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TESI XIV

LA NASCITA DELLOPERA
Con lavvento al periodo barocco, alla polifonia si sostitu la monodia. In essa la voce superiore primeggiava sulle
altre, svolgendo la melodia principale, cantata o suonata. Il basso aveva funzione di sostegno, e insieme alle altre
voci che completavano gli accordi andava a formare il basso continuo. Queste novit condussero allo sviluppo
della pratica e della teoria armonica; e segnarono il passaggio da modalit a tonalit.

LE PRATICHE MONODICHE
Durante il Rinascimento, le voci inferiori delle composizioni venivano spesso sostituite da uno strumento
polivoco, come il liuto, lorgano o il clavicembalo. Queste pratiche monodiche portarono cos alla pubblicazione
di raccolte di frottole, villanelle e chansons ridotte per voce e altro strumento (spesso il liuto), e alla diffusione
dellarte della diminuzione. Essa era un procedimento contrappuntistico consistente nel ripresentare un tema
nel corso della composizione, ma con valori proporzionalmente diminuiti rispetto alla prima esposizione: infatti
la durata delle note lunghe era riempita con ornamentazioni improvvisate secondo formule stereotipe
(colorature dei cantanti).
La vera nascita della monodia si deve per agli studi e ai dibattiti che alla fine del Cinquecento si svolsero nelle
cosiddette Camerate Fiorentine.

LE CAMERATE FIORENTINE
La monodia ed il melodramma ebbero origine grazie allidea di far rivivere la musica greca, formulata dagli
illustri personaggi dellepoca quali Vincenzo Galilei (teorico), Jacopo Peri e Giulio Caccini (cantanti), Emilio De
Cavalieri (compositore) e dal primo librettista Ottavio Rinuccini. Essi, nellultimo ventennio del secolo
Sedicesimo, si riunirono in casa del conte Bardi per dibattere in relazione alla poesia e alla musica greca (anche
se le fonti erano esigue e comprendevano solo gli Inni di Mesomede di Creta, non ancora decifrati). Durante le
riunioni di questa cosiddetta Prima camerata fiorentina (ve ne sar una seconda in casa Corsi) o Camerata
Bardi, questo gruppo di studiosi criticava la polifonia, proponendo un nuovo linguaggio melodico, definito in
seguito recitar cantando, grazie al quale il cantante avrebbe potuto esprimere maggiormente il senso
espressivo delle parole.
Le tesi della Camerata furono esposte da Vincenzo Galilei nel suo Dialogo della musica antica e della moderna
(1581), contenente un nuovo ideale che contrapponeva la monodia alla polifonia, ritenuto un genere fuori
moda, una pratica gotica e oltremontana. Il Dialogo proponeva un ritorno alla tragedia greca, e forniva
informazioni sulla pratica musicale del tempo. Conteneva inoltre gli Inni di Mesomede di Creta, non ancora
trascritti, e tutte le idee formulate nel corso delle discussioni tenute con il conte Bardi. Egli era infatti non solo
compositore, ma anche librettista, e collabor a musiche e testi degli intermezzi e della Pellegrina. Scrisse
madrigali e un Discorso mandato a Giulio Caccini sopra la musica antica e il cantar bene.

LE PRIME COMPOSIZIONI MONODICHE


(PROFANE)
Le composizioni profane monodiche comprendevano monodie da camera e drammi per musica. Si possono
citare il Lamento del Conte Ugolino e altre Lamentazioni del profeta Geremia per la settimana santa (Vincenzo
Galilei), una raccolta di madrigali monodici e Le nuove musiche per voce e basso continuo di Giulio Caccini
(1602). Questo primo trattato sistematico di arte vocale (con Peri e Caccini nasce la figura del cantante solista) si
ha un primo esempio di cantata da camera; il volume conteneva unampia Prefazione contenente i principi del
nuovo stile, con indicazioni sullornamentazione, sullaccentuazione espressiva e sulle variet di tempo, e una
raccolta antologica di brani. La monodia si diffuse infine anche nellopera.

(SACRE)
Contemporanea fu lapparizione della monodia sacra, con mottetti solistici con basso continuo, chiamati spesso
concerti spirituali. La prima opera del genere fu la raccolta dei Cento concerti ecclesiastici a una, 2, 3, 4 voci
con basso continuo di Ludovico Grossi da Viandana (1602).

IL TEATRO RINASCIMENTALE
Lacivilt rinascimentale era aperta a nuove forme di teatro e spettacolo; erainfatti vogliosa di sostituire le
tradizioni dei drammi liturgici con qualcosadi nuovo.

FILONE SERIO
Si instaur cos con successo il genere della favola pastorale, consistente in idilli scenici con personaggi
mitologici e pastori di maniera. Esempio principale di favola pastorale fu lOrfeo di Poliziano(1471), scritto su
richiesta del cardinal Francesco Gonzaga. Questo genere influenz anche i testi (libretti) delle prime opere.

FILONE COMICO
Mail teatro trov anche altre vie despressione. A riscuotere un grande successo, in particolare in Italia e Francia,
fu la commedia dellarte. Essa era basata su uno scenario povero, in cui abili improvvisatori narravano vicende
amorose o burlesche, tra le quali comparivano le maschere di Pantalone, Brighella, Arlecchino e altri.

ANTECEDENTI DELL'OPERA IN MUSICA


- madrigali drammatici (dialogici)
-intermedi

MADRIGALI DRAMMATICI DIALOGICI


La musica in teatro era spesso presente sotto forma di musica di scena, ma si trovano tracce di composizioni
occasionali informa di madrigale nellOrfeo di Poliziano, e nelle commedie armoniche di Vecchi
(LAmfiparnaso) e Banchieri (La pazzia senile e La prudenza giovanile).

INTERMEDI FIORENTINI
Consistevano in scene mitologiche con canti polifonici o brani strumentali (madrigali, arie, sinfonie strumentali) e
danze, tra gli atti di commedie o tragedie. Bench interpolati come riempitivo tra le varie scene, gli intermedi
costituivano una forma autonoma; erano spettacoli totali o globali, in quanto coinvolgevano, intorno ad
argomenti pastorali, mitologici o allegorici, musiche, messinscene e balli.
I principali intermedi fiorentini furono i sontuosi sei intermedi per la Pellegrina di Girolamo Bargagli (1589),
contenenti 34 brani musicali molto vari: sinfonie strumentali (composizioni a pi parti strumentali), madrigali
da 3 a 30 voci, arie a solo. Lorchestra comprendeva un alto numero di strumenti diversi, e contribuiva
alladozione di uno stile concertante, con parti vocali e strumentali obbligate.

I PRIMI DRAMMI PER MUSICA


Gli studi della Camerata fiorentina, che ricercavano uno stile monodico e una riscoperta della tragedia greca,
portarono ben presto alla rappresentazione dei primi drammi per musica, consistenti in monodie
rappresentate.
Nei primi spettacoli fiorentini, ruolo preponderante avevano i versi del dramma e lallestimento scenico. Ma la
vera novit era nella musica, in cui era stato introdotto il nuovo recitar cantando, cio la declamazione del
testo cantandolo sulle note suggerite dal compositore. I cantori dovevano avere una grande cura
nellespressione, secondando con giudizio le parole e i loro sensi disse Pietro della Valle (vedi nota sotto),
autore della teoria degli affetti, secondo cui i cantori dovevano usare piccole inflessioni e coloriture, dette
appunto affetti, e cercare unideale corrispondenza tra sentimenti ed espressione musicale gi ricercata dagli
antichi. Nellopera del Seicento Settecento gli affetti divennero cos elementi importanti per caratterizzare arie
e personaggi.
I librettisti adottarono la forma e lo stile dei drammi pastorali.

Il primo dramma per musica fu Dafne di Peri su testo di Rinuccini, rappresentato in casa Corsi nel carnevale
1598. I pochi brani rimastici sono a struttura strofica con una stessa melodia per le varie stanze della scena e con
uno stile spesso vicino a quello della canzonetta del Cinquecento.
La prima opera interamente conservata fu invece Euridice, di Peri su testo di Rinuccini. Lopera fu
rappresentata il 6ottobre 1600. Nello stesso anno, anche Caccini fece pubblicare una sua Euridice (sugli stessi
versi del Rinuccini), messa in scena nel 1602. Sempre nel 1600, anche De Cavalieri scrisse, a Roma, la
Rappresentazione di anima e di corpo, che non venne per eseguita in forma scenica. Non si deve in ogni caso
pensare che le opere si basassero sul recitar cantando; erano presenti anche arie strofiche e cori omoritmici.
Lapporto strumentale era ridotto, etra gli strumenti (situati dietro la scena) spiccavano quelli adepti al basso
continuo (liuto, chitarrone, clavicembalo, lira).

NOTA - PIETRO DELLA VALLE


Visse a Roma tra il 1586 e il 1652, fu teorico, librettista e compositore. Nel Discorso della musica dellet
nostra (1640) forn preziose notizie sulla prassi musicale del suo tempo.

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