Sei sulla pagina 1di 8

Lezione 30 pt.

2 | 31/05/2017 | Fisio endocrina


Rev. Dov
Argomenti: ipofisi e ormoni ipofisari

IPOFISI
Nella divisione tra lobo anteriore e posteriore dell’ipofisi, possiamo considerare due unità anatomiche e
funzionali distinte: lobo posteriore o neuroipofisi e lobo anteriore o adenoipofisi. Esse sono connesse con il
SNC tramite il peduncolo ipofisario, che testimonia la continuità sia anatomica che funzionale tra il sistema
nervoso e quello ormonale endocrino (ipofisi). Infatti se interrompiamo la connessione tagliando il
peduncolo, non solo si modifica la funzione del lobo posteriore, che è la riserva di ormoni sintetizzati a livello
di cellule ipotalamiche, ma si vanno a modificare anche le funzioni della adenoipofisi. Questo testimonia
l’esistenza di un’influenza diretta delle strutture ipotalamiche sulla funzione ipofisaria, rappresentata dalla
presenza di fattori ormonali (neuro-ormoni) che regolano a loro volta il rilascio o l’inibizione degli ormoni
ipofisari. Questi neurormoni vengono rilasciati a livello dell’eminenza mediana nei capillari sanguigni e
tramite il circolo sanguigno arrivano a livello della adenoipofisi.

CONTROLLO IPOTALAMICO
A livello ipotalamico i neuroni che controllano la secrezione dell’ipofisi mediante la produzione di
neurormoni, sono divisi in neuroni magnicellulari e parvicellulari.

I neuroni magnicellulari (nuclei paraventricolare e sopraottico) hanno dei lunghi assoni che percorrono
l’intero peduncolo fino al lobo posteriore dell’ipofisi (neuroipofisi), responsabile della produzione di ormoni
neuroipofisari (come la vasopressina e l’ossitocina).

I neuroni che controllano invece l’adenoipofisi sono i parvicellulari dei nuclei arcuato, paraventricolare e
nuclei dell’area preottica. Questi hanno funzione neuroendocrina, quindi produrranno un secreto che verrà
riversato nel sangue; a differenza dei neuroni magnicellulari, i loro assoni sono decisamente più corti e non
percorrono il peduncolo ipofisario, ma si interrompono a livello della eminenza mediana (la porzione più
caudale dell’ipotalamo) e terminano sul letto capillare che si forma a questo livello a partire dall'arteria
ipofisaria superiore. Attraverso il circolo portale i neurormoni arrivano a un secondo letto capillare che irrora
l'adenoipofisi e la regolano tramite il loro messaggio chimico.
I neuroni parvicellulari producono neurormoni che sono:
- Fattori di rilascio o liberazione degli ormoni adenoipofisari (RH, releasing hormones)
- Fattori di inibizione degli ormoni adenoipofisari (IH, inhibiting hormones)

Si ammette che ogni ormone adenoipofisario sia regolato da un RH e un IH ad esso associato (duplice
controllo), anche se alcuni non sono ancora stati identificati. I neurormoni che conosciamo sono:

 FATTORI DI RILASCIO (RH):


- CRH (corticotropin-releasing hormone) per la corticotropina
- GnRH (gonadotropin-releasing hormone) per le gonadotropine
- TRH (thyrotropin-releasing hormone) per la tireotropina
- GHRH (growth hormone-releasing hormone) per l’ormone della crescita

 FATTORI DI INIBIZIONE (IH):


- GHIH (che corrisponde alla somatostatina) per l’ormone della crescita
- PRLIH (che corrisponde alla dopamina) per la prolattina

Caratteristiche dei neurormoni (fattori di rilascio e inibizione):


- sono tutti peptidi piuttosto semplici e di piccole dimensioni;
- utilizzano recettori sulle cellule ipofisarie
bersaglio e di conseguenza i meccanismi di
trasduzione del segnale e i secondi messaggeri
(soprattutto cAMP);
- sono secreti in maniera pulsatile
dall'ipotalamo: questi ormoni vengono liberati
a polsi. L’entità messaggio chimico che
trasportano dipende dalla combinazione di
quanto è ampio il polso, quindi la quantità di
neurormone emessa (quanto è alta in grafico
l’oscillazione) e dalla frequenza con cui viene emesso, che può cambiare ed essere modulata in base
alle situazioni;
- si ritiene che questi neurormoni abbiano dei ruoli di autoregolazione (e di conseguenza hanno il
controllo anche sull'adenoipofisi e sugli organi periferici da essa bersagliati); questo avviene tramite
un meccanismo di down e up regolazione sugli ormoni ipofisari; è una regolazione molto precisa,
giorno dopo giorno e ora per ora sulla sintesi delle cellule ipofisarie;
- oltre agli effetti regolatori, queste sostanze svolgono ruoli diversi, ad esempio come
neurotrasmettitori classici; queste, infatti, sono state ritrovate in organi periferici di tutt'altra natura,
dove cui svolgono funzioni di regolazione autocrina/paracrina locale.

FUNZIONI DELLA ADENOIPOFISI


Quando parliamo di adenoipofisi dobbiamo
riferirci non solo a questa ghiandola, ma anche
alla ghiandola neuroendocrina che sta a monte
(nuclei ipotalamici) e che ne regola finemente la
secrezione (livello di attività) e la funzione. Ecco
perché si utilizza classicamente il termine di asse
ipotalamo-adenoipofisario (o anche più
semplicemente asse ipotalamo-ipofisi). Tutto ciò
va a costituire un'unità funzionale inseparabile,
ipotalamo e ipofisi non possono prescindere
l’uno dall’altro. Troviamo quindi un primo livello
costituito dai nuclei ipotalamici con neuroni
parvicellulari, che hanno funzione
neuroendocrina sull'adenoipofisi; quest'ultima
costituisce il secondo livello di regolazione
producendo i propri ormoni.
(ndr Precisazione: le gonadotropine (FSH e LH
prodotte in entrambi i sessi), hanno un unico
fattore di rilascio)
Gli ormoni prodotti dalla adenoipofisi vanno a
loro volta ad esercitare il loro effetto su
determinati organi periferici (terzo livello di
controllo), come fegato (inteso come ghiandola
endocrina), tiroide, corticale del surrene e
gonadi.

SISTEMA DI CONTROLLO SECREZIONE GHIANDOLE ENDOCRINE: è un controllo tipicamente a feedback


negativo, che coinvolge tutte queste strutture citate ad ogni livello (ipotalamo, ipofisi, ghiandole periferiche);
la concentrazione dell'ormone stesso, e quindi il suo effetto periferico, viene usata come parametro di
controllo. Tutto ciò serve a mantenere la concentrazione di un ormone in un range prefissato.
L’asse ipotalamo-ipofisario è regolato da tre circuiti:
 circuito lungo: l’effetto periferico dell'ormone regola il rilascio dell’ipofisi e dell’ipotalamo;
 circuito breve: la quantità di ormone rilasciato dall’ipofisi regola la sua stessa secrezione e quella
dell'ipotalamo;
 circuito ultra breve: gli ormoni secreti dalle cellule ipotalamiche possono controllare se stessi.

Quando parlo di neuroipofisi, devo intendere tutta l’unità funzionale neuroendocrina e quindi non solo la
porzione anatomica posteriore dell’ipofisi, ma anche i nuclei magnicellulari dell’ipotalamo che ne regolano
la funzione. Analogamente, per adenoipofisi devo intendere anche i nuclei parvicellulari, con i loro assoni che
riversano i neurormoni a livello dell’eminenza mediana e che raggiungono poi l’ipofisi, regolandone le
funzioni di sintesi. È sufficiente un’alterazione ad un singolo livello di controllo per modificare l’effetto finale
di tutta l’unità funzionale neuroendocrina.

FUNZIONI DELL’IPOTALAMO
L’ipotalamo, ha numerosissime funzioni, oltre a quello di regolare l’attività del sistema endocrino.
- A livello dell’ipotalamo ci sono centri nervosi che hanno la funzione di attivare il sistema nervoso
simpatico (controllo intensità e frequenza della contrazione cardiaca, pressione arteriosa e diametro
dei vasi sanguigni, funzione gastrointestinale);
- Esistono poi centri nervosi ipotalamici (non precisamente identificati) alla base della regolazione
della temperatura corporea. L’ipotalamo infatti è il centro di integrazione di tutte le informazioni che
arrivano dalla periferia esterna e interna dell’organismo; in seguito all’elaborazione di queste
informazioni, vengono prodotte delle risposte al fine di mantenere costante la temperatura corporea
del nostro copro, che è uno dei tanti parametri che non può modificarsi, altrimenti causerebbe
sofferenza e cattivo funzionamento dell’organismo. L’ipotalamo è considerato il centro di
termoregolazione del nostro corpo;
- L’ipotalamo inoltre controlla l’osmolarità dei liquidi corporei, secernendo l’ormone antidiuretico o
vasopressina (ADH) che regola la sensazione di sete (nell’ipotalamo esiste il cosiddetto centro di
controllo della sete);
- C’è poi il centro della fame e della sazietà, che controlla la quantità di alimenti ingeriti e quindi
l’energia immessa;
- L’ipotalamo influenza il centro di controllo cardiovascolare;
- Interagisce con il sistema limbico per influenzare il comportamento e le emozioni.
- Controlla le funzioni riproduttive (ossitocina, FSH, LH).

L’ipotalamo ha perciò un ruolo funzionale complesso all’interno dell’organismo, in quanto riceve segnali e
invia messaggi tanto differenti quanto associati l’uno con l’altro, finalizzati al controllo delle diverse funzioni
del corpo.
L’ipotalamo riceve delle afferenze regolate da neurotrasmettitori come adrenalina, serotonina, acetilcolina,
glutammato, glicina e GABA. Al tempo stesso avremo anche vie efferenti, deputate al controllo
dell’organismo, che utilizzano altri tipi di neurotrasmettitori. I collegamenti intra-ipotalamici invece sfruttano
la dopamina e la β-endorfina.
Le strutture con funzioni neuroendocrine dell’ipotalamo, deputate al controllo della secrezione di ormoni
ipofisari, sono connessi a tutti gli altri centri dell’ipotalamo, che hanno funzioni anche assai diverse. Tutto ciò
va a costituire un sistema integrato, con una continua condivisione di informazioni ricevute e invio di segnali
complessi non indipendenti l’uno dall’altro ma integrati fra loro.
Le molteplici afferenze che giungono all’ipotalamo, che sono connesse alle molteplici funzioni
precedentemente citate, possono perciò influenzare le funzioni neuroendocrine dell’organo, il controllo
perciò della secrezione di ormoni dell’ipofisi. Le attività neuroendocrine possono quindi essere modificate da
fattori che nulla hanno a che fare con l’attività neuroendocrina dell’ipofisi ma che sono connesse alle
molteplici funzioni dell’ipotalamo.
In particolare il ritmo sonno veglia, le emozioni in senso lato (il nostro stato emotivo), il dolore, lo stress, sono
tutte condizioni che possono modificare l’attività dell’ipotalamo, quindi dell’ipofisi e perciò degli organi
periferici regolati dagli ormoni ipofisari.

IL RITMO SONNO-VEGLIA
Non c’è parametro fisiologico che non sia influenzato dal ritmo sonno veglia, e che non presenti delle
oscillazioni che dipendono da questo.
L’orologio biologico ha un ritmo di 24-25 ore, proprio come la durata della giornata. Questo “orologio”
sembrerebbe essere localizzato in varie strutture, come la ghiandola pineale, il nucleo genicolato laterale, gli
occhi: le informazioni che riguardano la luce percepita vengono infatti integrate per stimolare il sonno o la
veglia. Il ritmo circadiano viene modificato dalla luce ma anche dal sistema endocrino, e perciò da ormoni
coma la melatonina, secreta dall’epifisi. Esiste quindi anche a questo livello un collegamento tra le funzioni
nervose e quelle endocrine.
Da ciò deduciamo che la secrezione degli ormoni che dipendono dalla adenoipofisi e quindi dalle connessioni
con l’ipotalamo, presenta un ritmo ben preciso. Il cortisolo e la tropina ipofisaria infatti, possiedono un ritmo
di sintesi correlato con il ciclo sonno- veglia nelle 24 ore.

Il rilascio di cortisolo da parte della


corteccia del surrene, ha infatti un picco
al mattino poco dopo al risveglio e si
riduce durante la fase di riposo notturno.
È interessante il fatto che sia stata
osservata l’inversione di questo ritmo
nei turnisti, cioè nelle persone che
lavorano nelle ore notturne. L’ormone
ipofisario che regola la sintesi del
cortisolo è il ACTH (ormone
adrenocorticotropo): la secrezione di
questo ormone di conseguenza seguirà
un ritmo analogo a quello della sintesi
del cortisolo (precisamente lo precede di
un determinato intervallo di tempo
necessario perché vada a stimolare la
corticale del surrene). A sua volta il releasing hormone (RH) che regola la secrezione di ACTH a livello
ipotalamico seguirà un ritmo analogo che non sarà necessariamente un circadiano; questo è possibile in
quanto la frequenza/intensità dei polsi possono variare. A sua volta infine la sintesi dei neurormoni (che
regola l’ipofisi e che a sua volta regola le ghiandole periferiche) è influenzata dalle connessioni ipotalamiche
con le altre strutture nervose correlate con le altre funzioni dell’ipotalamo.
La secrezione di cortisolo è regolata da tutti questi fattori al fine di mantenere una determinata
concentrazione di ormone nel sangue, un punto di riferimento in base al momento della giornata, detto set-
point che DEVE cambiare nell’arco della giornata per adeguarsi alle diverse situazioni; questo può avvenire a
causa di modificazioni dei fattori di regolazione a monte che consentono perciò una regolazione a valle del
set-point. Questi fattori di regolazione sono gli ormoni dell’asse ipotalamo-ipofisario, ma anche una serie di
altri fattori apparentemente disconnessi (es. termoregolazione, fattori metabolici, stress) che modificano il
set-point e la responsività di ghiandole o neuro-ghiandole che hanno un ruolo nella produzione di ormoni
regolatori.

(Ndr: parlando di ciclo sonno veglia, ci riferiamo al termine ciclo intendendo una serie di eventi che si ripetono
di continuo in un tempo ben definito).

SECREZIONE DELLA PROLATTINA


La produzione di prolattina dipende dall’azione del suo fattore inibente (dopamina) e rilasciante. Nel caso
specifico della prolattina, la secrezione viene stimolata anche da segnali nervosi che giungono da
meccanocettori periferici, che recepiscono la suzione del neonato sul capezzolo.

STRESS
Tutti i meccanismi di secrezione ormonale sono influenzati da un fattore fondamentale, lo stress. Il termine
stress è assolutamente generico e vuole indicare tutte quelle situazioni di allerta e di potenziale rischio (o
percepite come tali dal soggetto) che comportano uno stato di attivazione dell’organismo nel suo complesso
atto a fronteggiare questa situazione di difficoltà. La finalità di tali reazioni consiste nel mantenere immutato
l’equilibrio dell’organismo, che può essere alterato da stimoli esterni. In questo senso è stato appunto
coniato il termine allostasi per identificare un equilibrio raggiunto nel fronteggiare situazioni sempre
mutevoli, mediante continue risposte dell’organismo estremamente specifiche e mirate. Lo stress,
sensazione che deriva da molteplici stimoli dall’ambiente esterno e interno, tra le altre cose, determina anche
una attivazione delle risposte ipotalamiche sul sistema endocrino e sul sistema nervoso simpatico. Disturbi e
perturbazioni che provengono dall’ambiente esterno determinano un cambiamento delle necessità
dell’organismo, che quindi va a modificare i suoi set-point in modo da fronteggiare queste situazioni
potenzialmente nocive per il soggetto. Può perciò essere modificato il ritmo circadiano, ma anche molti altri
cicli dell’organismo. L’attività fisica intensa è considerata un fattore perturbante che modifica quindi i set-
point del nostro corpo. Il controllo dell’organismo di fronte ad una situazione stressante coinvolge sia il
sistema nervoso che quello endocrino.
Il SN mette in atto risposte del sistema simpatico su funzioni come l’attività cardiaca, ma anche sull’attività
delle ghiandole endocrine come la midollare del surrene, determinando la secrezione di ormoni come le
catecolamine (ormoni delle emergenze) che determinano a loro volta il rinforzo delle attività del simpatico.
Riferendoci invece al sistema endocrino, se si attiva la regione ipotalamica (SN) si attiva anche l’asse
ipotalamo-ipofisi e quindi le ghiandole endocrine, con la produzione di ormoni periferici. Il risultato sarà
rappresentato da una serie di effetti immediati (mediati dall’innervazione diretta del SNC o dipendenti dalle
catecolamine (che hanno un'emivita di circa un minuto, quindi molto breve) ed effetti metabolici,
cardiovascolari e inevitabilmente di comportamento: tutto ciò costituisce la cosiddetta risposta lotta o fuggi,
che viene attivata in situazioni di emergenza. Le prestazioni dipenderanno da quanto il nostro organismo ha
risposto in maniera opportuna alla situazione di stress.

CORTISOLO
L’ormone per eccellenza dello stress è il cortisolo, la cui produzione è regolata dall’asse ipotalamo-ipofisi e
dalla corteccia del surrene, che lo sintetizza direttamente. Il cortisolo stesso regola la sua produzione agendo
a feedback negativo sia sulla adenoipofisi che sui neuroni parvicellulari dell’ipotalamo (secrezione ACTH). Il
set-point, cioè l’intervallo di valori in cui la sua concentrazione deve trovarsi, non è fisso, ma viene
continuamente aggiustato nell’arco delle 24 ore in base all’influenza del ritmo circadiano. Se si verifica una
condizione di emergenza (stress), per esempio un serio evento di ipoglicemia, questo evento diventa
dominante su tutti i meccanismi di controllo; vengono esclusi tutti i set-point per correggere questa
situazione di pericolo: si osserverà una risposta acuta di innalzamento della concentrazione di cortisolo che
determinerà un innalzamento repentino della glicemia, che viene ricondotta a valori fisiologici. Portata la
glicemia a livelli normali, il sistema a feedback negativo, ripristinerà il set point fisiologico del cortisolo.
Parliamo perciò di un sistema non rigido, ma continuamente modulato in base alle situazioni e alle necessità.

ORMONI DELLA NEUROIPOFISI


L’ormone antidiuretico o vasopressina (ADH) e l’ossitocina sono neurormoni peptidici molto piccoli,
costituiti da 9 amminoacidi. Sono sintetizzati come pre-pro-ormoni, poi veicolati tramite gli assoni in granuli
secretori come pro-ormoni e depositati nella neuroipofisi, pronti per essere liberati tramite esocitosi quando
arriva lo stimolo secretorio.

ADH
L’ormone antidiuretico o vasopressina (ADH) ha come organo bersaglio il rene, in particolare il nefrone
distale. Esso aumentando la permeabilità delle cellule all’acqua ed è responsabile del riassorbimento
dell’acqua a livello distale. Si chiama anche vasopressina perché ha anche un altro organo bersaglio
rappresentato dalle arteriole del glomerulo renale: ne determina infatti una contrazione e perciò una
riduzione del calibro (costrizione arteriolare). Questo ormone ha anche diverse altre funzioni, a testimoniare
di nuovo come esistano molteplici interazioni fra le diverse strutture e funzioni dell’organismo. L’ADH infatti
può agire anche sullo stesso SNC: induce la secrezione di ACTH nell’adenoipofisi, è implicato nella memoria
nel SNC e può indurre motilità nel sistema gastrointestinale e la secrezione delle ghiandole annesse.

OSSITOCINA
L’ossitocina ha come organo bersaglio le cellule mioepiteliali della mammella e agisce anche a livello
dell’utero sulla contrazione delle cellule muscolari (miometrio). L’ossitocina determina quindi contrazione
muscolare. Nel caso della contrazione delle cellule mioepiteliali della mammella, il risultato sarà l’espulsione
del latte, mentre nel caso dell’utero la contrazione del miometrio l’effetto sarà l’induzione del parto
mediante la distensione del canale del parto.
L’ossitocina rappresenta un perfetto esempio di meccanismo di controllo neuro-ormonale (ad ingresso
nervoso e uscita ormonale). Gli stimoli che determina la liberazione dell’ossitocina sono di natura meccanica
e derivano dalle strutture implicate. Questi sono la distensione del canale del parto nel momento in cui il feto
inizia a premere sul canale vaginale, e in seguito, post-partum, la suzione del capezzolo, di nuovo stimolo di
natura meccanica. Questi stimoli attivano recettori chiamati meccanocettori, che portano tramite la via
nervosa afferente (neurone sensitivo primario) queste informazioni di natura meccanica, le quali a loro volta
vengono elaborate e determinano una via di uscita non nervosa ma ormonale che controbilancia gli stimoli.
La risposta ormonale consiste in una attivazione dei nuclei magnicellulari, che agiscono a loro volta sulla
neuroipofisi con liberazione di ossitocina, la quale stimola la contrazione della muscolatura uterina. Il
passaggio del feto determina quindi un’ulteriore pressione sulle pareti della cervice uterina, che stimola a
sua volta la produzione di ossitocina mediante un meccanismo di feedback positivo. Questo circuito di
continua amplificazione della risposta (circuito di rinforzo) termina nel momento in cui avviene il parto e
viene a mancare lo stimolo meccanico sulla parete della cervice uterina: in sostanza deve intervenire un
evento esterno per sottrarre lo stimolo che innesca e mantiene il riflesso.
Stessa cosa vale per la suzione del capezzolo, stimolo meccanico che determina la fuoriuscita del latte, che
continua fino a quando tale stimolo meccanico viene a mancare.

ORMONI DELLA ADENOIPOFISI


L’adenoipofisi produce principalmente ormoni definiti trofici. I principali sono l’ormone adrenocorticotropo
(ACTH) che agisce sulla corteccia del surrene, l’ormone tireotropo che controlla l’epitelio della tiroide, e
infine le gonadotropine FSH (ormone follicolo-stimolante) e LH (ormone luteinizzante) che agiscono sulle
gonadi maschili e femminili.
Prolattina e ormone della crescita invece non sono ormoni trofici in senso stretto nei confronti di specifiche
ghiandole periferiche.

PROLATTINA
La prolattina (PRL) viene prodotta da un gruppo di cellule specializzate dell’adenoipofisi (cellule lattotrope),
che aumentano considerevolmente in numero durante la gravidanza. La concentrazione di estrogeni, che si
eleva moltissimo durante la gravidanza, permette alla prolattina di mettere in evidenza il proprio effetto
specifico sulla ghiandola mammaria. Questo ormone induce un’iperplasia delle cellule mammotrope e
consente a sua volta la sintesi di altra prolattina. Determina inoltre la sintesi nelle ghiandole mammarie del
latte in modo tale che sia disponibile subito dopo il parto. La prolattina infatti, agendo insieme ad altri ormoni
quali il progesterone e l’IGF1, determina lo sviluppo della struttura alveolare della mammella. Di norma le
cellule lattotrope della adenoipofisi sono inibite dalla dopamina (PRLIH), fattore di inibizione (neurormone)
prodotto dai nuclei parvicellulari dell’ipotalamo che controlla l’adenoipofisi. Nelle condizioni post-partum
viene invece prodotto un fattore di rilascio (peptide liberatore di prolattina o PrRP) che va a stimolare la
produzione della prolattina sulle cellule della adenoipofisi e che prevale sull’IH dopamina. La produzione di
prolattina è inoltre stimolata da TRH, fattore di rilascio dell’ormone tireotropo, che oltre ad avere un ruolo
nella produzione di ormoni tiroidei, agisce anche sulla produzione di prolattina; questo dimostra come non
ci sia un confine netto tra le diverse vie ormonali ma come siano tutte integrate tra loro. Lo stesso discorso
vale anche per tutti gli altri ormoni ipofisari, di cui non conosciamo peraltro i fattori di inibizione (ad eccezione
della PRL e di GH), ma si immagina che esistano perché tagliando il peduncolo ipofisario si è osservato un
aumento della produzione di ormoni: ciò testimonia l’esistenza di uno stimolo inibitorio di origine
ipotalamica.

ORMONE DELLA CRESCITA (GH)


Il GH è prodotto dalle cellule somatotropiche
della adenoipofisi, è un ormone peptidico di
191 aa e viene secreto in modo tipicamente
pulsatile ad un ritmo di 4 ore circa. Ha una
emivita relativamente breve e per questo fa
eccezione rispetto agli altri ormoni peptidici
perché è legato a proteine e ciò rallenta la sua
scomparsa dal circolo. Presenta un tipico ritmo
circadiano, il che vuol dire che la sua
concentrazione varia nelle 24 ore ma seguendo
un ritmo diverso da quello visto
precedentemente per il cortisolo. Il picco della
concentrazione di GH si ha nella fase di sonno profondo (tra le ore 24 e le 4).
Confrontando i picchi di concentrazione di GH durante il ciclo sonno veglia di un soggetto adulto e di un
bambino, osserviamo che il ritmo di produzione è sostanzialmente analogo ma nell’adulto la concentrazione
massima raggiunge i 300-400 µg/die o i 3 ng/ml mentre nel bambino abbiamo valori decisamente più elevati,
1800 µg/die o 6 ng/ml.
(ndr: è importante precisare che con l’unità di misura µg/die ci riferiamo all’entità o tasso di secrezione media,
cioè alla quantità di ormone prodotto mediamente nell’arco della giornata, mentre con l’unità di misura
ng/ml parliamo di concentrazione plasmatica espressa come massa/volume)
L’ormone della crescita viene secreto in
maggiori quantità nella giovane età e con tasso
massimo di produzione durante la pubertà,
quando si verifica la fase di accrescimento
massimo dell’organismo.
Viene mostrato un grafico in cui si analizza
l’aumento dell’altezza complessiva, il grado di
sviluppo degli organi riproduttivi (che
raggiunge il 100% intorno ai 20-21 anni) e la
crescita del cervello al variare dell’età.
Confrontando tale grafico con i livelli di
concentrazione di GH nelle diverse età, si
deduce che l’ormone della crescita è
responsabile dell’accrescimento dell’altezza
corporea e dello sviluppo degli organi sessuali, ma la crescita del cervello non dipende in alcun modo da esso.
I picchi di concentrazione infatti coincidono con i livelli di aumento massimo della crescita dei primi due
parametri di sviluppo. La crescita del cervello invece avviene in modo massimale tra gli 0 e i 6-8 anni, in cui
raggiunge il 100% e si stabilizza durante il resto della vita.

Si deduce perciò che il GH ha un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’altezza e degli organi sessuali ma non
controlla la crescita del cervello: è necessaria perciò la presenza anche di altri fattori ormonali coinvolti nello
sviluppo dell’organismo. Tra essi i più importanti sono senza dubbio gli ormoni sessuali (estrogeni e
androgeni) e gli ormoni della tiroide (tironine). Le tironine in particolare hanno un effetto permissivo, il che
significa che la maturazione degli organi sessuali dipende sì dagli ormoni sessuali, ma è concessa in modo
ottimale (è permessa) solamente se c’è anche produzione di tironine.
I recettori bersaglio del GH si trovano su tessuti specifici che sono:
- Tessuto adiposo
- Tessuto muscolare
- Fegato, intesa come ghiandola endocrina periferica, che stimolata dal GH produce a sua volta degli
ormoni (IGF, insulin-like growth factor)

Potrebbero piacerti anche