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Un po di storia
VII VI secolo a.C. Pare che Talete avesse descritto la, allora gi nota,
propriet dellambra (, electron in greco) di attirare
minuscoli pezzetti di materiali leggeri. Allincirca negli stessi anni
erano note le propriet magnetiche della magnetite (dal nome dellisola
di Magnesia).
Per tutto il 700. Fiorire di studi sui fenomeni elettrostatici: campi
elettrici. I fenomeni magnetici erano pressoch ignorati, a meno della
propriet della bussola di indicare la direzione del nord.
Fine del 700. Fenomeni elettrochimici e elettrofisiologici: pila di
Volta, esperimenti di Galvani. Si producono correnti elettriche intense.
1820. rsted not lazione delle correnti sugli aghi magnetici.
18201870 . Ampre, Faraday e Maxwell creano il moderno
elettromagnetismo.
Fine del XIX secolo. Heaviside e Lorentz creano lelettromagnetismo
Classico. Hertz produce artificialmente le onde elettromagnetiche.
1905. Einstein pubblica la Teoria Speciale della Relativit.
1925 1930. Nasce la Meccanica Quantistica.
Anni 1940, 50. Si sviluppa lElettrodinamica Quantistica.
Anni 1970, 80. Unificazione tra Forze elettromagnetiche e Forze
nucleari deboli.
Evidenze sperimentali delle cariche e forze elettriche
Le propriet dellambra sono comuni a molti altri materiali, soprattutto
resine artificiali che, se strofinate, diventano elettrizzate. Due
sostanze elettrizzate allo stesso modo si respingono. Esistono per
anche sostanze (spesso, ma non necessariamente, di diversa natura) che,
se elettrizzate, si attraggono.
Una lunga serie di esperimenti port alla fine del 700 ad affermare che
esistono solo cariche elettriche di due tipi (segni), quelle positive
+ e quelle negative -. I due segni hanno lo stesso senso di quelli dei
numeri relativi: la presenza delle prime ha leffetto di annullare, in parte
Il campo elettrico E
la forza che agisce sull unit di carica.
Se in una certa zona dello spazio sondiamo, con una carica positiva q
(sufficientemente piccola da non disturbare gli altri eventi nello spazio
in cui opera)
otterremo per ogni punto dello spazio sondato un vettore forza F .
F
-1
Considerando il vettore E = ----, le cui dimensioni sono [ E] = N C ,
q
dove C lunit di carica nel S.I., esso risulta definito in ogni punto P
dello spazio. Il suo valore chiamato intensit del campo elettrico in
P o semplicemente campo elettrico E (in P). Questa definizione
presuppone che sia stata definita lunit di carica, che legata alla
dipendenza dalla distanza delle forze tra cariche elettriche. Questa
dipendenza data dalla legge di Coulomb, valida tra due cariche
puntiformi, poste, nel vuoto, a distanza d tra loro.
1 Q1 Q2
F = ------- --------. 4 o d
Dove: Q1 e Q2 sono le cariche, F la forza che esse si esercitano
9
reciprocamente e o una costante tale che 1/(4 o) 910 in unit
S.I. Questa legge nota come LEGGE DI COULOMB. La costante o
-12 2
-1
-2
1
Q
E = ------- -----4 o r.
F12
Ei = Fi /q i
i = 1,n
i = 1,n
La legge di Gauss
a) Flusso di un campo vettoriale
Il concetto di flusso di un campo vettoriale una generalizzazione
del concetto di flusso (o portata ) introdotto nel caso di un campo
di velocit nel movimento di un fluido.
Se abbiamo una superficie infinitesima dS, attraversata dal fluido in
2)
La legge
LAB = 0
2) Se, allinterno del conduttore, E = 0 anche il flusso di E,
attraverso qualunque superficie chiusa S interna al conduttore, sar
nullo, ma dal momento che = q / o (dove q la carica totale
contenuta in S ) allora q = 0 . Quindi:
a)
b)
c)
d)
Quanto vale E?
La carica in superficie distribuita con densit
dq
= ---- ,
dS
che altro non che la quantit di carica per unit di area, e
questa quantit pu variare da punto a punto.
Consideriamo, come in figura, un cilindro di base
infinitesima dS e di altezza piccola, immerso parzialmente
nel conduttore e con il suo asse perpendicolare alla
superficie.
E = ----o
Dove la densit superficiale di carica in quel punto del conduttore.
Il potenziale elettrico V
1) Definizione
Dato che F = q E , il lavoro che le forze del campo fanno per spostare
una carica q dal punto A fino a B vale
A
LAB = q E dl = UA UB
B
che la differenza di energia potenziale tra A e B, proporzionale a q.
La differenza di potenziale tra A e B definita come
UA UB
LAB
VA VB = ------------- = -------q
q
che, al pari del campo elettrico E, non dipende dalla carica q ma solo
dal campo elettrico esistente. Infatti
A
LAB
V A VB
dL = F dl = q(VA VB) = 0
= q E dl cos()
dove langolo tra F e dl .
E = Ei
e quindi
V = Vi
i
= -------4 o
qi
------i
ri
Nel caso che le cariche siano distribuite con continuit in una certa
regione D la sommatoria diventa un integrale su tutta la regione D.
Il condensatore
Una coppia di conduttori (armature) tali che le cariche sulluno
siano uguali e contrarie a quelle sullaltro costituiscono un
CONDENSATORE
In questo caso si dice che tra le due armature c induzione completa e
si dimostra che ogni linea di forza che esce da una armatura finisce
sullaltra e viceversa.
Q
che il rapporto C = ---- tra la carica Q su ciascuna delle armature
V
e la differenza di potenziale V tra le armature stesse. C una quantit
positiva e non dipende n da Q n da V, ma una costante propria di
ciascun condensatore e dipende solo dalla geometria delle sue armature
(in sostanza, da come fatto).
-1
Lunit di misura S.I. il farad = F = C V . una unit molto grande e
di ridottissimo uso. Di uso pi comune sono i suoi sottomultipli il
-12
-6
pF = 10 F e il F = 10 F.
1) Condensatore piano
E = ----- = ----o o S
da cui
Q = o E S
V
E = ----d
Per questo motivo spesso si esprimono le dimensioni di E tanto in
-1
-1
[E] = N C quanto in V m .
Da qui si ricava la capacit del condensatore, conoscendo le sue
dimensioni: area di ciascuna armatura S, distanza tra le armature d.
Q
o E S o E S o S
C = ---- = ------------ = ----------- = ------- . Come si vede la capacit
V
V
Ed
d
dipende solo dalla geometria del condensatore.
V
1
1
1
1
rapporto ------ costante e vale ----- + ----- + ----- = ----- che il
Q
C1
C2
C3
C
il reciproco della capacit equivalente C.
1
Quindi, se ci sono n condensatori ,
---C
1
=
---i=1,n Ci
b) Condensatori in parallelo
Q
L= ---C
C V
--------------
( ----- ) = o E (A d)
d
d
= o E v dove v = A d il volume dello spazio compreso tra le
armature del condensatore, dove presente il campo elettrico
E = V/d. Perci:
nellipotesi che lenergia sia distribuita nello spazio compreso tra
le armature, la sua densit (costante) vale
1
---- = --- o E
v
2
Questa considerazione, qui dedotta in un caso particolare, ha
validit generale, per cui:
d
---- = o E
dv
Correnti elettriche
Esistono dispositivi (ad es. le pile elettriche) in grado di produrre ai capi
di un conduttore una differenza di potenziale e pertanto un campo
elettrico al suo interno.
N.B. Questo non contraddice quanto visto per i conduttori in equilibrio.
Ora le cariche nel conduttore si muovono !
Questo non significa che nel caso delle cariche allinterno di un
conduttore in equilibrio queste stiano ferme, ma che attraverso una
qualunque superficie al suo interno il loro flusso in un verso uguale a
quello nel verso opposto. In definitiva si dice che c un equilibrio
dinamico. Se questequilibrio viene a mancare, si ha quello che viene
chiamato un passaggio di corrente: l intensit di corrente
quantit totale (somma di cariche + e -).di carica che passa
attraverso una sezione del conduttore nell unit di tempo.
dQ
I = ----dt
-1
Lunit di misura pertanto [I]
= ampere = C s = A
I
J ----S
-2
[J] = A m .
Per moltissimi materiali (ad esempio i metalli e loro leghe) ce` una
precisa relazione tra il campo E e la densit di corrente J
E=J
dove una costante propria del materiale chiamata resistivit. La
formula precedente chiamata, genericamente, legge di Ohm.
Questa, per un conduttore di lunghezza l e area costante della sezione
S, ai cui capi sia applicata una differenza di potenziale V, d luogo a
l
l
V = E l abbiamo I = J S e quindi V = J l = ------ I dove R = ----S
S
V=RI
dove la resistenza R dipende dalle dimensioni l e S del conduttore e
dalla sua resistivit mediante la relazione
l
R = ----S
chiamata anche seconda legge di Ohm .
-1
Lunit di misura di R ha il nome di ohm [R] = ohm = .=.V A
1
Linverso della resistivit = ---- chiamato conducibilit del
Scatola nera
P = R I
= V / R
(Effetto Joule)
dove P una quantit intrinsecamente positiva. Questo significa che
un resistore assorbe sempre dellenergia, indipendentemente dal
segno di I o V. Il resistore, infatti, mostra un aumento di temperatura
al passaggio della corrente. Ci indica che lenergia dissipata
diventata calore. In questo caso dL > 0 e quindi VA > VB .
Se, invece, il dispositivo tale che VA < VB, a parit di I, la potenza
negativa nel qual caso il dispositivo genera dellenergia. Si tratta di un
generatore di energia (batteria, dinamo, alternatore ). Questa
energia va a accumularsi nel dispositivo che, nel caso precedente, era
quello che generava lenergia. In questo caso potremmo essere, ad es.,
in presenza di un accumulatore (ma non la sola possibilit!).
Vk = i Rk
k=1,n
k=1,n
Rk.
k=1,n
costante e quindi la resistenza equivalente uguale alla somma di
tutte le resistenze
R = Rk
La connessione successiva e detta in parallelo.
V
ik = ---Rk
ieV
equivalente R
rapporto tra
= Rk ik da cui
1
V --- = i
Rk
e il
1
--- =
R
k=1,n
1
---Rk
MAGNETISMO
Esistono forze che si manifestano tra corpi costituiti da particolari
materiali (ad es. la magnetite, il ferro) anche se privi di carica elettrica.
Queste forze possono essere sia attrattive che repulsive, analogamente a
quanto accade tra materiali carichi elettricamente.
Una calamita si comporta
come un dipolo magnetico
Questaltra
figura mostra i
pezzetti di limatura di ferro che
tendono a disporsi in cerchi
concentrici
attorno
al
conduttore. In entrambi i casi
siamo perci in presenza di un
Definizione di B
Consideriamo una carica elettrica qo, a riposo. Siamo perci in assenza
di campo elettrico. Sempre in assenza di E, mettiamo in moto la carica
FB = q o v B
dL = FB dl = FB v dt = 0
F=qE+qvB
chiamata FORZA DI LORENTZ.
F=i lB
Questa espressione valida per conduttori rettilinei. Se siamo in
presenza di conduttori non rettilinei bisogner spezzarli in tratti
infinitesimi dl (orientati) sui quali agisce la forza dovuta a B
dF = i dl B
e fare un integrale sullintero conduttore
F = -i B dl
l
F
dellaccelerazione, |a | costante. Da cui a = ---- = costante. Questa
m
accelerazione, costante in modulo, che non aumenta la velocit,
quindi solo centripeta, risultando cos il moto di tipo circolare
uniforme, con accelerazione
q
v
accelerazione a = ----- v B = ----- e perci il raggio della traiettoria
m
r
mv
v
qB
circolare vale r = ------ e la velocit angolare = ----- = -----qB
r
m
q
che, come si vede, dipende solo da B e dal rapporto ------ (carica su
massa).
m
Perci per un dato campo B e una data particella (p. es. lelettrone)
esiste una sola frequenza di rotazione possibile
qB
f = ----- = -------2
2m
che la frequenza di ciclotrone.
principio di Ampre.
=
-7
dove la quantit o vale 4
magnetica del vuoto.
o I
-1
10 T m A
che la permeabilit
Legge di Gauss
Legge di Ampre
dL = B dL = B 2 R = o I
o I
B = -------- Legge di Biot-Savart
2 R
per cui
Quindi
e per la legge di Ampre
dove N il numero di spire concatenate col percorso di integrazione.
N
Ora, posto n il numero di spire per unit di lunghezza, n ----abbiamo
L
B = o n I
Il campo magnetico nel solenoide tanto pi grande quanto pi fitte
sono le spire, indipendente dalle sue dimensioni e proporzionale alla
corrente che lo percorre.
Ba
Bb.
ia e ib, generando,
Sulle cariche che
o ia
Poich
Ba = ----------2 R
ia ib
Fb = ib l Ba = o l ------ Questa forza attrattiva se le
2d
correnti sono nello stesso verso, altrimenti repulsiva.
ELETTRODINAMICA
Linduzione elettromagnetica
Abbiamo gi visto come delle cariche in movimento (correnti) siano in
grado di produrre un campo magnetico; non sappiamo per ancora
produrre correnti, o comunque campi elettrici a partire da campi
magnetici. Per poter capire che anche questo processo possibile
bisogna cominciare a pensare che:
Le leggi della Fisica devono essere le stesse per due osservatori in
moto relativo uniforme luno rispetto allaltro.
Perci un osservatore che sorregge una carica sa che attorno a se esiste
un campo elettrico. Un secondo osservatore, in moto rettilineo uniforme
rispetto al primo, osserva la carica del primo osservatore in moto
uniforme rispetto a s stesso: questa quindi gli appare come una
corrente e quindi dovr osservare tanto un campo elettrico che uno
magnetico. Come pu essere vero ci? Consideriamo perci cosa
succede quando un campo magnetico o una corrente variano nel tempo.
Esperimento di Faraday:
un amperometro (misuratore di corrente) segna il passaggio di corrente
quando un magnete si sposta nelle sue vicinanze (fig. 1). In modo
analogo (fig. 2) si nota passaggio (breve!) di corrente se linterruttore
viene chiuso e passa corrente nel circuito di destra.
Fig. 1
Fig. 2
flusso di
B attraverso S cio B
= B dS .
S
rispetto al tempo.
Inoltre dalla legge di Ohm possiamo anche dedurre che la corrente
circola nella spira perch questa ha una certa resistenza elettrica R ai
capi della quale applicata una differenza di potenziale che chiamiamo
forza elettromotrice (f.e.m.) indotta. Questa f.e.m. dovuta a un
campo elettrico creato appunto dalle variazioni, nel tempo, del
campo magnetico. In definitiva tale f.e.m. data dalla
Legge di Faraday
<W> = R I sin( t) dt
0
Il calcolo dellintegrale conduce a
I
<W> = R I che, posto Ieff = ----- , diventa
2
<W> = R( Ieff).
La quantit Ieff prende il nome di corrente efficace , mentre la
quantit Veff = R Ieff la tensione efficace. Il valore di 220 volt, la
tensione alla quale la corrente elettrica distribuita nelle case,
esattamente il suo valore efficace.
Una interpretazione pi generale della legge di Faraday
Come gi detto in precedenza la variazione, nel tempo, del campo
magnetico produce un campo elettrico. Vediamo la cosa pi in
dettaglio.
La forza elettromotrice rappresenta il lavoro del campo E per unit di
carica, calcolato sull intero circuito (infatti il campo B non compie
lavoro). Possiamo quindi riscrivere la f.e.m. nella seguente forma (il
lavoro, fatto lungo tutto il percorso della spira, diviso la carica)
E = ----- F dl
q
------
dl =
E dl
r r
d r r
E dl = dt B dS
Autoinduzione
Abbiamo visto che una corrente i in un circuito genera un campo
magnetico B proporzionale a i (v. legge di Ampre). Questo campo
produce un flusso, attraverso la stessa spira, proporzionale al campo
B e quindi a i: il cosiddetto flusso autoindotto a.
a = L i .
La costante L il coefficiente di autoinduzione o, semplicemente,
linduttanza della spira. L perci non dipende da i ma una
caratteristica propria del circuito.
Naturalmente, se la corrente i dovesse cambiare nel tempo, sulla spira
verrebbe indotta una ulteriore corrente dovuta alla f.e.m.
autoindotta generata dalle variazioni nel tempo, della corrente
circolante.
d a
di
E = --------- = -L ----dt
dt
Se invece di una sola spira, ne avessimo N, tutte addossate luna
allaltra, il flusso complessivo che le attraversa tutte sarebbe N volte
quello che attraversa la singola spira:
a = N L i
Il simbolo utilizzato per linduttanza di un elemento di circuito, nelle
rappresentazioni grafiche dei circuiti elettrici il seguente
-1
-1
e lunit di misura [L] = V A s = henry = H o anche T m A .
da
di
E = - ------- = - L ----dt
dt
di
V - L ----- = R i
dt
ovvero
di
V = R i + L ----dt
Ri
Ri
di
L ---dt
dE L = L
di
dq
dq = L di = L i di
dt
dt
f.e.m.
auto-indotta
Perch la corrente passi da 0 al valore finale I il lavoro fatto vale
I
EC = -----
C
Mentre quello appena calcolato quello necessario perch su una
induttanza possa transitare una corrente I e creare il campo B entro
lelemento induttivo del circuito:
EL = L I
EL
B...
UB = -------- = -----..
Sl . o.
..
Da confrontarsi con
UE = o E
B ..
Uem = ( o E + ----- )
.o
Mutua induzione
Consideriamo ora due circuiti (1 e 2). Ciascuno di essi attraversato
dal flusso del campo magnetico prodotto dalla corrente che percorre
laltro.
Sia i1 la corrente che attraversa il circuito 1.
= M21 = M.
Al pari di L anche M dipende solo dalla geometria del sistema dei due
circuiti.
Lunit di misura di M lhenry, H, la stessa di L.
Attraverso il fenomeno della mutua induzione i due circuiti si
scambiano perci energia sotto forma di campo elettromagnetico. Un
esempio di applicazione il trasformatore elettrico.
Onde longitudinali
Se abbiamo una molla appesa e in una zona limitata forziamo alcune
spira ad allontanarsi, creando una zona in cui sono pi rarefatte, e
abbandoniamo quindi la molla a s stessa vedremo la zona di
rarefazione spostarsi lungo la molla stessa.
La zona di rarefazione
si sposta
Una superficie i cui punti hanno tutti la stessa equazione del moto
detta una superficie donda o fronte donda.
Se il mezzo in cui si propaga londa omogeneo e isotropo la
direzione di propagazione perpendicolare al fronte donda. Le rette
ortogonali ai fronti donda e che indicano la direzione di propagazione
sono dette i raggi.
dipende dalle condizioni della corda) verso destra (cio nel verso
positivo delle x). I punti della forma della corda che allistante t = 0 si
erano spostati in verticale e stavano a distanza y dallasse delle x,
dopo il tempo t si trovano alla nuova ascissa x = x + v t.
Perci lequazione y = f( x v t ) mi d in ogni istante t la
distanza y che il punto della corda, di coordinata x, ha dallasse delle x.
Per esempio: per t = 0 il punto di coordinata x = 0 scostato dallasse
x della quantit y = f(0). Dopo il tempo t la y deve ancora valere f(0)
per cui 0 = x - v t mi da la nuova posizione x del punto. Quindi x = v t
la coordinata del punto cercato. Perci:
y = f( x - v t )
lequazione di unonda che si propaga nel verso
positivo delle x.
Analogamente:
y = f( x + v t )
lequazione di unonda che si propaga nel verso
negativo delle x.
La funzione f pu essere una qualunque funzione di una sola variabile.
Esempio: sin(k (x - vt) ): in questo caso, dal momento che largomento
della funzione sin non pu avere dimensioni (deve cio essere un
numero puro), bisogna moltiplicare (x-vt) per la costante k che ha le
dimensioni dellinverso di una lunghezza.
Le quantit x v t viene chiamata fase dellonda. Il motivo di questo
nome risiede nel fatto che spesso f = sin (o cos) e che largomento
delle funzioni trigonometriche spesso chiamato fase.
La velocit v che appare nelle precedenti equazioni anche, perci,
detta velocit di fase.
Onde sinusoidali
Se sulla corda si propaga unonda sinusoidale la forma della corda, al
tempo t = 0 sar
2
del tipo y = ym sin(----- x),
2
2
destra) sar y = ym sin(----- (x v t) ) = -ym sin(----- (v t x))
2v
T
e frequenza f = ----- = ------- da cui sostituendo si ha la nota espressione
T
2
f=v
che lega frequenza, lunghezza donda e velocit di propagazione di
unonda sinusoidale.
Se siamo in presenza di onde sinusoidali piane, dove le superfici
donda sono dei piani, due piani successivi distano tra loro una
kg m s
-1 2
2
[ ] = kg m s (kg m ) = ---------- = ( m s ) = [ v ]
-1
-2
-1 -1
-1
-3
2 -2
-2
-2
[B ] = kg m s m
-1
2 -2
kg m = m s = [v ]
C.V.D.
E = ym dx = ym
0
2 2
I = ----- v ym
2..
Che del tutto analoga a quella della corda solo che alla densit lineare
si sostituita quella di volume risultando cos lintensit proprio
una potenza per unit di area, la cui unit di misura il
-2
[ I ] = W m..
...
Onde sonore: generalit
L orecchio umano sensibile a una vasta gamma di intensit
-12
-2
-12
-2
-2
-3
-1
I = 10 W m , = 1.3 kg m , = 2 f , f = 10 Hz , v = 340 m s
si
-11
ottiene ym = 10 m che allincirca un decimo della dimensione di un
atomo !!!!!!!!
Onde sonore: la scala in decibel
A causa della grande estensione del campo delle intensit udibili: si va
-12
-2
INTERFERENZA
La dinamica delle onde regolata da una equazione, deducibile dalla
seconda legge della Dinamica, di tipo lineare, tale cio che se y1(x,t) e
y2 (x,t) sono sue soluzioni anche y = y1(x,t) + y2(x,t) , con e
numeri qualsiasi, una soluzione. Per questo motivo vale il cosiddetto
Principio di sovrapposizione: in presenza di due o pi onde lo
spostamento complessivo dei punti del mezzo dato dalla somma
vettoriale dei singoli spostamenti che si avrebbero per ciascuno di
essi.
Tale somma, se gli spostamenti avvengono sopra una stessa retta, (onde
che si propagano in una stessa direzione) diventa la somma algebrica
degli spostamenti e quindi
y1(x,t) = ym sin(kx t)
2
2
y2(x,t) = ym sin(k(x + ) t) dove k = ----- da cui = ----
k
Sommiamo i due spostamenti:
2
y(x,t) = y1 + y2 = ym (sin(kx t) + sin(kx + k ----- t) ) =
k
= ym (sin(kx t) + sin(kx + 2 t) ) = 2 ym sin(kx t)
A(x) = 2 ym sin(k x)
E quindi esistono punti in cui loscillazione nulla. Si tratta dei
nodi dell onda stazionaria
n
k xn = n dove n = 0, 1, 2, . cio xn
= ------- = n
-----2
NODI
xn = n ---2
con n = 0, 1, 2, .
o quando
x) = 1 cio per
sin(k x) = -1
cio
per
5
x = ----, ---- , ...
2 2
3
7
x = ----, ---- , ...
2
2
1 .
xn = (n + ---) --- .
2 2.
Sia i nodi che i ventri sono spaziati di mezza lunghezza donda.
Nel caso della corda in cui entrambi gli estremi sono fissi dovr
essere:
y(0,t) = 0
y(L,t ) = 0
0) = 0
sin(L k) = 0
2
kL = ----- L = n con n = 0, 1,2, ...
2L
n = -----n..
L interpretazione fisica di questo risultato semplice: gli estremi della
corda devono essere due nodi e i nodi sono separati da mezza
lunghezza d onda.
I tre casi illustrati corrispondono a onde con due, tre, quattro nodi
contenuti esattamente nella lunghezza L della corda (o, anche, uno,
due, tre ventri).
Per quel che riguarda le frequenze si parte dalla frequenza pi bassa
(n = 1, corrispondente alla nota musicale emessa in quelle condizioni)
per avere le successive armoniche (n = 2, 3 ). Sono quindi presenti
tutte le armoniche superiori.
Considerazioni analoghe valgono nello studio della fisica degli
strumenti musicali e della formazione della voce.
Supponiamo di avere uno strumento a fiato dove c unonda sonora in
una canna ad estremit aperte. In corrispondenza delle estremit
londa deve avere ventri di spostamento.
ventre
nodo ventre
Tre
ventri
Quattro
ventri
Cinque
ventri
Ancora una volta le lunghezze d onda ammissibili per onde stazionarie
nella canna aperta sono date da:
2L
n = ------ con n = 1, 2, 3, ...
n..
Per quel che riguarda le frequenze anche in questo caso si parte da una
frequenza pi bassa (n = 1) e possono essere presenti tutte le
armoniche superiori. il caso dellOBOE.
Possono presentarsi situazioni con altre condizioni al contorno. Ad
esempio in un condotto aperto ad una estremit e chiuso allaltra si
ha un nodo di spostamento allestremit chiusa e un ventre a quella
aperta. In termini dellonda di pressione avremo un ventre di
pressione alla estremit chiusa e un nodo a quella aperta. Da
entrambi i punti di vista la condizione di quantizzazione che si ottiene
4L
n = ------ con n = 1, 3, 5,
n..
In questo caso oltre alla frequenza principale possono essere presenti le
sole armoniche dispari (numero armonico pari: seconda, quarta ecc.).
il caso del FLAUTO, ORGANO e altri.
OTTICA
Nel suo sviluppo storico lottica ha subito delle vicissitudini nella sua
comprensione. Si passati da una visione corpuscolare (Newton a
cavallo tra il 600 e il 700) nella quale si pensava che un fascio di luce
poteva essere immaginato come costituito da piccole particelle,
ciascuna delle quali trasportava un colore, a quella ondulatoria (gi
sostenuta nel 600 da Huygens) sviluppata da Fresnel con le quasi
contemporanee dimostrazioni sperimentali fatte da Young , lo stesso
Fresnel e Arago agli inizi del 800. Infine, nel 1905, linterpretazione
da parte di Einstein delleffetto fotoelettrico riport in auge, seppure in
modo molto diverso, linterpretazione corpuscolare (i fotoni).
Un esperimento fondamentale sulla natura della luce: lesperienza di
Young con due sottili fenditure
d sin(m)
possibile determinare perch: = ----------m
conosce possibile misurare d.
o, viceversa, se si
Fronte donda
all'istante t
Fronte donda
all'istante t + t
ONDE ELETTROMAGNETICHE
Le onde messe in evidenza da Young e Fresnel sono onde
elettromagnetiche. Esse propagano energia sotto forma di campi
elettrici e magnetici variabili nel tempo, perpendicolari luno
allaltro ed entrambi perpendicolari alla direzione di propagazione.
Onda elettromagnetica ad un dato istante t. Le onde elettromagnetiche sono onde trasversali. I campi E e B sono entrambi
perpendicolari alla direzione di propagazione.
Si pu verificare che le onde elettromagnetiche sono effettivamente
trasversali tramite il fenomeno della
Polarizzazione della luce.
Infatti: nella luce naturale la direzione del vettore campo elettrico
varia casualmente nel tempo.
OTTICA GEOMETRICA
La luce unonda elettromagnetica. Pu quindi anche non propagarsi
in linea retta e mostrare fenomeni tipo quelli di diffrazione. Per, se le
dimensioni degli ostacoli sono molto pi grandi delle lunghezze
donda in gioco e se non si scende ad analizzare nei dettagli quello che
l succede, la propagazione pu essere considerata rettilinea.
Lottica geometrica studia questo tipo di propagazione che avviene
lungo i raggi, che abbiamo visto essere le linee ovunque
perpendicolari alle superfici donda.
Verr quindi studiato questo tipo di propagazione, quasi che la luce sia
costituita da particelle in moto lungo i raggi.
Riflessione e rifrazione
Questi fenomeni sono ben interpretati nellambito della teoria
ondulatoria. Sappiamo che unonda luminosa, alla superficie di
separazione di due mezzi diversi, genera un onda riflessa e un onda
trasmessa o rifratta:
1 = 1
Invece il cambiamento di velocit nel passaggio dal mezzo 1 al mezzo
2 implica
1 2
dove la quantit
n1 sin(1) = n2 sin(2)
c
n = ----- dove c la velocit della luce nel vuoto e
v
Quindi:
n2
n2
sin(c) = ----- sin( ---- ) = ----- e quindi c = arcsin(-----)
n1
2
n1
n1
Langolo c viene detto angolo limite o anche angolo critico. Per
angoli di incidenza superiori a c si ha la riflessione totale (in questo
caso dovrebbe essere sin(2) > 1 , cosa palesemente assurda).
Strumenti ottici
Specchio piano: costruzione dellimmagine per punti.
Ogni punto delloggetto manda raggi di luce in tutte le direzioni. Per
costruire limmagine dobbiamo seguire uno, o pi, raggi che escono da
ciascun punto delloggetto. Come si pu vedere i raggi appaiono uscire
da un punto posto oltre lo specchio.
Nel caso in cui i raggi incidenti sono paralleli tra loro e allasse
ottico essi convergono tutti in uno stesso punto chiamato fuoco
(posteriore) della lente. In figura F2.
.1
1
1.
---- + ---- = ---p
i
f..
(Per le lenti divergenti questa equazione vale sempre, ma con f < 0.)
Date le dimensioni dell oggetto, quant grande l immagine? Dalla
similitudine tra i triangoli ABC e ABC si ottiene il cosiddetto
ingrandimento lineare m
h'
i
m = ---- = ---h
p
Il calcolo di m dovrebbe dare come risultato un numero negativo in
quanto limmagine capovolta. Poich questa formula sempre
corretta si preferisce scrivere:
h'
i
|m| = ---- = ---h
p
Nel caso in cui loggetto sia molto lontano (p ) si ha i = f , cio
limmagine si forma su un piano, perpendicolare allasse ottico e
passante per il fuoco. Questo piano il piano focale.
Quindi tutti i raggi paralleli tra loro, una volta attraversata la lente
convergono su uno stesso punto del piano focale, punto facilmente
individuabile dallintersezione del raggio che passa per il centro della
lente con il piano focale stesso.
1
1
1
In questo caso ---- = ---- - ---- < 0 cio i < 0: limmagine si
i
f
p
forma prima della lente. Inoltre dalla similitudine tra i triangoli ABC e
ABC si ha, per lingrandimento lineare
h
i
m = ----- = - ---- > 1 Quindi si ha unimmagine diritta, ingrandita e
h
p
virtuale. (Il segno presente in quanto i < 0)
Limmagine viene vista pi grande dell oggetto, ma anche pi
lontana. In che senso la lente ingrandisce?
Un occhio normale (em-metrope) non riesce a mettere a fuoco gli
oggetti a una distanza inferiore a circa 25 cm (esistenza di un punto
prossimo). Tale distanza detta anche della visione distinta.
'
m = ---- . Ma poich gli angoli, sotto
tg()
m = -------tg()
90
h 25
25
m = ---- = ---- = ---f
h
f
Telescopio rifrattore
c) Presbiopia
un difetto che interviene con let. Il muscolo ciliare non pi
in grado di deformare il cristallino per poter portare sulla retina
limmagine di oggetti vicini, anche se posti oltre (quello che
precedentemente era) il punto prossimo. Come ben noto, essi
per poter essere visti distintamente devono essere allontanati
dagli occhi.
Soluzione: analogamente a quanto si fa con lipermetropia, si
pone una lente convergente davanti allocchio. Questa trasporta
(come nel caso di una lente dingrandimento) limmagine
delloggetto oltre il vero punto prossimo dellocchio difettoso
(come se si allontanasse loggetto stesso, ma ingrandendolo).
Dispersione della luce
A rigore, quando la luce si propaga in un mezzo trasparente, la sua
velocit v non costante ma dipende dalla sua frequenza f. Cio
v = v(f). Anche lindice di rifrazione n perci varia con f e quindi, in
base alla legge di Snell, la deviazione dei raggi luminosi, al passaggio
da un mezzo ad un altro, dipender da f. Sar cio n = n(f). Quindi nel
passare dal mezzo 1 al mezzo 2
n1(f)
sin(2) = -------- sin(1)
n2(f)
Il fenomeno della dispersione si verifica ad esempio al passaggio della
luce dallaria (dove n(f) 1) al vetro e quindi nelle lenti e nei prismi.
Questo fenomeno pu essere utilizzato, in spettroscopia, per
disperdere la luce mediante i prismi, per utilizzarla (creando luce
monocromatica) o analizzarla,. Ha per delle controindicazioni quando
presente nelle lenti. Ne causa infatti laberrazione cromatica e
quindi la sua presenza va a incidere sulla qualit degli strumenti ottici
che le utilizzano.