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27 Ottobre 2016 Nuovo Quotidiano di Puglia

Irene e Frida, doppio diario di due donne contro


Ambientato a Lecce il nuovo romanzo della scrittrice salentina Simona Cleopazzo
Come ridare dignit al diario come genere narrativo? Leggendolo. Il protagonista di uno dei
pi bei romanzi di Georges Simenon, Luomo che guardava passare i treni, compra un
taccuino il giorno in cui decide di cambiar vita e sulla prima pagina bianca scrive: La verit
sul caso di Kees Popinga. Lui stesso. Dopo lacquisto per su quel diario lui non scriver mai
pi una sola parola. Viagger a lungo, diventer un mostro, un paranoide, abbandoner
famiglia e lavoro, uccider una donna, commetter crimini e nefandezze, ma nessuna parola
sul suo diario. Nessuna verit, nessuna identit per lui. Perch un diario questo: verit in
briciole, in singhiozzi, in capitoli. E poich, per dirla alla Nabokov, la finzione lunico
modo che ci resta per raccontare la verit, anche i diari pi veri sono finzione, racconti,
letteratura. Non a caso il self writing stato ed uno dei pi amati generi letterari, a volte
ingiustamente mortificato da etichette volte a trasformarlo in gesto prettamente femminile,
espressione di fragilit e frivolezza. vero invece lesatto contrario. Scrivere un diario atto di
forza. Di umana onest intellettuale. Da non confondersi con i diari scritti per ragioni
terapeutiche. Non con quelli, peraltro nobilissimi, che sono inevitabili come una pasticca,
compulsivi come le preghiere della sera davanti allaltare delle proprie debolezze. No. Non
quelli solitari, ma quelli condivisi. Un diario diventa narrativa quando parla agli altri e non
solo a se stessi. Si trasforma poi in grande narrativa quando diventa: gli altri. E il caso del
secondo romanzo della salentina Simona Cleopazzo, operatrice culturale a tutto tondo, dal
titolo Irene e Frida, Musicaos editore. Un diario doppio, il suo: due voci di donna, due
pagine che si fronteggiano, caratteri diversi, stili e vite diverse. Irene, moglie e madre, alle
prese con la deriva di un marito che scopre corrotto e alieno. Irene la mite, alle prese con gli
studi che svaporano e un nuovo amore fuori dalle regole. Il loro farsi ammalare dal
quotidiano. Stesso ritmo, diverso affanno. Le mutazioni sulla carta e una strana geografia, che
le porta luna verso laltra, come continenti in una lenta ma inesorabile pangea. In questo
caso il diario diventa esercizio di perdono universale. Tutti prima o poi ci troviamo nella
situazione di dover perdonare qualcuno. Qualcuno, dopo aver metabolizzato il tutto, ci riesce.
Altri accumulano rabbia. Le due donne di Simona Cleopazzo, immerse in una Lecce
luminescente e liquida, appaiono incagliate tra il perdonare e il dimenticare. Il diario il loro
grimaldello. Lo stile volutamente fratturato e fratturante. Lapidario e veloce. Coinvolgente.
Leggere queste pagine come rubare da una borsa lo specchietto segreto di una donna in
guerra e finalmente capire, dal proprio riflesso in un oggetto altrui, cosa quella guerra e
quella donna chi . E chi potrebbe diventare domani.
Elisabetta Liguori

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