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Contenuti relativi ad un ciclo.

Contenuto (eterodosso) storico


diacronico/sincronico
Contenuto (ortodosso) metastorico aoristico
Presa dei Dati
Resa dei Dati
Tecnologia (speculazione sul dato)
Tecnica (azione sul dato)

Citazione di testo.
la rap. stocastica pu aver senso solo nella
concezione epistemica della conoscenza (la
rappresentazione non pu che essere fallace); la
rap. deterministica pu aver senso anche nella
concezione ontica della conoscenza (la
rappresentazione pu essere verace).

Uso traslato, nel contenuto, di parti


di testo.
un <segmento orientato> del tempo.

Figure retoriche.
la rap. stocastica pu aver senso solo nella
concezione epistemica della conoscenza (la
rappresentazione non pu che essere fallace); la
rap. deterministica pu aver senso anche nella
concezione ontica della conoscenza (la
rappresentazione pu essere verace).

traslato
traslato (ant. translato) agg. e s. m. [dal lat. translatus, part.

pass. di transferre trasferire, trasportare].


2. a. agg. Metaforico: la parola usata qui in un senso
traslato. b. Come s. m., metafora o, pi genericam., figura
retorica: in questa accezione, la parola un t.; luso dei t.; per
traslato, locuz. con cui sintroduce la definizione del sign.
figurato, metaforico di una parola (per es.: radice indica la
parte da cui si sviluppa la pianta, e, per traslato, lorigine di
qualche cosa). I traslati pi comuni, nella retorica moderna,
sono la metafora in senso stretto, la metonimia e sineddoche,
lantonomasia, la perifrasi, la litote, lironia, liperbole,
lapostrofe, la preterizione, ecc. (v. le rispettive voci).;

metafora
metfora s. f. [dal lat. metaphra, gr. , propr.
trasferimento, der. di trasferire]. 1. Processo
linguistico espressivo, e figura della retorica tradizionale,
basato su una similitudine sottintesa, ossia su un rapporto
analogico, per cui un vocabolo o una locuzione sono usati per
esprimere un concetto diverso da quello che normalmente
esprimono; cos, per es., alla base della metafora londeggiare
delle spighe, la comparazione istituita tra la distesa delle
spighe e quella delle acque del mare e il conseguente
trasferimento del concetto di ondeggiare dal movimento della
superficie marina a quello di una distesa di spighe. Mentre in
alcune espressioni metaforiche, come il timone dello stato, una
grandine di pugni, il ruggire dei motori, la metafora ancora
evidente, in altre, per la grande diffusione e il lungo uso, la
coscienza della similitudine originaria ormai quasi spenta,
come, per es., nelle locuz. il braccio di una lampada, la gamba
del tavolino, oppure nel sost. testa, dove il sign. originario di
vaso di terracotta sopravvive solo in qualche dialetto; le
metafore di questo secondo genere sono dette anche catacresi.
Tra le varie figure retoriche, la metafora rappresenta una delle
forze pi attive nella lingua, come mezzo di arricchimento, non
solo semantico e lessicale, ma anche espressivo e stilistico: la
scia argentea, iridescente che lascia il muco condensato,
vivida m. della creativit poetica e linguistica, la materia

umile e preziosa di cui sono fatte le nostre parole (Luigi


Meneghello). ;

metonimia
metonmia (alla greca metonima) s. f. [dal lat. tardo
metonyma, gr. , propr. scambio di nome, comp.
di - meta- e , nome]. Procedimento
linguistico espressivo, e figura della retorica tradizionale, che
consiste nel trasferimento di significato da una parola a unaltra
in base a una relazione di contiguit spaziale, temporale o
causale, usando, per es., il nome del contenente per il contenuto
(bere un bicchiere, finire una bottiglia), della causa per
leffetto (vivere del proprio lavoro, di ci che si guadagna
lavorando), della materia per loggetto (i sacri bronzi, le
campane), del simbolo per la cosa designata (tener fede alla
propria bandiera), del nome dellautore per lopera (portare
Omero agli esami; avere in casa un Carr), del luogo di
produzione o di origine per la cosa prodotta (un fiasco di
Chianti), dellastratto per il concreto (eludere la
sorveglianza), e simili. Nei trattatisti di retorica e di stilistica i
confini tra la metonimia e la sineddoche non sono molto netti, e
alcuni dei casi ora elencati vengono considerati esemp di
sineddoche, mentre allopposto alcuni esemp di sineddoche
vengono classificati come casi di metonimia.;

sineddoche
sinddoche s. f. [dal lat. synecdche, gr. , der. di
comprendere pi cose insieme].
Procedimento linguistico espressivo, e figura della retorica
tradizionale, che consiste nel trasferimento di significato da una
parola a unaltra in base a una relazione di contiguit intesa
come maggiore o minore estensione, usando per es. il nome
della parte per quello del tutto o viceversa (prora o vela per
nave; vitello per pelle di vitello), il nome del genere per quello
della specie o viceversa (mortali per uomini; felino per gatto), o
anche un termine al singolare invece che al plurale o viceversa;
differisce dalla metonimia, nella quale il trasferimento di

significato da una parola a unaltra avviene in base a una


relazione di contiguit spaziale, temporale o causale.;

antonomasia
antonomia s. f. [dal lat. antonomasia, gr.
propr. il chiamare con nome diverso, der. di
cambiar nome]. 1. Traslato che consiste nellindicare una
persona o una cosa, anzich col suo proprio nome, con uno pi
generico e comune, con una locuzione che ne indichi una
qualit caratteristica, o con lappellativo derivato dal luogo di
nascita, per es.: il Poeta (Dante), lApostolo (s. Paolo),
lAstigiano (Alfieri), il Maligno (il demonio), il Poverello
dAssisi (s. Francesco), il Segretario fiorentino (Machiavelli).
Come locuz. avv., per a., per figura dantonomasia: Gertrude,
appena entrata nel monastero, fu chiamata per a. la signorina
(Manzoni); anche in usi estens. del linguaggio com. o
pubblicitario (dove per la locuz. il pi delle volte sottintesa,
implicita nella frase), con riferimento a persona, o a cosa, a cui
si riconosca o si attribuisca una qualit, una dote, una
condizione in misura eccellente e perci distintiva: non era
soltanto un campione, era il campione per a.; un caff di
gran marca, anzi il caff per antonomasia. 2. Traslato
inverso del precedente, che consiste nellattribuire a una
persona, come nome comune, il nome proprio di un
personaggio che possedette le stesse qualit in modo eminente;
per es.: un Ercole (una persona di gran forza), un Creso (un
uomo assai ricco), un Mecenate (un protettore delle arti o delle
lettere o delle scienze), la Perpetua (la domestica di un prete); e
cos una babilonia o una babele (grande confusione), ecc. ;

perifrasi
perfrai s. f. [dal lat. periphrsis, gr. , der. di
parlare con circonlocuzioni, comp. di peri- e dire]. Procedimento espressivo
consistente nellusare, anzich un termine unico, un insieme di
parole che quel termine definiscono o suggeriscono, sia per
chiarirlo meglio, sia per evitarlo in quanto troppo tecnico,

troppo realistico o inopportuno (sono perifrasi, per es., le


espressioni mal francese, mal sottile, un male inguaribile o il
male che non perdona, per indicare rispettivam. la sifilide, la
tisi, il cancro): usare una p., delle p.; ricorrere a una p.;
unelegante, unoscura p.; anche con il sign. pi generico di
circonlocuzione: parlare per p.; senza p., senza tante p., in
modo schietto, esplicito: d le cose come stanno, senza tante
perifrasi!;

litote
litte s. f. [dal gr. , propr. semplicit, der. di
semplice]. Figura retorica che consiste nellattenuare
formalmente lespressione di un giudizio o di un predicato col
negare lidea contraria, ottenendo per lo pi leffetto di
rinforzarla sostanzialmente; cos, per es., quando si dice che
una persona non unaquila (per dire che ha intelligenza assai
scarsa), o che non priva dingegno (per dire che ha ingegno
notevole), che si avuto un danno non indifferente (cio
abbastanza grave), che un impiegato non brilla per la sua
puntualit, ecc. Noto fra gli altri lesempio manzoniano: Don
Abbondio (il lettore se n gi avveduto) non era nato con un
cuor di leone (Pr. Sp., cap. I).;

ironia
irona s. f. [dal lat. irona, gr. dissimulazione,
ironia, der. di - dissimulatore, finto]. 1. In
origine, finzione (e insieme anche interrogazione): questo sign.
si conserva solo nellespressione i. socratica, con cui si
riassume il procedere speculativo di Socrate, che, dichiarandosi
ignorante, chiede lumi allaltrui sapienza, per mostrare come
questultima si riveli in effetti inferiore al suo stesso sapere di
non sapere. 2. Nelluso com., la dissimulazione del proprio
pensiero (e la corrispondente figura retorica) con parole che
significano il contrario di ci che si vuol dire, con tono tuttavia
che lascia intendere il vero sentimento: fare delli.; parlare con
i.; cogliere li. di una frase, di unallusione; non saccorse delli.
delle mie parole. Pu avere lo scopo di deridere scherzosamente

o anche in modo offensivo, di rimproverare bonariamente, di


correggere, e pu essere anche una constatazione dolorosa dei
fatti, di una situazione, ecc.; ci pu essere perci uni. bonaria,
lieve, fine, sottile, arguta, faceta, o uni. amara, fredda,
beffarda, pungente, crudele, ecc. (v. anche sarcasmo). Esemp
dironia sono le frasi comuni: Ma bravo!, Ma benissimo!,
Bella figura!, Che occhio! o Che mira! (a chi per es.
colpisce molto lontano dal bersaglio), Ma sai che sei proprio
carino quando mostri la lingua!, o le espressioni quella
buona lana, quella perla di galantuomo e simili. Unironia
il verso dantesco: Vieni a veder la gente quanto sama!, nel
canto VI del Purgatorio (v. 115), e nello stesso canto tutta
lapostrofe a Firenze: Fiorenza mia, ben puoi esser contenta Di
questa digression che non ti tocca ... (vv. 127-151). Ironia pu
essere anche latteggiamento duno scrittore che investa tutta
quanta la sua opera; si parla cos delli. del Parini, alludendo al
suo poema Il giorno; e di i. ariostesca, per indicare il tono
particolare con cui lAriosto presenta i personaggi e le situazioni
del Furioso, il sorriso con cui si mostra attratto dal suo mondo
fantastico e nello stesso tempo cosciente della sua irrealt.

iperbole
iprbole s. f. [dal lat. hyperble, gr. , da
gettare oltre (il greco aveva gi tutti e due i sign.)]. 1. In
retorica, figura consistente nellesagerare per eccesso ( un
secolo che aspetto!; te lho detto, te lho ripetuto mille volte), o
per difetto (berrei volentieri un goccio di vino); nel linguaggio
poet., si pu ottenere attraverso un tropo o una similitudine in
cui il termine di paragone volutamente esagerato: Uno spirto
celeste, un vivo sole Fu quel chividi (Petrarca). Per estens.,
come sinon. (non com.) di esagerazione: lo dico senzombra di
iperbole.

apostrofe
apstrofe s. f. [dal lat. apostrpha, apostrphe, gr.
, der. di volgere altrove]. 1. Figura
retorica per la quale chi parla interrompe dun tratto la forma
espositiva del suo discorso per rivolgere direttamente la parola

a persona, anche assente, a cui non era prima diretta; come


quando Dante, descrivendo lincontro con Nino Visconti (Purg.
VIII), dice: Ver me si fece, e io ver lui mi fei: Giudice Nin
gentil, quanto mi piacque Quando ti vidi non esser tra rei!
Nullo bel salutar tra noi si tacque; Poi dimand ....

preterizione
preterizine s. f. [dal lat. tardo praeteritio -onis, der. di
praeterire preterire]. Latto, il fatto di preterire, cio di
omettere, tralasciare qualcosa. Il termine usato soprattutto
nelle due accezioni che seguono: 1. Figura retorica consistente
nellaffermare di voler passare sotto silenzio una cosa nel
momento stesso in cui invece la si nomina, dandole cos
maggiore rilievo: come, per es., nella canzone AllItalia del
Petrarca, vv. 49 e segg.: Cesare taccio, che per ogni piaggia
Fece lerbe sanguigne Di lor vene ...; e, nel linguaggio com., in
frasi quali non ti dico con quanto piacere sarei venuto
anchio; per non parlare dei sacrifici che i tuoi genitori hanno
fatto per te; non sto a raccontarti quello che mi capitato
oggi, e simili.

ellissi
ellissi s. f. [dal lat. ellipsis, gr. mancanza,
omissione, der. di omettere]. Omissione, nella
frase, di qualche parola che quindi resta sottintesa;
soprattutto frequente in proverb e sentenze (per es., A buon
intenditor [bastano] poche parole).

parabola
parbola1 s. f. [dal lat. parabla, gr. , der. del tema
di confrontare]. 1. a. Presso i Greci e i Latini,
termine che signific propriam. comparazione, similitudine, per
mezzo della quale si chiarisce un argomento difficile

avvicinandolo a uno pi chiaro e pi noto, e pass poi a indicare


presso gli scrittori cristiani, con sign. pi concr., la narrazione
di un fatto immaginario ma appartenente alla vita reale, con il
quale si vuole adombrare una verit o illustrare un
insegnamento morale o religioso; oggi riferito quasi
esclusivam. alle narrazioni evangeliche: la p. del figliuol
prodigo, del buon Samaritano, del ricco epulone; insegnare
per parabole (ant. in parabola); parlare per parabole (anche,
talora, in senso estens., parlare in modo allusivo, facendo
ricorso a metafore). ;

Evidenziazione semplice del testo.


la rap. stocastica pu aver senso solo nella
concezione epistemica della conoscenza (la
rappresentazione non pu che essere fallace); la
rap. deterministica pu aver senso anche nella
concezione ontica della conoscenza (la
rappresentazione pu essere verace).

per contenuto: ;
per correlazione di parti del
discorso: la rappresentazione non pu che
essere fallace; la rappresentazione pu essere
verace.
per titolazione di contenuti,
categorie: concezione epistemica della
conoscenza; concezione ontica della
conoscenza.
Formulazione concisa nel testo di
dualit.

Rappresentazione stocastica frequentistica, a


posteriori | probabilistica, apriori /
deterministica.

dualit in esclusivit: Rappresentazione


stocastica / deterministica.
dualit in inclusivit: Rappresentazione
frequentistica, aposteriori | probabilistica, a
priori.

StoricoDiacronico / Storico
Sincronico / Metastorico|Aoristico.
Tassonomia|Ordine <diacronico|
storico, propriamente detto|storicodiacronico>.
La cosa considerata entro lo sviluppo
cronologico, nella relazione tra i var
istanti|momenti.
in localizzazione diretta, stanziale:
Lavoro in un posto, quale che sia l'istante.
Valori Diacronici|Cronologici di un Campo
Gradiente Diacronico|Cronologico

in localizzazione indiretta,
itinerante: Lavori di un autore, quale che sia il
posto-istante.

Tassonomia|Ordine <sincronico |

storico, impropriamente detto|


storico-sincronico>.
<Eterodosso/Improprio>. Diacronia
parziale singolare/collettiva: la cosa
considerata fuori dallo sviluppo
cronologico, in un dato istante|
momento, quale esso sia.
in localizzazione diretta: Lavoro in un
posto-istante. Lavoro in un posto-lasso di
tempo. Valori Sincronici|Stereologici di un
Campo Gradiente Sincronico|Stereologico

in localizzazione indiretta: Lavoro,

uno, quale esso sia, di un autore. Lavori, quale


essi siano, di un autore, in un lasso di tempo.

Tassonomia|Ordine <aoristico|
metacronico|metastorico>.
<Ortodosso/Proprio>. Sincronia, in
senso stretto: la cosa considerata al
di l dello sviluppo cronologico, in s
e per s, in relazione al pi ad un
aspetto della sua essenza. (Non la
rappresentazione, quale ne sia il
mezzo dialogico, della cosa
considerata, in relazione allo
sviluppo cronologico)

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