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Confessioni di un marxista eccentrico nel mezzo di una crisi europea ripugnante

di Yanis Varoufakis 8 febbraio 2015


[Nel maggio del 2013 ho avuto il piacere di tenere un discorso al Sesto Festival
Sovversivo di Zagabria su questo argomento. Solo ora sono riuscito a scrivere
quel discorso e ad ampliarlo in alcuni modi significativi [1]]
SINTESI
LEuropa sta vivendo una crisi che sostanzialmente diversa da una recessione
capitalista normale, del genere che superato da una stretta ai salari che
contribuisce a ripristinare la redditivit. Questa discesa secolare, di lungo termine
a una depressione asimmetrica e a una disintegrazione monetaria pone un
tremendo dilemma ai radicali: dovremmo usare questa crisi capitalista, unica in
un secolo, come occasione per promuovere lo smantellamento dellUnione
Europea, data la sua entusiastica acquiescenza alle politiche e al credo
neoliberisti? O dovremmo accettare che la Sinistra non pronta per un
cambiamento radicale e promuovere invece la stabilizzazione del capitalismo
europeo? Questo documento sostiene che, per quanto inappetibile possa suonare
alle orecchie del pensatore radicale la seconda opzione, dovere storico della
Sinistra, in questa particolare congiuntura, stabilizzare il capitalismo; salvare il
capitalismo europeo da s stesso e dagli insulsi gestori dellinevitabile crisi
delleurozona. Attingendo a esperienze personali e al proprio percorso
intellettuale, lautore spiega perch Marx debba restare centrale nella nostra
analisi del capitalismo ma anche perch dovremmo restare eccentrici nel nostro
marxismo. Inoltre il documento spiega perch unanalisi marxista sia del
capitalismo europeo sia della condizione attuale della Sinistra ci obblighi a
lavorare per una vasta coalizione, anche con la destra, il fine della quale deve
essere la soluzione della crisi delleurozona e la stabilizzazione dellUnione
Europea. In breve, il documento suggerisce che i radicali dovrebbero, nel contesto
dellevoluzione della calamit dellEuropa, lavorare per minimizzare il costo
umano, per rafforzare le istituzioni pubbliche europee e, cos, guadagnare tempo
e spazio in cui sviluppare unalternativa genuinamente umanistica.

1. Introduzione: una confessione radicale

Il capitalismo ha avuto il suo secondo spasmo globale nel 2008, scatenando una
reazione a catena che ha gettato lEuropa in una spirale discendente che
attualmente sta minacciando gli europei di un vortice quasi permanente di
depressione, cinismo, disintegrazione e misantropia.
Negli ultimi tre anni ho tenuto discorsi a uditori eccezionalmente diversi a
proposito dellemergenza europea. Migliaia di dimostranti contro lausterit a
Piazza Syntagma, ad Atene, personale della Federal Reserve Bank di New York,
parlamentari Verdi presso il Parlamento Europeo, analisti di Bloomberg a Londra e
a New York, scolari di sobborghi emarginati greci e statunitensi, la Camera dei
Comuni a Londra, attivisti di Syriza a Salonicco, fondi dinvestimento a Manhattan
e nella City di Londra; la lista tanto lunga quanto persistente la ritirata dei
nostri leader europei dallumanesimo e dalla ragione. Nonostante la diversit degli
uditori, il messaggio stato coerente: la crisi attuale dellEuropa non soltanto
una minaccia per i lavoratori, per i deprivati, per i banchieri, per gruppi o classi
sociali particolari o, in realt, per nazioni particolari. No, lattuale atteggiamento
dellEuropa pone una minaccia alla civilt cos come la conosciamo.
Se la mia prognosi corretta e la crisi europea non soltanto un altro crollo ciclico
che sar superato presto con la ricrescita dei profitti conseguente allinevitabile
stretta sui salari, la domanda che sorge per i radicali la seguente: dovremmo
accogliere questo vasto cedimento del capitalismo europeo come unoccasione
per sostituire il capitalismo con un sistema migliore? O dovremmo essere cos
preoccupati al riguardo da imbarcarci in una campagna per stabilizzare il
capitalismo europeo? La mia risposta negli ultimi tre anni stata inequivocabile
ed disattesa dalla lista citata pi sopra dei diversi uditori che ho cercato di
influenzare. La crisi dellEuropa , a mio parere, gravida non solo di unalternativa
progressista, ma anche di forze radicalmente regressive che hanno la capacit di
causare un bagno di sangue umanitario cancellando la speranza di un qualsiasi
passo avanti progressiste per generazioni a venire.
Per queste idee sono stato accusato, da voci radicali benintenzionate, di essere un
disfattista, un menscevico dellultimo giorno che instancabilmente si batte a
favore di piani lo scopo dei quali salvare lattuale indifendibile sistema socioeconomico europeo. Un sistema che rappresenta tutto ci che contro cui un
radicale dovrebbe ammonire e lottare: unUnione Europa antidemocratica,
irreversibilmente neoliberista, fortemente irrazionale, transnazionale che non ha
quasi alcuna capacit di evolvere in una comunit genuinamente umanistica in
cui le nazioni dellEuropa possano respirare, vivere e svilupparsi. Questa critica, lo
confesso, ferisce. E ferisce perch contiene pi di un nocciolo di verit.

In verit io condivido la visione di questa Unione Europea come cartello


fondamentalmente antidemocratico e irrazionale che ha posto i popoli dellEuropa
su un sentiero di misantropia, conflitti e recessione permanente. E mi inchino
anche alla critica di aver condotto una campagna fondata sul presupposto che la
Sinistra sia, e rimanga, francamente sconfitta. Dunque s, in questo senso mi
sento obbligato a riconoscere che desidererei che la mia campagna fosse di un
genere diverso; che promuoverei molto pi volentieri unagenda radicale la cui
raison detre fosse sostituire il capitalismo europeo con un sistema diverso, pi
razionale, piuttosto che limitarmi a promuovere la stabilizzazione del capitalismo
europeo, in contrasto con la mia definizione di Buona Societ.
A questo punto forse pertinente una confessione di secondo ordine: confessare
che le confessioni tendono a essere interessate. In effetti le confessioni sono
sempre sullorlo di quanto disse una volta John von Neumann a proposito di
Robert Oppenheimer, dopo aver sentito che il suo ex direttore al Progetto
Manhattan era diventato un attivista antinucleare e si era confessato colpevole
del suo contributo alla carneficina di Hiroshima e Nagasaki. Le caustiche parole di
Von Neumann furono:
Confessa il peccato per reclamare la gloria.
Fortunatamente io non sono un Oppenheimer e perci non sar troppo difficile
confessare vari peccati come mezzo di autopromozione bens, piuttosto, come
finestra da cui osservare un capitalismo europeo devastato dalla crisi,
profondamente irrazionale e ripugnante la cui implosione, nonostante i suoi molti
mali, andrebbe evitata a ogni costo. E una confessione mediante la quale
convincere i radicali che abbiamo una missione contraddittoria: arrestare la
caduta libera del capitalismo europeo al fine di guadagnare il tempo che ci
necessario per formulare lalternativa a esso.

2. Perch marxista?
Quando scelsi la mia tesi di dottorato, nel 1982, scelsi di proposito un argomento
fortemente matematico e un tema in cui il pensiero di Marx era irrilevante.
Quando, in seguito, mi imbarcai nella carriera accademica, da lettore nelle facolt
di economia convenzionale, il contratto implicito tra me e le facolt che mi
offrivano il posto era che avrei insegnato il genere di teoria economica che non
lasciava spazi a Marx. Alla fine degli anni 80, senza che io lo sapessi, fui assunto
dalla facolt di economia dellUniversit di Sidney, per escludere un candidato di

sinistra. Poi, ritornato in Grecia nel 2000, mi sono schierato con George
Papandreou, sperando di contribuire a fermare il ritorno al potere di una Destra
risorgente determinata a riportare i greci in una posizione xenofoba (sia
allinterno, con un giro di vite contro i lavoratori immigrati, sia in politica estera).
Come oggi sa il mondo intero, il partito di Papandreou non solo non ferm la
xenofobia ma, alla fine, presiedette le politiche macroeconomiche neoliberiste pi
virulente che furono lavanguardia dei cosiddetti salvataggi delleurozona,
provocando in tal modo, inconsapevolmente, il ritorno dei nazisti nelle strade di
Atene. Anche se mi ero dimesso da consigliere di Papandreou nel 2006 ed ero
diventato uno dei critici pi fermi del suo governo nel corso della sua mala
gestione dellimplosione greca post 2009, i miei interventi nel dibattito pubblico in
Grecia e in Europa (ad esempio la Modest Proposal for Resolving the Euro Crisis
[Modesta proposta per risolvere la crisi delleuro] di cui sono stato co-autore e che
ho promosso) non hanno alcun sentore di marxismo.
In considerazione di questo lungo percorso nel mondo accademico e nei dibattiti
politici sullEuropa, si pu essere sorpresi nel sentirmi, proverbialmente, uscire
allo scoperto da marxista. Tali pronunciamenti non mi vengono naturali. Vorrei
poter evitare etero-definizioni (cio essere definito in base alla visione del mondo
e al metodo di qualcun altro). Marxista, hegeliano, keynesiano, seguace di Hume
ho una tendenza naturale a dire che non sono nessuna di queste cose; che ho
dedicato i miei giorni a cercare di diventare unape di Francesco Bacone, una
creatura che assaggia il nettare i milioni di fiori e lo trasforma, nel suo stomaco, in
qualcosa di nuovo, qualcosa di proprio, qualcosa che deve molto a ogni singolo
fiore ma che non definito da nessuno di essi. Ahim, questo sarebbe un modo
non veritiero e inadatto per cominciare una confessione.
In verit Karl Marx stato responsabile di aver inquadrato la mia prospettiva sul
mondo in cui viviamo, dalla mia infanzia a oggi. Non qualcosa di cui parlo molto
spontaneamente in questi giorni nella societ per bene, perch la stessa
citazione del nome che inizia per M rende sordi gli uditori. Ma nemmeno lo nego
mai. In realt dopo alcuni anni in cui mi rivolgo a uditori con cui non condivido un
ambiente ideologico, recentemente si insinuato in me un bisogno di parlare
francamente dellimpronta di Marx sul mio pensiero. Di spiegare perch, pur da
marxista impenitente, penso sia importante opporglisi appassionatamente in una
variet di modi. Essere, in altre parole, eccentrici nel proprio marxismo.
Se la mia intera carriera accademica ha largamente ignorato Marx e le mie attuali
raccomandazioni politiche non possono essere descritte come marxiste, allora
perch tirar fuori adesso il mio marxismo? La risposta semplice: anche la mia

economia non marxista stata guidata da unottica fortemente influenzata da


Marx. Ho sempre pensato che un teorico sociale radicale pu contrastare la
corrente economica prevalente in due modi diversi. Un modo la critica
immanente. Accettare gli assiomi convenzionali e poi rivelarne le contraddizioni
interne. Dire: Non contester i vostri presupposti ma ecco perch le vostre stesse
conclusioni non scaturiscono logicamente da essi. Questo stato, in effetti, il
metodo di Marx nel minare leconomia politica britannica. Egli accett ogni
assioma di Adam Smith e di David Ricardo al fine di dimostrare che, nel contesto
dei loro presupposti, il capitalismo era un sistema contraddittorio. La seconda via
che pu seguire un teorico radicale , naturalmente, costruire teorie alternative a
quello del Sistema, sperando che saranno prese sul serio (che quello che hanno
fatto gli economisti marxisti del ventesimo secolo).
La mia idea riguardo a questo dilemma sempre stata che quelli che detengono il
potere vero non sono mai turbati da teorie che partono da presupposti diversi dai
loro. Nessun economista convenzionale dedicher oggi neppure attenzione a un
modello marxista o neo-ricardiano. La sola cosa che pu destabilizzare e
veramente sfidare gli economisti neoclassici convenzionali la dimostrazione
dellincoerenza interna dei loro stessi modelli. E stato per questo motivo che, sin
dallinizio, ho scelto di immergermi nelle viscere della teoria neoclassica e di non
dedicare quasi nessuna energia a cercare di sviluppare modelli alternativi,
marxisti, di capitalismo. I miei motivi, che sottopongo, sono stati molto marxisti
[2].
Quando chiamato a commentare il mondo in cui viviamo, rispetto allideologia
dominante riguardo al funzionamento del nostro mondo, non avevo altra
alternativa che rifarmi alla tradizione marxista che aveva modellato il mio
pensiero sin da quando mio padre, un metallurgico, mi aveva sottolineato, quando
ero ancora un bambino, gli effetti del cambiamento e dellinnovazione tecnologica
nel processo storico. Come, per esempio, il passaggio dallEt del Bronzo a quella
del Ferro aveva accelerato la Storia; come la scoperta dellacciaio aveva
accelerato il tempo storico di un fattore di dieci; e come le tecnologie IT basate sul
silicio stanno offrendo una corsia preferenziale a discontinuit storiche e socioeconomiche.
Questo costante trionfo della ragione umana sui nostri mezzi tecnologici e sulla
natura, che serve anche periodicamente a denunciare larretratezza delle nostre
soluzione e relazioni sociali, unintuizione insostituibile di cui sono debitore a
Marx. La sua prospettiva materialista storica stata rafforzata nel modo pi
interessante e inatteso. Chiunque abbia visto lepisodio della serie Star Trek

intitolato Blink of an eye [Un batter docchio] riconoscer una presentazione


meravigliosa di quarantacinque minuti del materialismo storico allopera; una
stupefacente narrazione del processo mediante il quale lo sviluppo dei mezzi di
produzione genera progressi tecnologici che minano costantemente la
superstizione e creano slanci storici che, in modo non lineare, danno vita a nuovi
stadi della civilt.
Il mio primo incontro con testi di Marx ebbe luogo molto presto nella mia vita, in
conseguenza degli strani tempi in cui sono cresciuto, con la Grecia che usciva
dallincubo della dittatura neofascista del 1967-74. Ci che mi colp fu il dono
insuperabile, ipnotico della stesura di un copione drammatico della storia umana,
in effetti della dannazione umana, corretto da possibilit molto reale di salvezza e
autentica spiritualit. Nel leggere passi come
la societ borghese moderna con i suoi rapporti di produzione, di scambio e di
propriet, una societ che ha ideato mezzi di produzione e di scambio cos
giganteschi, come lo stregone che non pi in grado di controllare le potenze
del mondo infernale che ha evocato con i suoi sortilegi (Il manifesto del partito
comunista, 1848)
era come incontrare una riunione, da una parte, del dottor Faust e del dottor
Frankenstein e, dallaltra, di Adam Smith e David Ricardo, creando una narrazione
popolata di figure (lavoratori, capitalisti, dirigenti, scienziati) che erano le
dramatis personae della Storia, agenti che lottavano controllare ragione e scienza
nel contesto dellemancipazione dellumanit mentre, contrariamente alle loro
intenzioni, scatenavano forze demoniache che usurpavano e sovvertivano la loro
libert e umanit.
Questa prospettiva dialettica, in cui tutto contiene il proprio opposto, e locchio
appassionato con cui Marx individuava il potenziale di cambiamento
nellapparentemente pi costante e immutabile delle strutture sociali, mi hanno
aiutato ad afferrare le grandi contraddizioni dellera capitalistica. Dissolveva il
paradosso di unet che generava la ricchezza pi rimarchevole e, al tempo
stesso, la povert pi cospicua. Oggi, rivolgendosi alla crisi europea, alla crisi di
consapevolezza degli Stati Uniti, alla stagnazione a lungo termine del capitalismo
giapponese, la maggior parte dei commentatori manca di cogliere il processo
dialettico che ha sotto il naso. Riconoscono la montagna di debiti e di perdite
bancarie ma trascurano laltra faccia della stessa medaglia, la sua antitesi: la
montagna di risparmi oziosi che sono congelati dalla paura e perci non si
convertono in investimenti produttivi. Una lucidit marxista agli opposti binari

avrebbe potuto aprir loro gli occhi


Uno dei principali motivi per cui lottica consolidata non viene a patti con la realt
contemporanea che non ha mai compreso la produzione congiunta,
dialetticamente tesa, di debiti e surplus, di crescita e disoccupazione, di ricchezza
e povert, di spiritualit e depravazione, in effetti di bene e male, di nuove
prospettive di piacere e di nuove forme di schiavit, di libert e di schiavizzazione;
di questo melange di opposti binari in ordine al quale ci ha messo in allarme il
drammatico copione di Marx come fonti delle perfidie della Storia.
Dai miei primi passi nel pensare da economista a questo giorno stesso mi
venuto in mente che Marx aveva fatto una scoperta che deve restare al centro di
ogni analisi utile del capitalismo. Era, ovviamente, la scoperta di unaltra
opposizione binaria profonda nel lavoro umano. Tra due nature molto diverse del
lavoro: (i) lavoro come attivit di creazione di un valore che non pu mai essere
specificato o quantificato in anticipo (e perci impossibile da mercificare) e (ii)
lavoro come una quantit (ad esempio il numero di ore lavorate) che in vendita
e si ottiene a un certo prezzo. E questo che distingue il lavoro da altri fattori della
produzione, come lelettricit: la sua natura doppia, contraddittoria. Una
differenziazione-con-contraddizione che leconomia politica ha trascurato prima
che arrivasse Marx e che leconomia dominante si rifiuta fermamente di
riconoscere oggi.
Sia lelettricit sia il lavoro possono essere visti come merci. In effetti sia gli
imprenditori sia i lavoratori lottano per mercificare il lavoro. Gli imprenditori usano
tutto il loro ingegno, e quello dei loro galoppini della gestione delle risorse umane,
per quantificare, misurare e rendere omogeneo il lavoro. Al tempo stesso
potenziali dipendenti sudano sette camicie nellansioso tentativo di mercificare la
propria forza lavoro, di scrivere e riscrivere i loro CV al fine di mostrarsi come
fornitori di unit quantificabili di lavoro. E l sta il problema! Poich se mai
lavoratori e imprenditori riuscissero a mercificare interamente il lavoro, il
capitalismo perirebbe. Questa unidea senza la quale la tendenza del
capitalismo a generare crisi non pu mai essere compresa interamente e, anche,
unidea cui nessuno ha accesso senza una qualche esposizione al pensiero di
Marx.

3. La fantascienza diventa documentario


Nel classico film del 1953 Linvasione degli ultracorpi la forza aliena non ci attacca

frontalmente, diversamente da, diciamo, La guerra dei mondi di H.G.Wells. Gli


umani, invece, sono attaccati dallinterno, fino a quando non resta nulla del loro
spirito e delle loro emozioni umane. I loro corpi sono tutto ci che resta, come
conchiglie che un tempo contenevano una volont libera e che ora lavorano,
passano attraverso i movimenti della vita quotidiana e funzionano da simulacri
umani liberati dalla capricciosit della natura umana. Questo processo
equivalente alla trasformazione necessaria al fine di trasformare il lavoro umano
in un fattore non dissimile dalle semenze, dallelettricit, in effetti dai robot. Nel
parlare moderno quello che sarebbe successo se il lavoro umano fosse divenuto
perfettamente riducibile a capitale umano e cos adatto a essere inserito nei
modelli degli economisti grossolani.
Provate a pensarci: ciascuna e ogni teoria economica non marxista che tratta i
fattori della produzione umani e non umani come intercambiabili e come quantit
qualitativamente equivalenti, assume che la disumanizzazione del lavoro sia
completa. Ma se potesse mai essere completa, la conseguenza sarebbe la fine del
capitalismo come sistema capace di creare e distribuire valore. Tanto per
cominciare una societ di simulacri disumanizzati, di automi, somiglierebbe a un
orologio meccanico pieno di ingranaggi e di molle, ciascuna con la sua unica
funzione, che insieme producono un bene: la misurazione del tempo. Tuttavia se
tale societ non contenesse altro che altri automi, la misurazione del tempo non
sarebbe un bene. Sarebbe un prodotto, certamente, ma perch un bene?
Senza veri esseri umani a sperimentare la funzione dellorologio, non potrebbe
esserci nulla di bene o di male. Una societ di automi sarebbe, come lorologio
meccanico o un qualche circuito integrato, piena di parti funzionanti, che
mostrano una funzione ma nulla che possa essere utilmente descritto come bene
o male o, in effetti, di valore.
Dunque, per ricapitolare, se il capitale riuscisse mai a quantificare, e
conseguentemente mercificare interamente, il lavoro, come sta costantemente
cercando di fare, spremerebbe anche fuori dal lavoro quellindeterminata,
recalcitrante libert umana che consente la generazione di valore. La brillante
penetrazione di Marx nellessenza delle crisi capitalistiche stata precisamente
questo: tanto maggiore il successo del capitalismo nel trasformare il lavoro in
una merce, tanto minore il valore di ciascuna unit di produzione che esso
genera, tanto minore il tasso di profitto e, alla fine, tanto pi prossima la maligna
recessione successiva delleconomia come sistema. La rappresentazione della
libert umana come categoria economica unica in Marx, rendendo possibile
uninterpretazione distintamente spettacolare e analiticamente perspicace della
propensione del capitalismo ad arraffare la recessione, persino la depressione,

dalle fauci della crescita.


Quando Marx scriveva che il lavoro il fuoco vivente, forgiatore, la transitoriet
delle cose, la loro temporalit, stava offrendo il massimo contributo che qualsiasi
economista abbia mai offerto alla nostra comprensione dellacuta contraddizione
sepolta nel DNA del capitalismo. Quanto dipingeva il capitale come una forza
cui dobbiamo sottometterci sviluppa unenergia universale, cosmopolita che
infrange ogni limite e ogni legame e si pone come unica politica, unica
universalit, unico limite e unico legame [3], egli stava evidenziando la realt
che il lavoro pu essere acquistato dal capitale liquido (cio dal denaro) nella sua
forma di merce, ma porter sempre con s una volont ostile al compratore
capitalista. Ma Marx non stava semplicemente formulando una dichiarazione
psicologica, filosofica o politica. Stava, piuttosto, offrendo una considerevole
analisi del perch nel momento in cui il lavoro (come attivit non quantificabile)
perde tale ostilit, diventa sterile, incapace di produrre valore.
In unepoca in cui i neoliberisti hanno intrappolato la maggioranza nei loro
tentacoli teoretici, rigurgitando incessantemente lideologia di accrescere la
produttivit del lavoro nel tentativo di accrescere la competitivit con lidea di
creare crescita, eccetera, lanalisi di Marx offre un antidoto potente. Il capitale
non pu mai vincere la sua lotta per trasformare il lavoro in un fattore
infinitamente elastico, meccanizzato, senza distruggere s stesso. Questo
quanto n i neoliberisti n i keynesiani capiranno mai! Se lintera classe dei
lavoratori salariati dovesse essere cancellata dalle macchine, scriveva Marx, che
cosa terribile sarebbe per il capitale che, senza lavoro salariato, cessa di essere
capitale![4] Quanto pi prossimo alla sua vittoria finale sul lavoro si spinge il
capitale, tanto pi la nostra societ assomiglia a un altro film di fantascienza. Un
film che era stato presagito, s, da Karl Marx: Matrix.
Ci che unico in Matrix che in esso la ribellione dei nostri manufatti non
semplicemente un caso di uccisione del creatore. Diversamente dalla Cosa di
Frankenstein, che attacca irrazionalmente gli esseri umani mossa dalla sua
assoluta angoscia esistenziale, o dalle macchine della serie Terminator che
vogliono semplicemente sterminare tutti gli umani per consolidare il loro futuro
dominio sul pianeta, in Matrix limpero emergente delle macchine scrupoloso nel
preservare la vita umana per i propri fini, nel tenerci vivi come sua risorsa
primaria. LHomo sapiens, nonostante abbia inventato la schiavit umana, e
nonostante la nostra storia senza confronti di inflizione di orrori indicibili ai nostri
fratelli, non avrebbe mai potuto immaginare il ruolo indegno che le macchine gli
avrebbero assegnato in Matrix: bloccati in marchingegni che ci immobilizzano per

risparmiare energia, le macchine ci alimentano a forza con una miscela di


nutrienti nauseanti adatti per la massima produzione di calore.
Tuttavia le macchine devono presto scoprire che gli umani non durano a lungo
quando il loro spirito spezzato e la loro libert negata totalmente. Il nostro
curioso bisogno di libert, cos, minaccia lefficacia dei loro impianti energetici a
motore umano. Cos le macchine ci obbligano a quella che Marx avrebbe chiamato
una falsa coscienza. Non solo immettono a forza nutrienti nel nostro organismo,
ma anche illusioni di cui il nostro spirito ha fame nella nostra mente.
Ingegnosamente attaccano elettrodi ai nostri crani attraverso i quali immettono,
direttamente nel nostro cervello, una vita virtuale, ma del tutto realistica, che, da
umani, possiamo gestire. Mentre i nostri corpi continuano a essere brutalmente
collegati ai loro generatori di energia, alimentandoli con lelettricit estratta dal
calore dei nostri corpi, il programma informatico delle macchine noto come Matrix
riempie le nostre menti di una vita immaginaria, illusoria e tuttavia molto reale,
normale. Il quel modo i nostri corpi, ignari della realt, possono vivere per
decenni, con grande utilit per le macchine responsabili di generare energia
sufficiente a sostenere il loro nuovo mondo. Loblio umano si dimostra un fattore
cruciale per la produzione nelleconomia di Matrix.
Le macchine hanno conquistato il potere di dominio sul lavoro umano e sui suoi
prodotti [5] il modo in cui Marx descrisse lascesa delle macchine come
incrocio tra una tragedia greca antica e una shakespeariana, evoluto sullo sfondo
di una rivoluzione industriale in cui i pochi erano proprietari delle macchine e i
molti le facevano funzionare. Il punto di Marx era che, nelluniverso del capitale,
siamo gi trans-umani. Matrix non futurologia. E parte della nostra realt da un
pezzo ormai! E un eccellente documentario della nostra era o, per essere pi
precisi, della tendenza della nostra era a cancellare dal lavoro umano tutte quelle
caratteristiche che gli impediscono di diventare interamente flessibile,
perfettamente quantificato, infinitamente divisibile. Quanto a Marx il suo ruolo
stato di fornirci lopzione della pillola rossa [6], una possibilit di guardare in
faccia, senza le rassicuranti illusioni dellideologia borghese, lorribile realt di un
sistema che produce crisi e privazioni come qualcosa di naturale, per scelta, e
certamente non per caso.
Leggete un qualsiasi manuale di gestione, un qualsiasi documento su qualche
rivista sulleconomia dellistruzione, ogni documento proveniente dallUnione
Europea sulladdestramento, le scuole, le universit, i programmi di promozione
della produttivit, la competitivit, eccetera. Ci che riconoscerete
immediatamente che stiamo gi vivendo nella nostra versione di Matrix. I

tentativi inesorabili del capitale di quantificare e usurpare il lavoro hanno infettato


tutti quei documenti che sponsorizzano una societ in cui le persone aspirano a
diventare automi. Unideologia la cui estensione programmatica la
trasformazione del lavoro umano in una versione dellenergia termica che
permette alle macchine un maggiore margine di funzionamento e di produzione di
altre macchine che, tragicamente, mancano di qualsiasi capacit di generare
valore.
In questo senso la nostra Matrix pu essere solo provvisoria, poich quanto pi si
avvicina alla perfetta versione cinematografica, tanto pi diviene probabile una
crisi monumentale, con i valori che scendono sottoterra, con larrivo di una
Grande Recessione e con lascesa delle macchine invertita quando gli investimenti
in esse divengono negativi. Da questa prospettiva marxista, tornando di nuovo al
film, il gruppo di esseri umani liberati nelle viscere della societ delle macchine
(che guida la risurrezione umana contro le macchine) simboleggia la resistenza
umana a diventare capitale umano, lirriducibile ostilit intrinseca contro la
quantificazione che resta incorporata nei cuori e nelle menti anche di coloro che
dedicano tutte le loro energie a cercare di diventare mercificati nellinteresse dei
loro padroni. La deliziosa ironia in ci che la stessa ostilit che il capitale sta
tentando di sradicare dal lavoro quella che rende il lavoro capace di produrre
valore e consente al capitale di accumularsi.

4. Che cosa ha fatto Marx per noi?


Paul Samuelson ha denigrato una volta Marx definendolo un ricardiano minore.
Quasi ogni scuola di pensiero, compresi alcuni economisti progressisti, ama
fingere che, anche se Marx stato una figura possente, pochissimo, se non nulla,
del suo contributo resta rilevante oggi. Mi si consenta di dissentire.
A parte laver colto il dramma di fondo della dinamica capitalista (si veda la
sezione precedente), Marx mi ha dato gli strumenti per diventare immune dalla
tossica propaganda dei nemici capitalista della vera libert e razionalit. Ad
esempio facile soccombere allidea che la ricchezza sia prodotta privatamente e
poi se ne appropri , mediante la tassazione, uno stato semi-illegittimo, se non si
stati esposti prima allargomento sorprendentemente pregnante di Marx che
vero esattamente il contrario: la ricchezza prodotta collettivamente e poi
appropriata privatamente mediante le relazioni sociali di produzione e di diritti di
propriet che si basano, per la loro riproduzione, quasi esclusivamente su una
falsa coscienza. Vale lo stesso per il concetto di autonomia che echeggia cos

bene in questo nostro mondo post-moderno. Anchessa prodotta


collettivamente, attraverso la dialettica del mutuo riconoscimento, e poi diventa
propriet privata. Se solo Marx fosse stato preso sul serio (sia, va detto, dai
marxisti, sia dai suoi detrattori) si sarebbe evitata molta dellaria fritta che si
accumulata negli anni negli annali degli studi culturali.
Phil Mirowski ha recentemente [7] sottolineato, in modo molto eloquente, il
successo dei neoliberisti nel convincere un largo strato della popolazione che i
mercati sono non soltanto mezzi utili, ma anche un fine inalienabile di per s. Che
mentre lazione collettiva e le istituzioni pubbliche non sono mai capaci di
azzeccarci, le operazioni non regolamentate di interessi privati decentrati
generano una specie di provvidenza laica-cum-divina che garantita produrre non
solo i risultati giusti ma anche i desideri, il carattere e persino letica giusti. Il
miglior esempio della grossolanit neoliberista , ovviamente, il dibattito sul
cambiamento climatico e su che cosa fare al riguardo. I neoliberisti si sono
precipitati a sostenere che, se qualcosa va fatto, deve assumere la forma di un
semi-mercato dei difetti (ad esempio un mercato di commercio delle emissioni)
poich solo i mercati sanno come dare appropriatamente un prezzo alle merci e
agli scarti. Per capire sia perch tale soluzione di un semi-mercato destinata a
fallire e, cosa pi importante, qual la motivazione di soluzioni simili, si pu far
molto peggio che acquisire familiarit con la logica dellaccumulazione del
capitale delineata da Marx e adattata da Michal Kalecki a un mondo governato da
oligopoli in rete tra loro.
Nel ventesimo secolo i due movimenti politici che ricercavano le proprie radici
nelle riflessioni di Marx erano i partiti comunisti e quelli socialdemocratici.
Entrambi, oltre ai propri errori (e, in verit, crimini) non seguirono, a loro danno, la
guida di Marx in un aspetto cruciale: invece di abbracciare libert e razionalit
come loro grida di battaglia e concetti organizzativi, scelsero leguaglianza e la
giustizia, lasciando la libert in eredit ai neoliberisti. Marx fu cristallino: il
problema con il capitalismo non che iniquo, bens che irrazionale, poich
condanna abitualmente intere generazioni a privazioni e disoccupazione e
trasforma addirittura i capitalisti in automi mossi dallansia che sono, anche, resi
schiavi delle macchine di cui si suppongono proprietari, vivendo nella paura
permanente che, se non mercificheranno interamente i loro compagni umani
perch servano pi efficientemente allaccumulazione del capitale, cesseranno di
essere capitalisti.
Cos, se il capitalismo appare ingiusto perch rende tutti schiavi in stile Matrix,
lavoratori e capitalisti; spreca risorse umane e naturali; sforna infelicit, assenza

di libert e crisi dalla stessa catena di montaggio che produce notevoli congegni
e una ricchezza incalcolabile. Avendo mancato di articolare una critica del
capitalismo in termini di libert e razionalit, cosa che Marx riteneva essenziale, la
socialdemocrazia e la Sinistra in generale hanno consentito ai neoliberisti si
usurpare il mantello della libert e di conseguire uno spettacolare trionfo nel
contesto delle capacit e delle ideologie.
Restando al trionfo neoliberista, forse la sua dimensione pi considerevole
quella che finita per essere nota come il deficit di democrazia. Fiumi di lacrime di
coccodrillo sono stati versati sul declino delle nostre grandi democrazie nel corso
degli ultimi tre decenni di finanziarizzazione e globalizzazione. Marx avrebbe riso
forte e a lungo a quelli che sembrano sorpresi, o sconvolti, dal deficit di
democrazia. Qual era il grande obiettivo dietro il liberalismo del diciannovesimo
secolo? Era, come Marx non si stanc mai di segnalare, la separazione della sfera
economica dalla sfera politica e confinare la politica alla seconda lasciando
contemporaneamente la sfera economica al capitale. Quello che stiamo
osservando oggi lo splendido successo del liberismo nel conseguire questo
obiettivo perseguito a lungo. Date unocchiata al Sudafrica di oggi, pi di due
decenni dopo la liberazione di Nelson Mandela e dopo che la sfera politica,
finalmente, ha abbracciato lintera popolazione. Il dilemma dellANC era che, al
fine di poter dominare la sfera politica doveva accettare limpotenza nella sfera
economica. E se pensate che non sia cos, vi suggerisco di parlare con le dozzine
di minatori abbattuti a colpi darma da fuoco, dopo che avevano osato chiedere
un aumento dei salari, da guardie armate pagate dai loro datori di lavoro.

5. Perch eccentrico? Due errori imperdonabili di Marx


Avendo spiegato perch qualsiasi comprensione del nostro mondo sociale io
possieda la devo in larga misura a Karl Marx, voglio adesso spiegare perch resto
terribilmente arrabbiato nei suoi confronti. In altre parole esporr perch io sono
per scelta un marxista eccentrico, incoerente. Marx fece due errori spettacolari,
uno di essi un errore di omissione, laltro di commissione. Questi errori sono
importanti oggi perch ostacolano lefficacia della Sinistra nel contrastare la
misantropia organizzata, specialmente in Europa.
Il primo errore di Marx, quello che suggerisco dovuto a omissione, fu lessere
insufficientemente dialettico, insufficientemente riflessivo. Non dedico sufficiente
riflessione, e mantenne un prudente silenzio, allimpatto della sua teorizzazione
sul mondo a proposito del quale stava formulando teorie. La sua teoria

discorsivamente eccezionalmente potente, e Marx ne aveva avvertito la potenza.


Com che non mostr alcuna preoccupazione che i suoi discepoli, persone con
una comprensione di quelli idee potenti migliore di quella del lavoratore medio,
potessero usare il potere donato loro, per mezzo delle idee di Marx, per abusare
dei loro compagni, per costruire la propria base di potere, per conquistare
posizioni di influenza, per approfittare di studenti impressionabili, eccetera?
Per offrire un secondo esempio, noi sappiamo che il successo della Rivoluzione
Russa indusse il capitalismo, a tempo debito, a indietreggiare strategicamente e a
concedere piani previdenziali e servizi sanitari nazionali, persino allidea di
costringere i ricchi a pagare perch masse di studenti poveri frequentassero
college e universit liberali progettate allo scopo. Al tempo stesso abbiamo anche
visto come la rabbiosa ostilit nei confronti dellUnione Sovietica, con una serie di
invasioni come esempio principale, abbia scatenato paranoia tra i socialisti e
abbia creato un clima di paura che si dimostrato particolarmente fertile per
figure come Joseph Stalin e Pol Pot. Marx non vide mai lavvento di questo
processo dialettico. Egli semplicemente non prese in considerazione la possibilit
che la creazione di uno stato dei lavoratori avrebbe spinto il capitalismo a
diventare pi civilizzato mentre lo stato dei lavoratori sarebbe stato infettato dal
virus del totalitarismo mentre lostilit del resto del mondo (capitalista) nei suoi
confronti cresceva sempre pi.
Il secondo errore di Marx, quello che ascrivo a commissione, stato peggiore. E
stato il suo supporre che la verit sul capitalismo sarebbe stata scoperta nella
matematica dei suoi modelli (i cosiddetti schemi di riproduzione). Questo fu il
peggior disservizio che Marx potesse causare al suo stesso sistema teorico.
Luomo che ci ha dotato della libert umana come concetto economico di primo
ordine, lo studioso che ha elevato lindeterminazione radicale al suo giusto posto
nelleconomia politica, stato la stessa persona che ha finito per giocherellare
con modelli algebrici semplicistici, in cui le unit di lavoro erano, naturalmente,
interamente quantificate, sperando, contro ogni speranza, di evincere da queste
equazioni alcune intuizioni aggiuntive sul capitalismo. Dopo la sua morte,
economisti marxisti hanno sprecato lunghe carriere nellindulgere a un genere
simile di meccanismo scolastico, finendo con quelli che una volta Nietzsche
descrisse come i pezzi di meccanismo che si sono guastati. Interamente
immersi in dibattiti irrilevanti sul problema della trasformazione e su che cosa fare
in proposito, alla fine sono divenuti una specie quasi estinta, mentre il bisonte
neoliberista schiacciava ogni dissenso sulla sua strada.
Come ha potuto essere cos illuso Marx? Perch non ha riconosciuto che nessuna

verit sul capitalismo pu mai emergere da un modello matematico, per quando


brillante possa essere il modellatore? Non aveva gli strumenti intellettuali per
rendersi conto che la dinamica capitalista emerge da una parte non quantificabile
del lavoro umano, cio da una variabile che non pu mai essere definita
matematicamente? Naturalmente li aveva, visto che fu lui a forgiare tali
strumenti! No, il motivo del suo errore un po pi sinistro: proprio come gli
economisti grossolani contro i quali egli ammon cos brillantemente (e che
continuano oggi a dominare le facolt di economia) egli bram il potere che la
prova matematica gli permetteva.
Se sono nel giusto, Marx sapeva che cosa stava facendo. Egli capiva, o aveva la
capacit di capire, che una teoria onnicomprensiva del valore non pu adattarsi a
un modello matematico di uneconomia capitalista dinamica in crescita. Egli fu,
non ne dubito, consapevole che una teoria economica corretta doveva rispettare il
detto di Hegel che le regole dellindeterminato sono esse stesse indeterminate.
In termini economici ci significava riconoscere che il potere di mercato, e dunque
la redditivit, dei capitalisti non era necessariamente riconducibile alla loro
capacit di ricavare lavoro dai loro dipendenti, che alcuni capitalisti possono
ricavare di pi da una data riserva di lavoro o da una data comunit di
consumatori per ragioni che sono esterne alla sua teoria.
Ahim, tale riconoscimento sarebbe stato equivalente ad accettare che le sue
leggi non erano immutabili. Egli avrebbe dovuto ammettere a voci in contrasto
nel movimento sindacale che la sua teoria era indeterminata e, perci, che le sue
dichiarazioni non potevano essere corrette in modo unico e senza ambiguit. Che
erano permanentemente provvisorie. Ma Marx avvert lirreprimibile urgenza di
domare persone come Citizen Weston [9] che osavano preoccuparsi che un
aumento del salario (ottenuto mediante scioperi) potesse dimostrarsi una vittoria
di Pirro se conseguentemente i capitalisti avessero spinto al rialzo i prezzi. Invece
di solo discutere con persone come Weston, Marx era deciso a dimostrare con
precisione matematica che sbagliavano, che erano antiscientifiche, grossolane,
immeritevoli di seria attenzione.
Ci sono stati momenti in cui Marx si rese conto, e confess, di aver sbagliato sul
lato del determinismo. Una volta passato al terzo volume del Capitale egli vide
che, una complessit anche minima (ad esempio ammettere gradi diversi di
intensit di capitale in settori diversi) faceva deragliare i suoi argomenti contro
Weston. Ma egli era cos dedito al proprio monopolio sulla verit che pass a rullo
sopra il problema, in modo impressionante ma troppo rudemente, imponendo per
decreto lassioma che, alla fine, avrebbe confermato la sua prova originale;

quella con cui aveva manganellato in testa Citizen Weston. Strani sono i rituali
della fatuit e tristi sono tali rituali quando vi ricorrono menti eccezionali, come
Karl Marx e come un numero considerevole dei suoi discepoli del ventesimo
secolo.
Questa ostinazione a volere la storia, o il modello, completa, conclusa, lultima
parola, qualcosa che non posso perdonare a Marx. Si dimostrata, dopotutto,
responsabile di una gran quantit di errori e, pi significativamente, di
autoritarismo. Errori e autoritarismo che sono largamente responsabili dellattuale
impotenza della Sinistra come forza del bene e come contrappeso agli insulti alla
ragione e alla libert cui sovrintende oggi il gruppo neoliberista.
6. Lidea radicale del signor Keynes
Keynes era nemico della Sinistra. Egli amava il sistema di classe che lo aveva
sfornato, non voleva aver nulla a che fare (personalmente) con la marmaglia al
piano di sotto e lavor duramente e attentamente per farsi venire in mente idee
che avrebbero consentito al capitalismo di sopravvivere a dispetto della sua
stessa tendenza, potenzialmente, a spasimi agonici. Pensatore liberale borghese,
dalla mente aperta e dallo spirito libero, Keynes aveva il dono raro di non tirarsi
indietro da sfide ai suoi stessi presupposti. Nel mezzo della Grande Depressione fu
molto felice di liberarsi della tradizione di Marshall che era la sua eredit. Avendo
notato che la disoccupazione si aggravava tanto pi quanto pi cadevano i salari,
e che gli investimenti si rifiutavano di crescere anche dopo un lungo periodo di
tassi dinteresse a zero, era pronto a stracciare il manuale e a riconsiderare i
modi del capitalismo.
La sua revisione radicale doveva cominciare da qualche parte. Cominci quando
Keynes abbandon i ranghi dei suoi pari facendo limpensabile: rivisitando il
diverbio tra David Ricardo e Thomas Malthus e schierandosi con lecclesiastico. In
termini inequivocabili, nel mezzo della Grande Depressione, egli scrisse: Se solo
Malthus, invece di Ricardo, fosse stato lasse dorigine da cui si sviluppata
leconomia del ventesimo secolo, quanto pi ricco e pi saggio sarebbe oggi il
mondo! [10]. Con questa dichiarazione provocatoria Keynes non stava adottando
n la posizione di Malthus a favore dei redditieri aristocratici, n le sue idee
teologiche sul potere redentivo della sofferenza [11]. Piuttosto, Keynes abbracci
lo scetticismo di Malthus riguardo (a) alla saggezza di ricercare una teoria del
valore che fosse coerente con la complessit e con le dinamiche del capitalismo e
(b) alla convinzione di Ricardo, successivamente ereditata da Marx, che una
depressione persistente sia incompatibile con il capitalismo.

Perch Keynes non conflu alla posizione di Marx, che dopotutto fu il primo
economista politico a spiegare le crisi come componenti della dinamica
capitalistica? Perch la Grande Depressione non fu come gli altri declini, del
genere spiegato cos bene da Marx. Nel Capitale, volume 1, Marx ha spiegato la
storia delle recessioni redentrici che si verificano a causa della duplice natura del
lavoro e danno lavvio a periodi di crescita gravidi del successivo declino che, a
sua volta, genera la ripresa successiva, e cos via. Comunque non cera nulla di
redentore nella Grande Depressione. Il crollo degli anni 30 fu semplicemente ci:
un crollo che si comport in modo molto simile a un equilibrio statico, uno stato
delleconomia che sembrava perfettamente capace di perpetuarsi, con il testardo
rifiuto della ripresa prevista di presentarsi allorizzonte persino dopo la ripresa del
tasso di profitto in reazione al collasso dei salari e dei tassi dinteresse.
La radice della scoperta di Keynes a proposito del capitalismo fu duplice: (a) si
trattava di un sistema intrinsecamente indeterminato che presentava quelli cui
oggi gli economisti si riferiscono come a equilibri infiniti, alcuni dei quali coerenti
con una disoccupazione di massa permanente, e (b) poteva cadere in uno di
questi equilibri terribili in un batter docchio, imprevedibilmente, senza motivo,
semplicemente perch un segmento considerevole dei capitalisti temeva che
potesse farlo.
In parole povere, ci significava che, quando alla predizione di declini e del loro
superamento da parte delle forze del mercato, che possiamo essere dannati se
sappiamo qualcosa!; che non abbiamo alcun modo di sapere che cosa far
domani il capitalismo anche se oggi sta diventando sempre pi forte; che pu
benissimo sbattere il muso per terra e rifiutarsi di rialzarsi. Il concetto degli spiriti
animali di Keynes rappresent unidea profondamente radicale, cogliendo la
radicale indeterminatezza sepolta allinterno dello stesso DNA del capitalismo.
Unidea inizialmente introdotta da Marx, con la sua analisi della natura dialettica
del lavoro, ma poi, nel processo di stesura del Capitale, repressa al fine di
consolidare i suoi teoremi come prove matematiche incontestabili. Di tutti i
passaggi della Teoria Generale di Keynes, questa idea, della capricciosit
autodistruttiva del capitalismo, quella che dobbiamo recuperare e utilizzare per
ri-radicalizzare oggi il marxismo.

7. La lezione della signora Thatcher per i radicali europei di oggi


Nel settembre del 1978, sei mesi o gi di l prima della vittoria della Thatcher che
cambi per sempre la Gran Bretagna, mi trasferii in Inghilterra per frequentare

luniversit. Assistere alla disintegrazione del governo laburista sotto il peso del
suo degenerato programma socialdemocratico mi indusse a un errore di primo
ordine: a pensare che forse la vittoria della signora Thatcher sarebbe stata una
cosa buona, impartendo alla classe operaia e media britanniche il breve e forte
colpo necessario a rinvigorire la politica progressista, a dare alla Sinistra
unoccasione per ripensare la propria posizione e creare un ordine del giorno
nuovo e radicale per un nuovo genere di efficace politica progressista.
Persino mentre la disoccupazione raddoppiava e poi si triplicava sotto gli
interventi neoliberisti radicali della signora Thatcher io continuai a mantenere la
speranza che Lenin avesse ragione: Le cose devono peggiorare, prima di
migliorare. Mentre la vita si faceva pi difficile, pi abbrutita e, per molti, pi
breve, mi venne in testa che ero tragicamente in errore: le cose potevano
peggiorare in eterno, senza migliorare mai. La speranza che il deterioramento dei
beni pubblici, la riduzione della vita della maggioranza, la diffusione delle
privazioni in ogni angolo del paese conducessero, automaticamente, a un
rinascimento della Sinistra era semplicemente ci: una speranza!
La realt, tuttavia, era dolorosamente diversa. A ogni giro di vite della recessione,
la Sinistra diventava pi introversa, meno capace di produrre un programma
progressista convincente e, contemporaneamente, la classe lavoratrice veniva
divisa tra quelli che erano scaricati dalla societ e quelli che erano cooptati nella
mentalit neoliberista. Lidea che il deterioramento delle condizioni oggettive
avrebbe in qualche modo dato vita alle condizioni soggettive da cui emergesse
una nuova rivoluzione politica era del tutto fasulla. Tutto ci che emergeva dal
Thatcherismo erano trafficoni, finanziarizzazione estrema, trionfo dei centri
commerciali sulla bottega dangolo, feticizzazione della casa e Tony Blair.
Invece di radicalizzare la societ britannica, la recessione organizzata con tanta
cura del governo della signora Thatcher, come parte della sua guerra al lavoro
organizzato e alle istituzioni pubbliche della previdenza sociale e alla
ridistribuzione che erano state create dopo la guerra, distrusse permanentemente
lidea stessa che trascendeva quello che il mercato decideva come il giusto
prezzo
La lezione che la signora Thatcher mi impart con le brutte a proposito della
capacit di una recessione duratura di minare la politica progressista e di radicare
la misantropia nelle fibre della societ una lezione che porto con me nellodierna
crisi europea. E, in effetti, il fattore pi decisivo della mia posizione riguardo alla
crisi delleuro che ha occupato il mio tempo e il mio pensiero quasi

esclusivamente negli ultimi anni. E il motivo per cui sono felice di confessare il
peccato che mi attribuito dai critici radicali della mia posizione menscevica
riguardo alleurozona: il peccato di scegliere di non proporre programmi politici
radicali che cerchino di sfruttare la crisi delleuro come occasione di rovesciare il
capitalismo europeo, di smantellare la terribile eurozona e di minare lUnione
Europea dei cartelli e dei banchieri bancarottieri.
S, mi piacerebbe proporre una simile agenda radicale. Ma, no, non sono pronto a
commettere lo stesso errore due volte. Quale bene ci venuto in Gran Bretagna
nei primi anni 80 dal promuovere unagenda di cambiamento socialista che la
societ britannica disdegnava, buttandosi contemporaneamente a testa bassa
nella trappola neoliberista della signora Thatcher? Precisamente nessuno. Che
bene produrr oggi sollecitare lo smantellamento delleurozona, della stessa
Unione Europea, quando il capitalismo europeo sta facendo il massimo per minare
leurozona, lUnione Europea, di fatto s stesso?
Unuscita greca o portoghese o italiana dalleurozona si svilupper presto in una
frammentazione del capitalismo europeo, producendo una regione gravemente
recessiva a est del Reno e a nord delle Alpi, mentre il resto dellEuropa stretto in
una maligna stagflazione. Chi pensate si avvantagger da uno sviluppo simile?
Una Sinistra progressista che sorger, come la Fenice, dalle ceneri delle istituzioni
pubbliche dellEuropa? O i nazisti dellAlba Dorata, i neofascisti assortiti, gli
xenofobi e i maneggioni? Io non ho assolutamente alcun dubbio su chi dei due
trarr profitto dalla disintegrazione delleurozona. Quanto a me, io non sono
pronto a soffiare un nuovo vento nelle vele di questa versione postmoderna degli
anni 30. Se ci significa che siamo noi, i marxisti opportunamente eccentrici, che
dobbiamo cercare di salvare il capitalismo europeo da s stesso, cos sia. Non per
amore o apprezzamento del capitalismo europeo, delleurozona, di Bruxelles o
della Banca Centrale Europea, ma semplicemente perch vogliamo minimizzare il
costo umano non necessario di questa crisi, le innumerevoli vite le cui prospettive
saranno ulteriormente represse senza vantaggi di alcun genere per le future
generazioni di europei.

8. Conclusione: che cosa dovrebbero fare i marxisti?


Le lite dellEuropa si stanno comportando oggi come una compagnia di leader
sfigati che non comprendono n la natura della crisi cui presiedono, n le
implicazioni per il loro stesso destino, per non parlare del futuro della civilt
europea. Stanno scegliendo, atavicamente, di saccheggiare i capitali ridotti dei

deboli e degli espropriati al fine di turare le voragini spalancate dei loro banchieri
falliti, rifiutandosi di venire a patti con limpossibilit di tale compito. Avendo
creato ununione monetaria che (A) ha cancellato tutti gli ammortizzatori di shock
dalla macroeconomia dellEuropa e (B) ha garantito che, quando gli shock
arrivano, saranno giganteschi, essi stanno oggi investendo nel negazionismo
sperando, irrazionalmente, in qualche miracolo che gli dei potranno concedere a
condizione che un numero sufficiente di vite umane sia sacrificato sullaltare
dellausterit competitiva.
Ogni volta che gli ufficiali giudiziari della troika visitano Atene, Dublino, Lisbona,
Madrid, e ad ogni pronunciamento della Banca Centrale Europea sul prossimo giro
di vite dellausterit che va praticato a Parigi o a Roma, vengono in mente le
parole di Berthold Brecht: La forza bruta fuori moda. Perch mandare in giro
assassini a libro paga, quando sono sufficienti gli ufficiali giudiziari? La domanda
: chi si opporr loro?
Sempre consapevole della colpa collettiva della Sinistra per il feudalesimo
industriale al quale abbiamo condannato milioni di persone per decenni nel nome
della politica progressista, io tuttavia formulo un parallelo tra lUnione Sovietica
e lUnione Europea. Nonostante le loro grandi differenze, hanno realmente in
comune una cosa: luniforme linea del partito che corre invisibile dal vertice
(Politburo o Commissione) alla vera e propria base (ogni ministro minore di ogni
stato membro, o lultimo dei commissari, a pappagallare le stesse futilit). Gli
apparatcik sia sovietici sia della UE condividono una determinazione da setta
cristiana a riconoscere i fatti solo quando sono coerenti con le profezie e i loro
sacri testi. Olli Rehn, ad esempio, che commissario dellUnione Europea con la
responsabilit degli affari economici e finanziari ha avuto recentemente laudacia
di accusare il Fondo Monetario Internazionale per aver rivelato errori nel calcolo
dei moltiplicatori fiscali delleurozona perch tale rivelazione ha compromesso
la fiducia del popolo europeo nelle proprie istituzioni. Nemmeno Leonid Brezhnev
avrebbe osato fare una simile dichiarazione pubblica!
Con le lite dellEuropa profondamente allo sbando, negazioniste e con le teste
sepolte come ostriche nella sabbia, la Sinistra deve ammettere che
semplicemente non siamo pronti a colmare il baratro che aprir un capitalismo
europeo al collasso con un sistema socialista funzionante, capace di generare una
prosperit condivisa per le masse. Il nostro compito dovrebbe allora essere
duplice: proporre unanalisi dellattuale stato delle cose che europei non marxisti,
benintenzionati, sedotti dalle sirene del neoliberismo, trovino profondo. E dar
seguito a tale analisi solida con proposte di stabilizzazione dellEuropa, per por

fine alla spirale verso il basso che, alla fine, rafforza solo i fanatici e incuba luovo
del serpente. Ironicamente, quelli di noi che aborriscono leurozona, hanno il
dovere morale di salvarla!
Questo ci che abbiamo cercato di fare con la nostra Modesta Proposta [12].
Rivolgendoci a diversi uditori che vanno dagli attivisti radicali ai gestori di fondi
speculativi, lidea di forgiare alleanze strategiche anche con quelli di destra con i
quali condividiamo un semplice interesse: linteresse a fermare il circolo vizioso di
retroazione negativa tra austerit e crisi, [] un effetto di retroazione negativa
che mina sia il capitalismo sia qualsiasi programma progressista per sostituirlo. E
cos che difendo i miei tentativi di arruolare alla causa della Modesta Proposta
persone quali i giornalisti di Bloomberg e del New York Times, i membri
Conservatori del Parlamento, i finanziari che sono preoccupati per la difficile
situazione dellEuropa.
Il lettore mi consentir di concludere con due confessioni finali. Mentre sono felice
di difendere come sinceramente radicale il perseguimento di unagenda modesta
di stabilizzazione di un sistema che detesto, non finger di esserne entusiasta.
Questo pu essere ci che dobbiamo fare, nella situazione attuale, ma mi rattrista
che probabilmente non sar in circolazione per vedere unagenda pi radicale
adottata sensatamente. Infine, una confessione di natura fortemente personale:
sono consapevole di correre il rischio di ridurre, furtivamente, la tristezza
dellabbandono di ogni speranza di sostituire il capitalismo mentre sono ancora in
vita, indulgendo in una sensazione di essere divenuto pi gradevole ai circoli
della societ educata. Il senso di soddisfazione personale dellessere onorato dai
grandi e potenti ha cominciato, occasionalmente, a insinuarsi in me. E che
sensazione non radicale, orribile, corruttiva e corrosiva stata!
Il mio punto pi basso si verificato in un aeroporto. Un certo canale danaroso mi
aveva invitato a fare una presentazione sulla crisi europea e aveva sborsato la
grottesca somma necessaria a comprarmi un biglietto di prima classe. Di ritorno a
casa, stanco e gi con numerosi voli sulle spalle, mi stavo facendo strada
superando la lunga coda di passeggeri di classe economica per arrivare al mio
cancello. Improvvisamente mi sono reso conto, con considerevole orrore, di
quanto fosse facile per la mia mente lasciarsi infettare da quella sensazione di
aver diritto a superare gli hoi polloi. Mi sono reso conto di quanto prontamente
potevo dimenticare ci che la mia mente di sinistra sapeva da sempre: che nulla
ha maggior successo nel riprodursi che una falsa sensazione di diritto. Forgiare
alleanze con forze reazionarie, come penso dovremmo fare per stabilizzare oggi
lEuropa, ci espone al pericolo di diventare cooptati, di perdere il nostro

radicalismo a causa della calda luce dellessere arrivati nei corridoi del potere.
Le confessioni radicali, come quella che ho tentato di buttar gi qui, sono forse il
solo antidoto programmatico alle scivolate ideologiche che minacciano di
trasformarci in ingranaggi della macchina. Se dobbiamo firmare patti con il
diavolo (ad esempio con il FMI, con i neoliberisti che, comunque, si oppongono a
quello che io chiamo il potere dei bancarottieri, eccetera), dobbiamo evitare di
diventare come i socialisti che non sono riusciti a cambiare il mondo ma sono
riusciti a migliore le proprie condizioni personali. Il trucco sta nellevitare il
massimalismo rivoluzionario che, alla fine, aiuta i neoliberisti ad aggirare ogni
opposizione alla loro malignit autodistruttiva, e conservare la visione
dellintrinseca malignit del capitalismo pur mentre cerchiamo di salvarlo, per fini
strategici, da s stesso. Le confessioni radicali possono essere utili nel
raggiungere questo difficile equilibrio. Dopotutto, lumanesimo marxista una
lotta costante contro ci che stiamo diventando.
NOTE
[1] Questo documento si basa su un discorso dapertura dellautore tenuto il 14
maggio 2013 al Sesto Festival Sovversivo di Zagabria, intitolato Confessioni di un
marxista eccentrico. Per un video del discorso cliccare qui.
[2] Per esempi della ricerca conseguente, vedere Varoufakis (2013) e Varoufakis,
Halevi e Theocarakis (2001).
[3] Vedere Karl Marx (1844-1969) Manoscritti Economici e Filosofici.
[4] Marx in Lavoro salariato e capitale, originariamente pubblicato sul Neue
Rheinische Zeitung, 5-8 e 11 aprile 1849 [diffuso come conferenze nel 1847]
Rivisto con unintroduzione di Friedrich Engels nel 1891. Tradotto da Harriet E.
Lothrop, New York; Labor New Company, 1902.
[5] Vedere Karl Marx (1844-1969) Manoscritti Economici e Filosofici.
[6] Verso linizio di Matrix un guerrigliero urbano che aveva aiutato il nostro
Thomas Anderson, alias Neo, a sfuggire ad agenti in borghese, gli offre una
cruda scelta tra due pillole. Se prender la pillola blu, sar riportato al suo letto e
si sveglier al mattino pensando che tutta la faccenda era stata un incubo e poi
riprender la sua vita normale. Se tuttavia sceglier la pillola rossa apprender la
verit sulla sua vita e sulla societ. In un trionfo di curiosit avventata rispetto
allesca di piaceri semplici, Neo rinuncia alla prospettiva della beata ignoranza

offerta dalla pillola blu, scegliendo invece la crudele realt promessa da quella
rossa.
[7] Vedere Mirowski (2013)
[8] Per altro su questo argomento vedere Varoufakis (1991) e Varoufakis (1998)
[9] Vedere Marx, Salari, Prezzi e Profitto, in cui il dibattito di Marx con Citizen
Weston narrato dallo stesso Marx.
[10] Vedere il suo saggio su Malthus, Robert Malthus, il primo degli economisti di
Cambridge, scritto nel 1933, in Lopera completa di John Maynard Keynes, Vol. X:
Saggi di biografia, London, Macmillan. La citazione appare alle pagg. 100-1.
Pubblicato in origine di Saggi di biografia, 1933.
[11] Malthus conquist la propria fama pronosticando che la crescita della
popolazione avrebbe superato le risorse della terra, nonostante i nostri sforzi
migliori, e che perci la carestia era un essenziale meccanismo equilibratore.
Come uomo della tonaca, egli spieg ci come parte del disegno di Dio: la
sofferenza delle masse, le pance gonfie dei bambini deliranti e i volti esausti della
madri in lutto erano unoccasione offerta da Dio perch gli esseri umani
abbracciassero il bene e combattessero il male.
[12] Vedere Y. Varoufakis, S. Holland e J.K.Galbraith (2013) A Modest Proposal for
Resolving the Euro Crisis, Version 4.0.

Da Z Net Lo spirito della resistenza vivo


www.znetitaly.org
Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/confessions-of-an-erratic-marxist-in-themidst-of-a-repugnant-european-crisis/
Originale: Yanis Varoufakis
traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione 2015 ZNET Italy Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

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