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La saga della buona famiglia:

i primi ventanni di narrativa


di Isabella Bossi Fedrigotti (1980-2001)

Nel panorama della narrativa femminile italiana dellultimo quarto del secolo scorso la
produzione romanzesca di Isabella Bossi Fedrigotti rappresenta una tra le pi omogenee e meno
dispersive, essendo governata da ben identificabili costanti tematiche e strutturali, per cui ogni
opera si rivela la prosecuzione o lapprofondimento di quella precedente. I primi due romanzi,
Amore mio, uccidi Garibaldi (1980) e Casa di guerra (1983), attestano una fase di rodaggio che
prelude a quello che pu unanimemente essere considerato il capolavoro dellautrice, Di buona
famiglia (1991). Nei successivi Magazzino vita (1996) e Cari saluti (2001) vengono rivisitati i
temi del capolavoro. Meno ambiziosi, ma non certo di minor interesse, sono Diario di una dama
di corte (1984) e Il catalogo delle amiche (1998), testi estravaganti rispetto al complessivo
percorso narrativo della Bossi Fedrigotti in virt dellumorismo e dellatmosfera ludica che li
pervade.
Nel primo romanzo, Amore mio, uccidi subito questo Garibaldi! Lo trovi, gli spari e torni da
me,1 la raccomandazione affidata per lettera che la bisnonna dellautrice, Leopoldina
Lobkowitz, indirizza al consorte Fedrigo Fedrigotti, arruolato nellesercito austriaco per difendere
il Tirolo dallassalto delleroe dei due mondi. Questopera, inequivocabilmente volta a raccontare
laltra faccia del Risorgimento,2 una fusione di affresco storico-sociale e narrazione epistolare,
che pure sembra respingere tanto la vastit di respiro e le poderose volumetrie del romanzo
storico, quanto la vivacit del botta-risposta e lintrecciarsi di pi corrispondenze propri della
migliore tradizione del romanzo epistolare. Eccettuati i capitoli liminari, narrati in terza persona,
quelli intermedi presentano blocchi epistolari unidirezionali (gruppi di lettere di un mittente ad un
unico destinatario, senza le relative risposte) intervallati da sequenze eterodiegetiche di raccordo,
che da un lato anticipano o integrano il contenuto delle missive, dallaltro ripercorrono levolvere
della situazione politico-militare.3 Leopoldina, aristocratica boema, e Fedrigo, sottotenente
originario di una famiglia della piccola nobilt altoatesina, si conoscono e sinnamorano a Vienna
durante un ballo di Carnevale, in unepoca in cui gli amori possono nascere solo ai balli (p.
15). Nel primo gruppo di missive Leopoldina riporta alla madre impressioni, pettegolezzi,

I. BOSSI FEDRIGOTTI, Amore mio, uccidi Garibaldi, Milano, TEA, 20132, p. 86.
By positioning her two protagonists as pro-Austria, Bossi Fedrigotti offers a different perspective of
the Risorgimento (L. SALSINI, Re-envisioning the Risorgimento: Isabella Bossi Fedrigottis Amore mio,
uccidi Garibaldi, in Forum Italicum, XLII, 2008, 1, p. 92).
3
Bossi Fedrigotti intermingles the correspondence with straight narrative that traces the political, legal
and diplomatic progress of Italian unification (ivi, p. 87).
2

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banalit della vita quotidiana, problemi domestici, ristrettezze economiche serenamente affrontate
con lentusiasmo della novella sposa: fino a quando nel giugno 1866 scoppia la guerra austroprussiana e Fedrigo, di contro alla nobilt tirolese pigra e inetta, parte con lesercito austriaco.
Mentre lontano da casa, luomo le scrive di lunghe marce tra le montagne e di estenuanti giri di
ricognizione. Nellultimo capitolo veniamo a sapere che Leopoldina con gli anni diventer meno
romantica e Fedrigo pi burbero, tutto preso dallascesa politica.
La seconda opera della Bossi Fedrigotti ancora un romanzo di memorie famigliari. Il conflitto cui fa riferimento il titolo la seconda guerra mondiale, lanno dei fatti narrati il 1945.
Teatro di questultimo strascico bellico sempre il Trentino, da neanche un ventennio fagocitato
dal Regno dItalia, ma non italianizzato del tutto, pieno com di nostalgici filoaustriaci. In realt
di casa di guerra non ce n una sola, ma due: quella della famiglia dellautrice e quella abitata
dalla non pi giovanissima signorina Firmian, nubile vicina dei Fedrigotti, donna spartana []
previdente e risparmiatrice,4 rassegnata da tempo immemorabile a una precoce senilit
sentimentale. Il capitolo incipitario, La famiglia di carta, scritto in terza persona e in esso i vari
personaggi sono introdotti a partire dallekphrasis di una fotografia in bianco e nero, della quale
vengono scrutate pose ed espressioni cos da inferire caratteri e profili psicologici. I cinque
capitoli successivi, invece, accolgono ognuno la rievocazione diretta di uno specifico personaggio. Una configurazione narrativa siffatta finisce per smascherare linventio, ovvero il complesso
dei procedimenti di ricerca esperiti per portare alla luce la vicenda e necessariamente anteriori
alla trasposizione scritta: La famiglia di carta suggerisce che lautrice deve aver proceduto ad un
preliminare vaglio di una documentazione fotografica, mentre i capitoli-monologo simulano le
testimonianze orali che la stessa ha presumibilmente raccolto. Il padre della scrittrice uno dei
tanti benestanti siori del Trentino, nato e cresciuto sotto lala della monarchia asburgica e
perci con un radicato senso dappartenenza allAustria che la recente ridefinizione dei confini
non riuscita a estirpare. Una breve esperienza sul fronte jugoslavo fa maturare nelluomo una
crescente avversione per i tedeschi che lo indurr a mettersi in contatto con i gruppi partigiani
locali e a spalancare loro le porte della propria casa. Casa Firmian assister invece al prepotente
acquartieramento di tre ufficiali tedeschi disertori, intenzionati a patteggiare con i patrioti italiani
per trovare un accordo che salvi gli uni e gli altri dalle atrocit dellultima ora (p. 140). Quella
che, almeno inizialmente, sembra unincresciosa convivenza offrir ben presto alla matura
padrona di casa, attraverso la relazione col pi giovane capitano Heusgen, lopportunit di
evadere da una vita di equilibrio (p. 155) e di assaporare la vertigine della passione. Peccato
per che il capitano sia un uomo di pochi scrupoli e se ne scappi senza neanche un saluto.
Spettatrice del risveglio sensuale della signorina Firmian la coetanea e nubile donna di servizio,
la cuoca Resi, per la quale la scoperta della tresca costituir una tardiva e brusca perdita
dellinnocenza.

I. BOSSI FEDRIGOTTI, Casa di guerra, Milano, Longanesi, 1983, p. 10.

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Nel capitolo conclusivo sono infine passate in rassegna le vite presenti dei vari personaggi, tutti
pi o meno pacificati col proprio passato, qualcuno addirittura e chi altri poteva essere se non il
cinico Heusgen? senza ricordi (p. 180). Merito della Bossi Fedrigotti senzaltro quello di
aver saputo maneggiare una materia di tradizionale appannaggio maschile, proponendo un
romanzo che va di diritto a situarsi nellalveo della narrativa a tema resistenziale, bench,
rispetto ai racconti scritti da chi della Resistenza era stato partecipe o testimone, Casa di guerra
non ceda alla tentazione di una comoda retorica celebrativa, ma, al contrario, pervenga a un
ridimensionamento dellepopea partigiana.5
Solamente scorrendo le pagine del Diario di una dama di corte potrebbe sorgere il sospetto di
non trovarsi propriamente dinanzi alla simulazione di uneffemeride privata: il testo, anzich
sezioni contrassegnate da una data, presenta una normalissima scansione in capitoli variamente
intitolati. Nonostante questa vistosa anomalia, la finzione diaristica garantita da alcuni riferimenti allatto della scrittura (da poco sono in camera e scrivo per meglio ricordare [] rileggo le
ultime righe scritte qualche tempo fa6). Il diarismo cos giustificato condiziona la qualit della
narrazione, prevalentemente descrittiva e abbracciante un arco di tempo limitato (circa un anno).
Se la corte del titolo , fin dalle prime pagine, riconoscibile come quella asburgica, meno
immediata lambientazione temporale dei fatti, tuttavia evincibile dalla menzione di un
elemento extraletterario: lassassinio dellImperatrice, ovvero Elisabetta di Wittelsbach, pi
nota come Sissi, uccisa appunto nel 1898 da un anarchico. Gran parte del diario d spazio
allosservazione della fastosa mondanit asburgica (balli, banchetti, cerimonie), guardata ora con
compiacimento, ora con severa ironia, ma senza mai presagirne la futura dissoluzione. Per quanto
attiene al privato della dama di corte, apprendiamo che la giovane donna proviene da una famiglia
blasonata ma povera, residente in un castelletto piccolo e malandato (p. 13) e composta da una
maman buona e pia, da un padre sempre perso tra i libri e da fratelli minori somiglianti a
contadinelli (ibid.). Dopo personaggi muliebri come la tenera Leopoldina, la semplice cuoca
Resi, laustera signorina Firmian, cimbattiamo con la dama di corte in una figura agli antipodi:
sensuale, frivola, sfrontatamente sensibile al fascino virile e velenosa nel descrivere le altre
donne. Il suo uno sguardo sempre proclive a registrare gli aspetti estetici delle cose: bellissimo e impressionante giudica il funerale di Sissi (ibid.); dei libri consultati dal padre ricorda
solo gli alberi genealogici pitturati di rosso, molto decorativi, con belle chiome ramificate (p.
24); bellissima e commovente trova la processione del Corpus Domini (p. 83). Ma quello della
protagonista anche uno sguardo in grado di diventare impietosamente demistificante allorch
colga gli aspetti meschini del microcosmo della corte.7

in cosa consistevano infatti le azioni partigiane se non nello sparare, dal nascondiglio dei boschi, a
militari ignari che salivano lungo le strade delle valli per trasporti vari, perlustrazioni o semplice passaggio di
truppe? (ivi, p. 133).
6
I. BOSSI FEDRIGOTTI, Diario di una dama di corte, Milano, TEA, 1998, p. 47.
7
non so, c una certa diffidenza intorno, si teme lintrigo, la maldicenza, ciascun pensa per s, ad
arrivare. A sistemarsi il meglio possibile (ivi, p. 44).

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Analizzando la parole della dama, ne risulta poi limmagine di una donna un po infantile, a
giudicare dal suo frequente uso di iperboli (eterni corridoi), superlativi assoluti (fragilissimi,
fiammantissimi, zittissima), accrescitivi (occhioni, gambone, caviglione, magrona, gattona,
selvaticone), diminutivi e vezzeggiativi (vinello, meline, meringhette, grappolini, discorsino).
In Di buona famiglia si dipana la tragedia senza grida di Clara e Virginia, discendenti di una
famiglia della nobilt rurale trentina, due sorelle separate da un invalicabile muro di estraneit e di
silenzio, entrambe diversamente vittime della buona famiglia dellantifrastico titolo, rappresentata da un padre bacchettone e una madre debole, genitori-carnefici che inchiodano le proprie
figlie ad asfittici ruoli di comodo (Clara lubbidiente e la docile, Virginia linquieta e la ribelle) e
che con le loro regole non scritte e non dette, invisibili ma cos fortemente sottointese da non
poterle in nessun modo infrangere8 spegneranno nelle due sorelle la spontaneit e la speranza. La
prima parte del libro narrata in seconda persona: una voce, rivolgendosi affabilmente al
personaggio di Clara, narra la vita di questultima. Clara la figlia minore, timida e dimessa, assai
diversa dalla primogenita Virginia, bella ed esuberante. C un episodio nella sua infanzia che le
si imprimer indelebilmente nella memoria e condizioner per sempre il giudizio sulla sorella: un
giorno, durante la permanenza in montagna dove la famiglia si rifugiata in attesa che si concluda
la Grande Guerra, Clara sorprende Virginia in riva al lago, nuda, in compagnia di un soldato.
Passano gli anni, Virginia si sposa e durante la festa di matrimonio Clara conosce un uomo che
inizia a farle una tiepida corte. I due si fidanzano, ma per ben due volte Clara si ritrover da sola
allaltare. Successivamente la donna legge di nascosto il diario della sorella e alcune criptiche
annotazioni le insinuano il dubbio che sia stata proprio Virginia la causa delle sue nozze mancate.
Ad ogni modo, Clara prosegue la sua vita di bambina invecchiata, servizievole, [] per sempre
minorenne (p. 61). Finch, dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, conosce un dottore
filocomunista, il quale, passato qualche tempo, le propone di andare a vivere insieme a Milano.
Clara dapprima tentenna, restia ad abbandonare la casa natale, prigione che soffoca ma al
contempo nido rassicurante dal quale difficile staccarsi. Alla fine la donna decide di fare la
spola tra casa sua e quella del dottore. Pare che cos abbia trovato un certo equilibrio, fino al
giorno in cui scopre nellarmadio delluomo una vestaglia appartenente a sua sorella. Ora Clara
unanziana nubile, vive nella casa di famiglia con linseparabile governante Beppina, lunica
persona che le sia stata fedele per tutta una vita. Anche Virginia, ormai vedova, abita nella stessa
casa, ma relegata in unala autonoma. E mentre Clara si prende cura della villa come fosse un
santuario e riceve pronipoti che le fanno visita solo per pregustare mobili, dipinti e pezzi
dargenteria che presto avranno in eredit, Virginia trascorre le proprie giornate tra interminabili
lavacri. Nella seconda parte questultima a parlare, a ripercorrere il proprio vissuto, replicando

8
I. BOSSI FEDRIGOTTI, Di buona famiglia, Milano, Super Pocket, 1997, p. 57. Il pi recente contributo
critico al romanzo, di approccio prettamente psicanalitico, T.C R IVIELLO, The sea of silence in Isabella
Bossi Fedrigottis Di buona famiglia, in Rivista di Studi Italiani, XXII, 2004, 2, pp. 184-97.

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punto per punto al racconto precedente. A detta sua, lepisodio del lago fu solo un madornale
equivoco: Virginia, uscita dallacqua e credendo non ci fosse nessuno intorno, si era tolta il
costume contravvenendo ai vittoriani dettami materni, secondo cui si doveva prima indossare
il vestito e poi da sotto sfilarsi il costume e soltanto mentre era intenta ad asciugarsi si accorse
della presenza del soldato. Quello col promesso sposo di Clara fu invece un amore fatto solo di
fantasie: alla donna lasciva e spregiudicata della prima met del romanzo, dunque, subentra una
Virginia insospettabilmente capace di godere degli incorporei appagamenti di un autoerotismo
tutto cerebrale. La modalit del racconto ripetuto9 che presiede a Di buona famiglia manipola
abilmente il coinvolgimento emotivo del lettore: prima si viene lasciati liberi di immedesimarsi
nei sentimenti di Clara e ci si forma una visione negativa di Virginia, che si sar poi indotti a
rivedere radicalmente quando questultima racconter la storia dalla propria angolazione. Una
simile architettura diegetica veicola uninequivocabile concezione gnoseologica: non esistono
fatti oggettivi, bens soggettive percezioni di fatti.
Dalla ricognizione finora condotta chiaro che i primi quattro romanzi fedrigottiani afferiscono al sottogenere del romanzo storico femminile, che si caratterizza come riscrittura della
Storia [], pure evocata attraverso il ricorrere pi o meno esplicito di date, episodi, personaggi,
dal punto di vista di individui marginali per provenienza sociale e appartenenza di genere e
prediligendo i dettagli quotidiani poco rilevanti sul piano storiografico. 10
La prima parte del capitolo prologale del Diario una sorta di guida turistica degli ambienti
umili del palazzo reale accessibili a una dama di corte: il guardaroba, la stireria, la cucina.
Ebbene, tale interesse dellautrice per la descrizione degli interni domestici trova un autonomo e
pi ampio sbocco in Magazzino vita, romanzo in cui il personaggio che dice io esplora il
fatiscente palazzo avito alla meticolosa ricerca di lacerti del passato e di indizi di decadimento.11
Ogni vano o mobile su cui sosta la lente indagatrice della voce narrante diventa pretesto per
ricostruire le personalit degli antenati e i loro reciproci rapporti. Degna di nota la caratterizzazione fisiologica della casa, per cui ogni sua componente assimilata a un organo del corpo
umano.12

Cfr. G. GENETTE, Figure III. Discorso del racconto, a c. di L. Zecchi, Torino, Einaudi, 2006, pp. 160-

65.
10
M.M. CAPPELLINI, Donne che scrivono la storia, in *La narrativa femminile in Italia, a c. di F. De
Nicola e P.A. Zannoni, Venezia, Marsilio, 2009, p. 69.
11
A tal proposito, si legga quanto la Bossi Fedrigotti ha sostenuto in occasione del Convegno Nazionale
di Studi La narrativa femminile in Italia (Genova, 23 aprile 2009): [le scrittrici] raramente nel loro narrare la
famiglia hanno messo del grandioso, delleroico, dellepocale [] per lo pi [] si aggirano nei luoghi pi
privati e femminili della casa, in cucina e in guardaroba [] o in soffitta. Hanno bisogno di prendere nota
della concretezza quotidiana, di toccare i dettagli umili [] capire cosa succede [] tra stanze da letto e
salotti [] dove [] si prepara, si forma o si sforma la vita di tutti gli uomini e le donne (I. B OSSI
FEDRIGOTTI, Lessici familiari, storie di genitori e figli, in *La narrativa femminile in Italia, cit., pp. 56-58).
Evidentemente qui lautrice oggettiva e generalizza la prassi narrativa personalmente esperita nel romanzo del
1996.
12
Probanti, in tal senso, i seguenti passi: sembra che la casa abbia nel suo cervello di pietra e cemento

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Al centro di Magazzino vita vi una famiglia non dissimile da quella del romanzo precedente,
altolocata anche questa e inguaribilmente conservatrice, i cui membri conducono da generazioni
uno stile di vita frugale, allinsegna di rigide parsimonie e riciclaggi assurdi ma tenaci, dato che
non si butta mai niente, in vista di una futura, possibile riutilizzazione. 13 Una famiglia
perennemente affaccendata nelliterazione di secolari rituali domestici che garantiscano lillusione
della continuit con il passato, dove si censura qualsiasi effusione o sfogo passionale affinch non
prevalga mai la scompostezza, dove non deflagrano mai conflittualit violente, ma nel corso degli
anni si consumano soltanto ripicche, avarizie e acidit, minuscoli sentimenti poco benevoli che,
mescolati insieme, fanno come una cattiva salsa che rovina i pasti senza davvero avvelenarli (p.
77). E ci potrebbe valere in generale per lintero mondo narrativo della Bossi Fedrigotti,
refrattario a tragedie dirompenti, incline piuttosto alla restituzione di un incruento male di vivere.
A corte difficile avere amiche, confidarsi, essere complici: 14 cos sentenziava disillusa la
narratrice del Diario. Questo scetticismo sulla possibilit per due donne di essere sinceramente
alleate che, tra laltro, traspare un po da tutta la produzione fedrigottiana, poich la solidariet
femminile sembra poter esistere solo tra padrona e serva (si vedano le coppie signorina Firmiancuoca Resi e Clara-Beppina) emerge ancor pi nitidamente nella raccolta di racconti Il catalogo
delle amiche, che dal romanzo del 1984 or ora richiamato mutua anche il tenore comico e il gusto
per la raffigurazione caricaturale dei difetti fisici e morali. Lautrice propone in questa sede
unirriverente rassegna di complessi e tragicomiche crisi esistenziali, che prendono il posto degli
impalpabili turbamenti muliebri messi in scena in Casa di guerra o in Di buona famiglia:
abbiamo, per esempio, Cristina, che ha la mania di prendersi cura dei mariti altrui ricoverati in
ospedale, non disdegnando di elargire conforti anche sessuali; Francesca, che ha il complesso del
decollet troppo voluminoso; Renata, che vive con patologico disagio il proprio metro e ottantadue di altezza. La spudorata inserzione di termini sboccati (scopare, cacca, puttana) e la salace
rappresentazione del sesso come goffa coreografia di nudit disarmoniche fanno del Catalogo
delle amiche il testo pi eversivo della Bossi Fedrigotti.
Non c racconto rosa n racconto giallo [] capace di commuovere pi di un racconto di
famiglia, molto probabilmente perch questultimo quasi sempre tutte le [due] cose messe
insieme.15 Ci sembra assai calzante in particolar modo per Cari saluti, racconto di famiglia

infinitamente pi memoria di tutti gli abitanti (I. BOSSI FEDRIGOTTI, Magazzino vita, Milano, TEA, 19982,
p. 19); piattini e tazzine [] ingoiati dal misterioso stomaco di ferro della nostra casa (ivi, p. 33); il
guardaroba era il cuore della casa, la cucina era lo stomaco, le viscere la dispensa, lesofago la lunga e stretta
scala di servizio (ivi, p. 124).
13
Ivi, p. 114. Patenti gli addentellati con la precedente opera: Devozione totale per lantico regnava da
noi [] nulla di nuovo era ammesso []. Tutto immobile perch la vita non potesse diventare peggiore di
quello che era gi, tutto fermo, tutto consueto [] poich in cucina la regola del non si butta niente valeva
pi che altrove, la cuoca si doveva accanire con gli avanzi sino a far sparire lultima briciola (I. BOSSI
FEDRIGOTTI, Di buona famiglia, cit., pp. 129-32).
14
I. BOSSI FEDRIGOTTI, Diario di una dama di corte, cit., p. 43.
15
I. BOSSI FEDRIGOTTI, Lessici familiari, storie di genitori e figli, cit., p. 56.

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dove il rosa dellanalisi del rapporto tra i sessi si congiunge al topos, peculiare del genere
poliziesco, della scomparsa di un personaggio, bench il giallo del romanzo sia assolutamente
anomalo, dal momento che la soluzione del mistero viene disattesa e la cronaca delle indagini
abdica fin dallinizio in favore dellauscultazione delle increspature e dei trasalimenti delle
coscienze dei personaggi obbligati a fare i conti con un evento laceratore della quotidianit. Cari
saluti ruota attorno alla sparizione del trentacinquenne Paolo, ultimogenito di una famiglia
benestante, laureato in economia, dai modi e gusti raffinati. Il suo dileguamento innesca il
contrappunto delle voci dei familiari (la madre, la sorella Annamaria, il fratello Fabrizio), della
promessa sposa Beatrice e della ex-fidanzata Bianca. Ciascuno prospetta una propria tesi sul
recente avvenimento e rievoca il personale rapporto che intratteneva con lo scomparso: il ritratto
dellassente tratteggiato cos per accumulo progressivo di frammenti, di visioni parziali.
Beatrice persuasa si tratti di una fuga con unaltra. La madre ritiene che il figlio prediletto abbia
avuto una crisi di panico da matrimonio e per questo sia fuggito. Annamaria, ripensando alle
fragilit caratteriali di Paolo, paventa un gesto estremo. Fabrizio sospetta invece che il fratello
abbia deciso di rifarsi una vita altrove come protesta per il comportamento della matriarca, che
poco tempo prima aveva costretto Paolo a cedere ad Annamaria il prezioso scrittoio paterno avuto
in eredit. Bianca, dal canto proprio, delinea il profilo di un Paolo pavido e indeciso tutto
sommato in linea con quello tracciato da Beatrice, e confessa di averlo tradito con Fabrizio, cosa
che questi, al contrario, tace. Il coro delle congetture, delle reticenze e delle accuse infine
suggellato da una lettera dello stesso Paolo, vergata il giorno della sparizione, la quale, tuttavia,
nella sua compiaciuta ambiguit, lascia la sorte futura del personaggio nellindeterminatezza. Cari
saluti primo romanzo dellautrice ad avvalersi di un inizio in medias res e ad essere svincolato
da riferimenti storici, leggibile anche come resoconto della contemporanea asimmetria tra una
generazione femminile determinata, intraprendente e una maschile immatura, disorientata
assurge ad ultimo atto della saga della buona famiglia, da sempre il ganglio vitale
dellimmaginario narrativo della Bossi Fedrigotti, derobertiano microcosmo di rivalit e tensioni,
ma, diversamente dal clan protagonista de I Vicer, nemico degli alterchi chiassosi e plateali,
unito piuttosto nel perseguire la salvaguardia delle apparenze e del quieto vivere. 16 Come in
Magazzino vita, ritrovo del parentado una villa signorile che versa in uno stato di degrado
consonante ai deteriorati rapporti intra-famigliari17 e, ancor pi che in Di buona famiglia,
simpone il motivo del feticismo dei cimeli aviti, malattia di cui in fondo sono affette molte delle
creature romanzesche fedrigottiane, che nel possesso della roba silludono di colmare i propri
vuoti affettivi e che solo nelle contese ereditarie sembrano riuscire a destarsi dalla propria abulia.

16

La nostra cattiva abitudine [] di tacere le cose importanti, di ingoiare le parole che contano [].
Discorsi taciuti, nascosti come polvere sotto il tappeto, per stare tranquilli, non affrontare asprezze (I. BOSSI
FEDRIGOTTI, Cari saluti, Milano, Super Pocket, 2004, p. 170).
17
la casa decaduta, non pi lucidata come un tempo, trascurata, polverosa [] si trovano seggiole
traballanti, poltroncine sfondate, tavoli zoppi, cornici sghembe [] persiane che pendono, intonaco che si
sbriciola (ivi, pp. 70-71).

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Se in Casa di guerra era stato sperimentato per la prima volta il ritratto duplice del personaggio, il
quale, prima di presentarsi, era spesso introdotto da unaltra figura, cos da rendere tangibile il
divario tra il modo in cui un soggetto era visto dallesterno e la sua propria autocoscienza, e se il
discorde duetto di Di buona famiglia era invece allusivo dellimpossibilit di raccontare una storia
in maniera univoca, per larticolazione polifonica di Cari saluti non sarebbe legittimo parlare di
un medesimo equivalente strutturale del relativismo dei ricordi e delle percezioni, non essendo
riscontrabili, infatti, vistose incongruenze tra limmagine di Paolo filtrata dalla soggettivit dei
suoi familiari e quella desumibile dalla lettera daddio. Anzich produrre versioni difficili da far
collimare, i vari monologanti di Cari saluti, via via che intervengono, aggiungono nuovi tasselli,
sviluppando un crescendo di rivelazioni inaspettate e sorprendenti.
Pur in queste diversit architettoniche, comune ai tre romanzi la sfiducia nella socialit
dellessere umano, nella sua capacit di solidarizzare col prossimo, di conoscerlo e farsi conoscere. Gli individui sono enti asintotici, chiusi nel cerchio inespugnabile del proprio egotismo,
destinati ad intrattenere tra loro relazioni puramente epidermiche: questo sembra volerci
comunicare Isabella Bossi Fedrigotti, tradendo un pessimismo irredimibile, appena mitigato
dalluso di una prosa tersa e levigata come cristallo.

Appendiceafo).

Testo (con rientro paragrafo). Testo (con rientro paragrafo). Testo (con rientro paragrafo). Testo (con rientro paragrafo). Testo (con rientro paragrafo). Testo (con
rientro paragrafo). Testo (con bibliografia: facoltativa (eliminare fino a interruzione di sezione se non si vuole)

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