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ata. Ma chi si ricorda oggi, sotto il bombardamento dei luoghi comuni neoliberist
i, che proprio la Costituzione di questa Repubblica fondata sul lavoro sancisce
il principio della funzione sociale della propriet, che pu essere pubblica, privat
a o comunitaria?
Se luomo lautore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale, allora, os
serva Francesco in perfetta sintonia con la nostra Carta fondamentale, naturale i
ntegrare il valore del lavoro, fattore costitutivo della personalit e della dignit
della persona: la realt del mondo di oggi, al di l degli interessi limitati delle i
mprese [], esige che si continui a perseguire quale priorit lobiettivo dellaccesso a
l lavoro per tutti. La sua visione veramente innovativa va ben oltre la beneficen
za compassionevole, tipico cavallo di battaglia della destra ormai fatto proprio
dal gretto buonismo veltroniano e renziano, per approdare sul terreno fertile d
ei diritti costituzionalmente garantiti: aiutare i poveri con il denaro deve esse
re sempre un rimedio provvisorio []. Il vero obiettivo dovrebbe essere di consent
ire loro una vita degna mediante il lavoro.
E qui entra in gioco la politica, che Francesco concepisce come mezzo di liberaz
ione umana, se e in quanto in grado di dare soluzione ai problemi del nostro tem
po. Il suo punto di vista netto: la semplice proclamazione della libert economica,
quando per le condizioni reali impediscono che molti possano accedervi realmente
, e quando si riduce laccesso al lavoro, diventa un discorso contraddittorio che
disonora la politica. Per converso, la grandezza della politica si mostra quando,
in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene
comune a lungo termine.
Di conseguenza, la politica non deve sottomettersi alleconomia. Al contrario, polit
ica ed economia devono mettersi al servizio della vita, specialmente della vita u
mana. Poich insostenibile il comportamento di coloro che consumano e distruggono se
mpre pi, mentre altri ancora non riescono a vivere in conformit con la propria dig
nit umana, indispensabile porre dei limiti non alla creativit e allo sviluppo onnil
aterale degli esseri umani, ma allo sfruttamento senza limiti delle risorse uman
e e naturali, riconoscendo che lambiente uno di quei beni che i meccanismi del mer
cato non sono in grado di difendere. La scelta quella della sobriet: nellorganizzaz
ione delleconomia e della societ, negli stili di vita collettivi, nei comportament
i individuali. La sobriet, vissuta con libert e consapevolezza, liberante. Non meno
vita [], ma tutto il contrario.
Non sbagliato riconoscere nellimpianto del pensiero francescano, come taluni hann
o fatto, significative assonanze con lausterit di Enrico Berlinguer. Che non era u
na scelta pauperista, bens il mezzo di contrasto al dissennato gonfiamento dei cons
umi privati, fonte di parassitismi e privilegi, per affermare il godimento di beni
autentici, quali sono la cultura, listruzione, la salute, un libero e sano rappor
to con la natura. Una scelta obbligata, aggiungeva il segretario del Pci, di fron
te al declino dellOccidente, e al tempo stesso una chiave di volta per aprire in
Occidente il passaggio verso una civilt superiore, oltre le colonne dErcole del do
minio del capitale. Un nuovo socialismo lo definiva Berlinguer, fondato su una d
iversa gerarchia di valori, che abbia al centro lessere umano nel suo rapporto co
n la natura e che esalti le virt pi alte delluomo: la libert e luguaglianza, la solida
iet e la giustizia sociale.
Stefano Fassina ha sostenuto di recente che papa Bergoglio solleva una critica al
capitalismo estranea da decenni alla sinistra. E che lascia quasi senza parole.
Certo che dopo Berlinguer la sinistra comunque denominata, in presenza dellemerge
nza climatico-ambientale ma anche del moltiplicarsi delle guerre in seguito al c
rollo dellUrss, non stata in grado di mettere in campo un pensiero critico allalte
zza delle nuove configurazioni e delle continue mutazioni del capitale e del lav
oro. E dunque di definire una propria visione strategica alternativa al neoliber
ismo, larma di combattimento che il capitalismo moderno adopera in modo spregiudi
cato sul terreno economico-sociale e su quello politico-culturale.
Da una parte, la sinistra alternativista si dispersa in mille rivoli, alla ricer
ca di unidentit peraltro sempre incerta. Dallaltra, quella riformista di stampo soc
ialdemocratico stata sterilizzata e resa impotente dalle troppe dosi di neoliber
ismo. Al punto tale che oggi il socialismo del Vecchio Continente, posto di fron
te a un colpo di Stato tecnico-finanziario in Grecia e a unEuropa blindata contro