Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
POESIE
DI-
IPPOLITO NIEVO.
POESIE
DI
IPPOLITO NIEVO
SCELTE E PUBBLICATE
DA
RAFFAELLO BARBIERA
CON PROEMIO.
SUCCESSORI LE MONNIEU.
1889.
PREFAZIONE.
Se
Lucciole
il
d'
tempo
scintillare e \
stesso caro
galantuomo,
la
fa,
esprimendo
migliori
le
editrice
regalato
all' Italia le
sioni
questa
tare
il
meditabili Confes-
onorevole compito
di
appron-
la luce.
PREFAZIONE.
VI
perfido
e cosi giovane
si
spense, risorgesse
il
amore per
le
di tante miserie.
Ed
Lasciatemi rivivere!
ecco pertanto
le
sue pi note-
suo spirito.
Il Nievo visse in un' epoca di penosa e squallida transazione: gli ardimenti del quarantotto parevano finiti
per sempre:
s'
possibili
e solo per
di tale
zio di
dormenti,
tomba che
l'
si
attornia, e
con libero
PKEFAZIONE.
VII
solo
un momento.
....
Ignoti canti
di rubella
Nievo:
il
e la stessa
tempo. All'amico
Arnaldo Fusinato, scriveva con mag-
gior chiarezza,
ma
mento:
I
soggiungeva sdegnoso:
Torcono
il
grugno e dicono:
si
Deh quale
scarso effetto
Ergono
al ciel le torri. Io
li
compiango!
PREFAZIONE.
vili
L'
italiana
Ippolito
fiorisce,
vero,
della
della
come
divario
fra
l'uno e
Giusti satirico
ma
il
alla
Qualche
l'altra!
schietto
la
satira
il
di
non gi
celia pura e semplice, non gi
satira. L' umorismo a mio giu-
Nievo
nell'
si
sente
insieme delle
colle
lampi
frusta
si
,
di lui
Si
cui
di lui
che
il
critico pi elevato
1'
le gioie
Eppure r umorismo
umorismo
si
suppone
a rari
d'
le illusioni
siano
memo-
Ippolito Nie-
,,
PREFAZIONE.
IX
il
umo-
rista
sta,
perch
il
sorriso e la malinconia
hanno sfumature
del Nievo sgorga
infinite.
amaro
L'umorismo
come
a stilla a stilla
ma non
forte
suo cuo-
lascia amareggiati;
male d'oggi, ma
di domani.
Non t' irrita ti eccita; ti fa vergognare
ma non li avvilisce. Quel riso melanconico e sdegnoso figlio non d' un
vi senti la tristezza pel
anche
la
maggior
parte
degli
umoristi
ma
Pur le
mosche compiango!
PREFAZIONE.
parola
esilio
Quest'amara
esilio la
importante
bench qua
l,
lirica di lui,
pi
materia
sia
La forma
del poeta.
e
la
difatto
(come
in
insolito
me.
Neil'
Ultimo
gura Dante
il
ancora
il
sita
cervello del
lima, di
scherzo
di
esilio,
il
Leo-
magiche
il
poeta
li-
raffi-
vi-
mondo, e pi di tutto il
mondo come oggi, con una
chiama
si
ormai Parigi. Tu
l'austero
lo
senti
poeta che, congiunto all'ombra di Antonio Rosmini, inveisce addolorato contro la societ
singhiozzando:
Artefici,
Ma un'anima
perdio! chi
me
la
nnostra?
PREFAZIONE
Chiedo: una sola
Inondi
!....
xr
e l'iride
il
quale a volte
si
allo scetticismo,
fidente,
ma
per risorgere pi
un roseo domani
come
e,
l'
lo
prova
grandezza
la
indipendenza
djsl-
r olocausto.
del pianto.
superbo
Genova
di
misteriosi
di
Venezia,
bacio
di
il
lido
tramonti della
Roma,
ma non
sua madre.
nidi
ha in mente
ricorda
Non perde
il
scena per
e nel
la
prima volta,
vergognosa,
PREFAZIONE.
XII
popolo
affollato.
Comincia a recitare,
tutti
amore, piange;
pianto
vero.
si
Il
il
Goldoni,
il
gli
stranieri
drammaturghi,
Pellico....
il
non respira
Ella
ma
E non
sulla
sospira,
scena
si
fuoco.
di
sulla scena
della vanit,
solo
accende
si
di
pro-
l'Alfieri,
il
fumo
consuma.
agita
si
in
quel
tito
dal
men-
trova pi serva e
ed
ella
plauso e
ne freme,
Se a
Il
ai fischi
e l'ira le
ama
suo amante
amo.
Ma
1'
amore
il
te io rassomigliassi, sarei la
pi gentile; ed ella:
t'
maligni;
snerva
Io
cosa
t'amo!
io
alato fanciullo
xm
PREFAZIONE.
pi la
pace
di librarsi,
sfera pi limpida e
pi alta. Ella
di-
ma
splendi!
sponde
la
poveretta.
gloria? Desio
sei sole
ma
tue
le
dono. Ecco:
gloria! tu
sono malata,
io
sof-
stupore dei
pazzi,
dei
deboli,
plausi
mi abbandonano!... tutti!... Quante lagrime ho versato! Scendi, 0 ultima lagrima, io muojo e alfine
cessano e
sorrido
tutti
il
Nievo
e V Iri del
fratelli
piantolo
fa
dramma
una miniatura
dello Scribe e
il
intimo par
di
vedere
Adriana Lecouvreur
del Legouv; se nonch
dell'
casi
XIY
PREFAZIONE.
a'
suoi giorni
come meteore.
Nelle liriche lasciate dal Nievo ve-
che forse
poesia forte-
di
linee di quadri
egli
fosse bastata.
gli
set-
il
per usare
la frase
la
qual-
ma r intonazione
nova l'idea
efficaci
di affidare a
una
spezzature, quasi
lirica tutta
singulti, le
voci
natezze di forma.
Anche
piccolo
dramma
Felice
Romani
perdono tent
intimo nella
lirica
il
ma
la
lui
lungo studio.
XV
PKEF AZIONE.
li.
Nievo
Ippolito
si
si
stacca
guori
molti di essi
lan-
come
sione
ai
,
dell'amore
nale, vigoroso,
Anche
si
non usa
nell'
espres-
manifesta
origi-
e alla
su-
favilla
stessi
preferisce
La venust pudica
D' un'ancelletta santa,
e vuole
che
Nievo.
1'
amore
sia ala
che
lo levi
PREFAZIONE.
XYI
in alto.
E sempre
spirito
puro e forte:
Ed
io
quando per
Vette ansando
Scordo
le
mira quello
all'alto
erme
mi levo,
1'
carni inferme:
Leggendo
il
Nievo, l'animo
si
spa-
che du-
si
lita;
noi
spirito
ci
sentiamo
elevato,
ci
si
affina,
sentiamo aristocra-
tici della
che
senta
degnamente
uomo,
s,
di
dee
aspirare.
buoni, pi
squisiti
gentiluomini,
nobi-
se la generosit
se r entusiasmo del
il
bene
1'
ci
essenza
suo ideale
il
suo foco.
PREFAZIONE.
XVII
III.
Venezia
di
Eva dell'acque
veneziano o
parecchi anni
come
il
chi
la
non
strana
Prati chia-
del Nievo.
I
perch la ama.
Comincia col dipingere a brevi tocchi la piazza di San Marco, queir incantevole sala colla sua gente floscia che pas-
li
chiama
ciarla e ride
marmo
marmorei
immemore dei
trionfi
de-
PREFAZIONE.
XVIII
posti l
in alto
sulla ba-
reggia pi
bella
d'
il
cielo ed
il
mere?
11
poeta
si
mondo peggio-
rato; e
alle statue
di
come adesso
ci
dell'orologio
dice:
Tozio
famosa dei giganti nel palazzo duMarin Faliero, mentre il popolo fuggiva inorridito
al truce spettacolo. Ora silenzio su
scala
marmorea
e donzelle vi strisciano
piede.
dame
mollemente
il
'
XIX
PREFAZIONE.
Ed
ecco
zarra via
la calle
la tortuosa
biz-
le leggi fisi-
una
risata.
frolli
bellimbusti strappano
Ma che
ch
si vergognino
postumo scalpore di
posteri piccini
s? Che serve
il
di
fa-
si
soggiunge
il
Con qual
dipinge
siglia
il
grazia maliziosa
il
Nievo
laguna azzurra,
di bei
affollata di belle
donne,
scende su tutta
venditore
d'
la folla
La sera
gioconda, e
diil
XX
PREFAZIONE.
ambulante imprende
a cielo sereno.
Ma
si
nuvolone nemboso,
spengono
leva dal
soffia
il
allora le lanterne e
un
ca-
sue geste
le
mare un
vento e
fuggono
si
i
Pulcinella osserva
La sgombra
tempo
Il
riva e dice:
il
pi felice
Degl' improvvisatori
Ah,
L' arguta
visi
maschera allude
rivolgimenti
politici
agi'
improv-
possibili.
Il
da Facanapa,
amenissimo tipo quest' ultimo creato da
un pover'uomo, di vero talento comico, certo Reccardini, il quale anche
pe' suoi intenti liberali meriterebbe una
menzione onorevole in una storia del
teatro popolare.
Il
ghettante^
ci
XXI
PREFAZIONE.
E non
novo Caronte,
che non tragitta pi da una riva all' altra i cittadini, questi trovando pi co-
ha
modo
passar
speso fra
il
due
le
nuovo ponte
rive.
di ferro so-
il
grosso burchio
il
canale verde;
sere estive
il
cos detto
de;
tira
sempre pi
famosa
nelle
il
mare
si ri-
di
anti-
1'
Redentore
Giudecca dopo la qual
nell'isola della
festa
ca,
fresco corso
il
in-
all'
ufliciali austriaci
ammirare
ad
onde dell'Adriatico;
nicomio
di
solitaria
e quel
San Servolo,
in
tristo
ma-
una
isola
l, in
Ve-
d' os-
XXII
PREFAZIONE.
descrizioni.
umida e buia calle al baluna casa una rosea fresca fanadesca un uccellino nella gabbia,
In un'
cone
d'
ciulla
il
poeta chiede
mezzo
all'
oscu-
che
cenno
anni
di
le
An-
giardini
Napoleone
I,
e per-
Procuratie
si
vedeva
di fiori ai forestieri....
offrire
sono
mazzolini
trattati dal
alle
il
cantain riva
suo
nome ed
,
era
ribile parlantina,
gingilli, di brio.
uomo
dalla inesau-
adorno di anelli,
di
PREFAZIONE.
fallibili
Il
popolo
poich
XXIII
lo
le ciarle a lui
poeta
il
quando parla
chiam una
di
risparmia
strali
gli
regina
volta insubre
una gabbia
gli stranieri..,.
satira, chi
non
lo
scim-
di
Ma
la
IV.
a gonfiarsi di
E un sentimento
cogliere
pi.
lo
raro.
guida a
La freschezza
circola,
delicato
quasi,
dell' aria
campestre
versi:
XXIV
vi
PREFAZIONE.
vedi
le
albe
placide
vi
senti
le
i
pu scrivere nulla di pi
Le due bimbe?
Leggendola, si vola colla nnernoria alle
due fanciulle di opposta indole
che
vi vengono incontro nelle prime pa-
pastori.
Si
un ottuage-
nario.
Se
esclama
de'
egli
campi
sfogliar
io stampi
Senza che Poesia semplice e bella
Tosto non venga a folleggiar su quella.
ca, di
la fa
morire;
XXV
PREFAZIONE.
ispiratrice di chi
si
confida a
d'
lei.
il
nozze invi-
diate.
Quando
il
Nievo dipingeva
tanti bei
campagna, non era ancor venuta l' arte de' moderni che con
quadretti della
ba;
ci
fanno assistere
Nievo
il
s'
traeva delicatamente.
V.
Negli
gentili
Amori
goribaldiii
ecco
liberare
il
il
pe-
femminile.
Eppure
il
alla
non era
XXVI
PREFAZIONE.
come
ilare
compagni; bens
tanti suoi
grave e meditabondo;
ch'egli presentisse
da
si
sarebbe detto
morte!
Cesare
Mille,
la
me
mi
richiesto,
favorisce
altro
un uomo superiore.
pena
l'
lo
Io
1'
ho amato ap-
dizione.
fondo
di essa,
sempre
penso a
nico
mini
in quel
lui.
in tuttala persona. Io
allora
immaginavo
di lui
sa quale straordinario
mi
sbagliai.
altri
uo-
fantasioso
essere, e non
PREFAZIONE.
XXVII
Nievo
io
lampeggi un poeta;
dozzina
da
risorga
un
servit; d'
vita.
Ec-
strappa agli
altri.
Affisiamoci in lui,
di
buoni
ispi-
Il
e quella
eh' egli
grafiche.
Le
poesie,
contenute
in
questo
coi
tipi
di
Gi-
XXVIII
PREFAZIONE.
Amori
garibaldini
\3.
la lotta; gli
cantano.
Raffaello Barbiera.
LUCCIOLE.
ALLE MIE
FIGLIE.
Da
Affaticavi
il
desio?
Legge improvvida
NlETO.
e scortese.
1
Ai romiti casolari
Nel silenzio dei villaggi
Pei giardini solitari
Melanconiche volate,
Sol palesi alle modeste
Ciglia, e all'alme addolorate,
chi stanco
si
risente
Perch al cor
venga
gli
e al viso
Ed
il
pugno che
momento,
vi accoglie
le
vostre doglie
animo mio.
Lucciolette,
addio,
addio!....
La
sdruci e
sghembi
i
lembi
Cosi canta
turchesco
e molti in refettorio
A svariato desco
Molti nei banchi ingordi o in dormitorio
Quel cencio col preterito
Trattan secondo il merito.
il
Che la vita
d'
amore
mane
mosche un tiranno:
Pi illustre opra non merta
a sera
Sulle
o pi severa
Pur le mosche
compiango!...
L'ULTIMO
ESILIO.
Eva?
l'
ultimo
esilio.
Ma
da ponente un
Non
zefiro,
so se avverso o prospero,
un
Sviollo
Insomma
figuratevi,
Il qual,
Grli
l'
ultimo
esilio.
e l'opra.
La quale chiamata
Gioco di borsa
Appunt
essere
io. giAdiQO',
'
legai Ijaratteria's'adopra.
ry)''
specchi a bazza,;vemlonoJ
:pf
Devotamente ag^i|]aia^^merciaifl4b^^
Da
dieci pedice
Sclam
il
il
giorno.
E un gran
Toscano semplice.
pec-
[cato!
Nossignore! l'industria,
Disse l'Armeno; e io compro a buon mer
[cato.
Dante seguiva.
Almeno
al
fil
Infilzano
di lancia,
fuori o dentro!
l'
ultimo
esilio.
Qui
Ma
Non
Che rotta
l'
Ohim,
ultimo
pensava
esilio.
memore
il
posteri
i nonni!
Questo da cinque secoli
Ottenner frutto?... Oh povere
Rime!... Oh speranze !... Oh mal perduti sonni!
Ulora (debbo
io dirvelo?)
L'
in pianto.
Porse;
fra s rizzandosi
Aggiunse:
forse al peggio
Diedi di cozzo e il ben no '1 vidi unquanco,
Ahi che in fronte a Bisanzio
Splendeva ancor la barbara
Mezzaluna!... Ei mirolla e si fe' bianco.
Lambendo
il
suolo
s'
accampa.
10
l'
ultimo esilio.
alla terra.
In quell'esiguo
mici dotti efluvii
Imprigionar vorreste?... Mi credete
Forse un ciarlier da bettola,
O un j)ozzo dove ogni asino
Venga di maggio a levarsi la sete?
Rispose:
Naso
messo ad unger
le
spedate!
ultimo esilio.
l'
11
Trov,
de' quali
a quello,
vogliono
Ma
poeti e filosofi
chi se
'1
di cappello.
un popolo
vide?...
Di poco ajuta
il
Guelfo o
il
Ghibellino;
cDeh!
mormorava;
a correre,
Passate
oltre l'Atlantico,
Gli sugger
un
politico:
Il
12
l'
ultimo esilio.
Ma
A far razza
coi canteri,
Quegli rispose;
Che
diletto
non
e
v'
giurano
ha
fuori di quello.
Non
l/
~ a Pardon!
strill
Cicisbeo, che
13
ULTIMO ESILIO.
il
un minuscolo
monologo
Corra a Parigi.
A Parigi?...
E via
Mal' aria.
Dante pensava:
in
mente anco
Garrula
Plebaglia di dottor
partissi a volo.
lio
fitta
nel fango:
una disputa
lo
spendere
In tal pensiero,
subiti
Vanni
al desio discioglie,
lieve tosto piucch augel s'impenna.
d'
inchiostro.
l'ultimo
14
esilio.
IT.
Calossi a liombo; e
un sucido
Di monelli sbaraglio
Gli fu tosto dintorno in
fisclii,
Poeta assie^iano
Che procede gravissimo
Qual chi in basso cammina
Cosi
Accorto
in risa.
il
alfn
che
al nobile
La sua
il
solenne
folto;
ufficio
l'
15
ultimo esilio.
E queste sventolavano
Rosse, turchine e candide,
E quei canti dicean Buond, Messere!
16
l'
Non la
ultimo esilio.
rificchi
a far
1'
la baja?
orologiaja?
Ma
se scultor
1'
elettrico
l'ultimo
Uomo!
un
altro ripiglia.
l'
Gi
il
ultimo
17
esilio.
L'immane
pietra,
il
gelido metallo,
mercimonio
Per far al
1'
anima
18
L ULTIMO ESILIO.
Roder
massi, e stritolar
1'
acciajo;
Ma
immani ceppi
sci va e lass
strascica
'?
Ma
dove son
passn;
gli altissimi
Solo
l'
sin^^hiozzando:
Artefici,
13
Disse,
Ma
ultimo esilio.
Pecore, avanti!...
un'anima
Nessun
Come
non
crede.
Ma
niveo vertice
una primizia
Godea pel ciel nel caro aere natio.
Quando a lui d'un filosofo
Sfiorato
il
Dell'Alpi,
il nudo spirito
Che dal Verban salia piangendo a Dio.
S'oiferse
L ULTIMO ESILIO.
20
Si videro
Kesso
e,
per
eli'
l'
intimo
si
tardo?
Fermate allora!
supplice
a volgervi
Ma quando
dai cerulei
Spazi la terra un atomo
l'
ultimo esilio.
O sempre msero
Superbo seme! O dubbio
disse
liai!
Forse!...
Dante
risposegli.
Ma
IL MICINO.
Il
micino,
Poverino,
Gli un gattino
Di pel fino,
Che
s'
aita
Tre giornate
Visse agiate
Sulle entrate
D' un abate:
Ma
S'
il padrone
ammal,
E il ghiottone
Scanton.
IL MICINO.
Sua dimora
Tenne allora
Con signora
Che sa ancora
Di due occhi
Troppo cari
Far gli sciocchi
Tributari.
Ma
il micino
Capolino
Fe' al camino
Del vicino
Poich a un estro
Del vajuolo
L' occhio destro
Rest solo.
Quel musetto
Vezzosetto
Grande
affetto
Dest in petto
D' un banchiere
Che
il suo spasso
Suol avere
Dal Ribasso,
IL MICINO.
Ma un
trattato
Risaldato
Ha
lo stato
Pi scrollato,
il
gattesco
Spigolistro
Balza al desco
B' un ministro.
Sordo
e muto
L vissuto
Ben pasciuto,
Coticuto,
Colla sorte
S' arrovella
D' aver corte
Le budella.
IL MICINO.
Unto e agiato
Son campato,
Perch ingrato
Sono
stato!
raccolta
Tal sentenza
Fu da molta
Discendenza.
0 che cuore
Pien
d'
Oh che
amore
fiore
Di candore!
Che il vangelo
Messo ha in vista
E lo
zelo
Pagnottista!...
26
IN VINO VERITAS.
il
vino
f^^iorni
numera.
mio
Contro
il
cristallo
Frema
la
vostra tazza:
pazza.
In vino veritas
Anche
alle
bocche torte
il
riso navi<;a.
L'
VINO VERITAS.
IN
27
il
in roseo.
tristi
Lacryma-Cristi?
La Musa
dell'
Sul tripode
sogna
le ardenti lave,
si
il
In vino veritas!
dir
mi imbroglia.
ebbrezza
drizza
profetizza, e frizza!
In vino veritas!
Ma
In vino
veritas!
L, paziente ultrice
Sta la Ragione e aspetta
indarno profuga,
Questa turba felice
Che dall' icaria vetta
Pi misera procombe
A brancicar le tombe. In vino veritas
,
28
IN
VINO VERIT S.
La nube variopinta
Che ne avvolgea la mente
Dal troppo ardor fu vinta
La gota
pria ridente,
Or dalle rughe
piove in
If
[grim<
offesa,
In vino veritas!
in te la
riposo,
pace
In vino veritas!
pi che tregua.
pampinoso
Ha
sette note
il
suono,
IN
29
VINO VEIUTAS.
E dell'urgente marcia
Sol esso il core appaga
nervi sguscia,
Lunge
la tazza vile
rosica;
s'addoppia.
Non si disnoda il groppo:
Dirlo una volta troppo! In vino veritas
lei
LA NEBULOSA.
Una
fievole stella,
Oasi in un deserto,
Povera navicella
Sorgente a colmo d'onda
In quel mar senza sponda.
LA KLBULOSA.
Un
Mosse tremando
Perennemente
liete
Segui
g'
Aggiunse
immensi
alfin la
voli.
cima
LA NEBULOSA.
Da due
B3
LA GRAN MADRE.
ti'
antica
Alla figlia
si
-0
LA GRAN MADRE.
Per
le
Come
Che del
Di severe
lutto
virt,
l'
onor solo
come
ti resta.
di vezzi
figlia, figlia
Al suon
Pei sensi
non
aprir
l'
animo
casto.
composta
quando
Senta quell'armonia che ha nome atnore
l'esser tuo di s
Come
obblVar; ma sculta
Nell'alto cor la serba; indi secura
Cresca fidanza nella prole adulta
Di trar vendetta della mia sventura!
LA GRAN MADRE.
35
Com'ebbe detto
Chiam ben
Ed
madre adorata
nome.
Il
Poi quand'
uomo
Lugbri colpi
il
Mise
stette
;
36
T.A
GRAN MADRE.
Il giovili
Da
rintuzzar la
non iDrofonda
offesa.
guancial fu sorta
ridotta, e quei le rese
Una sembianza macilenta e smorta.
Della prima belt desio le prese.
Ne vede appena
ravvivarsi i fiori
Della gota gentil, che tutta lieta.
LA GRAN MADRE.
Dra al
Fa larga pompa de
le spalle
ignudo,
e illustri
ganze
Adoni
fra sfibrati
Povera madre!
Alma
Per opra
di costei
Credevi, e
il
forte
1'
mondo
antica fede
amore
verecondo!
L'ALLEGRA MORTE.
Lo
spirito gentile
A
Sceso dall'
starsi umile.
Ali)i al
mare
Povero pellegrino,
Credette oltre Appennino
In ciel tornare.
Quando venir
sul vento
ud di guerra,
sorgere da terra
Un gran lamento.
Un tuono
ALl.EGKA MORTE.
1.
Ma
r angelo
di
Le lagrime
morte
gli terse,
A
Guarda!
lui lo porte.
gli disse; e
Guarda onde
il
mise
dito,
sei fuggito
Ei lesse, e rise.
-10
Al)
Ximi
GIOVAVI FILODHAMMATICI.
La modesta sventura
Sanno a jiarte chiamar
N a
Furo
i tripudi sprone
Di virtuoso intento,
E all' onorato agone
Studio gentil di carit v'indusse,
O forti anime e buono.
'
prima
attrice.
coninio(li;i
era
il
nome
AX)
Ma
Perch nostrali
affetti
virt cittadine or
non
ci
apprende
Il
Di Goldoni e d'Alfieri,
Or che tanta di voti
Concordia e di iiensieri,
arene
Costumi
e di concetti
mente
io
non
dispero.
42
Pur
i:
L'
IRI
DEL PIANTO.
AD UNA ATTRICE.
Anima
Non
l' iri
del pianto.
llincolor di
In pochi versi.
Siccome un
Una
Le arcane
doglie.
L'alma n'and,
tutto tacque,
I.
SOSPIRI.
Di Napoli il superbo
Lido ricordo, e i monti;
I Liguri tramonti
In cuore io serbo.
Sul Tebro dei Titni
Lo reggie e i templi infranti,
Sull'Adria degli amanti
I nidi arcani.
l' iki
Le
dkl pianto.
feste vidi,
il
riso
Dell'insubre Regina,
E della tosca Alcina
Il verde Eliso.
II.
il
d'
oro
pensier mio
f.
Sei
Il
suol feconderai
j>
l'iri
del pianto.
III.
SDEGNI.
Neil' esser
Dai simulati
mio
si fe.
lai
Ed
io
piangeva ancor.
1/ IRl
DEL PIANTO.
IV.
Oh
qtial di te
disdegno
sacrileghe offese ?
d' idoli volgari
Culto briaco impari?
Qual
Quando
dell'
Anglo Dante
Che
un macellajo,
Metastasio un forajo,
Goldoni un freddurajo,
Pellico un parolajo,
Alfieri
Marenco un orpellajo,
Nota un burattinaio
!
47
,,
Ij
Ma tu
chi
D' eroi
iri
del pianto.
sei?.... Semente
non gi ma erede
;
V.
Non
N alcuno
in tali pene
ogni trionfo accrebbe
Accolto crederebbe
Gli'
Quando mi
toglie
il
Al vero sole
giorno
DEL PIANTO.
l/lKI
Veggo pi
stolta e serva
cor
mi snerva!
VI.
PALPITI.
Perch
se'
nato appena,
desietto
e vai
Fronte non
fai
dimora?
Deh r
,
Non temi
La
la scintilla?
fronte, la pupilla,
50
l' iri
del pianto.
VII.
Aver
>
le
L'
tue sembianze
gli affetti
miei
Le mie speranze.
L.
IKI DKli
PIANTO.
Sarei la pi gentile
Cosa da Dio creata.
Non mammola
sbocciata
verde aprile.
Non
VITI.
AMORE.
La
rosa,
1'
L' alba
La
pallida viola
Ai mesti cara,
l'iri
del pianto.
Ed
oltre
rai trascende
Il lor colore.
Sei tu la pi gentile
meno ornata
la pi umile.
Io
t'
amo
io
t'
lira
amo!
Quando scendeste
voi
l' iri
del pianto.
Ne
un
ridipingi
O Amore,
riso,
amore!
All'
O Morte
ti
o morte,
svela
Nel ver
Ma
t'
inciela.
La morte imponi
il
cielo,
L'
d'
aer
Ottunde
men
denso
e svaga.
I^'
IRI
DEL PIANTO.
non
Spirabil
gli fia
Or
si
la tua serena
Alma d'un
soffio appura
Questa che m' era oscura
Ombra
terrena.
Il ciel
inclini.
Nostro e del
Che
mondo
d' infallibil
*
s'
Ho
Cile se per
il
cor sicuro.
V alma Luce
amore 1' ala
Corta
io sper
vero
d'
l' iri
del pianto.
magico pennello,
amor che
pinge.
E amor
pittorello!
Accender
di terreno
Impossibil desio
Poteva forse Iddio
Per
DEL PIANTO.
IR!
a lor la prendo.
E non
vita?
l'iri
del pianto.
Da
Oh
no! solo
non muore
Neil'
A RAFFAELLO.
Certo, nel ciel vissuto
Lo
Ove membrar
Il ciel
gli
nacque
piacque
peiduto.
in alto onore.
l'iri
bel pianto.
Ma me
N
E un
sol
mi d conforto,
Un sol!...
la noja!
IX.
DISPERAZIONE.
Ed
or
elle
vedova
Amor mi
lascia
Di sposa porgimi
Tu la corona:
Tu il primo ed ultimo
Bacio mi dona!
Su dunque!
Perch
o perfida,
ristai?
Sorda
nell' orrida
Notte tu scendi
Vivi! gridandomi,
c
Soffri,
ma splendi!
r.'
IRI
DEL PIANTO.
X.
GLORIA.
Degna
d'
amor
sorella.
Poich tu lo volesti
Sol di splendor vivr.
Ma non
chiegg' io la luce
amor
nella battaglia
Solo con
me
sar.
Di s fulgidi esempi
Nel viver mio dar.
l'iri
del pianto.
tale trasvolanclo
XI.
Gloria, fatai del genio
Pena, e desio dei folli.
Gloria, stupor dei molli,
O di splendor mistero
Vieta il tuo nudo vero
Al sag'G^io indagator?
Luce
di luce, aureola
Sei che da amor risplende;
Ma sola non accende
Premio non ha
terren.
l' iki
del pianto.
XII.
MORTE.
Sett'
E per
Ristoro a me le spoglie
Sentir fatte gi lente
Di questa che si scioglie
Vogliosa alma dolente.
Ultimo a me terreno
Conforto col desio
Rivelare al sereno
Cielo ed al suol natio.
Salvete, o gloriose
Rive si meste e belle
Vo
L'
mi DEL PIANTO.
XIII.
Alfin del
mio martirio
Ora miseria
Ma
qual calcai
Pompe
sprezzo
le futili
volgo
Tale dal fango indomita
Ora per 1' aer mi sciolgo.
Mi
vietili
e il livor del
tomba
e lagrime!
Che
al sacrifizio
al
uguale
XIV.
Lagrimette mie romite
v' affida?
Come
osate ai
'ar palesi
lieti e ai
vostri raggi
saggi
?
l' IKI
DEL riANTO.
6;;
seguirvi or
Il
Muojo
1'
assicura
te le offersi.
L' IBI
te,
DEL PIANTO.
Pianto
splendore
LA SINFONIA DKLLA
Cosi
si
canta in ciel
NORMA.
tale ci inspira
si
solleva
LA SINFONIA DELLA
63
NORMA.
Falange deprecando
tardi
fati.
Ma
tosto corre
Oh
Convengono notturni,
brancicando
S'
ritemprar
daghe.
spumeggianti
le irrugginite
LA SINFONIA DETJ.A
NORMA.
67
^al
LA SINFONIA DELLA
68
NORMA.
Ahi
si!
Creati,
A vendicar
Mentre
alma natura
tardo sol che la consoli.
Colli la paziente
Aspetta
il
Guerra
di selve,
Vengon per
Gemono
Da
il
teatro in negra
quando minacciando
cuori,
vento impetuoso,
il
sangue batte
Le
LA SINFONIA DELLA
NORMA.
69
LE SCIMIE MILANESI.
Andate
Non
in collera V
c'
Siam
un pcicL.
tutti scimie
Da capo a pi.
L'ultime pagine
De' nostri annali
Han sol due rubriche
Originali.
Un
tempio, un uomo:
e il Duerno.
Manzoni
LE SCIMIE MILANESI.
Oli bella!
gridano:
Panettone?
Cedi allo stomaco,
il
Mamma
ragione!
Si, vero;
il
secolo
Rest la prole,
Perch se l'anima
Volta in cloaca,
Nell'impossibile
Gara
s'
indraca,
Pi savia l'epa
Protesta e crepa.
LE SCIMI
Siam
MILANLSI.
tutte scimie,
Scimie giganti.
Se uno spettacolo
Di scimie attrici
Fa
urlar le scimie
Betfeggiatrici;
Di queste scaltre
Ridon miir altre.
S'
alza
il
sipario.
Rubiziio e tardo
S'avanza un piccolo
Rothschild lombardo.
Di borse e cacio
Piena la bocca,
Se un nmil cedola
Firmar
gli tocca,
1.15
SCIMIE MILANESI.
Che
se por Napoli
D' una cambialo
Lo preghi, rumina,
Si sente male.
Fosse per Bergamo
O Gorgonzola
Transe<d!...
Ma
Napoli!
obeso incliiostro
D'un
Ma
Kotliscliikl nostro.
ben pi volano
I cervellini
Impiastri d'uomini
Fatti a Parigi
D'unti e cosmetici;
Se tu li pigi,
Ogni lor succo
Si scioglie in
mucco.
74
LE SCIMIE
MILANl<:yi.
Dell' anglosassone
Cipiglio impressi
Altri cavalcano
Come
tarocchi.
Che
sotto
titoli
Piega la nuca.
Largo
alle stupide
Nostre Ni non;
Largo alle idropiche
LE SCIMIE MILANESI.
Scimie di scimio
Scimmiotti acefali
Gonfi la pancia,
die alle metropoli
D'Anglia e di Francia
Fan provinciale
La capitale.
Oli
dove andarono
Quei vecchi stampi
Avvezzi a moversi
Dai fori ai campi
Dove son profu^^he
Le maschie idee?
In quali circola
Vene plebee
L'antico e sano
Sangue ambrosiano?
LE
SCI.MIE iMlLANESI.
popolo
Della platea,
u, giovili
La
vii livrea?
Le
patrie scene
Da
quelle esotiche
Monche
falene?
Di buffa in seria
Va
la materia.
'mpo
di ridere
memorie
LK SCIMIE MILANESr.
Ci
han
superato?...
Nostro
Nostro
Ma
l'obbrobri
il
peccato!
da quei popoli
Coi telescopi
La buffa patina
Non si ricopi.
Copiamo il vivo
Valore attivo.
Copiam
la libera
Furia francese:
La
testereccia
Prodez25a inglese.
Il filosofico
Senno germano,
L' ardir titanico
Americano!
Ma
poi,
Dell
ma
poi....
restiam noi!
BOZZETTI VENEZIANI.
I.
PROLOGO.
Amore
un solo affetto;
Pure mutabil sempre
Cuoce in diverse tempre
Cb se crudel matrona
Devota al cicisbeo
Sdegna omaggio plebeo
D'un vate senza sai,
Soccrrela dei servi
L' ostacolo
mendace
dirmi
ella giace,
eli'
BOZZETTI VENEZIANI.
IT.
LA SATIRA.
Stnonano in
giovili labbro
Ironici cachinni
Donna
Nobil mi di consiglio
Di smetter lo staffil.
il
Ah un
pollice di naso
Ma
Volermelo tagliar!
BOZZETTI VENEZIANI.
80
III.
LA PROMESSA.
illustre
Dama,
reo
Ma
il
peccator.
Le cose
ritrarr.
D'oca
E
E
le
penne
il
resto;
l-.OZZKTTI
81
VKNHZIANI.
IV.
Se dei marmorei
giri
Dolce
La
pare
ti
a^^li
Se piaccionti
Canti,
d'
con
Ma
Grata
ti
mesci
porta questa
te
di piacer.
se
una
ti
torni
Dove raccolta
NiEvo.
in caratata festa
Memoria
Non
aperta
archi e di palazzi
Vieni, o stranier,
Air
all'
risi, sollazzi,
Offesa maest,
occhi
floscia venust,
memoria
mai
tal
1'
hai
'
BOZZETTI VENEZIANI.
V.
AI CAVALLI DI BRONZO
SULLA BASILICA DI SAN MARCO.
Forse ad inutil
V arm
pompa
addome
di lieve
di volanti cliiome
Argolico scalpel?
Eternamente
sta.
.Forse lo
sforzo loro
BOZZETTI VJ^NKZIANI.
VI.
AI COLOMBI
Purissimo, o colombi,
Fluir dai vostri lombi
Soffre la fiacca et.
Il
Se
il
ben
dell' intelletto
Vi niega la natura,
Di qual miglior ventura
Non
seppevi appagar?
Qual reggia v' ha che oscuri
La vostra piccionaja
BOZZETTI VENEZIANI.
VII.
DOPO MEZZOGIORNO.
Ritinte, imperruccate
molta,
Due
vizze antichit.
Ohim,
gorgoglia
Fin le Procuratie
Non sembran
una
pi le mie
Di dodici anni
Come peggiora
1'
il
fa!
mondo!
Come
r estiva ambascia
aggreva di per di!
Volea pi dir; ma un dente
Ch' ospite in bocca avea.
Le corse alla trachea;
Fe' punto ed inghiotti.
S'
85
BOZZETTI VENJlZIANr.
Vili.
r.T
Fuggia impensato
Non ne annunciava
Or non mi fate
il fin.
il broncio
Se tra gli inerti e i grulli
Vi trovo ben citrulli
Si chiotti a restar li.
Oli che, vi garba tanto
Batter la solfa al morto?
Almen
faceste corto
Di dodici ore
il
di
BOZZETTI VENEZIANI.
IX.
Lav
la pioggia, il vento
Terse la pietra infame
Or di donzelle e dame
Molle vi striscia il pi .
Ma ai sorger della luna
O quando il giorno langue,
;
lOZZETTI VENEZIANI.
X.
LA CALLE.
Fisica cis]posa,
Ma
la tosse
no
'1
vnol
S7
BOZZETTI VENEZIANI.
XI.
QUADRUPEDI E BIPEDI.
Sul!'
ora
clie le
rondini
Han
di leoni
Di somarello
il
il
nome,
cor.
BOZZETTI VENEZIANI.
xir.
SUI CAFF.
Onde
di se
vergogni
postero minor?
Cile serve delle vinto
Parti, dei lunghi studi
Il
Il
postumo scalpor?
Dannate le mascelle,
Or che la vita imbelle
Sbadigliam pei caff?
BOZZETTI VENEZIANI.
XITI.
ALLO SCIROCCO.
Ma come
in terra
Sconfsse e
Dandolo
Bisantini,
E come il Morosini
Ruppe gli Osmani in mar?
Ali, quel Scirocco un nostro
Peculiar nemico,
Che certo
al
Non osava
tempo antico
fiatar!
BOZZETTI VENEZIANI.
XIV.
IL TOUEISTE.
Compra un pajo
Si sdraja
di guanti,
da Florian.
91
BOZZETTI VENEZIANI.
XV.
venditor
d'
aranci
Ma un
Fuggon
cappelli e amor.
Pulcinella osserva
La sgombra riva c dice:
Il tempo il pi lo lice
Degli improvvisiitor
BOZZETTI VENICZIANI.
XVI.
IL
Passate a stormi
il
nuovo
E un
soldo sbattezzato
il
ponte,
BOZZETTI VIiNEZIANI.
XVII.
IL BURCHIO
DENOMINATO IL FURIOSO.
squallido Caronte,
Perch
si tardo?....
come
un tanto nome
Non anima il timon.
E svergognando gli ozii
L' onor d'
Il
Furioso onusto
Di spazzature immonde
La
Rispondemi il ribaldo,
Ma non le monta il caldo
Come miir
anni
fa!
95
]>OZZliTTI VENEZIANI.
XVIII.
IL BURCHIO
LA DIVINA PROVVIDENZA.
O Provvidenza,
nave
La
Son
cenci,
padron mio
Faranno carte
uscir.
Carta! aggiunsi io
Banco-note, gazzette,
ventole, o ricette,
Dio, che volli dir!...
O....
da farne
BOZZETTI VENEZIANI.
XIX.
O Re
R-e
LE BIRRERIE.
Valpolicella,
paesano
Dove
e brillo,
La Najade fuggi?
D' eretica bevanda
Sozzi fiutando
nappi,
Onde
s'
ammuffa
il
tralcio
nOZZETTI VENKZIANr,
XX.
IL FRESCO.
La
strofa incominciata,
E perdo
il
lieve schifo
Il
Canalazzo intanto
Di gondole s'arruffa:
La folla suda e sbuffa
Gridando i remator.
tal
genia
Pompa, chiasso
e sudor.
BOZZETTI VENEZIANI.
XXI.
SUL LIDO.
O padre mar,
S' intese la
J?er far
da
coli'
arte
natura
te sicura
La
I desiosi flutti
Non moverai di qui.
Connubio espiatori
Gi tu disperi e fuggi
L'
immemore
Sirena.
di spento
amor.
BOZZETTI VENEZIANI.
XXII.
Rive
e campielli
inonda
popolar contento;
Cento barcliettc e cento
Guizzano nel canal.
E delle appese faci
La variopinta luce
Il
navigliier conduce
Al margine
ospitai.
La
gioja al di s'offria:
Notturna fantasia
BOZZETTI VENEZIANI.
XXIII.
l'alba dell'adriatico.
Espero
brilla;
il
mare
increspa lievemente.
Forse dell' alba ei sente
L' alito messaggier.
La prima luce appena
Col volo il crin s'asciuga
S'
Che
Il
E il
sol,
presagio eterno,
La
BOZZETTI VENEZIANI.
XXIV.
Voga
O bruna gondoletta,
E all'eremo t'affretta
Che sorge da lontan.
Canti
non
odi e risa
Tu
Sono
fiorite
le ajuole
ognor.
BOZZETTI VENEZIANI.
XXV.
A GOLDONI.
vero,
tuo rec?
Perch non or
sei
vivo
Che
il
mondo birboneggia
il
Che
jer filosof?
Ora che
sciolta in piazza
Scambietta
la
commedia,
Sonnifera virt?
Sciocco! che dissi?... e quale
Forza or di scherno avresti?
Tacer con noi dovresti
E pianger anche tu!
BOZZETTI VENEZIANI
XXVT.
LA PATRIZIA.
Contro
il
Premi
marmoreo
l'
plinto
intatto seno,
La gondola
sali
giuliva
Ti
Poi tra
le
argentee
stille
101
P.OZZETTI VENEZIANI.
XXVII.
Far
vile e traditor.
Per
me paure
Altro
e oltraggi
non ha l'amor.
Al
BOZZETTI VENEZIANI.
105
XXVITI.
Non
desti invidia
Ecco, gi
il
almen?
mar
si
E Dandolo
che vien!
schiude;
100
BOZZETTI VENEZIANI.
XXIX.
anima mia
almen potria
Far mutolo il dolor!
L'afflitta
Godesse!...
scintillo
Potria la rediviva
Sognar gloria d'un giorno,
E il trionfai ritorno
Di Dandolo e di Zen.
Io guardo sempre al mare,
Guardo per l'aer bruno,
Guardo nel ciel!... Nessuno
Veggo!... Nessuno vien!
BOZZETTI VENEZIANI.
XXX.
AI BAGNI.
si
freschi e gaj
ravvivar
n'
andai
La smorta giovent.
N mai come all'estive
Veglie, al teatro, al ballo
Il lucido cristallo
Si lusinghier
Ma
mi
fu.
Reduce
al queto lare,
Lasciai sul limitare
Tornan
Tornano i
Non
le rose al volto,
gigli al seno;
lOS
BOZZETTI VENEZIANI.
XXXI.
PI ALTO.
Reduce
al queto lare,
Di flaccidi ricordi
Perch ti pasci ognor?
alma giovinezza
Sol colui mai non fugge
Che come 1' ape sugge
Dalle memorie il mi.
Piangi de' tuoi verd'anni
Il bel seren fuggito?
Dall'
Non
ergesi infinito
Oltre le nubi
il
ciel?
BOZZETTI VENEZIANI.
XXXII.
LA POPOLANA.
Rosea fanciulla
ft
esca
Donde quel
volto ottenne
La
Di candide giunchiglie
Chi il rio pi scuro orn ?
BOZZETTI VENEZIANI.
XXXIII.
LA PESCATRICE.
bambino, saggi
Dal petto mio la vita:
Dio non me 1' ha largita
Che per donarla a te.
Dormi; o bambino, dormi
Sui^gi, o
Lunge
pel
mare intanto
mando
Ov'ei ne va pescando
Sul fragil navicel.
Ove l'azzurro flutto
A chi guardando pensa
Sola una cosa immensa
Par coir azzurro ciel. ^
BOZZETTI VENEZIANI.
XXXIV.
PONTE DEI
IL
Sull'
annottar
fSOSPIllI.
la ciondola
Lo smemorato remo
Si perde nell' estremo
Pi bujo del sestier.
La
giovinetta, avvezza
Gi all'amorosa giostra,
Fa virtuosa mostra
Di sdegno e di pudor.
Ma al Ponte dei Sospi
Un sospiretto emise
Dal niveo sen: sorrise
Il
grato vincitor.
BOZZETTI VENEZIANI.
XXXV.
GIARDINI.
poetin, vorresti
T'inganni, o semplicetta!
Cosi del solo un lume,
Cosi del mare un fiume,
Cosi del bosco un pin,
Cosi di bella madre
Sembrai! l' immago i mostri
Come
dei
campi nostri
1}
O Z Z E TX I \ E N Z I A N I
XXXVI.
LA CHIOZZOTTA.
Fu sguardo
Ma
di noccliier.
al sospirato approdo
Cupido
E gli
palazzi e chiese,
occhio intese
1'
Tanto
Che
di ci fu
paga
Schiavo
NiEvo.
io
rimango qui
8
BOZZETTI VENKZIANI.
114
XXXVII.
IL
NOBILUOMO.
Sempre
Rispose la gentile:
Fra lor cercando vado
grado
L' arte ondo grado a
Uomini
E
Farli
il
li
far.
lercio veccliio:
usavamo
Si, ma
noi!
simili a voi!
La donna rimbecc.
un
UOZZKTTl VENEZIANI.
XXXVIII.
sior tonin bonagrazta
(cantastoiue).
(l'Academo
Nel Portico c nel prato
Del vaofo Peripato
Ne<?li orti
Atene cinguett.
Sicch alle greche plebi
Di servit foriero
Umore
battagliero
Di ciarle s'innest.
cicaleccio
ameno
senno popolar.
Or morto lui, chi resta?
Lieve
Ma non
Giammai
risuscitar!
BO^^ZETTI VENEZIANI.
XXXTX.
FORESTIERI.
Un
saltellante stormo
Di Francesini
Che move
Un
arzilli
di gingilli
vario tintinnar,
Un
ibrido miscuglio
Ecco
gli eroi
che in luglio
Ci
HOZZKTTl VENEZIANI.
117
XL.
IL
Menami
GONDOLIERE.
un poco
al fiosoo
Anima ma,
Malizioso
Il
risposo
il
damo:
So cerco
il
tuo piacer:
Ma tropiio
le
padrone
E un
scipido mestier.
BOZZETTI VENEZIANI.
XLI.
LA BAUTTA.
La
voce,
il
Neil' occhio
Sogno
brio dinota,
il
roseo nuota
un
tratto
timpani mi sega,
E con voce di strega
Ho
e lue:
due
un dente sol!
sessant' anni,
Cauterii,
BOZZETTI VENEZIANI.
XLII.
IL
VEGLIONE.
Braveggia Pulcinella:
Rosauva
la scarsella
veccliierelle squinciansi,
predican Dottori:
Guerrieri e trovatori
S'
impalan qua
e l.
Saltellano Pagliacci,
Scimmieggian Meneghini,
Fra garruli Arlecchini
Borbotta Pantalon.
IH)
BOZZETTI VENEZIANI.
XLIII.
RIALTO.
Sguisciando mattiniere
S'alternano il buon di.
E ad armeggiar di frizzi
Il fnttorin le addestra
Che
l'uscio o la finestra
Del pollajuolo
apri.
121
JOZZETTI YKNEJCIANI.
XLIV.
LA GONDOLA.
All'
le
incontrala
domanda:
il
marito
Donde
Vieni?
E colei risponde:
Fui a pregar per te
!
BOZZETTI VENEZIANI.
XLV.
INTORNO AL POZZO.
t'ansi! a nuova
Venuta montagnuola,
Emerita acquajuola
Venia chiedendo un di.
Come
Oliim!
rispose quella,
monti
Le limpidette fonti,
Il sol non trovo io qui.
Sibben di
Ho
Ma
lesti ganzi
intorno una dozzina,
se mi san meschina,
Nessuno mi vorr.
Sciocca! imbracciando i se
Rispose la compagna;
Le nozze alla montagna,
La dote
qui
si fa!
BOZZETTI VENEZIANI.
XLVI.
IL GRECO.
Assediato
il
Un Greco
scuriscione
Mi date un
tal rifiuto
Senza perch?
le
chiese.
JiOZZlOlTJ VENIOZIANI.
XLVII.
IL
PONTE FERROVIARIO
SULLA LAGUNA.
ignivoma
versiera,
Apparo
giunge:
come
Che
Tema
Il
e speranza invade
dubbioso cor.
I
]{
OZ Z E T
N R Z I A N I.
TI
XLVIII.
FRAllI.
Moveva
1'
altro
di.
Sorte bizzarra,
ei disse,
giucca all' altalena:
Ne
Son
trecent' anni
appena
chi
biasmava
in lui
trascorrente segno
Plora or caduto il regno
Il
BOZZETTI VENEZIANI,
126
XLIX.
Donna
gentil
mi
chiese,
Ti piace Giambellino
Risposi:
Gli divino!
Tiziano?
L'anima
Si
India
col guardar!
Si!
ami tu?
soggiunse;
come, aggi
dissi. E
N ancor
1'
si
d,
annua
de' quadri
Scusa,
diss' io
L'avea scordata
tossendo
gi.
BOZZETTI VENEZIANI.
127
LA VISITA.
Nina,
bellezza bella,
Con qual
piacer
vedo!
ti
Viscere, te lo credo!
Un mese senza te! ~
Di' due! Mo' proprio
Uh come
!...
vero!
tempo scapila!
Perci mai non ti accliiaiipa.
Glrazie!
il
Ehi Zanze,
il
caff.
g:liiotta!)
Si, cara....
mille.... (al
Come?
ten' vai
un
si
presto
bacio.
diavol
va').
Questo
BOZZETTI VENEZIANI.
LI.
ca' FOSCARI.
Qui stette;
O turpi rimembranze
Degne di pianto al par!
Da Missolungi profuga
Forse la larva afflitta
Una
129
UOZZETTl VENEZIANI.
Lll.
ALLA Ol-D?^PRO.
come un sogno
Che d' iridi trapunto
Tenga il pensiero assunto
Sei bella
trasparente vel.
Misteriosa sei
Come una statua argiva.
Cui vuol ciascuna diva
Il proprio nome dar.
Quando la luna bacia
Gli aerei tuoi triglifi,
Sembra che
il
suol tu schifi
BOZZETTI VENEZIANI.
LUI.
LA REGATA.
Come bambina
in culla,
ninna e si trastulla
La mobile citt.
Vaghe, ridenti donne,
Si
varioiiinti arazzi
Quasi aspetti
11
Doge
sol
1'
anello....
non
v' !
BOZZETTI VENEZIANI.
LIV.
ALLA FIORAJA.
Si allegra regi'on!
fu culla Siena,
ti
131
BOZZETTI VENEZIANI.
LV.
IL
PALAZZO DUCALE.
Or
di curiosi un volgo
Profano vi passeggia,
Signore della reggia
E un vecchio Ciceron.
E narra che in Senato
Portavano porrucca,
E avean sempre
ragion.
BOZZETTI VENEZIANI.
LVT.
l'
arsenale.
Ma
Gi
E
Il
gi Venezia sconta
secolare ardir.
Vedrei
le
vuote luci
BOZZETTI VENEZIANI.
LVII.
IL
TEATRO LA FENICE.
Nella Mitologia
Apre
il
lunario allor.
135
BOZZETTI VENEZIANI.
LVIII.
SUL PARTIRE.
lidi
cokS!
BOZZETTI VENEZIANI.
136
LIX.
AMMENDA.
tu clie
Amo
come
VENEZIA.
culla
E
Non
disperato amor.
BOZZETTI VENEZIANI.
LX.
EPILOrxO.
Amore
un
solo affetto
Non
Suadono
l'obblio,
Insegnano
rane or.
si raggrinza
Come sensibil erba
Cliiuso del cielo serba
Ma
Il
il
il
cor che
vivido mador.
108
AD ARNALDO FUSINATO.
d'
ogni sapore.
139
AD ARNALDO FUSINATO.
rnaldo,
Come
il
la luce d'
dell' arte,
un meriggio
estivo,
parte
Si limpido risplende in ogni
scrivo.
Che, dove hai scritto, io vergognando
nzi,
Castelfranco,
parler, dovessi
Le poetiche ova a
Io parler,
Dar sempre
)irai:
si,
fiato agli
Deh perch
argomenti
stessi!
Cotanto
il
3h se
il
di quelli
Ma non
Da
AD ARNALDO FUSINATO.
140
Poi
finito
ella
eli'
ha
di vagheggiarli,
Ma
slattarli.
L' acre
magia
delle fischiate
impara?
Uno
rime
di
ttien
il
lo inzacchera a casaccio,
plauso della sala; e gli occhi
Ne piangono
invece
Che
s'
accarezza
il
parolaio
AD ARNALDO FUSINATO.
141
aman
le sposo; le zittelle
I mariti lo
adorano
li
1'
amano;
e le vecchie:
manda allegramente
a letto.
il
Ognuna
se gli
appende ad un bottone.
Di
tutti
sfregandosi
Van borbottando
le
in
una
botte.
palme
si fa
se noi
gettiamo
il
dado.
AD ARNALDO TUSINATO.
142
I pi
(come
il
come
il
vetro
Oh
143
AD AUNALDO .FUSINATO.
)l
per
me
-Orlano
1'
mi tempran
l'ira.
AD ARNALDO FUSINATO.
E armonico
Un
La
L'
amor che
Ma
Attendo
il
fine delle
mie promesse.
Non
voi,
Torcono
143
LA STREGA.
Adorando
s'
Sotto la
Che
dall'
incurva
di Dio la veccliierella,
alba al tramonto i secclii sterpi
man
Volan
le dolci
occhiate,
No^
la scherzosa rissa
De' nipotini.
Morte
10
LA STREGA.
146
Che intatta
ai vivi lascia,
del sonno
il
ristoro
Compensa almen
le affaticate ciglia
femminil triocca,
il bieco sguardo
Accompagnan dell' umil vecchierella
Ahi dei sudat
Il passo grave e tardo.
Griorni all' estivo dardeggiar del sole,
Della senil sciagura
Che le tolse ogni bene,
Come a innocente lodoletta il nido
Froda volpe rapace,
Premio turpe e sinistro a lei rimase
Di fattucchiera il grido!
Il bisbigliar di
LA STREGA,
147
Guardando:
odi, figliuolo!
t'
lieto
il
loro
ha voluto
Onde
LA STURGA.
148
Il
Si
Con
parole
il
Glie svegliasi
giovane addormenta,
mattino
il
La vecchierella il vede;
E immemore del freddo, e dello stolto
Mondo e del lungo digiunar contenta,
Ringrazia Iddio che dielle oltre la fede
La compagnia
di
questo
SantarcUo modesto.
FILOMENA.
IPareva
un
Si ricordasse il sole a
Tanto tiepidi e molli
'
Volgeva
I
il
verno
ai nostri colli
raggi fuggitivi;
Quando
mezzo
Sedette Filomena:
Sedette all'arcolajo
FILOMENA.
150
Famigliuola discesa
Era
magra inopia a
la
Ma la
farle offesa.
Sar la Provvidenza:
Di madre a questo, di consorte a quello
Vece terr
L'amor
1'
s'
aspetta!...
Animo
Poich nessuno
FILOMENA.
151
Vi ringrazio rispose
donzelletta
in petto
Chiudo altra cura, d' accasarmi schiva.
Cosi non dir soggiunse l' altro e i^cnsa
La
di suocera infesta o di
Doppio poter
t'
cognata
attende
e le
pi dure
me maggior
allor
l'
onesta;
ventura
stolta e cruda
Femmiiietta!
soggiunse
L'irato amante
Oh perch mai mi punse
Desio di te, se mille
152
FILOMENA.
vistose
le spose.
mondo
Il
Prima
di
caschi, e ancora
Pasqua metter
A fanciulla
di te pi
l'
anello
ornata
e bella!
damo;
il
memoria
di
mia madre
ingrata!
Poi quando
Rape
Karr la Filomena
Del giovane l'inchiesta
Oh
scioccherella!
il
suo
qual mai
Bella sorte hai perduto!
GridoHe
rifiuto.
il vecchio
allor;
rai
15J
FILOAIENA.
Al bambin
Un pane,
clie
"Del genitor
Ed
ei
che la comprese,
Posando un bacio,
Troppo,
le rispose
peccato, o figlia!
Ma alle parole gravi
Contraddicean per gioja
Lo lagrimosG ciglia.
Amaro
ROSA.
azzurra
circuendo 1' ombreggiata sponda,
Dove solo susurra
Laura tra fronda e fj^onda,
O canta il capiner, se da lontano
Fischiando non lo turbi il mandriano.
S'allarga verdeggiando
Sotto
Va
Dall'
una banda
il
prato,
E vengono
D'
olmo
in
s'
asconde
olmo danzando
Andarne via
giulivo.
il
rivo
'
ROSA.
155
quando fuggiva
delle brume,
Posar nei di festivi all' erma riva
Di Rosa forosetta era costume.
l,
La stagion
Non
il
Branco
Ma pensile
fra
verdi
Sempre
156
UOSA.
Vide
le
passerotto
Ma un
di turb la
11 frusciare d'
un uom dentro
le fratte
Si stette
il
giovinetto
tremante
Intento in
lei,
Come una
Gildo!
ridisse la fanciulla:
e'
pare
Sapea
Ieri vi vidi, e
nulla dir
I'
v'
il
venni, Rosa,
occorse; --
Soggiunse la donzella:
Vi vidi alla fontana,
Quando bevea la mandra
L'acqua indorata dall'occiduo sole,
E poi sul i^raticello ove convenne
Delle fanciulle
il
fiore
vago
157
ROSA.
cantaTtimo d'amore.
voi?
D'amor cantaste
-
chiese
il
garzone.
(Poi sulla
Arrossava
il
tramonto,
e la fresca
ora
sia
non sapete;
cielo;
Il
Le
fa
mamma piace,
scoverto, ed io
Gildo,
li
Ma
miei.
158
Cose
ROSA.
elle dir
Non
so....
vorrei!?
non mi sovviene
Non pass
al focolar
paterno
garzoncel protervo.
Furono
santi
vod
Oh puro Amore, oh
La
159
ANNA.
Su questi ermi
ospitali
E
E
manca
alzando,
Veniano
pigri buoi
160
ANNA.
Veniali solleticando
N per cader
Dal fresco
diti suoi.
di brine
viso le
cadean
le rose,
Sempre in traccia di
Delle amiche gelose
lei
correano
rai
Venne
alfn
Primavera
E
E
del giorno
Gi varca la stagione,
E il volubil garzone
IGl
ANNA.
Ode
stanze,
il
riso le
narra
Dell' infedel
-Colla
E
E
le dolci
canzoni,
splendor promesso
Delle nozze, e la mensa,
La poverina intanto
Arrossa, e si fa scialba,
lo
Come
la stella eh'
NiEVO.
canti e
compagna
suoni.
all'alba.
11
ANNA.
162
La
E
E
pupilla s'allarga,
i ginocchi,
corpo macilente
Invade il gel di morte.
sciolgonsi
il
Non
Figlia
fratello
dinanzi a Maria
Prega la sorellina
ANNA.
La
d'
amore
pastorella muore,
con
flebile
voce
Come
gi Cristo in croce.
LA MAMMA NUTRICE.
Che
al sen la
colla
man
bocca apprende
piccina
A pingerlo
d'
un
riso.
del tutto
LA MAMMA NUTRICE.
Ma
la stretta
s'
allenta
nel lasciar
^gli
a s la
man
ritira.
166
LE DUE BLMBE.
mena
r.t?
DtJK BIMHF.
Come
taloi-a in terso
Picciol
Varia
cammeo
d' eroi
figura
ventura.
scegliere
non
oso.
107
LE RONDINELLE.
Di rondinelle gaje
il
cornicion natio
Sonavan lietamente
Incontro al sol nascente
Era la
E r ilare tenzone
D'amor che le trastulla
MenoUe sul balcone
IGO
LE RONDINK.LLi:.
La
bella
Da quel
E disse:
addormentata
garrir fu desta.
Ahi
sciag:urata!
D'un
tronfio titolato;
Ma
pi crudi rimbrotti
Ebbe da quel dolente
Che nelle cieche notti
Vivea
di glorie spente,
la d'iarna vita
Aveva
D'una
triste assai
serie infinita
Di sequestri e di guai.
Fu
D'un mercator
fallito
Sull'alto davanzale;
LK
al
RONDINl^LLtil.
balconcel fiorito
d'
aria
D'insonne ottuaj^enaria;
all'abbain d'un lercio
Sartor, che appena scosso,
Ru^^gir si sente addosso
La tassa Arti e Commercio.
'isser le
disgraziate:
Finora
dappertutto
Ma andiamo
lutto.
alla vetriera
lai
cosi sonori
Mesceva
ai nostri cori.
LE RONDINKLLE.
Una
fotografia
Di Lazzaro appari a.
Puro non vide appena
L' aligero drappello,
E squadrando
in cagnesco
Quelle augellette grame,
Tir gi fresco fresco
Un apologo infame,
La penna smozzicata
Cosi stridea sul foglio,
la coorte alata
N' ebbe tema e cordoglio.
Ahi! gemean di soppiatto
Che
LK RONDINELLE.
172
Dove
il
dolor e
l'
ira
Che
il
Di questa
sepoltura!...
SUI COLLI.
11
santuario umiie
Nell'ultimo riposo
Come greggia all' ovile
Rauna
I
al colle
ombroso
morti poveretti
Talor la campanella
Scioglie la voce e pare
Che dica: anco una stella
174
SUI COLLI.
Un romor
di viventi,
L sembra
indefinito
candide strisele
Dei torrenti frammezzo,
Quasi assopite biscie
le
Precipitano
S'arretran fuggitive
Le genti
dalle rive.
SUI COLLI.
Di quattro pellegrini
Diversa compagnia
Per que' sentieri alpini
Cercavan poesia;
Questa in donnesca foggia
Con lor cantando poggia.
La Poesia
in gonnella
Certo saria
Ma
men
bella.
Valle che
a'
Vaghissima
piedi tuoi
si
spando
Sopra
il
letto de'
morti?
SUI COLLI.
Cosi
Si
gli
sx)ii-ti
amanti
BELLEZZA ISPIRATRICE.
I.
un di por quali
Virt, per quali pregi
Fosse da dotti egregi
CcM"cava
Levato a
Amor
cielo
che
il
amor.
mondo
tristo
il
rossor.
all'iterata inchiesta
S'
apriva
il
grande arcano
Stringeva
NiF.vo.
12
BELLEZZA ISPIRATRICE.
II.
Un
pascolo
Margine
nn
poi^ileo
verdeggia,
Della belante greggia
Meridiano ovil,
Fra le curvate fronde
L' azzurro ciel profondo
Ecco qual vede il mondo
clie
La
iDastorella umil.
Al pensieretto vago,
All' animetfca pia
S'
Un
orizzonte sol.
Ma
dov' un'
ombra
il sol.
BELLEZZA ISPIRATRICE.
IIJ.
Di lusinghiera accorta
Ottenebra
Splende
il
seren.
al teatro al ballo
Bellezza altera brilla;
In mille eroi, favilla
D' insidioso ardor.
;
La venust pudica
D' un' ancelletta santa
La mente innalza e canta
Melodiosa
in cor.
BELLEZZA ISPIRATRICE.
IV.
Martire
craccio eterno,
chi
ti
cerca in viso
Di frivola sirena,
Splende il tuo lume appena
Dove
BELLEZZA ISPIRATRICE.
V,
La femminil
bellezza;
Ma
in
amor!
LE MONTAGNE.
all'
ombra
Meridiana, un breve
Sonno
la
mente ingombra
E prima un ampio
Spazio
d'
s' apre
erbose chine
Pendonle
snelle cajire
Lo pastoreccie
stalle.
LE MONTAGNIi:.
piccioletti sta^^ni,
Del
ciel
posa
s'
addorme;
Sensibil vi rimane
La
Ed
celeste
aura inane.
L'
L!
disse;
ABISSO.
e la protesa
Mano scorgea
lo
smalto
Donde
il
monte
dall' alto
Precipitoso piomba
Sul torrente che romba.
di l si rialza
La
ripa e
Su via
si
contorce
di balza in balza:
L,'
ABISSO.
Lo
strepitar dell'
onde
monte che
Mugolando risponde
Contro
il
d'
ira
Ed
mondo,
Di me che la reggea,
Di s immemore, forse
Ad
1/
ABISSO.
lo dissi,
sedette velando
Le sognanti pupillo
LA MAESTRA.
Ecco or
eli'
io lodo.
tinse il pennello
Nella mia rimembranza,
E qui specchio del bello
Gli fu la mia sembianza,
Nel pensier di me sola
Qui smarr la parola.
LA MAESTRA.
qui r
In
Il
anima
me
tutta
converse: invano
giudizio rilutta.
Sacrificar la
Mal pu
all'
Ci che da
mano
idol dell'arte
me
si xaarte.
Ma ohim
Occhi
tai cose io
L'
ADDIO.
Cagion forte
di lai.
l'
Un mar
addio.
gonfio la vita,
alma
Almen
Si la
sorvoli! --
speranza
Ma geme una
E
Geme
aneli' essa,
promessa.
giri
il
tesoro.
LE NUVOLE.
Acceso
il
sol
tramonta,
Metton
Ed
eccole vagare
conflitti e di
danze.
LE NUVOLK.
r
103
LE QUATTRO STAGIONI.
I.
li di
riconsiglia ai ghiri
Gli squallidi
ritiri.
Che r
aria
Speme
Il
d'una bionda
di sol colora,
La
13
LiE (liUATTliO
STAGIONI.
Ma
in
La
Che
Solo la rimembranza
E il sol disf la breve
Vision come neve.
Che
risx)londea
d'
amoro
L.
t^UATTKO STAGIO^'I.
IT.
Non pi
la rosea sprezzo
Felicit briaca
Il
amor procace.
Di vendemmiar i negri
Grappi da ombrose fronde
Di crre baci allegri
Su labbra^rubiconde,
E di cinger puranco
La mano
irata ei tende,
traballando arriva
La
bella fuggitiva.
LE QUATTRO STAGIONI.
Torcono
le
compagno
III.
Non
Dove n'and
la
va^a
Pastorella discinta,
Dove
il
Disse:
labbro
Il mio
eli
a lei
ben tu
seiV -
Al pallido fogliamo
Di lanciuUe maligne
Un lusinghiero sciame,
Ma r anima con loro
Non cerca pi ristoro.
E
desio sospirando
mi si ripone,
Come chi stranio bando
Muta in patria prigione,
il
In cor
E quell'ombra sparuta
Di libert rifiuta!
Prigionier fortunato!
Tu vivi almen nel caro
Paese ove sei nato.
Ma
Tregua
ai so.spir,
non
trova.
I.E
QUATTPwO STAGIONI.
IV.
Eppur io l'indovino
L'amor che in noi propag
Lo spirito divino!
Quando la luce allaga
purpurei orizzonti
Degli itali tramonti.
Calmo
lo veggo e santo
In semplici dimore
Fecondarsi col pianto
Tornar col
fin sull'
riso in fiore,
ore estreme
Coronarsi di speme.
Schermo
alla
vacua morte
guerreschi ludi,
cittadini studi.
I.E
QUATTRO STAGIONI.
Ahi gi vieta
la nebbia
veder come prima;
Il pensier mi si annebbi
Mi scappa via la rima,
E Monna Luna torna
TI
squadrar^'i le corna.
200
DAGLI
AMORI IN SERVIT,
I.
Leggiera come
1'
aria,
DAGLI
AMOl.'I IX .SKKVIT.
n.
Lo ve^go! un
pazzerello
tremo,
e tutto
invan.
Di pi robusto imprese
Vile, rifiuto il peso.
Stolto a fantasmi inteso
Non
curo
Mentre
il
i
buono,
il
ver.
censori miei,
202
DAGLI
AMORI
IN SERVIT.
Rivolgesi repente
Quello cui passi accanto
Come sentisse un canto
Venirgli in mezzo al cor.
Chi d'un tuo sguardo lieto
Imioallidisce, trema,
E torce i rai, x^er tema
Forse del troppo ardor.
Colui
Non
otterr piacer.
DAGLI
AMORI
IN SiCllViTL-.
IV.
Amazzone superba
Veggo venir da lungo
Che collo spron ripunge
L'alato corridor.
Sventola il velo, ondeggi
Lo
strascico cadente,
Ma
gi r altera preme
L'intrepido ginoccliio;
Un
Sogno
memoria
gi.
DAGLI
204
AMORI
IN SKIiVIT.
V.
non
lio.
superba ij^nara
Tutto lio donato; acerbo
Solo un dolore io serbo
Che rinnegar non so.
te
Sempre
infelice io son!
DAGLI
AMORI
IN SKItVITLJ.
VI.
Sempre
infelice!
colpa
DAGLI
AMOKI IN SERVIT-
VII.
D'armarsi
e di salir?
romano
Andiam! Camilla,
Tu
Io
volto
gli spenti
ardir?
Clelia
Bruto o Gracco
Giuro nel volgo fiacco
Far impeto o siDirar!
Ecco gi il popol rugge....
Ohim!... son battimani....
Stenterelli romani,
Ksciamo a ringraziar!
sei.
JJAGLl
AMOKl
IN
SlOUVm;.
Vili.
ulLimo ascolta,
Cui colla luce tolta
Il ibrido
Immemore, tenesse
Un puro spirto in duol!
Ma se di un tanto fato
nodo in me riposa.
La Morte fo mia sposa.
Il
Fuggo contento
il sol.
DAGLI
AxMORI IN SERVIT
IX.
Mandi
alla terra
il
sol;
DAGLI
AMORI
IN SEflVlT.
X.
Da pendula
vitalba
Spiccando un primo
fior.
Braccia,
turgente seno,
e pieno
Di spensierato amor.
Il ciglio
il
umido
Le davano figura
D' un angelo venuto
cogliere
il
tributo
Ma
il
Cadde,
NlEVX).
e d'
alcun non
fu.
14
210
DA LUNGE.
I.
Quando ripenso a
Poco
.
Or da
D'un
211
DA LUNGE.
IL
56 (la
Non
ti
rapiscon
1'
alma.
Qui
Certo gli
un sogno,
e via se
'1
porta
il
vento.
212
DA LUNaR.
ITT.
al guizzante
DIAMANTE.
Trovo
agli affanni
Sempre nova
miei
radice.
m'
ama
Increscioso, ingrato,
Tiranneggio la brama
Di chi il suo cor m'ha dato.
Una
leggiera punta
Di duol r anima inferma
Fa d'ogni ben disgiunta,
E nel mal la conferma:
DlAiMANTE.
214
non penso
Quel ben che nel goderlo
Senza confine immenso
Mi parca di vederlo
ingrato.... pi
Oh
Ne indovina
la piaga.
DIAMANTE.
Aneli' io, povero figlio
mi cibo
Vacui pensier del nulla,
dei tetri
E il nappo
Dell'
avido libo
Eterna Fanciulla.
L'
215
DIAMANTE.
Ed
M'
affiggo allor
Morte
con ciglia
che lento
al foco
gemere di questa
Lntissima agonia
Pi disperata e mesta
Fa la melanconia.
il
DIAMANTE.
Ed anche
minor
or sotto
di Ipro.
vuoti
Dalore, disperanza
Desio baldo e senz' ale
E morte alfn sua stanza
Porr sul mio guanciale.
Ma un diamante ho
Che per
nel core
stretta di guai
O peso di dolore
Non sar infranto
Un diamante ho
mai.
qui dentro
Nella cui luce biantia
Come corpo a suo centro
Posa r anima stanca.
DIAMANTE.
Sol
clie le
Ho
braccia al collo
ultima amante;
dell'
Ma non mai
Ad
altri il
lascierollo
mio diamante,
come.
adoro
D' un amor senza nome.
Il
dove,
So
eli'
io
il
1'
amo
1'
il
AMOIU OAEIBALDINI.
PROEMIO.
Questo librattolo
Da
Lettor gentil.
D' un volontario
Sotto il vestito
So eh' partito
Bianco in aprii.
Di tronchi e sdruccioli
Arabescato
So eh' tornato
Col suo padron.
AMORI GARIBALDINI.
Ora
de' meriti
De'
falli sui
Chieggo
Lode
io per lui
per don.
il
tuo,
1'
altrui dolore
La toner
sorella
AMORI GARIIJALDINI.
occhio appena
paterni lari
Rinnovi al pi le lena?
Sedici anni non hai
Porcli, se
Torna
1'
ai
insalutati
cari
Nidi abbandonerni?
Emulator
Ed
ti
fai ?
il moschetto
bianche mani
saio sopra il petto?
or perch
Hai fra
E il
le
non hai
insieme ai veterani
Sedici anni
E
In
Non
campo
balzerai?
AMORI GARIBALDINI.
Tu non m'
odi:
Mandi,
e a
un ruggito
pugnar t' appresti.
Dato
all'Italia avrai.
sosj)irar.
AMORI GARIBALDINI.
D' aura o di
225
mar lamento
Si armonico non
Che superi il concento
,
l'
epigramma
un monello
d'
e bellini
Hanno
una
baffi di
Di bucato
Ripulita
il
paglia.
capecchio,
collaretto,
come specchio
dal cielo
il
buon Radeski
Capovolti e duplicati
Pu vedere i suoi Tedeschi
Sui stivali inverniciati.
Per
fai:
si
ottima figura
prode e bella armata
D'
NiEvo.
15
2213
AMOUI GARIBALDINI.
Ah
Mi creda morto
d'
asma
o d' etisia,
AMORI GARIBALDINI.
227
A UN BUON SIGARO.
ler
io
moro.
Oggi
ti
io sia.
AMORI GARIBALDINI.
228
Come due
AMORI GARIBALDINI.
229
IL
TESTAMENTO.
LA FIORAIA CIECA.
La povera cieca
Non baci od allori,
Ma
solo vi reca
Un
canto
e dei fiori.
AMORI GARIBALDINI.
Se
il
giallo ed
il
nero
voi la conduce
Fratelli di fede.
Volete la rosa,
La mammola, il giglio
Son tutti una cosa
IL
GENERALE GARIBALDI.
Ha un non
so che nell'occhio
a mettersi in ginocchio
la gente,
Sembra inchinar
AMORI GARIBALDINI.
Pur nelle
folte piazze
Girar cortese, umano,
E porgere la mano
Lo
sa
mutar
di stile.
Stanchi, disordinati
Lo attorniano talora
Lo stringono i soldati:
D' un motto ei ]i ristora.
Divide i molti guai,
Grli
N si fu accorto mai
Che fossero cenciosi.
Conscio forse il cavallo
Di chi li siede in groppa
Per ogni via galoppa
N mette piede in fallo.
AMORI GARIBALDINI.
tal fiata
Che
infinita direste?
Luci avvampa
Delle
del
il
desio
Pampas immense
bel mar natio?
Ingombran
memorie
orizzonte
Di queir altera fronte
1'
Oh numi
Idoli
d' altri
tempi,
empi
AMORI GARIBALDINI.
233
UN PENSIERO PER
ME.
Quando
fischiano le palle
AMORI GARIBALDINI.
234
LE TRE EROINE.
Talora
il
suo ritratto
D'un bacio
risaluto;
Da
volto
si
si
muto.
stringe.
innocente!
si
leggiadre
le letterine
Che rade
ella
mi manda,
Ma
Poi traggo
suoi capelli
li
ho
chiusi.
Ma men
neri di quelli
Li ebbe forse Giuditta, e
men
profasi
Sventurato Oloferne
e la
sua fede!
AMORI GARIBALDINI.
235
UNA MEMORIA.
Or che notturna scolta entro le brune
Nebbie m' avvolgo, e sui schierati campi
Vedo guizzar
fortune
primi lampi,
dell' itale
Rise con
ella.
D'amor
Di sue carezze
[
ciascuna di
languente.
innamorava
onde tremolanti
queste armonizzava
1'
Gremiti e canti.
si facean tacitamente cupe
Sotto gli scogli. Quinci orrida, in alto
Sorgeva, e quinci ricadea la rupe
Ila
f
-
Co mortai
salto.
AMORI GARIBALDINI.
236
marina riva
Porgea la prora, come un cigno stanco
In esso o cara, la tua man m' offriva
Tu sedevi da poppa
Da me
E sovente
pur anco ad
sovente.
altri
volta
La tua
D'
un
Guarda
s'
io
t'
amo!
Oh quante
Piene
d'
Di fantasie,
anima sorpresa
d'amore
di volutt,
Fiamjpcia fa accesa.
AMORI GARIBALDINI.
237
nume
Secoli cresce.
Oh come mai
l'
Dall'altra?
Confuse insieme?
Ben mio,
te
ne ricordi?
Il primo
giorno
Al cor
lo sento.
A CAVALLO.
Su a cavallo, a galoppo, a carriera!
Dove ancora s' asconde un nemico
Dov' ritta 1' austriaca bandiera
A galoppo, a carriera voliam.
Su compagni! di secoli antico
E queir odio che in cuore portiam.
AMORI GARIBALDINI.
238
Eran
Come
lupi notturni
all' ovile.
Lo splendore
Un
sangue sembr.
riflesso di
La sventura ebbe
Finch prode
il
taccia di vile
furor
si
chiam.
Contro
La
Il
Un
AMORI GARIBALDINI.
239
grembo materno
Lo straniero ad odiare imparammo
Che bambini con nomi di scherno
Balbettando
Che
femmo tremar,
li
patiboli adaiti
sfidammo
figlio
s'
allarga infinito
mondo
Gli rispondon la
a destar.
Senna
Non
mariti,
Tutti
d'
non
figli,
armi son
Guardan mesti
Ma
non
e la
il
Neva
mar.
padri,
campioni
figliuoli le madri,
fatti
Fremon
1'
AMORI GARIBALDINI.
240
belli
Dov'
ritta
recate
mortifero stuol.
Cacciatori dell'Alpi, sian liete
Per voi r Alpi d' un libero sol.
il
GUARDATI.
Verginella
Tanto bella
241
AMORI GARIBALDINI.
quei cari
Si;i
Volontari
Spandi pur
le rose e
Metta un premio la
Ma
gigli;
virt.
la rosa
Rugiadosa
Glie
Ma
ti
i
li ascondi
Putibondi
Dell,
Garibaldi
Sempre
saldi
Ma
all'aspetto
un visetto
Ghe innamora, clie abbarbaglia
Non li pu pi trattener!
D'
NiEVO.
16
AMORI GARIBALDINI.
242
VILLAFRANCA.
fremente
Cieco gli ocelli di pianto, il cor
come al labbr
Di bestemmie e d'insulti, or
Sovvien la. nenia dell' inutil verso?
arcan
cosi fratelli; e dalle
Pure
dell'
Profondit
Tempesta
anima,
1'
orrenda
sublime
Echi piangendo un'armonia
Como nel pi remoto acre s'accorda
A sublime armonia 1' ira dei venti,
del cielo.
L'onda che mugge e il fulminar
Ma non
eran questi
miei pensieri^
La fortuna
Vittoria e
il
intorno
aura serena azzurreggiava
scorgeva lo sguardo alle nevose
Cime dove menar fidammo intera
L'
Venia modesto
AMORI GARIBALDINI.
Soldato a queste
Con nome
mura
ospiti e accolto
presagio
cor n' avea.
di fratello arra e
D'itala fratellanza
il
Ma
Campi primaverili
al biondeggiante
addusse come accorta madre
Che dai vergini sogni al roseo rito
Dell'imeneo le figlie sue preclara.
Luglio
Oh
ci
ciel
mar
sereno sempre,
cinti d'ulivi
e le
incantate
2U
Valli, e
AMORI GAUIBALDINI.
r insito
I portenti dell'arte, e
il
senno antico
Degno, verace
il pianto.
E lunghe ancora
lagrime, d'Italia
Espiatrici, o Martire dell' Adria.
Oh quante madri sulle tue marine
T'aspettano
le
o regina,
AMOKI GAKIBALDINL
nel sicuro
memorar
di Dio.
AMORI GARIBALDINI.
246
Ce
lo x^roduHse e
Lo fecond?
dove
Miseri!
sangue nostro
non a tutti
il
Dato
FINE.
INDICE.
LE LUCCIOLE.
Alle mie
figlie
Sopra Domiziano
e le
mosche
micino
In viuo veritas
La nebulosa
26
22
Il
gran madre
L' allegra morte
I^a
Ad
L'
del pianto
sinfonia della
La
iri
Le scimmie
Norma.
milanesi.
30
33
38
40
43
65
70
248
INDICE.
Bozzetti veneziani
Pag.
78
79
80
IV.
V. Ai cavalli di bronzo sulla basi-
81
I.
II.
III.
Prologo
La Siitira
La promessa
La piazza di San Marco
lica di
VI. Ai
San Marco
colombi
della
82
piazza
San
Marco
83
tono
le
84
del-
orologio.
85
86
l'
XIIL
Allo scirocco
XrV. Il to ariste
XV. La Elva degli schiavoni
XVI. Il traghettante
XVII. Il burchio denominato /^i^if rioo.
XVIII. 'ihwvcho La Divina i)rovvidenza,
XIX. Le birrerie
XX. Il fresco
XXI. Sul lido
XXII. La sagra del Redentore
XXIII. L'alba
XXIV.
Il
Adriatico
Manicomio dLSan Servolo
dell'
XXV. A Goldoni
XXVL La Patrizia
XXVII
87
88
80
90
91
92
93
91
95
96
97
98
99
100
101
102
103
104:
2id
INDICE.
XXVIll
XXIX
XXX.
rag.
Ai bagni
107
XXXI. Pi alto
XXXII. La popolana
XXXIII. La pescatricc
XXXIV.
II
108
109
110
Ili
XXXV. I giardini
XXXVI. La chiozzotta
XXXVIL
II
105
106
112
113
Ili
nobiluomo
tastorie)
XXXIX.
116
I forestieri
XL. Il gondoliere
XLI. La bautta
117
118
110
120
121
122
123
XLII. Il veglione
XLIII. Rialto
XLIV. La gondola
XLV. Intorno al pozzo
XLVL
II
XLVII.
Il
greco
guna
XLVIII. Nella chiesa dei i^'rar/
XLIX. La mostra di Belle Arti
L.
La
visita
la-
124
125
120
127
128
121)
LUI. La regata
130
131
132
133
13-1
250
INDICE,
LIX. Ammenda.
LX. Epilogo
Ad Arnaldo
La
Pag-.
A Venezia
Fiisinato
138
145
strega
Filomena
Rosa
Anna
La mamma
135
136
137
149
154
150
164
IGG
nutrice
Le due bimbe
Le rondinelle
1G8
173
Sui colli
Bellezza ispiratrice
177
Le montagne
182
L' abisso
184
La maestra
187
189
L'addio
Le nuvole
Le quattro stagioni
Dagli amori in servit.
Da lungo
191
193
200
-'10
Diamante
-13
AMORI GARIBALDINI.
Proemio
221
222
224
Ad nno
che parte
Sopra ogni cosa
sui
soldati
225
INDICE.
A un
I
buon sigaro
piaceri d'una volta
II
testamento
La
fioraia cieca
generale Garibaldi
pensiero per me
Le tre eroine
Il
Un
Una memoria
cavallo
251
Pag. 226
227
228
229
ivi
230
233
234
235
237
Guardati
240
Villafranca
242
Il
II III
Olii! 57621331