alcuni si sono dimostrati molto disponibili e curiosi.

Queste sono le domande che abbiamo posto nelle interviste:


1. Secondo te che valore ha la casa nella nostra società e che significato le dai?
2. Cosa ne pensi delle persone senza fissa dimora?
3. Quali sono secondo te le possibili cause di questa situazione?
4. Secondo te portano dei problemi alla comunità?
5. Quali sono i problemi che vivono queste persone?
6. Conosci i servizi a Padova che si occupano delle persone senza fissa dimora?
7. Eventuali proposte, soluzioni, idee.

Le risposte della gente “comune”


Le risposte sono state molte e varie, le abbiamo sintetizzate riportando, su un
cartellone che successivamente abbiamo condiviso e discusso alla Bussola,
quelle più frequenti:
1. È un diritto fondamentale per l’individuo, un luogo di protezione e sicurez-
za, molti legano la casa alla famiglia e agli affetti.
2. Sono persone sole, che vivono un momento di grande difficoltà e che hanno
perso i loro punti di riferimento; sono inoltre emersi alcuni sentimenti quali
pena, tristezza, curiosità…
3. Mancanza e perdita di lavoro, grandi delusioni nel corso della vita, mancan-
za di punti di riferimento affettivi, sfortuna.
4. Non contribuiscono all’economia della società anzi ne usufruiscono, degrado
sociale e potenziale criminalità.
5. Isolamento ed emarginazione, problemi legati alla quotidianità (fame, sonno,
igiene, salute), perdita degli affetti e dei punti di riferimento familiari.
6. La maggior parte delle persone non conosce i servizi, e quelle che li cono-
scono si limitano alle Cucine Economiche Popolari e all’Asilo Notturno.
7. Migliori politiche abitative, aumento dell’interesse da parte dei servizi socia-
li per il reinserimento e la ricerca di lavoro.

Abbiamo riproposto le stesse domande agli utenti del centro diurno, sono emerse chiaramente delle risposte molto
più profonde ed articolate essendo loro partecipi in prima persona di questa situazione. I partecipanti alla discussio-
ne si sono dimostrati molto curiosi di conoscere un punto di vista esterno. In alcuni casi il confronto è stato dolo-
roso, ha suscitato reazioni non sempre positive che hanno comunque creato un terreno favorevole alla discussione
in cui tutti si sono messi in gioco superando l’impatto iniziale e alla fine ragionando positivamente su dati di real-
tà. Infatti la maggior parte delle persone che vivono questa situazione, si rende conto di quelli che sono i problemi
che essa comporta, sia a loro stessi, sia alla società, ma rimane comunque di grande impatto il sentirselo dire. Una
delle risposte che ha animato la discussione è stata indubbiamente la numero 4, in particolare sull’aspetto legato
alla potenziale criminalità: molte persone indignate hanno voluto sottolineare che una persona senza fissa dimora
non è per forza un delinquente e non bisogna confondere la povertà con la criminalità. Giustamente si sono sentiti
punti sul vivo in quanto molti di loro stanno cercando di riscattare in maniera onesta la propria condizione.
Le risposte delle persone “senza dimora”
1. È un diritto e comporta dei doveri, è scritto nella Costituzione, è il biglietto da visita di una persona, bisogna
avere la possibilità per averla e mantenerla, è TUTTO.
2. Sono persone normalissime che hanno avuto qualche pro-
blema in più, persone tutte diverse, questa condizione è
un’assurdità in un paese democratico, si trovano in una
condizione penalizzante, hanno sbagliato ad amministra-
re il denaro.
3. LE DONNE! Separazione e divorzi, una situazione partico-
lare nella famiglia d’origine, hanno fatto uno sbaglio
essenziale nel corso della vita.
4. No anzi, danno lavoro ai servizi sociali! Disturbano le
coscienze.
5. Tutti i problemi legati ai soldi, salute, problemi relaziona-
li, costrizioni della libertà d’azione.
6. SIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!! (TUTTI)
7. Diversificare gli ambiti a seconda dei problemi, una buona
distinzione etnica e maggiore informazione.

Chiaramente abbiamo esposto tutti quegli aspetti “in più” che le persone esterne non hanno colto. Per noi volon-
tari tutto questo lavoro è stata una scommessa fin dall’inizio: dalle difficoltà ad effettuare le interviste, al timore
di mostrare loro le risposte a volte molto “dirette” e alla paura di non riuscire ad intavolare una discussione sti-
molante, le nostre incertezze erano molte. Invece i nostri timori si sono rivelati infondati: c’è stata, infatti, una
grande partecipazione e coinvolgimento da parte di tutti, anche le persone solitamente più riservate si sono messe
in gioco. Di certo questa discussione è stata positiva perché ha spinto e motivato molti di loro a raccontarsi con-
tribuendo attivamente alla realizzazione di questo giornalino.
Grassie e un basetto a tutti loro.
Sara, Silvia e Simone

[Lavori in corso]
Cos’hanno in comune una decina di per- Torresino n.4 ed ogni sera si presenta di
sone che si ritrovano nel “Borgo Nuovo” fronte all’imponente targa: “Comune di
del Torresino in un’afosa serata di luglio? Padova. Settore Servizi Sociali. Asilo
... “Tutto e nulla” direte voi… beh, con Notturno”.
un paio di forbici, della carta crespa e Più che una piccola e modesta casa,
qualche pennellata di colore fresco si sembra una villetta a schiera, quella che
possono avere in comune molte cose… gli ospiti del Torresino hanno costruito!
a cominciare da una casa… e che casa!! Ma questa vota, almeno con cartone e
Tutti noi almeno una volta nella nostra taglierino, non ci sono limiti ai desideri!
vita abbiamo provato ad immaginare la Nel giro di poche serate, la casa prende
casa dei nostri sogni: c’è chi pensa ad forma: a dirigere i lavori Ennio, grande
un attico al dodicesimo piano di un senso artistico e molto ingegno! Gli
palazzo dai vetri specchiati, chi non può ospiti pensano a tutto: porte, finestre, pre più popolato!! È curioso vedere
rinunciare ad avere la tv satellitare, let- cassetta delle lettere, terrazzo con tanto nascere una casa: non l’avevo mai visto
tore dvd ultimo grido e perchè no… un di ringhiera, camino, campo da tennis, prima d’ora! Ed è ancora più curioso
marchingegno elettronico che al solo cuccia per il cane… non manca nulla; come ogni “operaio” del Dormitorio
battito delle mani accende luci, gas, ste- Driss pensa anche all’antenna paraboli- apporti modifiche e novità alla casa,
reo e magari anche l’aspirapolvere. C’è ca per vedere Al Jaziraa. Ci sta, ci sta! come se volesse metterci un pezzetto di
chi sogna di vivere in una grande casci- Anche i più scettici si avvicinano al “can- sé; come se quel guazzabuglio di colori
na, circondato dalla natura o dal nulla, tiere”: «E come!? Siamo in un dormitorio e cartone rappresentasse… idealmente…
chi sogna un giardino dove poter far cre- pubblico e ci parlate di casa!?»; ma poi un modo per costruire la casa dei sogni!
scere il prossimo albero di Natale, chi un la curiosità e l’entusiasmo hanno la Cosa hanno in comune una decina di
appartamento con l’angolo cuccia per meglio e qualcuno si unisce alla tinteg- persone che si ritrovano nel “Borgo
comprare uno, macché, anche due gatti giatura dei muri esterni! Lorenzo prepa- Nuovo” del Torresino in un’afosa serata
siamesi! Insomma… sognare è un diritto ra il colore… «Ma non si può lavorare di luglio? Forse… qualcosa di più di
di tutti; anche per chi alloggia in via del con questo casino!?». Il cantiere è sem- quattro mura…
[
Cosa fa rima con...
]
«…Voglio andare a casa, la casa dov’è, la casa dove
posso stare, io voglio andare a casa, la casa dov’è, la
casa dove posso stare in pace con te, in pace con te… Lo
canta anche Jovanotti… “la casa dov’è…”; il cantautore
italiano viaggiando tra le Sure del Corano e il Cantico
delle Creature ripropone una tematica che ogni giorno si
ripresenta insistentemente come un chiodo fisso per
milioni di persone che una casa, non solo non sanno
dov’è, ma nemmeno la possiedono e in alcuni casi… non
l’hanno mai posseduta. Parlare della tematica “casa”
anzi, direi piuttosto della “mancanza di una casa” tra di
noi, implica sapere andare al di là di quelle che sono
quattro mura, due finestre ed una porta».

Così Onorio dà il via ad un vivace scambio di opinioni


che ci porta verso una realtà a noi sconosciuta, ma ben
nota alla maggior parte di partecipanti alla discussione,
residenti in Via del Torresino n.4. Casa prima di tutto fa un milione di dollari”: SOLDI. Argomento direi più che leci-
rima con FAMIGLIA: «Senza una casa non si può nemme- to: come si può anche solo pensare di possedere una casa
no accennare al concetto di famiglia - dice Graziano - la o pagare un affitto quando fai parte di quelli che chiamia-
casa, come luogo fisico è importante, ma diviene solo un mo “senza tetto”? I soldi non fanno la felicità ma… calma-
mezzo per sopravvivere se è vuota di affetti». no i nervi, sagge parole: siamo tutti d’accordo, e mentre
Naji sostiene che i soldi sì, sono importanti, ma non fanno
È con un velo di malinconia che gli ospiti del Torresino ci la felicità, Lorenzo ribatte che la nostra felicità dipende
parlano del loro concetto di famiglia e di come questa strettamente dalla nostra situazione economica: «se non
tematica sia strettamente ed inevitabilmente legata al abbiamo soldi per permetterci quello che desideriamo,
concetto stesso di DIMORA: «Avere una famiglia implica allora non saremo mai felici». Gli animi si accendono quan-
il fatto di crescere fisicamente ed emotivamente all’inter- do parliamo di soldi! Giungiamo al nodo della questione:
no di una casa» dice Lorenzo. La maggior parte degli per riscattarci da questa situazione di “senza dimora”,
ospiti conferma di aver avuto una casa, di essere cresciu- quanti soldi dovremmo avere per poter mantenere una
to in una famiglia, alcuni si sono sposati ed una famiglia casa? Facilitiamo di molto le cose: supponiamo di non
l’hanno costruita con le loro mani: «Io ho vissuto in tre dovere pagare un affitto: quanti “schei” al mese dovrem-
diverse famiglie, ora mi ritrovo solo, mi mancano…» e mo investire per la nostra ipotetica casa? E da questo
ancora «la famiglia non si rinnega, ma nella nostra con- momento sembra di partecipare ad una asta pubblica:
dizione è un miraggio, è lontana e spesso anche i nostri 400, 600, 800…1000 euro! «Mi sa che da qua… non ce ne
cari non capiscono la situazione che stiamo vivendo…». andremo mai», dice Graziano! L’ala africana rimane scon-
Ma quanti ospiti hanno fatto presente alle loro famiglie, certata: «In Marocco - dice Driss - non ci vogliono tutti que-
ai loro cari, la situazione di indigenza che stanno viven- sti soldi per mantenere una casa: al massimo 350/400
do? Pochi, oserei dire nessuno. Vergogna? Paura? Luigi Euro!». Benvenuti in Italia ragazzi; la terra dei miraggi!!
parla del «desiderio di non essere un peso per le perso-
ne che ci vogliono bene» e sembra che tutti siano con- Casa fa rima con LAVORO. Chiaro… direi… senza lavoro non
cordi con lui: la famiglia è un punto fisso, un riferimento si può nemmeno avere la possibilità di avere un guadagno
«ma quando poi perdi la fiducia delle persone care è dif- certo per potersi permettere la stabilità di una casa.
ficile riconquistarla». «Non si può rimanere tra i tuoi cari
quando loro ogni giorno ti donano qualcosa e tu non sei Casa fa rima con COMUNICAZIONE. «Già solo possedere
più in grado di dare loro nulla…- dice Silvano - quando una casa - sostiene Francesco - ti comunica qualcosa:
sarò in grado di continuare a “dare” allora tornerò dai senso di protezione, autosufficienza, punto di riferimen-
miei cari». Aleggia tra di noi l’idea che quando l’affetto to… Quando hai una casa, vivi in una famiglia, impari per
non può essere ricambiato con altrettanto affetto, allora forza anche a comunicare». Comunicare è difficile. Molto
subentra la necessità di compensare in altro modo quel- difficile. D’altronde un nucleo familiare, una casa, nel
lo che non si riesce a provare o dare. senso affettivo del termine, si mantengono soprattutto
E come parlare di casa, di un posto sicuro dove andare, di imparando a comunicare paure, pensieri, problemi, gioie,
un punto di riferimento senza parlare di un argomento “da novità, scoperte… Ma sembra più facile dirlo che farlo per
gli ospiti del Torresino: trovare le parole giuste, il momen- in nessun altro posto!».
to giusto e soprattutto le cose giuste da dire è quasi un
miraggio. Forse questo non discosta molto i senza tetto Casa fa rima con STABILITÀ. Stabilità fisica, relazionale,
dalla realtà delle persone, chiamiamole così, “con fissa emotiva: hai un posto dove sai di poter sempre tornare.
dimora”. Ma qua, all’interno del Torresino, c’è comunica-
zione tra un centinaio di persone che anche per una sola Casa fa rima con PROTEZIONE. Avere una casa significa
notte condividono lo stesso tetto? «Solo con poche per- avere sempre un posto su cui contare; qualsiasi cosa suc-
sone - afferma Silvano - si creano anche poche occasioni ceda, c’è un posto dove puoi sentirti al sicuro.
per comunicare»; Michele si trova d’accordo: «Non basta
essere compagni di stanza per sentire il bisogno di comu- Casa fa rima con CRESCERE. Da un punto di vista anagra-
nicare tra di noi». Solo qualche timido “Io” viene pronun- fico, relazionale ed emotivo. «Molti di noi sono cresciuti
ciato quando si parla di comunicazione all’interno del in una vera e propria casa, almeno nella loro infanzia,
Torresino: «Io credo che si possa imparare a comunicare hanno provato ad assaporare la dolcezza e la gioia di cre-
anche in questo contesto! Anzi… sono stimolato dalla pre- scere insieme a qualcuno, di condividere momenti belli e
senza di tante persone con storie diverse, provenienti da momenti brutti. Questo crescere insieme è una valore
diversi paesi, con concezioni diverse rispetto alla vita…». insostituibile ed introvabile in nessun altro contesto -dice
Graziano - La casa è lo specchio di ognuno di noi».
Casa fa rima con AUTOSTIMA. Questo sembra un punto Ottima definizione per concludere la nostra chiacchierata
altrettanto importante: quando possiedi una casa la tua sta sera. Vivere in una casa, nella propria casa, è come
autostima lievita inevitabilmente verso l’alto: «Quando hai vivere se stessi a 360 gradi. Ogni singolo angolo della
una casa ti senti più realizzato, più facilitato nelle relazioni, nostra dimora suggerisce anche un solo piccolo partico-
più libero. Più felice!» Franco tocca un tema apparentemen- lare di noi stessi: di quello in cui crediamo, di quello che
te semplice ma di certo non scontato. Da quando trascor- amiamo fare, dei nostri affetti, di quello che vogliamo
riamo alcune delle nostre serate con gli ospiti del Torresino dimenticare, di quello che vogliamo sempre portare con
abbiamo incontrato molte persone, sentito racconti di vita noi, del nostro passato, del nostro presente e… se siamo
ed esperienze di ogni tipo, condiviso emozioni forti e coin- fortunati, perché no, anche del nostro futuro. Basta solo
volgenti, ma una cosa ha spesso accomunato tutto questi osservare più che guardare. «Così - dice Dino - per chi
incontri: poca fiducia nelle proprie capacità, nella possibili- una casa non l’ha o meglio, l’ha persa per un milione di
tà di riscattarsi. Rimettere insieme i pezzi di quel puzzle motivi diversi al mondo, tornare ad avere una casa signi-
chiamato “vita” a volte sembra quasi un miraggio. Di certo fica tornare ad avere se stessi». Sembra quasi un luogo
la mancanza di una dimora o nella fattispecie l’incapacità comune, ma è con tristezza che qualcuno sostiene che,
di mantenerla, nel senso fisico, ma soprattutto affettivo del come per molte altre cose nella vita di tutti i giorni: «ti
termine, rappresenta un vero e proprio scacco matto in ter- rendi conto dell’importanza di qualcosa solo quando la
mini di autorealizzazione e di crescita individuale. perdi… quando riavrò una casa la difenderò con più
attenzione di prima».
Casa fa rima con RADICI: «Quando perdi la tua casa, perdi
la tua famiglia e inevitabilmente anche le tue radici». Gli Le 23. Sistemiamo le sedie, puliamo i tavoli… al solito,
ospiti sono concordi con l’idea che le radici, nel senso affet- siamo pronti per tornare a casa… noi. Per qualche secon-
tivo del termine, si intende, sono più legate alla famiglia do mi balena in testa una domanda: cosa faremmo ora
che alla casa in sé. «La casa è anche rappresentativa del se non avessimo una casa dove andare? Probabilmente
contesto economico di provenienza - dicono Franco e imboccheremmo una via qualunque e cammineremmo
Lorenzo - quando vivi in una villa dimostri di appartenere fino a sfinirci per poi rannicchiarci in qualche posto ripa-
ad un determinato ceto sociale totalmente differente da rato. Avventuroso? Mah… forse per una sera nella vita si
quello da cui può provenire una persona in attesa di una può fare, ma poi provo a pensare la mia vita così… non
casa comunale. Una volta che l’hai persa è difficile ripensar- riesco nemmeno ad averne una pallida idea.
la come “radice”. Cambia il senso. Ritornare ad avere una
casa è un appagamento, avrei meno problemi a stare, par-
lare con la gente. Se adesso avessi una casa sarebbe diver-
so, diventerebbe un mezzo per vivere meglio ma non sareb- Perché la “CASA”?
be la mia casa che ho costruito con la mia famiglia, con il
mio sudore… c’è un importante valore affettivo». L’uomo ha bisogno di mangiare, bere e dormire.
Ma per poter costruire qualcosa di concreto, ha
Casa fa rima con CIBO. Abbinamento insolito, ma decisa- bisogno di una casa; una casa da poter sentire
mente originale e attinente! «In una casa il momento del sua, per il proprio Io personale, per il suo spirito.
pranzo o della cena rappresenta un momento importan- Poi può cercare di dare un senso a ciò che ha
te di aggregazione, come nelle famiglie matriarcali. costruito prima; mentre pensava di vivere bene e
Quando non possiedi nemmeno un tavolo dove mangia- si è trovato solo proprietario conscio di sé stesso.
re, perdi questo aspetto importante della convivialità, Dino
che di certo non puoi trovare né alle cucine Popolari, né
[
Poesie senza tetto
]
Questa poesia è stata scritta da M. nel 2001, quando ancora si trovava in carcere, a Padova: qui teneva una cor-
rispondenza con una famiglia, dalla quale riceveva un sostentamento affettivo e uno (più modesto) economico.
Già in quegli anni egli sentiva vicino il tema della casa, di quella casa che temeva non avrebbe avuto al momen-
to della sua uscita dal carcere, tanto che, con altri compagni, ha partecipato ad uno sciopero della fame durato
25 giorni, per far sentire la sua voce, per combattere, con gli unici mezzi che aveva, la sua battaglia, per non tro-
varsi in mezzo alla strada in quel giorno tanto atteso in cui sarebbe stato libero.

VIVERE IN POVERTÀ
“Vivevo sul lato in ombra della strada Adesso, mentre sono in carcere, so già che nel momento in cui uscirò, dopo aver
e osservavo i giardini dei vicini scontato tutta la pena che mi è stata inflitta dalla legge, non saprò dove andare, e
al di là della strada, mi troverò senza casa, in mezzo ad una strada a vivere nell’ombra, guardando la
festanti nella luce del sole. gente felice e chiedendo la carità.
Mi sentivo povero, In questo luogo il mio corpo non si può muovere, sono rinchiuso, ed è la mia poe-
e andavo di porta in porta sia che bussa alla porta della famiglia che la riceve, per chiedere qualche soldo…
con la mia fame.
Più mi davano ...ma poi, quando sarò nella strada, senza una casa, senza una famiglia, sarò un
della loro incurante abbondanza disperato, come ce ne sono tanti, e diventerò ancora più conscio della mia misera
Più diventavo consapevole situazione.
della mia ciotola da mendicante..
Finché un mattino mi destai dal sonno Il giorno in cui uscirò dal carcere, sarà il giorno in cui il mio corpo e la mia anima
all’improvviso aprirsi della mia porta, si sveglieranno, si aprirà la porta ed io potrò uscire, e forse, fuori troverò qualcuno
e tu entrasti a chiedermi la carità. ancora più povero di me…
Disperato, ruppi il coperchio del mio scrigno, …quel giorno in cui sarò libero, si romperà il mio scrigno, cioè mi aprirò al mondo,
e scoprii sorpreso la mia ricchezza” e potrò scoprire che forse posso ancora donare ancora qualcosa agli altri.
M.V.

Oggi, il 1° settembre 2007, M. vuole dedicare questa poesia al ricordo del suo papà, morto 41 anni fa, quando lui
aveva solo 13 anni; M. ha vissuto una vita fatta di numerose esperienze e diversi lavori.
Ha avuto una famiglia numerosa: per motivi di giustizia è rimasto solo e adesso sta tentando di rifarsi una nuova vita…
“Finché c’è vita c’è speranza”

[
Storie senza tetto
]
«...quello che avevo costruito sarebbe stato solo di passaggio»
Il mio primo ricordo legato al concetto di “casa”, vola Ora mi manca tutto ciò, mi mancano gli affetti che
ad un grande appartamento che ho comprato con la avevo costruito, mi manca la compagnia della mia fami-
mia prima moglie e con la quale ho convissuto per sette glia… e soprattutto mi mancano i miei figli. Li ho rivisti
anni… nulla a che vedere con la mia seconda casa, ma un mese fa, mia figlia l’ho subito riconosciuta e bacia-
mi ci trovavo bene. ta mentre mio figlio pensavo fosse un perfetto estraneo
La mia seconda abitazione, era una casa-villa che ho e gli ho dato la mano. Spero non se ne sia accorto…
fatto io: è stata ricavata da un vecchio casolare, e ha non l’avevo proprio riconosciuto.
richiesto molti sacrifici. Era intestata a me e alla mia Mi auguro un giorno di poter contare nuovamente su un
seconda moglie… ora l’ho persa. posto sicuro dove poter vivere la mia vita e soprattut-
Non ho altri ricordi belli. Non pensavo che quello che to… spero di poter riavere la mia famiglia.
avevo costruito sarebbe stato solo di passaggio. Lorenzo Paccagnella
«la casa è un diritto»
Abbiamo chiesto a Maurizio, un giovane ospite della lutamente giusto che con la crisi che c’è oggi, certe case
Bussola, di raccontarci che valore ha per lui il termine restino chiuse e disabitate. Credo che tutti debbano avere
“casa”. Ci ha raccontato che in questo periodo particola- un tetto sotto cui dormire: si dovrebbero migliorare le poli-
re della sua vita, può associare il termine “casa” ad un tiche abitative, e concedere più case ai cittadini italiani (e
luogo fisico e ci ha parlato della situazione, labile ed padovani come me). Spero di poter avere il prima possibi-
incerta, che sta vivendo… Abbiamo visto Maurizio due le un faccia a faccia con chi di dovere in modo da poter
volte, a quasi un mese di distanza, e questo è quello che portare avanti più serenamente la gestione della casa…
ci ha raccontato:
25 Agosto 2007
4 Agosto 2007 Non la sai la novità? La settimana scorsa ci hanno chiu-
La prima cosa che mi viene da dire quando parlo di casa, so la casa… Era pieno giorno ed è arrivata la polizia, chia-
è sottolineare che, secondo me, la casa è un diritto che mata dal proprietario e ci ha sfrattato: noi non abbiamo
deve essere garantito a tutte le persone. Io ho vissuto per opposto resistenza alle forze dell’ordine e siamo usciti.
quasi dieci anni, entrando e uscendo, al dormitorio In poco tempo hanno murato tutte le finestre e la porta
Torresino ma, a primavera, ho ripreso a stare in strada: d’ingresso e noi ci siamo trovati nuovamente in strada…
dormivo con un amico davanti al Pam. Il Direttore era a Adesso non so cosa farò: entrare in graduatoria per avere
conoscenza di questa situazione ed i patti erano chiari: noi una casa è durissima. Ci dicono di aspettare, che le
dovevamo lasciare pulito e andare via entro le 8 del mat- richieste sono molte e le case poche… e io non trovo giu-
tino, orario in cui il supermercato apriva, così non c’erano sto che si spendano soldi per lavori inutili (vedi il Tram,
problemi. Da qualche tempo però, io e questo mio amico, che deraglia un giorno sì e uno sì), al posto di usare i
abbiamo occupato una casa vecchia sfitta, che adesso stia- fondi a disposizione per migliorare le politiche abitative!!
mo sistemando con dei lavoretti di ristrutturazione: abbia- Per adesso dormo ancora in giro, ma sto già comincian-
mo mandato una lettera al Sindaco e alla Prefettura, per do a guardarmi intorno per cercare di trovare qualche
metterli al corrente dell’occupazione e per chiedere la resi- casa sfitta da occupare di nuovo… Di certo non mi arren-
denza e stiamo aspettando una risposta, che spero arrivi do… Anzi, qualcuno ha qualche dritta da darmi??
entro due mesi (nel frattempo resto là). Io non trovo asso- Maurizio Lion

«ci vogliono delle basi e un terreno stabile»


Per costruire una casa ci vogliono delle basi solide, quindi non farei più lo stesso
è meglio non scegliere una zona sismica! Può sembrare iro- uso dei soldi come fa-
nico ma allo stesso tempo può essere metafora di un cevo prima di vivere
aspetto fondamentale. Non si intende casa solo come luo- questa esperienza.
go fisico ma soprattutto come punto di partenza per una Oggi mi trovo in una
persona, dove costruire il proprio futuro, per fare progetti. situazione in cui faccio
Per questo motivo per creare una casa ci vogliono delle ba- fatica a comprarmi an-
si ed un “terreno stabile”; ci vuole una certa stabilità econo- che un pacchetto di
mica e di conseguenza lavorativa. Per mantenere una casa sigarette. La casa che
e fare progetti futuri, avere un lavoro è fondamentale. Di cer- ho sentito mia in as-
to a volte le istituzioni che ospitano i senza tetto non favo- soluto è stata la casa
riscono questa necessità: al Torresino, per esempio, è impro- dove sono nato e cre-
ponibile trovare un lavoro con turni serali o peggio ancora sciuto. L’avevano com-
notturni a causa della rigidità degli orari di apertura e prata i miei genitori,
chiusura della struttura. Avere una casa favorisce anche la poi però mio padre è
possibilità di stabilire relazioni affettive e di amicizia e assi- morto e ci siamo trovati con una casa che ancora era da fi-
cura, almeno in parte, una certa tranquillità interiore. Que- nire di pagare. Con molti sacrifici condivisi con i miei cari, ab-
sti sono gli elementi fondamentali per costruire una casa ma biamo finito di pagare la casa e solo allora… ho sentito di
allo stesso tempo sono le prime cose che vengono a man- aver conquistato qualcosa di molto importante. Quando vi-
care e impediscono il cambiamento. Quindi per ritornare a vevo con mia moglie, abbiamo cambiato molte case, sem-
una vita normale e costruire il proprio futuro, bisogna trova- pre in affitto; sebbene fossero tutte belle non mi sentivo par-
re il coraggio e la forza di rompere questo circolo vizioso. ticolarmente legato ad esse. Solo quando ho comprato una
Quando penso al concetto di casa, mi vengono in mente su- casa tutta mia con mia moglie, solo allora l’ho sentita vera-
bito le entrate economiche che avevo in passato, la spensie- mente mia, non ho avuto bisogno dell’aiuto di nessuno, ave-
ratezza e la facilità con cui compravo le cose. Adesso mi sen- vo il mio lavoro e sono riuscito a farcela da solo.
to più riflessivo, sento di apprezzare di più le piccole cose e Silvano P.
«solo avendo lavoro si può avere una casa»
Ad Onorio, la prima cosa che viene in mente quando Oggi Onorio vive una situazione di difficile indigenza,
pensa ad una casa, è la possibilità di avere un reddito: per una persona senza dimora il tempo è nemico:
«solo avendo un lavoro ci si può permettere di avere e «siamo sempre in attesa (di mangiare, di dormire...), è
di mantenere una casa». Per lui avere una casa è uno una continua lotta per riempire il tempo e, in questa
dei modi per sentirsi realizzato, per poter passare da lotta, spesso la noia prevale». Onorio passa la sua gior-
cittadini di “serie B” a cittadini di “serie A”. Il suo primo nata alla Bussola, un servizio di prima accoglienza che,
pensiero è rivolto al lavoro perché, nella sua esperien- secondo lui, dovrebbe favorire la socializzazione, offrire
za, ha avuto la dimostrazione che quando non aveva la la possibilità di fare piccoli lavori per riacquisire costan-
possibilità di avere un’occupazione, non riusciva nem- za e affidabilità, requisiti fondamentali per lavorare ed
meno ad avere una casa. Onorio racconta che, i ricordi essere un servizio che accompagni al cambiamento.
più belli, pensando alla parola casa, riguardano quasi Invece lui sta vivendo una situazione vaga, non è abi-
tutti il periodo dell’infanzia, quando viveva con i suoi tuato a non avere un punto d’arrivo che non abbia per-
genitori e sentiva veramente sua la casa dove abitava. corsi precisi.
Di questi ricordi positivi Onorio non ci racconta molto,
velocemente il suo racconto spazia verso altri ricordi, Onorio racconta: «La Bussola apre a mezzogiorno, quin-
diversi, contrapposti ai primi e… tristi. Ci racconta di di dalle sei di mattina a mezzogiorno ci si dedica
essersi sposato, di aver vissuto 10 anni con sua moglie, all’agonizzante ricerca di lavoro, passando per agenzie
di aver fatto un mutuo per costruirsi una casa e di aver- interinali, leggendo annunci sui giornali, andando a
ci investito tutte le sue energie. Tutto andava bene fino piedi per la città perché non ci sono i soldi per i mezzi.
a quando il rapporto con sua moglie ha cominciato ad La maggior parte delle volte la ricerca risulta fallimen-
incrinarsi: Onorio diviene schiavo del gioco d’azzardo: tare per me e per tante persone che si trovano nella mia
«la mia rovina!» Onorio e sua moglie si separano, lui stessa situazione: troppo vecchio per lavorare e troppo
lascia la casa a sua moglie e a suo figlio. Ripensando a giovane per andare in pensione. Alle 16 la Bussola chiu-
quella casa, dice di provare una forte tristezza: «così, de e ricomincia la LOTTA contro il TEMPO. Attendere fino
dopo 10 anni di matrimonio, mi sono trovato in mezzo a mezzanotte che la città s’addormenti, perché la mia
ad una strada, senza famiglia, senza un lavoro, senza dignità di persona mi impedisce di mostrarmi, non
più nulla. Se potessi tornare indietro molti sbagli non li voglio dar fastidio, non voglio essere immagine di
rifarei, ora non ho una casa e non sono mai riuscito a degrado della città. C’è molta gente che fa accattonag-
sentire le case in cui ho vissuto dopo la separazione gio mentre io ritengo che sia l’ultimo gradino della
con mia moglie come mie; penso che potrò sentire casa dignità della persona».
mia quella che mi costruirò, se ci riuscirò, in futuro». Onorio Zangarini

gruppo polis
È l’unione di 5 cooperative sociali [Polis Nova, Il Portico,
PNL, Gruppo R, Sinfonia] che operano nel territorio padova-
no nell’ambito della disabilità, del disagio psichiatrico e
dell’emarginazione grave.

Promuove l’integrazione sociale e lavorativa di persone


svantaggiate, con la gestione di centri diurni, comunità
residenziali, laboratori occupazionali.

Per informazioni:
Gruppo Polis - Via Due Palazzi, 16 - 35136 Padova
Tel 049 8900506 - Fax 049 8909148
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