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Viaggio in un Ottocento contemporaneo

Di Anna Boccuti
Andrs Neuman, Il viaggiatore del secolo (El viajero del siglo, 2009), trad. dallo
spagnolo di Silvia Sichel, pp. 488, 20, Milano, Ponte alle Grazie 2010
Tra gli autori di letteratura di lingua spagnola delle ultime generazioni, Andrs Neuman,
classe 77, nato a Buenos Aires da genitori argentini ma radicato in Spagna dal 1990,
uno dei pi talentuosi ed eclettici: lo conferma il suo quarto romanzo, Il viaggiatore del
secolo, che in un solo colpo nel 2009 ha ricevuto, in ambito iberico, sia il prestigioso
premio della Critica, sia quello editoriale Alfaguara de Novela. Il romanzo di Neuman,
che appare in Italia nellelegante traduzione di Silvia Sichel, di quelli che mal si
adattano alle facili e per antonomasia riduttive classificazioni ed chiaro sin dalle
prime pagine che lautore ispano-argentino punti a spiazzare il lettore, persino quello
pi esperto. Inizialmente, sembrerebbe di avere a che fare con un romanzo storico: il
secolo del titolo infatti lOttocento, di cui si esplorano in particolare gli anni della
restaurazione post-napoleonica, ricostruendone con grande perizia la sensibilit e le
atmosfere intellettuali. Nel corso della lettura, per, ci si accorge che alcuni conti non
tornano. Ad esempio, Wanderburgo la citt in cui Hans, il nostro viaggiatore, fa il suo
arrivo e dove decide di restare, avvinto dalla passione, tanto intellettuale quanto carnale,
per la spregiudicata e brillante Sophie Gottlieb una citt mobile, da un giorno
allaltro le strade si spostano, certe botteghe svaniscono, altre scivolano un po pi in l,
come nelle celebri citt invisibili di Italo Calvino. E pure i personaggi che si muovono
in questa citt immaginaria e nel salotto di cui laffascinante Sophie animatrice, sono
assai diversi da quelli tipici del romanzo ottocentesco: il narratore rigorosamente
onnisciente ne coglie i gesti segreti e le segrete inflessioni, ne ritrae le grandezze e le
miserie, senza censurare neppure i momenti pi prosaici e intimi della loro vita
quotidiana.
Alcuni conti sembrano non tornare, forse, perch Neuman gioca con il romanzo storico
canonico e sceglie di raccontare il suo Ottocento dallinterno, con uno sguardo
contemporaneo e con tecniche narrative post-moderne, eredit di avanguardie e di
cinema, ora assumendo punti di vista insoliti (come, ad esempio, quello di Franz, il cane
del vecchio suonatore dorganetto con cui Hans intreccia una profonda amicizia), ora
servendosi di soluzioni stilistiche assai vicine a quelle del linguaggio cinematografico
(come il periodo di quasi due pagine con cui si chiude il romanzo, privo delle pause
scandite dal punto e pertanto simile a un lungo piano sequenza che accompagni il
passaggio del vento attraverso la citt e segua i personaggi mentre si avviano verso i
loro disparati destini).
Il romanzo storico diventa allora anche romanzo sentimentale, filosofico e gotico,
narrato con unintonazione umoristica utile a stemperare certe lungaggini, inevitabili
effetti collaterali del tentativo di portare il lettore, lo abbiamo gi detto, dentro a un
salotto letterario di due secoli fa, dove si discorre lungamente di Kant e di Fichte, di
Schlegel e di Schleiermacher, di Metternich e di Napoleone, ma in modo non sempre
funzionale allo sviluppo narrativo. Tra una discussione e laltra, emergono le linee di
continuit tra il XIX e il XXI secolo, ravvisabili nelle frequenti riflessioni su identit
nazionale, appartenenza e patria, sviluppate con originalit e intelligenza, cui fanno eco

le frequenti disquisizioni, di una certa densit teorica, sulla lingua, sulla poesia e sulla
traduzione, definita come un dialogo, forse impossibile, tra lingue, pensieri e sentimenti
e tuttavia [] limpossibile pi necessario alla cultura (p. 290). Riflessioni
convincenti e anchesse necessarie, per i personaggi, per il significato del romanzo e per
il lettore odierno. Un romanzo fiume ambizioso e tuttavia leggero, in grado di
affascinare, per il suo carattere ibrido, colto e a suo modo pop, serio e ironico, un
pubblico eterogeneo di curiosi lettori.

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