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I giornata di studio
Figure dello spazio, politica e societ
Firenze, 25 ottobre 2002
a cura di
Bruna Consarelli
Printed in Italy
Indice
Bruna Consarelli
Presentazione 1
Interventi
Vittore Collina
Lattenzione agli spazi 5
Lea Campos Boralevi
Libert e propriet: la politica dello spazio nellEuropa moderna 27
Pietro Costa
La civitas e il suo spazio: la costruzione simbolica del territorio
fra Medio Evo ed et moderna 43
Gianfranco Poggi
Of space and politics 59
Discussione
Luca Scuccimarra
Lo spazio del pensare 73
Silvio Suppa
Brevi considerazioni su differenti modi di interpretare lo spazio 83
Francesca Lidia Viano
Suggestioni mediterranee: civilt o imperi? 87
Sara Lagi
Territorio e popolo in Hans Kelsen 91
Michela Nacci
Spazio, tecnica, globalizzazione 97
PRESENTAZIONE
1
Questa relazione rielabora e sviluppa il testo di un mio articolo, Spaces: Physical
and Virtual, pubblicato sulla rivista bulgara Critique and Humanism, n. 2, Hu-
man and Social Studies Foundation, Sofia 2002.
2
Charles-Edouard J.G. L C, Maniera di pensare lurbanistica, Laterza,
Bari 1977, p. 5.
3
Il riferimento alla ferrovia non stupisce. Meno immediata, ma pi importante,
forse, lindicazione della stampa, che pu preludere a quanto, in parte, diremo pi
avanti.
4
Vedi John B. T, Mezzi di comunicazione e modernit, Il Mulino, Bolo-
gna 1998, pp. 122-129.
5
Emergerebbe un lavoro interdisciplinare di proporzioni vastissime e di grande
richiamo storico culturale, destinato ad andare dalle applicazioni industriali alla
filosofia, dallo studio del costume al romanzo, dalle teorie scientifiche allarte, dalla
geometria allurbanistica, dalla poesia alla musica e non solo. Un libro che risponde
bene allintenzione di creare un vasto affresco quello di Stephen K, Il tempo e
lo spazio, Il Mulino, Bologna 1995, che vanta tra i numerosi meriti quello di essere
uno dei pochi ad affrontare frontalmente il tema.
8 Lattenzione agli spazi
tra le varie strade, una in particolare, poi una stradina ed alla fine di
essa una casa vicino alla chiesa. Nella sala da pranzo di questa casa
il barone di Guaisnic, uno dei personaggi principali. Una descrizio-
ne che si fonda su di una concezione continua dello spazio e, nel
commento di Serres, esprime con lordine geometrico una visione
immutabile delle cose. Robert Musil comincia il suo romanzo (il
primo volume pubblicato nel 1931 e la storia si situa nel 1913)
con delle osservazioni metereologiche del tutto generali (la depres-
sione dellAtlantico, che si dirige da Ovest ad Est verso la Russia)
e continua con una descrizione rapida del traffico automobilistico,
del passaggio dei pedoni, dei flussi pi o meno concentrati e del
rumore. Lazione dei due personaggi che compaiono situata in una
strada larga e piena di gente; la citt Vienna, ma lautore anticipa
che non bisogna dare una particolare importanza al nome della citt
ed aggiunge: come tutte le metropoli essa fatta di irregolarit,
alternanze, precipitazioni, intermittenze, collisioni di cose e di av-
venimenti. Michel Serres sottolinea in questo caso lo spazio vario,
fluttuante, irregolare e scrive: Vienna, la capitale, ma che importa
il suo nome, sembra un liquido in ebollizione.6
Siamo dunque su di un piano eminentemente teorico e Serres,
parlando di passaggio a Nord-Ovest ripercorre le visioni dello
spazio ed allude alla storia della cultura occidentale ed agli sforzi
per sottrarsi alle gerarchie dellordine antico ed alla chiarezza del
razionalismo seicentesco: la ragione cartesiana rifiuta il fluttuare dei
corpi liquidi, i bordi frastagliati ed incerti, il mondo delle sensazio-
ni; lidealismo cartesiano un realismo [] lo spirito lo spirito
dei solidi [] solido dai bordi perfetti, chiaro, distinto, rigoroso,
cristallo. Lideale della conoscenza il solido cristallino [] lideale
del sistema classico il cristallo.7 Con linizio del Novecento si
giunge ad affermare la pluralit dei sistemi spaziali e linsuperabile
immanenza di tutti i punti di vista; in qualunque posizione sia
6
Michel S, Le passage du Nord-Ouest, Les ditions de Minuit, Paris 1980, p.
56.
7
Ivi, p. 43.
Vittore Collina 9
8
Ivi, p. 56.
9
Ivi, p. 47.
10
Michel Serres si riferisce alla geometria frattale messa a punto dal matematico
Benoit B. Mandelbrot negli anni Settanta.
11
Lefebvre distingue tra la pratica dello spazio (fondata sulla percezione degli spazi
della realt quotidiana, della realt urbana), le rappresentazioni dello spazio (ovvero
lo spazio pensato dagli architetti, dagli urbanisti, che traducono le concezioni in
linguaggio tecnico), lo spazio vissuto (dagli abitanti, dai cittadini, singolarmente e
collettivamente, e vissuto attraverso le loro immagini e la loro simbologia degli spazi).
In sintesi, lo spazio in quanto percepito, pensato e vissuto.
10 Lattenzione agli spazi
12
Jean-Nol J, Storia dei media, Editori Riuniti, Roma 1996, p. 87.
Vittore Collina 13
negli statuti epistemologici del pensiero moderno fino alla fine del
Settecento.13 A partire dallet delle rivoluzioni e a partire da Hume,
da Kant e dallidealismo, sul piano filosofico, le cose cambiano rapi-
damente: lo sviluppo delle ricerche scientifiche, linaugurazione di
nuove branche del sapere, le ridefinizioni delle competenze della fi-
losofia, assieme a condizioni sociali ed economiche divenute molto
pi dinamiche, cominciano a mettere in discussione le caratteristi-
che prima assegnate alla realt. Poi, con le teorie che si affacciano
nel primo Novecento, con i dibattiti attorno al sapere scientifico,
col principio di indeterminazione di Heisenberg (1927) che inve-
ste il mondo della microfisica, con il teorema di Gdel (1930) che
mina le certezze delle parti fino ad allora meno contestate della ma-
tematica, assieme alla grande fiducia riposta nelle scienze, si sgreto-
lano gli attributi di solidit, stabilit, di immodificabilit assegnati
alla realt. Il concetto ha perso i contorni precisi di un tempo e
si fatto altamente problematico.14 Circa lo spazio in particolare
diverse opere recenti concordano nel constatare che lo spazio fisico
si allontana irreversibilmente,15 che i riferimenti spaziali assumono
una portata sempre pi metaforica, che (sotto la spinta del formali-
smo scientifico da una parte e il proliferare dei simulacri dallaltra)
il referente perduto e il mondo loggetto pi dimenticato16
nellultimo mezzo secolo.
Si pu dire in altri termini che la realt odierna composta da
una bassa percentuale di materiali fisici stabili e di certezze non con-
13
Solidit incontestabile ed immutabilit del reale sono confermate sul piano
storico-sociale dal fatto che i mutamenti, che pure avvengono, si verificano lenta-
mente e su tempi lunghi.
14
Vedi sul tema il volume degli atti di un noto convegno tenuto a Firenze nel 1982:
AA.VV., Livelli di realt, a cura di M. Piattelli Palmarini, Feltrinelli, Milano 1984.
Si pu aggiungere che con le tappe recenti dello sviluppo industriale, che da una
parte hanno contribuito a far impennare complessit e artificialit e dallaltra han-
no moltiplicato inquinamento e alterazioni degli equilibri ecologici, le incertezze
sono facilmente palpabili anche sul piano delle conoscenze comuni.
15
Vedi Henry L, La produzione, cit., p. 53.
16
M. S, Le passage, cit., pp. 99-100.
Vittore Collina 15
17
Il che si rispecchia bene nel liquido in ebollizione di Michel Serres.
18
AA.VV., La comunicazione, a cura di M. Stazio, Esselibri, Napoli 2002, p. 601.
16 Lattenzione agli spazi
19
Vedi AA.VV., La comunicazione, cit., pp. 606-608. Di Philippe Quau citata
una intervista dal titolo La rivoluzione del virtuale, pubblicata in MediaMente,
Roma, 15-12-1995.
20
Si tratta del volume La prsence et labsence, Casterman, Tournai 1980.
21
Ivi, p. 80.
22
Ivi, p. 81.
Vittore Collina 17
23
Antonio B, Globalizzazione contro democrazia, Laterza, Bari 2002, p.
9. A sostegno di queste considerazioni Baldassarre fa numerosi riferimenti a Paul
Virilio, a Zygmunt Bauman, a John Tomlinson.
24
Ivi, p. 12.
25
Egli nota tra laltro che luomo ha misurato a lungo lo spazio prendendo come
parametro alcune parti del proprio corpo e che ha segnato termini e confini l
dove riusciva ad arrivare con la propria azione (ivi, p. 10).
26
Ibidem. Sono portati esempi relativi al mercato, ai rapporti economici e alle re-
lazioni giuridiche, sociali e politiche sempre correlati in passato e in parte anche
oggi con lo spazio naturale o fisico: dove domina la categoria del potere, questo
viene sempre definito in termini di spazio naturale o fisico (ivi, pp. 10-11). Su
questo punto Baldassarre evidenzia giustamente come nel concetto di Stato la
fisicit dello spazio assuma la consistenza del territorio e pi in generale conclude
che fino a oggi luomo ha utilizzato una nozione naturalistica dello spazio, grazie
al quale questo stato sempre concepito come un ambito naturale o fisico definito
da limiti o da confini (ivi, p. 11).
18 Lattenzione agli spazi
27
A questo proposito Baldassarre accenna ai problemi pratici e a quelli teorici,
toccando da un lato i contrasti con una realt in senso lato istituzionale che fa i
conti costantemente con i confini e indicando dallaltro le difficolt di reimposta-
re categorie di pensiero che dal limite hanno tradizionalmente enucleato la coppia
dentro-fuori, lidea di esteriorit e di alterit, le figure dello straniero e del nemico.
Vittore Collina 19
radio, sostenute dalla potenza delle emittenti, nella lingua del paese
destinatario, si creano degli spazi di irraggiamento di idee, di valori,
di parole dordine, di formule propagandistiche, di apologhi, pro-
grammati dalle apposite istituzioni a sostegno e a diffusione delle
ideologie dei relativi regimi. Con lo scoppio del conflitto si passa ad
azioni pi pressanti e pi mirate dove la comunicazione entra a far
parte di quella che si chiam la guerra psicologica e dove, ancora
una volta, la lettura del fenomeno in termini di spazi virtuali, a mio
parere, d chiarezza e consente appropriati approfondimenti.
28
Per queste aggettivazioni vedi Bruno G, Spazio, CLUEB, Bologna 2000,
p. 29.
Vittore Collina 21
29
Ivi, p. 30.
30
Ibidem.
31
Ivi, p. 33.
32
Ivi, p. 30; 35.
22 Lattenzione agli spazi
33
Lo fanno notare Gary G e Susan J. D in un saggio, Y a-t-il une
place publique dans le village global?, pubblicato in AA.VV., Vers une citoyennet
simul, Ed. Apoge, Rennes 1999, p. 128.
34
Vedi Bernard L, Il linguaggio politico dellIslam, Laterza, Bari 1991, pp. 14-
18.
35
Vedi il saggio di M. G, Lo spazio e il limite, Il Centauro, nn. 11-12,
mag.-dic. 1984.
Vittore Collina 23
36
Fuori e dentro scrive Bachelard formano una dialettica di esclusione e la
geometria evidente di questa dialettica ci acceca dal momento in cui la facciamo
agire nellambito di campi metaforici. Essa ha la nettezza risolutiva del si e del no
che decide di tutto. Senza prendere precauzioni ce se ne fa una base di immagini
che presiedono a tutti i pensieri del positivo e del negativo. I logici tracciano dei
cerchi che si sovrappongono o che si escludono e ben presto tutte le loro regole
sono chiare. Il filosofo con il dentro ed il fuori pensa allessere e al non-essere. La
metafisica pi profonda si cos radicata in una geometria implicita, una geome-
tria che lo si voglia o no spazializza il pensiero; se il metafisico non disegnasse,
penserebbe? Laperto e il chiuso per lui sono dei pensieri. Laperto e il chiuso sono
delle metafore che egli attacca a tutto, persino ai suoi sistemi. In una conferenza
Jean Hyppolite ha studiato la sottile struttura della denegazione, ben differente
dalla semplice struttura della negazione, egli ha potuto giustamente parlare di
un primo mito del fuori e del dentro. Jean Hyppolite ha aggiunto: voi sentite
quale sia la portata di questo mito della formazione del fuori e del dentro: quella
dellalienazione che si fonda su questi due termini. Ci che si traduce nella loro
opposizione formale diviene in pi alienazione e ostilit tra i due. E cos la sempli-
ce opposizione geometrica si tinge di aggressivit. Lopposizione formale non pu
restare tranquilla. Il mito la lavora. Ma non si deve studiare questo lavoro del mito
attraverso limmenso campo dellimmaginazione e dellespressione dandogli la fal-
sa luce delle intuizioni geometriche (Gaston B, La potique de lespace,
PUF, Paris 1998, pp. 191-192).
24 Lattenzione agli spazi
Per quanto riguarda poi gli spazi politici voglio riportare lopi-
nione espressa da Danilo Zolo nel corso di un convegno, tenutosi a
Bologna nel settembre del 2001, su Consenso e legittimazione tra et
moderna e globalizzazione. Dichiarandosi in sintonia con un recen-
te volume di Carlo Galli38 ed innanzitutto, sullidea che lo spazio
sia una metafora essenziale per cogliere il significato profondo e la
funzione principale dei sistemi politici moderni, Zolo precisa che lo
spazio politico a suo parere una categoria politica significativa
e utile assai pi come metafora esplicativa, che non come categoria
empirica che intende riferirsi a una dimensione della realt e del-
lesperienza politica.39 Pur non escludendo che la dimensione spa-
ziale in senso strettamente fisico e geografico sia rilevante per lanalisi
politica egli insiste sulla fecondit euristica della spazialit politica
intesa metaforicamente40 e tra gli esempi tocca il rapporto tra siste-
ma e ambiente, centrale nella teoria generale dei sistemi di Niklas
Luhmann e Ludwig von Bertalanffy, ed i meccanismi di inclusione
ed esclusione di cui si avvalgono le varie forme di nazionalismo.
Senza la pretesa di recuperare lidea platonica, per cui la geo-
metria la messa in forma del mondo,41 gli spazi e le loro de-
terminazioni, oggi, ci sono alleati nel penetrare la complessit che
ci circonda e in cui siamo coinvolti, a patto di non accontentarci,
secondo le indicazioni di Bachelard, delle figurazioni pi elementari
e delle scorciatoie ad effetto.
38
Si tratta del libro Spazi politici. Let moderna e let globale, Il Mulino, Bologna
2001.
39
Danilo Z, Gli spazi della politica, in AA.VV., Politica, consenso, legittimazione,
a cura di R. Gherardi, Carrocci, Roma 2002, p. 61.
40
Ibidem.
41
Ivi, p. 36. Bruno Giorgini riprende il pensiero platonico e limmagine del de-
miurgo per sottolineare che nellantichit mancavano le divisioni del sapere che
sono state introdotte con let moderna e nellauspicio che la geometria possa
riacquistare quelle valenze multiple che possedeva e che possa nuovamente coniu-
garsi con lestetica e con la morale.
26 Lattenzione agli spazi
1
Dichiarazione dei diritti delluomo e del cittadino, 1789, in Felice B, Le
carte dei diritti, Bologna 1957.
2
Vedi la bella Prefazione di M. Geuna a Philip P, Il repubblicanesimo. Una
teoria della libert e del governo, (1997), trad. it. Feltrinelli, Milano 2000.
3
Isaiah B, Two Concepts of Liberty, (1958) in Quattro saggi sulla libert, trad.
it. Feltrinelli, Milano 1989.
4
John Greville Agard P, e Machiavellian Moment. Florentine Political
ought and the Atlantic Republican Tradition, Princeton 1975, trad. it. Il Mulino,
Bologna 1980.
Lea Campos Boralevi 29
5
Quentin S, e Foundations of Modern Political ought, Cambridge.
1978, trad. it Il Mulino, Bologna 1989; soprattutto cfr. I., e Republican Ideal of
Political Liberty, in Machiavelli and Republicanism, a cura di G. Bock, Q. Skinner,
M. Viroli, C.U.P., Cambridge 1990.
6
P. P, Postscritto 1999, in op. cit., e Q. S, Liberty before Liberalism,
Cambridge 1998, trad. it. Einaudi, Torino 2001.
30 Libert e propriet: la politica dello spazio nellEuropa moderna
7
John M, e Tenure of Kings and Magistrates, in Political Writings, a cura di
M. Dzelzainis, C.U.P., Cambridge 1991, pp. 32-33: quel potere, che la radice e
la fonte di ogni libert, di disporre e di amministrare i propri beni nella Terra che
Dio ha dato loro, come padri di famiglia nella loro casa e nelle loro propriet eredi-
tate liberamente; mi pare superfluo ricordare che il termine oeconomize costituisce
un evidente riferimento alloikonomia aristotelica, e cio larte di governare la casa
e la famiglia.
8
Ivi, p. 33: Without which natural and essential power of a free Nation, though
bearing hig thir heads, they can in due esteem be thought no better than slaves and
vassals born, in the tenure and occupation of another inheriting Lord.
9
Mi sembra significativo notare che Skinner, citando questo passo a sostegno della
sua interpretazione neo-romana, abbia omesso proprio le due righe qui evidenzia-
te nel suo articolo su John Milton and the Politics of Slavery, Prose Studies, 23,
Lea Campos Boralevi 31
2000, pp. 1-22, ora ripreso in I., Visions of Politics, vol. II, Renaissance Virtues,
C.U.P., Cambridge 2002, pp. 286-307, (cit. p. 299).
32 Libert e propriet: la politica dello spazio nellEuropa moderna
10
Rimando al numero monografico de Il pensiero politico, XXV, 2002, 3, pp.
365-521, uscito anche come volume autonomo, con indici, intitolato Politeia bi-
blica, a cura di L. Campos Boralevi e D. Quaglioni, Olschki, Firenze 2003.
11
Simon S, Il disagio dellabbondanza. La cultura olandese dellepoca doro
(1987), tr. it. Mondadori, Milano 19932 ; cfr. Lea C B, La Respu-
blica Hebraeorum nella tradizione olandese, Il pensiero politico, XXV, 2002, 3,
pp. 431-463.
Lea Campos Boralevi 33
12
L. C B, Per una storia della Respublica Hebraeorum come mo-
dello politico, in Dalle repubbliche elzeviriane alle ideologie del 900, a cura di V.I.
Comparato e E. Pii, Olschki, Firenze 1997, pp. 17-33; E., Mizvoth beneh Noah:
il diritto noaico nel dibattito seicentesco sulla tolleranza, in La formazione storica
dellalterit, Studi di storia della tolleranza nellet moderna offerti a A. Rotond,
promossi da H. Mchoulan, R.H. Popkin, G. Ricuperati, L. Simonutti, 3 voll.,
Olschki, Firenze 2001, tomo II, pp.473-494.
34 Libert e propriet: la politica dello spazio nellEuropa moderna
13
Su John Selden, cfr., Sergio C, La miglior legge del regno. Consuetudine,
diritto naturale e contratto nel pensiero e nellepoca di John Selden (1584-1654),
Giuffr, Milano 2001, 2 voll.; e J. S, Table-talk, a cura di P. Carta, C.E.T.,
Firenze 2003.
Lea Campos Boralevi 35
14
Come la Pasqua, Festa delle primizie in tutto il Medio Oriente, trasformata in
festa storica della liberazione dallEgitto e quindi in festa della libert.
Lea Campos Boralevi 37
15
Non mi trattengo sugli altri contenuti di questopera, per i quali mi permetto di
rimandare a Petrus C, De Republica Hebraeorum (e Commonwealth of the
Hebrews), C.E.T, Firenze 1996, a cura e con introduzione di L. Campos Boralevi.
16
Anna Maria L D G, La Respublica Hebraeorum come modello
politico scientifico nella Methodus di Jean Bodin, Il pensiero politico, XXV,
2002, 3, pp. 382-398.
17
Lex agraria il nome che Cunaeus d alle leggi ebraiche sul Giubileo, dimostrando
la sua consumata arte di mediatore culturale nel momento in cui compara gli Stati
dellantichit.
38 Libert e propriet: la politica dello spazio nellEuropa moderna
18
P. C, De Republica Hebraeorum, cit., pp. 11-12.
Lea Campos Boralevi 39
19
James H, e Commonwealth of Oceana, (1656), in e Political
Works of J. H., ed. by J.G.A. Pocock, C.U.P., Cambridge 1977, p. 164.
20
Ivi, pp. 180-181.
21
Ivi, pp. 235-236.
40 Libert e propriet: la politica dello spazio nellEuropa moderna
22
Ivi, pp. 170-171.
23
J. H, Oceana, a cura e con introduzione di L. Campos Boralevi,
C.E.T., Firenze 2003.
Lea Campos Boralevi 41
dine politico. Ed ecco allora una domanda ricorrente: che cosa av-
viene di una respublica quando essa, spostando sempre avanti i suoi
confini, si trasforma da un piccolo Stato a un grande Stato?
un problema con il quale si misura insistentemente una lunga
tradizione, che dal Rinascimento raggiunge, attraverso molteplici
itinerari, Rousseau, proprio perch il piccolo Stato non soltanto
uno Stato piccolo, una respublica di limitata estensione territoriale,
ma (o si teme che sia) un tipo di ordine politico entro il quale il
momento, caratteristicamente repubblicano, della partecipazione e
dellimpegno civico rischia di diluirsi o di perdersi. Ancora una vol-
ta, lorganizzazione dello spazio un dato qualitativo e contribuisce
a valorizzare profili essenziali della comunit politica. a un piccolo
Stato che ad esempio Montesquieu riferisce il regime repubblicano,
perch solo nellinterazione faccia a faccia la virt civica pu a suo
avviso trovare un ambiente favorevole al suo sviluppo ed in questa
prospettiva che ancora Sismondi guarda con ammirazione e nostal-
gia alle repubbliche italiane.
In realt, lo stesso Montesquieu, nel momento in cui sottoli-
neava la rilevanza qualitativa dello spazio per la comunit politica,
faceva presente che il piccolo Stato (e il modello repubblicano con
esso compatibile) era ormai una realt politica relativamente margi-
nale. Non si sottovaluti questa osservazione montesquieuviana. Per
quanto dimessa nel tono, essa evoca con nonchalance quel formida-
bile fenomeno storico che noi siamo abituati a etichettare come le
origini dello Stato moderno.
Per indicare una direzione di senso di questo complicato e seco-
lare processo potremmo introdurre la formula seguente: dalla citt
allo Stato, o, se si preferisce, dalla piccola alla grande respublica.
Certo, nel processo di costituzione della sovranit moderna, nelle
grandi monarchie quali la Francia, la Spagna, lInghilterra (aree in
qualche modo emblematiche del processo di costruzione di una
sovranit moderna) le citt continuano ad essere rilevanti centri
di potere e forme primarie di aggregazione e di identit collettiva.
Cambia per il loro peso specifico in uno scenario entro il quale
si va gradualmente affermando (anche se con mille difficolt e
Pietro Costa 51
involvement in turn affects and shapes deeply the content and form
of the political experience. How deeply it does so, can in turn be
suggested by various philosophical considerations, beginning with
the notion of space as one of the primary categories which direct
and constrain all operations of the human sensorial and intellectual
apparatus.
Leaving such considerations aside, let us just mention some
linguistic pointers to the fact that the human beings relationship
to space is extremely significant, material to its whole existence. In
several European languages, the etymology of many expressions one
uses routinely to characterize things, events, processes of particular
significance, has an unmistakable spatial reference. ink of the
German adjective gruendlich, whose root means ground, piece of
the earths surface; of the French adverb foncirement, whose root
is the Latin fundus, meaning again plot of land (fundamentally,
of course, shares that root); of the English expressions base, basis,
basic (with close equivalents in other languages) which refers back,
instead, to the Greek baino, a verb meaning to walk, march, step,
cover ground. is recurrence of spatial imagery in items of language
designating particularly relevant matters (and one could mention
many other items; consider the semantic freight of such expressions
as at bottom, central, or underlying) suggests we submit that
human beings quite generally perceive their relationship to space,
their spatial location, as laden with significance.
Such a sense of the relevance of the human beings relationship
to space (however construed), appears also from any however
cursory examination of the nature of political experience. e most
elementary (and most persistently if depressingly revealing)
understanding of that nature relates it to the purposeful, organized
use of physical force, of violence, as means of establishing
and managing interpersonal relations. But violence, in turn,
unavoidably involves an awareness of space. e significance of
violence, its unique persuasiveness one might say, lies in the fact
that ultimately it concerns (threatens, affects, destroys) the human
body; but corporeality is intrinsically a spatial matter, bodies
62 Of space and politics
1
Hannah A, e Life of Mind, Harcourt Brace Jovanovich, New York-London 1978
(trad. it. a cura di A. Dal Lago, La vita della mente, Il Mulino, Bologna 1987, sulla questione
p. 88 e pp. 291-312).
2
Ivi, p. 293. Ma si veda anche p. 291: Pensare sempre fuori dellordine, interrompe tutte
le attivit ordinarie e ne interrotto.
3
Ivi, pp. 293 ss. Ma sullo spazio come dimensione antropologica cfr. Gianfranco P, Of
space and politics, in questo stesso volume.
4
Ivi, p. 292. Cfr. A, Politica 1324a 16 (trad. it. Laterza, Roma-Bari 1993, p.
224).
5
P, Teeteto, 174ab (trad. it. in Opere complete, Vol. II, Laterza, Bari 1971, p. 132):
Socrate riferisce qui quello che si racconta anche di Talete, che mentre stava mirando le
stelle e aveva gli occhi rivolti in alto, cadde in un pozzo; e allora una sua servetta, spiritosa
e graziosa, lo motteggi dicendogli che le cose del cielo si dava gran pena di conoscerle, ma
quelle che aveva davanti e tra i piedi non le vedeva affatto. Questo motto si pu ben applicare
egualmente a tutti coloro che fanno professione di filosofia. Sulla storia di questo tema fi-
losofico nel corso dei secoli si veda Hans B, Der Sturz des Protophilosophen (trad.
it. La caduta del protofilosofo o la comicit della teoria pura (Storia di una ricezione), Pratiche,
Parma 1983).
6
P, Teeteto, 173d-174a, (trad. it. cit., p. 132).
7
P, Fedro, 230d (trad. it. in Dialoghi filosofici, cit., Vol. II, p. 158): S
[] Insomma sei stato una splendida guida per un forestiero, caro Fedro. F
Ma sei tu, uomo straordinario, ad apparire il pi sorprendente, perch, come dici
tu, assomigli proprio ad un forestiero guidato e non a uno del posto: non ti allon-
Luca Scuccimarra 75
tani mai dalla citt n per soggiornare oltre-confine e neppur per uscir fuori dalle
mura, mi pare. S Compatiscimi, ottimo amico. Io amo imparare e i campi
e gli alberi non vogliono insegnarmi nulla, come fanno invece gli uomini nella citt.
8
P, Apologia di Socrate, 17d-18a (trad. it. in Dialoghi filosofici, cit., vol. I, p.
52). Ma la metafora linguistica compare gi in Teeteto, 172d e ss. (trad. it. cit., p. 130).
76 Lo spazio del pensare
9
P, Teeteto, 173d-174a, (trad. it. cit., p. 132).
10
Ivi, 172e (trad. it. cit., p. 130).
11
A, Protreptikos, B56 (trad. it. Propreptico, in Opere, Vol. XI, Roma-Bari 1993, 5,
p. 142). Ma sul punto si veda H. A, La vita della mente, cit., p. 294.
Luca Scuccimarra 77
12
Cfr. H. A, La vita della mente, cit., p. 300: Che si possa plasmare la corrente perenne
del puro mutamento in un continuum temporale non si deve al tempo stesso, ma alla conti-
nuit delle nostre occupazioni e delle nostre attivit nel mondo, l dove continuiamo ci che
si avviato ieri e che si spera di finire domani. In altre parole, il continuum temporale dipende
dalla continuit della nostra vita di tutti i giorni, e gli affari della vita quotidiana, in contrasto
con lattivit dellio che pensa sempre indipendente dalle circostanze spaziali in cui calata
sono sempre determinati e condizionati spazialmente. Si deve a questa irriducibile dimen-
sione spaziale della vita ordinaria se possibile parlare del tempo secondo categorie spaziali,
se il passato pu apparirci come qualcosa che giace dietro di noi e il futuro come davanti a
noi. Ma sul nesso spazio-tempo si veda anche G. P, Of space and politics, cit.
13
Vittore C, Lattenzione agli spazi, in questo stesso volume.
78 Lo spazio del pensare
che si verifica nel pensiero greco a partire dal VI secolo a.C.14 Nelle
ricostruzioni di Vernant per limitarsi ad un solo, autorevole,
esempio lordine politico dello spazio si propone, cos, come
la vera infrastruttura cognitiva di una riflessione filosofica che si
accinge ad esplorare strade mai battute prima: la nozione stessa di
kosmos, che a partire da Empedocle i Greci utilizzano per indicare
lordine delluniverso, tradisce gi nelle sue origini etimologiche la
dipendenza dal vocabolario della politica.15 Ma al di l di questo,
una intera architettura di categorie e modalit interpretative che
sembra trovare la sua base quasi-trascendentale di fondazione in
un certo modo di dare senso al mondo attraverso la rappresentazio-
ne politica dello spazio.
Considerato nelle sue concrete modalit di articolazione episte-
mica, lattivit del pensare rivela dunque inaspettati punti di con-
tatto con quellordine spazializzato dellesperire che forma la base
indiscussa della nostra esistenza quotidiana. Da questo punto di
vista, pensare non significa mai completamente essere fuori dellor-
dine, giacch se vero che interrompe tutte le attivit ordinarie, lo
stesso non pu dirsi della sottile trama di categorizzazioni che quo-
tidianamente utilizziamo per dare forma e senso allaccadere.
Il rapporto tra lo spazio del pensare e lo spazio della vita dunque
molto pi ricco e complesso di quanto qualsiasi rappresentazione
unilineare della filosofia pu farci credere: non implica una coinci-
denza assoluta, giacch proprio dagli scarti tra le due dimensioni
che spesso si sviluppa il miracolo della innovazione storica; ma non
implica nemmeno una assoluta divaricazione, giacch negli inter-
stizi del pensiero spesso si nascondono sorprendenti agganci con
le espressioni pi radicali del nostro modo ordinario di vivere il
rapporto con lo spazio.16
Giunti a questo punto del discorso, linteresse archeologico ha
14
Cfr. Jean-Pierre V, Mythe et pense chez les Grecs. tudes de psychologie historique,
Maspero, Paris 1971 (trad. it. Mito e pensiero presso i Greci. Studi di psicologia storica, Einaudi,
Torino 2001, in particolare pp. 203-269).
15
George T, Eschilo e Atene, Einaudi, Torino 1949, p. 130; Antonio C, La
Repubblica cosmica, Edizioni dellAteneo, Roma 1982, pp. 111-113.
16
Cfr. V. C, Lattenzione agli spazi, cit.
Luca Scuccimarra 79
17
Peter S, Die letzte Kugel. Zu einer philosophischen Geschichte der terrestrischen
Globalisierung, in I., Sphren II. Globen, Suhrkamp, Frankfurt a. Main 2001 (trad. it. Lulti-
ma sfera. Breve storia filosofica della globalizzazione, Carocci, Roma 2002, p. 171).
18
Pietro C, La civitas e il suo spazio: la costruzione simbolica del territorio fra medio evo ed
et moderna, in questo stesso volume: il territorio che identifica un gruppo e lo distingue
da un altro: non per un territorio qualsiasi, una porzione indifferente del mondo, ma quel
territorio che la storia e il destino hanno intimamente associato ad una comunit nazionale
rendendolo parte integrante del suo esserci. La nazione ancorata al suolo, legata ad un
territorio che intimamente suo: il territorio naturale, come si dir nellOttocento, quel ter-
ritorio che, per un verso, rende visibile la nazione, e, per un altro, la ricongiunge ad uno Stato
che appunto su quel territorio esercita il suo potere. Il territorio segnato dal potere sovrano
al contempo il sostegno vitale e il segno visibile della comunit nazionale.
80 Lo spazio del pensare
19
Il riferimento naturalmente ad A, Politica, III, 3, 1276a-b (trad. it. cit., pp.
75-76).
20
P. S, Lultima sfera, cit., p. 171.
21
Sul concetto di modernit riflessiva si veda Ulrich B, Riskante Freiheiten, Suhrkamp,
Frankfurt a. Main 1994 (trad. it. parziale I rischi della libert. Lindividuo nellepoca della
globalizzazione, Il Mulino, Bologna 2000, p. 178): Chiamo modernizzazione riflessiva lo
stadio in cui la modernizzazione si trasforma mediante una rielaborazione del quadro di rife-
rimento e delle categorie dellordine sociale della stessa societ industriale moderna.
22
U. B, Was ist Globalisierung? Irrtmer des Globalismus Antworten auf Globaliesierung,
Suhrkamp, Frankfurt a. Main 1997 (trad. it. Che cos la globalizzazione. Rischi e prospettive
della societ planetaria, Carocci, Roma 1999, pp. 41 e ss.).
Luca Scuccimarra 81
23
P. S, Lultima sfera, cit., p. 170: Se lintreccio del luogo e del s viene allentato
o dissolto, ecco presentarsi alla ribalta due posizioni estreme che ci mostrano con chiarezza
direi quasi sperimentale la struttura del campo sociale: si tratta di un s senza luogo e di un
luogo senza s. evidente che finora tutte le societ realmente esistenti hanno sempre dovuto
cercare il loro modus vivendi in un qualche spazio a met tra questi due poli, dal momento
che il tipo ideale si colloca il pi distante possibile dagli estremi; e si comprende facilmente
che anche in futuro ogni comunit politica reale dovr dare una risposta al duplice imperativo
dellautodeterminazione e della determinazione del luogo.
SILVIO SUPPA
Universit di Bari
A partire dalle due relazioni del Prof. Poggi e del Prof. Costa,
ma anche ripensando alle stesse motivazioni del seminario, appare
possibile attribuire alla nozione di spazio accezioni differenti; ci
vale sicuramente nel senso delle impostazioni soggettive del tema
spazio; ma vale anche a proposito dellinfluenza dei contesti cultu-
rali, delle concezioni politiche, dei riferimenti geografici e civili in
generale, in grado di modellare e di articolare unidea diversificata
e complessa di spazio. Infatti la relazione del Prof. Costa punta
soprattutto a fornire una veduta spaziale-strutturale (dentro/fuori;
noi/altri), fino alla formazione del grande Stato, capace di coinci-
dere con la dimensione della nazione. Viceversa, il contributo del
Prof. Poggi inclina pi verso elementi sovrastrutturali, a partire dalla
comunicazione simbolica compresa in ogni relazione politica, per
poi giungere al linguaggio della forza, finalizzato al mantenimento
dellordine.
Gi sulla base di queste due distinte impostazioni, si pu rite-
nere che lo spazio risponda certo ad una sua autonomia materiale e
geografica, ma che, insieme, segni il risultato di una creazione ideale
e intellettuale. Non ci spiegheremmo, del resto, perch Braudel
preferisca parlare al plurale del Mediterraneo (i Mediterranei), per
alludere alla stabilit della consistenza geografica del bacino di mare,
unitamente alla variet delle civilt e delle forme di vita e di potere
politico che lo hanno alimentato e ancora lo dinamizzano al presen-
te. Lo spazio politico, dunque, muta al mutare delle culture e delle
legittimazioni da cui deduce la sua immagine e la sua dimensione;
forse il caso di tenere conto di questa sorta di relativizzazione dello
spazio, sia perch difficile adottarne una nozione definitiva, sia
SUGGESTIONI MEDITERRANEE:
CIVILT O IMPERI?
1
Fernand Braudel, La Mditerrane et le monde Mditerranen lpoque de Philip-
pe II, Colin, Paris 1949.
2
Le considerazioni su Bryce presenti in questo testo sono ricavate dalla mia tesi
di dottorato, discussa presso lUniversit di Perugia, che sar pubblicata presso il
Centro Editoriale Toscano con il titolo Partiti e mito americano.
3
James B, e Ancient Roman Empire and the British Empire in India, in
Studies in History and Jurisprudence, Clarendon Press, Oxford 1901; ripubblicato in
I., LImpero romano e limpero britannico in India, in Imperialismo romano e britan-
nico, Fratelli Bocca, Torino 1907, pp. 1-95, in particolare p. 49. Ma gi nel Sacro
Romano Impero, Bryce diceva: Leditto per cui Caracalla estendeva a tutti i nativi
del mondo romano i diritti della romana cittadinanza, sebbene non fosse ispirato
da ragione di benevolenza riusc tuttavia un beneficio. Annullando le distinzioni
legali esso complet lopera che gi venivan facendo il commercio, la letteratura e
la tolleranza dogni fede tranne una, e lasci, per quanto possiamo affermare, una
sola nazione tuttavia vagheggiante un sentimento nazionale (p. 5).
90 Suggestioni mediterranee: civilt o imperi?
dai centri di potere formale, era stato distrutto dalle invasioni bar-
bariche e dalle lotte intestine, lidea di ununica, grande nazione im-
periale era sopravvissuta, incarnandosi dapprima nellImpero vasto
e composito di Federico II, limperatore che aveva regnato dalle
sabbie dellOceano alle rive del mare Siculo4 ed, in seguito, in un
commonwealth americano aperto a tutte le razze, a tutte le lingue e
a tutte le religioni.
Secondo Bryce, laspetto pi interessante dellavventura medi-
terranea risiedeva non nelle singole civilt e nei rispettivi costumi,
ma nelle idee generali che le avevano tenute insieme. Mentre le
civilt, sottoposte a contaminazioni continue, si erano evolute,
trasformate, ed erano state capovolte al punto da assumere un
aspetto profondamente diverso da quello che le aveva caratterizzate
al tempo della dominazione romana, lideale di impero comune
che le aveva aggregate allora era rimasto praticamente inalterato:
trasferitosi dal Tevere alle rive dellHudson, esso continuava ad insi-
nuare negli irlandesi, nei tedeschi, negli inglesi dAmerica lo stesso
senso di fratellanza multinazionale che un tempo aveva legato traci,
galli e greci.
Ancora una volta dal Mediterraneo usciva una storia di imperi,
una storia sulla quale pesava la memoria romana. Ma la storia im-
periale di Bryce era fatta per inserire il Mediterraneo in una vicenda
pi ampia, della quale facevano parte la Germania e lAmerica, e
non per relegarlo in un mondo pre-industriale ed anti-capitalistico,
come quello al quale avrebbe guardato Braudel.
4
I., e Holy Roman Empire, T. e G. Shrimpton, Oxford 1864; Macmillan, Lon-
don 1904; trad. it., I., Il Sacro Romano Impero, Vallardi, Napoli 1886, pp. 45, 64,
192-193.
SARA LAGI
Universit di Perugia
1
Hans K, Essenza e valore della democrazia, [1929], in I., La democrazia, a
cura di M. Barberis, Il Mulino, Bologna 1998, pp. 58-59.
2
Renato T, Prefazione a H. K, La dottrina pura del diritto, trad. it. di
R. Treves, Einaudi, Torino 1952, p. 11. Negli anni 40, dopo la fuga negli U.S.A.
per sottrarsi alle persecuzioni naziste, Kelsen formul un giudizio meno netto sul-
lantitesi tra Sein e Sollen, giungendo ad affermare che Dover-Essere ed Essere non
rappresentano due realt ontologicamente diverse, bens due differenti metodi per
indagare il diritto. Cambiamento di prospettiva che Kelsen matur a contatto con
la realt giuridica e scientifica americana, pi sensibile di quella europea e tedesca
alla sociologia del diritto e alle problematiche ad essa connesse. Renato T,
Sociologia del diritto e sociologia dellidea di giustizia nel pensiero di Kelsen, [1981], in
H. K, R. T, Formalismo giuridico e realt sociale, a cura di S. L. Paulson,
E.S.I., Napoli 1992, p. 168.
3
R. T, Prefazione, cit., p. 11.
Sara Lagi 93
4
Roberto R, Hans Kelsen e il dibattito sulla democrazia e il parlamentarismo
negli anni 20 e 30, introduzione a H. K, Socialismo e stato, Giuffr, Milano
1979, pp. XL-XLI.
5
Maurizio F, Giuristi e costituzione politica nellOttocento tedesco, Giuffr,
94 Territorio epopolo in Hans Kelsen
Milano 1979, pp. 304-315. pur vero che Jellinek, con maggiore incisivit rispet-
to ai suoi predecessori, cerc di riformulare, in chiave pi propriamente liberale, il
rapporto tra Stato e societ civile. La sua Staatslehre riconosce infatti ai cittadini il
diritto di ricorrere alla Legge (giudici amministrativi) contro eventuali atti illegali
dellamministrazione. Cfr., Gustavo G, Democrazia e diritti. Germania: dallo
stato di diritto alla democrazia costituzionale, Laterza, Roma-Bari 1999, p. 48.
6
H. K, Lineamenti di teoria generale dello stato, [1926], cit., in I., Dottrina
dello stato, a cura di A. Carrino, E.S.I., Napoli 1994, p. 71.
Sara Lagi 95
7
Nicola M, Lo stato moderno, lessico e percorsi, Il Mulino, Bologna 2000,
p. 22.
MICHELA NACCI
Universit dellAquila