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Il capitalismo ha avuto il suo secondo spasmo globale nel 2008, scatenando una
reazione a catena che ha gettato lEuropa in una spirale discendente che
attualmente sta minacciando gli europei di un vortice quasi permanente di
depressione, cinismo, disintegrazione e misantropia.
Negli ultimi tre anni ho tenuto discorsi a uditori eccezionalmente diversi a
proposito dellemergenza europea. Migliaia di dimostranti contro lausterit a
Piazza Syntagma, ad Atene, personale della Federal Reserve Bank di New York,
parlamentari Verdi presso il Parlamento Europeo, analisti di Bloomberg a Londra e
a New York, scolari di sobborghi emarginati greci e statunitensi, la Camera dei
Comuni a Londra, attivisti di Syriza a Salonicco, fondi dinvestimento a Manhattan
e nella City di Londra; la lista tanto lunga quanto persistente la ritirata dei
nostri leader europei dallumanesimo e dalla ragione. Nonostante la diversit degli
uditori, il messaggio stato coerente: la crisi attuale dellEuropa non soltanto
una minaccia per i lavoratori, per i deprivati, per i banchieri, per gruppi o classi
sociali particolari o, in realt, per nazioni particolari. No, lattuale atteggiamento
dellEuropa pone una minaccia alla civilt cos come la conosciamo.
Se la mia prognosi corretta e la crisi europea non soltanto un altro crollo ciclico
che sar superato presto con la ricrescita dei profitti conseguente allinevitabile
stretta sui salari, la domanda che sorge per i radicali la seguente: dovremmo
accogliere questo vasto cedimento del capitalismo europeo come unoccasione
per sostituire il capitalismo con un sistema migliore? O dovremmo essere cos
preoccupati al riguardo da imbarcarci in una campagna per stabilizzare il
capitalismo europeo? La mia risposta negli ultimi tre anni stata inequivocabile
ed disattesa dalla lista citata pi sopra dei diversi uditori che ho cercato di
influenzare. La crisi dellEuropa , a mio parere, gravida non solo di unalternativa
progressista, ma anche di forze radicalmente regressive che hanno la capacit di
causare un bagno di sangue umanitario cancellando la speranza di un qualsiasi
passo avanti progressiste per generazioni a venire.
Per queste idee sono stato accusato, da voci radicali benintenzionate, di essere un
disfattista, un menscevico dellultimo giorno che instancabilmente si batte a
favore di piani lo scopo dei quali salvare lattuale indifendibile sistema socioeconomico europeo. Un sistema che rappresenta tutto ci che contro cui un
radicale dovrebbe ammonire e lottare: unUnione Europa antidemocratica,
irreversibilmente neoliberista, fortemente irrazionale, transnazionale che non ha
quasi alcuna capacit di evolvere in una comunit genuinamente umanistica in
cui le nazioni dellEuropa possano respirare, vivere e svilupparsi. Questa critica, lo
confesso, ferisce. E ferisce perch contiene pi di un nocciolo di verit.
2. Perch marxista?
Quando scelsi la mia tesi di dottorato, nel 1982, scelsi di proposito un argomento
fortemente matematico e un tema in cui il pensiero di Marx era irrilevante.
Quando, in seguito, mi imbarcai nella carriera accademica, da lettore nelle facolt
di economia convenzionale, il contratto implicito tra me e le facolt che mi
offrivano il posto era che avrei insegnato il genere di teoria economica che non
lasciava spazi a Marx. Alla fine degli anni 80, senza che io lo sapessi, fui assunto
dalla facolt di economia dellUniversit di Sidney, per escludere un candidato di
sinistra. Poi, ritornato in Grecia nel 2000, mi sono schierato con George
Papandreou, sperando di contribuire a fermare il ritorno al potere di una Destra
risorgente determinata a riportare i greci in una posizione xenofoba (sia
allinterno, con un giro di vite contro i lavoratori immigrati, sia in politica estera).
Come oggi sa il mondo intero, il partito di Papandreou non solo non ferm la
xenofobia ma, alla fine, presiedette le politiche macroeconomiche neoliberiste pi
virulente che furono lavanguardia dei cosiddetti salvataggi delleurozona,
provocando in tal modo, inconsapevolmente, il ritorno dei nazisti nelle strade di
Atene. Anche se mi ero dimesso da consigliere di Papandreou nel 2006 ed ero
diventato uno dei critici pi fermi del suo governo nel corso della sua mala
gestione dellimplosione greca post 2009, i miei interventi nel dibattito pubblico in
Grecia e in Europa (ad esempio la Modest Proposal for Resolving the Euro Crisis
[Modesta proposta per risolvere la crisi delleuro] di cui sono stato co-autore e che
ho promosso) non hanno alcun sentore di marxismo.
In considerazione di questo lungo percorso nel mondo accademico e nei dibattiti
politici sullEuropa, si pu essere sorpresi nel sentirmi, proverbialmente, uscire
allo scoperto da marxista. Tali pronunciamenti non mi vengono naturali. Vorrei
poter evitare etero-definizioni (cio essere definito in base alla visione del mondo
e al metodo di qualcun altro). Marxista, hegeliano, keynesiano, seguace di Hume
ho una tendenza naturale a dire che non sono nessuna di queste cose; che ho
dedicato i miei giorni a cercare di diventare unape di Francesco Bacone, una
creatura che assaggia il nettare i milioni di fiori e lo trasforma, nel suo stomaco, in
qualcosa di nuovo, qualcosa di proprio, qualcosa che deve molto a ogni singolo
fiore ma che non definito da nessuno di essi. Ahim, questo sarebbe un modo
non veritiero e inadatto per cominciare una confessione.
In verit Karl Marx stato responsabile di aver inquadrato la mia prospettiva sul
mondo in cui viviamo, dalla mia infanzia a oggi. Non qualcosa di cui parlo molto
spontaneamente in questi giorni nella societ per bene, perch la stessa
citazione del nome che inizia per M rende sordi gli uditori. Ma nemmeno lo nego
mai. In realt dopo alcuni anni in cui mi rivolgo a uditori con cui non condivido un
ambiente ideologico, recentemente si insinuato in me un bisogno di parlare
francamente dellimpronta di Marx sul mio pensiero. Di spiegare perch, pur da
marxista impenitente, penso sia importante opporglisi appassionatamente in una
variet di modi. Essere, in altre parole, eccentrici nel proprio marxismo.
Se la mia intera carriera accademica ha largamente ignorato Marx e le mie attuali
raccomandazioni politiche non possono essere descritte come marxiste, allora
perch tirar fuori adesso il mio marxismo? La risposta semplice: anche la mia
di libert e crisi dalla stessa catena di montaggio che produce notevoli congegni
e una ricchezza incalcolabile. Avendo mancato di articolare una critica del
capitalismo in termini di libert e razionalit, cosa che Marx riteneva essenziale, la
socialdemocrazia e la Sinistra in generale hanno consentito ai neoliberisti si
usurpare il mantello della libert e di conseguire uno spettacolare trionfo nel
contesto delle capacit e delle ideologie.
Restando al trionfo neoliberista, forse la sua dimensione pi considerevole
quella che finita per essere nota come il deficit di democrazia. Fiumi di lacrime di
coccodrillo sono stati versati sul declino delle nostre grandi democrazie nel corso
degli ultimi tre decenni di finanziarizzazione e globalizzazione. Marx avrebbe riso
forte e a lungo a quelli che sembrano sorpresi, o sconvolti, dal deficit di
democrazia. Qual era il grande obiettivo dietro il liberalismo del diciannovesimo
secolo? Era, come Marx non si stanc mai di segnalare, la separazione della sfera
economica dalla sfera politica e confinare la politica alla seconda lasciando
contemporaneamente la sfera economica al capitale. Quello che stiamo
osservando oggi lo splendido successo del liberismo nel conseguire questo
obiettivo perseguito a lungo. Date unocchiata al Sudafrica di oggi, pi di due
decenni dopo la liberazione di Nelson Mandela e dopo che la sfera politica,
finalmente, ha abbracciato lintera popolazione. Il dilemma dellANC era che, al
fine di poter dominare la sfera politica doveva accettare limpotenza nella sfera
economica. E se pensate che non sia cos, vi suggerisco di parlare con le dozzine
di minatori abbattuti a colpi darma da fuoco, dopo che avevano osato chiedere
un aumento dei salari, da guardie armate pagate dai loro datori di lavoro.
quella con cui aveva manganellato in testa Citizen Weston. Strani sono i rituali
della fatuit e tristi sono tali rituali quando vi ricorrono menti eccezionali, come
Karl Marx e come un numero considerevole dei suoi discepoli del ventesimo
secolo.
Questa ostinazione a volere la storia, o il modello, completa, conclusa, lultima
parola, qualcosa che non posso perdonare a Marx. Si dimostrata, dopotutto,
responsabile di una gran quantit di errori e, pi significativamente, di
autoritarismo. Errori e autoritarismo che sono largamente responsabili dellattuale
impotenza della Sinistra come forza del bene e come contrappeso agli insulti alla
ragione e alla libert cui sovrintende oggi il gruppo neoliberista.
6. Lidea radicale del signor Keynes
Keynes era nemico della Sinistra. Egli amava il sistema di classe che lo aveva
sfornato, non voleva aver nulla a che fare (personalmente) con la marmaglia al
piano di sotto e lavor duramente e attentamente per farsi venire in mente idee
che avrebbero consentito al capitalismo di sopravvivere a dispetto della sua
stessa tendenza, potenzialmente, a spasimi agonici. Pensatore liberale borghese,
dalla mente aperta e dallo spirito libero, Keynes aveva il dono raro di non tirarsi
indietro da sfide ai suoi stessi presupposti. Nel mezzo della Grande Depressione fu
molto felice di liberarsi della tradizione di Marshall che era la sua eredit. Avendo
notato che la disoccupazione si aggravava tanto pi quanto pi cadevano i salari,
e che gli investimenti si rifiutavano di crescere anche dopo un lungo periodo di
tassi dinteresse a zero, era pronto a stracciare il manuale e a riconsiderare i
modi del capitalismo.
La sua revisione radicale doveva cominciare da qualche parte. Cominci quando
Keynes abbandon i ranghi dei suoi pari facendo limpensabile: rivisitando il
diverbio tra David Ricardo e Thomas Malthus e schierandosi con lecclesiastico. In
termini inequivocabili, nel mezzo della Grande Depressione, egli scrisse: Se solo
Malthus, invece di Ricardo, fosse stato lasse dorigine da cui si sviluppata
leconomia del ventesimo secolo, quanto pi ricco e pi saggio sarebbe oggi il
mondo! [10]. Con questa dichiarazione provocatoria Keynes non stava adottando
n la posizione di Malthus a favore dei redditieri aristocratici, n le sue idee
teologiche sul potere redentivo della sofferenza [11]. Piuttosto, Keynes abbracci
lo scetticismo di Malthus riguardo (a) alla saggezza di ricercare una teoria del
valore che fosse coerente con la complessit e con le dinamiche del capitalismo e
(b) alla convinzione di Ricardo, successivamente ereditata da Marx, che una
depressione persistente sia incompatibile con il capitalismo.
Perch Keynes non conflu alla posizione di Marx, che dopotutto fu il primo
economista politico a spiegare le crisi come componenti della dinamica
capitalistica? Perch la Grande Depressione non fu come gli altri declini, del
genere spiegato cos bene da Marx. Nel Capitale, volume 1, Marx ha spiegato la
storia delle recessioni redentrici che si verificano a causa della duplice natura del
lavoro e danno lavvio a periodi di crescita gravidi del successivo declino che, a
sua volta, genera la ripresa successiva, e cos via. Comunque non cera nulla di
redentore nella Grande Depressione. Il crollo degli anni 30 fu semplicemente ci:
un crollo che si comport in modo molto simile a un equilibrio statico, uno stato
delleconomia che sembrava perfettamente capace di perpetuarsi, con il testardo
rifiuto della ripresa prevista di presentarsi allorizzonte persino dopo la ripresa del
tasso di profitto in reazione al collasso dei salari e dei tassi dinteresse.
La radice della scoperta di Keynes a proposito del capitalismo fu duplice: (a) si
trattava di un sistema intrinsecamente indeterminato che presentava quelli cui
oggi gli economisti si riferiscono come a equilibri infiniti, alcuni dei quali coerenti
con una disoccupazione di massa permanente, e (b) poteva cadere in uno di
questi equilibri terribili in un batter docchio, imprevedibilmente, senza motivo,
semplicemente perch un segmento considerevole dei capitalisti temeva che
potesse farlo.
In parole povere, ci significava che, quando alla predizione di declini e del loro
superamento da parte delle forze del mercato, che possiamo essere dannati se
sappiamo qualcosa!; che non abbiamo alcun modo di sapere che cosa far
domani il capitalismo anche se oggi sta diventando sempre pi forte; che pu
benissimo sbattere il muso per terra e rifiutarsi di rialzarsi. Il concetto degli spiriti
animali di Keynes rappresent unidea profondamente radicale, cogliendo la
radicale indeterminatezza sepolta allinterno dello stesso DNA del capitalismo.
Unidea inizialmente introdotta da Marx, con la sua analisi della natura dialettica
del lavoro, ma poi, nel processo di stesura del Capitale, repressa al fine di
consolidare i suoi teoremi come prove matematiche incontestabili. Di tutti i
passaggi della Teoria Generale di Keynes, questa idea, della capricciosit
autodistruttiva del capitalismo, quella che dobbiamo recuperare e utilizzare per
ri-radicalizzare oggi il marxismo.
luniversit. Assistere alla disintegrazione del governo laburista sotto il peso del
suo degenerato programma socialdemocratico mi indusse a un errore di primo
ordine: a pensare che forse la vittoria della signora Thatcher sarebbe stata una
cosa buona, impartendo alla classe operaia e media britanniche il breve e forte
colpo necessario a rinvigorire la politica progressista, a dare alla Sinistra
unoccasione per ripensare la propria posizione e creare un ordine del giorno
nuovo e radicale per un nuovo genere di efficace politica progressista.
Persino mentre la disoccupazione raddoppiava e poi si triplicava sotto gli
interventi neoliberisti radicali della signora Thatcher io continuai a mantenere la
speranza che Lenin avesse ragione: Le cose devono peggiorare, prima di
migliorare. Mentre la vita si faceva pi difficile, pi abbrutita e, per molti, pi
breve, mi venne in testa che ero tragicamente in errore: le cose potevano
peggiorare in eterno, senza migliorare mai. La speranza che il deterioramento dei
beni pubblici, la riduzione della vita della maggioranza, la diffusione delle
privazioni in ogni angolo del paese conducessero, automaticamente, a un
rinascimento della Sinistra era semplicemente ci: una speranza!
La realt, tuttavia, era dolorosamente diversa. A ogni giro di vite della recessione,
la Sinistra diventava pi introversa, meno capace di produrre un programma
progressista convincente e, contemporaneamente, la classe lavoratrice veniva
divisa tra quelli che erano scaricati dalla societ e quelli che erano cooptati nella
mentalit neoliberista. Lidea che il deterioramento delle condizioni oggettive
avrebbe in qualche modo dato vita alle condizioni soggettive da cui emergesse
una nuova rivoluzione politica era del tutto fasulla. Tutto ci che emergeva dal
Thatcherismo erano trafficoni, finanziarizzazione estrema, trionfo dei centri
commerciali sulla bottega dangolo, feticizzazione della casa e Tony Blair.
Invece di radicalizzare la societ britannica, la recessione organizzata con tanta
cura del governo della signora Thatcher, come parte della sua guerra al lavoro
organizzato e alle istituzioni pubbliche della previdenza sociale e alla
ridistribuzione che erano state create dopo la guerra, distrusse permanentemente
lidea stessa che trascendeva quello che il mercato decideva come il giusto
prezzo
La lezione che la signora Thatcher mi impart con le brutte a proposito della
capacit di una recessione duratura di minare la politica progressista e di radicare
la misantropia nelle fibre della societ una lezione che porto con me nellodierna
crisi europea. E, in effetti, il fattore pi decisivo della mia posizione riguardo alla
crisi delleuro che ha occupato il mio tempo e il mio pensiero quasi
esclusivamente negli ultimi anni. E il motivo per cui sono felice di confessare il
peccato che mi attribuito dai critici radicali della mia posizione menscevica
riguardo alleurozona: il peccato di scegliere di non proporre programmi politici
radicali che cerchino di sfruttare la crisi delleuro come occasione di rovesciare il
capitalismo europeo, di smantellare la terribile eurozona e di minare lUnione
Europea dei cartelli e dei banchieri bancarottieri.
S, mi piacerebbe proporre una simile agenda radicale. Ma, no, non sono pronto a
commettere lo stesso errore due volte. Quale bene ci venuto in Gran Bretagna
nei primi anni 80 dal promuovere unagenda di cambiamento socialista che la
societ britannica disdegnava, buttandosi contemporaneamente a testa bassa
nella trappola neoliberista della signora Thatcher? Precisamente nessuno. Che
bene produrr oggi sollecitare lo smantellamento delleurozona, della stessa
Unione Europea, quando il capitalismo europeo sta facendo il massimo per minare
leurozona, lUnione Europea, di fatto s stesso?
Unuscita greca o portoghese o italiana dalleurozona si svilupper presto in una
frammentazione del capitalismo europeo, producendo una regione gravemente
recessiva a est del Reno e a nord delle Alpi, mentre il resto dellEuropa stretto in
una maligna stagflazione. Chi pensate si avvantagger da uno sviluppo simile?
Una Sinistra progressista che sorger, come la Fenice, dalle ceneri delle istituzioni
pubbliche dellEuropa? O i nazisti dellAlba Dorata, i neofascisti assortiti, gli
xenofobi e i maneggioni? Io non ho assolutamente alcun dubbio su chi dei due
trarr profitto dalla disintegrazione delleurozona. Quanto a me, io non sono
pronto a soffiare un nuovo vento nelle vele di questa versione postmoderna degli
anni 30. Se ci significa che siamo noi, i marxisti opportunamente eccentrici, che
dobbiamo cercare di salvare il capitalismo europeo da s stesso, cos sia. Non per
amore o apprezzamento del capitalismo europeo, delleurozona, di Bruxelles o
della Banca Centrale Europea, ma semplicemente perch vogliamo minimizzare il
costo umano non necessario di questa crisi, le innumerevoli vite le cui prospettive
saranno ulteriormente represse senza vantaggi di alcun genere per le future
generazioni di europei.
deboli e degli espropriati al fine di turare le voragini spalancate dei loro banchieri
falliti, rifiutandosi di venire a patti con limpossibilit di tale compito. Avendo
creato ununione monetaria che (A) ha cancellato tutti gli ammortizzatori di shock
dalla macroeconomia dellEuropa e (B) ha garantito che, quando gli shock
arrivano, saranno giganteschi, essi stanno oggi investendo nel negazionismo
sperando, irrazionalmente, in qualche miracolo che gli dei potranno concedere a
condizione che un numero sufficiente di vite umane sia sacrificato sullaltare
dellausterit competitiva.
Ogni volta che gli ufficiali giudiziari della troika visitano Atene, Dublino, Lisbona,
Madrid, e ad ogni pronunciamento della Banca Centrale Europea sul prossimo giro
di vite dellausterit che va praticato a Parigi o a Roma, vengono in mente le
parole di Berthold Brecht: La forza bruta fuori moda. Perch mandare in giro
assassini a libro paga, quando sono sufficienti gli ufficiali giudiziari? La domanda
: chi si opporr loro?
Sempre consapevole della colpa collettiva della Sinistra per il feudalesimo
industriale al quale abbiamo condannato milioni di persone per decenni nel nome
della politica progressista, io tuttavia formulo un parallelo tra lUnione Sovietica
e lUnione Europea. Nonostante le loro grandi differenze, hanno realmente in
comune una cosa: luniforme linea del partito che corre invisibile dal vertice
(Politburo o Commissione) alla vera e propria base (ogni ministro minore di ogni
stato membro, o lultimo dei commissari, a pappagallare le stesse futilit). Gli
apparatcik sia sovietici sia della UE condividono una determinazione da setta
cristiana a riconoscere i fatti solo quando sono coerenti con le profezie e i loro
sacri testi. Olli Rehn, ad esempio, che commissario dellUnione Europea con la
responsabilit degli affari economici e finanziari ha avuto recentemente laudacia
di accusare il Fondo Monetario Internazionale per aver rivelato errori nel calcolo
dei moltiplicatori fiscali delleurozona perch tale rivelazione ha compromesso
la fiducia del popolo europeo nelle proprie istituzioni. Nemmeno Leonid Brezhnev
avrebbe osato fare una simile dichiarazione pubblica!
Con le lite dellEuropa profondamente allo sbando, negazioniste e con le teste
sepolte come ostriche nella sabbia, la Sinistra deve ammettere che
semplicemente non siamo pronti a colmare il baratro che aprir un capitalismo
europeo al collasso con un sistema socialista funzionante, capace di generare una
prosperit condivisa per le masse. Il nostro compito dovrebbe allora essere
duplice: proporre unanalisi dellattuale stato delle cose che europei non marxisti,
benintenzionati, sedotti dalle sirene del neoliberismo, trovino profondo. E dar
seguito a tale analisi solida con proposte di stabilizzazione dellEuropa, per por
fine alla spirale verso il basso che, alla fine, rafforza solo i fanatici e incuba luovo
del serpente. Ironicamente, quelli di noi che aborriscono leurozona, hanno il
dovere morale di salvarla!
Questo ci che abbiamo cercato di fare con la nostra Modesta Proposta [12].
Rivolgendoci a diversi uditori che vanno dagli attivisti radicali ai gestori di fondi
speculativi, lidea di forgiare alleanze strategiche anche con quelli di destra con i
quali condividiamo un semplice interesse: linteresse a fermare il circolo vizioso di
retroazione negativa tra austerit e crisi, [] un effetto di retroazione negativa
che mina sia il capitalismo sia qualsiasi programma progressista per sostituirlo. E
cos che difendo i miei tentativi di arruolare alla causa della Modesta Proposta
persone quali i giornalisti di Bloomberg e del New York Times, i membri
Conservatori del Parlamento, i finanziari che sono preoccupati per la difficile
situazione dellEuropa.
Il lettore mi consentir di concludere con due confessioni finali. Mentre sono felice
di difendere come sinceramente radicale il perseguimento di unagenda modesta
di stabilizzazione di un sistema che detesto, non finger di esserne entusiasta.
Questo pu essere ci che dobbiamo fare, nella situazione attuale, ma mi rattrista
che probabilmente non sar in circolazione per vedere unagenda pi radicale
adottata sensatamente. Infine, una confessione di natura fortemente personale:
sono consapevole di correre il rischio di ridurre, furtivamente, la tristezza
dellabbandono di ogni speranza di sostituire il capitalismo mentre sono ancora in
vita, indulgendo in una sensazione di essere divenuto pi gradevole ai circoli
della societ educata. Il senso di soddisfazione personale dellessere onorato dai
grandi e potenti ha cominciato, occasionalmente, a insinuarsi in me. E che
sensazione non radicale, orribile, corruttiva e corrosiva stata!
Il mio punto pi basso si verificato in un aeroporto. Un certo canale danaroso mi
aveva invitato a fare una presentazione sulla crisi europea e aveva sborsato la
grottesca somma necessaria a comprarmi un biglietto di prima classe. Di ritorno a
casa, stanco e gi con numerosi voli sulle spalle, mi stavo facendo strada
superando la lunga coda di passeggeri di classe economica per arrivare al mio
cancello. Improvvisamente mi sono reso conto, con considerevole orrore, di
quanto fosse facile per la mia mente lasciarsi infettare da quella sensazione di
aver diritto a superare gli hoi polloi. Mi sono reso conto di quanto prontamente
potevo dimenticare ci che la mia mente di sinistra sapeva da sempre: che nulla
ha maggior successo nel riprodursi che una falsa sensazione di diritto. Forgiare
alleanze con forze reazionarie, come penso dovremmo fare per stabilizzare oggi
lEuropa, ci espone al pericolo di diventare cooptati, di perdere il nostro
radicalismo a causa della calda luce dellessere arrivati nei corridoi del potere.
Le confessioni radicali, come quella che ho tentato di buttar gi qui, sono forse il
solo antidoto programmatico alle scivolate ideologiche che minacciano di
trasformarci in ingranaggi della macchina. Se dobbiamo firmare patti con il
diavolo (ad esempio con il FMI, con i neoliberisti che, comunque, si oppongono a
quello che io chiamo il potere dei bancarottieri, eccetera), dobbiamo evitare di
diventare come i socialisti che non sono riusciti a cambiare il mondo ma sono
riusciti a migliore le proprie condizioni personali. Il trucco sta nellevitare il
massimalismo rivoluzionario che, alla fine, aiuta i neoliberisti ad aggirare ogni
opposizione alla loro malignit autodistruttiva, e conservare la visione
dellintrinseca malignit del capitalismo pur mentre cerchiamo di salvarlo, per fini
strategici, da s stesso. Le confessioni radicali possono essere utili nel
raggiungere questo difficile equilibrio. Dopotutto, lumanesimo marxista una
lotta costante contro ci che stiamo diventando.
NOTE
[1] Questo documento si basa su un discorso dapertura dellautore tenuto il 14
maggio 2013 al Sesto Festival Sovversivo di Zagabria, intitolato Confessioni di un
marxista eccentrico. Per un video del discorso cliccare qui.
[2] Per esempi della ricerca conseguente, vedere Varoufakis (2013) e Varoufakis,
Halevi e Theocarakis (2001).
[3] Vedere Karl Marx (1844-1969) Manoscritti Economici e Filosofici.
[4] Marx in Lavoro salariato e capitale, originariamente pubblicato sul Neue
Rheinische Zeitung, 5-8 e 11 aprile 1849 [diffuso come conferenze nel 1847]
Rivisto con unintroduzione di Friedrich Engels nel 1891. Tradotto da Harriet E.
Lothrop, New York; Labor New Company, 1902.
[5] Vedere Karl Marx (1844-1969) Manoscritti Economici e Filosofici.
[6] Verso linizio di Matrix un guerrigliero urbano che aveva aiutato il nostro
Thomas Anderson, alias Neo, a sfuggire ad agenti in borghese, gli offre una
cruda scelta tra due pillole. Se prender la pillola blu, sar riportato al suo letto e
si sveglier al mattino pensando che tutta la faccenda era stata un incubo e poi
riprender la sua vita normale. Se tuttavia sceglier la pillola rossa apprender la
verit sulla sua vita e sulla societ. In un trionfo di curiosit avventata rispetto
allesca di piaceri semplici, Neo rinuncia alla prospettiva della beata ignoranza
offerta dalla pillola blu, scegliendo invece la crudele realt promessa da quella
rossa.
[7] Vedere Mirowski (2013)
[8] Per altro su questo argomento vedere Varoufakis (1991) e Varoufakis (1998)
[9] Vedere Marx, Salari, Prezzi e Profitto, in cui il dibattito di Marx con Citizen
Weston narrato dallo stesso Marx.
[10] Vedere il suo saggio su Malthus, Robert Malthus, il primo degli economisti di
Cambridge, scritto nel 1933, in Lopera completa di John Maynard Keynes, Vol. X:
Saggi di biografia, London, Macmillan. La citazione appare alle pagg. 100-1.
Pubblicato in origine di Saggi di biografia, 1933.
[11] Malthus conquist la propria fama pronosticando che la crescita della
popolazione avrebbe superato le risorse della terra, nonostante i nostri sforzi
migliori, e che perci la carestia era un essenziale meccanismo equilibratore.
Come uomo della tonaca, egli spieg ci come parte del disegno di Dio: la
sofferenza delle masse, le pance gonfie dei bambini deliranti e i volti esausti della
madri in lutto erano unoccasione offerta da Dio perch gli esseri umani
abbracciassero il bene e combattessero il male.
[12] Vedere Y. Varoufakis, S. Holland e J.K.Galbraith (2013) A Modest Proposal for
Resolving the Euro Crisis, Version 4.0.