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IL FEMMINISMO

Il femminismo un movimento volto a conseguire eguaglianza politica, sociale ed


economica tra uomini e donne. Fra i diritti per cui le donne si mobilitano vi sono:
il diritto allistruzione, il diritto al lavoro, il suffragio universale e la libert sessuale.

LE ORIGINI DEL FEMMINISMO


Una delle prime tracce si trova nella Rivoluzione Francese. Accanto alla Dichiarazione dei diritti delluomo, fu presentato alla Costituente anche un elenco di proteste che doveva portare la donna ad essere considerata cittadina, ossia a godere
gli stessi diritti degli uomini. Fu per solo un lampo: soffocata la rivoluzione, la
donna torn in condizioni dinferiorit.
Il vento femminista torna a soffiare sullEuropa verso la met dellOttocento con
linizio dellera industriale: il lavoro in fabbrica, malsano e malpagato, si aggiunge al peso della famiglia, rendendo la vita delle operaie insopportabile. In Europa e
in America ci si batte per il diritto al voto, per migliorare la condizione delle donne. Nel 1848 si tenne a New York la prima convenzione sui diritti della donna, le cui
risoluzioni invocavano la parit di trattamento in diversi campi: il matrimonio, il
lavoro salariato, la propriet e infine la custodia dei figli. Wyoming fu il primo stato a concedere il voto (1869), mentre nel resto del paese la popolazione femminile
non pot godere di tale diritto fino al 1920.
LItalia, per, arriva tardi allappuntamento; le guerre per lUnit del Paese non lasciano spazio alla discussione della questione femminile.
Nel 1864 Anna Maria Mazzoni, principale protagonista del movimento femminista
di questo momento, pubblica il suo primo libro, La donna e i suoi rapporti sociali,
che gi denuncia la mistificazione del ruolo casa e famiglia. cos che nascer
il movimento femminista in Italia.

LINIZIO DEL SECOLO 1900 - 1914


La nuova donna andava in bicicletta, ballava il tango, fumava sigarette, guidava
automobili, mangiava nei ristoranti, giocava a hockey e a tennis, faceva i bagni di
mare insieme a tutti. Le donne, del primo decennio del nostro scorso secolo, erano
alla ricerca di un nuovo ruolo nella societ; pretendevano di governare la propria
vita pi liberamente di quanto non lo avessero potuto fare le loro madri e le loro
nonne.
Nel 1914 si stavano aprendo alla donna le porte della scuola superiore e persino
delle universit; cerano dottoresse in medicina e dentiste. In Gran Bretagna e in
Francia le leggi sul divorzio erano state riformate, e in Francia una donna poteva
ottenere la patria potest. Donne abbandonate dai mariti o divorziate avevano il
diritto di vedere i propri figli. Erano nati giornali e organizzazioni politiche femminili. Anche le condizioni di lavoro nelle fabbriche erano migliorate: non era
consentito servirsi delle donne per lavori pesanti; e in quasi tutte le fabbriche era
obbligatoria la licenza per il parto. La legge prevedeva un numero massimo di ore
di lavoro per le donne; era proibito il lavoro femminile notturno.
Nel mondo non industrializzato, il movimento femminista venne esportato piuttosto
tardivamente insieme agli altri ideali politici europei.
La lotta femminista, in effetti, era intimamente legata con i problemi posti dalla rivoluzione industriale, e non raggiunse le contadine che lavoravano nei campi.
Il movimento femminista si preoccupava principalmente di due classi di donne: le
lavoratrici povere dellindustria e le mogli e le figlie dei ceti medi.
Come abbiamo riferito prima le condizioni di lavoro della donna erano lievemente
migliorate, durante il primo decennio del XX secolo, le operaie erano ancora malnutrite, supersfruttate e sottopagate, e si consideravano gi contente se i loro bambini non morivano di stenti. Le lavoratrici pensavano che il primo dovere di una
donna fosse quello di restare a casa a curare i figli. La donna sposata, quando lavorava, lo faceva solo per disperazione. Mentre, le donne non sposate non avevano
lambizione di rivendicare salari pi elevati.
I problemi specifici pi gravi delloperaia erano leccessivo affaticamento durante e
subito dopo la gravidanza e la cura dei piccoli durante le ore di lavoro. Solo eccezionalmente era consentito alla madre di tenersi al fianco il figlio in una cesta sul
posto di lavoro e leccezione divenne sempre pi rara.

Alcune donne lavoravano anche a casa, per ore interminabili. Facevano i lavori
pi vari: dalla cucitura a macchina delle camice allapplicazione di passanti sugli
ombrelli, alla confezione di scatole di cartone.
Le donne erano impiegate sempre pi numerose come commesse e moltissime erano
ancora le domestiche. Talora i padroni si preoccupavano dellistruzione delle ragazze inducendole a frequentare corsi di economia domestica.
Il primo essenziale passo della nuova donna sulla strada della libert consisteva
nel trovare un lavoro retribuito. La lotta femminista aveva permesso alle donne di
tenersi i guadagni, il diritto allistruzione, alla specializzazione del lavoro, aveva
aperto le porte almeno della professione medica. Nel 1911 corsi di contabilit, stenografia e dattilografia avevano gi preparato un esercito di segretarie e impiegate. Le donne lavoravano nelle scuole materne. Oltre alle dottoresse, cerano le infermiere, le levatrici, le massaggiatrici, le dentiste e le farmaciste. Alcune donne
svolgevano unattivit nel settore che oggi definiremo dei servizi sociali. Potevano
tentare anche il giornalismo o la carriera di fotografe, anche se la fotografia per la
stampa era un monopolio maschile.
Donne dellalta societ dirigevano negozi di modisteria e di biancheria. Alcune
delle donne pi celebri si affermarono professionalmente in campi che erano stati
sempre aperti allattivit femminile. Le donne avevano sempre curato i malati. Le
donne avevano sempre svolto un lavoro sociale, volontario.
Molte donne seppero dimostrare con le azioni di tutta una vita e con i loro successi
che la donna non intellettualmente inferiore alluomo e che pu addirittura essere pioniera di unepoca nuova.
Alla svolta del secolo, anche gli atteggiamenti verso il matrimonio, il sesso e la vita
familiare, subirono una trasformazione.
Latteggiamento verso la procreazione si modifica a poco a poco. I metodi antifecondativi non erano ancora rispettabili, ma si riconosceva la necessit di limitare le nascite, come risultava dalla diminuzione del tasso di nascita nelle famiglie
dei ceti medio- superiori. Dal punto di vista sociale, infatti, va notato che questo costume si diffuse dallalto verso il basso in un rapporto sul lavoro delle donne sposate
redatto sui dati emersi da indagini del Womens Industrial Council nel 1909-1910
si affermava che le donne che deliberatamente evitavano di avere bambini erano
casi del tutto eccezionali.
La tendenza ad avere pochi figli doveva permettere alla donna del ceto medio di
disporre di pi denaro, pi tempo e di una salute migliore: tutti questi vantaggi po-

tevano essere sfruttati per godersi la vita o per intraprendere una carriera interessante.
Intanto le donne chiedevano allindustria mezzi idonei per rendere pi rapide e
meno odiose le faccende domestiche. Alcuni sistemi per risparmiare lavoro erano
gi disponibili.
La donna conquist cos il suo ruolo vitale nella casa; e lo sviluppo dei mercati di
massa le offr altres un graditissimo sollievo. I mutamenti erano tanto pi appariscenti nelle zone remote, dove per vigeva il sistema di vita europeo.
La confezione degli abiti continuava ad essere complicata, e gli abiti stessi erano
difficili da portare e da curare. La maggior parte delle donne si serviva sempre della sarta locale e della cucitrice che passava di porta in porta, ma intanto era gi
possibile acquistare certi capi di vestiario negli empori.
Con lintroduzione di veloci servizi ferroviari, i viaggi
in citt per gli acquisti nei grandi magazzini divennero una caratteristica della vita femminile.
Allinizio del secolo in Inghilterra, la principale richiesta di questi movimenti, che viene propagandata
anche con gesti estremi, il suffragio femminile. A
questo scopo, una donna, Emmeline Pankhurst, principale esponente del movimento inglese delle suffragette, fonda nel 1902 lUnione Politica e sociale delle Donne (WSPU), e pi o meno
negli stessi anni era nata anche la National American Suffrage Association (NAWSA). Nasce cos il movimento delle suffragette, che, a partire dal 1905, promuover dimostrazioni in piazza, scioperi della fame, ma anche attentati a edifici pubblici, invasioni del Parlamento, scontri violenti con le forze dellordine. Inutilmente
i giornali satirici inglesi tentano di minimizzare il fenomeno con lironia, la presa
in giro, la vignetta umoristica. Le suffragette si diffondono in tutto il paese e, a poco
a poco, le loro iniziative influenzano anche le donne di altre parti del mondo.
Stranamente il movimento, nato per rivendicare diritti di libert ed uguaglianza,
osteggiato anche dai laburisti oltre che dai liberali, che temono il conservatorismo innato della donna. In ogni caso la durezza delle azioni femministe supera
perfino quella sindacale, ma il risultato conseguito non che un abbozzo di uguaglianza legale che lascia la situazione socio- economica delle donne praticamente
immutata. Oltre alla Pankhurst, altre figure importanti del suffragismo sono la rus-

sa Anna Kuliscioff, la compagna di Turati che guider la lotta delle donne italiane
e la tedesca Clara Zetkin.
Per le donne italiane, allinizio del secolo, permangono tutti i segni drammatici
dellarretratezza femminile: dal diritto di famiglia legato al primato del marito
alla piaga dellanalfabetismo (ancora nel 1901 c il 54% di donne analfabete con
punte fino all87% in Calabria, contro il 42% degli uomini), dalle morti per parto
allo sfruttamento salariale. Ma, malgrado le difficolt frapposte, ad esempio per
laccesso ai licei, si accelera la pressione per la scolarizzazione femminile, con la
crescente presenza delle donne allUniversit e il fenomeno nuovo delle maestrine.
La condizione femminile muta nelle aree agricole, con il prevalere delleconomia di
mercato su quella di autoconsumo, colpendo le attivit tessili e conserviere, tradizionali delle donne. Un processo analogo avviene nelle fasce borghesi con la crisi
della dote che accelera la critica al convenzionale matrimonio combinato. I problemi della famiglia operaia, affrontati sul terreno pratico gi dal femminismo ottocentesco, sono finalmente, nel 1902, questione politica, simbolo della svolta socialista, con la legge di tutela del lavoro delle donne e dei fanciulli, voluta da Anna
Kuliscioff.

Dietro

essa

la

straordinaria

vitalit

delle

donne

dellassociazionismo femminile, costruita gi dallOttocento entro un tessuto di rivendicazione, denunce, lotte, dalle leghe sindacali alla fittissima rete di opere sociali, dai gruppi alla ricerca di una nuova religiosit pi impegnata alla moltiplicazione delle riviste. una mappa variegata che coinvolge posizioni radicali esterne, signore della borghesia e della aristocrazia, nuove intellettuali, e inserisce
le italiane nellassociazionismo femminile internazionale di ogni tendenza: grande importanza avr il Congresso Nazionale delle donne nel 1908 in Italia, che affronter tutti i temi della affermazione delle donne.
Il decennio vede un aumento vertiginoso della donna che scrive. Limprevisto emergere di una nuova figura di donna ha la sua conferma nella stampa. I giornali riflettono insieme il fenomeno e le inquietudini che provoca.
Il prorompere della figura femminile provoca un nuovo disagio dei maschi, spinti a
riaffermare il proprio primato in modo aggressivo e non pi solo con le ovviet tradizionali condivise. Il nuovo antifemminismo si inserisce nello scontro fra i tentativi di estensione dei diritti di cittadinanza e la critica allidea di progresso, alla
ragione, la fortuna dellirrazionalismo, del vitalismo. Questo maschilismo nuovo
colora di s anche i processi di liberazione sessuale, cui pure gi le donne non sono
estranee.

Resta esemplare come segno del nuovo conflitto del secolo del nostro paese la relazione della Commissione insediata da Giolitti sulla questione del voto alle donne
che cos concludeva nel 1910: nessuno poteva sostenere che la donna fosse intellettualmente inferiore alluomo; ma la concessione del voto era da sconsigliare per
ragioni di politica utilit in quanto si sarebbe risolta in un vantaggio per i clericali e i socialisti e in uno svantaggio per il governo.

DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE


Ora la parola dordine delle donne diviene servire: lassistenza ai soldati diventa
lattivit che sia donne comuni, sia le pi convinte femministe, svolgono con fervore.
Gli uomini, che credevano in una guerra breve e che si aspettavano dalle donne un
atteggiamento di rassegnazione e di attesa, non prendono in nessuna considerazione le loro proposte di essere utilizzate in altri settori (tra cui quello militare), oltre che a quello dellassistenza caritatevole ai soldati. Sebbene alcuni capi di stato
(come quello francese) esortarono le donne a occupare il posto sul campo di lavoro, la disoccupazione femminile, soprattutto quello industriale, anche durante la
guerra rimase elevata. La mobilitazione della mano dopera femminile avvenne
ovunque con lentezza e ritardi.
Per molte altre donne appartenenti allalta e alla media borghesia, che si offrirono
volontarie a migliaia per i Voluntary Aid Detachments e per gli altri servizi infermieristici, la guerra signific trovare lopportunit di svolgere unazione utile e di
correre unavventura patriottica.
In Francia, Gran Bretagna e Germania le fabbriche di munizioni avevano sempre
pi bisogno di operai e vennero assunte le disoccupate. Questo fenomeno fu accolto
ostilmente solo in Gran Bretagna. I sindacati si opponevano decisamente alla temibile concorrenza di manodopera non specializzata e femminile. In alcune fabbriche gli uomini si rifiutarono di lavorare al fianco delle donne, e nel marzo del
1915 il governo dovette assicurare che i salari sarebbero stati protetti e che le donne, a parit di lavoro, sarebbero state pagate quanto gli uomini. Inoltre, fu specificato in particolar modo che dopo la guerra nelle industrie sarebbero stati ripresi i
metodi del periodo prebellico. Nel luglio del 1915 Lloyd Gorge fece appello alle donne perch simpiegassero nelle fabbriche di munizioni. La reazione fu enorme. La
Gran Bretagna, laumento delle lavoratrici dellindustria fu di circa 800.000 unit,

la maggior parte delle quali impiegate nelle fabbriche di munizioni. Il 60% del personale delle fabbriche di munizioni era femminile. La competenza e il patriottismo
delle operaie furono portati alle stelle dalla stampa. In Francia, il numero delle
donne impiegate nellindustria costrinse alladozione delle tecniche della produzione di massa; la Gran Bretagna acceler i tempi.
Nei reparti pericolosi delle fabbriche di munizioni venne istituita la presenza obbligatoria di supervisori; tale presenza fu raccomandata anche alle aziende che impegnava un gran numero di donne. Si insistette inoltre per ottenere migliori guardaroba, migliori alloggiamenti, migliori regolamenti igienici, e pronti soccorsi in
cui potessero essere immediatamente curate le donne affette da malattie o vittime
dincidenti. Le operaie che lavoravano con materie pericolose erano sottoposte a
continui controlli. La maggior parte delle ragazze, nonostante il duro lavoro, era
pi sana di quanto non lo fosse mai stata.
Ma non fu solo nelle fabbriche di munizioni che le donne sostituirono gli uomini.
Guidarono il Metr di Parigi e gli autobus di Londra; martellarono nel cantiere di
Clyed per applicare lamiere alle navi e lavorarono nei cantieri navali della marina
tedesca. Divennero elettricisti, idraulici, e becchini.
Sempre

in

Gran

Bretagna,

le

donne

si

arruolarono

anche

nella

polizia

nellesercito. Nel 1916, il Servizio di polizia femminile venne richiesto dalle autorit
municipali e dal ministero degli approvvigionamenti, e risult di inestimabile
utilit

sia

nellassistere

la

popolazione

durante

le

incursioni

aeree,

sia

nel

controllare che le operaie delle fabbriche di munizioni rispettassero i regolamenti


di primo
Il
sicurezza.
corpo militare femminile fu istituito nel 1917, sotto il nome di Corpo Ausiliare Femminile dellEsercito, per sostituire gli uomini nelle cosiddette linee di comunicazione. Alla fine della guerra, le ausiliarie in servizio erano 57.000. agli inizi del 1917, anche in Russia furono istituiti battaglioni di donne.
In Italia lassociazionismo femminile risente della stanchezza per la battaglia perduta ed fallito il disegno unificatore espresso nel grande Congresso Nazionale del
1908. Ma continua vivace limpegno delle donne nelle lotte sindacali, in quelle per
la modifica della legislazione, per lingresso nelle professioni, in quelle civili, come
contro la tratta delle bianche e lanalfabetismo diffuso, e si intensificano e si
raffinano le opere sociali.

A far compiere al protagonismo femminile un


altro passo avanti sar per la prima grande
guerra mondiale. Ma essa vedr, per la prima
volta, un impegno attivo di donne associate e
militanti

femministe,

sul

versante

pacifista,

che favorir in ogni caso lintenso lavoro delle


donne nel dopoguerra per la nascita di organizzazioni

internazionali,

per

leducazione

alla pace, per lattenzione allinfanzia; sul versante patriottico il Corpo delle infermiere volontarie della Croce rossa, nato esso
stesso

nel

1908

da

una

battaglia

emancipatoria

dal

radicamento

di

unimmagine nuova di donna e le intense attivit di sostegno ai soldati di tanti


Comitati femminili.
Con la guerra, le donne entrano in modo massiccio nelle fabbriche. Ci provoca risveglio egualitario, militanza sindacale femminile, come si vedr con le lotte contro i licenziamenti di donne nel dopo guerra. La fine della guerra una rivoluzionaria trasformazione del costume, ne simbolo evidente il taglio dei capelli e delle
gonne. Ma una trasformazione segnata ancora da profonde contraddizioni. Il
voto alle donne passa senza ulteriori difficolt alla Camera dei deputati, anche se
destinato a cadere la fine della legislatura.

DOPOGUERRA: ANNI VENTI


Con la guerra, le donne entrarono nelle attivit amministrative dellindustria e
delle banche; ma queste professioni presentavano, rispetto alla figura della maestra,
una maggiore incertezza sotto il profilo della costruzione di identit, essendo visti
come impieghi transitori, spesso in attesa di nozze che avrebbero segnato il ritiro
dal lavoro. Dopo la prima guerra mondiale giunse per le donne il riconoscimento
della piena capacit giuridica e del diritto di esercitare tutte le professioni. Mentre
le donne dei ceti operai venivano lentamente estromesse dal mercato del lavoro, e
con lo sviluppo dei consumi di massa, il lavoro a domicilio, assai diversificato e ormai quasi interamente femminile, conosceva invece una significativa crescita, aveva inizio lingresso nelle attivit professionali di donne dei ceti medi e della borghesia. Protagoniste di tale progressiva valorizzazione della figura femminile nelle

libere professioni e nel lavoro dipendente furono le fasce di popolazione legate per
la loro mobilit sociale ai percorsi scolastici e alla crescita di competenze individuali. Nei ceti medi e borghesi, una diffusa mentalit faceva ritenere disonorevole
il lavoro delle donne, soprattutto se coniugate. Astenendosi dunque dal cercare un
impiego, le donne delle classi pi alte offrirono a lungo un significativo sostegno
allideologia della domesticit. Per quelle che intendevano intraprendere reali percorsi professionali, il nubilato era peraltro una scelta obbligata.
Al termine della guerra gran parte delle donne tornarono, tranquillamente o con
riluttanza, ai lavori di un tempo, o alle loro case, quindi il ritorno a casa assunse
le forme del ritorno al ruolo di maschile e femminile che costituivano lasse portante
dei rapporti tra sessi prima del conflitto. Inoltre assunse grande importanza il ritorno a casa degli uomini che dopo aver combattuto pretendevano non solo il riconoscimento dei propri meriti e dei propri sacrifici, ma anche il riconoscimento della
diversit che li contrapponevano a quanti non erano stati in trincea con loro: fossero essi uomini o donne.
Lesigenza di reintegrarsi nella societ passava, infatti, attraverso la riappropriazione del ruolo di capofamiglia, rispetto alle donne, e nellenfasi data allavere
combattuto per la nazione e allessersi sacrificati rispetto a quanti la guerra non
lavevano vissuta in trincea.
Il cameratismo maschile e la retorica delle associazioni di combattenti ponevano
laccento semmai sulle caratteristiche di mascolinit che essi avevano fatto asse portante della propria identit. La guerra cio aveva contribuito a creare nuove identit sia negli uomini sia nelle donne, inizialmente per queste novit vennero, di
fatto, negate, mentre la consapevolezza che una rottura era avvenuta fu riconosciuta solo pi tardi.
Nel 1921, il numero delle donne lavoratrici non era superiore a quello del 1914.
N le donne avevano acquistato il diritto

ad

un

salario

uguale

ad

unopportunit pari a quelli delluomo.


Nonostante fosse stato deciso che le donne dovevano essere pagate come gli uomini a parit di lavoro, in genere le lavoratrici

avevano

continuato

ugual-

mente a ricevere salari inferiori. Nelle fabbriche di munizioni nazionali le donne

guadagnavano 2 sterline, 4 sterline e 6 pence alla settimana, mentre gli uomini ne


guadagnavano 4, 6, 6. Dopo la guerra, infatti, il numero delle domestiche non diminu a confronto con quello danteguerra.
Il desiderio di poter continuare il nuovo tipo di vita che le donne avevano sperimentato, non poteva essere soffocato tanto facilmente. In Gran Bretagna, i prezzi
erano raddoppiati, ma molte lavoratrici avevano guadagnato fin quattro volte
quello che avevano guadagnato prima della guerra.
Tutto questo si riflett nellaumento del numero delle iscritte ai sindacati. I membri
della Federazione nazionale delle donne lavoratrici salirono a 50.000, ma in totale i sindacati salirono dalle 350.000 iscritte di prima della guerra alle circa
600.000 del 1917.
In Francia lattivit sindacale femminile aument, un maggior numero di donne
assunse posti direttivi allinterno dei sindacati, e la necessit di sindacati femminili separati diminu.
In un certo senso, le classi borghesi trassero da questa situazione ancor pi profitto.
Le infermiere, le dottoresse e le ausiliarie si erano ormai sbarazzate della loro vecchia vita angusta e ovattata. Alcune continuarono a fare le infermiere o le dottoresse solo per divertimento o per vedere comparire i loro nomi sui giornali mondani.
Le

donne

lasciarono

le

ali

protettrici

dei

genitori,

dovettero

sostituire

lindipendenza alla protezione. Vi fu anche maggior libert tra i due sessi. I segni
esteriori di questa libert furono allegramente esibiti. Molte ragazze presero ad usare un linguaggio che avrebbe scandalizzato le loro madri; molte cominciarono
ad usare cosmetici; luso della sigaretta si diffuse; e le donne cominciarono a frequentare i locali pubblici. Prima della guerra erano venuti di moda i reggipetti e le
gonne corte, che durante la guerra defenestrarono completamente gli abiti lunghi
e i farsetti. Comitati di cittadini ben intenzionati tentarono ma senza successo di
convincere le giovani contadine, che come la maggior parte delle donne addette ai
lavori esterni o pesanti portavano i calzoni, a non indossarli fuori dellorario di lavoro.
Quasi in segno di sfida nei confronti degli onnipresenti elenchi dei caduti, la Gran
Bretagna fu colta da una sorta di febbrile allegria. fate divertire i ragazzi in licenza. Le ragazze, leggendo gli elenchi dei caduti, provano una sorta di panico e
sanno che se non approfittassero subito delloccasione, molte di loro perderebbero la
possibilit di farsi unesperienza. Il sesso divenuto nello stesso tempo prezioso e privo dimportanza. Le ragazze sembrano in preda alla febbre kaki e si affollano at-

torno agli accampamenti militari. Alla fine della guerra, le nascite illegittime erano aumentate del 30 per cento. Aument grandemente anche il numero dei matrimoni. Ma molti di questi, cos comerano nati in fretta, morirono in fretta. Nel
1920, i divorzi furono tre volte quelli del 1910.
La partecipazione delle donne allo sforzo bellico aveva scosso la societ fino alle
radici. Quando le leggi elettorali dovettero essere mutate per la concessione del
voto ai soldati che secondo il vecchio sistema non avevano il diritto al suffragio, o
che lavevano perso partendo dalle loro case per raggiungere il fronte o luoghi di
lavoro lontani venne concesso contemporaneamente il voto anche alle donne, nel
1918 in Gran Bretagna e nel 1920 negli Stati Uniti. Si stabil solo un limite det di
trentanni,

in

modo

da

evitare

che

le

donne

divenissero

la

maggioranza

dellelettorato cos come lo erano della popolazione.


Le donne erano ormai accettate come cittadini uguali agli altri. Ma, ancor pi importante, era radicalmente mutato il concetto che le donne avevano di ci che erano e di ci che avrebbero voluto essere.
La donna moderna americana era parte di un nucleo domestico piccolo ed era la
nuova regina della casa. La casalinga fu legata, attraverso una battaglia psicologica creata dai pubblicitari, alla nuova gestione della casa e la madre ai nuovi
metodi scientifici per leducazione del bambino.
La donna moderna era forte , socievole, le piaceva divertirsi e la piacevano gli uomini, ai suoi occhi era attraente.
In realt le donne degli anni venti incominciano ad andare a scuola e a lavorare,
soprattutto nel settore manageriale, professionale e in quello delle vendite. Molti
credevano che queste tendenze avrebbero portato allo sgretolarsi dellistituzione del
matrimonio, ma non fu cos: ora entrambi i coniugi potevano risparmiare per costruire un nucleo familiare.
In America i cambiamenti nelle opportunit offerte alle donne cittadine e lavoratrici furono presenti pi come linevitabile prodotto del miglioramento tecnologico,
che come una conseguenza delle lotte femministe per cambiare la gerarchia basata
sulla differenza sessuale. Con la Grande Depressione del 29 le donne furono invitate
a ritornare in casa e ad abbandonare il proprio posto di lavoro, mostrando quanto
labile fosse laura di libert e dindividualit che mascherava il ruolo imposto alla
donna moderna.
Nel frattempo in Italia, nonostante fosse stata precedentemente operante la legge
sullemancipazione che ammette le donne in tutte le professioni e in tutti gli impie-

ghi pubblici, inizi il licenziamento delle donne da tutti gli impieghi pubblici per
ridare il posto ai reduci e lespulsione delle donne dalle fabbriche.
Nonostante tutto, si presenta un quadro di nuova forza femminile, con la nascita
delle prime aggregazioni di donne professioniste e laureate, attive in campo culturale, con la crescente scolarizzazione che porter a rendere miste tutte le scuole nel
1923.

PRIMA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE: ANNI TRENTA


La donna deve tornare sotto la sudditanza assoluta delluomo.
Leguale diritto al lavoro, applicato in larghissima scala, ha condotto in numerosi strati della popolazione allindipendenza economica della donna rispetto
alluomo, diminuendo in questi una supremazia che era di norma estrinsecata
(inconsciamente o coscientemente) in modo da risolversi in un rafforzamento morale della famiglia ().
Sar invece fatale che il Fascismo affronti e risolva questo problema fondamentale
nella creazione della nuova civilt, realizzando la negazione teorica e pratica di
quel principio deguaglianza culturale fra uomo e donna che pu alimentare uno
dei pi dannosi fattori della dannosissima emancipazione della donna (). Per,
labolizione del lavoro femminile deve essere la risultante di due fattori convergenti: il divieto sancito dalla legge, la riprovazione sancita dallopinione pubblica. La
donna che senza la pi assoluta e comprovata necessit lascia le pareti domestiche per recarsi al lavoro, la donna che, in promiscuit con luomo, gira per le strade, sui tram, sugli autobus, vive nelle officine e negli uffici, deve diventare oggetto
di riprovazione, prima, e poi di sanzione legale. La legge pu operare solo se
lopinione pubblica ne forma un substrato (). Lesperienza ha dimostrato che
lapporto dato dalla donna emancipata allo sviluppo della civilt negativo:
lemancipazione della donna, mentre non ha prodotto vantaggi apprezzabili nel
campo delle scienze e delle arti, costituisce il pi certo pericolo di distruzione per
tutto quanto la civilt bianca ha finora prodotto (). La donna deve tornare sotto
la sudditanza assoluta delluomo: padre o marito; sudditanza, e quindi inferiorit:
spirituale, culturale ed economica.
Ferdinando Loffredo (Politica della famiglia, 1937)

Il regime fascista ebbe un atteggiamento piuttosto ambivalente nei riguardi delle


donne ed emerse in maniera piuttosto chiara il confronto tra il ruolo femminile
nellideologia fascista dal tipo dattivit e mansioni che poi le donne si trovarono,
di fatto, ad affrontare negli anni tra le due guerre. Il regime propagandava
limmagine di una donna che fosse madre, sposa, dedita alla cura dei figli e della
casa, ma allo stesso tempo non ostacol limpiego in attivit extradomestiche, ma al
contrario incoraggi le donne ad uscire di casa per occuparsi dinterventi sociali
attraverso organizzazioni di massa specificamente femminili.
Si deve segnalare unindubbia penalizzazione delle donne sia dal punto di vista
salariale che per quello che concerneva laccesso alle scuole e alle carriere. Le donne
furono estromesse dai luoghi di lavoro nei settori in cui si registrava un elevato tasso di disoccupazione maschile, secondo una politica che privilegiava limpiego del
capofamiglia. Il sistema fu per incapace di rinunciare alla forza lavoro femminile in maniera generalizzata, motivo per cui la toller pur facendo in modo che
non si trasformasse in una fonte dautonomia e dindipendenza.
A partire dagli inizi degli anni Trenta, una serie di leggi esclusero le donne
dallinsegnamento nei licei e venne istituito un liceo femminile nel quale
sinsegnavano materie considerate adatte alle signorine ridusse la loro presenza
nei ruoli dirigenziali della pubblica amministrazione, fino a che nel 1938 la percentuale massima di donne ammesse agli impieghi in aziende di medie e grandi
dimensioni fu fissato al 10 %.
Nei paesi democratici occidentali, gli anni Trenta rappresentano un passaggio delicato. Il cammino delle donne non si arresta, stimolato com dal mutare delle
condizioni materiali dellesistenza e da una crescente attenzione a se stesse. Dopo
la crisi economica del 29 nessuna societ industriale pu fare a meno del lavoro
delle donne per la sua convenienza in ragione dei minori salari e cresce ovunque il
numero delle madri e delle donne sposate occupate; ma il messaggio ossessivo prevalente pur sempre quello dei danni sociali del lavoro delle madri, della necessit di
favorirne il ritorno domestico, lattribuzione alle donne delle colpe della crisi della
natalit, tutta vista in funzione delle politiche di potenza, per cui non si fa nulla
per attenuare i disagi del doppio lavoro.
certo positivo, in questo quadro, che unattenzione nuova sia data alleconomia
domestica, alla necessit di sostegni mirati alle coppie con figli. Il welfare state, che
fa i suoi primi passi, in questa fase, nasce in funzione soprattutto della sicurezza del

lavoratore maschile adulto, con le donne e i bambini considerati come sue emergenze.
In questo quadro linvestimento principale delle donne sar prevalentemente sugli
affetti e la vita familiari. Le stesse associazioni femminili attenuano le loro componenti radicali e assumono unattenzione accresciuta nei confronti dei rapporti tra
famiglia e lavoro. Si tratta di valori autentici per cui le donne intendono semmai,
consapevolmente o no, esercitare una pressione innovativa. Le donne pongono in
questi decenni le prime basi per una nuova concezione della coppia, dalluso comune del tempo libero alle strategie riproduttive; scoprono il valore della sessualit;
vedono aumentare le loro competenze domestiche nel rapporto con il mercato, i
nuovi costumi, i nuovi modelli; raffinano il loro rapporto con i figli; impongono,
nelle aree pi avanzate, tipico il Nord America, i primi impegni domestici al partner. Sono insomma protagoniste attive, molte di loro, di mutamenti sociali meno
conflittuali, ma che danno continuit ai mutamenti del secolo.
Secondo il Mein Kampf di Hitler, le donne
dovevano essere madri e avere un ruolo subalterno

allincremento

del

tutto

numerico

indirizzato

della

comunit

popolare. Lunico vero canale di realizzazione della dignit femminile era la maternit: cos le donne si videro parallelamente private del diritto di voto, che avevano

conquistato

con

la

Repubblica

di

Weimar, e premiate in quanto madri prolifiche. La manodopera femminile fu espulsa dal mondo del lavoro per dare posto agli uomini e combattere la disoccupazione
maschile, e si ridusse il numero di ragazze che frequentavano le scuole e le universit.
Al fine di indottrinare le donne alla fede nazista, vennero create specifiche organizzazioni femminili che inquadravano le bambine a partire dai 10 anni; a 21
anni accedevano invece allorganizzazione Fede e bellezza che riassume, anche
nel nome, tutta lideologia nazista verso le donne. Le donne ariane venivano considerate le madri del popolo e le altre degenerate al pari delle prostitute.
Le donne tedesche erano organizzate allinterno della Deutsches Frauenwerk che
era lOrganizzazione delle donne non legata al partito in maniera ufficiale. Compito dellassociazione era educare le donne, e soprattutto le madri e le casalinghe

che meno venivano in contatto con lideologia nazista, fornendo informazioni sulla cura e leducazione dei figli, sul cucito, e sul folklore tedesco (mezzo efficacissimo
per veicolare i dettami della politica razziale demografica nazista).
Il ruolo della donna in Italia, durante il regime fascista, cambi notevolmente
come in quasi tutti i paesi, soprattutto con la creazione di un nuovo tipo di famiglia: quella fascista. Da una parte orientata alla sfera pubblica, che non si mettesse
mai contro lo Stato o in conflitto con gli interessi della Nazione; dallaltra che si
ponesse come istituzione privata dove la sua forza e il suo benessere generale derivassero dalla mediazione tra i bisogni individuali e le richieste della societ moderna.
In sostanza, la famiglia era per il regime una fonte di stabilit sociale, il fulcro vitale della societ stessa. In quellepoca le donne e gli uomini soli venivano considerati come non facenti parte della societ, in sostanza per esserne parte integrante
bisognava passare attraverso la famiglia.
La famiglia ideale fascista era quindi quella che riproduceva e trasmetteva la
struttura autoritaria e classista della societ; era il regime stesso con le sue iniziative a formarla e prepararla.
in questa fase che si evidenzia il ruolo della donna, divenuto fondamentale per il
raggiungimento di quelli obiettivi posti dal regime.
Il governo fascista puntava ad unespansione imperialista basandosi sul fatto che
una forte crescita demografica avrebbe anche fornito forze militari utili per la conquista delle colonie. In questo senso la maternit perse quel significato individuale
e privato che tutte le femministe italiane andavano invocando, assumendo il ruolo
datto fisico finalizzato alla procreazione. Questa funzione procreativa delle donne, definiva il loro essere sociale: escluse dal mondo politico e allontanate dalla sfera pubblica, vedevano messi in discussione i loro diritti riguardanti il lavoro e la
cultura.
Il regime propagandava il fatto che per natura le donne si realizzassero solo con la
maternit, sostenendo allo stesso tempo che queste non erano in grado di svolgere il
ruolo di madri. Ne emergeva cos, un modello di donna relegata alle faccende domestiche e priva di autorit in famiglia. Ci port comunque alla realizzazione di
servizi pubblici con lo scopo di intervenire nellallevamento e nella cura dei bambini. vero anche che il regime pur pubblicizzando questa politica pro natalista,
fece poco sia per sostenere il reddito delle lavoratrici che diventavano madri, sia per
garantire quelle minime condizioni di salute per il raggiungimento del termine

della gravidanza e per la nascita di bambini sani. Allo stesso modo la contraccezione non era contemplata dal regime, anzi linformazione riguardo questo argomento era un crimine contro lo stato, poich creava impedimento alla fecondit
della Nazione. Lunico mezzo contraccettivo erano i preservativi.
Listituzione guida per la modernizzazione della professione materna, fu lOpera
Nazionale Maternit Infanzia (ONMI: fondata nel 1925 con il sostegno di cattolici,
nazionalisti e liberali). Lorganizzazione operava grazie a donazioni private e sul
volontariato delle patronesse, del personale medico, delle assistenti sociali e delle
donne dei gruppi femminili fascisti.
Le sue attivit consistevano nel coordinare le iniziative esistenti a favore delle madri e dei bambini e (ad esempio: le operaie ricevevano 40 alla nascita del figlio)
assistenza alle donne incinte e ai neonati fino ai 5 anni det. Inoltre lONMI aiutava le ragazze madri, vedove impoverite e donne sposate i cui mariti non erano in
grado di aiutarle per vari motivi.
Le madri che non rispettavano le regole impartite dallassociazione, rischiavano di
vedersi sottrarre il figlio.
Tutto questo riduceva le donne in madri e da madri in fattrici, ruolo che erano obbligate ad accettare per avere la possibilit di ricevere cure mediche e assistenza
anche se erano limitati i loro diritti come persone.
Il regime cerc di dare un contentino alle donne con listituzione della Giornata
della madre. Questa era da festeggiarsi il 24 dicembre ma non fu mai sponsorizzata n da floricoltori, n da industrie dolciarie. Probabilmente fu perch le madri
venissero onorate indirettamente, in quanto fattrici e nutrici dei bambini. Non a
caso, il vero oggetto della celebrazione non erano madri qualsiasi, ma quelle pi
prolifiche. Il primo anno di celebrazione avvenne a Roma, alla presenza del Duce.
Qui, le madri pi prolifiche di ognuna delle 90 province italiane, furono passate
come migliori esemplari della razza. Laltoparlante non le chiam per nome, ma
per numero di figli: quattordici, sedici, diciotto.
Tuttavia, la vera natura del pro-natalismo fascista, era correlata alla minaccia
dellemancipazione femminile. Il pro-natalismo fu unarma contro quelle donne di
origini privilegiate, con tendenze politiche liberali, identificabili come femministe.
La propaganda fascista cre, quindi, due immagini femminili: una della donna
cosmopolita, magra isterica, sterile e decadente; laltra, della donna florida, madre patriottica, forte, tranquilla, prolifera. La prima era la donna crisi, modello
negativo e mascolinizzato, la seconda era la donna autentica modello positivo,

madre e vera compagna. Queste figure contrastanti ebbero gran rilievo tra le donne, dal momento che mettevano in risalto sia le differenze di classe sociale, sia il
problema della fecondit.
Un altro problema importante che si pose riguardo il mondo femminile, fu quello
del lavoro. Il fascismo, rifacendosi a vecchi pregiudizi nei confronti delle donne che
lavoravano fuori casa, cerc di modificare limmagine pubblica del lavoro femminile presso le aziende, le famiglie e le donne stesse.
In pratica, il regime si opponeva allidea che il lavoro fosse un diritto universale
che,

per

quanto

concerneva

il

sesso

femminile,

costituiva

la

premessa

per

lemancipazione sociale. Il lavoro era invece considerato come necessario fondamento dellidentit maschile e come distrazione dalle occupazioni naturali della
donna.
Non riuscendo a espugnare completamente la manodopera femminile dal mondo
del lavoro, la dittatura cercava almeno di impedire che le donne considerassero il
lavoro come un passo avanti nel cammino verso lemancipazione. Al contrario,
loccupazione femminile doveva avvenire soltanto dove uno specifico posto di lavoro
non era accettabile per alcun uomo.
Il regime promosse loccupazione maschile a scapito di quella femminile, dapprima
intervenendo con misure volte in apparenza alla protezione delle madri lavoratrici
ed in realt a scopo discriminativo, ed in seguito dichiaratamente in direzione
dellesclusione della manodopera femminile dal mondo del lavoro.
Quello che poi diede risultati negativi alle lavoratrici, fu il corporativismo fascista
che, dando la possibilit agli imprenditori di diminuire lo stipendio degli uomini,
pose le paghe maschili in condizione di maggior competitivit rispetto a quelle
femminili, limitando conseguentemente lincentivo a sostituire i lavoratori con le
lavoratrici. Inoltre la disponibilit di lavoro maschile a buon mercato ridusse la
spinta alla meccanizzazione, che in altri posti incrementava lassunzione di manodopera femminile.
Infine, il corporativismo imped alle donne di essere adeguatamente rappresentate.
In ogni caso, visto che negli anni trenta le laureate in legge o in scienza politiche
erano pochissime, era garantito che le donne non sarebbero state rappresentate da
donne.
La donna doveva stare al suo posto, non poteva invadere la sfera di lavori che dovevano essere assolutamente affidati alluomo.

In questo modo le donne vennero introdotte in strutture corporative di carattere ibrido, che nulla avevano a che vedere con la tradizionale struttura dei sindacati
maschili. Si crearono cos proprie strutture organizzative: quella dei Fasci Femminili, quella delle Piccole italiane e delle giovani italiane e, pi importante di tutte,
quella delle Massaie rurali, impegnate ad organizzare le donne di campagna di
ogni condizione, le Sezioni operaie e lavoranti a domicilio (SOLD) e altre categorie
come le assistenti di fabbrica e le assistenti sociali.
La principale funzione della SOLD era quella di promuovere la propaganda fascista ed educativa presso le operaie, assecondando il miglioramento delle loro capacit professionali e domestiche.
Le assistenti sociali fornivano cibo, vestiti e cure a domicilio per i poveri: le delegate
al lavoro sociale del locale fascio femminile, avevano il compito di trovare i bambini che non avevano i requisiti per le colonie del Governatorato di Roma e mandarli
al campo estivo del partito; lassistente fascista di fabbrica si occupava dei lavoratori di zona. Inoltre, il corrispondente femminile del fiduciario di fabbrica, era la
visitatrice fascista che doveva superare i corsi di addestramento progettati in collaborazione con la Croce Rossa, indossare la divisa ed essere stipendiata.
Comunque, nessuno riceveva assistenza senza che la Polizia o i Carabinieri ne avessero prima accertato la condotta.
Agli inizi degli anni trenta, latteggiamento delle donne lavoratrici peggior ulteriormente: il governo impose che gli uffici pubblici dessero la preferenza nelle assunzioni e negli avanzamenti di carriera ai capifamiglia e si stabil anche che gli enti
pubblici potessero limitare il numero delle donne ammesse ai concorsi, se non escluderle completamente.
In ogni caso le politiche fasciste verso le lavoratrici, erano comunque meno drastiche di quelle della Germania nazista, che nel 1934 escluse le donne dagli impieghi
pubblici.
Le donne che per prima aderirono al Fascismo, infatti, erano quelle della media
borghesia che, frustrate ed oppresse dal loro ruolo di semplici casalinghe, avevano
vagamente recepito londata di modernizzazione e di emancipazione che venivano
dallEuropa e che speravano, attraverso i posti di rappresentanza nelle organizzazioni femminili del regime, di giungere ad una realizzazione di s.
Tutto questo non deve per trarre in inganno, in quanto il ruolo che il Partito assegnava alla donna era proprio quello di mater familias, ovvero di donna destinata alla procreazione e alla cura dei bambini. Il coinvolgimento nelle organizza-

zioni femminili di partito, si dimostr, daltra parte, come lelemento vincente per
piegare la donna al soddisfacimento dellossessione demografica del Duce.
Per concludere si pu affermare che, sebbene la donna non trov in epoca fascista
una vera e propria emancipazione, tuttavia lattivismo cominci a far crescere in
lei la consapevolezza dei propri diritti e dal suo ruolo nelle cittadinanza.

LA SECONDA GUERRA MONDIALE E LOTTENIMENTO DEL VOTO


Negli anni quaranta continuer lideologia fascista, che inquadrava le donne in
una visione gerarchica del rapporto fra i sessi.
Il regime promuove nuove misure concernenti i rapporti fra i sessi e i rapporti generazionali: cos cambiata lintera struttura dei rapporti familiari. Il nucleo familiare diviene la cellula fondamentale dello stato fascista, e ci fu reso esplicito nel
Codice Civile del 42 in cui il giurista Rocco definisce la famiglia unistituzione sociale e politica.
Questo nuovo modello di famiglia presupponeva un marito lavoratore dipendente,
il cui salario era integrato dagli aiuti dello stato accentratore e del lavoro casalingo della moglie.
Seguendo questa politica lo stato fascista cerc di eliminare tutte quelle attivit che
potessero distrarre le donne dallo sposarsi presto, ad avere tanti bambini, tra cui la
scuola e listruzione (le bambine per andare alle scuole medie dovevano pagare
una tassa doppia rispetto a quella dei bambini).
Quelle poche donne attive allinterno del movimento fascista, costituivano quindi
motivo dimbarazzo, un problema da tenere sotto controllo, affinch non costituissero un modello di devianza della normalit della donna regina del focolare. Furono accettate solamente le organizzazioni femminili di matrice cattolica.
Con la caduta del regime e con linizio della resistenza il ruolo della donna ha incominciato a cambiare. La donna della resistenza sempre stata considerata come
conseguenza delluomo della resistenza, quando invece molte donne fecero questa
scelta radicale da sole, senza essere in qualche modo influenzate dalla scelta dei
mariti o dei figli. Anche il ruolo nella famiglia cambi molto: la donna della resistenza era lavoratrice e autonoma.
La seconda guerra mondiale coinvolse le donne ancor pi della prima, con la distruzioni della guerra aerea, le restrizioni alimentari, la perdita dei propri cari e i

drammi estremi delle persecuzioni naziste, fino allOlocausto, al sacrificio di milioni di donne ebree. In Germania, il nazionalsocialismo denunci lemancipazione
femminile come un prodotto dellinfluenza ebraica. Met delle vittime del razzismo
nazista furono donne ritenute etnicamente inferiori. Daltro canto, le nuove misure assistenziali tese allincremento delle nascite e al sostegno della paternit erano
parte anchesse di una politica eugenetica per la rigenerazione della razza e una
famiglia tedesca ereditariamente sana. Alla luce di queste considerazioni, si pu
dunque affermare che la maternit fu piuttosto usata dai regimi autoritari
dellepoca come strumento di mobilitazione e di disciplinamento delle donne, e posta al servizio dello Stato.
Entro

questo

lungo

incubo

matura

un

nuovo

sentimento

femminile

dautosufficienza, dautostima, legato alle necessit cui ci si dimostra capaci di far


fronte.
Il passaggio chiave ne la partecipazione alla Resistenza, i cui numeri, importanti
anche se sottostimati (35.000 combattenti riconosciute, 4.600 arrestate, 2.750 deportate in Germania, 623 cadute o fucilate) non dicono per il continuum tipico delle
donne, fra iniziativa spontanea di solidariet non quantificabile, e la partecipazione organizzata alla lotta armata.
Come affermato prima, durante il secondo conflitto mondiale, nel settembre del
1939, si ripet la stessa situazione verificata ventanni prima. Questo accadde in
modo particolare nel lavoro femminile: le donne vennero massicciamente inserite
negli ambiti produttivi per ricoprire i posti vacanti lasciati dagli uomini, e il loro
inserimento nel mondo professionale conobbe un certo incremento.
La struttura interna del lavoro femminile conobbe grossi cambiamenti grazie ad
una nuova concezione del lavoro stesso. Laffermazione di questa idea favor
limpiego di un numero sempre elevato di donne in et giovanile, di donne sposate
e di donne delle classi medie. Le donne del ceto operaio abbandonavano il lavoro
salariato solo quando le condizioni economiche lo consentivano. A partire dalla
Seconda guerra mondiale, la presenza delle donne lavoratrici si concentr in quei
settori dattivit gi occupati dallinizio del secolo; per contro si verific un calo
nella percentuale di donne impegnate nel servizio domestico o come nutrici, a causa dei cambiamenti intervenuti nella vita privata. Molte domestiche si avviavano al
lavoro in fabbrica. Il terziario conobbe un aumento progressivo di lavoratrici (come segretarie, telefoniste e altro), grazie allinserimento doperaie pi qualificate e
soprattutto donne di classe media.

I posti di telefoniste e infermiere erano ricoperti da donne, ugualmente il commercio al minuto era nelle mani femminili, cos come le attivit di pulizia, parrucchiera, tintoria Nella medicina, nellingegneria, nellavvocatura e in altri campi, registrarono la presenza femminile ancora minoritaria, ma in costante crescita.
Linsegnamento si dimostr lunico ambito con una rilevante partecipazione femminile, maggiore nella scuola primaria.
La discriminazione non scomparve dal mercato del lavoro: le donne continuarono
ad occupare le categorie inferiori, i lavori routinari e peggio remunerati nella scala professionale. Si verific a partire dalla Seconda guerra mondiale una promiscuit dei lavori tra uomini e donne. Mestieri che in precedenza erano stati degli
uomini si andarono femminizzando, perdendo il prestigio sociale e allo stesso
modo vennero create nuova professioni femminili. Solo i paesi socialisti ruppero questo schema di valori e le donne poterono accedere a professioni pi qualificate in
competizione degli uomini come lingegneria e la medicina.
Dopo la guerra, furono comuni le reti dassistenza ai reduci, agli sfollati, ai bambini, caratterizzando il primo far politica femminile e il radicarsi popolare delle
grandi associazioni femminili appena nate.
Le donne australiane, finlandesi, norvegesi, danesi, islandesi e svedesi avevano ottenuto il diritto di voto tra il 1903 e il 1921. In Gran Bretagna il diritto di voto fu
concesso tra il 1918 e il 1926 e negli Stati Uniti nel 1920. In Italia, Francia e Belgio
le donne ottennero il diritto di voto solo nel secondo dopoguerra. In Italia in particolare, dopo lammissione delle donne al voto amministrativo, sancito da un decreto

nel

1925

subito

resa

inutilizzabile

dalleliminazione

delle

elezioni

amministrative, le donne si trovarono per la prima volta ad esercitare il diritto di


voto in occasione del referendum e dellelezione dellAssemblea costituente nel
marzo 1946. Lammissione delle donne al voto era stata considerata inevitabile
nella costruzione del nuovo assetto democratico, pur non di meno le donne italiane
si riunirono nel 1944 nel Comitato pro-voto, con il quale esercitarono pressioni
affinch venisse affermato il suffragio universale. Il 27 ottobre 1944 il Comitato
invi un promemoria al CLN centrale rivendicando il diritto a partecipare alle
elezioni. Il comitato rest attivo da allora al 10 febbraio 1945 data in cui fu
emanato il decreto che ammetteva le donne al voto. Si tratt di un fatto
rivoluzionario,

che

rovesci

una

tradizione

millenaria

per

cui

il

silenzio

lobbedienza era attributo delle donne. Tutto ci vissuto prevalentemente dalla


politica italiana come un fatto ovvio e sotto il segno della continuit. Le donne

to

il

segno

della

continuit.

Le

donne

vivono

come

un

momento

esaltante

lemozione per il primo voto: qualcuna lo definisce come una nuova nascita.
Con laccesso al voto si apriva una fase difficile che imponeva alle donne, deluse
nelle loro aspettative, un impegno politico
e teorico ben differente dalla pratica delle competenze femminili. Nelle amministrazioni locali dove vennero elette erano,
infatti, considerate come una sorta di
trasferimento del tradizionale ruolo materno sul piano pubblico, con tutte le ambiguit indotte dallo scarso valore attribuito, sul piano politico, al lavoro di servizio e alla cultura del materno. La campagna per il voto era stata condotta dalle
principali associazioni femminili, cattoliche e laiche, in modo unitario. Non venne
accolto per del voto cos ottenuto il carattere di diritto individuale. Le donne cattoliche riflettevano nelle loro posizioni limpostazione di Pio XII, che nel 1945 si era
espresso a favore di una cittadinanza femminile, caratterizzandola per come
proiezione nella sfera politica dei compiti della vita domestica e familiare e sottolineando le diverse attitudini femminili. Secondo Angela Guidi Cingolani, democristiana ed eletta alla Costituente, la partecipazione alla vita politica era una missione della donna, ancora una volta vista come sposa e madre, a difesa della famiglia e per la riconquista cristiana delle societ con gli strumenti della democrazia. Pi che un diritto, il voto appariva cos per le donne soprattutto un dovere. Ma
anche lUDI, lorganizzazione di massa delle donne legata al PCI, consider il voto,
almeno in un primo tempo, pi come un mezzo di difesa della famiglia che come
un diritto individuale. Dalle testimonianze femminili emerge tuttavia un nuovo
senso di libert legato allesercizio del diritto di voto e alla consapevolezza di essere
ormai soggetti attivi nella comunit, e non pi creature irresponsabili e da proteggere. Con il voto insomma aveva inizio, non solo per le donne borghesi, un processo
dindividuazione femminile, tramite la valorizzazione, formalmente garantita,
dellindipendenza e dellautonomia.
Il peso determinante del voto femminile, ai fini dellesito democratico, stato spesso
denunciato come segno dellarretratezza. Limpegno militante delle donne di tutte
le fazioni politiche ha avuta una funzione decisiva nel radicare a livello popolare
il valore del voto, insomma il valore della democrazia. Che le donne abbiano con-

tato del resto confermato dal fatto che a svolgere un ruolo maggioritario nella
storia repubblicana saranno la DC e il PCI, cio quei partiti che hanno espresso strategie e attenzioni rivolte al voto femminile, favorito organizzazioni proprie delle
donne, portato alla Costituente un nuovo ceto dirigente femminile. Larea laica vede attive donne straordinarie, che non sapr per valorizzare adeguatamente.
Limpegno massiccio e decisivo delle cattoliche ricco anche deffetti democratici.
Nonostante la generale diffidenza della sinistra verso il voto delle donne, considerato un voto moderato, le donne andarono a votare come gli uomini, e furono 2000
le elette nei consigli comunali, 21 quelle elette alla Costituente. La storiografia non
ha valorizzato il contributo dato dalle donne alla costruzione della Repubblica e
della democrazia: eppure lUDI nel messaggio che rivolgeva loro nel luglio del 1946
chiedeva che si facessero interpreti delle aspirazioni femminili, per affermare in tutti i campi la parit giuridica con gli uomini: il diritto al lavoro, laccesso a tutte le
scuole e a tutte le professioni e carriere, la parit salariale (in particolare art. 2, 3,
30, 31, 37), ma tenter anche di anticipare una nuova visione della maternit. Alla Costituente le elette attuarono una vera politica trasversale e, grazie alla loro
azione concorde, fondata sulla consapevolezza della propria responsabilit di rappresentanti delle donne, ottennero una significativa vittoria su quello che oggi
lart. 51 della Costituzione, relativo allammissione di tutti i cittadini ai pubblici
uffici. Il testo dellarticolo, allaffermazione che tutti i cittadini delluno e
dellaltro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, aggiungeva in un primo tempo conformemente alle loro attitudini, una formula ambigua e fortemente limitativa dal carattere democratico
della Costituzione, in quanto prefigurava nuovamente, per le donne, possibili barriere di accesso. Lunit di azione e la capacit di reggere i conflitti di cui esse dettero prova non imped tuttavia la sconfitta sullarticolo 106, il quale conteneva il
nodo dellaccesso alla magistratura, che rest preclusa alle donne fino al 1963.
Se nella sfera pubblica, fatta eccezione per la magistratura, sanciva luguaglianza
tra donne e uomini, nella sfera privata la Costituzione riproponeva per le donne diritti inferiori. Anche le norme per la ricerca della paternit prevedevano dei limiti nella loro applicazione. Qui le donne non mantennero lunit che invece avevano trovato per la sfera pubblica: divise sulla concezione della famiglia e del ruolo
della donna al suo interno, non poterono evitare che nellart. 37, dove per la lavoratrice si affermavano gli stesse diritti e, a parit di lavoro, le stesse retribuzioni del
lavoratore, venisse per introdotto, in riferimento alla funzione familiare delle

donne, di cui le condizioni di lavoro devono consentire ladempimento, laggettivo


essenziale, che riaffermava il ruolo prioritario di madri di famiglia.
Negli anni seguenti si sconter il carattere avanzato del testo costituzionale rispetto alla societ italiana sia per quanto riguarda i diritti femminili sia per quanto
riguarda il sostegno alla maternit:

esso sar comunque un importante fattore di

stimolo alla coscienza e alle rivendicazioni delle donne che ne legittimer le lotte.

DOPO IL VOTO FINO ALLA RIVOLTA FEMMILNILE


I due decenni seguenti la seconda guerra mondiale vennero segnati da un vertiginoso sviluppo delleconomia, dei consumi, delle garanzie collettive, della mobilit
sociale, si parla di et delloro. Non si devono per dimenticare le contraddizioni
che scoppieranno drammaticamente. Tra lo sviluppo e le contraddizioni di quegli
anni le donne divennero straordinariamente partecipi.
Le associazioni femminili e le donne parlamentari, spingono subito con tenacia un
adeguamento legislativo, per raggiungere almeno una parit giuridica formale
sulle questioni proprie della vita femminile: dalla legge di tutela della lavoratrice
madre

(1950)

al

divieto

di

licenziamento

causa

di

matrimonio

(1962)

dallingresso delle donne nellamministrazione della giustizia (1956) alla costituzione della polizia femminile (1959). Le lotte femminili vedono anche una serie
diniziative di sostegno a particolari categorie di donne, dalle mondine, alle raccoglitrici dolive, alle braccianti meridionali. Con esse, e soprattutto con la larga
convergenza delle organizzazioni femminili, entra in circolo una critica alla tradizione e agli stereotipi che va oltre lobiettivo legislativo in senso stretto e prepara
la legislazione paritaria degli anni sessanta (dalla parit di salario a parit di
lavoro) legata al Trattato di fondazione della CEE. Successivamente laccesso delle
donne a tutte le professioni (1963) cui seguiranno, negli anni settanta, una nuova
legge di tutela della lavoratrice, listituzione degli Asili nido e quella dei Consultori familiari.
Separatamente avr un ruolo forte la legge di Merlin per labolizione della
regolamentazione della prostituzione (1958) e la riforma del diritto di famiglia
(1975) con il riconoscimento della parit dei coniugi.

Di questa lunga stagione di crescita delle donne si devono notare alcuni aspetti. Sul
piano politico la sostanziale convergenza riformista femminile rappresenta un modo di
vivere la guerra fredda. Il conflitto ideologico e politico aspro ma non signorano le
comunanze dinteressi e aspirazioni su tutta
la gamma dei diritti femminili. Non possono
essere trascurati n gli effetti innovatori sulla societ italiana e sul costume diffuso, n
quelli sulle strategie politiche. AllVIII Congresso del PCI le comuniste elaborano un
rapporto fra politiche demancipazione e via italiana al socialismo, che fu uno
dei pi originali tentativi di sintesi fra riformismo e rivoluzione. La spinta delle
donne darea cattolica per una legislazione paritaria contribuisce a dare coerenza
alla strategia di centrosinistra assunta dal partito; le socialiste si riservano una pi
marcata e polemica pressione per la liberalizzazione del costume.
Le donne non sono destinatarie passive della rivoluzione dei costumi. Lulteriore
diffusione della radio, ancor prima che quella della televisione, labitudine al cinema, la diffusione delle strade e del telefono, laumento dei servizi igienici e idraulici, familiarizzano la sensibilit femminile con lidea del miglioramento, del
valore delle novit.
Il mutamento di certi riti, di certi consumi, luso di una nuova libert di scelta nel
lavoro e nella professione, nella passione politica e civile, nei viaggi comporta un
abbandono del tradizionale ruolo femminile. Per la prima volta le donne sono presenti nelle avventure, nei luoghi, nelle elaborazioni della generazione che si affaccia alla storia. La crescita della scolarizzazione femminile e di una scolarizzazione non separata, si riveler il fenomeno determinante degli esiti futuri. Non c ancora una trasformazione radicale del costume sessuale, che pure muta di fatto, ma
scompaiono rituali e modelli. Il corpo e lautorappresentazione del corpo acquista
una rilevanza favorita soprattutto con la diffusione della fotografia nei media, del
cinema; le nuove professioni femminili (lhostess, la mannequin, lannunciatrice,
lestetista) pubblicizzate e mitizzate ne hanno in comune la visibilit.
Lo stesso sviluppo economico e civile italiano, la fortuna del made in Italy, sono
segnati dalle donne non solo per i consumi; c una creativa imprenditorialit
femminile che alla base di tanta piccola e media industria, del cosiddetto modello italiano anche quando titolari ne saranno partner maschili.

Lassistenza alla maternit andata emergendo pi come risposta al declino della


natalit, anzich in funzione delle esigenze delle nuove generazioni e della cittadinanza femminile.
Malgrado questo, la socializzazione della tradizionale funzione dassistenza e solidariet ha comportato, con una socializzazione del ruolo femminile, un ingresso
massiccio femminile negli impieghi pubblici e un primo effetto delle battaglie e delle
competenze maturate: in particolare nelle amministrazioni locali, negli assessorati
ai servizi sociali.
Mentre nellEuropa occidentale e nei paesi dellarea socialista il diritto al suffragio
venne ottenuto con la fine della Seconda guerra mondiale, in America Latina
lestensione del suffragio universale cominci ad essere riconosciuto solo nei dieci
anni successivi. Gli unici paesi in cui, negli anni 60, alle donne furono negati i diritti politici erano alcuni stati islamici e la Svizzera. Per le donne si apr anche la
strada delle cariche pubbliche. Nel 1960 Sirimavo Bandaranaika, nello Sri Lanka,
fu la prima donna a presiedere un governo. Nel 1966 Indira Gandhi, figlia del primo capo di Stato indiano impegnata politicamente a fianco del padre, assume
lincarico di presidente del Partito del Congresso nel 1959-60, successivamente ministro dellInformazione e, in seguito primo ministro, Indira Gandhi conquista un
grande prestigio a livello internazionale. Non sempre per laccesso delle donne ai
gradini pi alti della carriera politica corrispose alleffettiva emancipazione femminile in quella societ:. Sia nel mondo occidentale sia in quello comunista, cresceva progressivamente la percentuale di donne che frequentavano gli studi universitari. Listruzione universitaria permetteva laccesso delle donne alle libere professioni e a ruoli di maggior prestigio sociale: tale processo interessava soprattutto larea
occidentale e socialista. Per motivi diversi per spinta dallinterno nel primo caso,
per

motivazioni

ideologiche

nel

secondo

in

queste

regioni

del

mondo

lemancipazione femminile era favorita o comunque non ostacolata. Nel resto del
mondo la situazione restava bloccata, soprattutto per le donne che appartenevano
ai ceti sociali pi bassi. Lemancipazione sociale divenne sinonimo di liberazione
sessuale: numerosi comportamenti non ortodossi cominciarono ad essere praticati,
pur con difficolt e al prezzo di un possibile isolamento sociale. Per esempio in Gran
Bretagna, aumentarono i single che dal 1960 al 1982 passarono dal 12% al 22%
della popolazione mentre lomosessualit fu depenalizzata. La pillola anticoncezionale, sperimentata su larga scala a Portorico nel 1954, fu commercializzata negli USA dal 1960 e in Italia divent legale nel 1971.

Durante gli anni 60, negli Stati Uniti e in Europa ci fu una nuova fase di forte rilancio del femminismo. Le donne dettero vita ad un ampio movimento per il riconoscimento della parit dei diritti, mettendo in discussione i ruoli familiari e sociali.
Ampio

acceso

fu

il

dibattito

politico

teorico

sulle

condizioni

storiche

delloppressione femminile, codificata da convenzioni e meccanismi profondi che


dovevano essere riconosciuti e smontati nella pratica politica e nelle relazioni
quotidiane. Fu rivendicata unirriducibile differenza e autonomia delle donne rispetto alla cultura maschile e patriarcale. Negli Stati Uniti teoriche come Betty Friedan posero laccento sullidentit e sulla demistificazione dei ruoli assegnati alle
donne.

Lidentit femminile fu indagata nei suoi risvolti psicanalitici, mentre un

nuovo filone di storiche statunitensi ed europee mise in discussione le categorie di


una storiografia neutra, che in realt, non riconoscendo lalterit delle donne,
operava una ricostruzione del passato (politico, letterario, artistico) tutta centrata
sulla prospettiva e sulle categorie maschili. Il 900 segn in definitiva per le donne
la conquista di nuovi ruoli politici e sociali in aperta e irreversibile rottura rispetto
al passato. Nel 1963 la Friedan aveva pubblicato The Feminine Mistique, il manifesto
del femminismo moderno. Nel volume si sosteneva che licona della femminilit
nella cultura dominante, ad altro non serve se non ad escludere e subordinare le
donne nella vita sociale e lavorativa. Nel 66 Betty Friedan fond, diventandone
presidente,

la

National

Organization

for

Women

che

aveva

in

programma

leguaglianza per tutte le donne in America e un rapporto perfettamente paritario


tra i sessi nellambito della rivoluzione mondiale dei diritti umani.

RIVOLTA FEMMINISTA
Durante gli anni Settanta sono sorti e si sono sviluppati, in America e in quasi tutti
i paesi europei, vari movimenti che sono sfociati con la contestazione giovanile. Si
tratta del fenomeno pi complesso e insieme pi incisivo del secolo.
Negli Stati Uniti, i primi gruppi femministi nacquero dalle organizzazioni che stavano coagulandosi intorno alle lotte per i diritti civili e che si erano venuti formando verso la met degli anni sessanta negli ambienti delle persone di colore del
sud e nelle comunit della cosiddetta nuova sinistra. In Europa ebbero notevole
influenza gli avvenimenti del maggio del 68 in Francia e la crescente importanza
che assunse il movimento studentesco. In Germania, per esempio, le donne del mo-

vimento studentesco misero a fuoco il contrasto tra le discussioni teoriche in pubblico e la confusione sessuale e linfelicit nel privato. In Gran Bretagna le donne del
movimento studentesco e del movimento di solidariet per il Vietnam criticarono e
sfidarono la creazione di un movimento di sinistra voluto dagli studenti, il quale
aveva come scopo la liberazione delluomo dallautorit, determinando cos una
discriminazione che sindirizzava a molti uomini, ma anche alla quasi totalit
delle donne.
Nel contesto dello sviluppo economico e di una societ sempre pi ricca si poterono
sviluppare i movimenti che promuovevano riforme liberali e umanitarie. Le idee
propugnate negli Stati Uniti da Betty Friedan e dal NOW, lorganizzazione per i diritti delle donne, esprimevano appunto quella fiducia. Nel 1973 Betty Friedan, fondatrice dellAmerican National Organization for Women, organizz il primo congresso nazionale delle femministe. Lanno precedente, tuttavia, proprio il movimento femminista americano non era riuscito a far ratificare lEqual Rights Amendament, che avrebbe riformato la Costituzione americana garantendo la parit tra i
sessi. La dichiarazione programmatica del NOW richiedeva la "vera eguaglianza
per tutte le donne americane e lottenimento di una completa parit dei sessi nel
quadro della rivoluzione a risonanza mondiale dei diritti delluomo, quale si sta
svolgendo allinterno e al di l delle nostre frontiere". In Gran Bretagna e in altri
paesi europei, una serie di campagne contribuirono a creare un clima di opinioni
pi favorevoli circa i problemi sessuali. In Gran Bretagna, queste campagne comprendevano la riforma della legge sul divorzio e pressioni affinch passasse la legge
sullaborto. Questo genere di riforme determin una serie di atteggiamenti contraddittori nellambito dei primi movimenti di liberazione della donna.
Se negli Stati Uniti la lotta del NOW puntava sulleguaglianza dei diritti e
dellistruzione nei termini relativi alla classe medio-borghese, nel Regno Unito, invece, lattenzione era rivolta piuttosto a migliorie pratiche e veniva stimolata in
particolare dal precedente impatto di una pi antica tradizione di lotta per i diritti delle donne portata avanti nellambito del movimento dei lavoratori. Verso
linizio degli anni settanta il problema centrale era, infatti, la parit del salario.
Nellambito del movimento sindacale fu redatto dagli uomini e dalle donne un
Comitato dazione per i diritti delle donne. Il Comitato organizz dimostrazioni
nel maggio 1969 per ottenere la parit di salario, ma non riusc in seguito a promuovere unorganizzazione nazionale efficace. Alcuni membri di questo gruppo
parteciparono allorganizzazione della prima conferenza del movimento di libera-

zione della donna indetto in Gran Bretagna, cui poi si unirono altri gruppi femministi. Si pu affermare pertanto che sin dal principio ci fu un tentativo nel movimento inglese di liberazione della donna di collegare insieme i problemi del lavoro
domestico e del lavoro esterno, due forme diverse di sfruttamento economico e individuale. La legge sulla discriminazione sessuale, passata nel 1975, incontr gli stessi apparentemente insormontabili ostacoli.
Sin dal 1970 si sono verificati due diversi fenomeni nellambito del movimento sindacale: gli argomenti che hanno appassionato le donne si sono notevolmente diversificati e le stesse donne hanno acquisito una notevole fiducia in se stesse portando
avanti lotte come quelle per la parit salariale, la parit delle qualifiche e
listituzione degli asili nido. In queste battaglie si sono particolarmente distinte per
una militanza seria e qualificata le donne indiane. Le idee che informano il movimento di liberazione della donna e lattivit sindacale di alcune aderenti dei
gruppi femministi hanno sicuramente avuto una notevole influenza nelle organizzazioni sindacali stesse, specialmente quella dei colletti bianchi. Le femministe
hanno in particolare attirato lattenzione sulle condizioni di lavoro di alcune lavoratrici mal pagate, la cui attivit si svolgeva al di fuori di qualsiasi organizzazione sindacale e tra cui vennero anche incluse le casalinghe.
I gruppi delle femministe non sono formati per la maggior parte da donne appartenenti alla classe operaia. Mentre queste lottano soprattutto per ottenere quelle riforme fondamentali che possono esprimersi in termini di diritti delle donne, le
donne che hanno un grado superiore di istruzione e svolgono un lavoro di concetto
si trovano a dover fronteggiare problemi che non si possono esprimere con le sole richieste della parit dei diritti. Le donne quindi, divennero un gruppo sociale visibile e riconosciuto, portatore fra laltro di un grande consenso. Governo e partiti, soprattutto nella sinistra, cercarono di integrare i movimenti femministi, facendo
proprie alcune loro istanze. Ma il rapporto tra il femminismo o i movimenti politici
pi sensibili ad esso rester sempre dinamico e spesso conflittuale.
Cambiarono, nel corso degli anni, anche gli obiettivi delle lotte delle donne. Apparvero le prime richieste per il trattamento paritario o pari opportunit, ovvero
lannullamento delle differenze tra i sessi nellaccesso al lavoro e nella vita sociale:
esigenze che riguardavano soprattutto il ceto borghese. Le donne della classe operaia avevano, invece, bisogno di tutela proprio in quanto differenti rispetto agli
uomini.

Lespansione del lavoro femminile non si sviluppato nel settore delle professioni
tradizionali. Si invece registrato un notevole aumento delluso della manodopera
femminile nei settori di lavoro amministrativo e di concetto. In questo genere di
impegno lavorativo la battaglia delle donne non stata tanto rivolta alla parit
salariale quanto ad ottenere una pi giusta possibilit di carriera rispetto agli
uomini. Lattenzione delle femministe si spost quindi sul problema del controllo relativo al lavoro femminile e maschile in uno stesso settore e sulla divisione del lavoro che nella nostra societ avviene a seconda del sesso. Inoltre, le donne che svolgono un lavoro non manuale hanno spesso accesso a un particolare tipo di professione
che ricalca il modello di ci che la donna faceva nellambito familiare: cure fisiche,
aiuto, conforto, sostegno e diffusione dei valori sociali. Si pensi solo alla massa di
donne che lavorano negli ospedali, nelle scuole materne e asili nido, alle donne attive

come

assistenti

sociali,

insegnanti,

bibliotecarie,

giornaliste,

alle

donne

delleditoria, della televisione, della radio e del cinema. In misura diversa tutte le
donne che lavorano in questi settori sono state influenzate sia dalla militanza nel
sindacato dei colletti bianchi sia del femminismo. Esse hanno quindi cominciato a
mettere in discussione non solo il trattamento non paritario rispetto ai loro colleghi, ma anche la natura sociale del lavoro che svolgono.
Negli Stati Uniti, e in misura pi relativa in Europa, questo mutamento si verificato quando le pressioni sul nucleo familiare hanno determinato una pi marcata
dissoluzione dei legami permanenti tra marito e moglie, genitori e figli. Uno degli
aspetti positivi di questo processo la maggiore autonomia nella famiglia della
donna e dei figli. Gli aspetti negativi sono invece la mancanza di una reale alternativa per la maggior parte delle persone, mentre diventano sempre pi labili i legami di parentela. Le donne che lottano da sole per mantenere una famiglia trovano sempre pi difficile partecipare attivamente alla vita politica che richiede denaro e tempo per viaggiare.
La sfera del sesso ha costituito una delle pi delicate aree di conflittualit. I cambiamenti avvenuti nel campo della maternit consapevole e pi sicura e che sono
dipesi largamente dalla messa a punto di sistemi pi sicuri di contraccezione,
hanno permesso alle donne di esercitare un maggior controllo sulla loro fertilit. Le
femministe pensano per di dover ancora lottare in questo particolare campo, in
quanto le ricerche sinora condotte sono state dirette e commercializzate in un modo da riflettere linteresse maschile. Negli Stati Uniti in particolare, le femministe
hanno denunciato luso delle donne del Terzo Mondo per la sperimentazione di

nuovi contraccettivi che saranno successivamente messi in commercio per le donne


appartenenti alle classi agiate della societ occidentale.
Le donne non sono ancora totalmente libere di abortire. Molte, per, sono le campagne che hanno dato alla donna una nuova consapevolezza sul suo diritto di
scelta. Nel 1969, a New York, un gruppo di femministe tenne una manifestazione
sullaborto. La stessa iniziativa venne riproposta in Francia. Sia negli Stati Uniti
che nel Regno Unito il diritto limitato allaborto ora messo in pericolo dalle campagne contro laborto. In paesi come lIrlanda persino considerato illegale indire
campagne per legalizzare laborto.
Le femministe sostennero tenacemente che la contraccezione e laborto sono le basi
necessarie alla libert di scelta, devono anche essere coadiuvate da ulteriori cambiamenti che coinvolgono le condizioni della maternit, cura ed educazione dei
figli, e migliori salari per le donne. Dopo la seconda guerra mondiale i movimenti
femministi hanno certamente partecipato allattacco contro i codici di morale repressiva, ma hanno anche assunto un atteggiamento critico riguardo alla commercializzazione e alla sfruttamento commerciale della sessualit.
In Gran Bretagna lo sviluppo e la proliferazione dei gruppi in cui si riunivano le
donne maltrattate dai mariti hanno contribuito a travalicare la differenza di
classe. In Francia una campagna programmata dalle femministe contro la tradizionale indulgenza del potere giudiziario nel confronto del delitto di stupro ha
spinto i tribunali ad adottare una linea pi dura contro i trasgressori della legge.
I cambiamenti avvenuti nella famiglia, il controllo delle nascite, la rivalutazione
del sesso sono stati una conseguenza sia del femminismo del XX secolo, che tendeva
a sottovalutare i problemi del sesso, sia delle nuove femministe degli anni venti, che
hanno sopravvalutato gli effetti liberatori del controllo delle nascite. Le femministe
degli anni settanta hanno dovuto non solo reclamare il diritto al controllo delle
nascite, ma hanno dovuto anche lottare per chiarire le implicazioni sessuali inerenti al problema di potere tra uomo e donna.
Il movimento per la liberazione della donna ha quindi spostato i suoi obiettivi pi
verso la richiesta di un maggior controllo nellambito della vita di relazione che
verso la richiesta della parit dei diritti. Si comincia a concepire una vita autonoma fuori dal matrimonio. Tra il 1960 e il 1980 la percentuale di single rispetto alle
famiglie cresce dal 12% al 22%. La liberazione dei costumi ha portato anche ad accettare la procreazione fuori dal matrimonio. Un caso particolare quello in Svezia, in cui nel 1975 la met delle nascite non ha avuto alle spalle un matrimonio.

Tale situazione viene riflessa e sottolineata dal movimento stesso con la militanza
informale, e la fluidit con cui allinterno si formano i gruppi minoritari. I problemi creati da questo tipo di struttura sono evidenti e le femministe li hanno ampiamente discussi. Lideale sarebbe il raggiungimento di una flessibilit e di una
possibilit di espressione paritaria per tutte le donne. Il movimento per la liberazione della donna ha conosciuto momenti straordinari di creativit nella ricerca di
nuove forme di aggregazione e ha dimostrato di essere dotato di unelasticit di tipo ameboide. Dopo i primi gruppuscoli di autocoscienza si sono con il tempo sviluppati altri gruppi con intenti diversificati: centri femministi per la difesa della donna maltrattata, centri che discutono e difendono i casi di violenza carnale, centri
sanitari, centri terapeutici, centri di organizzazione delle campagne, gruppi di
studio.
La lotta per lindipendenza economica e sessuale acquis sempre maggiore importanza con il crescere del numero di famiglie cui facevano capo un solo genitore e
alla complessit della politica di assistenza sociale.
La rivoluzione sessuale ha toccato anche le societ pi conformiste, infatti, anche in
Italia, come nel resto del mondo, gli anni Settanta saranno gli anni della rivolta
femminista. Essa nasce all'interno della contestazione studentesca con cui avr in
comune la fine della visione ottimistica sullo sviluppo, con la denuncia della democrazia politica e della stessa istruzione di massa come fattori di disuguaglianza,
con la critica alla funzione progressista della scienza e della tecnica.
Nelle Universit ormai le donne sono molte. Spesso sono donne cui proprio la condizione privilegiata rivela il peso di una storia desclusioni. Impegnandosi con i loro
compagni le donne riscoprono, il conflitto fra i sessi, sempre pi numerose, la necessit di pensare s stesse, di pensarsi come donne oltre e fuori l'immaginario maschile che le condiziona. Nascono cos e si moltiplicano una serie di collettivi, gruppi
dautocoscienza, il cui oggetto fondamentalmente la messa in comune del disagio, la ricerca comune su di s e i propri rapporti. Insieme danno vita a pubblicazioni, documenti, manifesti che in parte fanno deflagrare l'associazionismo femminile tradizionale, e dall'altra costituiscono una galassia di relazioni, interscambi fra donne desperienze diversissime, con una straordinaria vitalit che espande il movimento a macchia d'olio in una tale proliferazione di soggetti: dal
Movimento di Liberazione della donna al gruppo di via Pompeo Magno di Roma,
dalle donne di Lotta continua che provocheranno la rottura dellorganizzazione
sul tema dell'uso della violenza, al gruppo Anabasi, alla Libreria delle Donne di

Milano e poi via via nel tempo la trasformazione dell'UDI, la nascita dei Centri di
documentazione a partire da Bologna, il centro Virginia Wolf a Roma.
Questo neofemminismo ha segni propri, fra cui decisivi:
la scelta del termine "liberazione" al posto del vecchio "emancipazione": non
pi la ricerca dell'omologazione al modello maschile ma la costruzione autentica di s, a partire dai propri desideri e bisogni. Nei gruppi si svilupper poi a livello teorico la riflessione sulla differenza, gli studi sulle donne, la scoperta di
una nuova fierezza intorno alle risorse e alla forza delle donne;
la riconduzione della politica alla rivoluzione dei comportamenti, che lega
in modo nuovo privato e politico. Fase forte della politica delle donne ma assunta in modo esclusivo rischier poi di far riemergere il primato della politica tradizionalmente intesa;
l'attenzione al corpo, il riappropriarsi del corpo come parte di s, nella sessualit, nella medicina alternativa, superando tutti i vecchi tab.
Nella diffusione del messaggio di riappropriazione del corpo, di una sessualit libera, di negazione del ruolo storico imposto, il movimento trover una sorta
didentificazione simbolica, a carattere mondiale, nella richiesta di libert di aborto. In Italia, come per il divorzio legalizzato nel 1970, la libert di aborto verr
assunta dal movimento femminista come autodeterminazione della donna. Si sviluppa una nuova riflessione femminile che proprio per aver legato la maternit a
una libera scelta pu poi riscoprirla come valore e risorsa femminile. La richiesta di
libert di aborto fu autorizzata nel 1978 e, confermato da un referendum nel 1981.
Il dibattito port allapprovazione della legge 194 che legalizzava linterruzione di
gravidanza entro i primi novanta giorni del concepimento. Le considerazioni prevalenti nella sinistra, ma condivise anche da molti cattolici, erano di ordine sociale: la legge intendeva sconfiggere la piaga sociale dellaborto clandestino e proteggere le donne che pi ne erano colpite, quelle cio pi svantaggiate, socialmente e
culturalmente.
La forza provocatoria della rivolta femminile segna molteplici effetti, forse pi della
stessa contestazione studentesca.
Nella vita sociale si afferma una nuova pratica della trasgressione, della provocazione, ormai incontenibile con le vecchie tecniche di controllo sociale.
Nella vita politica italiana entrano in crisi i vecchi equilibri fra le forze politiche.
La pressione delle lotte femminili provoca l'interruzione anticipata di due legislature, su temi femministi come il divorzio e l'aborto; si dimostra quanto dunque sia-

no profondi i mutamenti della societ italiana, e quanto vi incidano le scelte delle


donne.

EVOLUZIONE DEL BUON COSTUME ED ESITI DEL XX SECOLO


Gli anni Ottanta e Novanta conoscono una straordinaria accelerazione della visibilit femminile. Si registra una tendenza crescente al sorpasso femminile nei dati
della scolarizzazione: le ragazze investono pi dei maschi negli studi, conoscono
meno fallimenti e dispersioni scolastiche, studiano pi a lungo. Si moltiplicano i
successi professionali femminili in campi nuovi, a partire da quello imprenditoriale.
Ma ovunque la riuscita non dipenda da una benevolenza maschile. Le donne si affermano; vincono i concorsi pubblici (sono ad esempio sempre di pi in magistratura); sono protagoniste di primo piano nel mercato, della moda, nello spettacolo,
dell'editoria, e non pi solo come scrittrici ma anche come imprenditrici dell'editoria; rompono la barriera della visibilit nei telegiornali. La voglia di successo e
carriera, pure per certi versi agli antipodi del movimento neofemminista, acquista
forza anche grazie ad esso e prende la forma di una lobby, le "Donne in carriera".
In Italia, il declino dei ceti operai, lo sviluppo dei ceti medi, laumento delle coppie
formate da mariti operai e mogli impiegate in questi anni sta aumentando in modo graduale. NellItalia centrale e nord orientale gli antichi modelli continuano
ancora a prevalere, solo nel meridione il tasso di disoccupazione femminile in declino.
Questi sono gli anni in cui, grazie anche allo sviluppo degli studi delle donne, le
donne scoprono s stesse: scoprono che il loro trascorrere dal lavoro alla casa certamente fatica ma produce anche competenza, ricchezza interiore, intuito, creativit.
A seguito di questi cambiamenti, la famiglia si trasformata radicalmente: in Inghilterra a met degli anni 80 si poteva registrare un divorzio su 2,2 fra i nuovi. Lo
stesso accadeva in Belgio, Francia e Olanda dove tra il 1970 e il 1985 i divorzi triplicarono. Queste tendenze non riguardavano solo larea occidentale, ma anche
quella socialista, nonch lAmerica Latina. Anche le famiglie mononucleari, i
single, aumentarono vistosamente.
In linea con le stesse spinte internazionali nascono via via in Italia nel 1984 la
Commissione per le pari opportunit fra uomo e donna presso la Presidenza del Con-

siglio, il Comitato per l'attuazione del principio di parit di trattamento fra lavoratori e lavoratrici presso il Ministero del Lavoro, il Comitato per le pari opportunit
presso il Ministero della P.I., anche il ministero degli Esteri inaugura un ufficio
Donne e sviluppo per quanto riguarda la cooperazione italiana; nascono una serie
di Comitati, Consulte delle elette presso le autonomie regionali e comunali: sono
approvate nuove leggi per la parit sul lavoro, nell'imprenditoria; le parlamentari
iniziano ad intervenire collettivamente, con effetti crescenti a favore delle donne.
Finalmente nel 1996 giunge a conclusione, dopo molte difficolt e polemiche la legge contro la violenza sessuale.
Le ultime novit politiche positive del secolo in Italia sono comunque le nuove brillanti presenze femminili al Governo, dalle tre donne del Governo Prodi alle sei del
Governo D'Alema, alle molte sottosegretarie, con la nomina anche di un Ministro
per le pari opportunit e dallingresso per la prima volta di una donna alla Corte
Costituzionale. Le politiche di sostegno alla maternit conoscono finalmente una
svolta e l'esecutivo assume formalmente la responsabilit della condizione delle
donne.
L'analisi di questo processo sarebbe incompleta se non si collocasse dentro il dato
pi rilevante: la natura internazionale ormai assunta dal tema della donna. Sulla
scia del movimento degli anni settanta, con il suo carattere internazionale, si sono
poste infatti, per prime, le grandi centrali sovranazionali l'ONU, la CEE.
Per quanto riguarda l'ONU, il cammino che va dalla Assemblea per l'anno internazionale della Donna del 1975 a Citt del Messico, e via via a Copenaghen nel 1980,
a Nairobi nel 1985, fino a Pechino nel 1995, segnato dalla nascita in sede ONU di
istituti specializzati, da una qualificazione dei programmi UNESCO, FAO, OMS, UNICEF e, soprattutto da una crescita di una straordinaria classe dirigente femminile nei paesi in via di sviluppo. Questa politica si data il suo strumento di diritto
internazionale nella "Convenzione delle Nazioni Unite per le eliminazioni di ogni
forma di discriminazione nei confronti delle donne" del 1979. Per suo conto anche
la CEE, poi UE ha svolto unintensa azione di stimolo, con le sue raccomandazioni e
direttive, con la pressione del suo Parlamento.
Ma l'Assemblea di Pechino, in particolare, ha sanzionato il carattere centrale ormai assunto dalle questioni poste dalle donne, di cui le politiche di pari opportunit sono solo uno strumento. Il governo della globalizzazione, con i suoi vantaggi
economici e il rischio dei suoi costi umani, ha bisogno delle donne e accende la voglia di governo delle donne. L'apertura delle frontiere provoca la reazione dei fon-

damentalismi religiosi ed etnici e le fa vittime e ostaggi degli squilibri prodotti. Di


qui l'esigenza affermata a Pechino di un di pi di potere per le donne e di un di pi
di determinazione nell'orientare le grandi correnti della politica.
Le donne del resto passando da una famiglia all'altra hanno sempre costituito un
elemento di scambio, di unificazione di culture e costumi, di usi alimentari e di
pratiche di comportamento, di linguaggi e di conoscenze reciproche. In un mondo
teso fra globalizzazione e rinascita di localismi, le donne sono come chiamate a
tenere insieme le culture del territorio in cui sono cresciute, quelle in cui si sono inserite e unapertura universale. Quando questa non riesce, quando fallisce ne sono
(Bosnia, Ruanda, Kossovo insegnano) le prime vittime.
La politica delle donne, in conclusione pu assumere con pi decisione quell'equilibrio, pi che mai oggi necessario, fra ricostruzione di una coscienza nazionale comune, prospettiva internazionalistica di integrazione dei poteri, esaltazione delle
autonomie locali, al fine di governare politicamente nell'interesse collettivo la globalizzazione.
Ma i due ultimi decenni del secolo non sono ancora al riparo dalle contraddizioni
che hanno segnato tutto il secolo. Malgrado le lotte femminili, il disagio delle donne permane. La disoccupazione, ridivenuta angoscia sociale, ancora un fatto che
riguarda pi donne che uomini, e donne spesso altamente acculturate. La maternit, il lavoro di cura non sono ancora riconosciute per quello che rappresentano e
penalizzano economicamente e socialmente le donne su cui continuano a pesare:
secondo unimportante inchiesta gli uomini italiani lavorano in casa un'ora e
mezza al giorno in media contro le sette ore e un quarto della madre con figli che
lavora anche fuori casa, una media assai pi alta di quella europea. Lo stesso calo
della natalit, che esprime certo anche una raggiunta libert di scelta femminile,
non per questo meno doloroso; nascono meno figli di quanti le donne ne vorrebbero perch proibiti dalle condizioni sociali. Lo sfruttamento sessuale e la pratica della violenza contro le donne, nelle loro varie forme, da quelle privatissime a quelle
pubbliche dei media pornografici, da quelle domestiche e a quelle legate alla giungla urbana, perdura come una realt antica ma insieme esprime una sorta di reazione moderna del maschio insicuro.
Ci che pi conta, la politica resta un fatto maschile. Lo resta nelle sue percentuali
ancora inferiori alle medie europee; lo resta nell'immaginario collettivo anche perch l'informazione politica portata a dare spazio alle donne spesso in modo folkloristico, attraverso il look e il pettegolezzo, anzich per la natura dei contributi

espressi. Soprattutto non ancora convinzione comune che esistano, rispetto ai problemi pi diversi, ragioni proprie delle donne che solo le donne possono rappresentare.

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