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1. INTRODUZIONE
Buongiorno e buon pomeriggio a tutti e
grazie per questo invito a venire qui, invito
che ho accolto volentieri; francamente anche
perch sono stato un po incuriosito da quello
che mi ha detto don Gianluigi e da quello che
mi ha mandato anche e da quello che gi un
pochino sapevo. Incuriosito dellesistenza di
questi Laboratori Vocazionali e dunque vengo
qui anche per capirci un pochino meglio di
questa realt, che mi sembra una cosa
originale, singolare e che dice limpegno che
in questa chiesa locale, non da ora, si presta a
questo problema della Chiesa in generale, il
problema dellanimazione vocazionale, della
pastorale vocazionale.
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Latina che si celebr in Brasile e fu il primo
congresso continentale. Poi ci fu quello
europeo, celebrato a Roma, poi quello
dellAmerica del Nord, celebrato a Montreal,
poi quello orientale, sarebbe toccato a quello
dellAfrica, per vari motivi non stato
possibile e cosi si cominciato con il secondo
ciclo, che appunto ripartito con lAmerica
Latina. E stato il primo continente che ha
cominciato, diciamo cosi, nellera moderna,
intendendo lera post-conciliare, appunto a
riflettere sulla tematica della pastorale
vocazionale. Ed stato molto significativo in
questo convegno ricordare appunto il primo
convegno.
Il primo convegno stato celebrato
allinsegna della crisi e si disse impossibile
continuare a parlare ancora di crisi, basta
con la crisi, non si pu per tutta leternit
dibatterci con la crisi e con le conseguenze di
depressione che questo pu creare in noi.
Non esiste un animatore vocazionale
depresso. Come fa un animatore vocazionale
a fare animazione vocazionale depresso, con
la depressione. Occorre fare un passo
avanti. Qual il passo avanti ? Il passo
avanti sappiamo tutti delle difficolt,
difficolt che ci sono anche in un continente
cosi complesso, cosi variegato come
lAmerica Latina. Eppure il bisogno quello
di creare una cultura vocazionale. E che cosa
vuol dire creare cultura vocazionale?
Appunto, le riflessioni che vi propongo ora
sono quelle che un pochino, in parte, ho
proposto in quel convegno.
Allora, innanzitutto partiamo da questo
presupposto: non possiamo continuare
semplicemente ad analizzare la crisi, a cercare
di rispondere alla crisi perch la reazione alla
crisi abbastanza qualche cosa che, come
dire, soprattutto se legato al concetto
dellemergenza, emergenza vocazionale
emergenza vuol dire qualche cosa che sta
capitando adesso, si salvi chi pu, come
facciamo, le parrocchie vuote, i seminari con
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una terminologia un po singolare davvero,
cio in un ambiente, in una regione, non so in
quale parte del mondo, in cui c ancora
mercato, mercato vocazionale si intende. E
dunque il proposito, la decisione, il
discernimento fatto dal consiglio generalizio
stato questo: andiamo l, fondiamo, apriamo l
una comunit con il dichiarato intento di
ricavare vocazioni che ci possono poi aiutare
a mantenere e a sostenere le opere
dellistituto, dove abbiamo invece carenza
vocazionale, come in Italia e dintorni. Ecco
questo atteggiamento, che non poi cos
infrequente, non cos raro, cos isolato, per
dice chiaramente un atteggiamento che non
un
atteggiamento
di
partenza,
uninterpretazione del fenomeno che non
assolutamente corretta. Noi siamo chiamati a,
come dire, ad annunciare il vangelo, e dunque
anche ad aprire comunit dove il Signore ci
manda, dove c bisogno di recare il suo
annuncio e non con il progetto diretto o
Mentalit
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che in altri periodi. E paradossale ma la crisi
ci aiuta a capire meglio cosa vuol dire essere
Chiesa, essere credenti. Dunque creare
mentalit vocazionale il primo elemento per
creare unautentica cultura e appunto significa
creare una convergenza attorno a determinate
idee, un insieme teorico di dati e di nozioni
che illustrano il senso dellessere Chiesa e il
valore oggettivo di ci di cui si vuole creare,
appunto, una cultura. Dunque mentalit
vorrebbe dire guardarsi bene in faccia e
confrontarci su questo: siamo convinti, siamo
daccordo che pastorale vocazionale vuol dire
questo e questo. Perch chiaro che se nella
Chiesa non c una convergenza. che nasce
anzitutto dalla condivisione di alcuni valori
che sono fondamentali e che danno cuore,
sono destinati a dare una direzione esplicita
precisa poi al fare animazione vocazionale, se
non c questa condivisione chiaro che non
lavoriamo in modo autentico e non possiamo
pretendere che ci siano dei risultati in quello
che facciamo. Dunque non vero che la teoria
serve solo a chi pensa, riflette e elabora
costruzioni teoriche. Non c niente di pi
pratico di una buona teoria. E dunque
importante che noi ci confrontiamo su questi
elementi fondamentali, radicali: cosa vuol dire
vocazione, cosa vuol dire fare proposta
vocazionale, cosa vuol dire una Chiesa che
annuncia il vangelo della vocazione, la buona
novella della vocazione. E chiaro che non
pu essere solamente la Chiesa che
preoccupata dei buchi, dei vuoti che si creano
allinterno della sua struttura, dico che c di
pi. E il vangelo della vocazione, una
notizia bella, buona che la Chiesa deve
annunciare proprio perch fa parte della sua
struttura, del suo essere. Dunque la mentalit
riguarda lapproccio intellettuale, conoscitivo
al problema e la cultura qui dovrebbe essere
intesa soprattutto come una teoria, teoria
convincente che fa nascere appunto una
mentalit corrispondente.
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della proposta vocazionale. A me fa sempre
pensare questo fatto: noi pensiamo sempre
lanimazione vocazionale come il punto
terminale di un cammino credente. E come il
segno della piena maturazione di un
atteggiamento credente, il credente che fa
conto di fare una scelta per il regno di Dio. E
se fosse il contrario? E se lanimazione
vocazionale fosse propedeutica alla fede? Non
potrebbe lanimazione vocazionale fare parte
del krigma, far parte del primo annuncio? Io
sono molto convinto che un cristianesimo che
parte subito con lidea della responsabilit,
come diremmo poi, ecco questo tipo di
annuncio contribuirebbe a presentare in
maniera molto pi adeguata la stessa fede, la
stessa religione, la stessa visione di fede al
Signore Ges Cristo perch non ci pu essere
adesione di fede se non allinterno di un
processo interiore, personale, soggettivo,
allinterno del quale la persona si rende
responsabile di quel dono che sta ricevendo.
Ecco io credo che questo potrebbe cambiare
in modo radicale il modo di proporre la fede,
allargando enormemente subito, come dire, il
punto di riferimento, il bacino di utenza; non
pi solo i nostri, i buoni, quelli che gi
vengono in Chiesa, quelli che gi hanno
2.2.2
Sensibilit
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mente il vangelo di oggi il comandamento
pi importante amare con tutto il cuore, con
tutta la mente e con tutte le forze, ecco la
fase esperienziale. Ecco che dunque ci
consente in questo senso il passaggio da una
pastorale vocazionale come tradizione
semplicemente da trasmettere attorno a un
2.2.3
Prassi o pedagogia
mentalit
vocazionale,
della
teoria
vocazionale, della teologia vocazionale e
siamo poi particolarmente carenti quando si
tratta di definire i percorsi concreti. Oggi
paradossalmente la teologia sta molto bene,
in ottime condizioni di salute, la pedagogia
che sta male. Eppure li probabilmente che
noi decidiamo un pochino anche le sorti della
nostra proposta. Potremmo sempre, in ogni
circostanza, in ogni momento dellannuncio
della proposta evangelica ricordarci sempre di
realizzare questo raccordo, di non proporre
mai solamente una proposta, un progetto
teorico, per quanto elegantemente e
dignitosamente costruito e elaborato, ma
cercare di indicare anche il percorso altrimenti
una messa, unomelia, una catechesi, una pia
devozione,
lamministrazione
di
un
sacramento, la confessione e quantaltro se
non presenta a chi ascolta, a chi viene ad
usufruire in quel momento di quella
situazione pastorale, se non fa questo tipo di
proposta che cerca di coniugare, di mettere
insieme mentalit, esperienza e pedagogia,
rischia di essere inutile. Se la persona che
viene, che celebra la sua relazione con Dio nel
tempio in un modo o in altro attraverso
lamministrazione dei sacramenti o in altre
forme e non sente che da quella celebrazione
ne viene una provocazione e allora io che
cosa devo fare ? A fronte di questo dono che
ora mi viene dato qual il mio ruolo, qual il
mio posto?- noi non possiamo dire di aver
fatto unoperazione pastorale cristiana. Come
ricordava prima il vescovo, o vocazionale la
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proposta che noi facciamo o non proposta
cristiana.
Aggiungiamo:
perch
sia
vocazionale, occorre che sia veicolata
secondo questa concezione organica di quella
che possiamo chiamare appunto la cultura
vocazionale, che appunto si articola attraverso
questi tre momenti costitutivi: mentalit,
sensibilit e prassi o pedagogia vocazionale.
Ecco, credo che gi questo sia illuminante per
2.3 Ripartire dal vero Volto di Dio, per una vita vissuta come vocazione
2.3.1
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contenuto della mia risposta credente ogni
giorno alleternamente chiamante.
Ancora di pi la vocazione, la teologia
della vocazione dunque la pastorale
vocazionale correttamente intesa mi presenta
un volto particolare di Dio. Proprio a partire
da quello che stavamo dicendo adesso, la
vocazione abbiamo detto non quella scelta
fatta a un tempo e poi mai pi smentita nei
casi migliori, evidentemente, ma il
contenuto, abbiamo detto di una risposta
continua, progressiva, costante. Perch?
Perch appunto rivelazione del progetto di
Dio ed chiaro che il progetto di Dio non lo
potr capire, non posso pretendere di capirlo
tutto in una volta. E un po misterioso questo
progetto. Sar la vita che me lo sveler
progressivamente. Ma questo cosa mi svela di
Dio? Mi svela lidea del Dio, del Dio che
mistero. Mistero cosa vuol dire? Mistero vuol
dire che non si capisce subito, che non si pu
afferrare immediatamente, mistero vuol dire
che non si pu afferrare immediatamente. A
volte noi pensiamo che sia cos perch il
2.3.2
Allopposto
del
mistero
non
c
semplicemente la presunzione di chi sa. Oggi
non corriamo questo rischio, oggi viviamo
tempi ancora di pensiero debole, di incapacit
della ragione di agire, dunque non va di moda
la presunzione di chi pensa di avere gi capito
tutto, anzi semmai va di moda lindifferenza
di chi dice ma chi se ne importa . Il
contrario del mistero lenigma. Il mistero
luminoso, buono, caloroso, vuole
comunicarsi, vuole svelarsi, ti manda
continuamente messaggi; lenigma freddo,
metallico, non si pu comprendere ma per il
motivo opposto al mistero. Il mistero non si
pu comprendere subito perch c troppa
luce; nellenigma c troppa tenebra,
nellenigma c questa impossibilit di
penetrazione, lenigma nemico, ostile,
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assurdo, incapace di offrire un senso da dare
alla nostra vita. Non desidera rivelarsi, n
farsi vedere o sentire, non entra in contatto
con noi, non ci permette di stabilire un
contatto con lui. E metallico, freddo,
impenetrabile e oscuro, muto e sordo e
soprattutto non chiama, non chiama nessuno.
Insomma il mistero rimanda al divino e
lenigma ha qualcosa di diabolico, ma, ecco il
punto, pu ribaltare e contaminare anche il
nostro rapporto con Dio. Anche se siamo
spontaneamente attratti dal mistero e respinti
dallenigma infatti, non possiamo dare per
scontato o presumere che la nostra relazione
con Dio sia sempre vissuta come relazione
con il Dio mistero.
Per questo importante capire, vivere
bene lidentit del chiamato, perch
lautentico chiamato, cio colui che scopre in
continuazione il piccolo mistero della sua
chiamata, colui che resta sempre in un
atteggiamento contemplativo di fronte al
grande mistero di Dio. Dunque capite che
questa la condizione per verificare se noi
davvero viviamo un rapporto autentico con
Dio. Anzi, lautentico chiamato quel
credente che coglie costantemente il piccolo
mistero del proprio io dentro il grande mistero
di Dio o scopre sempre pi s stesso come
parte del mistero divino, con sorpresa grande
da un lato e infinita fiducia dallaltro di
scoprirlo sempre pi, lasciandoci condurre e
guidare da questa luce gentile, la luce di Dio.
Mentre al contrario chi, pi o meno
coscientemente, vive con Dio un rapporto
enigmatico, e questo possibile nella nostra
vita, la crisi vocazionale sempre
conseguenza anche di un rapporto enigmatico
vissuto con Dio o di un rapporto vissuto con il
Dio enigma. Chi vive con Dio un rapporto
enigmatico non potr nemmeno scoprire la
propria vocazione, n sentirsi motivato a farlo
perch se il rapporto enigmatico non c
questa relazione come con una fonte di calore,
di luce, che vuole svelarsi, che vuole rivelarsi,
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Voglio dire che non si pu continuare ad
abbassare il livello qualitativo della vocazione
proponendola come ci che ti consente di
realizzare te stesso, la tua autorealizzazione,
che ti svela quello che tu sei chiamato a fare e
che parte di conseguenza da che cosa; se la
vocazione la realizzazione di quello che tu
sei chiamato a fare evidentemente lambito
del discernimento vocazionale sono le tue
doti, le tue qualit. Ma questo un modo
molto banale di parlare di vocazione. La
vocazione qualche cosa di divino, il modo
di manifestare nel mondo Dio, un Dio che pu
essere visto solo dalla ricchezza delle sue
creature. La vocazione infatti, la vocazione
di ognuno, rivelazione di quel particolare
aspetto, che riguarda Dio, che solo tu con la
Lultimo
punto
della
mentalit
vocazionale che volevo ribadire la duplice
polarit teologica vocazionale, che sarebbe i
due poli attorno ai quali costruire unautentica
animazione pastorale vocazionale dal punto di
visto teologico, ribadisco. Sono il MISTERO
della CREAZIONE che la polarit pi
classica, pi tradizionale anche pi usata
diciamo cos e la polarit della
REDENZIONE, che invece non altrettanto
concretamente messa in atto, proposta, come
elemento illuminante. Ecco io credo che sia
molto importante questa riflessione: i due poli
cio devono esserci tutti e due.
Cosa vuol dire la polarit della creazione?
Vuol dire, come ho detto appena adesso, che
la vocazione la manifestazione di quella
immagine, somiglianza con lEterno, secondo
2.4.2
linterpretazione
pi
tradizionale,
evidentemente corretta, ci mancherebbe.
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anche nella sensibilit infatti, ovvero, nel
secondo senso, quello del Dio redentore. La
vocazione un appello che il Padre redentore
rivolge a ogni uomo, a ogni donna salvati dal
figlio. Perch? Cosa vuol dire questo appello?
Questo appello sul piano vocazionale
terribilmente importante comprendere questo
vuol dire che come se il Padre ti
ricordasse che la salvezza che il sangue del
Figlio ti ha ottenuto, diventa in te, deve
diventare in te, la responsabilit di salvezza da
parte tua nei confronti degli altri. Questa
lautentica vocazione cristiana. Guardate
come siamo distanti dalla pastorale
vocazionale mercantile o quella che deve
semplicemente tappare i buchi. Vocazione
vuol dire che Dio ha cos tanto amato il
mondo da rendergli la creatura che ha creato,
da rendere la creatura capace di redenzione. E
ci tremano i polsi a pensare questo, ma questo
vocazione cristiana, cari fratelli e sorelle
se no facciamo qualcosaltro. Non facciamo
autentica pastorale vocazionale se non
trasmettiamo questo tipo di interpretazione
del messaggio cristiano.
Ecco perch vedete, fare animazione
vocazionale propedeutico alla fede, non
semplicemente lultimo punto, che pu essere
proposto solamente a quelli che gi hanno
fatto unadesione credente e che sono gi
credenti che partecipano, che sono osservanti
e praticanti. Fare proposta vocazionale
intelligente, autentica ideologicamente e
teologicamente corretta vuol dire fare lunico
annuncio cristiano credente che si pu fare.
Lannuncio vocazionale, in altre parole, fa
parte del krigma, non una specializzazione
per i pi belli, i pi bravi. Perch? Perch
per i cristiani! Vuol dire questo: non esiste il
cristiano che semplicemente salvato e cosi
ringrazia Dio pi o meno commosso per il
sangue del Figlio. Essere salvato, che cosa
vuol dire in fondo, in ultima analisicosa
vuol dire essere salvati? E da che cosa siamo
salvati? Noi siamo salvati fondamentalmente
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proposte che ti chiedono il massimo, dalle
proposte che senti come il massimo che pu
chiedere alla tua vita. E dunque
fondamentale che noi oggi impariamo a fare
una pastorale vocazionale che non parte pi,
che non privilegia pi in modo esclusivo,
semplicemente la polarit della creazione, la
polarit teologica del Dio creatore, ma che
coniuga
questa
polarit
teologica
dellelemento del Dio creatore allaltra
polarit teologica, quella del Dio redentore
che salva, che redime, che ci ama fino a
questo punto, perch in fondo dellamore di
Dio che dobbiamo parlare. Qual il segno pi
grande dellamore di Dio per noi? E la croce
di Ges. Perch? Perch la croce di Ges non
solo ci regala, ci dona, a basso prezzo una
salvezza che noi non abbiamo assolutamente
faticato a meritare, ma perch il sangue della
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desideri come spesso capita in noi, molto
naturale, una tentazione di tutti, universale,
no? Non puoi entrare in una sensibilit
interiore, entrare in questaltro atteggiamento
interno, che vuol dire una disposizione
completamente diversa: Dio che fa
esperienza di te. Domandate cos ad Abramo
cosa vuol dire esperienza di Dio, cosa voglia
dire fare un percorso. Ecco si apre un discorso
vocazionale solo se alla base, ecco a cosa
dovrebbe condurre credo un laboratorio
vocazionale, si crea un cammino esperienziale
del divino, in cui al primo posto non c
luomo che va, trionfalmente, olimpico e
naturalmente vincente a fare esperienza di Dio
e dunque studia Sacra Scrittura, impara un
sacco di cose per decifrare Dio e la sua parola.
Ma il credente che riesce a fare questo
passaggio, a mettersi nella condizione di chi
si lascia incontrare da Dio. Dio che mi
incontra. E come incontra Dio? Sempre la
Sacra Scrittura, cosa mi dice? Dio incontra
luomo attraverso la prova. La prova lo
strumento attraverso il quale Dio si manifesta
a noi. E questa manifestazione di Dio, questo
appello del mistero che dicevamo dianzi,
quotidiano, ogni giorno ha la sua prova se tu
entri in questo atteggiamento interiore
veramente. La vita parla se c un cuore che
ascolta. Dio ti trova ogni giorno se tu entri in
questa disponibilit interiore. E allora il
cammino vocazionale comincia a diventare
chiaro, o sempre pi chiaro, in quella luce che
viene
dal
mistero.
La
teofania,
brevissimamente, qui avrei cosi proposto
volevo attirare lattenzione su questo
fenomeno che oggi particolarmente
inquietante teofania vuol dire Dio che si
manifesta. Non pi teologia, ma teofania,
cio Dio che si manifesta, dunque in termini
pi chiari,pi immediati, pi evidenti, anche
sensibilmente, come dire, provocanti. Non
solo la mia mente, ma i miei occhi, il mio
udito, il mio cuore, le mie mani
unesperienza continua, progressiva di Dio.
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invece recuperare assolutamente il senso, la
tonalit drammatica della vita umana. Chi
stato salvato a caro prezzo si accorge che
questo caro prezzo vuol dire in s la grazia di
una responsabilit per la salvezza degli altri.
Se noi oggi riprendiamo a proporre un
cristianesimo
cos,
un
cristianesimo
drammatico, io sono assolutamente sicuro che
creiamo cultura vocazionale e facciamo anche
una pastorale vocazionale autentica per tutte
le vocazioni, in modo particolare per alcune
vocazioni.