Sei sulla pagina 1di 3

Andare a Cana

ozze di Cana, 1563. Una descrizione dell'opera si trova al termine della meditazione sul Vangelo.
17 gennaio 2016
II domenica del tempo Ordinario - anno C
Gv 2,1-11
Commento al Vangelo
di ENZO BIANCHI
1 Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Ges. 2Fu invitato alle
nozze anche Ges con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Ges gli disse: Non hanno
vino. 4E Ges le rispose: Donna, che vuoi da me? Non ancora giunta la mia ora.5Sua madre disse ai
servitori: Qualsiasi cosa vi dica, fatela.
6Vi erano l sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a
centoventi litri. 7E Ges disse loro: Riempite d'acqua le anfore; e le riempirono fino all'orlo.8
Disse loro di nuovo: Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto. Ed essi gliene
portarono. 9Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non
sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua - chiam lo sposo 10e gli
disse: Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si gi bevuto molto, quello meno buono.
Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora.
11Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Ges; egli manifest la sua gloria e i suoi
discepoli credettero in lui.

Per chi comprende il brano evangelico delle nozze di Cana nella sua intenzione pi profonda, risulta sempre
imbarazzante sentirlo proclamare nelle celebrazioni dei matrimoni. Perch? Perch, se lo si legge attentamente, ci si
accorge che mai appaiono in esso uno sposa e una sposa che agiscono o sigillano il loro matrimonio nellalleanza. La
sposa non mai nominata, mentre allo sposo viene rivolta solo una volta la parola dal capo tavola, ma egli non ribatte:
una figura senza voce, senza carne, senza corpo, come se si sottraesse alla scena, lasciando lo spazio a un altro
Sposo Il protagonista di questa pagina infatti Ges, mentre gli altri personaggi sono presentati solo in riferimento a
lui: la madre di Ges, sua madre (senza che si dica il nome Maria) e i suoi discepoli, testimoni silenziosi, ma che alla
fine appariranno come la comunit, la sposa di quellalleanza con lo Sposo Ges, sigillata nel vino nuovo del Regno.
Cerchiamo dunque di comprendere questa epifania, questa manifestazione che nella festa dellEpifania veniva cantata,
insieme alle due altre, mediante lantifona Tribus miraculis: il riconoscimento dei magi (manifestazione alle genti), il
battesimo (manifestazione a Israele) e, appunto, le nozze di Cana (manifestazione alla chiesa). Si celebra dunque un
matrimonio al quale presente la madre di Ges ed invitato Ges stesso insieme ai suoi discepoli. Siamo nel terzo
giorno, espressione temporale che evoca il giorno della gloria del Ges, giorno in cui egli si mostrato Krios pi che
mai (cf. Mc 8,31 e par.; At 10,40, ecc.). La madre di Ges presenza, sta qui allinizio dei segni, come sar presenza,
star, alla fine dei segni, presso la croce (cf. Gv 19,25). Proprio in quanto madre di Ges, presente a quellora, vedendo
che in queste nozze non c vino, si rivolge a lui con audacia per dirgli: Non hanno vino. E se non vi vino, come si
potranno celebrare le nozze con la gioia necessaria alla festa? Penso sovente che se la chiesa in mezzo allumanit
svolgesse anche solo questa funzione di far notare al Signore che non c vino, non c gioia, questo sarebbe gi da
parte sua assolvere un ministero essenziale
Nelle Scritture il vino innanzitutto promessa di Dio stesso, dono della beatitudine e della gioia fatto al suo popolo. il
vino che rallegra il cuore delluomo (cf. Sal 103,15), ma anche il cuore di Dio (cf. Giudic 9,13 : Elohim), ed proprio il
vino che segner il banchetto escatologico promesso, attraverso il profeta, a tutti i popoli della terra, quel banchetto in cui
si celebrer la liberazione definitiva dalla morte (cf. Is 25,8): Il Signore delluniverso imbandir un banchetto, lo
preparer per tutti i popoli sul monte Sion, un banchetto di vivande scelte e vini eccellenti, di cibi gustosi e vini raffinati
(Is 25,6). il vino che crea il clima dellamore tra lo sposo e la sposa nella cella vinaria (Ct 2,4) del Cantico dei cantici,
vino che scender come rigagnoli dalle colline della terra benedetta (cf. Gl 4,18). il vino della gratuit, che fa
trascendere la vita sotto il segno della necessit del pane, in un eccesso che chiama luomo e la donna fuori di s. Per
questo nel pasto lasciato da Ges come suo memoriale ci sono il pane necessario e il vino gratuito (cf. Mc 14,22-24 e
par.; 1Cor 11,23-25), perch lumano deve sempre affermare luno e laltro, sentirsi creatura bisognosa ma anche capace
di creazione, di bellezza, di canto e di danza.
Non c dunque celebrazione di nozze senza vino, e la madre di Ges per questo interviene. Ma la risposta di Ges
avviene tramite parole che creano una distanza, che le chiedono di restare al suo posto, perch in quanto madre fisica di
Ges non pu pretendere nulla: Che cosa c tra me e te, o donna?. In altri termini, Ges le sta dicendo che, se c
qualcosa di suo proprio, non certo il suo essere madre, ma qualcosaltro. Ed ecco che Maria da madre si fa discepola
che ascolta, obbedisce al figlio e chiede agli altri di fare lo stesso: Tutto quello che vi dir, fatelo. La madre, divenuta
discepola, chiede che siano riservati a Ges ascolto e obbedienza, nientaltro. Non pu dire altre parole, perch una
Monastero di Bose - Pagina 1 di 3

donna credente, capace di ascolto, obbediente al Signore: la prima discepola di Ges.


A questo punto Ges d un segno in cui anticipa la sua ora, non ancora venuta, ma che giunger solo alla croce, dove si
celebreranno nozze di sangue. I servi di tavola subito gli obbediscono: portano sei giare piene di acqua, che serviva per
la purificazione. Non vi per pi bisogno di questacqua, perch la presenza dello Sposo a purificare tutti i convitati.
Ed ecco che quellacqua cos abbondante, pi di seicento litri, diventa vino per le nozze! Quantit e qualit eccezionali
dicono che quel vino e pi di semplice vino, il vino dellamore donato da Ges ai suoi, lamore che non pu pi
mancare. Noi ancora oggi continuiamo a bere di quel vino di Cana donatoci da Ges, e alla sua tavola, quando
celebriamo lincontro con lui, ladesione a lui, la fede in lui, celebriamo le nozze tra lui e la comunit cristiana, suo corpo.
Come nelle nozze i due diventano una sola carne (Gen 2,24; Mc 10,7.8; Mt 19,5.6; Ef 5,31), cos nelleucaristia i
credenti diventano carne di Cristo, Signore e Sposo, Sposo che si d totalmente alla sua comunit. Questo conclude
levangelista fu linizio, il primo dei segni della manifestazione della gloria di Ges, quando i suoi discepoli credettero in
lui e divennero la sua comunit, la sua sposa.
Perch cos potente e intrigante la metafora delle nozze? Perch pi di altre esprime la verit dellincarnazione: corpi
che diventano un solo corpo, comunione e comunicazione nel canto dellamore, nella sobria ebbrezza del vino. Il nostro
linguaggio umano limitato, soprattutto quando vuole alludere a realt invisibili, e allora fa ricorso alle realt pi umane,
umanissime: il mangiare, il bere vino, lincontro dei corpi nella celebrazione dellamore reciproco e della reciproca
appartenenza. Siamo sempre invitati al banchetto di Cana, non per cercare uno sposo e una sposa che non ci sono, ma
per essere noi coinvolti in questo incontro tra Cristo, Signore e Sposo, e la sua comunit. Si tratta di andare a Cana,
di cercare di vedere con occhi di fede,
di ascoltare le parole della fede,
di eseguire le parole dette da Ges,
di gustare il vino del Regno
e di toccare, s di toccare il corpo di Ges.
Allora sentiremo che lui in attesa di bere presto con noi il vino nuovo del Regno (cf. Mc 14,25 e par.): lha bevuto sulla
terra, lha lasciato a noi in dono eucaristico, ma lo berr di nuovo con noi nella terra nuova, nel cielo nuovo (cf. Is 65,17;
66,22; 2P 3,13; Ap 21,1).

Paolo Veronese nozze di cana, schema compositivo e narrativo.

Paolo Veronese, Nozze di Cana, 1563, olio su tela, 6,7 x 9,9 metri, Museo del
Louvre, Parigi.
L'opera di Veronese fu realizzata su commissione per decorare la parete di fondo del refettorio del Monastero
benedettino di San Giorgio Maggiore a Venezia progettato dall'architetto Palladio. Le misure dell'opera sono
monumentali da dare l'impressione che il refettorio avesse una parete aperta sullo spazio dove avveniva la scena biblica.
La grandezza del dipinto non ha fermato la passione di Napoleone che lo fece togliere dal telaio e lo trasport in Francia
dove tutt'ora si trova.
Veronese immagina la scena ambientata durante un lussuoso matrimonio a lui contemporaneo immerso nelle
architetture classiche. Si mescola il sacro della rappresentazione a elementi lussuosi e ludici dell'epoca. Spuntano infatti
saltimbanchi, nani, vesti sontuose e tanti animali (evidenziati nell'immagine della composizione con il colore verde).
L'opera si impone non solo per la sua dimensione, ma anche per la scelta dei colori riportati alla luce da un restauro che
durato dal 1989 al 1992.
Questo quadro ci chiede per non solo di "guardarlo" soffermandoci sulle vesti e sui dettagli fittissimi, ma di "leggerlo"
cogliendone il significato. Molto spesso ci fermiamo al lato estetico di una opera, per cui ci basta averne colto il soggetto
per decretare finito il nostro rapporto con essa (che cosa rappresenta?) perdendone il valore profondo di pensiero
personale che pu innescare in noi (che cosa dice a me?).
Bene, allora proviamo a leggere questo quadro come se fosse un libro occidentale (quindi da sinistra a destra). Ci
aiuter l'immagine della composizione qui a fianco seguendo i cerchi e le frecce rosse indicate. A destra troviamo un
servitore che porge del vino a un ospite (1), subito al di sotto un altro servitore capovolge la giara che risulta vuota:
"Venuto a mancare il vino".
Veronese fa seguire la narrazione verso sinistra utilizzando le linee ottiche dei bracci della tavola e ci fa arrivare con
l'occhio ai due protagonisti "c'era la madre di Ges. Fu invitato alle nozze anche Ges con i suoi discepoli" (2). Attorno a
Ges c' concitazione, ma lui sembra calmo "Non ancora giunta la mia ora", ed anche uno dei pochi personaggi nel
quadro che guarda l'osservatore, lo interroga in un certo senso, lo invita a sedersi e a mangiare, non ci dimentichiamo
che l'opera era pensata per un refettorio. Noi come rispondiamo a quello sguardo?

Monastero di Bose - Pagina 2 di 3

Un servitore parla con Maria e non direttamente con Ges, perch sar la madre a chiedere il segno.
Il miracolo si compie (3). Un uomo riccamente vestito, forse il coppiere, tiene in mano il nuovo vino e subito al di sotto
come nella scena 1 un servitore capovolge la giara che stavolta risulta piena. Un perfetto parallelismo narrativo e visivo.
Ma come interpretare visivamente un versetto come: Che ho da fare con te, o donna? Non ancora giunta la mia ora ?
Veronese inserisce nella composizione una scena peculiare (la possiamo osservare evidenziata nella composizione con
due cerchi azzurri). Perfettamente in asse con Ges sopra la balaustra due servi stanno macellando della carne per il
banchetto, un chiaro richiamo alla passione, che diventa cos chiave di lettura del miracolo.
Concediamo pi tempo all'arte, non diamo un' occhiata frettolosa che risponda solo al bello o al brutto o peggio ancora al
gi visto, proprio dove pensiamo di aver colto il significato, uno sguardo pi attento ci dir che stavamo perdendo
l'essenziale.

Monastero di Bose - Pagina 3 di 3

Potrebbero piacerti anche