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sommario a pagina 3
Anno XV - N. 3/4 Maggio/Agosto 2006 - 5 euro
Reg. Trib. Cremona n. 355 12.4.2000
Sped. A.P. D.L. 353/2003
(con. in L. 27/02/2004 n46) art. 1 c.1 DCB-CR
L'Autunno
che verr
Per una
Palestina
libera, unita
e democratica
di Fosco Giannini
di Marwan Barghouti*
- Con alto sentimento di responsabilit nazionale e storica, in vista dei pericoli che
circondano il nostro popolo, per rafforzare il fronte interno palestinese e per
mantenere e proteggere lunit nazionale
e lunit del nostro popolo in patria e nella
diaspora.
- Per fronteggiare il piano israeliano di imporre una soluzione unilaterale, che farebbe saltare il sogno del nostro popolo e
il diritto a costruire il suo Stato Palestinese
indipendente e con piena sovranit. Tale
piano, che il governo israeliano intende
attuare nella prossima fase, si fonda sulla
costruzione del muro dellapartheid, sullebraizzazione di Gerusalemme, sullallargamento delle colonie israeliane, sullappropriazione della valle del Giordano,
sullannessione di gran parte della
Cisgiordania e sulla negazione al nostro
popolo del diritto al ritorno.
- Per conservare ci che il nostro popolo
ha conquistato durante la sua lunga lotta,
nel rispetto dei nostri martiri, delle sofferenze dei nostri prigionieri e dei nostri feriti. La nostra una lotta di liberazione nazionale il cui carattere fondamentale
quello patriottico democratico. Ci impone una strategia politica di lotta adatta
a questo carattere.
- Per contribuire alla riuscita del dialogo
nazionale palestinese, che si basa sulla dichiarazione del Cairo e su una pressante
necessit di una solida unit, presentiamo questo documento (Documento della
Concordia Nazionale) al nostro magni fico e resistente popolo, al presidente
Mahmuod Abbas, alla direzione dell Or-
segue a pag. 2
segue a pag. 10
Editoriale
Ai nostri abbonati,
ai nostri lettori
Questo che vi proponiamo
un numero doppio. Innanzi tutto ci scusiamo con
voi per il ritardo e per la
scelta di unire in questo numero quelli di maggio-giugno e luglio-agosto. Non ci
era mai capitato e confidiamo davvero nella vostra
co mpre n sion e . C h e co sa
accaduto? E' che non siamo
riusciti, con le nostre forze,
a far fronte a tutti gli innum e re v o l i , g ra v i e d in e d i t i
compiti politici che ci sono
improvvisamente apparsi
davanti. Le elezioni politiche nazionali, con compagne e compagni de l ' e r n e -
GUERRA
IN
MEDIO ORIENTE
E M I S S I O N E I TA L I A N A
IN
A F G H A N I S TA N
s t o - compreso il direttore candidati; le successive elezioni amministrative; il referendum sulla Costituzione; i primi pressanti impe gn i ist it uz io na li d ei n o stri compagni eletti alla Camera ed al Senato. E poi la
l u n g a , i mp o rt a n t e e p o s i tiva battaglia degli otto
senatori sulla questione
dell'Afghanistan, che ha visto in prima fila i compagni
de l ' e r n e s t o: tutto ci ha richiesto uno spostamento di
energie per noi significativo e non siamo riusciti ad
assolvere tutti i compiti dettatici dalla fase. La lezione
chiara: le nostre responsabilit so no aumentate e
dovremo rispondere con un
maggio r dispiegamento di
forze e maggiore organizz a z io n e . D i n u o v o , sc u s a teci: in qualche modo ci faremo perdonare. Grazie.
Editoriale
SOMMARIO
Movimento comunista e Sinistra Europea 13
F. Sorini
25
S. Cannav
29
G. Achcar
34
37
La sinistra e Israele
40
S. Cararo
43
T. Rondinella
Lavoro
46
La Stanza dellArte
50
R. Gramiccia
Economia /Politica
53
Diritti
60
Internazionale
68
M. Graziosi (India) - Ruy Nayal (Nepal) Segun Odegbami (Nigeria) - Vicent Boix (Bolivia)
- Intervista a G. Chiesa a cura di A. Belmonte
I Forum della Rete dei Comunisti
83
Cultura
85
Industria culturale: per un approccio critico
G. Livio - A. Petrini
Sibilla Aleramo: femminista, pacifista, comunista
V. Magnani
Recensioni
91
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11 Settembre 2006
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Editoriale
retrato ed un multilateralismo solamente di facciata, con il rischio concreto che si configuri uno scenario
di tipo afghano (NATO ed USA
pronti a sostituire lONU e ad utilizzare, con il consenso UE, la missione a sostegno dei propri progetti
bellici e di egemonia globale).
Lesito di un tale impegno - ha
scritto Padre Zanotelli nel suo appello - dipende tuttavia in modo determinante dalle condizioni in cui
verr attuato e condotto. Dopo
aver denunciato i silenzi del governo sulla mancata condanna di
Israele e denunciato lAccordo di
collaborazione militare tra Roma e
Tel Aviv ancora in vigore, sottolinea
che necessaria una garanzia assoluta che il comando di questa
Forza di Interposizione rimanga
strettamente sotto il comando
dellONU, e non possa essere trasferita in nessun momento alla
N ATO. Possiamo escludere a
priori, oggi, che la nuova missione
UNIFIL evolva in questa direzione?
No, non lo si pu escludere, cos
come non lo si pu dare per scontato. Ci che dovrebbe emergere
con la necessaria evidenza e chiarezza il fatto che le forze della sinistra di alternativa potranno continuare a sostenere la missione UNIFIL se essa assumer caratteristiche
radicalmente diverse non solamente rispetto allIraq, ma anche a
Kosovo ed Afghanistan. E su questo terreno che occorre vigilare con
attenzione, continuando la discussione che si aperta allinterno
della sinistra radicale e delle forze
del movimento ma riprendendo anche le mobilitazioni contro presenti
e futuri scenari di guerra. Contrariamente al 2003, in 33 giorni di bombardamenti non si registrata alcuna seria iniziativa per fermare
laggressione israeliana contro il
Libano, contrariamente a quanto
accaduto, invece, in occasione della
contemporanea discussione sul rifinanziamento della missione italiana in Afghanistan.
Senza voler riprendere quanto elaborato e scritto in diverse settimane
di duro confronto politico, sar suf-
Editoriale
SULLA
stata senza alcun dubbio enfatizzata, e della ripresa degli ormai consueti luoghi comuni a sostegno
della necessit di abbattere il debito
in tempi rapidi (vincoli europei, esigenze del mercato, affidabilit, futuro dei nostri figli, tutti impietosamente smontati dallattuale dibattito economico. Per tutti, Emiliano
Brancaccio su Il Manifesto del 25
agosto), la maggioranza del centrosinistra ha ribadito la volont di rientrare ad ogni costo e nel periodo
pi breve possibile allinterno dei
parametri di Maastricht. Anche se
questo dovesse significare tagli consistenti alla spesa sanitaria, ai trasferimenti agli Enti Locali, gi pesantemente colpiti dal governo
Berlusconi, riforme strutturali a
partire dal nodo pensioni e congelamento del contratto per il pubblico impiego. La metafora prodiana dellallievo e del maestro si
fino ad ora tradotta (e non poteva
essere altrimenti) in una proposta
in continuit con quelle politiche di
liberismo temperato della seconda
met degli anni 90 che hanno provocato un drastico peggioramento
nelle condizioni di vita e di lavoro
delle masse italiane, aperto la strada
alla vittoria di Berlusconi nel 2001 e
favorito, anche grazie allatteggiamento rinunciatario dei sindacati
confederali, una perdita reale del
potere dacquisto di salari e pensioni a tutto vantaggio di una rapida
lievitazione di rendite e profitti. I
principi ispiratori del DPEF e, probabilmente, della finanziaria sono
gli stessi di allora: meno stato e pubblico e pi mercato e privato; centralit dellimpresa e delle esigenze
della competizione giocata pi sui
costi che sui settori di eccellenza e
sulla qualit; contenimento dei salari a partire da un tasso di inflazione programmata in aumento ma
ancora del tutto irreale; penetrazione di soggetti privati (incluse cooperative e terzo settore) nella gestione in appalto di pezzi consistenti
di stato sociale; grandi opere; poco
coraggio sul piano della riforma fiscale e dellapplicazione della progressivit tributaria. Come se, dopo
quasi un ventennio di privatizzazioni, inclusi i settori strategici delleconomia, di continua precarizzazione del lavoro, di pressione fiscale
scaricata sul lavoro dipendente e sui
ceti pi deboli, di salari bassi la locomotiva Italia viaggiasse a pieno
regime e non fossimo, come invece
purtroppo siamo, tra gli ultimi paesi
a capitalismo avanzato sulla capacit di fare impresa e sul terreno,
oggi decisivo, della ricerca e della
qualit dei prodotti.
Evidentemente, parti consistenti
del ceto imprenditoriale italiano
hanno preferito investire i lauti profitti in borsa piuttosto che utilizzarli
nellinnovazione tecnologica e nel
potenziamento quali e quantitativo
del sistema produttivo. Troppo presto abbiamo rimosso quanto accaduto nel corso dellestate 2005 e le
pesanti conseguenze, non ancora
del tutto dispiegatesi, che le scalate
incrociate bipartisan hanno avuto
sul sistema capitalistico italiano, dal
punto di vista economico come finanziario. Non per caso al centro
della discussione attuale non vi lemergenza salariale, ma la proposta
di riduzione del cuneo fiscale per le
imprese, con una proposta iniziale
di ripartizione (un terzo ai lavoratori ed il restante allimpresa) che
non tiene in considerazione le nefaste conseguenze della concertazione a senso unico imposta a partire dalla prima met degli anni 90.
Meglio sarebbe, al limite, invertire
le proporzioni, per dare un segnale
forte a chi ha subito e continua a
subire i costi maggiori delle politiche neoliberali.
Se, in queste settimane, Prodi continua a sostenere solennemente di
dover dare lesempio come allievo
nel rispettare quei parametri che lui
stesso aveva contribuito a fissare
come maestro quando si trovava
alla guida della Commissione Europea (quanta immodestia in questa
metafora!), tra gli economisti italiani si aperto un dibattito teorico
molto interessante, impensabile
fino a qualche anno addietro, sulla
necessit di stabilizzare piuttosto
che di abbattere rapidamente il de-
Editoriale
lora, non trarre insegnamenti preziosi dalle attuali difficolt e chiedere una rinegoziazione complessiva dei parametri, ammorbidendone le maglie e favorendo laffermarsi, in Europa come in Italia, di
politiche realmente certamente attente agli equilibri di bilancio ma
contemporaneamente in grado di
garantire reale redistribuzione del
redditoe giustizia sociale tanto a livello europeo come italiano?
Stabilizzare il debito, per poi risanarlo con la necessaria gradualit,
garantirebbe da una parte il controllo della spesa pubblica e dallaltra, politiche di sviluppo ed una
reale giustizia sociale a partire dalla
necessit di rivalutare salari e pensioni e dalla non necessit di operare drastici tagli sulla spesa sociale.
Parole al vento. Ha ragione Valentino Parlato quando afferma che
non basta non piangere, parafrasando alcune recenti dichiarazioni
del Presidente del Consiglio (Il Ma nifesto, 1 settembre 2006).
A chiarire bene la linea che il governo intende seguire ci hanno pensato nellordine il Presidente del
Consiglio ed il ministro dello
Sviluppo Economico, il diessino
Bersani. Il primo ha ribadito in un
primo momento che la manovra
economica per il 2007 sar di rigore
e dellentit di 35 miliardi di euro,
come previsto nel DPEF, nonostante le maggiori entrate registrate nella prima met del 2006; il
secondo si soffermato al Meeting
di Comunione e Liberazione sulla
necessit di riforme strutturali
(fuor di metafora, pensioni), con
Montezemolo, tra i grandi sponsor
del nuovo governo, a chiedere ulteriori privatizzazioni, lappalto dei
settori pi redditizi dello stato sociale (anche a questo servono i tagli
agli Enti Locali), un ruolo residuale
del pubblico rispetto al privato ed
al mercato, ulteriore flessibilit e
precarizzazione del lavoro, nessuna
vendetta per evasori ed elusori fiscali. La solita litania, alla quale
Bersani ha fatto sponda. Non ne ha
avuto abbastanza, il centro-sinistra,
dellesperienza di liberismo tempe-
Editoriale
trebbe essere stata favorita dagli obblighi derivanti dal patto di Stabilit
Interno, dallaltra essa il frutto di
scelte politiche ben precise operate
da parte dei diversi e numerosi soggetti pubblici interessati, in linea
con il disegno moderato e liberista
sopra descritto.
Possibile che debba essere Papa
Ratzinger a ricordare che troppo
lavoro fa male allo spirito (e non
solo, aggiungiamo noi, soprattutto
se senza diritti e scarso salario)?
Di fronte a queste premesse, lautunno richieder un netto salto di
qualit nellazione del PRC e degli
altri soggetti politici appartenenti
alla sinistra di alternativa, oltre al
movimento nella sua complessit ed
articolazione.
IL
In questo quadro, segnato dalla necessit del cambiamento e dalla difficolt del centro-sinistra di portarlo
avanti, grande il ruolo che pu
svolgere il PRC. Il contesto, anzi, offre a Rifondazione Comunista un
occasione importante per crescere,
radicarsi e divenire partito comunista con legami di massa. Loccasione
di crescita data dal fatto che il partito pu - da una parte essere decisivo nellimpedire il ritorno delle
destre al governo e nel Paese e, nel
contempo, nel provocare una
svolta a sinistra dellasse politico governativo. I primi cento giorni del
governo Prodi hanno per visto il
PRC svolgere soprattutto la prima
parte, quella relativa alla difesa dellesecutivo e mancare invece il secondo obiettivo, quello di far imboccare una strada volta alla discontinuit vera rispetto alle politiche
berlusconiane, liberiste e subordinate alle strategie USA e NATO.
E del tutto evidente che il non aver
voluto lanciare il progetto di unazione istituzionale e sociale unitaria
con le altre forze della sinistra avanzata (Verdi , PdCI, movimento per la
pace, movimenti di lotta) sulla questione dellAfghanistan, ha evocato
un rischio: che il rapporto dialettico
Editoriale
Palestina
10
suoi padri e dei suoi antenati, gi garantito dalla Carta delle Nazioni
Unite, dal diritto e dalla legalit internazionali.
Sollecitare la realizzazione di ci
che stato concordato al Cairo nel
marzo 2005, a partire dallo sviluppo
e lattivazione dellOLP su principi
democratici, con lentrata in questa
organizzazione dei movimenti islamici Hamas e Jihad, in quanto essa
costituisce lunico legittimo rappresentante del popolo palestinese
ovunque esso si trovi. Si devono per
questo prendere in considerazione
i cambiamenti avvenuti in Palestina,
in modo da riaffermare una vera
rappresentanza dellOLP come
unico e legittimo rappresentante
del nostro popolo, ed in modo da
rafforzare la sua capacit di guida
responsabile in patria e nella diaspora, di mobilitazione per la difesa
dei diritti nazionali, politici e umanitari dellintero popolo palestinese nelle varie istanze internazionali e regionali. Linteresse nazionale necessita della formazione di
un nuovo CNP prima della fine del
2006, che garantisca la rappresentanza proporzionale di tutte le
forze, le organizzazioni, i partiti patriottici e islamici, i raggruppamenti
del nostro popolo in qualsiasi luogo
e in qualsiasi settore, e le singole capacit individuali. Tale rappresentanza si basa sulla presenza e sullefficacia combattiva, politica, sociale e di massa, mantenendo lOLP
come un riferimento politico superiore composto da un ampio fronte
di soggetti politici di orientamento
patriottico alleati tra loro, soggetto
globale e luogo nazionale unificante dei palestinesi, in patria e
nella diaspora.
Il popolo palestinese afferma il suo
diritto alla resistenza, al proseguimento di questa sua scelta con tutti
i mezzi, concentrando la propria attivit nei territori occupati nel 1967
ed affiancando a questa il lavoro politico ed il negoziato, pur continuando la resistenza popolare e di
massa contro loccupazione in tutte
le sue diverse forme. Particolare at-
Palestina
11
Palestina
12
parati di sicurezza in tutti i suoi rami. Emanare una legge che vieti lesercizio del lavoro politico e di partito ai componenti di questi apparati e che li obblighi a far riferimento al potere politico eletto secondo la legge.
N.B. il Movimento islamico Jihad islamico si astenuto sul punto riguardante le trattative.
(Traduzione a cura
di Bassam Saleh ed Enza Biancongino)
Essere radicali,
diceva Marx,
significa andare
alla radice del problema
Movimento
comunista
e Sinistra Euro p e a
D OPO
DENTRO
di Fausto Sorini
ma anche per il movimento di ispirazione socialdemocratica e riformista, che non a caso vede oggi una
sua proiezione nellInternazionale
socialista e nel dibattito che lattraversa, tra chi prospetta un suo rilancio e chi invece una sua trasformazione/ampliamento in Internazionale Democratica. Il tema, come
noto, investe direttamente in
Italia tutta la discussione attorno al
Partito Democratico.
13
14
DI
LISBONA
Non credo sia casuale che sia proprio il PCP di Alvaro Cunhal a farsi
promotore in Europa, nei primi
mesi del 1991, di un incontro a
Lisbona tra i maggiori partiti comunisti europei dellarea non exsocialista (dove i PC si stanno sciogliendo o sono in pieno marasma).
Lincontro ha il chiaro intento di
provocare non solo uno scambio di
idee sulla situazione, ma anche di
porre le basi di processi ricompositivi tra i PC europei (che negli ultimi anni si erano divisi sulleurocomunismo e su altre importanti
questioni strategiche e identitarie)
e di costituire sia pure informalmente alcuni elementi di coordinamento. Vengono invitati e partecipano, oltre al PCP, anche il PC
greco (KKE), il PC francese (PCF),
AKEL di Cipro, il PC spagnolo
(PCE) e Rifondazione Comunista
(appena nata come movimento,
non ancora partito, ma gi verificatasi alla prova elettorale della primavera del91, dove supera il 5%).
E significativo che a quellincontro
Rifondazione decida di partecipare
solo in qualit di osservatore: alla
partecipazione si oppongono dirigenti autorevoli come Sergio
Garavini e Luciana Castellina, mentre favorevoli si dichiarano Rino
Verde Nordica al Parlamento europeo). Il punto se i partiti comunisti debbano rinunciare a momenti pro pri, autonomi, di confronto e iniziativa
come comunisti, o se al contrario tale
polarit autonoma debba essere
mantenuta, come parte integrante
di un processo mondiale di riorganizzazione, di rifondazione di un
MCI per il 21 secolo. E il tema
appunto dellautonomia comunista, nella sua proiezione internazionale.
Nessuno pensa alla ricostruzione di
una nuova Internazionale Comunista come obbiettivo politico di fase.
Potrei citare a tale proposito innumerevoli conversazioni personali
con lo stesso Cunhal e con i maggiori dirigenti del KKE e di AKEL.
La riflessione che emerge unaltra e provo di seguito a sintetizzarla.
5) La fine dellURSS non la fine
del movimento comunista. La nozione conserva una sua attualit, ma
va riempita di contenuti nuovi, non
ripetitivi di formule o esperienze
passate, aperti ad una profonda riconsiderazione e al rinnovamento.
Il movimento comunista ha attraversato in questi anni la crisi pi
grave della sua storia; il processo di
lotta politica e ideale, di divisione e
ricomposizione che ha attraversato
la generalit dei partiti comunisti e
le altre forze antagoniste non concluso, ma la fase pi acuta della crisi
sembra alle nostre spalle e si intravedono, in modo non omogeneo,
alcuni elementi di ripresa.
Sul piano strettamente organizzativo, sono oggi oltre un centinaio i
partiti comunisti nel mondo
grandi e piccoli che si dichiarano
esplicitamente tali, con 80 milioni
di militanti circa, di cui 60 nel solo
Pc cinese (senza contare i militanti
delle organizzazioni giovanili comuniste). Tra essi, quelli che operano con basi di massa significative
incidono sulla realt di paesi che abbracciano pi della met della popolazione del pianeta, alcuni dei
quali (Cina, India, Russia, Brasile,
Sudafrica, Giappone) stanno imponendosi come Paesi chiave degli
Sarebbe dunque difficile e sbagliato, in una situazione di movimento come quella presente, delimitare formalmente e organizzare
un movimento internazionale di comunisti, nettamente separato, strutturato e distinto da un quadro pi
ampio di forze rivoluzionarie e di sinistra anticapitalistica. Forzature
organizzativistiche in questo senso
rischierebbero di produrre nuove
fratture e incomprensioni tra partiti (e allinterno di partiti) oggi impegnati in un lavoro complesso e
travagliato di ridefinizione della
propria identit, facendo arretrare
il processo di ricomposizione convergente del movimento.
Non per questo la nozione di movimento comunista va lasciata cadere
o diluita in una nozione generica e
15
NEL MONDO
16
U N I TA R I A
DEI COMUNISTI
17
DI RICOSTRUZIONE
18
ma al contrario vi ha contribuito,
come dimostra anche la storia del
GUE.
Il KKE ha sempre auspicato che altri partiti prendessero liniziativa di
promuovere gli incontri internazionali come quelli cominciati nel
1998 ad Atene, che si avviasse un
processo circolare, che si costituisse
a tal fine un gruppo di lavoro e di
coordinamento, anche per evitare
che tali incontri assumessero una
connotazione Atene-centrica.
Ci finalmente avvenuto negli ultimi due anni. Si costituito un
gruppo di lavoro (che si riunisce 12 volte lanno) col compito di preparare gli incontri internazionali
dei Partiti comunisti e Operai e di
far progredire il movimento e la sua
iniziativa.
Tale gruppo di lavoro si costituito
su base consensuale e vede la partecipazione di nove partiti comunisti : PC cubano, PC do Brasil, PC di
Spagna, KKE, PC di Boemia e
Moravia, PC della Federazione
Russa, PC indiano (che vi rappresenta anche il PC indiano-marxista), PC libanese, PC sudafricano. E
si segnala un interesse crescente del
PC vietnamita. Ad ogni riunione del
gruppo di lavoro possono comunque partecipare tutti i PC che lo desiderano e che sono entrati nella
rete degli incontri annuali.
Il prossimo incontro internazionale
per la prima volta non si terr ad
Atene, bens a Lisbona, il 10-12 novembre 2006, ospite il PCP, che in
questa veste entrato recentemente a far parte del gruppo di lavoro ristretto. Il tema sar : Rischi
e potenzialit del contesto internazionale, la strategia dellimperialismo e come farvi fronte, il nuovo
contesto in America Latina, le prospettive del socialismo. E per i prossimi incontri annuali si parlato di
Cuba, Ciprocome possibili Paesi
ospitanti. Si vedr, ma si direbbe
che una nuova dinamica si avviata.
12) E nel contesto globale di questi tentativi in atto di riorganizzazione di un movimento comunista
e rivoluzionario a livello mondiale
allaltezza delle sfide che ci propone il 21 secolo, che va interpretata e valutata la scelta di una serie
di forze di dare vita al Partito della
Sinistra Europea-SE.7 Una scelta
che per il modo come stata portata avanti e realizzata, si configura
come un fattore di divisione del movimento comunista, in Europa e
non solo.
Era certamente condivisibile (cos
si espresse il 5 Congresso nazionale
del Prc, 2001), lesigenza della costruzione di un nuovo soggetto politico europeo (non si parlava di un
partito- ndr) per u n i rele forze
della sinistra comunista, antagonista e alternativa su scala continentale
nelle loro diversit politiche e organizzative e senza pensare n ad
una fusione organizzativa, n ad un
compattamento su base ideologica.
Ma il progetto concreto che stato
messo in campo e perseguito
prima su scala europea, poi sul
piano nazionale, col progetto di sezione italiana - le sue modalit di
attuazione, il suo profilo politico e
identitario, non hanno unito, ma diviso tali forze; non hanno avuto un
profilo continentale, ci pan-europeo (inclusivo di tutte le grandi aree
del continente, dal Portogallo agli
Urali), bens sostanzialmente rivolto ai soli Paesi dellUnione europea; e nella definizione del profilo identitario e dello Statuto fondante della SE si sono deliberatamente introdotte formulazioni di
natura ideologica (in relazione alla
storia del movimento comunista) e
programmatica (in relazione al giudizio sull Unione Europea), ben
sapendo che quelle formulazioni sarebbero state inaccettabili per numerosi e importanti partiti comunisti europei, dellEst e dellOvest.
Tale rigidit era quindi volta coscientemente (non troviamo altra
spiegazione plausibile) ad escluderli o a provocarne artificiosamente divisioni interne.
Tutto ci ha prodotto divisioni profonde tra i maggiori partiti comunisti e di sinistra alternativa europei
ed una incrinatura del rapporto di
19
20
tibilit.
13) Lesperienza dei primi due anni
di vita della SE conferma dunque
tutti i problemi che erano gi emersi
alla sua fondazione. Sia nella sua dimensione europea, che nella sua variante di sezione italiana, la SE
continua a rappresentare un elemento di divisione, che ostacola la
convergenza unitaria dei comunisti
e delle forze della sinistra anti-capitalistica e di alternativa. E che, per
giunta, tende a costituirsi nella migliore delle ipotesi - su una piattaforma di sinistra socialdemocratica
e/o neo-laburista.
Si tratta invece, bandendo ogni opportunismo adattativo, di operare con pazienza e lungimiranza strategica - per la costruzione di luoghi capaci non di dividere, ma di unire i
comunisti e le sinistre anticapitalistiche di tutto il continente.
E evidente che, per quanto riguarda il contesto europeo, soluzioni taumaturgiche a breve portata
non appaiono certo dietro langolo.
Si tratta quindi, a mio avviso, di operare su due piani, tra loro distinti ma
complementari. Da un lato i partiti
pi sensibili al tema della riorganizzazione del movimento comunista, potrebbero, come gi si fa ad
esempio in America Latina, promuovere incontri o seminari informali pan-europei, rivolti a tutte le
forze comuniste del continente,
senza pregiudiziali, per ristabilire
un contatto e un confronto sulle
problematiche che sono proprie dei
comunisti. Dallaltro, come hanno
fatto ad esempio i comunisti portoghesi del PCP con lincontro paneuropeo svoltosi a Lisbona nel
marzo 2006 sulle problematiche
dellEuropa e dellUnione Europea, promuovere iniziative che nel
contesto europeo mettano (o rimettano) attorno allo stesso tavolo tutte
le maggiori forze comuniste e anticapitalistiche del continente, facciano esse parte o meno della SE, o
vi partecipino come osservatrici. Al
fine cio di creare almeno un clima
e una interlocuzione aperta che
possa in prospettiva favorire dina-
miche ricompositive.
14) Quanto allItalia ben al di l
della gabbia ristretta della Sezione
italiana della SE si dovrebbe prevedere la costituzione di un Forum
aperto a tutte le forze comuniste e
di sinistra alternativa e di classe (sociali, politiche, culturali, associative, di movimento) il cui raccordo politico e operativo anche
stringente non comporti alcuna dissoluzione o diluizione dellautonomia politica, strategica e organizzativa dei comunisti e del loro autonomo progetto di rifondazione di
un partito comunista con basi di
massa. E evidente che se fossero
prese iniziative in questa direzione,
tutta la discussione potrebbe essere
suscettibile di evoluzioni positive
(ma allo stato le cose non evolvono
certo in tal senso, anzi).
Non mi sembra, come pure si
scritto con intenti costruttivi, che in
Italia il processo unitario di costruzione di una sinistra di alternativa non pu che passare da una evoluzione dellesperienza della SE. Al
contrario, penso che la sezione italiana della SE non sia in grado di
proporsi in modo inclusivo come
istanza in cui possano riconoscersi
tutte le componenti comuniste e di
sinistra alternativa presenti in Italia,
rispettandone lautonomia ideologica, strategica e anche programmatica. Che sia cio una camicia
troppo stretta per contenere un organismo pi grande e plurale.
Penso che pi che proporsi una velleitaria e improbabile evoluzione
della SE, sia pi saggio e realista proporre una istanza pi ampia e inclusiva per tutti i comunisti e le sinistre di alternativa, di cui la SE sia
eventualmente una componente,
ma non il tutto.
Sul piano europeo, non mi sembra
che le condizioni per una evoluzione della SE appaiono oggi possibili; n che le contraddizioni apertesi allinterno delle stesse forze presenti nella SEfanno s che si riproponga una riflessione complessiva sulla natura e sugli orienta-
menti della SE a favore di una riproposizione non pi monoliticoideologica, ma privilegiando laspetto politico-programmatico
(mentre una prevista rotazione
nella leadership non comporterebbe di per s una discontinuit di
progetto: la questione a monte, rimanda alle basi fondative della SE
e alle ragioni per cui essa ha diviso
il movimento comunista in Europa,
che sono appunto ideologiche, strategiche e anche programmatiche).
Solo una rifondazione, oggi del
tutto improbabile, della SE su scala
continentale, che rimuova ogni approccio liquidatorio alla storia del
movimento comunista del 900, che
proponga una piattaforma antimperialista e di riferimento ad una
prospettiva strategica di tipo socialista, alternativa al capitalismo, che
respinga ogni preclusione verso altri partiti comunisti e di sinistra del
continente, che abbia una dimensione pan-europea, che delinei un
progetto di Europa strategicamente
alternativo allUnione europea e
non assuma invece questa nuova entit neo-imperialista ed euro-atlantica come un orizzonte insormontabile, potrebbe creare le condizioni per una sinistra europea in
cui sia possibile la ricomposizione
convergente del movimento comunista su scala continentale; superando cio quei presupposti negativo che fanno oggi della SE un fattore di divisione dei processi di ricomposizione unitaria dei comunisti in atto, nel mondo, in Europa e
anche in Italia. Ma le forze che oggi
allinterno della SE e della sua sezione italiana operano in questa direzione sono del tutto minoritarie.
Non credo pertanto, per le ragioni
dette, che anche in Italia il rilancio
dellunit della sinistra passi fondamentalmente attraverso una adesione politico-programmatica e
non ideologica alla SEnella pari
dignit ed agibilit di tutte le forze
(e culture) politiche che si collocano a sinistra del Partito democratico. Credo che lattidudine dei comunisti, comunque collocati, nei
UN
NUOVO SOGGETTO
D I M AT R I C E S O C I A L I S TA
21
22
lista (prima di approdare, nel tempo, allattuale collocazione riformista ed eco-socialista); si proponeva di unire tutte le componenti
della sinistra anti-capitalistica spagnola e in quel contesto di riunificare in un solo partito tutti i comunisti spagnoli, allepoca frazionati
in tre raggruppamenti distinti.
Mentre il nuovo soggetto (la Sezione
italiana della SE) nasce gi su una
piattaforma socialdemocratica di sinistra; divide la sinistra alternativa
italiana (ne ingloba una parte, ne
esclude volutamente unaltra); e lungi dal proporsi un progetto di riunificazione dei comunisti - ne approfondisce le divisioni : sia quelle
interne al PRC, sia quelle nei confronti di altre formazioni o soggettivit comuniste (il PdCI, i l
Manifesto, La Rete dei Comunisti)
che vengono escluse da ogni coinvolgimento nel progetto.
CHE
FA R E ?
(la Cosa rossa), e prefigura citando anche un autorevole dirigente del PRC uno scenario elettorale per il 2009 in cui per la prima
volta il PRC si presenti ad elezioni
nazionali senza pi il suo nome e il
suo simbolo, ma come parte integrante del nuovo soggetto politico in formazione.
Se questo fosse lo scenario (una
sorta di normalizzazione di sistema del centrosinistra, con una
variante social-liberale ed una socialdemocratica) quali dovrebbero
essere le scelte politiche ed elettorali dei comunisti e delle forze anticapitalistiche pi conseguenti, comunque collocate, per tenere
aperto in Italia un processo e un
progetto (non gruppuscolare) capace di non archiviare la questione
comunista e la presenza di una forza
organizzata di massa non piegata
alle compatibilit di sistema?
C materia su cui riflettere, ma il
tempo stringe e costringe ciascuno ad assumersi le proprie responsabilit.
Note
1 Il gruppo ristretto incaricato di elaborare il
Progetto di Tesi composto da Rino Serri (che lo
presiede), Famiano Crucianelli, Carlo Paolini,
Oliviero Diliberto e Fausto Sorini. A questul timo verr affidato il compito di elaborare e sten dere la bozza della parte internazionale delle
Tesi. Le tesi qui richiamate (2.9; 2.10; 2.13)
v e rranno approvate a maggioranza dal
Comitato politico nazionale chiamato a vararle
come base di discussione, con una forte opposi zione di alcuni settori del partito, di cui si fanno
interpreti con proposte di emendamenti soppres sivi o sostitutivi alcuni importanti dirigenti,
quali ad esempio Livio Maitan e Luciana
Castellina. Il Congresso nazionale approver le
tesi a maggioranza, con lastensione comples siva su di esse, ed il voto contrario sulla parte
internazionale, di un settore della maggioranza
uscente facente capo a Sergio Garavini, Lucio
Magri, Luciana Castellina (che lanno dopo
usciranno dal PRC). Mentre verranno votate
da Bertinotti (eletto segretario al posto di
Garavini), Cossutta (confermato presidente),
23
vita, loro malgrado, ad un nuovo gruppo euro peo, che assumer la denominazione di
Coalizione delle sinistre.
A tre anni di distanza, dopo la trasformazione
del Pci in Pds, questi lascer il gruppo della
Sinistra unitaria europea per entrare
nellInternazionale socialista e nel gruppo so cialdemocratico al Parlamento europeo. I tre eu roparlamentari confluiti in Rifondazione co munista manterranno la loro precedente collo cazione.
E dunque a partire da quella divisione in due
gruppi che si svilupper negli anni successivi
liniziativa per una ricomposizione unitaria,
nella quale proprio i partiti comunisti svolge ranno un ruolo trainante.
4 Non tutte le forze che, nel Parlamento euro peo, si collocano a sinistra dellInternazionale
socialista affrontano infatti allo stesso modo il
problema di una aggregazione tra esse il pi
possibile unitaria. Tutti i partiti comunisti e di
sinistra socialista si dichiarano a favore di un
gruppo unitario che comprenda anche i verdi.
Tale ipotesi non riuscir a concretizzarsi per lin disponibilit dei verdi, tra i quali prevale una
linea di chiusura settaria alla cooperazione con
i partiti comunisti. I verdi pertanto sceglieranno
di fare gruppo a s, dichiarandosi al pi dispo nibili ad integrare nelle proprie file Izquierda
unida e alcune altre forze di sinistra non co munista (Synaspismos e Partito socialista po polare danese).
Di fronte a tale orientamento, il Psp danese, in
cui forte la preclusione verso la pi parte dei
partiti comunisti, sceglie di aderire al gruppo
verde. Una forte propensione in tal senso si ma nifester fino allultimo anche in settori consi stenti del Synaspismos e in Izquierda unida,
nelle sue componenti non comuniste, che con tano allepoca circa un terzo della coalizione.
Posti di fronte alla scelta tra gruppo unitario
con i comunisti e gruppo verde, questi settori
hanno spinto e operato fino allultimo per la se conda soluzione, cercando di coinvolgere in essa
24
anche Rifondazione comunista. La quale di versamente da quello che diversi anni dopo av venuto col la formazione del Partito della
Sinistra Europea non si resa disponibile per
operazioni di segno terzaforzista e di rottura
nei confronti di altri partiti comunisti.
5 Tra i partecipanti si ritrovano ad esempio : i
PC di Cuba, Brasile, Colombia (PCC e FARC),
Argentina, Cile, Uruguay, Venezuela, Messico,
SalvadordallAmerica Latina.
I PC di Portogallo, Grecia, Cipro (AKEL),
Spagna (PCE e PCPE), Catalogna (PCC),
Italia (PRC e PdCI), Francia (PCF), Boemia e
Moravia, SlovacchiadallEuropa, cui va ag giunta la presenza di pressoch tutti i maggiori
PC delle Repubbliche dellex Unione Sovietica.
DallAfrica, spicca la presenza del PC sudafri cano (SACP) e di quello del Sudan; dal Medio
Oriente i PC di Israele, Libano, Egitto, Palestina
(nelle loro diverse ar ticolazioni), Iran,
Giordania, Siria (i due PC).
DallAsia viene la presenza sicuramente mag giore in termini di rappresentativit : i PC di
Vietnam, Cina (osservatore), Laos, Corea del
Nord, India (CPI e CPI-m), Nepal, Filippine
(CPF-1930), oltre ai PC delle Repubbliche asia tiche dellex-Urss.
6 Il testo completo del comunicato, con lelenco
dei partecipanti, in : lernesto, n.6, 2005.
7 Chi volesse approfondire temi e informazioni
connessi alla formazione e allo sviluppo della
SE, ampiamente trattati dallautore su questa
rivista e altrove, pu consultare il sito www. lernesto.it Nella home-page cliccare in alto a si nistra su : Ricerca in Rassegna Stampa :
quindi, nella finestra che si apre, digitare il
nome dellautore (Fausto Sorini) e cliccare.
8 Nel suo intervento alla Conferenza interna zionale dei PC (Atene, 18-20 novembre 2005),
la delegazione del KSCM dichiara : La lotta
tra posizioni comuniste, rivoluzionarie e posi -
zioni riformiste in corso nel movimento comu nistaLultima espressione delle componenti ri formiste si recentemente concentrata nella SE,
in connessione con la sua integrazione nelle
strutture dellUE. La SE produce divisioni nella
sinistra in Europa, mentre il punto di partenza
per la costruzione un fronte antimperialista eu ropeo dovrebbe essere laccordo sul fatto che lUE
parte integrante di un imperialismo euro-at lantico, contro cui necessario concentrare le
forze.
9 In un articolo pubblicato su Hal noviny
l11.02.2005 il responsabile esteri del KSCM di chiara : Il profilo della SE deve essere pan-eu ropeo. Il Partito della sinistra europea deve pro fondere ogni sforzo per il raggiungimento di que sto obbiettivo. Abbiamo chiesto che fossero invi tati almeno 27 partiti comunisti e di sinistra di
tutta lEuropa (tra questi i Partiti comunisti di
Russia, Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Paesi
baltici, Scandinavia, ex Jugoslavia, Turchia,
Gran Bretagna, Portogallo, Grecia, ecc.) per un
incontro finalizzato a dibattere con loro le que stioni riguardanti lunit della sinistra europea.
Ci avrebbe consentito a tutti di prendere cono scenza delle loro opinioni e condizioni ed anche
di ci che impedisce loro di collaborare con il
Partito della sinistra europeaNiente di quanto
contenuto nelle nostre proposte stato accoltosi
evidenziata larroganza dei partiti leader della
SE Ci siamo convinti che non vi alcuna vo lont politica di cambiare il profilo della SE in
senso pan-europeo e che il principio delle deci sioni prese col consenso in pratica esiste.
10 P i e ro Di Siena, dellAssociazione per il
Rinnovamento della Sinistra; Pietro Folena e
Tiziano Rinaldini della rete Uniti a Sinistra;
Gianfranco Pagliarulo, dellAssociazione
Rossoverde: ovvero le tre associazioni promotrici
del seminario di Orvieto del 14-15 luglio 2006.
11 lUnit, 15 e 16 luglio 2006
12 Il Manifesto, 15.07.2006
L'impasse
americana
e l'Europa potenza
di Salvatore Cannav
Parlamentare PRC - Sinistra Europea
POTENZIALIT
C OSTRUIAMO
UN
he lepoca in cui viviamo sia definibile come quella della guerra globale permanente ormai un fatto
acclarato e purtroppo molto evidente. Lanciata dopo lattentato
alle Torri gemelle dell11 settembre, la fase della guerra a oltranza
elaborata dallamministrazione
Bush riuscita a interessare la vasta
area che va dal Mediterraneo fino
allOceano indiano, in quella zona
che viene descritta con il linguaggio, economicamente interessato,
della
geopolitica
Grande
Medioriente (GMO). Questa realt,
che segna la fase internazionale e in
essa il ritmo della lotta di classe su
scala globale sempre meno favorevole alle classi popolari, dura da cinque anni e probabilmente durer
ancora per molto tempo. Ma non
procede linearmente n senza contraddizioni. Anzi, sono proprio le
contraddizioni, visibili ed esplosive
su scala internazionale, che oggi
marcano una situazione in cui la
guerra globale incontra resistenze
crescenti, soprattutto armate, e
nuovi conflitti invisibili tra i due
grandi poli imperialistici, gli Usa e
lEuropa. Senza lutilizzo di queste
categorie contraddizioni, polo imperialista, ruolo dei movimenti popolari la fase attuale non riesce a
essere compresa adeguatamente se
non allinterno di definizioni enfatiche e retoriche come quelle che
hanno accompagnato la partenza
dei soldati italiani per il Libano.
tro segno politico e con ben altri legami con la nostra lotta), rende evidente la situazione di difficolt che
il progetto egemonico dellamministrazione Bush incontra su scala
internazionale (tra laltro questa
stessa situazione che spinge molti
dei fautori della non-violenza a evidenziare limportanza di sostenere,
o quanto meno di non ostacolare,
la resistenza armata di Hezbollah!).
Questa condizione si rispecchia
nella necessit per lamministrazione Bush di tenere nel debito
conto la campagna elettorale per le
imminenti elezioni di medio termine che si terranno a novembre e
che vedranno il rinnovo del
Congresso e di un terzo del Senato.
A questa impasse non ha certo giovato la sconfitta militare subita da
Israele nellavventura libanese. Una
sconfitta che ha contribuito a destabilizzare il nuovo governo, e il
nuovo equilibrio politico (la prima
volta di uninedita alleanza tra la
neonata Kadima e i laburisti di Amir
Peretz) di Israele stesso, alle prese
con una crisi politica il cui esito altamente incerto. Una sconfitta che
si riflette immediatamente negli
equilibri complessivi dellarea in cui
accresciuto a dismisura il nuovo
ruolo dellIran come potenza regionale e, soprattutto, come punto
di riferimento di un mondo islamico che ormai va al di l del mondo
sciita anche per effetto della resistenza di Hezbollah.
25
Una situazione che la dice lunga sugli effetti di normalizzazione e stabilizzazione della guerra permanente: in cinque anni gli Usa sono
riusciti a eliminare uno dei maggiori fattori di stabilizzazione, per
loro, dellarea mediorientale rappresentato dallIraq; hanno incendiato quel paese esponendone la
popolazione a una condizione brutale di guerra permanente; hanno
creato una situazione di guerriglia
diffusa in Afghanistan; hanno contribuito, con la delegittimazione
progressiva dellAutorit Nazionale
Palestinese (aiutati in questo dagli
errori e dalla corruzione di Fatah)
alla vittoria di Hamas nei Territori
occupati; hanno aiutato lIran a presentarsi come baluardo degli interessi del mondo arabo-musulmano;
infine, con lincondizionato aiuto a
Israele, hanno permesso a
Hezbollah di divenire eroica. Non
c male come strategia di normalizzazione che ha un risvolto drammatico dal punto di vista delle popolazioni civili: i palestinesi sono
sempre pi strozzati non solo da
unoccupazione criminale e da una
rappresaglia indiscriminata ma anche da un embargo internazionale
che ne mette a repentaglio la sopravvivenza fisica; il Libano stato
semidistrutto dalla furia selvaggia
israeliana; gli iracheni sono ostaggio di una violenza senza fine, cos
come gli afghani. Se il presidente
Usa potesse venire giudicato dallintera popolazione mondiale sarebbe
costretto a fuggire nello spazio
IL
RITORNO
D E L L E U R O PA P O T E N Z A
26
FRONTE LIBANESE
D I M E N T I C ATA
27
NUOVO
M O V I M E N T O PA C I F I S TA
28
Libano
Il movimento anti-guerra
nei Paesi della NATO
potrebbe aiutare fortemente
la lotta della resistenza nazionale
libanese e la causa della pace
in Libano mobilitandosi contro l'invio
di ogni tipo di truppe NATO
La guerra
dei 33 giorni
e la risoluzione
1701 dell'Onu
di Gilbert Achcar *
UNA
ISRAELIANA CONTRO
MISSIONE
LA
HEZBOLLAH
ED IL
L IBANO
UNIFIL.
SCENARIO
AFGHANO
29
Libano
motivo per cui, allinizio delloffensiva, gli ufficiali israeliani dichiaravano di non voler alcuna altra forza,
nel sud del Libano, che non fosse
lesercito libanese, rifiutando specificamente una forza internazionale
e sputando sullUNIFIL, che gi
cera. Questo stato in effetti il progetto a cui miravano Washington e
Parigi nel periodo in cui lavoravano
insieme per produrre la risoluzione
1559 del Consiglio di Sicurezza
dellONU, nel settembre 2004, che
richiedeva il ritiro delle truppe siriane dal Libano e lo scioglimento
ed il disarmo di tutte le milizie, libanesi e non libanesi, vale a dire di
Hezbollah e delle organizzazioni
dei palestinesi nei campi profughi.
Washington aveva creduto che, una
volta allontanate le forze siriane dal
Libano, lesercito libanese, che aveva ricevuto lequipaggiamento ed
era stato addestrato in primo luogo
dal Pentagono, sarebbe stato in grado di sciogliere e disarmare Hezbollah. Lesercito siriano, in effetti,
si era ritirato dal Libano nellaprile
del 2005, non per la pressione di
Washington e Parigi, ma per il tumulto politico e la mobilitazione di
massa determinata dallassassinio,
nel febbraio di quellanno, dellex
primo ministro Rafik Hariri, amico
molto stretto della classe dirigente
saudita.
Lequilibrio di forze nel Paese, alla
luce delle dimostrazioni e delle contro-dimostrazioni di massa che
erano avvenute, non aveva reso possibile immaginare, alla coalizione
alleata degli Stati Uniti, di risolvere
la questione Hezbollah con la forza.
Erano stati persino costretti a fare le
successive elezioni legislative, a
maggio, in unampia coalizione con
Hezbollah, e a reggere quindi il
Paese con unintesa di governo che
comprendeva due ministri di questo partito. Il risultato deludente
aveva indotto Washington a dare il
via libera ad Israele per lintervento
militare: era solo necessario un pretesto adeguato, fornito il 12 luglio
dalloperazione di Hezbollah attraverso la frontiera.
Valutata in base allo scopo primario
30
Israele in Libano era una di tali opportunit: appena laggressione omicida israeliana si dimostrata
controproducente, dal punto di vista della famiglia regnante saudita,
terrorizzata da un aumento della
destabilizzazione in Medio Oriente,
che potrebbe dimostrarsi disastrosa
per i propri interessi, hanno richiesto che la guerra cessasse, sostituita
da vie alternative.
Parigi si immediatamente espressa
a favore di questa prospettiva, e
Washington ha finito per fare lo
stesso, ma solo dopo aver dato allaggressione israeliana alcuni
giorni in pi, perch tentasse di ottenere qualche risultato militare,
salvando la faccia. La prima bozza
di risoluzione, preparata dalle due
capitali e fatta circolare allONU il
5 agosto, era un palese tentativo di
ottenere per via diplomatica quello
che Israele non era riuscito ad ottenere militarmente: mentre dichiarava un forte sostegno per la sovranit libanese, richiedeva tuttavia
la riapertura di aeroporti e porti
solo per scopi verificabilmente, e
puramente, civili, prevedendo
inoltre un embargo internazionale
sulla vendita o la fornitura al Libano
di armamenti e materiale correlato,
fatta eccezione per quanto autorizzato dal suo governo - in altre parole, un embargo per Hezbollah. Il
testo confermava la risoluzione
1559, richiedendone una supplementare che autorizzasse, in base
al Capitolo VII della Carta, il dispiegamento di una forza internazionale con il mandato dellONU
per sostenere le forze armate ed il
governo del Libano nellassicurare
una regione sicura e contribuire a
mettere in atto un cessate il fuoco
permanente ed una soluzione a
lungo termine. Questa formula
cos vaga che poteva solo significare,
in realt, una forza internazionale
autorizzata a compiere azioni militari (Capitolo VII della Carta dell
ONU), in modo da attuare la risoluzione 1559 con la forza, alleandosi
con lesercito libanese. Oltre a ci,
nessuna condizione limitava detta
forza al sud del fiume Litani, larea
Libano
31
Libano
32
per ricostruire. Hariri ed i suoi sostenitori sauditi avevano accumulato influenza politica in Libano
controllando i lavori di ricostruzione, dopo i 15 anni di guerra civile, terminati nel 1990. Questa
volta avranno di fronte unintensa
competizione da parte di Hezbollah, che ha dietro lIran ed il vantaggio degli stretti legami con la popolazione libanese sciita, il principale bersaglio della guerra vendicativa di Israele. Come ha scritto su
Haaretz Zeev Schiff, analista militare israeliano di alto livello: Molto
dipende da chi aiuter a ricostruire
il sud del Libano. Se lo far Hezbollah, la popolazione sciita del SudLibano sar in debito con Teheran:
lo si dovrebbe impedire6. Questo
messaggio stato chiaramente recepito da Washington, Riyad e Beirut: oggi, rilevanti articoli su gran
parte della stampa importante negli USA suonano lallarme a questo
proposito.
La terza questione, naturalmente,
quella del disarmo di Hezbollah
nella zona delimitata nel sud del
Libano, per il dispiegarsi congiunto
dellesercito libanese e della UNIFIL rinnovata. Il pi che Hezbollah
possa concedere di nascondere
le sue armi a sud del fiume Litani
per non esporle e stoccarle in luoghi segreti. Ogni passo che vada al
di l, senza parlare di un disarmo di
Hezbollah in tutto il Libano, da
questultimo legato a una serie di
condizioni che vanno dal recupero
da parte del Libano delle fattorie di
Sheeba occupate dopo il 1967 alla
nascita di un governo e di un esercito capaci di difendere la sovranit
del Paese contro Israele e determinati a farlo. Questo punto rappresenta il primo maggior problema
nel quale potrebbe inciampare lapplicazione della risoluzione 1701,
poich nessun paese al mondo
nella posizione di disarmare Hezbollah con la forza, compito nel
quale il pi formidabile esercito
moderno di tutto il Medio Oriente
e una delle pi grandi potenze militari del mondo hanno completamente fallito. Ci significa che ogni
Libano
Note
1 Sulle implicazioni globali e regionali di questi
eventi, vedere larticolo The Sinking Ship of U.S.
Imperial Designs (La nave dei disegni imperiali
statunitensi in difficolt), inviato a ZNet il 7 agosto 2006.
2 Cos si espresso un osservatore israeliano in un
articolo intitolato in modo alquanto rivelatore: E
stato un erro re cre d e re che la pressione militare
avrebbe potuto avviare un processo di disarmo di
Hezbollah da parte del governo libanese. E. Inbar,
Prepare for the next round (Preparatevi per il prossimo round), in Jerusalem Post, 15 agosto 2006.
3 M. Arens, Let the devil take tomorrow (Il domani, il diavolo se lo porti), in Haaretz, 13 agosto 2006.
4 USA e Francia hanno ambedue concluso con i
sauditi, a luglio, importanti affari per quanto riguarda le armi.
5 Intervista a Le Monde, 27 luglio 2006.
6 Z. Schiff, Delayed ground offensive clashes with
diplomatic timetable (Un ritardo delloffensiva di
terra si scontra con i tempi della diplomazia), in
Haaretz, 13 agosto 2006.
33
Libano / Documenti
C o n t ro il progetto USA
di destabilizzazione del Medio Oriente
I NCONTRO S TRAORDINARIO
DI
ATENE
DICHIARAZIONE
FINALE
34
M EDITERRANEO
M AR R OSSO
MERIDIONALE
tanti dei partiti hanno anche salutato la lotta del popolo palestinese
e il contributo apportatovi dal Partito del Popolo Palestinese.
I rappresentanti dei partiti presenti
hanno anche salutato il massiccio
movimento mondiale di solidariet
e di protesta e valorizzato il significato internazionale della dichiarazione congiunta del 20 luglio 2006
di 71 Partiti Comunisti e Operai in
solidariet con i popoli sofferenti di
Palestina e Libano. I partecipanti
hanno messo in rilievo le responsabilit degli USA e delle altre potenze imperialiste che con il loro
comportamento hanno incoraggiato le azioni omicide dellesercito
israeliano. Il fatto che il governo di
Israele e i suoi alleati non siano stati
in grado di realizzare i loro obiettivi
in questa guerra dimostra le enormi
potenzialit del movimento di resistenza dei popoli, malgrado il difficile rapporto di forze in campo militare.
I rappresentanti dei partiti hanno
denunciato il comportamento di
quelle forze che in nome dell imparzialit in realt hanno aiutato
laggressione. I partecipanti hanno
ben accolto la posizione antimperialista della Siria. Essi hanno sottolineato le responsabilit di quei go-
Libano / Documenti
PA RT E C I PA N T I R I C H I E D O N O
35
Libano / Documenti
36
Afghanistan
Afghanistan:
la guerra si estende
al sud del paese
MAI STABILIZZATA :
37
Afghanistan
2002
170.174.049
2003
168.495.831
2004
49.804.949
2005
35.358.408
2006**
14.172.580
ISAF: la missione Forza di assistenza per la Sicurezza Internazionale nata come missione del Consiglio
di Sicurezza dellONU per poi passare improvvisamente, dall11 agosto 2003, in ambito NATO, con conseguente inserimento nella catena di comando statunitense, secondo modalit assai simili rispetto ad Enduring
Freedom (EF). Di fronte allaggravarsi della situazione in Afghanistan, questa missione si sta estendendo al
sud ed allest del paese, intrecciandosi con EF ( previsto che mantenga un costante e robusto coordinamento operativo con la struttura di Comando e Controllo gi istituita per EF) e determinando nuovamente
un clima di guerra aperta con le forze che si oppongono allattuale governo afghano. In ambito ISAF sono
attivi 1.670 militari italiani, 1.575 dei quali in Afghanistan (1.205 a Kabul, 190 nellambito della Squadre
di Ricostruzione Provinciale di Herat e 180 nella relativa base) ed i restanti 95 dislocati presso il 7 Reparto
Operativo Autonomo di Abu Dhabi.
2003
67.704.373
2004
109.268.538
2005
203.959.240
Totale 594.590.662
Le citazioni ed i dati sono estrapolati dal documento Missioni in corso al 5 maggio 2006, facilmente
reperibile sul sito web del Ministero della Difesa.
(A cura della Redazione)
ma entrer in guerra.
Questi elementi dovrebbero essere
tenuti in considerazione anche da
chi era favorevole allintervento in
Afghanistan perch sotto legida
dellONU. Io sono sempre stata
contraria allinvio di truppe in
Afghanistan e a maggior ragione lo
sono oggi, per quanto detto sopra,
a un loro rafforzamento.
38
Cambiando per un attimo prospettiva, non credi che lattuale instabilit afghana sia anche causata dagli
insuccessi e dallimmobilismo dellattuale governo, che non stato in
grado di attuare alcuna, seria riforma?
Sicuramente. In Afghanistan non
esiste uneconomia. L86% della
produzione rappresentata dalloppio, mentre gli aiuti per la ricostruzione si sono perduti tra la dilagante corruzione e nessuna infrastruttura stata costruita. Gli unici
investimenti sono il frutto di iniziative private e del traffico di droga,
soprattutto eroina. Anche da questo
punto di vista, purtroppo, in
Afghanistan si registra un salto di
Afghanistan
39
Israele
La sinistra
e Israele
di Sergio Cararo
Direttore di Contropiano
I LUOGHI
TROPPO INVADENTE .
LA
40
L I M P U N I T
PA RT O R I S C E M O S T R I
Israele
ISRAELE
NON
U N O S TAT O D E M O C R AT I C O
Israele
42
IL
RISCHIO
D I D I V E N TA R E C O M P L I C I
Note:
1 Jhon Marsheimer e Stephen Walt: La lobby
Disarmo
R i d u rre le spese
militari possibile
DI PACE
43
Disarmo
SETTORE DI SPESA
Funzione Difesa
2005
2006
DIFFERENZA
177,3
13.638,6
13.815,9
di cui: Personale
8.037,3
8.757,7
720,4
Esercizio
3.013,3
2.552,0
-461,3
Investimento
2.588,0
2.506,2
-81,8
4.795,3
5.211,0
415,7
Funzioni Esterne
222,4
184,6
-37,8
Pensioni Provvisorie
365,4
288,0
-77,4
19.021,7
19.499,5
477,8
TOTALE
44
Di fronte a questo scenario, la campagna Sbilanciamoci! auspicando un cambiamento di politiche e di provvedimenti da parte
del nuovo governo di centro-sinistra - ha formulato in questi anni
le seguenti proposte:
Abolizione del Fondo Speciale per
le missioni militari allestero.
La finanziaria per il 2006 prevede
un fondo speciale di riserva di 1
miliardo di euro per i costi delle
missioni militari allestero (di cui
600 per la missione in Iraq).
Questi fondi non rientrano nel
conteggio ufficiale dei fondi destinati alla Difesa. Si propone per
la finanziaria del prossimo anno
labolizione totale del fondo ed in
ogni caso dei fondi che verranno
iscritti a tale scopo in altri capitoli
di bilancio.
Riduzione del Bilancio della Difesa.
Si propone la riduzione di 4 mld
sullintero bilancio della Difesa
(meno del 20%), tagliando i capitoli relativi alla costruzione/ammodernamento dei sistemi
darma e quelli relativi alla professionalizzazione delle Forze
Armate. Questo obiettivo si pu
raggiungere portando le Forze
Armate dallorganico previsto di
190.000 a 120.000 soldati professionisti, numero pi che sufficiente per i compiti previsti costituzionalmente e per gli impegni
rigorosamente di peace keeping,
sotto legida delle Nazioni Unite.
Abolizione dello stor no dell
8x1000 per le missioni militari.
Disarmo
* Questo testo ladattamento rielabo rato del rapporto di Sbilanciamoci! re lativo alle spese militari contenuto nel
documento Cambiamo finanziaria.
Come usare la spesa pubblica per la
pace, lambiente, la societ.
45
Lavoro
Legge 30:
s u p e rm a r k e t
delle flessibilit
di Giorgio Cremaschi
Segretario Nazionale FIOM-CGIL
LA
econdo i dati ufficiali il lavoro precario rappresenta circa l11% delloccupazione complessiva e il 13%
circa del lavoro dipendente. In
realt questi dati non ci dicono
tutto. Quando essi vengono minimizzati per sostenere che ancora
oggi la grande maggioranza delloccupazione gode del contratto a
tempo indeterminato, si tacciono
due aspetti decisivi della realt.
Prima di tutto la tendenza nelle assunzioni quella che vede prevalere
i contratti precari. Oggi il 50% di coloro che hanno meno di 30 anni
sono assunti con contratto precario.
Se si tiene conto che lItalia un
paese nel quale prevalgono le piccolissime imprese, nelle quali non
c bisogno di assunzioni a termine
perch non vige in esse larticolo 18
dello Statuto dei lavoratori e, di conseguenza, si considera che gran parte delle assunzioni precarie avvengono nelle strutture medio-grandi,
il fenomeno ancora pi rilevante.
A questa precariet ufficiale si aggiungono poi i lavoratori falsamente autonomi - bisogna ricordare che
in Italia la percentuale di lavoro autonomo di quasi il 27%, molto sopra la media europea che di circa
46
TEMPI
rezza. Per questo continuano gli infortuni mortali e gravissimi nei luoghi di lavoro. La precariet del lavoro il male sociale della nostra
epoca. Non sar semplice contrastarla, cos come non stato semplice contrastare quei cambiamenti
dellorganizzazione del lavoro che
allinizio del Novecento hanno introdotto il taylorismo. La lotta contro la precariet caratterizzer tutta
una fase del movimento operaio e
sindacale, fino al raggiungimento
di una nuova fase di potere e diritti
per le lavoratrici e i lavoratori.
La precarizzazione estrema del lavoro non causata dalleccesso di
diritti di una parte delle lavoratrici
e dei lavoratori. E invece questa la
tesi che viene in particolare sostenuta, anche se non sempre in questi termini, da diversi giuslavoristi
tra i quali Pietro Ichino. Questa posizione riconosce s linaccettabilit
sociale della precarizzazione del lavoro, soprattutto per le giovani generazioni, ma ne addossa la principale responsabilit alleccesso di tutele che vi sarebbero ancora in una
parte del mondo del lavoro. Nella
sostanza, la precarizzazione del lavoro sarebbe dovuta al fatto che su
una sola parte del mondo del lavoro
si scaricano quelle esigenze di flessibilit che sarebbero richieste a
tutti. Invece coloro che sono tutelati dallarticolo 18, dai contratti nazionali, dal potere contrattuale, se
ne stanno rigidi e asserragliati nei
loro privilegi mentre la vendetta del
sistema si scarica tutta sui giovani
nuovi assunti. Espressa pi volte e
sotto varie forme, la tesi che per diminuire la precariet del lavoro occorre ridurre tutele e diritti dove
essi sono pi consolidati, una tesi
non accettabile e neppure dimostrabile nei suoi presupposti. Per tre
ragioni. Perch essa parte dallidea
liberista del mercato per f e t t o .
Secondo questa tesi la disoccupazione solo dovuta a una cattiva distribuzione della risorsa lavoro.
Nella sostanza sempre possibile la
piena occupazione purch si trovi il
giusto equilibrio tra domanda e offerta di lavoro. In pratica, se alcuni
Lavoro
47
Lavoro
48
voro non solo una scelta di giustizia irrinunciabile. Essa propone anche lidea di un diverso sviluppo industriale che davvero valorizzi le lavoratrici e i lavoratori e la loro capacit di fare. In questi ultimi 20
anni i lavoratori hanno progressivamente restituito alle imprese salario
e potere. Le imprese non hanno utilizzato questa condizione di favore
per fare investimenti sulla tecnologia e sulla qualit dei prodotti e solo
ora cominciano, di fronte alla concorrenza mondiale, a capire che devono darsi da fare. Tuttavia, ancora
una volta le imprese sono tentate
dalla scelta di scaricare tutto sui lavoratori e sullo stato. Impedire di
nuovo una deriva in questa direzione indispensabile e per questo
la leva dei diritti del lavoro fondamentale. La cancellazione della legislazione berlusconiana sul lavoro,
una nuova legislazione che metta al
centro il lavoro sicuro e la responsabilit dellimpresa, una nuova fase
di contrattazione che riconquisti il
controllo sul lavoro e sulla sua prestazione, sono elementi indispensabili per far fare alle imprese un salto
di qualit sul terreno stesso della
competizione. La questione dello
sviluppo e della sua qualit, la lotta
contro la precariet sono dunque
parte di una grande questione democratica, che riguarda lapplicazione dei principi fondamentali
contenuti nella nostra Costituzione.
La vittoria del NO al referendum ha
sconfitto il tentativo di Berlusconi di
stravolgere la seconda parte della
Costituzione. Ora necessario ribadire i principi fondamentali della
prima parte, che non sono stati
messi in discussione da revisioni formali, ma dalla diffusione del liberismo selvaggio e dalle leggi che lo
agevolano. Cancellare le leggi sulla
precariet e lottare sulla parit dei
diritti in tutto il mondo del lavoro
dunque un modo concreto per difendere e realizzare la Costituzione
della nostra Repubblica.
Lavoro
La questione salariale
e della distribuzione della ricchezza
divenuta da tempo centrale
nel paese, anche se i vari governi
che via via si succedono
sembrano essere gli unici
a non essersene accorti
Scala Mobile:
dalle parole
scarlatte
all'azione concre t a
di Pierpaolo Leonardi
Coordinatore nazionale CUB
L' ASSOLUTA
49
La stanza
dellArte
Enzo Cucchi
51
Lavoro
52
sposiamo appieno?
Oppure pensiamo che una manifestazione badate, non uno sciopero
per il diritto al lavoro stabile e sicuro per i precari ma che non ha
tra le parole dordine il NO alla concertazione, labrogazione del pacchetto Treu, il diritto al reddito per
tutte e tutti - come quella che intendono promuovere la Funzione
Pubblica e Scuola CGIL, FIOM ed
ARCI e qualche sciocco gregario,
sia sufficiente a tenere alta la bandiera dei diritti dei lavoratori nei
confronti di un governo che s criticabile, ma che comunque di sinistra?
Allora diventa evidente che c bisogno di maggiore chiarezza su
quali siano gli interessi dei lavoratori e se questi siano difendibili sempre, a prescindere dalla presenza o
meno al governo.
Noi continueremo, anche facendo
uno sforzo in pi nella raccolta delle
firme che sembra ormai interessare solo la CUB a sostenere il diritto alla redistribuzione della ricchezza e del reddito, a non invocare
aggiustamenti pi o meno concertati della finanziaria, a richiedere,
attraverso le mobilitazioni e gli scioperi, che a pagare non siano mai pi
i lavoratori, che hanno invece diritto a riprendersi quanto gli stato
sottratto dagli accordi di concertazione e dallarroganza dei padroni
e dei governi.
Economia
Padoa Schioppa:
o v v e ro larte
di dire no
di Stefano Lucarelli
Economista e collaboratore de Il manifesto
PREMESSE
pubbliche finanze che non si manifestata ancora in tutta la sua severit. L'obiettivo ultimo elevare al
pi presto l'avanzo primario al 3,5%
del Pil: coster moltissimo.
Nell'intervista apparsa su Il Sole 24
Ore del 9 Giugno, il ministro ha dichiarato: Oggi non conosciamo ancora l'entit complessiva dell'intervento. N abbiamo determinato
come distribuirlo tra minori spese e
maggiori entrate. Non credo si possa operare solo con una delle due
componenti. L'ho detto all'Ecofin
di Lussemburgo: nessuna strada
esclusa, nessuna stata imboccata.
Come interpretare queste parole?
Qual l'imprinting politico economico del ministro? Quali vincoli alla
libert d'agire egli considerer
stringenti? Insomma quali sono i
margini di dialogo che il ministro
pu concedere?
LE
TEORIE ECONOMICHE
MINISTRO
BUONO
vole dei limiti della teoria economica ed attento alla logica delle istituzioni, in primis le banche. Crede
fermamente alla possibilit di governare la moneta: Il migrare della
funzione di batter moneta dalla
sfera del principe a quella privata,
poi di nuovo a quella pubblica,
quindi a una condizione di autonomia istituzionale, riflette la ricerca
di una collocazione che tenga il torchio dei biglietti al riparo dall'influenza di chi abbia interesse a servirsene per finanziarsi senza costo.1
La teoria delle aree monetarie di
Mundell ed il saggio sulla denazionalizzazione della moneta di Hayek
rappresentano per lui importanti riferimenti teorici. Egli crede che
un'area a cambi fissi nell'interesse
di tutti i paesi partecipanti se il volume degli scambi e la mobilit dei
fattori tra questi paesi sono elevati.
Siccome lo scambio commerciale
tra le nazioni europee industrializzate per la maggior parte uno
scambio intraindustriale, allora la
maggior parte degli shock sulla domanda colpir questi paesi in modo
simile. Tuttavia il ministro anche
convinto che libero commercio, mobilit di capitali, cambi fissi e autonomia delle politiche monetarie nazionali siano tra loro incompatibili.2
Occorrerebbe per chiedergli se
53
Economia
Lo sguardo del ministro sull'Europa, egli convinto che gli interessi dell'Italia siano gli interessi
dell'Europa. A tal proposito appare
molto significativo il contenuto
della prolusione che egli ha tenuto
il 28 Ottobre durante l'inaugurazione dell'Anno Accademico presso
l'Universit Bocconi3: Ai giovani
qui presenti vorrei parlare dell'Europa di oggi e di domani e suggerire
loro di adottarla quale punto di riferimento tanto nella vita di lavoro,
quale che sia il mestiere specifico in
cui entreranno, quanto come cittadini italiani, quale che sia la personale preferenza politica: dunque un
punto di riferimento professionale,
culturale, politico e civile. La prolusione costruita sul timore che i
giovani entrino nella spirale della
malinconia. Non si pu non invitare
il ministro ad utilizzare una parola
pi adatta alle circostanze: a l i e n azione invece di malinconia, poich
questa generazione resa stru-
54
DEI RAGIONIERI
tassazione, si sottraggono all'economia risorse che potrebbero essere pi produttive se fossero lasciate all'economia. La via da seguire dunque quella di essere economi nella spesa12. Secondo questa logica la correzione della dinamica delle spese per prestazioni sociali non potr essere evitata in linea con quanto raccomandato dal
Governatore della Banca d'Italia:
l'et media del pensionamento e la
spesa di regioni ed enti locali per la
sanit rappresentano le priorit ineludibili per il risanamento dei conti
pubblici.
Quello che propone il ministro buono non conduce ad un buon compromesso sociale. E' allora necessario - nel clima di collaborazione che
dovrebbe caratterizzare la fase iniziale di un governo - dire gentilmente di no alla manovra proposta.
UN
RAGIONAMENTO DIVERSO
Teoricamente il governo pu scegliere se abbattere il debito pubblico rapidamente, ridurlo lentamente, oppure anche lasciarlo pressoch invariato. E' pur vero che la
p u r a e s e m p l i c e rivendicazione di
margini pi ampi per il disavanzo
dello Stato o per il debito pubblico
solo un primo passo. Occorre una
precisa agenda di politica economica, consci del fatto che il keynesismo non basta. Si potrebbe ragionare sul fatto che la crisi italiana non
ha principalmente ragioni congiunturali (la crisi dei conti pubblici) ma strutturali:
1) l'Italia appare debole nella promozione dell'apprendimento
umano ed fortemente in ritardo
nell'evoluzione strutturale verso i
settori pi produttivi dello scenario
economico odierno13. Le esportazioni italiane calano nell'ultimo
quinquennio, ma nello stesso periodo la quota dei profitti lordi nel
settore privato stata costantemente pi elevata che nell'intera
area euro. Questa tenuta dei profitti
stata solo il frutto di una moderazione salariale indecente e della so-
Economia
ragionamento sul basic income: occorre individuare le specifiche condizioni sotto le quali l'elargizione di un basic income influisce sulla
produttivit del lavoro, lo skill, dexterity e judgement with wich labour is generally applied di smithiana memoria
55
Economia
La lotta
allevasione:
battaglia di equit
e modern i z z a z i o n e
di Vladimiro Giacch
56
DISTORTA .
la progressivit delle imposte prevista dallart. 53 della Costituzione italiana (per cui i cittadini debbono
pagare le tasse in ragione della loro
capacit contributiva e il sistema
tributario deve essere informato a
criteri di progressivit), non soltanto disattesa, ma completamente
rovesciata.
Le imposte di fatto cio quelle effettivamente pagate in Italia sono
regressive. Le imposte dirette sul lavoro dipendente e le imposte indirette (che incidono proporzionalmente in misura assai superiore sul
reddito della parte pi povera della
popolazione che su quello dei pi
abbienti) sostengono la massima
parte del peso della fiscalit. In tal
modo la fiscalit di fatto opera come
un vero e proprio Robin Hood alla
rovescia. E, a fronte dellentit dellevasione, neppure il crescente peso delle imposte che gravano sui lavoratori a reddito fisso basta ad impedire la crisi fiscale dello Stato.
Quindi bisogna vendere immobili
e propriet statali, privatizzare e tagliare i servizi sociali, ecc.
INVERTIRE
LA TENDENZA
Economia
Note
1 D. Pesole, Evasione, recuperi in tempi lunghi, in Il Sole 24 Ore, 06 aprile 2006.
2 Sei milioni di lavoratori in nero, in La
Repubblica, 05 maggio 2006.
3 Il fatto che levasione tollerata abbia rappresentato nel corso dei decenni uno dei maggiori aiuti dello Stato alle piccole e medie imprese
italiane tranquillamente aff e rmato in S.
Brusco, S. Paba, Per una storia dei distretti industriali dal secondo dopoguerra agli anni
Novanta, in F. Barca (a cura di), Storia del
capitalismo italiano dal dopoguerra ad oggi,
Roma, Donzelli, 1997, p. 265.
4 R. Abravanel e Y. Gutgeld, intervista a
Milano Finanza, febbraio 2006.
57
Politica
Radiografia
del governo Pro d i
di Salvatore Di Stefano
Comitato politico nazionale PRC
IL
58
B ERLUSCONI?
composizione della compagine governativa e dalle basi programmatiche che lesecutivo si dato prima
del 9 10 aprile. Vogliamo solo per
un attimo ricordare la questione del
programma non per la rituale lamentazione, buona in ogni momento da parte di chi costretto ad
essere minoranza, ma perch il governo del paese, caratterizzato ancora oggi dalla questione comunista, avrebbe avuto bisogno di un
confronto programmatico di ampio
respiro per consentire a forze politiche e sociali molto diverse tra loro
di raggiungere un accordo serio sui
grandi temi che contraddistinguono lanomalia del caso italiano. Ci non stato fatto; anzi,
chi proponeva di percorrere quella
strada, normale peraltro per una
forza comunista, era quasi insultato
e sbeffeggiato con il ritornello dei
paletti. Oggi, purtroppo, ci accorgiamo che senza paletti i comunisti
rischiano di pagare un prezzo molto
alto se il governo dovesse imboccare
un itinerario conservatore, travolgendo qualsiasi argine progressista.
Certo, cera la necessit di mandare
a casa il governo Berlusconi, il peggiore e il pi pericoloso governo
della Repubblica; e a questo impegno, contratto con le grandi masse
popolari, i comunisti hanno tenuto
fede. Ma proprio le masse ci chiedono che lesercizio del potere da
parte del centro-sinistra tracci significative discontinuit rispetto
al famigerato centro-destra.
Poniamoci, a tal proposito, linterrogativo che milioni di persone si
pongono continuamente: ha senso
una battaglia, uno scontro che lasci
sostanzialmente immutato il quadro esistente? Dunque, il senso di
responsabilit, la cautela tattica, lagilit manovriera e quantaltro sono
sempre benvenuti. Ma ad una condizione: tutto ci deve produrre
cambiamento, rotture, discontinuit, anche in una situazione segnata dallegemonia borghese. Se
avvenisse il contrario si snaturerebbe il ruolo e la funzione dei comunisti e se ne sancirebbe la subalternit tattico-strategica.
Ora, serve a poco cimentarsi nei giochi tipici dei mesi estivi e stilare la
classifica dei ministri pi o meno di
sinistra, sulla base di fumosi elementi; come se dovessimo valutare
lazione del governo e dei suoi ministri guardando dal buco della serratura. In realt, separare le persone dalla politica che esprimono e
dagli interessi di cui sono portatori
sempre unoperazione sbagliata e
riduttiva; si rischia solo di scadere
nei pettegolezzi e nellimpotenza,
senza dare alcun contributo alla
lotta sociale e politica. Tentiamo, allora, di analizzare leterogenea, per
dir cos, composizione dellattuale
esecutivo per comprendere quale
politica, almeno per quanto concerne le maggiori forze del centrosinistra, si vuole perseguire in futuro.
I ministeri-chiave, quelli strategici e
storicamente decisivi, sono stati assegnati a Massimo DAlema, esteri;
Tommaso Padoa-Schioppa, economia e finanza; Giuliano Amato, interno; Arturo Parisi, difesa; Clemente Mastella, giustizia. In questo primo gruppo sono presenti diessini
che hanno mosso guerra, ovviamente umanitaria!, e che devono
farsi perdonare il peccato originale di essere stati, in tempi ormai
remoti, comunisti; sottili ex-socialisti sostenitori del craxismo, trasfigurato da analisi finto-colte; democristiani in servizio permanente effettivo, che vorranno utilizzare la
Politica
59
Diritti
Quando di CPT
si pu anche
m o r i re
60
Diritti
donne trattenute, a partire dal pestaggio di unimmigrata cinese successivamente scomparsa, episodio
poi confermato dal presidente della
Croce Rossa, Berretta.
Questi centri non sono superabili
e, di conseguenza, devono essere
chiusi, dal momento che sono vere
carceri su base etnica, luoghi contrari alla dignit umana, incompatibili con uno Stato di diritto e con
il dovere di accoglienza.
Per gli immigrati che delinquono
devono esserci processi equi e carcere, come per gli italiani, con le
stesse garanzie e le stesse regole.
Una nuova disciplina delle espulsioni e degli accompagnamenti in
frontiera, rispettosa del dato costituzionale, con un processo di regolarizzazione permanente che svuoti
le sacche di clandestinit, potrebbero rendere inutili gli attuali centri di detenzione.
Chi rinchiuso nel CPT si trova in
questi luoghi non per aver commesso un reato, ma in esecuzione di
una misura amministrativa. Per
questo la chiusura dei CPT pu essere una misura credibile ed efficace che non diminuisce il contrasto della criminalit straniera, ma
che potrebbe riportare lItalia verso
un maggiore rispetto della dignit
della persona umana.
61
Diritti
di Sergio Lo Giudice
Presidente nazionale Arcigay
P ER
62
Diritti
63
Diritti
Il precariato
sessuale
di Valdimir Luxuria
64
Diritti
65
Diritti
di Daniele Farina
Parlamentare PRC - Sinistra Europea
D ro g h e :
g o v e rno alla
p rova dei fatti
C ONTRO
LA
o scenario internazionale, dal fenomeno del narcotraffico alle politiche sulle droghe degli Stati
Comunitari, dice molto alla nostra
piccola Italia su quali siano le strade
da seguire in materia di droghe.
Assistiamo oggi al rafforzamento
smisurato delle organizzazioni internazionali dedite al traffico di stupefacenti, alla loro penetrazione
profonda in molti aspetti delleconomia e della societ, nonch ad un
vocabolario internazionale in cui i
termini di geopolitica e geoeconomia delle droghe si sono affermati
in numerose aree del mondo, e non
limitatamente alle regioni della produzione, come lAfghanistan e la
Colombia. Non sfugge pi il fatto
che le organizzazioni internazionali
costituite per la lotta al narcotraffico, ad esempio LUNODC delle
Nazioni Unite, e le convenzioni sottoscritte da quasi tutti i paesi del
mondo rispondono alla necessit di
controllare piuttosto che stroncare
il traffico di sostanze stupefacenti e
le smisurate risorse che esso produce. In un contesto internazionale
come questo, in continua evoluzione, il Governo Prodi potrebbe
66
B ERLUSCONI .
Diritti
67
Internazionale
India:
gigante al bivio
COMUNISTI ED IL
F RONTE
DI
S INISTRA
INDIANI TRACCIANO UN
68
DI APPOGGIO ESTERNO
AL GOVERNO
Internazionale
munisti e dalle sinistre. Nel frattempo il governo indiano, sotto ricatto da parte USA (il Congresso statunitense avrebbe dovuto infatti ratificare laccordo con lIndia sul nucleare), si schierato in pi occasioni a fianco di Washington nel
corso della crisi sul nucleare iraniano, agendo chiaramente contro
i propri interessi nazionali tanto sul
piano delicatissimo dellapprovvigionamento energetico quanto su
quello delle relazioni di buon vicinato con un paese appartenente
come lIndia al blocco dei non-allineati. Su questo terreno la protesta
del Fronte delle Sinistre stata netta
e si concretizzata tanto sul piano
politico, con diversi documenti,
quanto su quello dellazione sociale
e di massa.
In una nota diffusa subito dopo il
voto espresso dallIndia contro
lIran al termine dei lavori dellassemblea dellAgenzia Internazionale per lEnergia Atomica il 24 settembre 2005, possibile leggere:
Noi riteniamo che il governo abbia
agito a tal riguardo sotto pressioni
americane. E allarmante il fatto
che la vulnerabilit in materia di
orientamenti di politica estera del
paese sia cresciuta nel periodo successivo alla firma degli accordi da
parte di India e Stati Uniti. Per poi
concludere: LIndia dovr attivamente coordinare le proprie posizioni con Russia, Cina e paesi nonallineati, dal momento che le posizioni sono simili. Tanto sullIran
quanto, evidentemente, sul piano
generale. Scenario, questo, che in
parte stato perseguito in questi ultimi anni, tanto che le relazioni trilaterali tra India, Cina e Russia
hanno evidenziato un netto miglioramento sul piano della cooperazione economica come strategica,
con New Delhi che partecipa in qualit di osservatore ai lavori del
Gruppo di Shanghai comprendente, oltre a Russia e Cina, anche
diverse Repubbliche dellAsia
Centrale.
Nellautunno del 2005, per protestare contro la non-applicazione del
PMC in materia di politica estera, il
69
Internazionale
70
LA
IN
SINISTRE
B E N G A L A O C C I D E N TA L E
E KERALA
VITTORIA DELLE
A complicare ulteriormente il gi
difficile quadro nazionale indiano
hanno contribuito, paradossalmente, le recenti elezioni per il rinnovo dei Parlamenti di alcuni, importanti stati, elezioni che hanno visto il rafforzamento del Fronte delle
Sinistre, a conferma del buon risultato ottenuto nel maggio 2004, a scapito del Congresso. I numeri sono,
da questo punto di vista, inequivocabili: in Bengala Occidentale il
Fronte di Sinistra si imposto per la
settima volta consecutiva, ottenendo una maggioranza di ? dei
seggi (il solo PCI-M con la maggioranza dei seggi) e riconfermando al
governo il Deng Xiaoping dellIndia, Buddhadeb Bhattacharjee3;
nel Kerala la coalizione di governo
uscente, sostenuta dal Congresso,
uscita nettamente sconfitta dal
Fronte Democratico della Sinistra,
pesantemente attaccato in campagna elettorale da Sonia Ghandi, che
ha ottenuto 98 seggi sui complessivi
140. In altri stati, come lAssam, il
Congresso ha segnato vistosi arretramenti, elemento che non pu
non costituire un monito anche sul
piano degli orientamenti del governo nazionale.
Il Bengala Occidentale durante gli
ultimi tre decenni e il Kerala ad intermittenza, con i loro governi di
Sinistra hanno mostrato che possibile lottare per mettere a punto sicure politiche alternative a favore
del popolo in ambito economico e
sociale, pur in un contesto dominato da direttive neo-liberali ()
ha commentato a caldo Prakash
Karat. La popolazione non va pazza
per le politiche di Singh, fatte per
rivolgersi al capitale finanziario internazionale e per intraprendere riforme che arricchiscono solamente
quelli che sono gi ricchi (). Il
PCI(M) sta difendendo con forza
una politica estera indipendente ed
stato loppositore pi coerente
delle politiche filo-americane che
allinizio vennero perseguite dal governo guidate dal BJP ed ora, in
modo crescente, dal governo Singh
(). Si prospetta una lotta importante per invertire lorientamento
filo-statunitense del governo e rafforzare lindipendenza e lautonomia della politica estera e delle decisioni strategiche dellIndia4.
Pur se in un contesto segnato da evidenti e, con ogni probabilit, inevitabili contraddizioni, i comunisti e
le sinistre in India hanno mostrato
in questi anni il coraggio di condurre una netta e coerente battaglia
politica per il miglioramento delle
condizioni di vita delle sterminate
masse popolari del proprio paese,
sostenendo un governo progressista senza ai rinunciare, per, alla
propria prospettiva
Note
1 J. Saksena, LIndia ha inventato il reddito rurale garantito, in Le Monde Diplomatiuqe Il
Manifesto, anno XII, n. 11, novembre 2005.
2 Su questo terreno assai delicato, lanalisi contenuta nellarticolo di Saksena citato alla precedente
nota non si discosta pi di tanto dalle valutazioni
contenute nel documento del PCI(M).
3 La definizione di F. Rampini, Il comunista che
conquista lIndia, in La Repubblica, 23 gennaio 2006.
4 Ganashakti, 19 maggio 2006.
Internazionale
Nepal:
si cambia
di Ruy Nayal
Kathmandu
71
Internazionale
risultato: Re Gyanendra, nonostante numerosi tentativi di dividere il fronte, stato costretto a nominare un primo ministro designato dallopposizione unita, lanziano Girija Prashad Koirala (Partito Nepalese del Congresso), e
riconvocare il Parlamento sciolto
nel 2002. Con la prospettiva, sempre pi concreta, di ottenere il pi
importante tra gli obiettivi di lotta,
la convocazione di elezioni regolari
e di unAssemblea Costituente che
possa decidere gli assetti e le sorti
future del paese. A sostegno di questa prospettiva si sono schierati
tanto i maoisti, che hanno sottoscritto un nuovo accordo di massima con il governo e sfilato in
200.000 a Kathmandu, quanto il
PCN(UML). In Nepal, come os-
niera tra queste due potenze emergenti e ritiene che in caso di vittoria
di forze ad essa ostili potrebbe determinarsi un problema. () La nostra analisi parte dal presupposto
che India e Cina dovrebbero avere
un approccio comune rispetto al
Nepal, del quale si sente la necessit. Se Cina ed India non dovessero
lavorare insieme, si determiner un
grande problema non solamente
per limmediato quanto piuttosto
per il futuro. Al termine di un complesso negoziato, il governo nepalese ha approntato una bozza di costituzione provvisoria che consente
ai maoisti l'ingresso nel governo
provvisorio, con il nodo centrale del
futuro dell'istituto monarchico rimandato ad ulteriori e futuri negoziati.
72
Internazionale
Nigeria: petro l i o ,
multinazionali
ed ingere n z e
s t r a n i e re
L A SITUAZIONE ESPLOSIVA
I L RUOLO DELL 'A GIP
NEL
D ELTA
DEL
N IGER .
di Segun Odegbami
Port Harcourt
Internazionale
regolamentazione ha provocato
una vera e propria ecatombe ambientale, tanto da distruggere quasi
del tutto le tradizionali economie
agricole ed ittiche, mentre, dallaltra, le multinazionali versano le percentuali sui proventi direttamente
al governo centrale, in grado di rappresentare soprattutto il pi povero
e popoloso nord islamico, che al sud
investe poco o nulla. La rappresentazione plastica di questa contraddizione lacerante data dalla nuova
e fiammante capitale, Abuja, e dalla
condizione critica nella quale versano diverse citt a ridosso dei pozzi
petroliferi, prive di acqua e luce e
costrette a rivolgersi per la sussistenza alle stesse multinazionali.
Troppo per un paese lacerato da pesanti contraddizioni etniche e religiose (vasto nord islamico e sud cristiano ed animista), conseguenza
del proprio passato coloniale e di un
difficile e mai compiuto processo di
costruzione di uno stato realmente
unitario e democratico (basti ricordare il ruolo assunto dai militari fin
dal 1960, anno della formale indipendenza, e la guerra del Biafra,
1967-1970). Dopo il tentativo di elezioni democratiche del novembre
1993, bruscamente interrotto dai
militari, hanno preso forza e vigore
diversi movimenti di difesa delle popolazioni del sud (Ogoni, Ibo,
Ijaw), soprattutto armati, sempre
pi in grado di colpire in profondit
gli interessi delle multinazionali,
tanto che la Shell, secondo recenti
74
Internazionale
Bolivia:
la nazionalizzazione
degli idro c a r b u r i
LA VITTORIA DI
E VO M ORALES
Internazionale
condotta della nostra diplomazia. La vittoriosa politica estera del presidente Lula trover il modo
di superare le eventuali difficolt commerciali e finanziarie causate dalla decisione del governo
boliviano. Le voci che si levano contro le giuste misure del governo del presidente Evo Morales
sono le stesse che difendono lAlca, il neocolonialismo e la subordinazione del Brasile e
dellAmerica Latina agli interessi dellimperialismo nordamericano.
76
stati volontari, economicamente ir rilevanti, e le prime analisi sulla qua lit dellacqua in queste zone eviden ziano preoccupanti risultati per quanto
riguarda il loro impatto sulla salute.
Il disprezzo per lambiente stato
tale che Intermon-Oxfam ha denunciato come uno Studio di valutazione sullimpatto ambientale riguardante unattivit allinterno di
un parco naturale fosse sbrigato
unicamente in 4 sole paginette. In
unaltra localit, lo studio stato redatto da una consulente nordamericana copiando interi paragrafi
presenti in altre valutazioni. La
scarsa preoccupazione per tutto
quel che non riguarda il puro processo produttivo ha anche portato a
tragiche conseguenze. Le organizzazioni Equipo Nizkor e D e re c h o s
Human Rights hanno informato nel
giugno del 2005 della morte di due
persone, bruciate nei pressi di un
pozzo della Repsol probabilmente
a causa di una fuga di gas. Tutti questi dati, uniti alla scoperta di un presunto caso di contrabbando di petrolio, offrono solo unidea dello-
Internazionale
zate 10 anni fa. Tutte queste iniziative possono essere sottoposte a negoziato fra le parti. Secondo le parole del vicepresidente lvaro
Garca Linera, con questa nuova
legge si mira a raccogliere 300 milioni di dollari extra, da sommare
agli altri per raggiungere un totale
di 780 milioni annui.
Mentre in Bolivia accadeva questo,
in altri paesi saliva lallarme. La
Spagna ha capeggiato un vergognoso, cinico e pretestuoso attacco
a livello politico e mediatico.
Abbiamo visto e letto di politici di
tutti i colori, articolisti ed esperti da
bar criticare Morales in nome degli
interessi spagnoli, quando invece la
Repsol unimpresa privata, che al
pari di altre ha fatto ottimi profitti
grazie allaumento del prezzo internazionale del petrolio. Limpresa singrassa e gli azionisti si riempiono le tasche. La Repsol formata
da azionisti spagnoli e stranieri, e in
ogni caso il governo spagnolo sta difendendo gli interessi di una microscopica percentuale di connazionali.
Che tristezza stato ascoltare Zapatero, Moratinos, Solana, Rajoy e alcune voci dellemittente della Conferenza episcopale. Socialisti gli uni
e cattolici gli altri. Incuranti della
77
Internazionale
Una nuova
G u e rra Fre d d a
c o n t ro la Russia?
I NTERVISTA
M OSCA
SUSCITA IN
O CCIDENTE
Internazionale
In Italia si insediato il nuovo governo di centrosinistra. Cosa potrebbe cambiare nelle relazioni tra
Italia e Russia e quale ruolo potrebbe giocare su questo lItalia in
Europa?
Partiamo dal presupposto che Berlusconi per Putin contava come il fatidico tre di picche. Detto questo,
nel passaggio tra Berlusconi e Prodi
il quadro non dovrebbe subire sostanziali modifiche e le relazioni rimanere positive.
LItalia dovrebbe per svolgere un
ruolo importante a livello europeo
nel contrastare gli atteggiamenti revanscisti di Polonia e Paesi Baltici,
che da satelliti russi si sono trasformati in satelliti USA.
LItalia dovrebbe, insomma, svegliarsi e contribuire a fare pulizia,
dal momento che lEuropa e la
stessa UE non avrebbero alcun interesse a contrapporsi alla Russia,
ad aprire una nuova epoca di Guerra Fredda.
La linea del governo polacco non
pu, insomma, divenire la linea
dellUE e, su questo terreno, lItalia
potrebbe giocare un ruolo importante ma dovrebbe produrre uno
scatto.
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Internazionale / Notizie
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Internazionale / Notizie
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Internazionale / Notizie
Riteniamo utile pubblicare questa Interrogazione che Fosco Giannini (senatore PRC e capogruppo Commissione
Difesa del Senato) e Lidia Brisca Menapace (senatrice PRC e componente Commissione Difesa del Senato) hanno
presentato al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Difesa e al Ministro degli Affari Esteri
INTERROGAZIONE
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della difesa, il ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
con il decreto legge 28 agosto 2006, 253 stato autorizzata dal Governo Italiano la partecipazione del contingente militare italiano alla missione delle Nazioni Unite in Libano, denominata United Nations Interim
Force in Lebanon (UNIFIL), di cui alla risoluzione 1701 (2006), adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni
Unite l'11 agosto 2006;
linvio del contingente internazionale si reso necessario al fine di porre termine alle operazioni militari intraprese
dal Governo Israeliano nel territorio Libanese che hanno determinato una escaltion di morte (anche e soprattutto
fra i civili Libanesi) e distruzione;
tra gli obiettivi che la comunit internazionale si dato c quello di far rispettare il cessate il fuoco e di collaborare alla ripresa di negoziati di pace che siano rispettosi del diritto internazionale;
nelle parole del Ministro degli Esteri Massimo DAlema emerge con chiarezza la volont di addivenire ad una soluzione definitiva dellintera questione medio orientale a cominciare dalla soluzione, ormai non pi procrastinabile, della questione palestinese;
per compiere nella maniera pi egregia possibile il compito assegnato alle forze di interposizione necessario
che tale forza internazionale sia realmente sentita come una forza terza da tutti i contendenti dellarea;
evidente che il presupposto di terziet (richiamato anche dal diritto internazionale) pu effettivamente realizzarsi solo se del contingente internazionale non ne facciano parte militari di un paese che non sia rigorosamente
equidistante tra i due belligeranti;
nel caso italiano tale equidistanza (richiamata negli ultimi mesi anche dal Ministro DAlema) pu essere seriamente
messa in pericolo in forza degli accordi militari sottoscritti nella scorsa legislatura (legge n. 94 del 3 maggio
2005) che istituzionalizzano la cooperazione nel settore militare della Difesa tra Italia ed Israele. Si tratta di un
accordo quadro che regola la cooperazione tra le parti, nel cui ambito potranno essere conclusi accordi tecnici
specifici. I campi di cooperazione comprendono, tra l'altro, l'interscambio di materiale di armamento, l'organizzazione delle forze armate, la formazione e l'addestramento del personale militare, la ricerca e sviluppo in campo
militare;
questo potrebbe determinare sia il venir meno della funzione assegnata al nostro contingente, sia la possibilit di
esporre i nostri militari a pericoli maggiori rispetto a quelli gia molto alti che tale tipo di missione richiede; se il ruolo che lItalia ha assunto, in relazione alla missione internazionale in Libano, non ponga la necessit di rivedere gli accordi militari sottoscritti nella scorsa legislatura (legge n. 94 del 3 maggio 2005) che istituzionalizzano
la cooperazione nel settore militare della Difesa tra Italia ed Israele, come garanzia di neutralit del nostro Paese
se il nostro Paese non possa costituire un elemento importante per facilitare la risoluzione della questione mediorientale.
Senatore Fosco Giannini - Senatrice Lidia Brisca Menapace
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Documenti
Un passaggio di metodo
nell'analisi
sul movimento comunista
e sul Novecento
"Il bambino
e l'acqua sporca"
DEI COMUNISTI
D O C U M E N T O P R E PA R AT O R I O
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Documenti
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tici e mentali.
Una ipotesi di lavoro nella ricerca
che vogliamo avviare, potrebbe essere quella di non partire da una valutazione basata prevalentemente
su una lettura storica, che in qualche modo gi definita nelle nostre
concezioni e difficile da modificare,
ma di fare riferimento a quegli elementi che oggi possibile rilevare
in modo chiaro in quanto elementi
resi concreti e visibili anche dalla
realt attuale - il reale razionale e dai suoi sviluppi. A partire da queste oggettivit individuate concretamente si pu poi ragionare sul 900
capendo, indagando, individuando
quegli elementi dei quali il movimento comunista a suo tempo non
ha tenuto conto, di cui non ha potuto tenere conto, oppure che ha
sottovalutato o sopravvalutato, e
sulla base di questi poter poi dare
un giudizio che si basi su dati quanto
pi possibile oggettivi e non solo
sulle esperienze individuali e collettive fatte.
Partire dalle tendenze emerse dopo
la crisi degli anni 90, una crisi che
ha significato la fine del blocco sovietico ma anche una potente battuta
di arresto ed arretramento per il movimento comunista e di classe, ci
mette in condizione di valutare pi
oggettivamente quelle esperienze
che si sono dimostrate inadeguate
per il superamento del sistema capitalistico ma ci permette anche di fare
i conti con le prospettive. Infatti non
crediamo che sia utile fare una ricerca storica per sostenere o criticare
una determinata esperienza, al contrario pensiamo che sia molto pi rilevante capire i problemi sorti nella
costruzione di una societ alternativa in funzione dei nodi politici e
strutturali che dobbiamo affrontare
nella nostra epoca.
Sappiamo che su tali questioni, questo nostro contributo non lunico
n pensiamo che bastino alcuni
convegni per trovare le risposte.
Sappiamo bene invece che apriamo
una lunga fase di ricerca ed elaborazione sul terreno pi impegna-
AL CIELO
Cultura
Industria
culturale:
per un appro c c i o
critico
IL
NUOVO LIBRO DI
A NDR S CHIFFRIN
ED IL RAPPORTO TRA
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Cultura
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Cultura
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Cultura
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Cultura
Sibilla Aleramo:
femminista,
pacifista,
comunista
Q UANDO L ' EMANCIPAZIONE
opo nove anni di vessazioni nel matrimonio con luomo che la violent
a 16 anni, Sibilla Aleramo abbandona il figlio e la casa del marito. E
il febbraio intriso di nebbia del
1902: su di lei disapprovazione e
condanna per quella scelta troppo
intrecciata alla sfera emotiva, scelta
che una donna adeguata allortodossia femminile non avrebbe mai
dovuto lasciar prevalere. Sibilla cercher senza esito di ottenere la custodia del figlio e soffrir tutta la vita
per quel tralcio potato da lei, tanto
che il legame sentimentale che lunir, sessantenne, ad un giovane
poeta di ventanni, rimane nella sua
storia quale patetica raffigurazione
di un amore materno imploso in
una parvenza dappagamento fatuo, decadente. Dallabbandono
della casa coniugale per quarantanni ancora sar una continua
ridda di tentativi sentimentali, una
gragnola di uomini che non raggiungono lidealit damore imperfettibile che lei vorrebbe sincarnasse in un essere umano. Tentativi
sempre abortiti in umane contingenze, logorate da quei limiti che
non sa accettare nel prestito a usura
che sono i giorni, tentativi che stilizza nelle raccolte in versi e nei nu-
merosi romanzi: Il Passaggio, Endi mione, Amo dunque sono, Gioie docca sione, Il frustino, Orsa minore. Tra le
ultime annotazioni raccolte da
Feltrinelli nel Diario di una donna,
45-60, Sibilla lErrabunda, ormai ultrasettantenne, riuscir finalmente
a compiere la depurazione salubre
dellintrospezione e scriver di non
sapere come avesse mai fatto a vivere e superare quella nomenclatura infinita di fallimenti. P e n s o,
dice, che in tale perpetuo superamento
sia lassoluzione di me stessa per la mia
attuale coscienza. Forse tutto fu necessa rio perch io ritrovassi nella sera della
mia vita unanima intatta e pulita, che
mi assolvesse dal lungo errare.
Sibilla aderisce da subito al femminismo, mettendo a disposizione
della causa lunica ricchezza che ha,
quel suo fraseggio lirico e lucido, barocco e arcaico quanto acuminato,
che le varr anche lunica critica che
non accetter mai: quella di essere
unesteta pura, di fare, spregiativamente, solo dellinutile letteratura.
Scrive poesie, promuove esperienze
culturali e collabora a diverse riviste
letterarie attive nella sfera dellemancipazione della donna.
Per l Unione femminile esplora
la Campania e le campagne dell
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Cultura
voro ancora ci sia da fare per circoscrivere la volont femminile allunico centro esatto e puro della propria autonoma coscienza. La sua
vita si sfrangia tra impegno civile e
tormento sentimentale: bisogna
aspettare gli anni quaranta perch,
sessantenne, finalmente si chiuda
lossessivo monismo amoroso che le
imprigionava energie vitali. Proprio
quando essa perde quel rapsodico
tormento per un unico uomo, trova
equilibri damore pi universali ed
assapora davvero ci che stato il
comunismo in quegli anni: solo nel
secondo dopoguerra, infatti, ladesione al partito stata nelle masse
dItalia lesclusivit cristallina di un
amore, depurato dalla cieca esaltazione e dalla passiva adiacenza ai
quadri. Mai come in quegli anni si
realizzata la gramsciana visione
del comunismo ideale: una base ed
un vertice che collimano in aderenza perfetta nel triangolo solo nominalmente gerarchico, formano
una vera comunit con gli occhi accesi di speranza e futuro, dove lintellettuale che espone il marxismo
e loperaio che si sforza di attuarlo
con lintelligenza appresa dalle proprie mani respirano con un unico
polmone. Nel 1946 Sibilla matura la
decisione e si iscrive al partito: il gesto pubblico e suscita scalpore, approvazione, riprovazione; anche
scherno a volte. Di questo passaggio
verso una coscienza pi universalistica, lei stessa scriver in una pagina
di diario: dopo essermi tutta la vita il lusa nella creazione damore per singoli
individui, ecco, la mia fede comunista
la sola cosa concreta, e le strette di mano
dei compagni operai, il solo supremo con forto. Priva della fede ultraterrena,
Sibilla crede nella misteriosa legge
darmonia cosmica al di l di ogni
ferocia della natura e delluomo; e
il comunismo, sotto questo aspetto,
il raggiungimento del suo personale punto dequilibrio, la materializzazione della sua fede cosmica
nella donazione di s alla causa.
Significativa in tal senso la sua visione del suicidio; con alle spalle
quello tentato dalla madre e da lei
stessa nei primi feroci anni di ma-
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trimonio, lotta dapprima in solitudine contro ricorrenti crisi depressive, per arrivare a dire poi, quando
Cesare Pavese si tolse la vita, che noi
comunisti non possiamo suicidarci, non
ne abbiamo il diritto: la sola libert che
non abbiamo. A guerra appena finita
si fa rovente il dibattito sulle luci ed
ombre del dopo: lincubo del comunismo russo e il conseguente,
ipotetico, annichilimento della civilt liberale agitano i sonni dellindustrialismo democristiano borghese, e da pi parti si teme un altro conflitto. Anche tra lintellettualismo italiano il ventaglio delle
posizioni ampio, e lAleramo assume un ruolo decisamente massimalista, auspicando anche in Italia
linfluenza dellesperienza russa. E
rilevabile in lei, come in molti altri,
un certo obnubilamento di giudizio
a favore di uno Stalin che sta gi
apertamente scalando le pendenze
dellepurazione e della repressione
ideologica. Ma se in Russia lapriorismo ideale poteva avere come giustificativo la logica della continuit
per il passaggio diretto al comunismo dal precedente regime zarista,
in Italia la dimensione occidentale
delleconomia borghese non permetteva di contemplare gli stessi
strumenti per la realizzazione di
una giustizia sociale in senso marxista. Questo aspetto non stato sufficientemente ponderato dai leader
teorici del comunismo italiano, che
sono mancati di una certa dose di
senso storico, anche se la cifra di
questo eccesso dirrazionale buona
fede aveva le sue giustificazioni.
Infatti il pathos del fine guerra era
stato incandescente con la liberazione progressiva della linea gotica,
la fuga dei fascisti, luccisione di
Mussolini e un sotterraneo senso
dumiliazione per essere guardati a
vista dai veri vincitori. Occorreva
dunque unidentit urgente di nazione in grado di darsi una giustizia
umana autonoma, un collante sociale che aderisse alla mole di aspettative dei reduci e della societ nel
suo complesso.
Di donne impegnate in politica e attiviste di un movimento femminile
Recensioni
La rivoluzione
culturale
e la Cina di oggi
di Stefano G. Azzar
nel Paese asiatico ha di fatto allargato la dimensione mondiale delleconomia di mercato conducendola nella sua piena fase globale
(14), tanto che la Cina diviene paradigma del capitalismo contemporaneo stesso: ora la Cina , tout court, il capitalismo (9).
E questa la linea di fondo dei saggi
inediti che compongono il libro.
Dalla scelta delle quattro modernizzazioni del 1975 e soprattutto
dal 1978 sino allingresso nella
WTO del 2001, la Cina si muove, secondo Edoarda Masi, lungo una
strada di politica economica e finanziaria inequivocabilmente capitalistica che ha condotto in pochi
decenni alla formazione di una
middle class orientata al consumo, divenuta presto la base di
massa del consenso a politiche autoritarie di controllo del lavoro, secondo il modello neoliberista globalizzato. Smantellamento del
Welfare, impoverimento relativo degli operai e dei contadini, disoccupazione, sono il risultato inevitabile del graduale inserimento della
Cina in un contesto internazionale
dove negli ultimi decenni si registra
una complessiva sconfitta del lavoro. Lapertura ai capitali stranieri, inoltre, ha prodotto una collusione tra le grandi transnazionali
e una nuova borghesia compradora con il risultato che, non-
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Recensioni
RIVOLUZIONE
C U LT U R A L E : U N O S TAT O
D ECCEZIONE PERMANENTE
Rispetto a questo esito della rivoluzione cinese si ponevano per secondo gli autori del libro delle alternative. La scelta capitalistica ha
rappresentato infatti una drastica
restaurazione (Masi, 26) e dunque una sorta di tradimento rispetto
alla pi autentica linea maoista, realizzata solo per un breve momento
con la rivoluzione culturale. Nel pe-
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subordinazione cognitiva e materiale delle classi subalterne e di alienazione sociale. Sotto questo
aspetto, per Masi e gli altri autori
non ci sarebbe differenza sostanziale tra il modello sovietico, elaborato gi da Preobrazenskij, e quello
delle societ capitalistiche vere e
proprie. Sembra a tratti una condanna della modernit in quanto
tale, che si riversa inevitabilmente
sullo stesso Marx: una filosofia della
storia che concepisce lo sviluppo
delle forze produttive come premessa necessaria per la transizione
al socialismo in un Paese arretrato
induce infatti la scelta economica
dellindustrialismo e dello sviluppo
quantitativo e fa perci muovere
lUrss lungo le linee gi tracciate in
Europa dalla borghesia (22).
Di contro a questo modello, la rivoluzione culturale proporrebbe un
percorso fondato sullegualitarismo e sul controllo dal basso della
politica e delleconomia, rifiutando lo sfruttamento intensivo
delle campagne al fine delledificazione di una grande industria pesante (Di Francesco, 11) e promuovendo forme diffuse di autogestione. E un modello che muove
dallidea che con la presa del potere
la lotta di classe non cessa ma semmai appena cominciata. Essa si sviluppa sotto nuove forme allinterno
dello stesso partito comunista, nel
cui seno i settori borghesi si identificano proprio con i revisionisti
fautori della scelta modernizzante
ispirata al capitalismo di Stato.
Questa lotta va condotta dunque attraverso una mobilitazione diretta
delle masse, il cui continuo movimento fa saltare ogni equilibrio ed
ordine parziale e sottopone la societ ad un rivoluzionamento incessante. Una rivoluzione veramente permanente, totale, che si
prefigge anzitutto una trasformazione integrale dei soggetti a partire
dal loro modo di pensare e dal loro
stile di vita, distruggendo ogni
forma di cultura e tradizione consolidata per far trionfare il nuovo.
Nella storia del comunismo internazionale, forse quanto pi si av-
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Recensioni
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Un groviglio di contraddizioni,
dunque, tanto sul piano del ragionamento politico quanto sul piano
teorico, che ci fa capire come certi
giudizi liquidatori siano forse troppo affrettati e ci induce a tornare su
un terreno pi concreto. Ci aiuta
qui lintervento della Rossanda, che
aveva sostenuto con forza la rivoluzione culturale e che nel 1976 aveva
pianto la morte di Mao con parole
che mescolavano commozione e immedesimazione politica (ci che fa
di Mao il riferimento pi diretto e
pi attuale per i comunisti della
nostra generazione il comunismo come programma immediato,
non ipotesi di domani ma leva delloggi, condizione della rivoluzione
occidentale)3. Ma che gi in questo testo del 1978 prende sul serio
il fallimento del soggettivismo rivoluzionario e non perde loccasione per introdurre importanti elementi autocritici. Certo, il ritorno di
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nismi legislativi ed esecutivi. Il rapporto sottolinea ovviamente con enfasi i grandi risultati conseguiti e soprattutto il continuo miglioramento delle condizioni di vita del
popolo e per non tace nessuna
delle contraddizioni sul tappeto.
Enormi sembrano le contraddizioni in atto: ci sono anzitutto problemi di lunga durata e strutturali
come la limitata capacit di innovazione autonoma, lo squilibrio
nella struttura economica, un modello estensivo di sviluppo. Ma ci
sono anche necessit pi recenti - le
stesse sottolineate dai critici del socialismo di mercato -, come quella
di salvaguardare le risorse e lambiente, la notevole disparit tra le
economie urbane e rurali e lo sviluppo economico e sociale squilibrato. Soprattutto questo viene visto come il problema principale:
La pressione sulloccupazione e il
reimpiego della forza lavoro cre-
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Note
1 Cfr. ad esempio nel n 2, 2006 Alberto Gabriele, Note sul socialismo e sulla Cina (pp. 4652) e Peter Franssen, Una nuova politica per
colmare il divario tra ricchi e poveri (pp. 53-6)
2 Hannah Arendt, Le Origini del totalitari smo, ed. di Comunit, Milano 1989, p. 424;
ed. orig. The Origins of To t a l i t a r i a n i s m
(1951), Harcourt, Brace & World, New
York 1966.
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Recensioni
Il popolo afghano,
nelle sue sofferenze,
nella sua miseria,
nella sua genuflessione forzata
ai vari padroni armati,
non appare mai
Afghanistan:
quando un romanzo
al servizio
dell'intervento USA
di Fosco Giannini
The Kite Runner (Il cacciatore di aqui loni) un romanzo di 392 pagine,
scritto da Khaled Hosseini e pubblicato in Italia dalla casa editrice
Piemme. Non uscito ora e dunque non ne proponiamo una recensione. Vorremmo invece parlarne poich una serie di motivi lo
rendono di stretta attualit; lo rendono paradossalmente pi attuale ora di quando usc. Perch
vale la pena tornare su Il cacciatore
di aquiloni? Primo: perch questopera va conquistando proprio
ora i mercati mondiali e va imponendosi come uno dei pi grandi
successi letterari internazionali degli ultimi dieci anni. Sono gi milioni le copie vendute in dodici diversi paesi del mondo. Uscito per la
prima volta in Italia nel 2004
giunto, in questultimo luglio, alla
ventisettesima edizione.
Secondo: perch il suo successo, il
suo impatto mediatico e popolare,
la sua fortuna, sembrano essere solo
allinizio e tutto ci dice (per motivi
che cercheremo di mettere in luce
pi avanti) che il romanzo di
Hosseini potrebbe divenire uno dei
pi grandi best seller mondiali degli
ultimi decenni. Intanto, sappiamo
gi che la Dreamworks, la casa di
produzione di Steven Spielberg, ne
ha gi acquistato i diritti per farne
un film (e quando Spielberg a fare
un film vi la certezza che esso go98
non tanto perch non vogliamo svelare il plot o perch non vogliamo
gettare anzitempo luce sugli intrighi narrativi lopera non merita
ulteriore mercato ma perch sarebbe lungo ripercorrerne la trama,
essendo il romanzo costruito, pur
con un linguaggio essenziale, modernamente accattivante, attorno
alla pi tradizionale retorica letteraria: amore, morte, furore, colpi di
scena e svelamento di inattese identit. Insomma, un f e u i l l e t o n, ma
come vedremo per personaggi e
quadro ad una sola dimensione
non certo della qualit di un Dumas, n di un Victor Hugo.
Possiamo subito notare, dalla seppur sintetica messa in luce della
trama, che nel romanzo emerge un
approdo fisico ed esistenziale sicuro, una terra della salvezza e della
libert, e questa terra quella degli
Stati Uniti dAmerica. Il giovane
Amir fugge da Kabul e dai sovietici
invasori per trovare salvezza in
California e quando, dopo anni,
torna a Kabul per salvare il giovanissimo Sorhab dai talebani, di
nuovo la salvezza sar lAmerica. E
bene, daltra parte, ricordare che lo
stesso autore de Il cacciatore di
aquiloni, Khaled Hosseini, nato a
Kabul e figlio di un diplomatico afghano, ha ottenuto, per s e per la
propria famiglia, lasilo politico negli Usa nel 1980, che medico, che
vive in California e che con gli aurei diritti dautore del suo romanzo
sta velocemente passando dalla modestia quotidiana allinveramento
del sogno americano.
Il romanzo di Hosseini ha una spina
dorsale ideologica chiara: la salvezza (dal punto di vista fisico e spirituale, del corpo e dellanima)
possibile solo nel mondo a stelle e
strisce. Tutto il resto orrore. Orrore indicibile sono i soldati sovietici
che entrano a Kabul, orrore allo
stato puro sono i talebani. Ora, qui,
siamo ben lontani dal difendere sia
le truppe dinvasione sovietiche in
Afghanistan che i talebani. Ci preme solo rilevare come, in Hosseini,
la costruzione della mostruosit
sovietica e talebana sia funzionale
allenfatizzazione del ruolo storico
degli Usa, del loro ordine mondiale.
La rappresentazione dei soldati sovietici, nelle pagine di Hosseini,
non ha nulla da invidiare a quella
che Berlusconi fa dei comunisti cinesi quali bollitori di bambini. Nel
romanzo essi sono uomini ad una
sola dimensione: stupratori, corruttori, corrotti, ladri, alcolizzati. E per
la verit lautore tende chiaramente, attraverso ogni artifizio retorico, ad attribuire tali giudizi non
tanto e non solo alle truppe sovietiche in Afghanistan, ma ai comunisti in quanto tali: sono infatti gli sho rawi (in afghano i comunisti) ad essere segnati, secondo Hosseini, da
tutte le categorie delinquenziali conosciute. E criminali totali, in s,
quindi astorici e disumanizzati,
sono anche i talebani con il terribile
Assef pedofilo, sanguinario, carogna allo stato puro - a rappresentarli tutti. Tra laltro, Hosseini si
guarda bene dallintrodurre qualche elemento, nella trama, che ricordi come i talebani siano stati,
solo pochi anni fa, i primi alleati, il
riferimento sul campo degli Usa,
nel contesto della guerra civile che
ha dilaniato il paese dopo il ritiro
sovietico. In verit non si vede lora
che qualcuno, in quel paese disgraziato, intervenga, e se i liberatori
debbono venire essi non possono
essere che americani.
Il grande romanzo borghese mo-
Recensioni
LIBANO
Quali condizioni e garanzie
irrinunciabili per una Forza
d'Interposizione in Medio Oriente
Pubblichiamo questo importante appello redatto
in occasione della recente discussione di Assisi
sulla missione UNIFIL ed il ruolo dell'Italia
Sembra essersi formato un consenso ge nerale sull'opportunit/necessit che l'Italia par tecipi alla Forza Internazionale di Interposizione in
Libano. indubbio che per arrestare la spirale di vio lenza che sempre pi insanguina il Medio Oriente, e si estende pe ricolosamente al resto del mondo, sia pi che mai necessario un im pegno attivo della comunit internazionale, sotto la guida dell'Onu.
L'esito di un tale impegno dipende tuttavia in modo determinante
dalle condizioni in cui verr attuato e condotto. Sembra pi che mai
necessario richiamare l'attenzione del Governo, del Parlamento e di
tutti i cittadini su alcuni punti molto delicati.
Una prima considerazione doverosa che la guerra in Libano ha
occultato il problema palestinese. Non sembra accettabile, in parti colare, che la comunit internazionale ignori completamente il fatto
che Ministri e Parlamentari di un paese che dovrebbe essere sovrano
siano stati sequestrati (ancora sabato 19 agosto il vice-premier,
Nasser-as-Shaer), imprigionati, ed almeno in un caso anche tor turati. In nessun altro paese un simile intervento straniero po trebbe venire tollerato: perch nessuno reagisce nel caso di Israele?
inaccettabile il silenzio del Governo italiano.
Venendo alla costituzione di una Forza Internazionale di
Interposizione, essa deve ubbidire ad alcune condizioni fon damentali ed elementari: evidente che non possono farn e
parte militari di un paese che non sia rigorosamente
equidistante tra i due belligeranti. L'Italia ha
stipulato lo scorso anno un impegnativo
Accordo di Cooperazione Militare con Israele,
che inficia in modo sostanziale e irrimediabile la
nostra equidistanza. Il Diritto Internazionale impone,
come minimo, la preventiva sospensione di tale Accordo,
i cui termini dettagliati devono assolutamente essere
resi noti all'opinione pubblica. il caso di ricordare
ancora che Israele ha partecipato a manovre militari
della Nato svoltesi in Sardegna, nelle quali si saranno
indubbiamente addestrati piloti ed altri militari israeliani,
impegnati poi nella guerra in Libano. Da queste circostanze di scende una ulteriore condizione: necessaria una garanzia as soluta che il comando di questa Forza di Interposizione rimanga
strettamente sotto il comando dell'Onu, e non possa essere trasfe rita in nessun momento alla Nato.
assolutamente necessario, inoltre, che le spese della missione non
gravino ulteriormente sul bilancio dello stato italiano, e in particolare non
comportino riduzioni delle spese sociali, ma rientrino nel bilancio del Ministero