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Sia per gli uomini che per gli animali comunicare una necessit vitale, dal momento che solo
scambiandosi efficacemente informazioni essi possono alimentarsi, riprodursi, garantirsi una
posizione allinterno di un gruppo sociale, ottenendo aiuto e sostegno. La scrittura costituisce un
potente, comodo e diffuso mezzo di comunicazione, e non possibile comprendere in che modo
possa essere utilizzata funzionalmente senza avere preliminarmente capito che cosa si intenda per
comunicazione. proprio a questo tema che saranno dedicate le prime due lezioni: iniziamo qui
prendendo le mosse da alcuni concetti chiave, e in particolare dal problema del codice, sistema di
segni per mezzo dei quali si comunica; passeremo poi ad esaminare due modelli che descrivono la
comunicazione e vedremo fino a che punto essi risultino efficaci per schematizzare questo
processo, molto pi articolato di quanto non sembri a prima vista.
La lezione in breve
Con il termine comunicazione ci riferiamo ad un processo di trasmissione, interpretazione e
comprensione di informazioni di varia natura, messo in atto volontariamente da individui con
fini precisi. Perch il processo funzioni necessario che questi individui condividano un codice
comune, composto da una serie di segni e dallinsieme delle regole necessarie a selezionarli e a
combinarli fra loro: i codici comunicativi sono molto numerosi e prevedono luso di canali
differenti (tanti quanti sono i sensi: visivo, olfattivo...). La costituzione degli elementi di ciascun
codice in s arbitraria e il codice nel suo insieme, una volta condiviso da un gruppo sociale, non
modificabile da parte del singolo individuo, che deve invece apprenderne le norme e rispettarle,
se vuole portare a buon fine la comunicazione. Questo processo schematizzato nel modello di
Shannon e Weaver, che per si riferisce solo alla trasmissione di dati (fonte + codificatore +
messaggio + canale + ricevente + decodificatore). Jakobson perfeziona tale schema introducendo
nuove variabili specifiche della comunicazione linguistica, come i suoi fattori creativi e
circostanziali e i suoi fini pragmatici.
Sommario
Che cos' la comunicazione ................................................................................................................. 2
Codici e lingue ............................................................................................................................. 3
Segnali e canali ............................................................................................................................ 6
I padroni del codice ...................................................................................................................... 7
I modelli che descrivono la comunicazione ......................................................................................... 8
Il modello di Shannon e Weaver .................................................................................................. 8
Il modello di Jakobson ............................................................................................................... 10
Codici e lingue
Abbiamo scritto nel paragrafo precedente che i codici sono insiemi strutturati di segni: lo ribadiamo
ora arricchendo la definizione: i codici sono insiemi strutturati di segni e di regole per
combinarli tra loro; essi possono avere - in dipendenza dalle caratteristiche degli elementi che li
costituiscono (i segni, appunto) - caratteristiche molto diverse.
I segni
Ma che cosa sono i segni? Nella sua accezione pi lata, il termine segno indica semplicemente un
elemento che sta per un altro, un "cosa" che ne indica un'altra, prendendone in qualche modo il
posto (per esempio quando quest'ultima non disponibile nel contesto). In pratica, perch sussista
un segno (ed il codice di cui esso parte) necessario che un elemento sia il "segnaposto" di un
altro a quello stabilmente collegato.
Nel codice semaforico, per esempio, necessario che un colore sia stabilmente segnaposto di un
concetto (il colore rosso del concetto 'fermati', il verde di vai). Istituendo questa relazione
stabile tra un elemento che funge da segnale ed uno cui il segnale rinvia avr creato un segno.
Un insieme di tali segni un codice.
Lelemento che funge da segnaposto detto elemento segnaletico o significante; lelemento cui
esso rinvia detto noetico o concettuale o significato, (nel nostro esempio: 'fermati', 'rallenta', 'vai'),
che il correlato cognitivo del primo, l'idea ad esso associata stabilmente e da esso richiamata. Per
esempio, nel codice della lingua italiana, un segno quello che ha come significante l'insieme di
foni ['kane] e come significato l'idea o l'immagine mentale del noto mammifero domestico.
Producendo il significante ['kane], infatti, chi sia a conoscenza della convenzione per cui esso
assegnato al contenuto mentale 'cane', richiamer immediatamente questo contenuto e punter,
Un codice, come abbiamo scritto nel paragrafo precedente, un insieme di segni e di regole
per combinarli tra loro; precisiamo che tali regole indicano come i segni possono essere
combinati e sostituiti gli uni agli altri in maniera accettabile.
Quando si usa un codice, infatti, si selezionano tra tutti i segni che lo compongono quelli pi adatti
alla rappresentazione dei contenuti che interessano e li si unisce tra loro linearmente, l'uno dopo
l'altro. Non tutte le sequenze sono ritenute valide: quali lo siano stabilito proprio dalle norme
combinatorie previste dal codice. Quello della combinazione lineare degli elementi segnici che
costituiscono un codice il suo aspetto sintagmatico (detto anche del processo); la combinazione
sintagmatica di tre elementi lessicali come Il, cane e mangia, per esempio, pu originare le frasi Il
cane mangia, ma anche, data una regola diversa, mangia il cane.
Un codice, per non mette a disposizione dei parlanti solo regole per la combinazione degli
elementi che lo costituiscono: ne fornisce loro anche di differenti, che regolano la sostituibilit degli
elementi stessi all'interno della medesima struttura lineare. Nella seconda delle frasi che abbiamo
prodotto nel capoverso precedente, dato un soggetto umano (per esempio, Mario), cane potrebbe
essere sostituito da pollo ([Mario] mangia il pollo) o da manzo ([Mario] mangia il manzo), ma - in
una cultura non antropofaga come la nostra - non da il nonno ([Mario] mangia il nonno). Non tutte
le sostituzioni sono, dunque, valide; ed, ancora una volta, a stabilire quali lo siano il codice, che
detta norme precise. Quello della sostituibilit degli elementi segnici che costituiscono un codice
il suo aspetto paradigmatico (detto anche del sistema: invece di il il sistema mette a disposizione
anche lo, la...; invece di coniglio, anche manzo, quaglia; invece di mangia, anche cucina, frigge... e
permette di ottenere, a partire dalla regola combinatoria che ha creato la frase mangia il coniglio,
anche frasi come cucina il manzo, frigge la quaglia).
Diciamo, allora, riepilogando, che ciascun codice organizzato su due assi: quello sintagmatico
e quello paradigmatico; il primo rappresenta la dimensione combinatoria lineare degli
elementi linguistici; il secondo le possibilit di sostituzione offerte per ciascuno degli elementi
disposti sull'asse sintagmatico.
Si osservi la tabella che segue: nellultima riga della tabella presente una combinazione
sintagmatica di elementi cui possono essere sostituiti gli altri elementi, delle rispettive colonne, per
ottenere frasi differenti:
Il contadino
Lui
Egli
Antonio
Giovanni
Maria
Andrea
coglie
sbuccia
cuoce
schiaccia
mastica
butta
mangia
quelle
tutte le
varie
parecchie
tante
molte
le
carote
patate
ciliegie
arance
banane
mele
pere
Segnali e canali
Abbiamo gi detto che la comunicazione sfrutta, per convogliare contenuti, all'interno di un
processo che ha caratteri di volontariet, una serie di segnali e cio di indicazioni sensibili (nella
comunicazione umana soprattutto visive ed uditive; pi raramente, in contesti ed occasioni
particolari - si pensi ai non vedenti - anche tattili; nell'espressione, invece, hanno un loro ruolo
anche segnali olfattivi e gustativi). Vogliamo ora approfondire questi concetti fornendo alcune
indicazioni pi precise su canali e segnali.
Precisiamo, per iniziare, che i segnali (quegli elementi che, insieme a quelli di contenuto, formano i
segni) possono essere veicolati da canali differenti, tanti quanti sono i sensi: i segnali, infatti,
costituiscono la faccia percepibile del segno, e non si danno segnali senza "porte percettive" che
permettano di individuarli.
Esistono tanti canali quanti sono i sensi, si scritto; ed in effetti all'udito corrisponde il canale
uditivo; alla vista il canale visivo; all'odorato il canale olfattivo; al tatto il canale tattile ed al gusto
il canale gustativo. Cos, i segnali che vengono percepiti tramite l'udito, che viaggiano su onde
sonore - mezzo della trasmissione - passano sul canale uditivo; quelli che sono percepiti tramite la
vista, che viaggiano su onde luminose, passano sul canale visivo; quelli che sono percepiti tramite
l'odorato, che viaggiano in forma chimica attraverso l'aria, passano sul canale olfattivo; quelli che
vengono percepiti tramite il tatto ed il gusto, che viaggiano in forma elettrochimica attraverso i
canali nervosi, passano sul canale tattile e sul canale gustativo.
Particolare rilievo hanno, ai fini della comunicazione umana, come si gi segnalato, i codici
che si basano in prima istanza sul canale uditivo e che utilizzano, come segnali, insiemi
strutturati di suoni: si tratta di quelli che i linguisti chiamano codici verbali orali, delle lingue
storico-naturali, cio. Proprio di esse e delle loro caratteristiche ci occuperemo in maggior dettaglio
nelle sezioni che seguono.
I significanti
I segni delle lingue storico-naturali presentano una faccia significante che costituita da suoni
(foni, nell'uso orale) o da elementi grafici (grafi, in quello scritto). Cos, al contenuto (significato)
'mammifero domestico canide a quattro zampe' corrisponde il segnale (significante) cane.
I significati
I segni delle lingue storico-naturali presentano significati che sono costituiti da concetti. Il
contenuto di un segno, quindi, non un'entit reale, non il referente (lanimale che abbaia) cui i
segni sembrano puntare, ma una sua rappresentazione mentale.
Il rapporto tra significanti e significati
Chiarito da cosa sia rappresentato il segnale (il significante) e da cosa il contenuto (il significato) in
un codice verbale, resta da precisare quale sia la natura della relazione che il codice stesso (che il
complesso di segni da cui esso costituito) istituisce tra l'uno e l'altro. Ed presto detto: il
rapporto tra segnali e contenuti (tra significanti e significati) arbitrario.
Non esiste, infatti, alcuna ragione particolare perch al significato 'cane' si debba fare coincidere
l'insieme di fonemi /k/+/a/+/n/+/e/; ci tanto vero che codici diversi da quello lingua italiana
hanno associato ad un contenuto concettuale simile stringhe di fonemi del tutto diverse: l'inglese
quella che realizza la parola dog; il tedesco quella che realizza la parola hund; lo spagnolo quella
che realizza la parola perro e cos via.
Il modello di Jakobson
(Su questo argomento della lezione 1 disponibile una scheda aggiuntiva nella
pagina dei materiali)
Roman Jakobson, linguista russo, naturalizzato americano (1896-1982) ha a lungo dedicato la
propria attenzione alla linguistica: slavista di altissimo livello, fu il fondatore della cosiddetta
Scuola di Praga, che si dedic all'analisi strutturalistica del linguaggio, soprattutto nei suoi aspetti
fonologici. Nell'ambito dei suoi interessi strutturalistici (strutturalismo), fu anche promotore
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Jakobson propone un modello della comunicazione che adatta quello ingegneristico. Nel
nuovo quadro concettuale, la comunicazione appare ancora come il processo di trasmissione di una
sequenza di messaggio da un emittente ad un destinatario attraverso un canale (contatto), ma in essa
giocano un ruolo fondamentale operatori umani, un codice linguistico, il contesto e le circostanze di
produzione e fruizione.
In sostanza, il modello di Jakobson prevede la presenza, all'interno del processo comunicativo - di
sei elementi qualificanti :
a.
b.
c.
d.
e.
f.
il mittente;
il contesto in cui avviene lo scambio di informazioni;
il messaggio;
il canale attraverso cui lo si fa passare;
il codice con cui lo si rende trasmissibile;
il destinatario.
La funzione emotiva (a) si concentra sul mittente nel senso che connessa alla manifestazione del
suo vissuto, della sua particolare percezione della realt; quella referenziale (b) si incentra sul
contesto, ossia sulla realt in cui si sviluppa ed a cui fa riferimento l'atto comunicativo: essa
collegata all'esigenza primaria di descrivere e "commentare" il mondo, di fornire descrizioni di
oggetti, eventi o persone o di confortare opinioni particolari; la funzione poetica (c) si concentra sul
messaggio, nel senso che fa attenzione alla sua elaborazione per fini estetici; la funzione ftica (d)
incentrata sul contatto, ossia sul canale fisico e/o psicologico che permette la trasmissione di un
messaggio: essa connessa all'esigenza di verificare la funzionalit e la solidit del canale
comunicativo; la funzione metalinguistica (e) si concentra sul codice nel senso che lo analizza in
maniera autoreferenziale, riflessiva, ne parla, ne descrive il funzionamento nel particolare contesto
in cui avviene lo scambio comunicativo; la funzione conativa (f), infine si concentra sul destinatario
nel senso che lo assume come oggetto di un'azione, lo assoggetta ad un fine comunicativo (per
Lezione 2
La comunicazione: altri modelli che la
descrivono
Proseguiamo qui il percorso iniziato nella lezione scorsa, esaminando le novit teoriche introdotte
dai modelli successivi a quello di Jakobson, fino ad arrivare ad un quadro complessivo del
fenomeno della comunicazione. Emerge cos la sua natura interattiva, come pure il ruolo attivo
dellinterpretazione, che genera anche sensi diversi da quelli che il messaggio originariamente
possiede; si chiarisce come ogni atto linguistico implichi una strategia (consapevole o
inconsapevole) e un consenso fra le parti, fondato sul riconoscimento di precisi segnali.
La lezione in breve
Gli studi di Umberto Eco sulla fenomenologia dellinterpretazione hanno evidenziato come
entrambi i soggetti della comunicazione mittente e destinatario contribuiscano attivamente
alla costruzione del senso, e come il mittente, consapevole di tale ruolo attivo del destinatario,
agisca sempre nel tentativo di influenzarlo, in modo da ottenere il risultato voluto.
Il modello di Sperber e Wilson procede nella stessa direzione, facendo tesoro di numerosi spunti
della linguistica pragmatica: lo scambio comunicativo viene ora inteso come un atto fra gli altri,
compiuto cio per fare qualcosa, per conseguire un fine; si dimostra lesistenza di una serie di
regole condivise da coloro che comunicano (o massime conversazionali: della quantit, della
qualit, della relazione, del modo), che necessario rispettare per rendere lo scambio comunicativo
massimamente funzionale; appare poi determinante il ruolo dellimplicito, ossia di ci che non
viene detto esplicitamente, ma viene inteso sia dal mittente che dal destinatario. A tutto questo essi
aggiungono il fattore della rilevanza, il principio delleconomicit dello scambio, e la convinzione
che sia possibile impostare una strategia mirata di intervento nei confronti del destinatario.
Tenendo presenti le indicazioni dei vari modelli osservati potremo affrontare il processo della
scrittura con maggiore consapevolezza, preparando il nostro testo in relazione al destinatario
prescelto, al canale, al contesto (concreto e culturale), tentando di minimizzare i contrasti e di
utilizzare con efficacia il detto e il non detto.
Sommario
I modelli post-strutturalisti e la riflessione di Eco
Il modello di Sperber e Wilson
Il suo rapporto con la teoria pragmatica
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Lezione 3
L'italiano d'oggi: le variet funzionali,
situazionali e strutturali
Mentre litaliano standard quello sancito dalle grammatiche ed insegnato nelle scuole si
manifesta soprattutto nelle scritture di alto livello, nella realt delluso quotidiano, scritto e orale, la
lingua si manifesta, in forme che variano a seconda della cultura dei parlanti, della situazione in cui
essi si trovano ad interloquire e del mezzo che impiegano per comunicare, negli atti linguistici dei
parlanti. Linfinita variet degli enunciati prodotti, per, non priva di una struttura interna e, in
realt, essi sono raggruppabili in un certo numero di variet che, insieme, costituiscono il
repertorio della lingua. Solo tenendo presenti le differenze fra le variet dellitaliano potremo
scegliere correttamente quale di esse usare volta per volta, per ottenere il risultato migliore.
La lezione in breve
Il sistema linguistico dellitaliano contemporaneo comprende numerose variet di tipo diverso. Vi
sono innanzitutto due variet strutturali principali, ovvero quella scritta e quella parlata, che si
differenziano per persistenza, contestualit, risoluzione, portata e ricchezza. I sottocodici, o
linguaggi settoriali, sono invece delle variet funzionali, legate a specifiche attivit. Esistono poi
variet geografiche, come i vari italiani regionali, e variet sociali, come litaliano popolare (di
cui non ci occuperemo in maniera specifica). Variet situazionali, infine, sono i registri (veri e
propri livelli di lingua), scelti a seconda della formalit della situazione in cui ci troviamo.
La variet pi formale, con cui tutte le altre si confrontano, litaliano standard, registrato e
descritto nelle grammatiche, il quale sar ovviamente la scelta privilegiata per i testi di scritti pi
formali, come quelli di carattere scientifico, letterario e amministrativo. Nel parlato e anche nello
scritto informale si fa invece strada litaliano neostandard, caratterizzato da processi di
Sommario
Le variet della lingua
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6
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I testi prodotti in modalit orale presentano, di norma, una risoluzione linguistica inferiore
rispetto a quelli prodotti in modalit scritta: la comunicazione orale, infatti, tende a privilegiare,
come abbiamo gi detto, l'efficienza e l'economicit e, dunque, a ridurre il numero degli elementi
linguistici non strettamente indispensabili. Vengono eliminati, ad esempio, molti elementi
strutturali, quali le congiunzioni subordinative o alcuni avverbi; ci comporta anche che i testi orali
siano sintatticamente pi semplici e disorganici di quelli prodotti in modalit scritta.
Progettazione attenta,
organizzazione complessa,
Non-contestualit: la
comunicazione non pu dipendere
dagli apporti inferenziali ed
interpretativi che il destinatario trae
dal contesto, perch questo non
necessariamente condiviso; il
dominio dell'implicito ridotto.
Portata ampia.
Portata ridotta.
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I registri, in dettaglio
Come, nella lingua dei musicisti, un registro l'estensione sonora coperta da uno strumento o una
voce e, per ci stesso, non pi che una sezione dell'ampiezza globale teoricamente disponibile, cos
in quella dei linguisti, che hanno mutuato il termine musicale per metafora, un registro uno
specifico "livello" di lingua, che congloba una certa quantit delle possibilit espressive messe
a disposizione dal sistema.
Esistono livelli, cio registri) pi elevati, adatti a situazioni di particolare formalit e pi bassi,
appropriati a circostanze pi amichevoli ed ufficiose; gli studiosi ne distinguono un numero
differente, ma in generale identificano, agli estremi dell'area di possibile variazione stilistica, una
variet aulico-formale ed una informale-trascurata. Tra le due variet estreme si collocano le altre,
elevate, medie e colloquiali, che virano lentamente a costituire un continuum.
Da un certo punto di vista, un registro una variet "completa" della lingua: ci significa che la sua
adozione comporta sempre - in maniera meditata o irriflessa - l'impiego di una serie ben precisa di
varianti linguistiche che si collocano a tutti i livelli del codice, e cio a livello lessicale, sintattico,
morfologico, fonologico, intaccando anche molti aspetti della testualit.
Per chi si occupa di pratica della scrittura proprio la capacit di discriminare tra le molte
variet situazionali disponibili e di scegliere quella pi adatta al sistema di relazioni in cui egli
opera a determinare la maggiore o minore abilit del singolo scrivente; ed tale capacit ad
incidere in maniera rilevante sulla possibilit di raggiungere i suoi fini comunicativi.
I sottocodici, in dettaglio
I sottocodici, detti anche linguaggi settoriali, sono variet del codice collegate a specifiche
attivit o a determinate discipline. Il loro primo nome (sotto-codici) vuole sottolinearne lo statuto
di segmenti, di sottoinsiemi del codice generale della lingua standard o, forse meglio, della lingua
considerata in senso astratto, come sistema omnifunzionale; il secondo (linguaggio settoriale),
invece, ne indica soprattutto la natura di variet distinte (soprattutto dal punto di vista lessicale e
L'italiano, come abbiamo gi detto, non un insieme monolitico di elementi, ma, piuttosto, un
dinamico aggregato di variet le cui caratteristiche dipendono dalla cultura e dalla classe
sociale dei parlanti e degli scriventi, dal contesto in cui essi si trovano ad operare ed a
comunicare, dalle zone da cui essi provengono o nelle quali vivono e risiedono e dal mezzo che
essi impiegano per scambiarsi informazioni.
Dopo aver trattato le variet situazionali e funzionali (diafasica) e lei variet strutturali
(diamesiche); ci occuperemo ora delle variet geografiche (diatopica) e sociali (diamesica).
Le variet geografiche sono quelle legate agli usi delle diverse aree di un dominio linguistico
(nel nostro caso: quello italiano), e sono per lo pi contraddistinte da una fonetica, da un lessico e
da una sintassi particolari. L'italiano di Puglia, ad esempio, una tipica variet regionale.
Su questo argomento della lezione 3 disponibile la scheda aggiuntiva 3 nella pagina dei
materiali.
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Pur tanto diversi tra di loro, per, i brani che abbiamo analizzato sono tutti scritti in italiano:
non nello stesso tipo di italiano evidentemente; non nella lingua appresa nei suoi aspetti
formali sui banchi di scuola.
Le varianti regionali sono sempre sentite come marcate; ci significa che chi le impiega a
sproposito, cio nei contesti sbagliati, pu passare per persona rozza o poco colta.
Per questa ragione, occorre evitarle sempre, soprattutto nello scritto di una certa formalit, come
i testi professionali, a meno che non vi siano impellenti ragioni di ordine comunicativo che
impongano di derogare al principio generale che raccomanda, nella redazione di testi scritti,
l'aderenza alle variet standard o neo-standard.
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Litaliano neo-standard
Le modifiche cui l'italiano andato soggetto nel corso dell'ultimo secolo sono molteplici: grazie ad
esse, usi e forme che la precettistica ha sempre condannato hanno tanto espanso il proprio
dominio da vedersi riconosciuto un diritto di cittadinanza nel parlato e nello scritto poco o
mediamente formale e da vedersi garantita una certa accettabilit anche in grammatiche e
dizionari.
In tali situazioni, anzi, l'impiego di tali forme tende a configurarsi come una sorta di nuova,
implicita norma, che tende a scalzare l'altra, pi conservativa; a fianco dello standard ancien
regime, per via della progressiva diffusione della lingua nazionale, si va affermando, insomma,
un nuovo standard. Anzi: il nuovo standard, che si incarna in una variet che uno studioso ha
recentemente battezzato italiano neo-standard (Berruto 1987).
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Lezione 4
Il testo e le sue caratteristiche
La conoscenza anche approfondita delle norme della lingua standard non sufficiente a creare
senza sforzo un testo vero e proprio, che abbia una struttura solida, funzionale, e soprattutto che
venga percepito come tale dai suoi lettori. Per arrivare a questo risultato necessario mettere in
campo anche altre competenze, che prenderemo in esame nelle prossime tre lezioni.
Questa lezione dedicata a chiarire il fondamentale concetto di testo, attraverso un riepilogo delle
sue principali caratteristiche.
Si cercher, dunque, di definire con maggiore precisione una nozione che tutti noi gi possediamo
in maniera irriflessa e istintiva.
La lezione in breve
La principale caratteristica del testo di esistere solo allinterno di uninterazione comunicativa e
di dare luogo alla comunicazione stessa: un testo infatti costituito dallo scambio intenzionale di
messaggi codificati tra un mittente e un destinatario in un determinato contesto e con il preciso
scopo che questi possano essere interpretati correttamente, riconosciuti come unitari e compresi. In
questo senso, quando si parla di testualit non si intende una caratteristica propria delloggetto
linguistico; si considera piuttosto testo linsieme di enunciati cui un essere senziente ha riconosciuto
carattere di autonomia e unitariet.
Altra importante caratteristica del testo soprattutto di quello prodotto nelle interazioni orali
connessa alle sue finalit non esclusivamente referenziali: infatti, anche quando si comunica
attraverso il linguaggio verbale si compiono delle azioni (condivisione di emozioni, esortazione,
erogazione di ordini), ovvero atti linguistici, come hanno teorizzato i filosofi del linguaggio
Austin e Searle.
La qualit fondamentale del testo, ovvero la sua unit e autonomia, pu essere determinata sia da
elementi esterni sia da elementi interni. Nel primo caso, si fa riferimento a tutti quegli elementi
formali di contorno al testo, o elementi paratestuali, che contribuiscono a facilitarne la
comprensione, organizzarlo o presentarlo. Nel secondo caso, si fa riferimento a tutti gli elementi
segnaletici di tipo linguistico e tematico che vengono elaborati dal destinatario alla luce del suo
patrimonio di conoscenze. De Beaugrande e Dressler hanno proposto un elenco di sette tratti
costitutivi, considerati fondamentali per il riconoscimento di un testo in quanto tale: la coerenza, la
coesione, l'intenzionalit, l'accettabilit, l'informativit, la situazionalit, l'intertestualit. A
questi tratti si affiancano altri tre principi regolativi che riguardano la dimensione pragmatica del
testo: l'efficienza, l'efficacia (o effettivit) e l'appropriatezza.
Sommario
Una definizione di testo
Il testo il mezzo ed il prodotto di uninterazione comunicativa
Il testo leffetto di un atto linguistico: produrlo equivale ad agire sul mondo
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Essendo realizzato nel contesto di un'interazione, il testo il luogo che rende possibile la
manifestazione di sensi differenti, virtualmente infiniti in quanto dipendenti dall'attivit
interpretativa di ciascuno dei suoi destinatari. Essi ne forniscono interpretazioni sempre diverse a
partire dagli indizi forniti loro dalla superficie linguistica e sulla base dei suggerimenti che
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La coerenza
La coerenza la caratteristica di un testo che presenti contenuti ben collegati tra di loro. Sarebbero,
dunque, da considerare coerenti, testi nei quali si rispettino dipendenze come quelle di causa/effetto,
scopo/risultato, anteriorit/posteriorit, prossimit/lontananza ed altri ancora.
In testi poco coesi (ossia in assenza di elementi linguistici che manifestino coesione), la coerenza
potrebbe essere recuperata grazie ad uno sforzo inferenziale aggiuntivo da parte del destinatario;
ovvio che la coerenza risulterebbe pi evidente in un testo coeso che in uno linguisticamente
disgregato.
Cos, un testo come: "Mario, quando vide le prime gocce cadere apr precipitosamente l'ombrello"
sarebbe considerato coerente gi ad un'analisi preliminare, mentre per comprendere "Mario, quando
vide le prime gocce cadere chiuse precipitosamente l'ombrello", occorrerebbe qualche sforzo in pi.
Sarebbe necessario, per esempio, che l'interprete ipotizzasse che, nella situazione descritta dal testo,
Mario si trovi sulla soglia della casa, in procinto di uscire con l'ombrello aperto, e che, vedendo
cadere con violenza le prime gocce, abbia deciso di rientrare.
Coerenza e coesione sono caratteri inerenti al testo; i caratteri di cui discuteremo nei prossimi
paragrafi sono invece esterni ad esso.
L'intenzionalit e l'accettabilit
L'intenzionalit rappresenterebbe l'espressione della volont dell'emittente di produrre un testo ben
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Lezione 5
Tipi di testo: una classificazione funzionale
Dopo aver accennato, nelle scorse lezioni, alla necessit che chi vuole produrre un testo funzionale
calibri le scelte linguistiche e testuali in rapporto al contesto in cui si trova ad operare e ai fini
comunicativi che vuole raggiungere, ci confrontiamo finalmente con le tipologie specifiche dei
testi scritti, ognuna dotata di caratteri specifici, che dovranno essere tenuti presenti fin dalla fase di
progettazione dei nostri elaborati.
In questa lezione viene presentato un primo modello di classificazione per i testi, elaborato da
Werlich, che si basa su un criterio di tipo funzionale. Nella seconda parte della lezione,
particolare rilievo viene dato alla descrizione delle caratteristiche dei testi espositivi
(informativi/argomentati).
La lezione in breve
Il modello di classificazione dei testi elaborato da Werlich si basa su di un criterio
"funzionalistico-cognitivo", in quanto si propone di individuare una tipologia testuale che tiene
conto di tre parametri extralinguistici fondamentali: scopo dellemittente, tipo di destinatario e
circostanze dello scambio comunicativo. Tali parametri influenzano direttamente le caratteristiche
linguistiche dei testi nelle scelte di lessico, nelle strutture sintattiche, nelluso dei tempi verbali ecc.
I tipi testuali cos individuati sono testo narrativo (con la funzione di raccontare una storia, un
evento), descrittivo (esporre le caratteristiche di un luogo, una persona, un oggetto),
argomentativo (sostenere una testi proponendo argomentazioni logiche e confutando le opinioni
contrarie), informativo (fornire notizie di rilievo su persone o fatti), regolativo (imporre il rispetto
di norme, regole, divieti). Tuttavia, nella realt delluso, i testi si presentano per lo pi in forme
miste, che molto raramente corrispondono con esattezza ad una delle cinque categorie.
Di particolare interesse ai fini del corso la tipologia ibrida dei testi espositivi
(informativi/argomentativi), che rispondono alla funzione di comunicare informazioni, sostenendo
eventualmente la validit di un particolare assunto. Tali testi si caratterizzano per completezza,
concisione e immediatezza informativa, che si conseguono grazie ad una forte unit linguistica e
testuale. Dal punto di vista strutturale, inoltre, i testi espositivi presentano una sostanziale aderenza
ad un modello compositivo relativamente vincolante, costruito intorno a tre elementi fondamentali:
l'introduzione, il corpo del testo e la conclusione.
Sommario
I tipi di testo
Una tipologia "funzionalistico-cognitiva"
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I tipi di testo
Come si visto nella lezione 4, dedicata alle caratteristiche del testo, fa parte della competenza
testuale - oltre alla capacit del destinatario di un testo di riconoscerne l'unit profonda a partire
dagli indizi di tipo linguistico che esso mette a disposizione e dalle proprie conoscenze - anche
quella di assegnarlo ad un tipo, ad un genere, ad una classe: di comprendere, per esempio, dopo
poche battute, se si sta leggendo o ascoltando una barzelletta, le previsioni del tempo, un messaggio
pubblicitario o le istruzioni per l'uso di un elettrodomestico.
Ma esistono classificazioni pi rigorose di quelle - spesso impressionistiche e disorganiche - cui
noi, in quanto utenti di testi che hanno fatto esperienza di forme espressive diverse, ci affidiamo.
Se ne riconoscono almeno due, quella di Werlich, che potremmo definire funzionalistica; e quella di
Sabatini, che definiremo pragmatica. Le descriveremo, nell'ordine, nei paragrafi che seguono.
FUNZIONE
ESEMPI
delineare le
caratteristiche di una
persona, di un
paesaggio, di un oggetto
NARRATIVO
DESCRITTIVO
INFORMATIVO
REGOLATIVO
indicare particolari
norme da rispettare;
imporre obblighi e
divieti
Il testo narrativo
Come si mostra nella tabella, il testo narrativo racconta un fatto che si svolge nel tempo e ha per
protagonisti una o pi persone. Esempi di testi narrativi letterari sono i romanzi, i racconti, le fiabe,
le novelle. Esempi di testi narrativi non letterari sono le cronache giornalistiche, le corrispondenze
degli inviati speciali, le cronache storiche le biografie e le autobiografie, le relazioni di viaggio. Non
bisogna per pensare alla narrazione come a un'attivit di esclusivo appannaggio degli scrittori di
professione (romanzieri, storici, giornalisti): il racconto orale infatti una delle attivit pi antiche
dell'uomo e pi comuni nella comunicazione quotidiana.
Gli scopi e la lingua dei testi narrativi
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Gli scopi che possono spingere uno scrivente o un parlante a narrare un evento sono molteplici:
intrattenere il proprio uditorio, informare qualcuno, giustificare il suo comportamento ecc. Nei testi
narrativi il fattore strutturale fondamentale quello cronologico: essi, infatti, relazionano, in genere
su serie di fatti collocati in successione e sono, per questo, caratterizzati dalla presenza di frequenti
indicatori temporali (per primo, non appena, poi, dopo) che hanno la funzione di precisare la
successione in cui si sono svolti i fatti, la loro durata e la presenza di salti temporali nella
narrazione. Non detto, infatti, che la narrazione rispecchi sempre l'effettiva successione degli
eventi: per porre in risalto aspetti diversi della vicenda, vivacizzare il racconto, stimolare e sfidare
le attese del lettore-ascoltatore, l'autore del testo narrativo pu optare per quello che si potrebbe
chiamare ordo artificialis o ordine indiretto.
Il procedimento con cui si interrompe la narrazione per raccontare fatti avvenuti in precedenza si
chiama analessi (dal greco an 'di nuovo' e lpsis 'il prendere') o, con un termine preso in prestito
dal linguaggio cinematografico, flashback (cio 'immagine all'indietro, retrospezione'). Pi raro
appare il procedimento inverso, denominato prolessi (dal greco pr 'prima' e lpsis 'il prendere'),
che consiste nell'anticipazione di un avvenimento. Il ricorso a procedimenti di inversione dell'ordine
naturale connota in genere testi narrativi elaborati, come quelli letterari.
I tempi verbali pi usati per la narrazione sono quelli del passato. Essi svolgono differenti funzioni
narrative, che dipendono dalle loro caratteristiche aspettuali (v. la voce aspetto nel Glossario): i
tempi perfettivi (passato remoto e passato prossimo), che indicano un'azione puntuale e conclusa,
servono per rappresentare le azioni (dorm, bevve, stato), i tempi imperfettivi (imperfetto e
trapassato prossimo), che esprimono una durata, sono usati per descrivere l'antefatto (Era appena
piovuto, quando) e le descrizioni (Fumava pochissimo, ma le poche sigarette che consumava
venivano aspirate con volutt), cio i particolari di contorno all'azione.
Il testo descrittivo
Gli scopi e la lingua dei testi descrittivi
I testi descrittivi hanno lo scopo di rappresentare un oggetto, un ambiente, una persona. Una prima
caratteristica da mettere in rilievo la scarsa autonomia del testo descrittivo. Sezioni descrittive
sono presenti in quasi tutti gli altri tipi di testo: una descrizione pu avere la funzione di informare
(si pensi alla descrizione di una piazza presente in una guida turistica), di persuadere (come in tante
descrizioni pubblicitarie, concentrate soltanto sugli aspetti positivi del prodotto), di evocare ricordi
o emozioni (come nelle descrizioni poetico-letterarie), ma difficile trovare un testo interamente
descrittivo che non abbia il valore di semplice esercitazione accademica.
A differenza dei testi narrativi, i testi descrittivi si fondano essenzialmente sulla dimensione
spaziale. Ci determina l'uso ricorrente (in particolare nelle descrizioni di ambienti e paesaggi) di
indicatori spaziali (evidenziati nel testo), cio di preposizioni, avverbi e locuzioni avverbiali di
luogo utili per collocare adeguatamente gli oggetti nello spazio. Di norma il testo descrittivo
presenta una sintassi semplice, articolata in frasi brevi. In alcune descrizioni, specialmente di tipo
scientifico, l'esigenza di brevit pu dar luogo a una sintassi di tipo telegrafico, con frequente
ricorso allo stile nominale.
I tempi verbali usati sono il presente e l'imperfetto. Entrambi esprimono azioni durative e non
puntuali e si prestano dunque a rappresentare scene statiche. Talvolta, in particolare nelle
descrizioni scientifiche, si usa il presente con valore "atemporale", per indicare uno stato di cose
universalmente valido. Il lessico di un testo descrittivo deve essere ricco e vario ma allo stesso
tempo preciso, affinch le parole si trasformino nella mente del lettore in immagini il pi possibile
vicine alla realt dell'oggetto descritto. Nelle descrizioni di tipo tecnico-scientifico frequente il
ricorso a termini settoriali.
Come una narrazione pu avvenire in ordine diverso da quello naturale in cui si sono svolti gli
eventi cui essa si riferisce, cos una descrizione pu presentare elementi informativi in ordine
variabile, non necessariamente quello pi ovvio. Per esempio, la descrizione di un panorama
romano si pu procedere dall'elemento pi vicino a quello pi lontano, o viceversa; o si pu optare
per una prospettiva mobile, circolare: da vicino a destra, a lontano, a vicino a sinistra. La scelta
della prospettiva migliore spetta all'estensore del testo: nella descrizione di una macchina
fotocopiatrice per l'utente finale, per esempio, la scelta pi giusta quella che ne illustra le parti
dall'esterno all'interno, sino a dove l'utente pu arrivare; se la descrizione fatta per un tecnico,
invece, sar pi saggio seguire l'ordine di smontaggio, se si tratta di un riparatore o di montaggio se
si tratta di un assemblatore.
Un'altra caratteristica ricorrente nelle descrizioni l'uso di similitudini, con cui talora l'emittente
cerca di descrivere qualcosa di poco familiare al destinatario attraverso paragoni con oggetti e
situazioni a lui pi familiari: esse sono normali nei testi letterari; possono essere utili in quelli
Il testo argomentativo
Su questo argomento della lezione 5 disponibile la scheda aggiuntiva 1 nella pagina dei
materiali; chi lo voglia pu anche leggere un documento avanzato (scheda aggiuntiva 2)
sull'argomentazione scritta.
Il testo argomentativo si propone di convincere il destinatario della bont di una tesi. Anche altri
tipi di testo hanno una finalit persuasiva: ci che distingue l'argomentazione dalla persuasione il
fine esplicitamente dichiarato e l'impiego di una strategia che mira a convincere facendo appello al
ragionamento pi che a componenti emotive o irrazionali.
Sono testi argomentativi, tra gli altri, le arringhe degli avvocati, i discorsi politici, alcuni saggi di
argomento scientifico o storico (quelli in cui l'autore espone e motiva una sua personale ipotesi
interpretativa), gli articoli di fondo di un quotidiano, in cui un giornalista esprime le proprie
opinioni (distinti dagli articoli di cronaca, in cui prevale l'esposizione dei fatti), il tradizionale tema
scolastico, in cui gli studenti sono chiamati a sostenere le proprie opinioni su un determinato
problema; in alcuni casi il saggio breve.
Il testo argomentativo ha una struttura facilmente riconoscibile; esso composto da:
1. una presentazione del problema, che ha generalmente carattere informativo e costituisce la
premessa all'argomentazione vera e propria;
2. una tesi da dimostrare;
3. gli argomenti a sostegno della tesi;
4. eventualmente: un'antitesi da confutare;
5. eventualmente: gli argomenti a sfavore dell'antitesi;
6. la conclusione in cui si "tirano le somme" e si dimostra la ragionevolezza della tesi.
Il testo argomentativo appare fortemente calato nella situazione concreta. Se una norma trae la
propria efficacia proprio dal rimanere immutata in qualsiasi circostanza, un'argomentazione, per
essere persuasiva, dovr adattarsi alle caratteristiche legate all'et, alla cultura, alle convinzioni
personali del destinatario.
Un testo argomentativo ben costruito presenta in genere una struttura piuttosto rigida e si
mostra, comunque, unitario: normale, ad esempio, l'uso di connettivi logici, che segnalano i
punti di snodo del ragionamento.
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Le modalit argomentative
Com'era ben noto agli antichi studiosi di retorica, l'efficacia di un'argomentazione non si basa
solo sulla giustezza delle motivazioni addotte, ma anche sulla capacit di sostenerle
dialetticamente: a questo scopo l'emittente ha a disposizione diverse strategie argomentative in
quanto pu fare ricorso:
1. ad argomenti logici (logos), i quali mettono in evidenza dei rapporti causali tra gli argomenti
addotti (condivisi dal destinatario) e la tesi da dimostrare;
2. ad argomenti di autorit (ethos), che mettono in risalto l'affidabilit e l'autorevolezza del
parlante (un esperto in materia, un personaggio noto e stimato, un ente o istituto di ricerca
ecc.);
3. ad argomenti di ordine emotivo e pratico (pathos), pi comuni nel testo persuasivo che in
quello argomentativo vero e proprio.
Il testo informativo
Il testo informativo ha lo scopo di arricchire le conoscenze del destinatario su un determinato problema,
mettendo a sua disposizione dati e notizie di diversa natura.
I principali tipi di testo informativo sono i manuali scolastici, le voci di enciclopedie, gli articoli
scientifici e giornalistici, le guide turistiche. Seppure in forma molto schematica, assolvono alla
funzione informativa anche semplici elenchi di dati e tabelle, come l'orario dei treni o l'elenco dei
nati in Italia in un anno determinato. Il compito di chi compone un testo informativo consiste spesso
nel tradurre i dati contenuti in forma schematica nelle fonti (per esempio, le cifre relative al
commercio estero dell'Italia nell'ultimo decennio) in un testo non schematico (per esempio, un
saggio sul mutamento dei consumi degli italiani).
La chiarezza, l'organicit, la coerente disposizione delle parti sono caratteristiche
fondamentali del testo informativo. Si nota invece una spiccata variabilit per quanto riguarda la
tecnica compositiva: in un testo informativo possiamo trovare parti narrative, descrittive, e
argomentative variamente composte in un insieme. Per quanto riguarda il criterio di ordinamento
delle informazioni noteremo che in un manuale di storia l'esposizione degli eventi segue
preferibilmente un criterio cronologico (di tipo narrativo), la riflessione sugli eventi stessi segue
invece un criterio logico (di tipo argomentativo); in un manuale di fisica prevale l'esposizione
causale-argomentativa; ma anche in quest'ultimo caso vi possono essere narrazioni (per esempio,
come si giunti a un'importante scoperta scientifica) o descrizioni (la forma di un oggetto, le
modalit di realizzazione di un esperimento).
Non di rado i testi informativi ricorrono al sostegno di un paratesto costruito appositamente per
favorire l'accesso alle informazioni: vocaboli e frasi salienti, che sono oggetto di una definizione,
sono stampati con caratteri diversi (in neretto e in tondo); frequentemente sono presenti note a
margine o a pi di pagina, glosse contestuali, tabelle e grafici; si usano schemi e - quando utile, si
impiegano elenchi puntati e numerati. Nei testi di divulgazione si utilizzano anche paragoni e si fa
ricorso, per spiegare concetti particolarmente complessi, anche metafore. Nei testi scientifici
specialistici, invece, in considerazione dell'uditorio cui ci si rivolge, si evitano i traslati e si impiega
una veste grafica pi sobria.
Il testo regolativo
Su questo argomento della lezione 5 disponibile la scheda aggiuntiva 3 nella pagina dei
materiali.
Il testo regolativo fornisce norme, prescrizioni o istruzioni e si richiede che il destinatario
riconosca l'autorit dell'emittente. Sono testi regolativi i testi giuridici, i regolamenti che
disciplinano la vita di comunit pi o meno complesse (dal regolamento della palestra o del
condominio agli statuti di grosse societ finanziarie), i manuali che insegnano a svolgere particolari
attivit (dalla manutenzione della motocicletta al giardinaggio), le istruzioni per l'uso (di
apparecchi, medicinali e altro), le ricette di cucina ecc.
Da un punto di vista linguistico, nei testi regolativi meno formali (ricette e istruzioni, per
esempio) il testo emanato da una persona esperta. Non necessario che i destinatari siano
menzionati nel testo. La struttura non particolarmente rigida, ma il testo si qualifica comunque per
lo sforzo di risultare chiaro e completo; la formalit del testo variabile, tanto vero che, in vari
casi, lo scritto accompagnato da immagini che facilitano la comprensione. L'emittente pu
rivolgersi direttamente al lettore attraverso l'uso della seconda persona verbale (in una ricetta:
prendete due etti di burro e fatelo sciogliere in pentola...) o adottare le soluzioni pi distaccate
costituite dall'infinito (prendere due etti di burro e farlo sciogliere in pentola...) o dalla costruzione
Il testo espositivo
Abbiamo visto che la tipologia di Werlich riconosce l'esistenza di cinque tipi testuali fondamentali,
quello narrativo, descrittivo, informativo, normativo, argomentativo. Ci soffermeremo ora nella
descrizione delle caratteristiche pi importanti di quelli informativi/argomentativi, che chiameremo,
nel loro complesso, espositivi.
Un testo espositivo (informativo/argomentativo) risponde al fine fondamentale di comunicare
informazioni ed, eventualmente, di sostenere la validit di un particolare assunto.
Percepibilit
In tutti i testi espositivi alcuni elementi del paratesto hanno un'importanza critica: tra questi
si annoverano certamente i titoli, sia quello generale, apposto al testo nel suo complesso, che
Unit
I testi espositivi, per configurarsi come facilmente leggibili, sono anche unitari dal punto di vista
tematico e linguistico; per questa ragione:
a. fanno notevole attenzione all'uso corretto e sufficientemente ampio di legamenti
(coesione/non discontinuit di superficie);
b. sono costellati di parole-chiave che, direttamente o indirettamente, rinviano al tema di base
oggetto di trattazione (coerenza/unit profonda);
c. usano periodi piuttosto brevi e abbastanza semplici.
Strutturalit
I testi espositivi si caratterizzano spesso, oltre che per chiarezza, completezza, accessibilit, unit e
percepibilit anche per la loro strutturalit, ossia per il fatto di essere composti secondo un modello
relativamente vincolante, accreditato presso la comunit degli utenti.
Per quanto ogni gruppo di lavoro tenda a crearsi modelli diversi e particolarmente funzionali alle
proprie esigenze, si registra la tendenza generale ad articolarsi in tre segmenti fondamentali:
l'introduzione, il corpo del testo e la conclusione; attorno ad esse - che costituiscono il testo vero e
proprio - possono essere presenti elementi prefatori ed elementi di chiusura; tra i primi
a. l'intestazione (a volte una vera e propria copertina), in cui sono indicati l'autore (l'ente o la
persona cui si deve la redazione dell'opera), il titolo e l'eventuale sottotitolo, la data o il
periodo di attivit a cui il documento si riferisce. Pu essere presente anche della grafica e,
in particolare nel caso di un'organizzazione pubblica o commerciale, il logo aziendale;
b. l'abstract, ossia un sunto estremamente selettivo dei contenuti della relazione che non
dovrebbe di norma superare l'estensione di una pagina;
c. l'indice (soprattutto nel caso di testi di una certa estensione).
Tra i secondi:
d. le appendici.
e. la bibliografia;
f. il glossario.
Universalit
Il testo espositivo mira in generale ad esporre fatti in maniera "positiva", ovvero il pi possibile
distaccata dall'ego dello scrivente. Si tratta, evidentemente, di una generalizzazione, perch esistono
testi che si potrebbero definire espositivi (perch vogliono informare o persuadere) che sono anche
fortemente egocentrici o carichi di emotivit: li considereremo testi espositivi atipici, senza negare
La titolazione
Un ruolo importante nella strutturazione di un documento ha la titolazione. Per quanto non esistano
ricette che garantiscano il successo, relativamente semplice identificare alcuni criteri di massima
che facilitano la creazione di titoli quantomeno accettabili; essi sono (1) l'informativit; (2) la
specificit; (3) la chiarezza.
Il titolo di un testo professionale deve essere informativo, nel senso che deve fornire al lettore
indicazioni in merito al suo contenuto, e cio all'argomento oggetto di trattazione; deve essere
preciso, cio sufficiente a fargli comprendere quale aspetto dell'argomento vi venga preso in
considerazione ed a quale fine.
La preparazione dell'abstract
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La stesura dell'Introduzione
Su questo argomento della lezione 5 disponibile la scheda aggiuntiva 7 nella pagina dei
materiali.
Al contrario della Premessa, l'Introduzione pone il lettore entro il documento. In generale,
l'introduzione di un documento professionale risponde a quattro fini fondamentali:
a. indicare la natura del testo;
b. chiarire la sua funzione;
c. precisare quali siano le conoscenze presupposte ai fini della sua comprensione ed
eventualmente - valutate le caratteristiche del proprio uditorio - fornire informazioni di
supporto;
d. evidenziare quale sia la sua struttura.
In particolare, per quanto attiene al punto a., si dovrebbero chiarire, nell'Introduzione, quali siano
l'estensione ed i limiti del documento: quali, cio, gli argomenti trattati, quale l'ottica in cui essi
sono presi in considerazione, quale la prospettiva adottata nella trattazione (si potranno anche
indicare, naturalmente, quali siano gli argomenti che non si sono presi in considerazione, le variabili
che non si sono tenute in conto, i quadri problematici che si sono ignorati).
Per quanto concerne il punto b., si dovrebbero precisare nel segmento introduttivo del documento
non solo le finalit per cui il testo stato realizzato, ma anche le ragioni che fanno di esso un
contributo utile alla comunit degli intellettuali; se possibile - soprattutto in ambito tecnico -
buona norma mettere in evidenza anche potenziali vantaggi pratici che derivino dall'uso dei dati
raccolti nello scritto o dall'implementazione dei suggerimenti che esso fornisce.
Quanto poi il punto c., sarebbe utile fornire, in una sezione dell'Introduzione, le notizie di fondo che
appaiono funzionali a rendere pi facile e completa, al proprio uditorio, la comprensione del testo:
ovvio che la quantit di informazione deve essere tanto pi ampia quanto pi settoriale il testo e
quanto meno specialistico il suo destinatario primario.
In merito, infine, al punto .d, ci si dovrebbe preoccupare di chiarire sempre, secondo modalit
variabili, quali siano l'articolazione e la struttura del documento, costruendone una sorta di "mappa"
che guidi il lettore nella sua interpretazione (di mappe e di struttura della documentazione scritta si
gi detto nel documento dedicato al Processo della scrittura; della mappa di un breve testo
informativo/argomentativo si detto anche nel testo intitolato Costruire un testo dalla mappa
all'impaginato, presentandolo nella forma del blueprint).
L'articolazione in sezioni
Dove si dovrebbero operare i tagli in un testo scientifico? Non facile dare una risposta che non
rischi di essere generica: un suggerimento sempre valido quello di considerare il brano che si
vorrebbe trasformare in una unit formale (sezione, capitolo, paragrafo, capoverso) verificando che
esso coincida effettivamente con un'unit di informazione, chiaramente distinta da quelle che lo
precedono e lo seguono, per quanto ad esse collegato.
54
Lezione 6
Tipi di testo: una classificazione pragmatica
Dopo aver trattato nella precedente lezione la tipologia testuale di Werlich, in questa lezione si
presenta un secondo modello di classificazione dei testi, proposto da Sabatini e basato su criteri
pragmatici. Esso ci permette di rispondere a domande finora rimaste in sospeso, come ad esempio:
posto che quasi tutti i testi hanno finalit multiple, esistono dei tratti linguistici connaturati al
singolo tipo di testo? Il destinatario immaginario o reale ha o no un peso nel determinare le
caratteristiche di ci che scrivo? Perch per certi tipi di testo decisivo utilizzare un linguaggio
preciso e univoco, e per altri no?
La lezione in breve
La tipologia classica di Werlich, pur interessante e nota, presenta alcuni limiti rappresentati, per
esempio, dalle scarse indicazioni sulle caratteristiche linguistiche dei vari tipi testuali e dalla
mancata considerazione del ruolo del destinatario dei messaggi. A queste carenze sopperisce il
modello di classificazione pragmatico di Sabatini, che si fonda su tre parametri fondamentali,
incentrati sul mittente: la materia di base del testo, il genere di discorso (identificabile con il "tipo"
funzionale di Werlich), la forma testuale (intesa come risultante anche di regole e convenzioni
sociali). Inoltre, la classificazione tiene conto dellattivit interpretativa del destinatario, inteso
come elemento non passivo nel processo di comunicazione. A partire da questi presupposti,
Sabatini propone quindi una tipologia basata sul grado di rigidezza/esplicitezza del vincolo
interpretativo posto dal mittente e sulla funzione per cui il testo viene prodotto.
La categorizzazione sabatiniana riconosce quindi: testi con discorso molto vincolante
(massimamente espliciti nelle intenzioni del mittente; es. testi scientifici, tecnici, giuridici),
mediamente vincolante (es. testi espositivi, educativi, informativi divulgativi), poco vincolante
(es. testi letterari). Per quanto riguarda le caratteristiche dei singoli tipi testuali, il maggior o minor
grado di esplicitezza determinato da alcuni importanti fattori: la struttura del testo, la coerenza
logica, l'uso dei legamenti, l'uso della punteggiatura, la struttura del paratesto.
Sommario
Una tipologia pragmatica
55
3
7
9
56
57
Dal momento che in questa operazione di ricognizione del testo il suo destinatario si pu muovere,
astrattamente, in tutte le direzioni possibili, inverando, eventualmente, anche interpretazioni che
l'autore non considera desiderabili, questi mette in opera una serie di meccanismi che dovrebbero
guidare la fruizione del testo: l'autore, insomma, pone al destinatario alcuni vincoli
interpretativi.
Alla base di questo modello della testualit, in effetti, sta un concetto di interpretazione molto
preciso, secondo il quale esiste di fatto un'interpretazione pi corretta di altre: quella che si dimostra
rispettosa (1) delle intenzioni comunicative dell'autore; (2) della cultura in cui stato creato, e cio
in un modo che tenga conto dei modelli scientifici, tecnici, filosofici di riferimento operativi, delle
tradizioni convalidate, dei modelli formali accreditati.
La proposta di classificazione
Proprio operando sulla base delle considerazioni cui si fatto riferimento nei paragrafi precedenti,
lo studioso propone di catalogare i testi in base al loro grado di rigidit/esplicitezza ed alla
funzione per cui sono stati prodotti e, quindi, in base alla quantit e qualit dei vincoli
interpretativi posti dal mittente di un testo al suo destinatario. Ma egli non si limita a proporre una
tassonomia generale e, dunque, necessariamente generica: dopo avere identificato, a partire da
questo punto di osservazione, un certo numero di categorie e sottocategorie entro le quali
inquadrare tutti i testi possibili, elenca infatti anche numerose caratteristiche formali che
sarebbero tipiche di ciascuna di esse e tenta cos di fornire di basi oggettive i tentativi di
classificazione basati sulla sua proposta tipologica.
Nei paragrafi che seguono vedremo, pi in dettaglio, cosa proponga la sua categorizzazione e ci
soffermeremo ad esaminare quelli che egli chiama "testi con discorso molto vincolante" e "testi con
discorso mediamente vincolante".
58
Proponiamo - per rendere pi chiaro il modello sabatiniano - la tabella proposta dall'autore nella sua
grammatica del 1990 alle pagine 638-639 (in essa la presenza di un tratto linguistico indicata dal
segno <+>, l'assenza dal segno <->, una presenza variabile da <>); prenderemo poi partitamente in
esame, nei paragrafi che seguono, i testi molto vincolanti e quelli mediamente vincolanti, dei quali
presenteremo brevemente le caratteristiche fondamentali e per i quali forniremo anche alcuni
esempi.
GRIGLIA DI TRATTI
PER UNA
T. MOLTO
TIPOLOGIA
VINCOLANTI
TESTUALE
T.
T. POCO
MEDIAMENTE
VINCOLANTI
VINCOLANTI
TRATTI
Scient. Giurid. Tecn. Studio
CARATTERIZZANTI
Divulg. Prosa
Poesia
1. Ordine di
costruzione
rigorosamente
impostato ed
evidenziato (blocchi di +
testo abbastanza brevi,
per lo pi numerati e
concatenati da chiari
legamenti sintattici).
2. Riferimento a
precisi principi e
concetti di partenza
( del tipo assioma e
postulato) esposti nel
testo stesso o
richiamati o sottintesi
3. Definizioni esatte di
fenomeni,
comportamenti,
+
oggetti, ecc. , e
codificazione dei
relativi termini
59
4. Esposizione di
alcune informazioni
anche attraverso
+
formule (con simboli e
numeri), tabelle e
grafici
5. Uso frequente di
legamenti sintattici a
distanza (in tempi
ampi)
6. Uso di legamenti
semantici solo del tipo
+
ripetizioni,
sostituenti o ipernimi
7. Punteggiatura che
rispetta sempre la
costruzione sintattica
dellintera frase (non
la interrompe quasi
mai con punto e
virgola e mai col
punto fermo; i due
punti sono usati solo
prima di elenchi ,
definizioni, formule)
8. Prevalenza della
costruzione passiva
normale su quella col
si passivante
(ed esclusione della
frase segmentata)
per esprimere la
direzione di
osservazione passiva
degli eventi
11.Variet di caratteri
tipografici dentro il
testo ( a prescindere
dai titoli)
60
15. Presenza di
avverbi frasali (in
funzione di
espansioni)
16. Costruzioni
impersonali col
si (non considerando
le frasi soggettive)
18. Ellissi di
preannuncio
19. Sinonimi
21. Metafore,
metonimie,
sineddochi, litoti,
ironie
24. Paragoni
61
giustapposizione ) e
per polisndeto
26. Uso della forma
media dei verbi (o
riflessivo di affetto)
28. Interiezioni e
onomatopee
29. Coesione
puramente semantica
in parziale sostituzione
di quella sintattica
l'uso di incidentali;
b.
c.
d.
e.
f.
Quelle indicate sarebbero caratteristiche condivise da tutti i testi con discorso molto vincolante; le
classi in cui si articola la macro-categoria di cui essi fanno parte - quella dei testi scientifici, quella
dei testi giuridici e quella dei testi tecnici, come si detto - ne presentano, per, di specifiche. Pur
rinviando, per una ricognizione approfondita, alla tabella gi citata, presenteremo alcune di esse nei
paragrafi che seguono.
Testi scientifici
Su questo argomento della lezione 6 disponibile la scheda aggiuntiva 1 nella pagina dei
materiali.
Tra tutti testi con discorso molto vincolante, i testi scientifici presentano in misura pi
accentuata caratteri di cogenza e di esplicitezza: essi, infatti, (1) dichiarano sempre principi di
riferimento, assiomi, ipotesi, criteri metodologici di ricerca e raccolta di dati ed assetti procedurali;
(2) impiegano lessico formalizzato e, ove disponibili, fanno ricorso a terminologie; (3) presentano
chiarezza ed evidenza di strutturazione; (4) utilizzano sussidi grafici soprattutto nella forma di
diagrammi; (5) evitano il ricorso ad implicature e ad ogni artificio retorico.
La ragione per cui i testi scientifici si presenterebbero come irrefutabili sarebbero naturalmente
ricollegabili con la finalit per la quale essi vengono realizzati: quella di favorire la trasmissione
inequivoca di informazioni e, cio, di garantire interpretazioni "corrette" (il concetto di
interpretazione "corretta", peraltro, tutt'altro che aproblematico: si vedano - per chiarimenti in
merito alla dinamica della produzione di messaggi in formato testuale e della loro di interpretazione
- i documenti dedicati alla comunicazione ed alla natura del testo).
L'ottica che guiderebbe l'agire dell'autore di testi scientifici, insomma, sarebbe quella di conseguire la
massima rigorosit ed una vera e propria universalit.
63
Testi giuridici
Anche i testi giuridici hanno la caratteristica di essere molto vincolanti: come gi nel caso delle
scritture scientifiche, i loro estensori curano particolarmente l'accuratezza e l'esplicitezza della
strutturazione, l'inambiguit del lessico; in questo caso, tuttavia, non impiegano le risorse
grafiche che sono tipiche della testualit scientifica e tecnica.
Anche nel caso di quelle giuridiche la particolare obbligatoriet discenderebbe dai loro fini
istituzionali: quelli di imporre inambiguamente alcuni comportamenti e di inibirne altri.
Testi tecnici
Su questo argomento della lezione 6 disponibile la scheda aggiuntiva 2 nella pagina dei
materiali.
Pure i testi tecnici condividono con quelli scientifici e con quelli giuridici la tendenza di fondo alla
precisione ed alla chiarezza; a differenziarli sia dagli uni che dagli altri soprattutto l'intento
eminentemente pratico per cui vengono realizzati; esso consiglia in generale agli autori di mirare
soprattutto a migliorarne la leggibilit, l'usabilit e l'accessibilit attraverso una serie di specifici
accorgimenti di tipo paratestuale, testuale e propriamente linguistico.
In particolare, il testo tecnico si avvantaggerebbe (1) dell'uso di esemplificazioni e di parafrasi e
dell'impiego di alcuni artifici grafici, come l'uso di font particolari; (2) non rifuggirebbe dal colore;
(3) farebbe ricorso ad un ampio apparato iconografico; (4) impiegherebbe layout non
necessariamente istituzionali; (5) farebbe ampio spazio ad esempi e non disdegnerebbe l'impiego di
parafrasi; (6) impiegherebbe anche lessico non strettamente specialistico.
b.
c.
d.
Il fatto che - come si detto - esista una netta separazione tra i testi mediamente vincolanti di
studio e di divulgazione rende praticamente impossibile presentare, come si fatto per i testi molto
vincolanti, un repertorio unitario di tratti caratterizzanti, ed obbliga invece ad un'indagine separata
delle due categorie. La affronteremo nei due paragrafi che seguono.
I testi di studio
I testi mediamente vincolanti di fascia alta - quelli di studio - si caratterizzano, nel modello di
Sabatini, per il fatto di presentare le seguenti caratteristiche (proprie - come si detto - anche
dei testi molto vincolanti: si veda il punto a) dell'elenco precedente):
a.
b.
c.
d.
e.
ordine di costruzione rigoroso, accurata suddivisione del testo in unit gerarchiche, frequenza
di legamenti sintattici;
dichiarazione esplicita degli assiomi e dei principi, ipotesi, criteri e metodi;
presenza di definizioni non impressionistiche;
uso di formule, tabelle e grafici;
generale attenzione all'uso di lessico nella sua funzione denotativa.
Essi presenterebbero, poi, altre caratteristiche, che non sono invece tipiche dei testi vincolanti,
se non di quelli tecnici (vi si fatto riferimento al punto b) dell'elenco precedente), le seguenti:
a.
b.
c.
d.
e.
f.
g.
65
b.
c.
uso di artifici retorici di movimentazione del testo (catafore retoriche o ellissi di preannuncio;
metafore ed altre figure di pensiero; paragoni; frasi interrogative, soprattutto se retoriche;
frasi esclamative; anafore retoriche; paragoni);
impiego di inserti di discorso diretto;
uso di moduli sintattici che presentino elementi di implicitezza, di marcatezza o che siano
connotate in senso espressivo (semplice giustapposizione; coordinazione per asindeto;
nominalizzazione, cio proposizioni nominali, uso di perifrasi nominali).
66
Lezione 7
Norme interpuntorie ed ortodattilografiche
Prima di passare alla sezione del corso dedicata alla scrittura del saggio breve, si affronta in questa
lezione un ultimo importante argomento: la punteggiatura e lortodattilografia. Si tratta di aspetti
che molto spesso vengono sottovalutati e trascurati nella scrittura di un testo, ma che, al contrario,
concorrono in modo determinante alla realizzazione di documenti professionali e funzionali. Basti
solo pensare allimportanza di un loro corretto impiego nella redazione di una tesi di laurea o di una
bibliografia.
In questa lezione si presenta un elenco di regole di base, che potranno essere utili per evitare gli
errori pi gravi.
La lezione in breve
Il rispetto delle norme interpuntorie e degli usi ortodattilografici molto importante nei
documenti professionali. Alla punteggiatura spetta infatti, tra laltro, il compito fondamentale di
surrogare nella scrittura le pause ritmiche ed espressive del parlato, contribuendo a determinare, in
alcuni casi, il senso stesso di un enunciato (es. Il falegname, che viene luned, in gamba e Il
falegname che viene luned in gamba). In questo senso, di fondamentale importanza imparare ad
utilizzare i segni di punteggiatura non in modo spontaneo ed irriflesso, ma consapevolmente del
loro valore determinante ai fini dellinterpretazione del testo stesso.
I principali segni interpuntori sono: la virgola, il punto e virgola, i due punti, il punto fermo, il
punto esclamativo e il punto interrogativo. A questi si affiancano alcuni segni minori, ma
ugualmente importanti, come le virgolette e i puntini di sospensione. Ciascuno di essi svolge una
precisa funzione e presenta alcune norme grammaticali dimpiego.
Oltre alle norme di punteggiatura, esistono poi alcune regole relative alla dattilografia il cui
rispetto oggi un presupposto essenziale per la scrittura professionale, data lormai capillare
diffusione di strumenti elettronici per la composizione di testi.
Sommario
Norme interpuntorie.2
La virgola..2
Il punto e virgola...4
I due punti.5
Il punto fermo, l'esclamativo e l'interrogativo..6
I segni minori: le virgolette e i puntini di sospensione.8
Norme ortodattilografiche..10
67
Norme interpuntorie
L'inventario dei segni di interpunzione comprende sei segni fondamentali: la virgola, il punto e
virgola, i due punti, il punto fermo, il punto esclamativo, il punto interrogativo. A questi si devono
aggiungere alcuni altri quattro segni di uso pi particolare: i puntini di sospensione, le parentesi,
i trattini, le virgolette. In questa lezioni i segni verranno presi in considerazione nell'ordine che
segue:
La virgola
La virgola serve sia a distinguere tra di loro sia elementi che costituiscono una proposizione (parole,
sintagmi), sia elementi che costituiscono un periodo. La si usa, dunque, ad indicare:
il punto di congiunzione, all'interno di una proposizione, tra ciascuno degli elementi di una
lista in cui non si usino congiunzioni (collegamento per asindeto).
Esempio: Ieri siamo andati in gita a Lucino; c'eravamo tutti: io, mio padre, mia cugina e
mio zio.
In molti casi gli elementi incidentali, soprattutto (ma non necessariamente) se si tratta di
proposizioni, possono venire racchiusi da trattini2.
(Allora - dal momento che proprio lo vuoi - puoi anche andartene!) o essere messi tra parentesi3.
Il valore dei due segni concorrenti della virgola simile, e ci li rende spesso
intercambiabili tra di loro. Non sempre, per, sar possibile usare le parentesi invece dei
trattini; e non sempre si pu - senza alterare almeno in parte il significato della frase sostituire parentesi o trattini alle virgole: le parentesi, infatti, tendono a conferire
all'elemento che racchiudono un valore incidentale molto marcato e ne riducono
l'importanza; i trattini, invece, tendono a mettere in evidenza l'elemento che racchiudono, ad
accrescerne il rilievo. Le parentesi, inoltre, sono pi spesso usate a racchiudere elementi di
una certa lunghezza, soprattutto proposizioni, e non semplici sintagmi o - addirittura - parole
isolate: e ci non altrettanto vero (lo si vede in questo stesso periodo), per i trattini. Si
confronti la diversa enfasi che sembrano assumere le parole il medico negli Esempio che
seguono:
Esempi: Proprio Giovanni - il medico - aveva prescritto un decotto di verbena.
Proprio Giovanni, il medico, aveva prescritto un decotto di verbena.
Proprio Giovanni (il medico) aveva prescritto un decotto di verbena.
a dividere il soggetto dal verbo (in questa posizione non necessario alcun segno) o altri
elementi della frase che costituiscano un blocco molto coeso (predicato e complemento
oggetto);
Esempio: *Marco, mi piace4.
Ad unire due sole proposizioni indipendenti quando non siano presenti congiunzioni: in
questa posizione si utilizzano - a seconda delle esigenze - il punto e virgola, i due punti o,
addirittura, il punto fermo.
Esempio: *Non mangiamo da tre giorni, siamo affamati.
che andr corretta in:
Non mangiamo da tre giorni: siamo affamati.
oppure in:
Non mangiamo da tre giorni; siamo affamati.
o, al limite, in:
Non mangiamo da tre giorni. Siamo affamati.
Il punto e virgola
Il punto e virgola, come la virgola, serve sia a distinguere tra di loro sia elementi che costituiscono
una proposizione (parole, sintagmi), sia elementi che costituiscono un periodo. Lo stacco
rappresentato dal punto e virgola, per, pi forte di quello rappresentato dalla virgola. In qualche
caso, invece, il punto e virgola pu tranquillamente essere rimpiazzato dai due punti. Si usa,
dunque, il punto e virgola ad indicare:
il punto di congiunzione, all'interno di una proposizione, tra ciascuno degli elementi di una
lista in cui non si usino congiunzioni (collegamento per asindeto), se qualcuno di questi
elementi include virgole:
Esempio: Alla festa dello spiritismo non mancava nessuno: Alfonso, il mago di Trecate;
Gerarda, la medium di Lucino; Selenia, la cartomante di Badalasco e Fachirio, il veggente di
Pioltello.
I due punti
La funzione fondamentale dei due punti quella di introdurre elementi informativi che si
aggiungono a quelli gi forniti nella parte precedente della proposizione o del periodo e che li
precisano. Questa loro funzione di aggiunta e di precisazione informativa particolarmente
evidente nel caso di serie di parole, di sintagmi o proposizioni che seguano e precisino il significato
di un elemento presente nella parte precedente della proposizione o del periodo, cui le parole, i
sintagmi o le proposizioni in serie si riallaccino. Facciamo alcuni Esempio:
i due punti chiariscono una conseguenza, un effetto (e valgono 'e quindi', 'e di conseguenza',
'e perci'):
Esempio: Saladino si adir: subito entrarono due guardie che trascinarono via gli
ambasciatori veneziani.
da notare che, nei due Esempio appena proposti, le liste precedute dai due punti sono
anticipate da un elemento (il sintagma di tutto) che le preannuncia e che la ragione ultima
del loro valore esplicativo. Nella prima frase della serie che precede questo capoverso, ad
Esempio, i due punti, servono cio proprio a spiegare il senso del sintagma di tutto che li
precede. quasi come se chi scrive indicasse:
Esempio:Mario mangi a quattro palmenti di tutto e cio, come preciso dopo il segno che
segue: uova, cappone, formaggio ed aringhe.
Non si usano, invece, i due punti a separare un verbo dal proprio complemento oggetto,
anche se questo costituito da pi elementi:
Esempio: *Gli esperti hanno esaminato: questioni economiche, problemi politici e difficolt
giuridiche.
Il segno andr integrato solo nel caso una lista di elementi esplicativi segua il complemento
diretto:
Esempio: Gli esperti hanno esaminato molti argomenti: questioni economiche, problemi
politici e difficolt giuridiche.
i due punti servono da "indicatore" di luoghi sintattici particolari: possono introdurre, come
si visto, elenchi e liste e vengono premessi, al discorso diretto:
Ora certo sarei andato da mia moglie e l'avrei presa un po' in giro: "Chiss cosa ti sei vista,
tu, con queste formiche" (Calvino, La formica argentina).
72
Le cose, per, non sono sempre semplici come sembrano: vediamo quindi di considerare l'uso di
ciascun segno in maniera pi dettagliata.
Il punto fermo indica, oltre alla fine di ciascun periodo, la fine dei capoversi e delle altre unit
testuali (paragrafi, sezioni ecc.).
Due sono gli errori da evitare, in una scrittura di tipo referenziale, nell'uso del punto fermo:
1. quello frangere il testo in un numero eccessivo di periodi brevi o brevissimi; si tratta di
un uso enfatico, che bene lasciare alla scrittura giornalistica o creativa.
2. Quello di usare il punto a separare subordinate dalla propria principale, trattandole come
se si trattasse di due principali: anche questo uso enfatico.
Vediamo un esempio per i casi 1 e 2:
[] Ma quanti commercianti possono rischiare di far passare un cliente onesto
per un bidonaro e farlo attendere per ore in negozio per verificare conto e
documenti? Preferiscono rischiare. Comunque se "beccato", colui che ha firmato
per una "girata" non rischia nulla. Male che vada una causetta di natura civile. E
ci diversamente dall'assegno rubato e poi falsificato perch al truffatore (oltre
che la truffa ovviamente) verr contestato il falso e la ricettazione. E questo s che
un rischio grosso. Da sprovveduti, come ironizza il gip Pietrogrande. tra grosso
e Da sprovveduti (caso 2: uso improprio della coordinazione): Male che vada una
causetta di natura civile non infatti una proposizione completa n
sintatticamente (manca del verbo e dipende da quella che la precede, da cui il
verbo deve appunto venire recuperato), n logicamente (dovrebbe concludere
l'argomentazione iniziata nella frase precedente spiegando la rischiosit del fatto
di esporsi all'accusa di falso e ricettazione); e la stessa considerazione vale per Da
sprovveduti, come ironizza il gip Pietrogrande, che manca di soggetto e verbo ('
un rischio da sprovveduti' = ' un rischio che possono correre solo gli
sprovveduti') e che dovrebbe spiegare la caratteristica del rischio di cui si parla
nella frase precedente. Sia nel primo che nel secondo caso sarebbe meglio
sostituire il punto con i due punti (ritocco la punteggiatura nel suo complesso):
"Comunque, se "beccato", colui che ha firmato per una "girata" non rischia nulla:
male che vada una causetta di natura civile. E ci diversamente dall'assegno
rubato e poi falsificato, perch al truffatore (oltre che la truffa ovviamente) verr
contestato il falso e la ricettazione; e questo s che un rischio grosso: "Da
sprovveduti", come ironizza il gip Pietrogrande".
Usare bene il punto esclamativo e quello interrogativo
L'uso del punto esclamativo e dell'interrogativo non pone grosse difficolt. Nell'ambito di una
scrittura referenziale vale per la pena di osservare queste indicazioni:
usare l'esclamativo con molta parsimonia: un testo tecnico non richiede particolare enfasi
e non dunque quasi mai necessario impiegarvi esclamazioni;
evitare l'accumulo di segni interpuntivi (?!, ??, !!, ?!? ecc.), che sono correnti solo nella
prosa meno controllata e nei fumetti.
74
2. per indicare, nel corpo di un testo, il titolo di una rivista, di un giornale, di una
poesia, di un racconto, di un romanzo o di qualsiasi altra fonte documentaria o
testuale. In questa funzione sono sempre pi spesso sostituite dall'uso di un
carattere corsivo, che obbligatorio nelle bibliografie:
Esempio: Nella "Love Song of J. Alfred Prufrock", Eliot traccia un ritratto
inquieto della borghesia britannica.
Marco Calvo et alii, Internet 2000, Roma-Bari, Laterza, 1999.
Errato: Marco Calvo et alii, "Internet 2000", Roma-Bari, Laterza,
1999;
3. per racchiudere parole, sintagmi, o frasi che si intendono come altrui (e con le
quali, per questa ragione, non si necessariamente d'accordo) o per indicare la
presenza di tecnicismi, di stranierismi, di gergalismi, di dialettismi o di altre
forme marcate (che possono essere - e sono tipicamente - segnalate tramite il
corsivo):
Esempi: Quello che il ragazzo, colto sul fatto, aveva chiamato "sciocchezza" era
in realt una cosa molto pi grave: mentre scherzava con l'amico gli
aveva rotto il polso. Una "sciocchezza" da 40 giorni di gesso. [ma non:
Quello che il ragazzo, colto sul fatto, aveva chiamato sciocchezza ].
Se identifichiamo l'"accettabilit" con la capacit di chi riceve il testo di
"ricavare da un'enunciazione le istruzioni per usarla" [...], occorre che
dal testo e dalla situazione in cui esso attuato venga in un certo modo
segnalato che cosa sono queste "istruzioni". [oppure: Se identifichiamo
l'accettabilit].
L'ultima novit in fatto di cellulari il WAP, "Wireless application
interface". [oppure: il WAP, Wireless application interface.].
e. Le virgolette a sergente si usano:
1. a sostituire gli apici doppi nella trascrizione (nel suo stato originale) di un brano
di discorso diretto o di un testo scritto, proprio o altrui, soprattutto se piuttosto
lungo;
2. per indicare, in una bibliografia, il titolo di una rivista, di una raccolta poetica, di
una collettanea di saggi di cui si cita un elemento:
Esempio: Alessandra Cappagli, Gli scritti ortofonici di Claudio Tolomei, in
"Studi di grammatica italiana", XIV (1990): 341-394.
75
3. per racchiudere una citazione in cui sua annidata un'altra citazione, che andr,
invece, tra apici doppi:
Esempio: "Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era
questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo. Ogni
qual volta qualcuno de' miei amici o conoscenti dimostrava d'aver
perduto il senno fino al punto di venire da me per qualche consiglio o
suggerimento, mi stringevo nelle spalle, socchiudevo gli occhi e gli
rispondevo: "Io mi chiamo Mattia Pascal"".
I puntini di sospensione
Questo segno ha essenzialmente tre funzioni:
a. indica una sospensione del discorso:
Esempio: Il Berretta stava ancora brontolando: soffia, scoppia... quando un altro urto di
vento spalanc furiosamente le gelosie nella camera della morta.
b. indica incertezza, reticenza e denota cambi di progettazione:
Esempi: Uno pu avere il coraggio di cento leoni, per un'ipotesi, e non sentirsi quello di
litigare coi morti. Non paura, una... sollecitudine cos. Mi contava un
maresciallo dei carabinieri a cavallo, il quale... col quale...
(incertezza, cambio di progettazione)
Non era il sor Tognino. Di sopra abitava il cuoco di casa Mainona, che tornava
spesso a casa collo spirito santo in corpo. Vi abitava anche una cantante, che da
un pezzo non cantava pi, se pure aveva mai cantato qualche cosa la bella e
incipriata sora Olimpia. In certe ore vi andava un vecchio colonnello...
(reticenza)
c. indica omissione di una porzione di testo in una citazione:
Esempio: Andrea, preso da un impeto lirico infrenabile, si abbandon alle parole.
"Perch ella voleva partire? Perch ella voleva spezzare l'incanto? i loro
destini ormai non erano legati per sempre? Egli aveva bisogno di lei per
vivere, degli occhi, della voce, del pensiero di lei... Egli era tutto penetrato da
quell'amore; aveva tutto il sangue alterato come da un veleno, senza rimedio.
[...] No, non poteva essere. Mai! Mai!"
(omissione di un brano entro una citazione)
d.
bene racchiudere, come nell'esempio, i puntini che indicano omissione entro una
parentesi quadra: in questo modo risulta subito evidente al lettore che il segno indica una
Norme ortodattilografiche
Una trattazione ortodattilografica esaustiva richiederebbe un manualetto: non essendo possibile, in
questa sede, neppure abbozzare un tentativo di esposizione organica, ci limitiamo a segnalare le
convenzioni pi comuni, in un elenco per punti:
ogni segno di interpunzione deve essere seguito (ma non preceduto) da uno spazio; non si
includono spazi in sigle come a.C., d.C., in rinvii bibliografici come 3.12, 5,6, II.1, 34:5 ed
in date, numeri e lessemi complessi i cui elementi siano uniti da trattino (si usa in questo
caso - come abbiamo gi detto - il trattino corto). La barra obliqua < / > viene usata di
norma senza spazi precedenti e seguenti se interposta tra due sole parole (amore/odio),
viene invece spaziata se divide tra loro sintagmi o altri elementi composti da pi parole (ad
esempio due versi). I puntini di sospensione <...> non sono in generale preceduti da spazio
(cfr. gli ess. citati nel paragrafo precedente):
trattino:
Esempio: personaggio-Dante;
Inf., XV, 73-78 a Par., XV, 91-96, 130-148; XVI, 1-9, 34-35) ;
1281-1282.
Barra obliqua:
Esempio: anti/proimperiali;
O glorose stelle, o lume pregno / di gran virt...
i segni di interpunzione, secondo l'uso pi comune nel Vecchio Continente (gli Stati Uniti
usano una prassi diversa), vanno posti all'esterno delle virgolette di qualsiasi tipo. Fanno
i titoli e le didascalie non vanno puntati alla fine: si fanno eccezioni per il punto di domanda
ed eventualmente quello esclamativo (che per, come si detto, non dovrebbe essere
necessario nella scrittura professionale ed in quella argomentativa);
le abbreviazioni sono seguite da un punto (p., pp., vol., voll., cfr., cur., curr. ecc.). Secondo
alcuni non si dovrebbero puntare le abbreviazioni per sincope della porzione centrale del
termine originale (si dovrebbe scrivere, cio, <dr> 'dottor' riferito a medico, ma <dott.>
'dottor', riferito a laureato in altre discipline): si tratta per di una distinzione che non
sempre osservata, anche perch pu creare difficolt con alcune scritture tachigrafiche che
appaiono ibride (come cfr < lat. CONFER 'confronta', che mostra sincope di porzioni
interne). Nessuno punta, in ogni caso, per tradizione, i nomi della Bibbia (Gv, Mt, Gal ecc.),
n, perch simboli, le unioni di due lettere
alfabetiche che indicano elementi chimici e quelle che indicano unit di misura, i nomi delle
province italiane o degli Stati della confederazione americana. Se un'abbreviazione coincide
con la fine di un periodo, si usa un punto solo:
Esempio: Publio Virgilio Marone nacque ad Andes, oggi Pietole, nel territorio mantovano,
il 15 ottobre dell'anno 70 a.C.
Hg 'mercurio', Na 'Sodio'; m 'metro', km 'chilometro'; MI, BL; CA,TX ecc.
i trattini parentetici e le parentesi non vanno mai fatti precedere da segno interpuntivo; se
possibile, meglio evitare - pi che altro per una questione estetica - che ne siano anche
seguiti, ma ci non costituisce un errore:
Esempio: Se il Bembo, cio, tende ad optare - mentre scrive le sue lettere o stende e poi
prepara per la stampa i suoi dialoghi ed i suoi trattati -, per le varianti grafiche
pi garantite dai testi letterari, non disdegna per, in ossequio ad esigenze di
coerenza stilistica e di chiarezza, di discostarsi dal paradigma offerto dalle opere
degli auctores per eliminarvene elementi troppo marcati o troppo "peregrini"1.
le sigle si scrivono, di norma, senza punto tra le lettere che le compongono (RAI, MTV,
TG1), in particolare se note; l'uso, per, significativamente variabile. Vanno in generale in
maiuscolo se sono brevi; se sono lunghe, invece, per ridurre il loro impatto visivo, meglio
usare il maiuscoletto (non UNESCO, quindi, ma UNESCO). Alcuni usano anche la
scrizione alto/basso (Rai, Mtv, Tg1, Unesco);
il MAIUSCOLETTO si usa in linguistica per indicare etimi latini (giorno < DIURNU);
taluni lo impiegano anche per l'indicazione del nome dell'autore nelle bibliografie e nelle
citazioni (COSTANZO DI GIROLAMO, La forma del testo);
il grassetto si usa a volte per il titolo di paragrafi o a fini distintivi e per creare enfasi in
taluni contesti; nella scrittura referenziale di questi due ultimi usi si deve fare uso sporadico
nella scrittura referenziale.
Su questo argomento della lezione 7 disponibile la scheda aggiuntiva nella pagina dei
materiali.
79
Lezione 8
Il saggio breve in cinque capoversi
Dopo che, nelle lezioni precedenti, si sono analizzate a pi riprese le caratteristiche generali dei testi
informativi e argomentativi, in questa si descrive il saggio breve in cinque capoversi, un semplice
modello di testo espositivo particolarmente utile a fini didattici.
Il saggio breve una sorta di miniatura molto maneggevole di testo informativo/argomentativo
nella sua forma pi essenziale: ne comprende le sezioni fondamentali, ne simula lorganizzazione e
ne rispecchia la logica costruttiva. In quanto forma minimale ma completa di testo espositivo, il
saggio breve pu divenire un ottimo modello per la realizzazione attraverso espansione e
rielaborazione di documenti molto pi complessi (relazioni, rapporti, studi, tesi).
In questa lezione si analizzer pi il saggio breve argomentativo che quello informativo. Scrivere
testi argomentativi, infatti, pi difficile che scriverne di informativi: richiede una progettazione
pi accurata, una maggiore capacit critica, una capacit di organizzazione superiore e si configura,
quindi come un ottimo campo di prova per le proprie competenze comunicative. La trattazione, del
resto, fatto qualche aggiustamento, valida per entrambi i tipi e differenze di particolare importanza
verranno segnalate a tempo debito.
La lezione in breve
Il saggio breve in cinque capoversi un testo informativo/argomentativo a struttura rigida che pu
essere impiegato quale modello per testi pi complessi, anche molto lunghi. Nella sua forma tipica,
costituito da 5 segmenti (capoversi) unitari dal punto di vista linguistico, contenutistico e
paratestuale collegati tra loro da frasi-transizione e raccolti in tre sezioni: Introduzione, corpo del
testo e conclusione. Mentre lintroduzione e la conclusione sono costituite da un capoverso
ciascuna, il corpo del testo ne raccoglie tre.
Lintroduzione ha il compito fondamentale di presentare largomento oggetto di trattazione, di
chiarire quale sia il fine comunicativo dello scrivente e di anticipare la struttura del testo; i tre
capoversi del corpo hanno lo scopo di sviluppare largomento in maniera conforme a quanto
anticipato nellintroduzione e la conclusione risponde al fine di riepilogare le considerazioni svolte
nel corpo del testo.
Sommario
Argomento della lezione 1
La lezione in breve
1
Sommario
2
Il saggio breve in cinque capoversi: concetti di base
2
La funzione del saggio breve .................................................................................................. 3
La struttura del saggio breve ................................................................................................... 4
Lintroduzione ..................................................................................................................... 4
Largomento .................................................................................................................... 5
80
La tesi .............................................................................................................................. 5
Il fine comunicativo ........................................................................................................ 6
La presentazione schematica della struttura del testo ..................................................... 6
Il corpo del testo .................................................................................................................. 7
La conclusione................................................................................................................. 7
La struttura del saggio breve, in uno schema .......................................................................... 8
La struttura del capoverso 10
Un esempio di saggio breve 13
Commento ............................................................................................................................. 15
82
trovare un antagonista disputante; e senza un quid demonstrandum ed qualcuno cui dimostrarlo non
esiste neppure un testo argomentativo.
Inoltre, lenunciato le droghe hanno effetti nocivi sulla salute umana non solo si limita a constatare
un semplice fatto, ma non mette neppure in chiaro quale sia lopinione dello scrivente in merito ad
esso; anche questo un requisito fondamentale del saggio argomentativo: difficilmente infatti si
potr convalidare unopinione se non la si dichiara. Insomma: il presupposto per un saggio
argomentativo che (a) riguardi un tema su cui sia possibile disputare e (b) spieghi chiaramente
quale sia la posizione sostenuta nella potenziale controversia.3
Un testo informativo, invece, deve rispettare un numero inferiore di requisiti: sufficiente che verta
su un argomento interessante e che presenti informazioni complete ed aggiornate, utili per il proprio
uditorio. Da questo punto di vista, il saggio informativo pi semplice di quello argomentativo, che
richiede un supplemento di riflessione ed una pi accurata organizzazione delle idee.
Come ovvio, ciascuna delle sezioni che costituiscono il saggio breve risponde ad uno scopo
diverso e presenta varie specificit sia dal punto di vista della struttura che da quello del contenuto:
vedremo quali nei paragrafi che seguono.
Lintroduzione
Lintroduzione risponde a pi scopi, tra i quali quelli fondamentali sono:
a
b
c
d
e
Schematicamente, dunque, il capoverso introduttivo dovrebbe articolarsi nelle sezioni che seguono:
a
b
c
d
3 Avrebbe tutte le carte in regola per riuscire un buon testo argomentativo in cui si sostenga che come quelle pesanti,
anche le droghe leggere hanno effetti nocivi rilevanti sullorganismo umano e conducono alla dipendenza: per questo il
loro consumo non dovrebbe essere ammesso. Il suo argomento si presterebbe al dibattito e la posizione sostenuta
dallautore del testo vi esplicitamente dichiarata.
4 Il termine significa cianografia; la cianografia un procedimento di stampa usato per la riproduzione su carta azzurro
scuro di disegni, soprattutto tecnici, in scala; il termine blueprint, dunque indica, nel contesto cui stiamo facendo
riferimento, lo schema proporzionalmente ridotto del testo nel suo complesso.
82
83
83
84
84
85
La conclusione
In un testo informativo, la conclusione include solitamente (a) una ripresa dellenunciato con il
quale, nellintroduzione, si presentava loggetto del discorso; (b) una ripresa dei tre set di
informazioni fornite nel corpo del testo e (c) un segmento conclusivo, che indichi che la discussione
giunta al termine e si ricolleghi, se necessario, al capoverso introduttivo, in particolare a quella
sua sezione iniziale in cui, con quale artificio retorico o qualche frase ad effetto si cercato di
interessare il lettore al testo che aveva sotto gli occhi. In un testo argomentativo, invece, la
conclusione include: a) una riformulazione della tesi; (b) la ripresa dei tre argomenti fondamentali;
(c) il segmento conclusivo.
I. Introduzione
1. Introduzione al testo
2. Presentazione della questione/esposizione della tesi
3. Presentazione schematica della struttura del testo (blueprint)
4. Frase di transizione (opzionale)
II. Corpo del testo
a) Primo capoverso
1. Frase-chiave (topic sentence)
2. prima informazione/primo elemento di supporto
3. seconda informazione/secondo elemento di supporto
4. terza informazione/terzo elemento di supporto
5. Frase di transizione (opzionale)
b) secondo capoverso
1. Frase-chiave (topic sentence)
2. prima informazione/primo elemento di supporto
3. seconda informazione/secondo elemento di supporto
4. terza informazione/terzo elemento di supporto
5. Frase di transizione (opzionale)
c) terzo capoverso
1. Frase-chiave (topic sentence)
2. prima informazione/primo elemento di supporto
3. seconda informazione/secondo elemento di supporto
4. terza informazione/terzo elemento di supporto
5. Frase di transizione (opzionale)
III. Conclusione
1. Riferimento alla questione di partenza/riformulazione della tesi
2. Riassunto delle informazioni fornite/degli argomenti presentati
3. Chiusura, che si collega alla frase di apertura dellIntroduzione.
85
86
Questo capoverso costituisce ununit informativa perch il suo contenuto compiuto ed unitario;
pu essere compreso in isolamento, si articola intorno ad un tema principale che pu essere
identificato, pu venire riassunto e parafrasato.
Il capoverso si qualifica in quanto unit testuale anche perch presenta espliciti segnali di apertura e
di chiusura: a delimitarne i confini sono la riga bianca che lo precede ed il punto (con a-capo) che lo
segue.
Box 2: due capoversi, che si distinguono luno dallaltro per ragioni contenutistiche e formali
Lunitariet di un capoverso (e, quindi, poi, del testo che ne composto) non sorge spontaneamente:
il risultato di uno sforzo cosciente del suo autore che ne verifica costantemente lorganicit,
applicando anche, talora, specifiche tecniche compositive.
Una di quelle pi sfruttate nel caso di testi informativi ed argomentativi, ad esempio, quella della
costruzione a piramide rovesciata (o top-down) con frase-chiave (o frase-guida o topic sentence).
Ne scriveremo pi diffusamente nelle unit che seguono; per il momento sia sufficiente dire che
essa prevede che si includa in ciascun capoverso, preferibilmente allinizio, una frase che ne
racchiude il messaggio fondamentale e che la si accompagni con altre che ne sono complemento ed
espansione. Ci garantisce, tra gli altri vantaggi, quelli dellevidenza, della trasparenza e della
memorabilit dei contenuti e offre al lettore frettoloso la possibilit di comprendere il testo anche
86
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solo scorrendolo. Si veda, per un esempio di capoverso redatto in modalit top-down con frase
chiave, il Box 3.
87
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Introduzione
Frase di
introduzione
Tesi
Blueprint
88
89
Terzo argomento
di sostegno
Secondo capoverso
di supporto
Collegamento con il Oltre a dover affrontare queste fonti di distrazione, i genitori devono
capoverso
proteggere i loro figli da un vero e proprio diluvio di materiale erotico.
precedente
Oggi i ragazzi possono trovare giornali pornografici e libri a contenuto
erotico nello stesso negozio allangolo in cui un tempo si vendevano
Frase-guida
solo fumetti e lecca-lecca. I giovani non vedono i nudi sfuocati di una
generazione fa, ma lesplicitezza grossolana di Playboy o Penthouse,
Primo argomento
quando va bene. E c di pi: i film che essi guardano sono spesso
incentrati su situazioni intensamente sensuali. difficile inculcare nei
di sostegno
ragazzi i valori tradizionali quando i film mostrano insegnanti che
seducono i loro alunni e dei teenager che considerano il sesso come
Secondo argomento unattivit del tutto paragonabile alla partita di calcio. Un problema
ancora pi grave costituito dal contenuto pesantemente erotico dei
di sostegno
programmi televisivi. Premendo un semplice tasto i nostri figli possono
vedere star delle telenovelas che si rotolano nel letto o, sempre pi
spesso, guardare programmi via cavo dove la nudit di casa.
Terzo argomento
di sostegno
Terzo capoverso
di supporto
Frase-guida
di sostegno
Terzo argomento
90
di sostegno
Conclusione
Riformulazione
della tesi
Collegamento con
lintroduzione
Commento
Lintroduzione si apre cercando di attrarre linteresse del lettore con il riferimento a show televisivi
dannata, che dipingono una realt acutamente contrastante con quella attuale; ci consente
allautore di introdurre la propria tesi secondo cui Essere un genitore oggi molto pi difficile di
quanto non fosse una generazione fa. Quello di introdurre il proprio testo con materiale che
contrasta con quello che segue un artificio molto usato, soprattutto nei testi giornalistici, ma
consigliabile anche in altre occasioni. Si deve notare, allinterno dellintroduzione, la presenza del
blueprint, che ha la funzione di presentare al lettore il contenuto dei capoversi di supporto. Si noti
che, per quanto utile, il blueprint deve essere riservato ai casi in cui sia realmente necessario, e cio
soprattutto ai testi argomentativi piuttosto lunghi e complessi. La sua presenza in altri casi (come in
questo, in cui per esso viene introdotto su richiesta del docente) rischia di fare apparire il testo un
po meccanico.
Lautore sostiene la sua tesi attraverso argomenti relativamente informali, presentando, cio, serie
di esempi e rimarcando il contrasto tra i bei tempi andati e il giorno doggi.
Gli esempi su cui si incentra il corpo della trattazione vengono disposti a formare un climax
ascendente (ordine enfatico), segnalando prima le cose meno gravi, poi quelle pi preoccupanti.
Allinterno di ciascun capoverso, il materiale ordinato secondo logiche variabili: nel primo
spazialmente (si citano prima le fonti di distrazione domestiche e poi quelle che i ragazzi incontrano
fuori casa), nel secondo enfaticamente (si fa riferimento prima ai giornali pornografici e poi ai
programmi televisivi, il cui accesso meno controllabile ed il cui effetto perci pi insidioso), nel
terzo cronologicamente (si va dai rischi corsi dai bambini a quelli cui sono esposti i ragazzi).
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91
Ogni capoverso di supporto si apre con un periodo guida e lunit del testo segnalata
dallabbondante (a volte persino eccessiva) presenza di legamenti (elementi del testo quali, ad
esempio invece, inoltre ), di sinonimi e parole semanticamente collegate tra loro (erotico
sensuale sesso nudit; fonti di distrazione stimolanti alternative), di proposizioni con
funzione riassuntiva (Oltre a dover affrontare queste fonti di distrazione ).
Il testo appare molto strutturato; persino troppo. In effetti leccessiva fissit del modello costruttivo
(in tutti i capoversi un periodo guida posto allinizio; a chiudere lintroduzione un blueprint che
riprende troppo evidentemente il tema dei tre capoversi che seguono; un certo scrupolo eccessivo di
rendere evidenti i trapassi logici tra una parte del testo e laltra) mettono a nudo lartificio
architettonico. Nel caso del testo che abbiamo presentato, ci richiesto dallesercitatore, ed ha una
sua giustificazione didattica. In altri documenti come quelli professionali lautore pu mostrarsi
meno didascalico: una solida strutturazione deve essere presente anche in quelli, naturalmente, ed il
loro dettato deve essere altrettanto chiaro, ma non tutto deve essere scolasticamente esplicito: una
testo troppo predicibile finisce il divenire poco stimolante e a perdere forza di impatto. Nel caso in
esame a rendere meno forte limpressione di elementarit schematica sarebbe stato sufficiente
posticipare il periodo guida in uno dei capoversi, o magari omettere del tutto il blueprint o, ancora,
limare qualche congiunzione sostituendola con dei segni interpuntivi
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Lezione 9
Il processo della scrittura: le prime fasi
Come si arriva allelaborazione di un testo funzionale? Certo non basta prendere carta e penna e
stendere tutto di getto: nelle prime lezioni, infatti, abbiamo capito che progettare ed approntare
un testo significa finalizzare strategicamente la propria azione comunicativa. Occorre quindi: (a)
porsi un obiettivo preciso e ragionevole, (b) esaminare accuratamente il contesto dell'azione, (c)
affrontare le diverse fasi del processo redazionale. A tutto questo lavoro dedicato il resto del
corso, che ha come obiettivo la realizzazione di un saggio breve, secondo il modello osservato nella
lezione precedente. Inizieremo, come ovvio, con le scelte iniziali, da cui dipender in buona parte il
successo dellimpresa.
La lezione in breve
Il processo della creazione di un testo composto in linea di massima da sette fasi: scelta di un
tema generale, analisi del contesto comunicativo, definizione di un tema ristretto e quindi della tesi,
raccolta del materiale, pianificazione della struttura del testo, stesura e revisione. Le prime fasi, di
tipo progettuale, determinano le caratteristiche del nostro testo: il suo argomento, la sua struttura,
le sue dimensioni, il suo stile adeguato al pubblico a cui decidiamo di rivolgerci. Il punto di
partenza in gran parte legato allinventiva, alla creativit: ci vale sia per la scelta di un tema
generale (quando non sono altri a deciderlo) che per lindividuazione, al suo interno, di un tema
ristretto interessante, che per dovr essere adeguato alle nostre forze, ai nostri tempi di consegna,
al contesto esterno. Sceglieremo poi il modello di testo da seguire, con la serie di norme che lo
riguardano e che ci faranno da guida. Le prime righe che scriveremo saranno quelle della tesi, il
breve enunciato che definir i nostri obiettivi e il percorso attraverso il quale intendiamo
raggiungerli.
Sommario
Premessa: le 7 fasi della scrittura
Qualche nota terminologica
Fase 1: scelta di un tema generale
Fase 2: analisi preliminare della situazione comunicativa e pianificazione del lavoro
Fase 3: identificazione di un tema ristretto, scelta di un modello, formalizzazione della tesi
Lidentificazione di un tema ristretto
La scelta di un modello
La formalizzazione della tesi
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2
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5
6
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Pu essere utile scaricare, prima di iniziare la lettura di questo documento, la Scheda aggiuntiva 1 (la si pu
scaricare dalla pagina dei materiali, lezione 9) si tratta di un documento in formato PDF piuttosto voluminoso
(ca. 1 Mbyte), che riguarda il processo della scrittura; oltre che essere necessario allesecuzione degli esercizi
collegati a ciascuna unit: esso simula la redazione di un breve testo argomentativo a partire da un tema
generale; ricrea operativamente, dunque, il processo che in questi documenti verr affrontato con un taglio pi
teorico. Per la sua lettura necessario avere installato lAdobe Acrobat Reader nella versione 5 o successive.
93
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La (5) scaletta di lavoro un elenco strutturato delle tematiche principali e secondarie affrontate nel
documento; pu avere la forma di un elenco in formato testuale (outline) di frasi o gruppi di parolechiave o quello di un diagramma ad albero.
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Occorrer quindi:
a. verificare la propria disponibilit di tempo per la progettazione del testo, la raccolta del
materiale documentario e di supporto, la stesura dellelaborato, la sua valutazione e la sua
approfondita revisione in modo da non affrontare sprovvedutamente un compito che non si
sar in grado di portare a termine;
b. valutare onestamente il proprio grado di conoscenza dell'argomento che viene richiesto
di trattare ( chiaro che, se l'argomento generale stato scelto liberamente, lo si dovrebbe
conoscere bene), in modo da identificare con chiarezza ci che si potr e ci che non si potr
realizzare;
c. tracciare un ritratto realistico ed approfondito del destinatario del testo (si tratter di
uno specialista della materia, di un lettore medio, di un principiante, di un lettore casuale?),
in modo da mettersi nella condizione di produrre un testo adeguato ai suoi interessi, ai suoi
bisogni ed alle sue conoscenze;
d. prevedere il suo atteggiamento nei confronti del soggetto trattato (interessato,
disinteressato, entusiastico, ostile?), in modo da sfruttare le inclinazioni positive e da
neutralizzare o ridurre, se possibile, quelle negative;
e. immaginare le modalit attraverso cui il testo verr letto (frettolosamente da un utente
del Web? Accuratamente, ma solo in parte, da uno specialista? Interamente, ma in maniera
differente, da un'utenza molto eterogenea?), in modo da adattare ad esse contenuti e forme
del documento.
In fase di pianificazione del lavoro, si dovr decidere, sulla base delle informazioni raccolte in
precedenza:
a. quale sia il livello di approfondimento, e cio l'ampiezza e la ricchezza informativa del
documento;
b. quali siano la struttura, il linguaggio, i contenuti, il tono, lo stile, la modalit di
presentazione pi adatti all'udienza designata (testo ampio e molto articolato, o pi
sintetico e scioltamente discorsivo? Tono umoristicamente ammiccante e suggestivo o
formale e rigoroso? Linguaggio alto e ricco di tecnicismi o pi colloquiale e divulgativo?
Layout ed aspetto molto curati e professionali o pi informalmente ufficiosi?);
c. quale sia, almeno approssimativamente, lestensione ideale per lo scritto;
d. quale sia il materiale documentario necessario, e quale quello presumibilmente
disponibile alla realizzazione del progetto.
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Si dovranno poi prendere alcune decisioni fondamentali in merito alle finalit ed alla tipologia del
testo che ci si accinge a scrivere ed, infine, si dovr formalizzare una tesi.
L'identificazione di un tema ristretto a partire da un tema generale prevede la sua
"esplosione" in una serie di microtemi tra di loro correlati e la scelta di uno o pi
"frammenti", dalla cui elaborazione esso verr tratto.
La prima delle due sequenze di operazioni consiste sostanzialmente nella generazione - per
analogia, antitesi, metafora ed altri procedimenti logici - di un buon numero idee collegate al tema
principale e suscettibili di ulteriore selezione e sviluppo.
Per facilitare il compito di produzione delle idee pu essere utile l'uso di quelle medesime tecniche
di stimolo del pensiero creativo cui si in parte fatto riferimento nella sezione dedicata alla scelta
del tema generale; pu essere vantaggioso, cio:
Una volta che si sia generata una quantit adeguata di idee relative al tema generale, si dovr
passare alla seconda sequenza di operazioni, che richiede si operi una loro selezione ed un loro
raggruppamento razionale:
andranno in primo luogo depennati tutti gli argomenti poco interessanti, poco produttivi,
interessanti ma di trattazione troppo complessa e cos via;
eliminati i rami secchi, si procede ad una riorganizzazione di quanto rimane: le idee
saranno collegate tra di loro istituendo rapporti logici (correlazioni, legami di dipendenza
causale, collegamenti di successione cronologica ecc.): ci si trover cos nella condizione di
scegliere tra due o tre argomenti (o gruppi di argomenti) concorrenti;
uno di questi diverr il tema ristretto sul quale si incentrer il testo da elaborare.
La scelta di un modello
Quando si sia identificato un valido tema ristretto, si dovr stabilire quale organizzazione e quale
"forma" specifica debba avere il documento che si sta per redigere, a quali convenzioni si debba
attenere; si dovr insomma scegliere un modello da imitare.
Un modello non altro che uno schema abbastanza generale di testo che d una serie di
indicazioni sulla base delle quali lo scrivente dovrebbe realizzare il proprio documento: i
modelli forniscono soprattutto regole relative alla struttura generale dei testi ed alle caratteristiche
del loro paratesto, ma non mancano di suggerire, talora, anche l'adozione di determinate strategie
comunicative o di una particolare veste linguistica. Non dicono nulla, invece, sui contenuti: e ci
ovvio, se si pensa ad essi come a semplici "contenitori" in cui riversare informazioni di volta in
volta diverse.
Esistono modelli differenti, per molte "specie" testuali: ve ne sono, ad esempio, per la lettera
commerciale, il saggio, il documento WebI modelli non devono essere accolti acriticamente, ma
li si deve considerare come insiemi "aperti" di linee guida, da adattare ogni volta, in quanto tali,
(1) alle specifiche finalit comunicative (i fini che si vogliono raggiungere tramite la scrittura:
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qualora si volesse preparare un documento che avesse, oltre a finalit informative, anche un intento
valutativo, lo si dovrebbe dichiarare esplicitamente (proseguendo ci che si era scritto in precedenza
si potrebbe in questo caso concludere: In particolare, verranno analizzati alcuni tra gli applicativi
pi diffusi e pi accessibili, e si proceder ad una valutazione delle loro rispettive caratteristiche).
In un testo di intento persuasivo o argomentativo formale o mediamente formale (ad esempio
un saggio), invece, la tesi apparir come una frase o una serie di frasi in cui si enuncia
un'opinione di cui si precisa di voler dimostrare la verit o la falsit (se si volesse scrivere, ad
esempio, sui vantaggi dell'impiego di mappe concettuali nella progettazione testuale, dunque, si
potrebbe formulare una tesi come la seguente: In questo testo dimostreremo [riferimento al fine
argomentativo del documento] che l'impiego delle mappe cognitive nella progettazione e nella
realizzazione di testi di tipo informativo ed argomentativo dovrebbe essere insegnato e promosso in
tutti gli ordini di scuole [opinione sul tema ristretto oggetto del documento]).
Una nota ci sembra particolarmente importante, a proposito della tesi dei testi argomentativi e
persuasivi formali: non vi si deve mai omettere il riferimento al proprio pensiero, all'idea che si
sostiene, all'idea che si vuole supportare. Senza unopinione da convalidare, un quid
demonstrandum, non esisterebbe neppure, propriamente, un testo argomentativo; dunque
importantissimo che essa venga evidenziata senza ambiguit, se possibile gi in apertura di
documento.
Ci pu non essere consigliabile in alcuni frangenti, ad esempio quando si vuole sostenere
un'opinione poco condivisa o impopolare, ed in generale quando si indirizza il proprio testo ad un
uditorio ostile: in questi casi forse strategicamente pi efficace una presentazione "indiretta"
(bottom-up : prima si presentano il materiale documentario e gli argomenti e le considerazioni a
supporto della tesi, e poi si enuncia la tesi stessa); anche in questi casi, per, una precisa
formalizzazione dell'assunto, per quanto ritardata, non pu mancare.
Per questa ragione, sono da considerare improprie, in un testo argomentativo, tesi espresse come
semplici sottoscrizioni di intenti (In questo mio articolo parler della comunicazione nellera
digitale), che possono invece andare bene per testi informativi; e non costituiscono una tesi valida
neppure enunciati che si riducano ad una semplice constatazione (La comunicazione nellera
digitale pi veloce di quella dellet pre-informatica), che non necessita, evidentemente, di grandi
sforzi probatori..
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Lezione 10
Raccolta e valutazione dei materiali,
riassunto e parafrasi
Una volta concluse le fasi progettuali del processo della scrittura sar necessario reperire i
materiali su cui fondarsi, ed essi andranno attentamente valutati (sono utili? sono affidabili?) e
ordinati, in modo da essere pronti per luso, e da poter essere facilmente inseriti se necessario
in coda al testo. Potremo avere bisogno di trascrivere passi interi di alcuni libri, per poterli poi
citare al momento giusto; spesso dovremo chiarire a noi stessi quanto abbiamo appena letto,
riscrivendolo per intero o riassumendolo, in modo da adattarlo alle nostre esigenze.
La lezione in breve
I materiali da cui partire per elaborare un testo sono di vario genere. Essi possono essere suddivisi
in fonti primarie (o dirette: forniscono informazioni non filtrate, i dati puri e semplici) e
secondarie (o indirette: riportano informazioni mediate dal giudizio di qualcuno, e quindi sono gi
interpretate). Limportante che le fonti prescelte siano valutate nella loro utilit e attendibilit, e
vengano poi sottoposte ad una attenta schedatura (nel caso, pi comune, che si tratti di volumi
pubblicati, ci significa anche redigere un abbozzo di bibliografia); alcuni testi dovranno venire
sottoposti a sintesi, in modo da poter esporre in breve il loro contenuto; altri invece, pi importanti,
richiederanno una parafrasi che ne semplifichi la comprensione da parte del futuro lettore.
Sommario
La raccolta del materiale documentario, la sua valutazione e schedatura
Lesplorazione delle fonti primarie e secondarie
La valutazione del materiale
La schedatura del materiale
Riassunto e parafrasi
1
2
3
3
4
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ricerca di materiale informativo utile alla stesura del documento, che - a questo punto - ad
uno stadio ormai avanzato di progettazione.
In generale, il processo di ricerca delle informazioni si articola in tre fasi fondamentali:
a. l'esplorazione delle fonti primarie e secondarie;
b. l'analisi, la valutazione e l'interpretazione del materiale reperito;
c. la schedatura dei dati in vista del loro riuso.
102
natura, tendono ad invecchiare rapidamente: occorre quindi verificare la data in cui esse
sono state realizzate.9
c. l'interrogazione di motori di ricerca ed indici Web, di cataloghi bibliotecari online, di risorse
specializzate ed altri analoghi servizi telematici.
Per le fonti primarie, invece, il discorso senza dubbio pi complesso: la raccolta diretta dei
dati, infatti, richiede conoscenze, capacit, personale e strutture che permettano di non compiere
errori, per non ottenere risultati falsati, e di sapere distinguere il materiale significativo da quello
che non lo .
Sono pi importanti, per concludere, le fonti primarie o quelle secondarie? La domanda non ha
molto significato. L'importanza dell'una o dell'altra sorgente di informazioni sempre relativa al
documento che si sta realizzando.
Ci che importa, non tanto la "natura" delle fonti informative, ma la loro qualit; per questo
indispensabile che - prima di impiegarle per dare corpo al proprio testo - esse siano attentamente
vagliate.
Quando si tratter, invece, di verificare il valore intrinseco dei dati stessi, ci si dovr chiedere:
a.
b.
c.
d.
e.
Per la linguistica italiana, ad esempio, si pu fare riferimento alla nota Bibliografia della linguistica italiana di Robert
Hall che, pubblicata in seconda edizione nel 1958 a coprire l'editoria linguistica sino al 1956, ha in seguito visto tre
supplementi decennali che documentano i documenti stampati negli anni '56-'66, '66-'76 e '76-'86; dunque un'opera
che - pur conservando una sua utilit documentaria - risulta inevitabilmente datata da certi punti di vista.
102
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103
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c) una rilettura pi veloce, che consenta di verificare l'esattezza della prima analisi e la
piena comprensione del testo;
d) l'eliminazione di tutti gli elementi che non appaiono indispensabili;
e) la riformulazione del testo, con la generalizzazione di concetti e la combinazione di
sezioni;
f) la revisione del testo prodotto.
Riconoscere la struttura complessiva di un testo equivale ad identificarne sezioni
contenutistico-formali:occorrer guardare (1) a segmenti metatestuali [nei prossimi paragrafi
parleremo degli argomenti a, b e c], (2) a titoli e sottotitoli e (3) alla struttura dei capoversi,
ciascuno dei quali dovrebbe rappresentare un'unit di informazione.
Individuare le strategie di organizzazione dell'informazione significa riconoscere lo schema
secondo il quale sono ordinate le informazioni contenute nel testo (ad esempio, secondo un
ordine cronologico, spaziale, di dipendenza causale).
Riconoscere le parole chiave ed i segmenti contenutisticamente pi pregnanti significa
individuare, temi, remi, isotopie (iterazione di unit significanti che conferisce unit all'enunciato
stesso: vedere la voce topic/comment nel glossario) e topic sentences. Informazioni di particolare
importanza sono a volte segnalate da (1) evidenziazioni [grassetti e corsivi], (2) note a margine, (3)
tabelle, elenchi puntati, elenchi numerati, (4) immagini, grafici, schemi.
Le topic sentences si trovano di norma all'inizio o alla fine dei capoversi; sezioni molto rilevanti
nell'economia del testo sono, di solito, l'introduzione e la conclusione.
Distinguere le porzioni di testo che non apportano informazioni indispensabili significa
discernere quelle che possono essere omesse senza pregiudizio della comprensione.
Le digressioni, le ripetizioni, gli esempi, i dettagli descrittivi; sono elementi importanti per la
comprensione, ma non devono di norma venire riprodotte in un riassunto, le tabelle, le tavole, i
lunghi elenchi. Sono elementi non indispensabili, questa volta dal punto di vista linguistico, anche
le parole vuote, gli avverbi, gli aggettivi ed i legamenti che non siano strettamente indispensabili.
104
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Eliminare gli elementi che non appaiono indispensabili richiede che si operi sul testo secondo
strategie diverse per eliminare parte dell'informazione che contiene. Si impiegano, in generale,
tre tecniche diverse, quelle della cancellazione, della generalizzazione e della ricostruzione
informativa.
La tecnica della cancellazione prevede che si taglino dal testo tutte le informazioni che non
costituiscono assunti di base o che sono irrilevanti ai fini della comprensione di ci che
segue. La tecnica della cancellazione pu operare pi o meno selettivamente: al suo livello
di base si limita all'eliminazione di alcuni elementi linguistici informativamente deboli
(aggettivi, avverbi); al suo livello pi alto prevede la soppressione di intere sezioni di
testo;
La tecnica della generalizzazione prevede la riformulazione economica di informazioni
puntuali disperse in sequenze di frasi.
La tecnica della ricostruzione informativa prevede che si economizzi testo condensando
informazioni disperse in una sola, che viene inferita da quelle effettivamente presenti; un
esempio dell'applicazione di questa regola si avrebbe nel caso che segue:
Mario sudava, tremava, aveva un poco di tosse e dolore diffuso alle giunture, con febbre
alta > Mario era influenzato
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mutamento della forma linguistica di un testo sempre anche una variazione del suo contenuto, una
sua rielaborazione, che determina slittamenti, arricchimenti o impoverimenti di senso.
Come giudicare, allora, se le trasformazioni che si sono indotte in un testo parafrasato hanno dato
risultati accettabili, se, cio, non hanno apportato mutamenti tali da stravolgerne il senso originario?
Verificando se, dato un determinato contesto, le due versioni del documento possono essere usate
senza provocare fraintendimenti. 1
l'effetto delle due versioni sar ovviamente diverso: se si parafrasato un testo prodotto per specialisti di linguistica
per renderlo accettabile a scolari della scuola media e lo si propina poi, in questa nuova veste, al pubblico originale non
si pu pretendere che lo accolga senza battere ciglio; si pu per controllare che il contenuto di partenza rimanga
completamente accessibile anche nella nuova forma.
106
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Lezione 11
Creazione di un outline testuale
Ora che abbiamo a disposizione i materiali che utilizzeremo, dobbiamo decidere come organizzarli,
che percorso seguire, insomma quale struttura dare al testo in via di costruzione. Questo
passaggio, apparentemente semplice, non deve essere sottovalutato, perch su di esso si fonda non
solo la logica interna, ma anche lefficacia del testo, il suo impatto sul lettore. Man mano che il
contenuto della scaletta si articola e si precisa essa pu crescere di dimensioni sino a definire gi
tutti i contenuti: in tal modo la via tracciata potr essere percorsa tranquillamente, e la stesura ne
guadagner in velocit e chiarezza.
La lezione in breve
La stesura del testo deve seguire un piano preciso, fondato sul rispetto dellordine logico e delle
modalit dellargomentazione. Le informazioni raccolte andranno quindi selezionate e disposte
accortamente, in modo da arrivare ad una scaletta (outline) che elenchi le sezioni del testo con le
rispettive frasi guida. Esistono diversi tipi di scaletta, da quelli lineari (a elenco) a quelli costruiti
come diagrammi ad albero: lo spazio lasciato al contenuto di ogni sezione pu variare molto, da
poche parole a diverse righe; la scelta dipender dalle preferenze personali. Pu essere utile,
inoltre, premettere alla scaletta un protocollo formale, in cui siano enunciate le finalit del testo, le
sue dimensioni, lo scopo, il pubblico a cui si fa riferimento, il modello seguito, la tesi prefissata.
Sommario
Fase 5: La stesura di una scaletta di lavoro
Tipologie di outline testuale
Il protocollo formale
1
3
5
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Quanto alle modalit secondo cui possono essere ordinate le informazioni, si ricordano, a titolo
esemplificativo, in quanto particolarmente comuni, le seguenti:
quella della loro raccolta in classi omogenee sotto qualche rispetto (per esempio, se si sta
scrivendo un documento sul luogo ideale in cui passare le vacanze, si potrebbero raccogliere
i dati relativi a localit concorrenti in base a criteri quali la collocazione geografica, la
tipologia di servizi, i costi, l'accessibilit e cos via);
quella del loro ordinamento secondo un'ottica processuale (da ci che viene prima a ci che
viene dopo);
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quella che le raccoglie in gruppi paralleli che vengono messi a confronto l'uno con l'altro
(per esempio, se si sta scrivendo un testo dedicato alle donne in carriera, si possono
raggruppare le informazioni sotto la rubrica vantaggi e svantaggi in relazione a parametri
diversi in un formato semitabellare:
vantaggi
svantaggi
Rapporto di coppia
Ricchezza complessiva
Educazione dei figli
quella del loro ordinamento secondo un'ottica causale (dalle cause agli effetti).
c) la preparazione della scaletta vera e propria, che in generale raccoglie le frasi-guida di ciascuna
sezione in cui si articolato il testo, ma che pu avere anche forma diversa, come vedremo di
seguito.
L'aspetto delle scalette pu variare molto: c' chi le prepara a mano e chi al computer; chi utilizza
font diversi, evidenziazioni, colori, e chi adotta invece un formato pi sobrio. Abbellimenti a parte,
tuttavia, il tipico outline di un testo informativo/argomentativo dovrebbe avere una forma non molto
dissimile dal seguente, che si immagina relativo ad un documento dedicato alluso delle mappe
concettuali:
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E, volendo, soprattutto in fase di prima stesura del testo, si potrebbe anche puntare sull'impiego di
frasi intere e di brani di commento, ottenendo cos uno schema pi particolareggiato e - forse - una
guida pi utile al proprio lavoro di redazione. Se ne veda il possibile aspetto:.
111
progetti complessi. Si preciser anche che i vantaggi di cui si detto sono resi ancora pi
evidenti se, per creare le proprie mappe, si utilizzano strumenti software appositi.
ecc.
L'uso di outline in forma "lineare" molto comune e la loro realizzazione molto semplice, anche
con strumenti software di uso normale, come l'elaboratore di testi Word o suoi analoghi (ad esempio
il Wordprocessor del pacchetto per ufficio Staroffice (http://www.sun.com e
http://www.staroffice.com), distribuito gratuitamente, sino alla versione 5, dalla Sun Microsistems,
o quello di Openoffice (http://www.openoffice.org/).
Se si preferisce, tuttavia, si pu impiegare, per la rappresentazione del piano di lavoro, anche un
diagramma ad albero; ve ne sono numerosi esempi nel documento PDF di cui si proposto lo
scaricamento nella lezione 9), da realizzare a mano o con qualche applicativo specifico.
Qualsiasi strategia di rappresentazione si scelga, evidente che per redigere una scaletta ben
organizzata (e quindi, poi, un testo funzionale) necessario avere approntato un buon progetto
d'insieme ed avere chiaramente presenti sia il processo probatorio (nel caso di un testo
argomentativo; la strategia informativa nel caso di un testo informativo: si riveda, per questi
concetti, la lezione 5 e si veda anche il glossario) che si adotter nella scrittura, che la struttura
generale del documento.
Se - come probabilmente si dovrebbe - si usa la scaletta come una sorta di "bussola" per la
composizione del documento, potrebbe essere utile farla precedere da un "protocollo" formale in cui
siano esplicitati tutti gli elementi salienti del progetto testuale; ci avrebbe un'utilit esclusivamente
interna, ovviamente, ma consentirebbe di verificare, ad esempio, che non si muti in corsa, magari
senza rendersene del tutto conto, il fine che ci si era imposti; o che non si cominci improvvisamente
a divagare; e che si sappia esattamente, in ogni momento, cosa si sta scrivendo, perch lo si sta
scrivendo ed a chi ci si rivolge.
Nel "protocollo" dovrebbero apparire, in particolare:
a. alcuni riferimenti agli elementi della situazione operativa che maggiore impatto hanno
sulla forma del testo (in primis, in questo caso, la sua ampiezza);
b. le informazioni fondamentali in merito alle sue caratteristiche grafiche e testuali;
c. alcune note riguardo allo scopo che ci si prefigge di raggiungere mediante la sua
redazione ed all'uditorio per il quale lo si pensato;
d. qualche nota sul modello testuale che si scelto;
e. la trascrizione della tesi, cos come stata formalizzata in precedenza.
Esso potrebbe avere, dunque, la forma presentata qui di seguito:
112
Nella preparazione dell' outline si tenga presente (lo vedremo meglio nelle ultime lezioni del corso)
che la maggior parte dei testi informativi ed argomentativi ed il grosso dei testi tecnicoscientifici si articola in tre sezioni principali, e cio:
a. l'introduzione;
b. il corpo del testo;
c. la conclusione.
Esse hanno caratteristiche abbastanza stabili; in particolare, l'introduzione include quasi sempre un
riferimento alle finalit del testo (e dunque alla tesi da dimostrare o alle informazioni da fornire)
ed una sorta di stringatissimo compendio del testo, in cui si delinea lo sviluppo dell'esposizione
che seguir (la trattatistica anglofona lo chiama blueprint, termine che significa 'cianografia'; la
cianografia un procedimento di stampa usato per la riproduzione su carta azzurro scuro disegni,
soprattutto tecnici, in scala; il termine blueprint, dunque indica, nel contesto scientifico cui stiamo
facendo riferimento, lo "schema proporzionalmente ridotto" del testo nel suo complesso).
Il corpo del testo - in cui si sviluppano le argomentazioni e si comunicano le informazioni prevede una ripartizione in pi capoversi (a loro volta raggruppati in paragrafi, se necessario
titolettati, quando la lunghezza del documento superi le due o tre pagine) incentrati su un periodoguida ed arricchiti dal materiale di supporto che si prescelto.
La conclusione dovrebbe riepilogare la tesi e richiamare in qualche modo il capoverso di
apertura, in modo da convogliare nei destinatari l'impressione che il testo che leggono sia
effettivamente qualcosa in cui "tutto si tiene".
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Lezione 12
Stesura della prima bozza
Dopo aver affrontato con cura e attenzione tutte le fasi preparatorie del saggio, si giunge finalmente
alla fase della prima stesura del testo: essa richiede di prestare la massima attenzione non solo agli
aspetti linguistico-grammaticali che saranno specifico oggetto dellultima fase del lavoro, quella
della revisione , ma soprattutto agli aspetti strutturali e semantici complessivi del documento,
che garantiranno lorganicit e lomogeneit tra le diverse sezioni del saggio finale (introduzione,
corpo del testo in tre paragrafi, conclusione).
La lezione in breve
Nella fase di prima stesura del testo si richiede di dedicare la massima attenzione agli aspetti
strutturali e semantici del testo. Se infatti nellultima tappa di revisione sar sempre possibile
apportare migliorie formali (linguistiche e grammaticali) al documento, non sar ugualmente
semplice intervenire a livello semantico e strutturale, modificando la concatenazione logica dei
contenuti, a meno di non rimettere nuovamente mano ad intere sezioni del testo.
La prima scrittura deve dunque concentrarsi sulla solidit e completezza delle unit di contenuto,
sulla loro successione logica e organica, sulla non contraddittoriet del contenuto delle sezioni.
Per fare ci sar utile basarsi sullordine dei contenuti stabilito precedentemente nella scaletta,
partendo dalla stesura del corpo del testo, sezione per sezione. Introduzione e conclusione
verranno scritte, invece, in un secondo momento, dal momento che alla prima spetta il compito di
riassumere il contenuto essenziale del saggio, stimolando lattenzione del lettore e introducendo
allopinione complessiva dellautore, mentre alla seconda spetta il compito di riprendere in modo
sintetico e riassuntivo gli argomenti del corpo del testo e di chiudere il saggio con un capoverso
conclusivo. Inoltre, in base alla diversa finalit del testo (informativa o argomentativa) corpo del
testo e conclusione richiederanno una diversa articolazione in sezioni.
Sommario
Fase 6: la prima scrittura
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Concluse tutte le fasi propriamente preparatorie (le ricordiamo ancora una volta: l'analisi della
situazione operativa e comunicativa e la pianificazione del lavoro; l'identificazione di un tema
ristretto, la scelta di un modello testuale e la formalizzazione di una tesi; la raccolta del materiale
documentario, la sua valutazione e la sua schedatura; la stesura di una scaletta di lavoro), si potr
infine procedere alla prima stesura del testo.
Durante la compilazione della prima bozza del documento sar necessario concentrarsi, almeno
all'inizio, soprattutto sui suoi aspetti semantici e strutturali: si dovr, quindi, prestare particolare
attenzione alla solidit, all'unit, alla completezza, alla non contraddittoriet, all'organicit
del contenuto ed alla sua organizzazione in sezioni ed unit comunicative ben definite.
Ci non significa che si potranno trascurare del tutto le questioni linguistico-espressive e formali;
vuole solo dire che alle questioni linguistiche, grammaticali ed ortografiche, agli aspetti redattori
che ineriscono pi strettamente alla presentazione del testo si dovrebbe dedicare la massima
attenzione pi avanti, durante la sua prima revisione e quelle che la seguiranno. Ogni autore, d'altra
parte, ha le proprie abitudini: ci che conta che si proceda in maniera ordinata, e non casuale,
perch, se molto faticoso rendere formalmente accettabile un testo preliminarmente ben
strutturato, molto pi difficile rendere logico, non contraddittorio, organico ed unitario un testo
anche formalmente ineccepibile ma discontinuo e disomogeneo.
Nella preparazione della prima bozza, si proceda, se possibile, modularmente, sezione per
sezione, seguendo l'ordine della scaletta, a partire dal corpo del testo.
Non sempre possibile, in realt, rispettare un ordine perfettamente lineare nella stesura; ci anzi
piuttosto difficile nel caso di testi particolarmente estesi ed in quello di realizzazioni collaborative, a
pi mani. In circostanze simili ci si dovr evidentemente adattare, preventivando consapevolmente
un complesso lavoro di armonizzazione e di ricucitura.
In qualunque ordine si stendano le sezioni che costituiscono il corpo del testo, esse dovranno essere
concluse prima di quelle dell'introduzione; essa include, infatti, come si detto, sia la tesi che il
blueprint di cui si deve verificare l'effettiva corrispondenza con il documento cos come esso appare
nella sua ultima versione, e cio dopo tutte le modifiche che la revisione avr reso necessarie.
La conclusione, infine, andrebbe scritta per ultima, non solo perch include spesso una
riformulazione della tesi ed un riassunto del documento nel suo complesso, ma anche perch vi si
riprende qualche volta parte dell'introduzione, che ne dunque il presupposto.
A questo punto del nostro complesso lavoro di scrittura, riprendiamo lo schema del Saggio breve in
cinque capoversi (presentato nella lezione 8):
I. Introduzione
1.
2.
3.
4.
Introduzione al testo
Presentazione della questione/esposizione della tesi
Presentazione schematica della struttura del testo (blueprint)
Frase di transizione (opzionale)
a)
Primo capoverso
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b)
1.
2.
3.
4.
5.
secondo capoverso
Frase-chiave (topic senience)
prima informazione/primo elemento di supporto
seconda informazione/secondo elemento di supporto
terza informazione/terzo elemento di supporto
Frase di transizione (opzionale)
c)
1.
2.
3.
4.
5.
terzo capoverso
Frase-chiave (topic sentence)
prima informazione/primo elemento di supporto
seconda informazione/secondo elemento di supporto
terza informazione/terzo elemento di supporto
Frase di transizione (opzionale)
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III. Conclusione
1.
2.
3.
Come abbiamo gi pi volte chiarito, il saggio breve in cinque capoversi si articola in tre sezioni
principali: lintroduzione, il corpo del testo e la conclusione. Mentre introduzione e conclusione
sono costituiti da un capoverso ciascuna, il corpo del testo ne comprende tre.
Schematicamente, dunque, la struttura del saggio breve la seguente:
1.
2.
3.
Ciascuna delle sezioni che costituiscono il saggio breve, come gi detto, risponde ad uno scopo
diverso e presenta varie specificit sia dal punto di vista della struttura sia da quello del contenuto.
Lintroduzione risponde a pi scopi, tra i quali quelli fondamentali sono:
a.
quello di introdurre il lettore nel testo, provocandone lattenzione;
b.
quello di indicargli largomento di cui si tratta;
c.
quello di chiarire, nel caso di un testo argomentativo, quale sia lopinione che vi viene sostenuta;
d.
quello di fornire una sorta di essenzialissimo sunto del testo (blueprint)
e.
quello di introdurre i paragrafi successivi, in modo da stimolare la prosecuzione della lettura.
Schematicamente, dunque, il capoverso introduttivo dovrebbe articolarsi nelle sezioni che seguono:
a.
introduzione al testo, tesa ad interessare il lettore;
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presentazione dellargomento;
presentazione del fine comunicativo;
esposizione della tesi;
presentazione schematica della struttura del testo;
aggancio ai paragrafi successivi.
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Lezione 13
Revisione e correzione
In questa lezione ci occuperemo della fase di revisione finale del testo, spiegandone le funzioni e
fornendo una serie di consigli utili affinch essa risulti pi approfondita ed efficace e, se possibile,
persino divertente. Forniremo anche una lista di controllo che sar utilissimo stampare e tenere
sotto mano quando si dovranno correggere i propri lavori, compreso il saggio di fine corso.
La lezione in breve
Portata a termine la stesura del proprio testo, resta da compiere l'ultimo, faticoso passo: quello
della sua revisione complessiva. pessima tradizione, soprattutto scolastica, quella di non
rivedere, o di rivedere in gran fretta, i propri documenti; si ritiene, infatti, che la maggior parte del
tempo a propria disposizione debba essere dedicata alla scrittura vera e propria. un modo di
procedere che il professionista della scrittura trova inaccettabile. Un buon lavoro, lo abbiamo
sottolineato pi di una volta nel corso delle lezioni precedenti, sempre il risultato di un accurato
progetto, di un'attenta esecuzione e di un controllo scrupoloso. L'esperienza di chi si dedica
professionalmente alla comunicazione scritta conferma che anche con correzioni metodiche, attente
e prolungate difficilissimo (se non impossibile) produrre un testo privo di errori. dunque ovvio
che un testo che non sia stato assoggettato ad alcun controllo sar con molta probabilit
impresentabile e denuncer la sommaria qualit del lavoro del suo autore.
Sommario
Fase 7: la revisione
Fase 7: la revisione
Portata a termine la stesura del proprio testo, resta da compiere l'ultimo, faticoso passo: quello
della sua revisione.
pessima tradizione, soprattutto scolastica, quella di non rivedere, o di rivedere in gran fretta, i
propri documenti; si ritiene, infatti, che la maggior parte del tempo a propria disposizione debba
essere dedicata alla scrittura vera e propria. un modo di procedere che il professionista della
scrittura trova inaccettabile. Un buon lavoro, lo abbiamo sottolineato pi di una volta nel corso delle
lezioni precedenti, sempre il risultato di un accurato progetto, di un'attenta esecuzione e di un
controllo scrupoloso.
L'esperienza di chi si dedica professionalmente alla comunicazione scritta conferma che anche con
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correzioni metodiche, attente e prolungate difficilissimo (se non impossibile) produrre un testo
privo di errori; un testo che non sia stato assoggettato ad alcun controllo sar probabilmente
impresentabile.
In questa lezione ci occuperemo proprio di revisione: ne spiegheremo le funzioni e daremo alcuni
consigli perch riesca pi approfondita, pi efficace e, se possibile, poco tediosa. Forniremo anche
una lista di controllo che potrebbe essere utile stampare e tenere sotto mano quando si dovranno
correggere i propri lavori
Per gli studenti interessati, possibile consultare un esempio di revisione (su questi argomenti della lezione 13 sono
disponibili le schede aggiuntive 1 e 2 nella pagina dei materiali)
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