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FABIO DURASTANTE
SOMMARIO. Introduzione allanalisi funzionale. Spazi di Banach, di Hil-
bert e operatori tra gli spazi.
INDICE
1. Spazi di Hilbert 1
1.1. Identit del Parallelogramma e di Polarizzazione 6
1.2. Il Teorema della Proiezione di Hilbert 8
1.3. Decomposizione di Riesz 13
1.4. Operatori Lineari tra spazi di Hilbert 16
1.5. Basi Ortonormali 19
2. Spazi di Banach 27
2.1. Quozienti di Spazi Normati 27
2.2. Estensioni del teorema di Hahn-Banach 36
2.3. Separazione di Convessi 39
2.4. Minimizzazione dei funzionali 43
2.5. Convergenza debole 48
3. Operatori 60
3.1. Teoria Spettrale 67
3.2. Operatori di rango nito e operatori compatti 74
3.3. Teorema Spettrale 80
3.4. Problemi di Sturm-Liouville 85
1. SPAZI DI HILBERT
Denizione 1 (Norma). Sia X uno spazio vettoriale su un campo K = R o
C, allora deniamo norma unapplicazione || || : X R che verica:
(1) Positiva omogeneit: ||x|| = ||||x|| K, x X.
(2) Sublinearit: ||x +y|| ||x|| + ||y|| x, y X.
(3) Positivit: ||x|| 0 x X e ||x|| = 0 se e solo se x = 0.
Osservazione 1. Ad una norma |||| sempre associata una distanza ponendo:
(1.1) d(x, y) = ||x y|| x, y X
questa detta metrica indotta sullo spazio X dalla norma || ||.
1
2 FABIO DURASTANTE
Proposizione 1. Lapplicazione che associa x ||x|| da X R continua e
lipshitziana di costante L = 1, ovvero:
(1.2) | ||x|| ||y|| | ||x y|| x, y X
Dimostrazione. Fissati x, y X abbiamo che:
||x|| =||x +y y|| ||y|| + ||x y|| (1.3)
||y|| =||y +x x|| ||x|| + ||y x|| (1.4)
ovvero, sfruttando la positiva omogeneit e riordinando le due relazioni si
ha che: | ||x|| ||y|| | ||x y|| x, y X e, poich lipshitizianit implica
continuit, abbiamo concluso.
Esempio 1. Se consideriamo K
n
con K = R, C allora abbiamo che le due
applicazioni da K
n
R:
||x||
p
=
_
n
i=1
x
p
i
_
1/p
1 p < (1.5)
||x||
= max
iin
|x
i
| (1.6)
sono due norme.
Denizione 2 (Norme Equivalenti). Due norme sullo spazio vettoriale X si
dicono equivalenti quando inducono la stessa topologia, ovvero || ||
1
|| ||
2
c
1
, c
2
> 0 tali che:
(1.7) c
1
||x||
1
||x||
2
c
2
||x||
1
x X
Teorema 1. Se X uno spazio vettoriale di dimensione nita allora tutte le norme
su X sono equivalenti.
Vediamo ora due esempi di norme su spazi innito dimensionali.
Esempio 2. Consideriamo lo spazio di misura (X, ), per cui possiamo de-
nire lo spazio di funzioni L
p
(X, ), per 1 p < + su cui possiamo
prendere la norma p:
(1.8) ||f||
p
=
__
X
|f|
p
d
_
1/p
oppure considerare lo spazio L
k1
|x
k
|
p
< } per cui la norma p si
scrive come:
(1.10) ||x||
p
=
_
_
k1
|x
k
|
p
_
_
1/p
1 p <
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 3
mentre per p = +si ha che la norma del sup essenziale data da:
(1.11) ||x||
= sup
k
|x
k
| < +
osserviamo, inoltre, che valgono le seguenti inclusioni di spazi: se p q si
ha che l
p
l
q
e che l
p
l
p [1, +).
Esempio 3. Sia (X, d) uno spazio metrico, consideriamo allora lo spazio asso-
ciato: (
b
(X) = {f : X R| f continua e limitata}, per cui possiamo denire
la norma uniforme:
(1.12) ||f||
= sup
xX
|f(x)|
Non possiamo estendere il risultato di equivalenza delle norme del Teo-
rema 1 (thm. 1) al caso di spazi di dimensione innita, infatti per questi il
risultato falso. Consideriamo il seguente controesempio:
Controesempio 1. Prendiamo come spazio vettoriale X = (([1, 1]) spazio
delle funzioni continue, su questo deniamo le norme:
||x||
= sup
x[1,1]
|f(x)| (X, || ||
) (1.13)
||x||
1
=
_
1
1
|f(x)|dx (X, || ||
1
) (1.14)
le due norme non sono equivalenti, infatti la coppia (X, || ||
) uno spa-
zio completo, mentre la coppia (X, || ||
1
) non lo . Consideriamo infatti la
successione di funzioni (g. 1):
(1.15) f
n
(x) =
_
_
_
1
1
n
x 1
nx
1
n
x
1
n
1 1 x
1
n
n 1
che tende alla funzione f(x) = 1
[1,0)
+1
(0,1]
, X.
Denizione 3 (Prodotto Scalare). Deniamo prodotto scalare unapplica-
zione < , >: X X K che verica le seguenti propriet:
(1) < x, y >= < y, x >, < , > hermitiana.
(2) < x +x
, y > x, x
, y X
< x, y >= < x, y > K e x, y X.
(3) < x, x > 0 x K e < x, x >= 0 se e solo se x = 0.
Dalla denizione discende immediatamente che: < 0, y >= 0 y X e
che: < x, y >= < x, y > K e x, y X.
Denizione 4 (Pre-hilbertiano). La coppia (X, < , >) si dice spazio pre-
hilbertiano.
4 FABIO DURASTANTE
FIGURA 1. Controesempio equivalenza delle norme
Denizione 5 (Norma Indotta). Dato lo spazio pre-hilbertiano (H, < , >)
si denisce norma indotta la:
(1.16) ||x|| =
< x, x > x H
Lemma 1 (Cauchy-Schwartz). Dato (H, < , >) spazio pre-hilbertiano vale la
seguente disuguaglianza:
(1.17) | < x, y > | ||x|| ||y|| x, y H
Dimostrazione. Per y = 0 la disuguaglianza ovvia, se y ,= 0 consideriamo:
0
_
_
_
_
x
< x, y >
||y||
2
y
_
_
_
_
2
= |x|
2
2
| < x, y > |
2
|y|
2
+
| < x, y > |
2
|y|
2
=
=|x|
2
| < x, y > |
2
|y|
2
|x|
2
| < x, y > |
2
|y|
2
(1.18)
e luguaglianza vale se e solo se x, y sono linearmente dipendenti.
Teorema 2. La norma indotta || || (def. 5) una norma.
Dimostrazione. Mostriamo che || || verica la denizione di norma (def. 1):
(1) ||x|| =
< x, x > =
_
|| < x, x > = ||||x|| K e x H.
(2) ||x+y||
2
=< x+y, x+y >= ||x||
2
+2 Re(< x, y >)+||y||
2
e applicando
la disuguaglianza di Cauchy-Schwartz (lem. 1) si ha il risultato:
||x +y||
2
(||x|| + ||y||)
2
.
(3) Direttamente dalla medesima propriet del prodotto scalare.
e H = l
2
(X,
), deniamo allora il
prodotto scalare:
(1.20) < x, y >=
k1
x
k
y
k
x, y H
Sia {x
(n)
}
n1
l
2
con x
(n)
= (x
(n)
k
)
k
di Cauchy, ovvero > 0 > 0 tale
che n, m si ha che
_
_
x
(n)
x
(m)
_
_
2
2
<
2
e quindi:
(1.21)
+
k=1
|x
(n)
k
x
(m)
k
|
2
<
Per cui osserviamo che k 1 ssato la successione (x
(n)
k
)
n
di Cauchy in
R, che completo, allora x
(n)
k
x
k
K per n +.
Dobbiamo quindi mostrare che:
(1) La successione (x
k
)
k
l
2
.
(2) Detta x = (x
k
)
k
si ha che x
(n)
x in l
2
.
Verichiamo la (1), posto = 1 applichiamo la propriet di Cauchy:
(1.22)
k1
|x
(n)
k
x
(m)
k
|
2
< 1 n, m
1
ssato un K 1 si ha che:
(1.23)
K
k=1
|x
(n)
k
x
(m)
k
|
2
< 1 n, m
1
se lasciamo tendere m +abbiamo che:
(1.24)
K
k=1
|x
(n)
k
x
k
|
2
1 n
1
ma abbiamo che: |x
k
|
2
2
_
x
(
1
)
k
2
+
x
(
1
)
k
x
k
2
_
, per cui passando alle
somme si ha che K 1:
K
k=1
|x
k
|
2
2
_
K
k=1
x
(
1
)
k
2
+
K
k=1
x
(
1
)
k
x
k
2
_
2
_
|x
1
|
2
2
+1
_
(1.25)
passando al limite su K +si ha il risultato.
6 FABIO DURASTANTE
Per mostrare la (2) dobbiamo far vedere che
_
_
x
(n)
x
_
_
2
0 mandando
n +, sia
2
= max{
1
, }, dove t.c. n si abbia |x
(n)
k
x| ,
allora:
||x
(n)
(x
k
)
k
||
2
2
=||x
(n)
x
(
2
)
+x
(
2
)
(x
k
)
k
||
2
2
_
||x
(n)
x
(
2
)
||
2
+ ||x
(
2
)
(x
k
)
k
||
2
_
2
(lem. 1) ||x
(n)
x
(
2
)
||
2
2
+2||x
(n)
x
(
2
)
||
2
||x
(
2
)
(x
k
)
k
||
2
+
+ ||x
(
2
)
(x
k
)
k
||
2
2
2
+2 +
2
= 4
2
(1.26)
1.1. Identit del Parallelogramma e di Polarizzazione. Cominciamo dal-
lottenere lidentit del parallelogramma, dati x, y H spazio pre-hilbertiano
abbiamo che:
||x +y||
2
+ ||x y||
2
=||x||
2
+2 Re < x, y > +||y||
2
+
+ ||x||
2
2 Re < x, y > +||y||
2
=
=2
_
||x||
2
+ ||y||
2
_
(1.27)
dunque lidentit del parallelogramma una condizione necessaria afn-
ch una norma sia associabile ad un prodotto scalare. Se invece ora faccia-
mo la differenza, dati x, y H spazio pre-hilbertiano, otteniamo, nel caso
reale:
(1.28) ||x +y||
2
||x y||
2
= 4 < x, y >
che lidentit di polarizzazione su R e ci permette di caratterizzare il prodot-
to scalare come:
(1.29) < x, y >=
1
4
_
||x +y||
2
||x y||
2
_
per K = C, dalla scrittura reale otteniamo immediatamente che:
(1.30) ||x +y||
2
||x y||
2
= 4 Re < x, y >
ma questo non ci caratterizza completamente il prodotto scalare, infatti non
sappiamo nulla sulla parte immaginaria, per ottenere queste informazioni
basta calcolare:
(1.31)
||x +iy||
2
||x iy||
2
= 4 Re < x, iy >= 4 Re i < x, y >= 4 Im < x, y >
che completa linformazione e ci permette di scrivere :
(1.32) < x, y >=
1
4
_
||x +y||
2
||x y||
2
_
+
i
4
_
||x +iy||
2
||x iy||
2
_
Vediamo un esempio che sfrutta la necessariet dellidentit del parallelo-
gramma:
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 7
Esempio 6. Consideriamo lo spazio L
p
(0, 1) per p ,= 2 e p 1, consideriamo
inoltre le due funzioni f(x) =
[0,1/2]
e g(x) =
[1/2,1]
, queste sono tali che:
||f||
2
p
= (1/2)
2/p
= ||g||
2
p
||f +g||
2
p
= 1 = ||f g||
2
p
||f +g||
2
p
+ ||f g||
2
p
= 2
2
_
||f||
2
p
+ ||g||
2
p
_
= 4
_
1
2
_
2/p
= 2
2(11/p)
questi sono diversi non appena p ,= 2, dunque || ||
p
non hilbertiana per
p ,= 2.
Se avessimo anche che lidentit del parallelogramma sufciente per
essere in uno spazio pre-hilbertiano avremmo potuto concludere di pi nel-
lesempio precedente, ovvero che || ||
p
hilbertiana per p = 2, ma questo
vero, infatti vale il seguente teorema:
Teorema 3. Lidentit del parallelogramma sufciente.
Dimostrazione. Dimostriamo la sufcienza nel caso K = R. Sia dunque || ||
che soddisfa lidentit del parallelogramma (eq. 1.27), deniamo allora:
(1.33) < x, y >=
1
2
_
||x +y||
2
||x||
2
||y||
2
_
verichiamo che la funzione cos denita soddisfa le propriet di prodotto
scalare:
(1) < x, x >=
1
2
_
4||x||
2
||x||
2
||x||
2
_
0 x H e < x, x >= 0 se e
solo se x = 0.
(2) < x, y >= < x, y > x, y H, infatti si ha che, usando lidentit
del parallelogramma:
< x, y >=
1
2
_
|| x +y||
2
|| x||
2
||y||
2
_
eq. 1.27
=
=
1
2
_
2(||x||
2
+ ||y||
2
) ||x +y||
2
||x||
2
||y||
2
_
=
= < x, y >
(1.34)
ed inoltre < x, y >=< y, x > x, y H.
8 FABIO DURASTANTE
(3) Mostriamo che < x +z, y >=< x, y > + < z, y > x, y, z H:
< x +z, y >=
1
2
_
_
_
_
_
x +
y
2
_
+
_
y
2
+z
__
_
_
2
||x +z||
2
||y||
2
_
eq. 1.27
=
=
1
2
_
2
_
_
_
_x +
y
2
_
_
_
2
+
_
_
_
y
2
+z
_
_
_
2
_
||x z||
2
+
||x +z||
2
||y||
2
_
eq. 1.27
=
=
1
2
_
1
2
|x + (x +y)|
2
+
1
2
|(z +y) +z|
2
+
2
_
||x||
2
+ ||z||
2
_
||y||
2
_
eq. 1.27
=
=
1
2
_
1
2
_
2||x||
2
+2||x +y||
2
||y||
2
_
+
1
2
_
2||z||
2
+2||z +y||
2
||y||
2
_
2
_
||x||
2
+ ||z||
2
_
_
=
=
1
2
_
||x +y||
2
||x||
2
||y||
2
_
+
+
1
2
_
||y +z||
2
||z||
2
||y||
2
_
=
= < x, y > + < z, y >
(1.35)
(4) dalla (3) segue, per iterazione, che < nx, y >= n < x, y > n N,
estendiamo poi ai
p
q
Q, per cui abbiamo <
p
q
x, y >=
p
q
< x, y >,
ed otteniamo il risultato voluto per i reali osservando che possiamo
sempre approssimare un reale con una successione convergente di
razionali e che possiamo passare al limite in < , >, poich questo
eredita la continuit da || ||.
i=1
||x
i
||
2
+2
i<j
< x
i
, x
j
>
. .
=0
= ||x
1
||
2
+. . . + ||x
n
||
2
quindi gli {x
i
}
i=1,...,n
sono linearmente indipendenti.
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 9
Se K H e K ,= possiamo denire:
(1.37) d
K
(x) = d(x, k) = inf
yK
||x y|| : H [0, +)
per cui abbiamo che:
(1) d
K
(x) = 0 x K, ovvero d
K
(x) = d
K
(x).
(2) d
K
(x) Lip
1
(R
+
), infatti: |d
K
(x) d
K
(x
)| ||x x
|| x, x
H
allora uniformemente continua e quindi continua.
Dunque se esistesse y
|| = d
K
(x
) allora:
(1.38) d
K
(x) d
k
(x
) ||x y
|| ||x
|| ||x x
||
altrimenti > 0 y
|| < d
K
(x
) + e quindi:
(1.39) d
K
(x) d
K
(x
) ||x y
|| ||x
|| + ||x x
|| + > 0
laddove in dimensione nita era sufciente la chiusura dellinsieme K per
garantire lesistenza della proiezione y
(x)[g(x) f
+
(x)]dx =
=
_
1
0
f
(x)g(x)dx +
_
1
0
f
(x)f
+
(x)dx
. .
=0
=
=
_
1
0
0
..
f
(x)g(x) dx
. .
0
0
(1.62)
e questo conclude.
Osservazione 6. Sia M Hun sottospazio se dimH < +allora M chiuso,
questo tuttavia non pi vero se dimH = +, infatti si consideri H = l
2
e come M = {x H : x
k
= 0 def.
te
} si ha che M = H e M non chiuso
ed denso. Daltra parte se M H un sottospazio allora M ancora un
sottospazio.
Riformuliamo ora il Teorema della Proiezione di Hilbert nel caso di sot-
tospazi chiusi:
Teorema 5. Sia , = M H un sottospazio chiuso, allora:
(1) x H p
M
(x) = {y}.
(2) p
M
(x) lunica soluzione di (EV):
(1.63)
_
y M
< x y, v >= 0 v M
Dimostrazione. Osserviamo che in queste ipotesi vale il teorema nella forma
precedente (thm. 4), allora:
(1.64) < x y, z y
. .
v
> 0 z M v M
dunque se si prende z = y v si ha che:
(1.65)
(+) < x y, v > 0
() < x y, v > 0
< x y, v >= 0
Esempio 8. Sia H = L
2
(0, 1) e M = {f H :
_
1
0
fdx = 0} allora:
(1) M chiuso, infatti se f
n
f L
2
_
1
0
f
n
dx
_
1
0
fdx.
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 13
(2) M un sottospazio, poich lintegrale lineare.
Detta f =
_
1
0
fdx si ha che: p
M
(f) = f f allora:
(1.66) g M
_
1
0
fgd(x)dx = 0
e quindi vale (EV).
1.3. Decomposizione di Riesz.
Denizione 9 (Ortogonale). Dato A H spazio di Hilbert si denisce
ortogonale di A, linsieme:
(1.67) A
= {y H : < y, x >= 0 x A}
Osservazione 7. A H sottoinsieme A
un sottospazio chiuso di H.
Denizione 10. Dato un A H spazio di Hilbert si denisce sottospazio
generato da A:
(1.68) ssp(A) =
_
n
i=1
i
x
i
, : n 1,
i
K, x
i
A
_
e si denisce sottospazio chiuso generato da A:
(1.69) ssp(A) =
AMH
Mchiuso
/
Proposizione 2 (Propriet). Valgono le seguenti propriet:
(1) A B B
.
(2) (A B)
= A
.
(3) ssp(A) = ssp(A).
Dimostrazione. Dimostriamo le tre:
(1) {y H : < y, x >= 0 x B}
AB
{y H : < y, x >= 0 x A} e
quindi dalla denizione: B
.
(2) A
.
(3) ssp(A) evidentemente chiuso ed A ssp(A) ssp(A) ssp(A),
daltra parte si ha che ssp(A) / ssp(A) e quindi si ha laltra
inclusione: ssp(A) ssp(A).
14 FABIO DURASTANTE
e questa rappresentazione unica, infatti, se cos non fosse, ovvero se fosse
x = y + z = y
+ z
con y, y
M e z, z
= z
z, ma y y
M e z z
, allora y y
= z
z = 0.
Denizione 11. La decomposizione cos costruita si chiama decomposi-
zione di Riesz.
Osservazione 8. Per la decomposizione di Riesz si ha che H = M M
M H sottospazio chiuso.
Denizione 12 (Nucleo e Rango). Dato : X Y operatore lineare indi-
chiamo:
Nucleo: N() = {x X; x = 0} X.
Rango: R() = (X) Y.
Proposizione 3. Dato un sottospazio chiuso M H spazio di Hilbert, la proie-
zione p
M
: H H un operatore lineare, inoltre si ha che:
(1) ||p
M
(x)|| ||x|| x H.
(2) p
M
p
M
= p
M
, N(p
M
) = M
, R(p
M
) = M.
Dimostrazione. Mostriamo la linearit, ovvero che K si ha p
M
(x) =
p
M
(x) x H, sfruttiamo leguaglianza variazionale (eq. 1.63), K:
< x p
M
x, z >= (< x, z > < p
M
, z >) = (< x p
M
, z >) = 0
Mostriamo ora gli altri due risultati:
(1) Abbiamo gi osservato che p
M
(x) Lip
1
(H), dunque basta appli-
care la denizione di lipshitzianit per y = 0 e si ha: ||p
M
(x)|| ||x||
x H.
(2) p
M
lidentit su M, R(p
M
) M R(p
M
) = M. Per quanto
riguarda il nucleo si ha che N(p
M
) = M
per denizione di M
= M.
(2) Se A H qualunque allora (A
= ssp(A)
Dimostrazione. Dimostriamo tutti e due i casi:
(1) Per la prima ci basta utilizzare lunicit della decomposizione di
Riesz, infatti H = MM
= M
(M
.
(2) Se A H qualunque allora A (A
, ma (A
un sottospazio
chiuso, allora ssp(A) (A
(ssp(A)
)
(1)
= ssp(A)
e quindi (A
= ssp(A).
= H se
e solo se L
= {0}.
Esempio 9. In H = l
2
spazio di Hilbert sono densi tutti gli altri l
p
, vediamo
ad esempio il caso di l
1
:
(1.72) (l
1
)
=
_
_
_
x l
2
:
i1
x
i
y
i
= 0 y l
1
_
_
_
= {0}
per cui basta prendere gli e
k
= (0, . . . , 0, 1, 0, . . .) con 1 al kmo posto.
Esempio 10. Sia H = L
2
(a, b) ed M = {f H :
_
(a,b)
fd = 0} un
sottospazio chiuso ed :
(1.73) p
M
(f) = f
_
b
a
fdt
e si ha quindi che M
poich M
0
f(x)g(x) =
=
_
+
0
f(x)[g(x) +g(x)]dx f H
e quindi g(x) = g(x) q.o.
16 FABIO DURASTANTE
Esempio 12. Sia H uno spazio di Hilbert, x
0
H e M H sottospazio
chiuso, allora si ha che:
d
M
(x
0
) = min
xM
|x x
0
| = max{| < x
0
, y > | : y M
, |y| = 1}
dal teorema della proiezione abbiamo che: p
M
(x
0
) = x
0
p
M
(x
0
), dunque
d
M
(x
0
) = |x
0
p
M
(x
0
)|, ora detto x
0
= x
0M
+x
0M
abbiamo che:
min
xM
|x x
0
| =< x
0M
, x
0M
>
1/2
max{| < x
0
, y > | : y M
, |y| = 1} = < x
0M
, y >=
= < x
0M
, x
0M
>
1/2
1.4. Operatori Lineari tra spazi di Hilbert.
Denizione 13. Sia /(X, Y) = { : X Y | lineare, limitato}, dove si
dice limitato se:
(1.75) c 0 : ||x||
Y
c||x||
X
x X
Esempio 13. Il duale topologico, si prenda come Y = K e /(X, K) = X
che
con la norma || ||
X tale che x
n
x
in X, deniamo allora:
(1.76) x
n
= x
n
x
+x x
a cui applicando :
(1.77) x
n
= (x
n
x
)
. .
0
x x
n
x
(2 4): Dalla continuit in 0 abbiamo che > 0 tale che ||x|| <
||x|| < 1, allora x X ssato, > 0 ssato abbiamo che:
(1.78)
_
_
_
_
x
||x|| +
_
_
_
_
<
_
_
_
_
_
x
||x|| +
__
_
_
_
< 1
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 17
per linearit abbiamo che:
(1.79) |x| <
||x|| +
x X, > 0
e quindi:
(1.80) |x|
1
||x|| = C||x||
n
x = x { x X} e
quindi : X Y.
Resta da mostrare che:
(1) lineare.
(2) limitato.
(3)
n
in /(X, Y).
Procediamo con ordine:
18 FABIO DURASTANTE
(1) x, x
X si ha che:
(x +x
) = lim
n+
n
(x +x
) = lim
n+
n
(x) +
n
(x
) =
= lim
n+
n
(x) + lim
n+
n
(x
) = (x) +(x
)
(1.84)
e K, x X si ha che:
(x) = lim
n+
n
(x) = lim
n+
n
(x) =
= lim
n+
n
(x) = (x)
(1.85)
dunque continuo.
(2) Per la limitatezza, sia = 1 allora N tale che n, m > si ha
||
n
x
m
x|| < ||x|| x X, passando al limite per m +si ha
che:
(1.86) ||x|| ||
x|| + ||
x x|| < (1 + ||
||)||x||
(3) Resta da mostrare la convergenza in /, > 0
si ha che ||
n
x
m
x|| < ||x|| x X, allora si ha che
||
n
x x|| x : ||x|| 1, che si mantiene vera passando al
sup
||x||<1
||
n
x x|| < e quindi ||
n
|| < .
||f||
1
e dunque |||| ||g||
e quindi limitato.
Esempio 15. Sia X = L
2
(1, 1) e X
2||f||
2
Consideriamo ora un particolare operatore lineare, dato (H, < , >)
spazio di Hilbert e un y H e consideriamo:
(1.90) j(y) : x < x, y > x H
che chiaramente lineare, ed limitato:
(1.91) ||j(y)x|| ||y|| ||x||
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 19
per la disuguaglianza Cauchy-Schwartz, dunque continuo per la propo-
sizione 5. In particolare questa anche unisometria, infatti se si prende
x =
y
||y||
, si ha che:
(1.92) ||j(y)||
= ||y||
Teorema 6 (Rappresentazione di Riesz). Sia (H, < , >) uno spazio di Hil-
bert, F H
! y
F
H tale che F(x) =< x, y
F
> x H e ||F||
X
= ||y||
F
.
Dimostrazione. Mostriamo che data comunque F X
allora ! y
F
H tale
che j(y
F
) = F, allora:
Se F = 0
H
basta prendere y
F
= 0.
Se F ,= 0
H
sia M = N(F) allora x H tale che F(x) ,= 0 allora,
senza perdita di generalit, possiamo imporre che F(x) = 1, altri-
menti dividiamo per la norma. Si prenda ora un x M per il quale
abbiamo che:
(1.93) F(x F(x)x) = 0
allora x H abbiamo, per la decomposizione di Riesz, che:
(1.94) x = x F(x)x
. .
M
+F(x)x
. .
M
dunque prendendo y
F
=
x
||x||
2
abbiamo che:
< x, y
F
>= < x F(x)x
. .
M
,
x
||x||
2
..
M
2
, e
2k
(t) =
cos(kt)
, e
2k+1
(t) =
sin(kt)
sappiamo che:
1
cos(ht) sin(kt)dt =
h,k
(1.97)
Esempio 18. Sia H = L
2
(R) allora la successione e
k
=
[k,k+1)
con k Z
tale che ||e
k
||
2
= 1 k Z ed inoltre si ha e
k
e
h
= 0 q.o. se h ,= k e quindi
sono una successione ortonormale.
Consideriamo ora una successione ortonormale {e
k
}
k1
H di Hilbert,
sia inoltre M
n
= ssp{e
k
| 1 k n}, M
n
chiaramente nito dimensionale
e dunque chiuso. Sia ora un x H e un elemento
n
k=1
k
e
k
M
n
con i
k
K, vogliamo capire come fatto p
Mn
(x), allora partiamo da:
(1.98)
_
_
_
_
_
x
n
k=1
k
e
k
_
_
_
_
_
2
= ||x||
2
+
n
k=1
|
k
|
2
2
n
k=1
k
< x, e
k
>
nel caso K = C lultima parte si riscrive come 2 Re
n
k=1
k
< x, e
k
>. Se
ora aggiungiamo e togliamo:
n
k=1
| < x, e
k
> |
2
abbiamo:
(1.99)
_
_
_
_
_
x
n
k=1
k
e
k
_
_
_
_
_
2
= ||x||
2
k=1
| < x, e
k
> |
2
+
n
k=1
| < x, e
k
>
k
|
2
questa quantit minima quando:
n
k=1
| < x, e
k
>
k
|
2
= 0, ovvero basta
scegliere
k
=< x, e
k
> ed ottenere il minimo:
(1.100) min
yMn
||x y||
2
= ||x||
2
k=1
| < x, e
k
> |
2
= d
Mn
(x)
2
e quindi p
Mn
(x) =
n
k=1
< x, e
k
> e
k
.
Possiamo riassumere quanto visto nella seguente proposizione:
Proposizione 7. Sia {e
k
} una successione ortonormale con il sottospazio associato
M
n
= ssp{e
k
| 1 k n}, allora si ha:
Identit di Bessel: Vale la seguente identit:
(1.101) d
Mn
(x)
2
= |x|
2
k=1
| < x, e
k
> |
2
=
_
_
_
_
_
x
n
k=1
< x, e
k
> e
k
_
_
_
_
_
2
e p
Mn
(x) =
n
k=1
< x, e
k
> e
k
.
Disuguaglianza di Bessel: x H si ha che:
(1.102)
+
k=1
| < x, e
k
> |
2
|x|
2
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 21
Coefcienti di Fourier: I coefcienti di Fourier di x H rispetto alla
successione ortonormale {e
k
} vericano:
(1.103) lim
k+
< x, e
k
>= 0
Proposizione 8. Sia H uno spazio di Hilbert, {e
k
} una successione ortonormale,
allora sono equivalenti:
(1) ssp{e
n
| n N} = H, denso in H.
(2) |x|
2
=
+
k=1
| < x, e
k
> |
2
, uguaglianza di Bessel, ovvero si ha che
x =
+
k=1
< x, e
k
> e
k
x H, serie di Fourier.
(3) lim
k+
< x, e
k
>= 0, i coefcienti di Fourier sono innitesimi.
(4) < x, e
k
>= 0 k x = 0.
Osservazione 10. Se la serie
+
k=1
k
e
k
H con e
k
H k 1,
k
K k
1 si ha che: {
n
k=1
k
e
k
}
n1
converge ad un vettore x di H per n +, ma
H completo e quindi:
n
k=1
k
e
k
H
x
n
k=1
k
e
k
di Cauchy
Dunque, in conclusione, se (H, | |) di Banach, la successione dei vettori
{e
k
}
k1
normalizzata, ovvero |e
k
| = 1, e = {
k
}
kN
l
1
allora si ha che
k1
k
e
k
converge ad un elemento di H.
Ovvero se (H, < , >) di Hilbert ed {e
k
}
k1
una successione ortonor-
male, per cui si ha che:
(1.104) p 1
_
_
_
_
_
n+p
k=n
k
e
2
k
_
_
_
_
_
2
=
n+p
k=n
|
k
|
2
p+
0
non appena {
k
}
k1
= l
2
, dalla completezza dello spazio H si conclude
che
k1
k
e
k
converge ad un elemento di H.
Possiamo ora dare la dimostrazione della proposizione 8:
Dimostrazione. Dimostriamo le varie implicazioni:
1 2: Osserviamo che (1) equivalente a d
Mn
(x) 0 per n +
e x H, quindi per il punto 1 della proposizione 7 abbiamo la
doppia implicazione.
2 3: Se vale la scrittura come Serie di Fourier per condizione neces-
saria di convergenza si ha la (3).
1 4: Se ssp{e
k
| k N} denso si ha che < x, e
k
>= 0 k se e solo se
x ssp{e
k
| k N}
k=1
k
e
k
| n N,
k
Q
_
H
che quindi un insieme numerabile e denso in H, infatti x H e > 0
si possono prendere
1
, . . . ,
n
K tali che |x
n
k=1
k
e
k
| < , infatti
poich Q denso in Kpossiamo prendere k
k
Qtale che |
k
k
| <
n
e quindi per Cauchy-Schwarz |x
n
k=1
k
e
k
| < 2.
Quello che si vuole ottenere il converso di questo risultato, ovvero:
Teorema 7. (H, < , >) di Hilbert, dimH = +, H separabile se e solo se
{e
k
}
k1
base ortonormale.
per dimostrato questo risultato abbiamo bisogno del seguente lemma:
Lemma 2. Data una {y
k
}
kN
H allora {x
j
}
jJ
con J nito o numerabile tale
che x
j
sono linearmente indipendenti e per cui si ha che:
ssp{x
j
| j J} = ssp{y
k
| k N}
Dimostrazione. Senza perdita di generalit possiamo supporre che gli y
k
,=
0 k N, ora sia x
1
= y
1
, scegliamo poi:
k
2
= min{k| dimssp{e
1
, . . . , e
k
} = 2}
per cui poniamo x
2
= y
k
2
, iteriamo il ragionamento per cui abbiamo che ci
si ferma ad un certo N ssato, per cui:
(1.106) {k| dimssp{e
1
, . . . , e
k
} = N} =
oppure, per induzione, si procede no a che:
(1.107) dimssp{x
1
. . . x
j
} = dimssp{y
k
| 1 k k
j
}
k1
j=1
< x
k
, e
j
> e
j
_
_
_x
2
k1
j=1
< x
k
, e
j
> e
j
_
_
_
e la | | , = 0 poich x
1
e x
2
, quindi e
1
e x
2
, sono linearmente indipendenti.
Inoltre si ha che ssp{e
1
, e
2
} = ssp{x
1
, x
2
}. Si procede quindi per induzione
costruendo la base ortonormale {e
k
}
k
cercata.
Osservazione 11. Sia (H, < , >) uno spazio di Hilbert separabile, per cui
si ha dimH = + allora H isomorfo, come spazio di Hilbert, ad l
2
, in-
fatti basta considerare la biezione, lineare, continua che rispetta il prodotto
scalare:
H x =
+
k=1
< x, e
k
> e
k
{< x, e
k
>}
k1
l
2
per uno spazio di Hilbert generico questo falso, infatti pu contenere
insiemi pi che numerabili e dunque non ammettere base ortonormale e
invalidare lisomorsmo.
Osservazione 12. Se H = R
n
, la misura di Lebesgue m lunica misura, a
meno di costanti moltiplicative, invariante per traslazioni, ovvero per cui
si ha che m(A + x) = m(A) A B(R
n
) e x R
n
, per cui si abbia che
+ > m(B
2
(e
i
) B 1
2
(e
j
) ,= se i ,= j, allora possiamo scrivere che:
_
k1
B 1
2
(e
k
) B
2
(0)
detta ora c =
_
B 1
2
(e
k
)
_
, k 1 abbiamo che ( B
2
(0)) < e
k1
c = +, ovvero salta la monotonia della misura. Dunque abbia-
mo concluso che non esiste unequivalente della della misura di Lebesgue
su un generico spazio di Hilbert H con dimensione innita.
Esempio 19. Alcuni esempi di successioni:
(1) Nel caso H = l
2
la successione degli e
k
= (0, . . . , 0, 1, 0, . . .) una
successione ortonormale ed completa, infatti un vettore che sia
ortogonale a tutti gli e
k
, condizione per essere da loro linearmente
indipendente, necessariamente il vettore nullo.
(2) Se H = L
2
(R) la successione degli e
k
= 1
[k,k+1]
una successione
ortonormale, ma non completa.
24 FABIO DURASTANTE
(3) In H = L
2
(, ), detto e
k
il sistema trigonometrico ad esso asso-
ciato, questo completo.
1.5.1. Serie di Fourier e Teorema di Approssimazione di Weierstrasse. Conside-
riamo lo spazio di Hilbert H = L
2
(, ) e la successione ortonormale e
k
che abbiamo chiamato sistema trigonometrico (ese. 17):
(1.108) e
0
(t) =
1
2
, e
2k
(t) =
cos(kt)
, e
2k+1
(t) =
sin(kt)
t [, ]
k 0
Introduciamo quindi i polinomio trigonometrici:
Denizione 16 (Polinomio trigonometrico). Si dice polinomio trigonome-
trico ogni scrittura della forma:
(1.109) p(t) = a
0
+
k1
[a
k
cos(kt) +b
k
sin(kt)]
e dimostriamo il seguente lemma:
Lemma 3. {q
n
}
n0
successione di polinomi trigonometrici tale che:
(1) q
n
0 n 1,
(2)
1
_
[,]
q
n
(t)dt = 1,
(3) (0, ) sup
|t|
q
n
(t) 0 per n +.
Dimostrazione. Poniamo:
(1.110) q
n
(t) = c
n
_
1 + cos(t)
2
_
n
questa verica banalmente la condizione (1), per la (2) sufciente calcolare
lintegrale su [, ] e denire la c
n
di conseguenza. Dobbiamo inoltre
mostrare che i q
n
sono effettivamente dei polinomi trigonometrici, per n =
0, 1, questo banalmente vericato, supponiamo quindi, per induzione,
che polinomio di ordine n sia:
{a
k
}
0kn
: q
n
(t) =
n
k=0
a
k
cos(kt)
quindi si ha che:
q
n+1
(t) =c
n+1
_
1 + cos(t)
2
_
n+1
=
c
n+1
c
n
_
n
k=0
a
k
cos(kt)
_
_
1 + cos(t)
2
_
ma si ha anche che:
cos(kt) cos(t) =
1
2
[cos((k +1)t) + cos((k 1)t)]
che ancora un polinomio trigonometrico, dunque q
n+1
(t) ancora com-
plessivamente un polinomio trigonometrico. Dobbiamo ora mostrare che i
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 25
q
n
soddisfano la propriet (3), per |t| si ha che:
_
1 + cos(t)
2
_
n
_
1 + cos()
2
_
n
n+
0
tuttavia potrebbe sempre divergere la successione c
n
, dobbiamo quindi
stimarne il comportamento asintotico:
1 =
c
n
2
_
q
n
(t)dt
parit
=
c
n
0
_
1 + cos(t)
2
_
n
dt
sin(t)<1 t(0,)
c
n
0
_
1 + cos(t)
2
_
n
sin(t)dt =
=
c
n
2
n +1
_
1 + cos(t)
2
_
n+1
_
t=
t=0
=
=
c
n
n +1
2
0 < c
n
(n +1)
2
e dunque:
sup
|t|
_
c
n
_
1 + cos(t)
2
_
n
_
_
(n +1)
2
_
1 + cos()
2
_
n
_
n+
0
che completa la dimostrazione.
Teorema 8 (Weierstrasse Trigonometrico). Ogni f : R R continua e 2-
periodica si approssima uniformemente con polinomi trigonometrici.
Dimostrazione. Prendiamo i polinomi q
n
dati dal lemma 3 e deniamo:
p
n
(t) =
_
f()q
n
(t )d
. .
fqn prodotto di convoluzione
=
_
t+
t
f(t )q
n
()d =
=
_
f(t )q
n
()d
dove lultima uguaglianza vale per la periodicit dellintegrale su ogni in-
tervallo di ampiezza 2, formulato a questo modo si ha che il p
n
(t) un
polinomio trigonometrico, infatti:
p
n
(t) =
_
f()q
n
(t )d =
n
k=0
a
k
_
f() cos(t )d =
=
n
k=0
a
k
__
f() [cos(k)] d
_
cos(kt)+
+
n
k=0
a
k
__
f() [sin(k)] d
_
sin(kt)
26 FABIO DURASTANTE
e ora non ci resta che valutare, ssati > 0 e (0, ):
|f(t) p
n
(t)| =
sup
|ts|<
|f(t) f(s)|q
n
(t)d+
+
_
[,]\[,]
2 max |f|q
n
()d
sup
|ts|<
|f(t) f(s)| +4|f|
sup
t
q
n
0
esistono dunque n
(
c
(, ) tale che
|f f
|
2
< , prolunghiamo quindi questa f
(t) := f
(t 2k) k Z
per cui possiamo applicare il Teorema di Weierstrasse Trigonometrico (thm.
8) ed ottenere che p
< ,
possiamo quindi applicare la disuguaglianza triangolare delle norme ed
ottenere:
|f p
|
2
|f f
|
2
+|f
|
2
+
__
|f
|
_1
2
+
__
|
_1
2
+
2|
| +
2
Osservazione 14. Data f /
2
(, ) allora:
(1) f(t) =
+
k=0
< f, e
k
> e
k
(t) t (, ) quasi ovunque,
(2) Dalle propriet generali si ottiene che la sottosuccessione delle ri-
dotte converge ad f,
(3) Inoltre valida lidentit di Bessel o di Parseval:
|f|
2
2
=
k0
| < f, e
k
> |
2
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 27
2. SPAZI DI BANACH
Riprendiamo alcuni risultati validi per gli spazi di Hilbert in questo caso
e vediamo dove sorgono le differenze tra i due casi.
Denizione 17 (Duale Topologico). Dato uno spazio normato (X, | |) si
denisce duale topologico:
(2.1) X
= {f : X K| f lineare e continua }
Abbiamo mostrato che (prop. 5) unapplicazione per una applicazione
lineare f vale lequivalenza tra continuit e limitatezza. Abbiamo inoltre
introdotto la norma | |
= sup
x<1
|f(x)| = {c 0 | |f(x)| c|x| x X}
rispetto a cui X
n
i=1
i
e
i
abbiamo che:
|f(x)|
n
i=1
|
i
||f(e
i
)|
n
i=1
|f(e
i
)| max
i=1,...,n
|
i
| C|x|
nel caso innito dimensionale questo falso, possiamo dare infatti un esem-
pio di funzionale f : X K lineare e non continuo, nel caso di un X non di
Banach sufciente prendere X = (
1
([0, 1]) con | |
allora lapplicazione
che mappa f f
y
_
_
_
_
=
=|| inf
zY
|x +z| Y un sottospazio
Disuguaglianza triangolare: dato > 0 y
, y
tali che:
|x +y
| < d
Y
(x) + e |x
+y
| < d
Y
(x
) +
sfruttando quindi la propriet triangolare della distanza pos-
siamo scrivere:
|x +x
+Y| |x +y
| + |x
+y
| d
Y
(x) +d
Y
(x
) +2 =
=|x +Y| +|x
+Y| +2
(2) Basta prendere y = 0 ed il risultato vero poich Y un sottospazio.
(3) Sia ora {x
n
+Y}
n1
di Cauchy in X/Y, ovvero > 0 > 0 tale che
n, m implica |x
n
x
m
+Y| = d
Y
(x
n
x
m
) < . Fissato =
1
2
e
poniamo y
1
= 0 allora n
2
> 0 ed y
2
Y tale che:
|x
n
x
m
+y
2
| < d
Y
(x
n
x
m
) +
1
2
< 2
1
2
ssiamo ora =
1
2
2
allora n
3
> n
2
y
3
Y tale che:
|x
n
x
n
3
+y
2
y
3
| d
Y
(x
n
x
n
3
) +
1
2
2
< 2
1
2
2
costruiamo la sottosuccessione estratta {x
n
k
+y
k
}
k2
successione in
X che tale che:
|x
n
k+1
+y
k+1
(x
n
k
+y
k
)|
1
2
k2
quindi {x
n
k
+y
k
}
k2
di Cauchy in X, che di Banach, ovvero si ha
la convergenza x
n
k
+y
k
x X, quindi:
|x
n
k
x +Y| |x
n
k
y
n
k
x|
1
2
2
0
Osservazione 15. Per uno spazio di Hilbert (H, < , >) ed M H sottospa-
zio, la mappa Q|
M
: M
= {f : X K| f lineare }
Denizione 20 (Nucleo). Dato uno spazio normato (X, | |) si denisce
nucleo delloperatore f : X K il sottoinsieme di X:
(2.5) N(f) = {x X| f(x) = 0} X
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 29
Osservazione 16. Osserviamo che N(F) un sottospazio di X e che se f ,= 0
allora X/N(F) = K ed ha quindi dimensione 1.
Denizione 21 (Iperpiano). Dato uno spazio normato (X, | |), un sotto-
spazio Y X si denisce iperpiano se dimX/Y = 1.
Se abbiamo un funzionale lineare non nullo abbiamo appena osservato
che il suo nucleo un iperpiano, se daltro canto abbiamo un Y iperpiano
in X possiamo trovare che f X \ {0} tale che Y = N(f), infatti:
X K
X/N(f)
f
Q
f = Q
Se Y un iperpiano con Y non chiuso allora Y deve essere necessariamente
denso, infatti dim(X/Y) 1 = dim(X/Y) dunque un iperpiano Y chiuso,
oppure denso Y = X.
Proposizione 10. Dati f, g X
Abbiamo che f X
.
Dimostrazione. Ora o N(f) tutto lo spazio, quindi lapplicazione an-
che continua, oppure dimX/N(f) = 1 e quindi dato lisomorsmo :
X/N(f) K che continuo, dunque Q X
allora f e Q hanno
lo stesso nucleo, dunque per la proposizione precedente K tale che
f = ( Q) e quindi f continuo.
Esempio 20. Sia X = c
0
spazio delle successione innitesime, abbiamo che
la famiglia degli {e
k
}
k1
linearmente indipendente dentro c
0
, allora:
30 FABIO DURASTANTE
(1) Completiamo {e
k
}
k1
{b
i
}
iI
ad una base di Hamel di c
0
, allora:
f
_
_
_
k
e
k
+
i
b
i
. .
c.l. nita
_
_
_ =
k
k
un funzionale lineare su c
0
, ovvero f c
0
, ma f(e
k
) = k ed |e
k
| =
1, dunque non limitata ed discontinua.
(2) Consideriamo ora gli {e
k
}
k1
a cui aggiungiamo e
0
= (1/n)
n>0
e di
nuovo X = c
0
, gli {e
k
}
k0
sono linearmente indipendenti:
0
e
0
+ +
m
e
m
= 0
al livello m+1 gli {e
i
}
1im
sono tutti nulli, ma (e
0
)
m+1
=
1
m+1
allora
0
= 0, allora
i
= 0 per i 1. Possiamo completare ad una base di
Hamel gli {e
k
}
k0
, quindi {e
k
}
k0
{
j
}
jJ
e dunque:
(2.6) f
_
k
e
k
+
j
_
=
0
e dunque N(f)supseteqssp{e
k
| k 1} e dunque N(f) = c
0
allo-
ra f doverebbe essere il funzionale nullo, ma f(e
0
) = 1 dunque
discontinuo.
Notazione 1. Per estensione dal caso Hilbertiano introduciamo la seguente
notazione per i funzionali:
f(x) =< f, x >= < x, f >
. .
caso complesso
Teorema 9. Per 1 < p < +j : l
q
(l
p
)
un isomorsmo isometrico.
Dimostrazione. Sfruttiamo limmersione:
j : l
q
(l
p
)
y j(y) : l
p
K = R
x < j(y), x >=
+
k=1
x
k
y
k
j
j(y)
dalla disuguaglianza di Hlder abbiamo che:
| < j(y), x > | |y|
q
|x|
p
e |j(y)| |y|
q
questo dunque un operatore lineare, limitato, e continuo e lultima delle
due precedenti ci dice che:
|j|
L(l
q
,(l
p
)
)
1
dobbiamo mostrare che vale luguaglianza e la suggettivit, ovvero data
una f (l
p
)
k=0
|y
f
k
|
q2
y
k
e
k
n 1
appartiene ad l
p
e si ha che:
< f, z
(n)
> |f||z
(n)
|
p
= |f|
_
_
_
n
k=1
|y
f
k
|
(p 1)p
. .
=q
_
_
_
1/p
< f, z
(n)
>=
n
k=1
|y
f
k
|
q2
y
k
< f, e
k
>=
n
k=1
|y
k
|
q
e dunque si ha che:
_
n
k=1
|y
f
k
|
q
_
1
1
p
. .
=
1
q
|f| n > 1
dunque la serie converge e si ha che |y
f
|
q
|q| che mostra anche la
condizione (2). Resta ora da mostrare che vale la condizione (3), ovvero
che:
< j(y
f
), x >=< f, x > x l
p
ora x l
p
deniamo loperatore di troncamento:
x
(n)
:=
n
k=1
x
k
e
k
x in l
p
se p 1
(se x c
0
anche in l
)
calcoliamo ora:
f(x
(n)
) =
n
k=1
x
k
f(e
k
) =
n
k=1
x
k
y
f
k
n+
. .
dalla conv.
della serie
+
k=1
x
k
y
f
k
=< j(y
f
), x >
mentre per continuit di f si ha che f(x
(n)
) < f, x >.
Resta da vericare cosa accade nei casi limite, se si prende q = + e
p = 1, o viceversa, j ben denita, poich basta sulla disuguaglianza di
32 FABIO DURASTANTE
Hlder, dunque sufciente modicare la denizione della z come:
z
(n)
k
=
_
0 k ,= 0
y
f
k
y
f
k
k = n
se q = 1 e p = + allora j : l
1
c
0
un isomorsmo isometrico, infatti
basta porre:
z
(n)
=
n
k=1
y
k
|y
k
|
Dobbiamo ora vericare solamente che l
1
,= (l
e X
F X
tale che F|
M
= f. Nel caso di c
0
abbiamo visto che c
0
l
0
l
.
Esempio 21. Dato uno spazio normato (X, | |) ed un sottospazio M
X denso allora il problema sullestensione che ci siamo posti ha risposta
positiva, f M
f(x)| |f||x|
ma f unestensione |f| |
f|
e dunque |f| = |
f|.
Esempio 22. Sia (H, < , >) di Hilbert, M H un sottospazio chiuso. Pren-
diamo allora f M
f(x) :=< x, y
f
> x M
per cui abbiamo che: |
f| = |y
f
| = |f|, dove lultima uguaglianza data
dal teorema di rappresentazione, che quello che volevamo.
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 33
Sia ora G H
: G|
M
= f allora dal teorema di rappresentazione y
G
H
tale che G(x) =< x, y
G
> x H, calcoliamo ora:
< y
f
, y
g
>= G(y
f
)
G|
M
=f|
M
f(y
f
) = |y
f
|
2
ovvero |y
f
|
2
=< y
f
, y
g
>, se impongo che |G| = |f| allora |G| = |y
G
| e
|G| = |y
f
|, ma per la decomposizione di Riesz si ha che y
G
= p
M
(y
G
) +
p
M
(y
G
) e quindi:
|y
G
| < y
f
, y
g
>=< y
f
, p
M
(y
G
) >= |y
f
|
2
|y
f
||y
G
M
|
che dunque una catena di uguaglianze e allora p
M
(y
G
) = 0 e y
G
= y
G
M
=
y
f
. Nel caso Hilbertiano abbiamo anche lunicit.
Possiamo ora fornire un quadro generale del problema con il Teorema di
Hahn-Banach:
Teorema 10 (Hahn-Banach). (X, | |) spazio normato, M X sottospazio,
f M
F X
tale che F|
M
= f e |F| = |f|.
Dimostrazione. Supponiamo M chiuso, altrimenti procediamo come nelle-
sempio, inoltre supponiamo M ,= Xe f ,= 0, altrimenti lestensione banale.
Senza perdita di generalit assumiamo |f| = 1. Poich M ,= X x
0
X\M
cominciamo con lestendere f a M
0
= M+Rx
0
, osserviamo che mostriamo
questo e dimX/M < abbiamo ottenuto la tesi, analogamente a quanto
abbiamo gi fatto nellesempio proponiamo unestensione della forma:
(2.7)
f(x +x
0
) = f(x) + x M
dobbiamo quindi determinare in modo che sia mantenuto |
f| = |f| = 1,
in realt sufciente mostrare che vale la disuguaglianza , poich la
garantita dallessere
f unestensione della f, procediamo alla verica:
|
f(x +x
0
)| |x +x
0
| x M R \ {0}
f
_
x
+x
0
_
_
_
_
x
+x
0
_
_
_
|
f(x
0
y)| |x
0
y| y M
x
= y
dunque stiamo cercando un R tale che:
|f(y) | |x
0
y|
ovvero:
f(y) |x
0
y| f(y) +|x
0
y| y M
sfruttando qualche semplice disuguaglianza osserviamo che:
|f(z) f(y)| |f|
..
=1
|z y| |z x
0
| +|x
0
y| z, y M
e dunque possiamo scrivere:
f(z) |x
0
z| f(y) |x
0
y| z, y M
34 FABIO DURASTANTE
la disuguaglianza si conserva passando agli estremi:
sup
zM
(f(z) |x
0
z|) inf
zM
(f(y) |x
0
y|)
possiamo quindi inserire un valore di tra questi due e questo ci garantisce
lestensione cercata.
Consideriamo ora le coppie:
(2.8) c =
_
(
M,
f) : M
M X sottospazi,
f
M
,
f|
M
= f, |
f| = |f|
_
questa una classe parzialmente ordinata:
(M
1
, f
1
) (M
2
, f
2
) M
1
M
2
, f
2
|
M
1
= f
1
ed induttiva, ovvero ogni insieme totalmente ordinato ammette un mag-
giorante:
{(M
i
, f
i
)}
iI
c totalmente ordinato,
M =
iI
M
i
un sottospazio,
f
M
tale che
f(x) = f
i
(X) x M
i
non dipende dallindice i per
la relazione dordine.
possiamo quindi applicare il Lemma di Zorn per cui (M, f) elemento mas-
simale. Resta solo da vericare che M = X, per assurdo, se cos non fosse
potrei passare da M ad M + Rx
0
che sarebbe un suo maggiorante stretto,
ma (M, f) massimale, dunque M = X.
Osservazione 17. La dimostrazione fa uso dellordinamento, quindi adat-
ta per K = R. Inoltre non data lunicit che, daltro canto, non si ha
nemmeno in dimensione nita.
Possiamo nalmente concludere il calcolo del duale di l
che avevamo
iniziato.
Esempio 23. Abbiamo visto che c
0
l
allora c
0
= {f|
c
0
: f (l
}
= l
1
,
prendiamo allora il sottospazio chiuso:
M = {x l
: lim
k+
x
k
R} l
x M |f| 1
in realt possiamo dire di pi, poich lelemento x = x
k
= (1)
k
M la
norma del funzionale |f| = 1, possiamo quindi applicare il Teorema di
Hahn-Banach (thm. 10) ed ottenere che F (l
k=1
x
k
y
k
e x M lim
k
x
k
=
+
k=1
x
k
y
k
se ad esempio prendiamo x = e
k
abbiamo
che 0 = y
k
k 1, ovvero y = 0 l
1
ovvero F = 0, ma questo assurdo
poich |F| = 1.
Vediamo con un altro esempio un caso in cui si manifesta la non unicit
dellestensione.
Esempio 24. Restiamo sempre in l
e prendiamo:
M = {x l
: lim
k+
x
k
R} l
=
_
x l
: lim
k+
x
2k
R
_
M M
=
_
x l
: lim
k+
x
2k+1
R
_
possiamo a questo punto procedere con il Teorema di Hahn-Banach (thm.
10) ed estendere i funzionali:
(2.9)
f
: M
R < f
, x >= lim
k+
x
2k
thm. 10
F
: M
R < f
, x >= lim
k+
x
2k+1
thm. 10
F
ed F
ed F
tale che
_
_
_
F(x
0
) = 1
F|
M
= 0
|F|
=
1
d
M
(x
0
)
Dimostrazione. Deniamo un opportuno funzionale lineare e continuo:
f : M+Rx
0
R
x +x
0
x M R
36 FABIO DURASTANTE
calcoliamone quindi la norma:
|x +x
0
| = ||
_
_
_
_
_
_
_
M
..
x
+x
0
_
_
_
_
_
_
_
||d
M
(x
0
)
e dunque:
|f(x +x
0
)| = ||
|x +x
0
|
d
M
(x
0
)
da cui segue che f continuo e |f|
1
d
M
(x
0
)
, resta solo da mostrare che
nella disuguaglianza vale luguale, a quel punto si pu applicare il Teorema
di Hahn-Banach e concludere, per farlo osserviamo che:
x
n
M : |x
n
x
0
| <
_
1 +
1
n
_
d
M
(x
0
)
dunque se andiamo a valutare:
|f|
|x
n
x
0
| |f(x
n
x
0
)| = 1
n
n +1
1
d
M
(x
0
)
|x
n
x
0
|
e quindi:
|f|
1
d
M
(x
0
)
|f|
=
1
d
M
(x
0
)
tale che
_
F(x
0
) = 1
|F|
=
1
x
0
F(x
0
) = |x
0
|
|F|
= 1
_
2.2. Estensioni del teorema di Hahn-Banach. Generalizziamo la dimo-
strazione del teorema di Hahn-Banach (thm. 10) nel caso di K = C, ovvero
rivediamo il passo costruttivo:
Dimostrazione. Se f M
|f|
C
si ha che g = Re f M
R
. Possiamo
quindi applicare il Teorema di Hahn-Banach nella versione reale (thm. 10)
ed ottenere:
G X
R
: G|
M
= g, |G| = |g| |f|
deniamo quindi:
F(x) := G(x)
..
R
iG(ix) x X
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 37
cos denito F : X C ed tale che:
F|
M
= Re f(x) i Re f(ix) = Re f(x) +i Imf(x) = f(x)
per mostrare che F unestensione nel senso di Hahn-Banach dobbiamo
ancora mostrare che C-lineare, continua e vale |F| = |f|:
continuit: |F(x)| =
_
|G(x)|
2
+ |G(ix)|
2
2|g|
|x|.
linearit: x, y X F(x + y) = F(x) + F(y), che si ottiene immediata-
mente dalla linearit di G, inoltre R si ha che F(x) = F(x),
tuttavia dobbiamo dimostrarlo su C:
F(( +i)x) =F(x) +F(ix) = linearit di G
=F(x) +F(ix) R linearit
resta dunque solo da vericare che F(ix) = iF(x):
F(ix) =G(ix) iG(x) = G(ix) +iG(x) = i(G(x) iG(ix)) = iF(x)
norma: La disuguaglianza |F| |f| ovvia, poich |G| = |g| |F|
su M, per mostrare laltra ssiamo > 0 allora:
x
X|F(x
)| > |F|
con |x
| = 1
C F(
)
. .
R, G(x)
= |F(x
)| con
=
F(x
)
|F(x
)|
e dunque abbiamo ottenuto:
|F|
< F(
) = G(
) |g|
|
. .
1
|f|
|f|
e quindi |F|
= |f|
|x|
resta solo da vericare che F X
|x|
F(x) = F(x) |f|
|x|
|F|
|f|
|f|
, dunque
|F|
= |f|
e quindi F X
.
Diamo alcuni cenni della dimostrazione del teorema in questo caso:
Dimostrazione. Preso x
0
X\Mdeniamo lestensione al solito modo come:
f : M+Rx
0
R
x +x
0
f(x) + x M con R
vogliamo trovare di modo che
f(x) p(x), se riusciamo a fare questo il
resto segue da:
f(x +x
0
) = f(x) + p(x +x
0
)
distinguiamo vari casi:
= 0: Caso banale.
> 0: Essenzialmente si riduce al caso = 1, infatti:
f
_
x
+x
0
_
p
_
x
+x
0
_
x M, R
+
y =
x
f(y) + p(y +x
0
) y M
< 0: Osserviamo che vale:
f
_
x
x
0
_
p
_
x
x
0
_
f(z) + p(z x
0
) z M
e dunque:
f(z) p(z x
0
) p(y +x
0
) f(y) y, z M
ovvero:
f(z) +f(y) f(z +y) p(z +y) p(z x
0
) +p(y +x
0
)
e si procede poi come nella dimostrazione del thm. 10.
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 39
2.3. Separazione di Convessi.
Denizione 23 (Funzionali di Minkowski). Sia (X, | |) uno spazio norma-
to, K X convesso, 0 Int(K) allora B
R
(0) K con R > 0, si denisce
funzionale di Minkowski:
(2.12) p
K
(x) = inf {t > 0 : x tK}
Proposizione 12. Propriet dei Funzionali di Minkowski:
(1) p
K
(x) : X [0, ), p
K
(x) C|x| x X.
(2) p
K
(x) sublineare.
(3) Int(K) = {x X : p
K
(x) < 1} K, ovvero se K aperto questa una
caratterizzazione dellinsieme, K = {x X : p
k
(x) 1} K.
Dimostrazione. Dimostriamo le prime due propriet:
(1) > 0 detto R > 0 tale che B
R
(0) K allora:
_
_
_
Rx
x+
_
_
_ < R e
x
x+
R
K e dunque p
K
(x)
x
R
+ > 0.
(2) Sia x X, > 0 e > 0 allora t
K e t
<
p
K
(x) +, allora x t
K quindi si ha p
K
(x) t
(p
K
(x) +),
dunque si ha che p
K
(x) p
K
(x). Mostriamo laltra disuguaglian-
za p
K
(x) = p
K
(x
1
)
1
p
K
(x) ovvero p
K
(x) p
k
(x) e dunque
p
K
(x) = p
K
(x). Resta da mostrare la seconda parte, per farlo s-
siamo x, y X, > 0 per cui t
, s
K, y s
K e
per cui t
< p
K
(x) + e s
< p
K
(y) + per cui x/t
e y/s
apparten-
gono a K, che convesso, dunque ogni loro combinazione convessa
vi appartiene:
t
+t
x
t
+
s
+t
y
s
=
1
t
+s
(x +y)
da cui segue:
p
K
(x +y) = t
+s
p
K
(x) +p
K
(y) +2
per larbitrariet di si conclude p
K
(x + y) p
K
(x) + p
K
(y), che
mostra la sublinearit.
\ {0} per
cui = {x X| (x) = c}.
40 FABIO DURASTANTE
Volendo riformulare il quesito in luce dellosservazione il nostro proble-
ma diventa:
Dati K
1
, K
2
X convessi, K
1
, K
2
,= non vuoti, K
1
K
2
= disgiunti, con
(X, | |) spazio normato allora ci domandiamo se X
\ {0} e c R
tale che < , x >< c << , y > x K
1
e y K
2
.
Esempio 25. In dimensione nita ci basta considerare il seguente esempio
sulla retta reale:
5 10 15 20
Separazione Convessi
K
1
K
2
In cui non si riesce a separare i due convessi con un iperpiano afne, in
questo caso un punto.
Esempio 26. Sia X = l
2
, scegliamo i seguenti insiemi convessi:
K
1
={x X : x
n
> 0}
K
2
={x l
: N, x
n
= 0 n } = l
c
(l
a supporto compatto)
K
1
effettivamente convesso, infatti: (x
(1)
n
), (x
(2)
n
) K
1
allora si ha che
(x
(1)
n
)+(1)(x
(2)
n
) K
1
per [0, 1], anche K
2
effettivamente convesso,
infatti una combinazione convesse di successioni denitivamente nulle
denitivamente nulla. Inoltre si ha che K
1
K
2
= , ci domandiamo quindi
se X
\ {0}, c R tale
che:
(2.13) < , x >< c < , y > x A, y B
Per mostrare il teorema abbiamo bisogno del seguente lemma:
Lemma 4. Dato , = C X convesso aperto e x
0
X \ C allora:
(2.14) X
: < , x >< , x
0
> x C
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 41
Dimostrazione. Supponiamo, senza perdita di generalit che 0 C, altri-
menti trasliamo. Associamo a C il suo funzionale di Minkowski (dfn. 23):
p
C
(x) = inf{t > 0 : x tC} : X R
questo sublineare e vale 0 p
C
(x) K|x| x X, quindi lipshitziano.
Inoltre si ha anche che C = {x X| p
C
(x) < 1}, deniamo quindi la forma:
g : Rx
0
R
x
0
p
C
(x
0
) R
g chiaramente lineare su Rx
0
, mostriamo che verica anche la disugua-
glianza:
g(x) p
C
(x) x Rx
0
se questo vero ci basta usare la generalizzazione del teorema di Hahn-
Banach ai funzionali sublineari (thm. 11) per ottenere che:
: X R : |
Rx
0
= g, < p
C
ma questo vero, infatti:
x Rx
0
x = x
0
_
_
_
0 g(x) = p
C
(x)
< 0 g(x) = p
C
(x
0
)
. .
<0
p
C
(x
0
)
. .
>0
in particolare si ha che:
x X, < , x > p
C
(x) k|x|
e dalla linearit:
x X < , x >= < , x > k|x|
e dunque X
\ {0})
sup
xA
< , x >=: c < , y > y B
42 FABIO DURASTANTE
per concludere il risultato del teorema non ci resta che mostrare che il sup
non assunto per nessun valore di x A. Supponiamo, per assurdo, che
x
0
A tale che < , x
0
>= c allora r > 0 tale che B
r
(x
0
) A (A
aperto), ovvero B
r
(x
0
) = x
0
+rB
1
(0), dunque x X tale che |x| 1 si ha
che:
< , x
0
> +r < , x >
linearit
= < , x
0
+rx >
A
c
x : |x| < 1 e 0 <
||
2
< , x >
r
||
2
+c (x
0
) +(x) =< , x
0
+rx > c
che lassurdo cercato, dunque:
c R, X
\ {0}, c, d R tali
che:
(2.15) < , x >< c < d << , y > x C, y D
Dimostrazione. Sfruttiamo la compattezza e lipotesi D C = :
:= min
yD
d
C
(y) > 0
consideriamo ora i due insiemi:
C
= C +
2
B
1
(0) D
= D+
2
B
1
(0)
gli insiemi C
e D
2
z
1
+ (1 )
2
z
2
gli insiemi C
e D
x +
2
z
1
= y +
2
z
2
D
z
1
, z
2
B
1
(0)
allora |x y| =
2
|z
2
z
1
|
2
(|z
2
| + |z
1
|) < che lassurdo cercato.
Inoltre C
e D
\ {0} a R : < , x +z
2
> a < , y+w
2
>
w, z B
1
(0)
x C
y D
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 43
dove le disuguaglianze si sono indebolite per il passaggio al limite per
|z| 1. Cerchiamo ora di maggiorare/minorare, |z| = 1 per cui si
ha: < , z >
2
e w = z quindi:
< , x > +
||
4
< , x > +
2
< , z > a < , y >
||
4
da cui segue:
< , x > a
||
4
< a +
||
4
< , y > x C y D
ma la disuguaglianza centrale stretta! Dunque c, d R tali che:
(2.16) < , x >< c < d << , y > x C, y D
R {}
sup
xS
< , x >
Osservazione 21. In generale la funzione supporto non caratterizza in ma-
niera univoca un insieme.
Proposizione 13. Dati , = C, D X, con (X, | |) spazio normato, Dconvesso
chiuso C D H
C
H
D
.
Dimostrazione. Dimostriamo le due implicazioni:
: In generale si ha che se C D H
C
H
D
.
: Supponiamo che esista per assurdo x
0
C \ D allora possiamo
applicare il Teorema di Separazione 2 (thm. 13) a {x
0
} e D, poich
{x
0
} D = e quindi:
X
) := X
e dunque anche H
=
iso
H, la successione di spazi
ottenuta per dualizzazioni successive dunque una successione costante.
Per gli spazi l
p
abbiamo mostrato che per 1 < p < +si ha (l
p
)
= l
q
,
con q esponente coniugato di Hlder e se p ,= 2, ovvero se l
p
non di
Hilbert, abbiamo (l
p
)
,= l
p
, si ha invece che:
((l
p
)
= (l
q
)
= l
p
(l
p
)
= l
p
Se partiamo da:
l
1
l
(l
(c
0
)
= l
1
* *
Per lo scopo che ci siamo posti ci tuttavia sufciente il caso degli l
p
per
1 < p < +.
Denizione 25 (Iniezione Canonica). Dato uno spazio normato (X, | |),
X
duale, X
x
x
: X
K
f <
x
, f >=< f, x >
Osservazione 22. Facciamo alcune osservazioni sulliniezione canonica:
(1) | <
x
, f > | |x||f| e dunque J
X
continua.
(2) |
x
| = |J
x
(x)| |x|.
(3) J
X
lineare.
Queste tre ci dicono immediatamente che J
X
/(X, X
), inoltre la (2) ci
dice che |J
X
| 1 come operatore, possiamo quindi applicare il Teorema di
Hahn-Banach (thm. 10) per cui abbiamo che:
x X f
x
X
: |f
x
| = 1, < f
x
, x >= |x|
applicando liniezione canonica a questo elemento otteniamo che:
|J
X
||f
x
| < J
X
(x), f
x
>=< f
x
, x >= |x|
ovvero |J
X
| 1 e dunque |J
X
| = 1. Abbiamo quindi scoperto che J
X
una
isometria lineare di X nel suo biduale X
, ovvero J
X
: X X
.
Denizione 26 (Riessivo). Lo spazio (X, | |) si dice riessivo se J
X
suggettiva.
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 45
Osservazione 23. Gli spazi di Hilbert sono riessivi, gli spazi l
p
e L
p
per
1 < p < +sono riessivi. Ogni spazio riessivo di Banach, il biduale
lo necessariamente, J
X
mappa su un sottoinsieme lo spazio di partenza,
lisomorsmo mantiene la propriet.
Teorema 14. Sia (X, | |) uno spazio normato:
(1) X
separabile X separabile.
(2) X Banach, X
riessivo X riessivo.
(3) X Banach riessivo e separabile X
riessivo e separabile.
Dimostrazione. Dimostriamo le tre asserzioni:
(1) Supponiamo {f
n
}
n
X
: f
0
|
M
= 0 < f
0
, x
0
>= 1 |f
0
| =
1
d
M
(x
0
)
dunque n N si ha:
|f
n
|
2
< f
n
, x
n
>
f
0
|
M
=0
= < f
n
f
0
, x
n
> |f
n
f
0
| |x
n
|
..
=1
per cui:
|f
0
| |f
0
f
n
| + |f
n
|
..
2fnf
0
3|f
n
f
0
|
ma |f
0
| =
1
d
M
(x
0
)
e quindi |f
0
f
n
|
1
3d
M
(x
0
)
che assurdo, dunque
f
n
denso.
(2) Mostriamo ambedue le implicazioni:
: Mostriamola per assurdo sia J
X
(X) X
un sottospazio chiu-
so di un Banach, dunque
0
X
\J
X
(X) (cor. 1) X
tale che = J
X
(f
0
) per riessivit si ha che:
< , >
. .
Dualit tra X
,X
= < , f
0
>
. .
Dualit tra X
,X
separabile e dunque X
separabile.
= J
Y
(Y), ovvero data una Y
: Y
allora f|
Y
Y
ora abbiamo:
| < , f > | |||f|
Y
| |||f| X
tale che f|
Y
= 0 e < f, x >= 1 e dunque:
0 =< , f|
Y
>=< , f >=< J
X
(x), f >=< f, x >= 1
Dato f, per il teorema di Hahn-Banach (thm. 10), F X
tale che F|
Y
= f,
dunque:
< , f >=< , F|
Y
>=< , F >=< J
X
(x), F >=< F, x >=< f, y >
n
x x X sup
n
|
n
| < +. Inoltre se
x = lim
n+
n
x si ha che x lineare e || liminf |n| < +.
e del seguente lemma:
Lemma 5 (Lemma di Baire). Sia (X, d) uno spazio metrico completo allora:
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 47
(1) {V
n
}
n1
aperti densi
+
n=1
V
n
denso.
(2) X =
n1
F
n
, F
n
chiuso n n
0
1 tale che Int F
n
0
,= .
Dimostrazione. Dimostriamo ambedue le affermazioni:
(1) ssato x
0
X e r
0
> 0 consideriamo B
r
0
(x
0
) e mostriamo che
n
V
n
B
r
0
(x
0
) ,= :
V
1
denso x
1
X, 0 < v
1
1 t.c. B
r
1
(x
1
) V
1
B
r
0
(x
0
).
V
2
denso x
2
X, 0 < v
2
1
2
t.c. B
r
2
(x
2
) V
2
B
r
1
(x
0
).
.
.
.
{x
n
} X, 0 < r
n
1
n
tale che:
B
rn
(x
n
) V
n
B
r
n1
(x
n1
) n 1
Se {x
n
} fosse di Cauchy x
n
x per completezza allora x
n
V
n
B
r
0
(x
0
), ma {x
n
} di Cauchy, infatti per costruzione si
ha che n, m 1 si ha che d(x
n
, x
m
)
1
nm
.
(2) Segue da (1), basta prendere n V
n
= X \ F
n
, se gli F
n
fossero, per
assurdo, tutti a parte interna vuota allora:
n
V
n
=
n
(X \ F
n
) = X \
n
F
n
che assurdo per la parte (1).
(x
0
) tale che |
i
x| > n x I
(x
0
)
allora I
(x
0
) V
n
, allora vera la seguente alternativa:
(1) V
n
denso n 1 allora per il Lemma di Baire (lem. 5) si ha che
+
n=1
V
n
denso, detta D la precedente intersezione si ha che vale
lalternativa (2).
(2) N > 1 tale che V
N
non denso, allora x
0
V
C
N
B
r
(x
0
)
X \ V
N
|x| < 1, (x
0
+ rx) N ossia |
i
(x
0
+ rx)| N i I
e dunque:
|
i
(rx)| |
i
(x
0
+rx)| +|
i
x
0
| 2N i
|x| < 1 i I |
i
x|
2N
r
i I |
i
|
2N
r
48 FABIO DURASTANTE
che il caso (1).
< , x
n
>
n+
< , x >
Osservazione 24. Possiamo osservare:
(1) x
n
x x
n
x:
X
< , x
n
x > |||x
n
x| 0
(2) X = l
2
e {e
n
}
n1
base canonica, |e
n
e
m
| =
x = x
.
(2) x
n
x, y
n
y x
n
+y
n
x +y, x
n
x K x
n
x.
(3) {x
n
} Y, x Y x
n
x /(Y, X) x
n
x in X.
(4) Se {x
n
}
n
converge debolmente {x
n
} limitata.
(5) Se x
n
x |x| liminf
n
|x
n
|.
Dimostrazione. Dimostriamo le propriet:
(1) X
< , x
n
>< , x > e < , x
n
>< , x
> <
, x >=< , x
> x x
ker X
x x
= 0
x = x
.
(2) Dalla linearit dello spazio e del limite.
(3) < , x
n
>=< , x
n
>< , x >=< , x >.
(4) X
< , x
n
> converge, ma < , x
n
>=< J
X
(x
n
), >, dove
J
X
liniezione canonica (dfn. 25), e {J
X
(x
n
)} X
, vale dunque il
principio di limitatezza uniforme (thm. 15) che ci dice che:
(a) |J
X
(x
n
)|leqM n.
(b) sup
D
| < J
X
(x
n
), > | = +ma assurdo poich x
n
x
dunque vera (a), ma unisometria, dunque x
n
limitata.
(5) Sappiamo che < , x
n
>< , x > X
X tale che (x x
iF
V(x
i
,
i
, r
i
) F < +
ovvero gli aperti di (X, ) sono unioni di
iF
V(x
i
,
i
, r
i
)
Proposizione 16. Dato lo spazio topologico (X, (X, )), valgono le seguenti
propriet:
(1)
iF
V(0,
i
, r) F nito, r > 0 sono una base locale di intorni di 0 in
(X, ).
(2) (X, ) una topologia di Hausdorff (T2) e le operazioni di spazio vetto-
riale sono continue rispetto a questa topologia:
(x, x
) x +x
x, x
X
(, x) x x X, R
(3) Sia f X
continua
rispetto a (X, ).
Dimostrazione. Dimostriamo le propriet:
(1) Dalla denizione.
(2) Dati x ,= x
) ,= 0 sia r = (xx
) > 0 allora
gli intorni V(x, ,
r
2
) e V(x
, ,
r
2
) sono disgiunti.
(3) Dimostriamo ambedue le implicazioni:
50 FABIO DURASTANTE
: Segue dalla denizione in modo ovvio.
: Sia f continua rispetto a (X, ), dunque continua in 0 ed
limitata:
iF
V(0,
i
, r) = U t.c. |f(x)| < 1 x U
se |
i
(x)| < r i F |f(x)| r, in particolare se x ker
i
i F x ker
i
|f(x)| 1, questo possibile se e solo
se f(x) = 0, dunque:
f =
n
k=1
k
consideriamo ora:
E = {(f(x),
1
(x), . . . ,
n
(x)) R
n+1
: x X} R
n+1
E un sottospazio nito dimensionale di R
n+1
, dunque E un
convesso chiuso, lipotesi sulla nullit delle
i
ci dice che il vet-
tore (1, 0, . . . , 0) / E, dunque p
0
= (p
0
, p
1
, . . . , p
n
) tale che
p (1, 0, . . . , 0) = 1 e p y = 0 y E, dunque p
0
= 1 e quindi:
f(x) +
n
i=1
p
i
i
(x) = 0 x X
e dunque f =
n
k=1
(p
i
) ovvero f .
la topologia indotta (dfn. 28) che abbiamo denito non altro che (X, X
)
topologia debole su X e dal punto (4) della proposizione si ottiene che x
n
x la convergenza in (X, X
) topo-
logia debole su X, e dal punto (4) della proposizione precedente otteniamo
che la convergenza x
n
x in (X, X
t.c
_
< , x >= 1
< , x
n
>= 0 n
e questo nega la convergenza debole.
si ha che:
k1
x
(n)
k
y
k
0 n +
ora si ha che K 1:
k=1
x
(n)
k
y
k
k=K+1
x
(n)
k
y
k
k1
x
(n)
k
y
k
52 FABIO DURASTANTE
e dunque si ha che:
k=1
x
(n)
k
y
k
_
K
k=1
x
(n)
k
p
_
1/p
|y|
q
k=K+1
x
(n)
k
y
k
k=K+1
x
(n)
k
p
_
1/p
_
k=K+1
y
k
q
_
1/q
|x
(n)
|
p
_
k=K+1
y
k
q
_
1/q
M
_
k=K+1
y
k
q
_
1/q
allora n 1 e y l
q
, rimettendo insieme le due precedenti si ha
che:
k1
x
(n)
k
y
k
_
K
k=1
x
(n)
k
p
_
1/p
|y|
q
+M
_
k=K+1
y
k
q
_
1/q
|y|
q
+M = (|y|
q
+M)
dove abbiamo ssato > 0 tale che
k
k=K+1
y
k
q
_
1/q
< K >
k
e tale che n
K
k=1
x
(n)
k
p
_
1/p
< n n
k1
x
(n)
k
y
k
n+
0
ovvero abbiamo mostrato la convergenza debole.
n1
e
n
2
n
per cui si ha che: < x
(n)
, y >= 1 e
k 1 x
(n)
k
0 per k +, ma x
(n)
non converge debolmente a 0.
Proposizione 19 (Radon-Riesz). Mostriamo che vale la propriet di Radon-
Riesz per gli spazi l
p
per 1 < p < +, ovvero che:
x
(n)
x
_
x
(n)
x
|x
(n)
|
p
|x|
p
Dimostrazione. Mostriamo ambedue le implicazioni:
: Convergenza forte Convergenza debole.
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 53
: Sia quindi x
(n)
x e |x
(n)
|
p
|x|
p
, ora quello che vogliamo
mostrare che:
|x
(n)
x|
p
=
k1
|x
(n)
k
x
k
|
p
n+
0
dalle ipotesi abbiamo che: |x
(n)
x|
p
|x
(n)
|
p
+ |x|
p
M con
M costante, infatti poich si ha che |x
(n)
|
p
|x|
p
e abbiamo, dal-
lipotesi di convergenza debole, che x
(n)
x 0, possiamo quindi
applicare la proposizione precedente alla successione {x
(n)
x} ed
ottenere che:
k 1 x
(n)
k
x
k
n+
0 k 1 x
(n)
k
n+
x
k
Sia ora:
y
(n)
k
=
|x
(n)
k
|
p
+ |x
k
|
p
2
x
(n)
k
x
k
2
p
k 1
per come denito y
(n)
k
0 k 1, possiamo quindi applicare il
Lemma di Fatou:
liminf
n
+
k=1
y
(n)
k
+
k=1
liminf
n
y
(n)
k
=
+
k=1
lim
n
y
(n)
k
=
+
k=1
|x
k
|
p
e dunque abbiamo che:
|x|
p
p
liminf
n
+
k=1
y
(n)
k
= liminf
n
_
_
1
2
(|x
(n)
|
p
p
+|x|
p
p
)
_
_
_
_
_
x
(n)
x
2
_
_
_
_
_
p
p
_
_
=
=|x|
p
p
limsup
n
_
_
_
_
_
x
(n)
x
2
_
_
_
_
_
p
p
ovvero si ha che:
_
_
_
_
_
limsup
n
x
(n)
x
2
_
_
_
_
_
p
p
|x|
p
p
|x|
p
p
= 0
e dunque |x
(n)
x|
p
n+
0, ovvero x
(n)
x e quindi c conver-
genza forte.
= sup|x
(n)
k
| = 1, poich c
0
= l
1
, prendiamo un y l
1
e
calcoliamo:
< y, x
(n)
>=
k1
y
k
x
(n)
k
= y
1
+y
n
y
1
dunque x
(n)
e
1
, mentre |x
(n)
|
= |e
1
|
= 1, quindi |x
(n)
|
|e
1
|
,
ma la successione non converge fortemente, infatti:
|x
(n)
e
1
|
= |e
n
|
= 1 n
Teorema 17 (Schur). x
(n)
x in l
1
x
(n)
x in l
1
.
Per quanto abbiamo visto lo spazio (X
, | |
, X
si ha che:
(2.19)
n
x f X
< f,
n
>
n+
< f, >
Possiamo anche considerare liniezione canonica (dfn .25) J
X
: X X
ovvero:
J
X
: X X
x
x
: X
K
f <
x
, f >=< f, x >
e considerare quindi la topologia indotta (X, J
X
(X)), diamo quindi la se-
guente denizione.
Denizione 29 (Topologia -debole). Dato (X, | |) Banach riessivo e
liniezione canonica J
X
(x) si ha che:
(2.20) (X
, J
X
(X)) = (X
, X
)
= (X
, X)
tale topologia detta topologia -debole.
per cui possiamo dare la relativa denizione di convergenza:
Denizione 30. Date {
n
}
n
X
, X
si ha che
n
-debole se e
solo se:
F J
X
(X) < F,
n
>
n+
< F, >
ovvero, poich ! x X tale che J
X
(x) = F, se e solo se:
x X <
n
, x >
n+
< , x >
Esempio 28. Prendiamo la successione {x
(n)
}
n
l
= (l
1
)
denita come:
x
(n)
k
=
_
0 k n
1 k > n
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 55
si ha che |x
(n)
|
= 1 n, converge -debole?
y l
1
: | < x
(n)
, y > | =
k1
x
(n)
k
y
k
kn+1
y
k
kn+1
|y
k
| 0
dunque x
(n)
0, per losservazione fatta sulla norma non converge dun-
que fortemente, inoltre non converge nemmeno debolmente, si consideri
infatti:
M = {x l
| lim
k
x
k
R} l
= |x|
tale che |
M
= e si abbia
inoltre che || = || = 1, a questo modo si ha che < , x
(n)
>= 1 e
dunque < , x
(n)
>,0 ovvero non c convergenza debole.
Esempio 29. Consideriamo ora lo spazio X = L
0.
Consideriamo ora
0
: (([1, 1]) R tale che <
0
, f >= f(0),
0
linea-
re e continuo su (([1, 1]) L
0
, per il teorema di Hahn-Banach (thm. 10), a
0
: L
((1, 1)) R si ha
che: <
0
, f
n
>= 1 e quindi <
0
, f
n
>,0, ovvero non converge nemmeno
debolmente.
Proposizione 20. Propriet della convergenza debole:
(1)
n
|
n
| M
(2) Se
n
e x
n
x <
n
, x
n
>< , x >.
Dimostrazione. Mostriamo le due propriet:
(1) Supponiamo per assurdo che
n
sia una famiglia di operatori illimi-
tati, allora per il teorema di Banach-Steinhaus (thm. 16) si avrebbe
che D X denso tale che:
sup
n1
| <
n
, x > | = + x D
ma, per lipotesi, si ha che x <
n
, x >< , x >, da qui lassurdo
e dunque |
n
| M.
56 FABIO DURASTANTE
(2) Valutiamo la differenza:
<
n
, x
n
> < phi, x >= <
n
, x
n
x >=
= <
n
, x
n
x > + <
n
, x >
|
n
||x
n
x| +<
n
, x >
. .
0
e questo sufciente per concludere poich, per il punto (1) della
proposizione,
n
limitata.
limitata
n
k
.
Dimostrazione. Sia {x
k
}
k1
linsieme denso dello spazio separabile X e sia
C la costante tale che |
n
|
,
(3)
n
.
procediamo con ordine:
(1) Sfruttiamo lipotesi di densit, dunque ssato un x X e un > 0 si
ha che x
k
tale che |x
k
x| e dunque:
| <
n
, x > <
m
, x > | =| <
n
, x x
k
> + <
n
m
, x
k
> +
+ <
m
, x
k
x > |
| <
n
, x x
k
> | + | <
n
m
, x
k
> |+
+ | <
m
, x
k
x > |
C + | <
n
m
, x
k
> |
. .
Cauchy su R
+C <
<(2C +1)
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 57
dunque la successione {<
n
, x >}
n
di Cauchy su R, allora
convergente, dunque possiamo denire su tutto X come:
< , x >= lim
n
<
n
, x > x X
(2) La linearit di discende dalla linearit delloperazione di limite
e dalla linearit degli
n
, ed limitata per losservazione fatta in
partenza, dunque X
.
(3) Avendo costruito loperatore come limite si ha che
n
e dun-
que {
n
} {
n
}.
j=1
x
n
j
_
_
_
_
_
_
2
=
=
1
k
2
k
j=1
|x
n
j
|
2
+
2
k
2
1i<jk
< x
n
i
, x
nj
>
kC
2
k
2
+
2
k
2
k
j=2
j1
i=1
< x
n
i
, x
n
j
>
C
2
k
+
2
k
2
k
j=2
(j 1)
1
j 1
=
c
2
k
+
2
k
2
(k 1) 0
58 FABIO DURASTANTE
Osservazione 32. Consideriamo M = sspx
n
: n 1, allora il limite x
k
x
appartiene alla chiusura debole di M, ma M un sottospazio, quindi x
M, possiamo generalizzare il teorema per linvolucro convesso chiuso di
M, dunque esiste una combinazione convessa di elementi della successio-
ne che vi converge. Il teorema ci sceglie solo una combinazione convessa
particolare.
Vogliamo ora mostrare una propriet analoga alla propriet di Bolzano-
Weierstrasse su R.
Teorema 20. Sia X un Banach riessivo, {x
n
}
n
X successione limitata in X
{x
n
k
} {x
n
} debolmente convergente.
Dimostrazione. Per mostrare il risultato vogliamo applicare il Teorema di
Banach-Alaoglu (thm. 18), partiamo dalla successione limita {x
n
}
n
e consi-
deriamo:
M = ssp{x
n
: n 1} X
poich sottospazio di un Banach riessivo ancora un banach riessivo,
inoltre anche separabile, in quanto costruito a partire da un insieme nu-
merabile di vettori, dunque M
riessivo e separabile e J
M
: M M
, J
M
(x
n
k
)
ma J
M
suriettiva, dunque x Mtale che J
M
( x) =
, per concludere non
resta che far vedere che x
n
k
x, ovvero che data comunque f X
si ha
che < f, x
n
k
>< f, x >, osserviamo che f|
M
M
dunque:
< f, x
n
k
>=< J
M
(x
n
k
), f|
M
>< J
M
( x), f >=< f, x >
= {x X : f(x) }
Questi sono tali che:
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 59
A
denitivamente.
Per lipotesi di coercivit {x
n
}
n
limitata, infatti se, per assurdo, cos non
fosse avere una divergenza a +, ma potrei avere solo una divergenza a
che, se illimitato, necessariamente . Applichiamo quindi lequivalente
della propriet di Bolzano-Weierstrasse per cui x
n
x con x A
W
= A
=
A
limitati o, pi in generale, se D A
) e linsieme:
D =
_
f X
_
1/2
0
f(t)dt
_
1
1/2
f(t)dt = 1
_
60 FABIO DURASTANTE
D convesso ed chiuso, la relazione di convergenza uniforme passa sotto
il segno dintegrale, ed non vuoto. Tuttavia non ha elementi di minima
norma perch non riessivo.
3. OPERATORI
Vogliamo ora mostrare tre conseguenze del Lemma di Baire (lem. 5).
Teorema 22 (Applicazione Aperta). Sia /(X, Y) suriettiva aperta.
Dimostrazione. Dividiamo la dimostrazione in quattro passi.
(1) Mostriamo che r > 0 tale che B
2r
(B
1
). Poich suriettivo
possiamo esprimere Y come:
Y =
+
_
n=1
(B
n
)
applicando il Lemma di Baire (lem. 5) abbiamo che n
0
1 tale
che int (B
n
0
) ,= , allora s > 0 ed y Y tale che B
s
(y) (B
n
0
),
poich (B
n
0
) un convesso si ha che anche B
s
(y) (B
n
0
),
dunque contiene le combinazioni convesse per z B
1
:
1
2
(y +sz) (B
n
0
)
1
2
(y +sz) (B
n
0
)
sz (B
n
0
) B
s
(B
n
0
)
lr cercato dunque r = s/n
0
.
(2) Iterando la disuguaglianza precedente si ottiene:
n 1 B
2
1n
r
(B
2
n)
(3) Mostriamo ora che B
r
(B
1
), per farlo ssiamo un y B
r
(B
1/2
) allora x
1
B
1/2
tale che |y x
1
| < r/2, ma quindi (y
x
1
) B
r/2
e B
r/2
(B
1/2
2), al passo successivo abbiamo che
x
2
B
1/2
2 tale che |y x
1
x
2
| <
r
2
2
e iterando otteniamo la
successione:
{x
n
}
n1
: x
n
B 1
2
n
e |y (x
1
+ +x
n
)| <
r
2
n
e dunque, poich X di Banach:
n1
|x
n
| <
n1
1
2
n
= 1
n1
x
n
= z X
(x
1
+ +x
n
) (z) (z) = y.
(4) Sia ora U un aperto in X allora > 0 tale che B
(x) U ovvero
x +B
1
U, ma B
r
(B
1
), dunque B
r
(B
)) e quindi:
B
r
(x) = x +B
r
(B
) +x = (x +B
) (U)
\ X
1
X
e dunque continua perch
composizione di applicazioni continue.
Mostriamo che lipotesi di essere uno spazio di Banach per il teorema del
graco chiuso necessaria, infatti non appena usciamo dallambiente degli
spazi di Banach troviamo applicazioni con graco chiuso, ma non continue.
Si consideri in tal senso il seguente esempio:
Esempio 33. Consideriamo la coppia di spazi normati, non di Banach:
(3.1) X = ((
1
([0, 1]), | |
), Y = ((
0
([0, 1]), | |
)
per cui deniamo loperatore : X Y con la posizione x (x)(t) =
x
= n|x
n
|
|| n n || = +
Studiamo ora il graco:
G() =
_
(x(t), x
(t)) | x(t) ((
0
([0, 1]), | |
)
_
G() chiuso {x
n
} X si ha che se x
n
x e x
n
y allora y = x,
che ci che avviene, dunque G() chiuso pur essendo discontinua.
Denizione 31 (Rango e Nucleo). Dati X, Y spazi di Banach ed A /(X, Y)
si denisce nucleo di A il sottospazio chiuso:
N(A) = {x X| Ax = 0} X
si denisce rango il sottospazio:
R(A) = {y Y | Ax = y per qualche x X} Y
Dato un S X sottospazio ricordiamo la denizione di:
S
= { X
: < x, >= 0 x S}
Analogamente per un sottospazio X
possiamo considerare:
= {x X : < x, >= 0 }
e rispetto al biduale:
= { X
; < , >= 0 }
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 63
Denizione 32 (Operatore Aggiunto). Dato A /(X, Y) chiamiamo ope-
ratore aggiunto di A un operatore A
: Y
.
A
= A Y
.
Osservazione 36. Osserviamo che la denizione implica:
(1) A
lineare.
(2) |A
| |A||| Y
, ovvero |A
| |A| e dunque A
continuo.
Ovvero A
/(Y
, X
).
Proposizione 21. Dati A, B /(X, Y), , K si ha che:
(1) (A+B)
= A
+B
,
(2) Se
n
-debole in Y
-debole.
Dimostrazione. Per mostrare la prima sufciente applicare la denizio-
ne, mostriamo la seconda, teniamo presente che la convergenza -debole
ci implica:
< y,
n
>< y, > Y
e che vale lidentit dellaggiunto:
< x, A
n
>=< Ax,
n
>< Ax, >=< x, A
>
ovvero che A
-debole.
Esempio 34 (Operatori di Shift). Dato 1 p < +consideriamo gli opera-
tori di Shift s
: l
p
l
p
cos deniti:
Shift a destra: x = (x
n
)
n
l
p
(s
+
x)
n
=
_
0 n = 1
x
n1
n 2
Shift a sinistra: x = (x
n
)
n
l
p
(s
x)
n
= x
n+1
Per questi si ha che N(s
+
) = {0} e dunque s
+
iniettivo, mentre N(s
) =
Re
1
allora s
) = l
p
ed quindi suriettivo,
infatti detto y l
p
basta prendere x = (1, y) e questo tale che s
(x) = y.
Calcoliamo ora gli aggiunti di questi operatori ammettendo la solita no-
tazione p, q per gli esponenti coniugati di Hlder:
(l
p
)
(l
p
)
l
q
l
q
s
+
j
q
s
+
j
q
dove s
+
= j
1
q
s
+
j
q
64 FABIO DURASTANTE
Per cui usando lidentit dellaggiunto si ottiene che:
< s
+
x, y >=< x, s
+
y >=
k1
x
k
y
k+1
=
k1
x
k
(s
y
)
k
=< x, s
y >
e dunque laggiunto di s
+
, a meno degli isomorsmo sui duali esplicitati
nel diagramma, s
, ovvero s
+
= s
e, viceversa, s
= s
+
.
Osservazione 37. Possiamo considerare anche il caso Hilbertiano, ovvero
prendere X, Y spazi di Hilbert e A : X Y e quindi cerchiamo A
: Y
:
X Y
X
A
j
X
A
j
Y
dove
A
= j
1
X
A
j
Y
: Y X
< x
, j
X
(x) >=< x
, x > x X
< y
, j
Y
(y) >=< y
, y > y Y
per cui vericata lidentit dellaggiunto:
< Ax, y >
Y
=< x, A
y >
X
x X, y Y
Possiamo considerare anche laggiunto dellaggiunto, ovvero cercare un
operatore A
: X
|
|A
, >=< , A
>
tramite liniezione canonica possiamo identicare = J
X
(x) per cui riscri-
viamo la precedente:
< A
J
X
(x), >=< x, A
J
X
= J
Y
A, spesso si omette la J e si scrive A
= A.
(2) |A
| = |A
| = |A|.
Dimostrazione. Per la prima valida losservazione fatta in partenza, non
resta che dimostrare lidentit delle norme:
|A
| = sup
X
1
|A
| sup
xX
x1
|A
J
X
(x)| = sup
xX
x1
|J
Y
Ax| =
= sup
xX
x1
|Ax| = |A|
poich J
Y
unisometria e dunque |A
| |A| e |A
| |A|.
Proposizione 23. Se A invertibile (A
)
1
= (A
1
)
.
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 65
Dimostrazione. Dalla denizione si ha che: A
= A Y
e quindi:
Y
(A
)
1
A
1
= (A
)
1
(A
)
1
A
= Id = A
(A
)
1
= A
.
Proposizione 25. Valgono anche le seguenti propriet:
(1) N(A
) = R(A)
, N(A) =
R(A
).
(2) A invertibile A
invertibile.
Dimostrazione. Mostriamole ambedue:
(1) N(A
, analogamente
per laltra.
(2) Abbiamo gi mostrato limplicazione , mostriamo laltra:
x X |Ax| = max
Y
1
< Ax, >= max
1
< x, A
>
A
invertibile A
B
1
B
r
(0), dunque:
x X |Ax| = max
1
< x, A
> sup
X
r
< x, >= r|x|
poich esiste sempre una funzione lineare e continua che vale |x|,
moltiplicandola per r abbiamo che il valore del sup assunto e dun-
que un massimo. Ovvero abbiamo mostrato che A iniettivo ed
ha nucleo nullo: |Ax| r|x|, ovvero 0 se e solo se x = 0. Inoltre
R(A) chiuso:
y = lim
n
Ax
n
{Ax
n
} di Cauchy in Y {x
n
} di Cauchy in X
x
n
x e per continuit A x = y
per lidentit precedente si ha che R(A)
= N(A
) = 0 ovvero R(A)
densa, ma R(A) chiusa, dunque R(A) = Y suriettivo e quindi A
invertibile.
= A
+B
,
66 FABIO DURASTANTE
(2) Se
n
-debole in Y
-debole.
(3) Se Z uno spazio di Banach, C /(Y, Z) (CA)
= A
.
(4) N(A
) = R(A)
, N(A) =
R(A
).
(5) A invertibile A
invertibile.
Se X, Y sono di Hilbert, A /(X, Y) si ha che:
(1) A
J
X
= J
Y
A, spesso si omette la J e si scrive A
= A.
(2) |A
| = |A
| = |A|.
Esempio 35. Per 1 < p +e T > 0 consideriamo la seguente famiglia di
operatori V
p
: L
p
(0, T) L
p
(0, T):
(3.2) (V
p
f)(t) =
_
t
0
f(s)ds t (0, T)
che sono detti operatori integrali di Volterra.
(1) V
p
sono lineari.
(2) V
p
sono continui:
|(V
p
f)(t)|
_
t
0
|f(s)|ds t
1/q
__
t
0
|f(s)|
p
_
1/p
1<p<+
t
1/q
|f|
p
e dunque:
_
T
0
|v
p
f(t)|
p
dt |f|
p
p
_
T
0
t
p/q
dt = |f|
p
p
_
T
0
t
p1
dt =
T
p
p
|f|
p
p
e si ha che:
p [1, +) |v
p
f|
p
T
p
1/p
|f|
p
e p = + |V
p
f|
+
< T|f|
+
Teorema 25 (Lax-Milgram). Sia H uno spazio di Hilbert, a : H H R
bilineare, continua e coerciva.
Continua M 0 |a(x, y)| M|x||y|,
Coerciva 0 a(x, x) |x|
2
.
Inoltre < , >
a
= a(, ) denisce un prodotto scalare sullo spazio di Hilbert. Sia
y
! y
H : a(x, y
) =< x, > x H
1
Dimostrazione. Fissato un elemento y H si consideri lapplicazione
y
:
x a(x, y), cos denita
y
lineare e continua, ovvero
y
H
! z
y
Htale che a(x, y) =< x, z
y
>e dunque A : y zy unapplicazione lineare
da H H tale che < x, Ay >= a(x, y) x H, y H, dunque:
| < x, Ay > | M|x||y| x H, y H |Ay| M|y| A /(H)
Dal teorema di rappresentazione di Riesz (thm. 6) si ha che:
H
!y
H : < x, y
>=< x, > x H
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 67
Per concludere basta far vedere che A suriettivo allora Ay
=
se A
iniettiva, questa sar anche unico, ma la coercivit implica liniettivit. Per
la suriettiva non resta che vericare che R(A) chiuso e denso.
3.1. Teoria Spettrale. Cominciamo dando la seguente denizione:
Denizione 33. Sia X uno spazio di Banach su Ke sia A /(X) si denisce:
Insieme risolvente di A: (A) = { K| (AI)
1
/(X)}.
Risolvente di A: lapplicazione R
: (A) /(X).
Spettro di A: (A) = K\ (A).
Autovalore: (A) tali che N(AI) ,= {0}
Autospazio: N(AI).
Spettro Puntuale:
p
(A) = { (A) : N(AI) ,= 0}
Spettro Continuo:
c
(A) = { (A) \
p
(A) : R(AI) = X}
Spettro Residuo:
r
(A) = { (A) \
p
(A) : R(AI) ,= X}
Osservazione 38. Facciamo le seguenti osservazioni:
(1) AI ancora un operatore lineare e continuo, dunque (AI)
1
automaticamente continuo se AI biettivo.
(2) Fissato un pu essere solo che N(A I) ,= {0} o N(A I) =
{0}, in questo secondo caso allora pu essere solo che R(A I) ,=
X, dunque si ha che o R(AI) = X o R(AI) ,= X e dunque
possiamo dare la seguente decomposizione dello spettro come:
(3.4) (A) =
p
(A)
c
(A)
r
(A)
Esempio 36. Consideriamo loperatore di Volterra V
1
: L
1
(0, 1) L
1
(0, 1)
su (. La norma delloperatore |V
1
| = 0, vogliamo capire per quali si ha
che:
V
1
f(t) =
_
t
0
f(s)ds = f(t) t [0, 1] q.o.
= 0: Sicuramente ,f 0 ,
p
(V
1
).
,= 0: f L
1
, dunque V
1
f assolutamente continua, derivata nulla,
costante in 0 vale necessariamente 0:
F(t) =
_
t
0
f(s)ds
_
F(t) = F
(t)
F(0) = 0
Lo spettro puntuale di V
1
dunque vuoto.
Denizione 34. Si chiama raggio spettrale di A /(X) la quantit:
(3.5) r(A) = sup
(A)
||
Lemma 6. Sia /(X) con || 1 (I )
1
.
68 FABIO DURASTANTE
Dimostrazione. Poich || 1 si ha che
n0
n
converge in /(X), detto
lelemento limite si ha che:
(I ) = (I A) = lim
k+
(I )
n
k=1
k
= lim
n+
(I
n+1
) = I
_
A
I
_
1
=
1
_
I
A
_
1
=
(lem. 6)
=
1
n=0
_
A
_
n
che dimostra la prima.
(2) Mostriamo che (A) aperto, ssiamo un
0
(A) allora:
AI =A
0
I +
0
I I = (A
0
I) + (
0
)I =
=(A
0
I) [I (
0
)R
0
(A)]
ci basta mostrare dunque che: |
0
||R
0
(A)| < 1 e quindi:
R
(A) =
+
n=0
(
0
)
n
R
0
(A)
n
R
0
(A) =
=
+
n=0
(
0
)
n
R
0
(A)
n+1
dunque (A) chiuso ed limitato per la prima parte della propo-
sizione, dunque compatto.
(A)|
1
||
+
n=0
|A|
n
||
n
=
1
|| |A|
lim
+
|R
(A)| = 0
che ci porta a formulare il corollario seguente.
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 69
Corollario 4. Se K = C si ha che (A) ,= .
Dimostrazione. Si consideri la funzione:
() =
< B()x B(
0
)x, >
0
: C C
Ora, se lo spettro (A) = la funzione sarebbe olomorfa:
R
(A) R
0
(A)
0
=
+
n=1
(
0
)
n1
R
0
(A)
n+1
R
0
(A)
2
se > 2|A| allora |R
= sup
t[0,1]
|tu(t)| |u|
|M| 1
ed |M| = 1, infatti considerata f(t) = 1 si ha che |Mf|
= 1.
Dunque ,= (M) [1, 1] nel caso K = R. Cominciamo a calcolare gli
elementi dello spettro puntuale, ovvero ci domandiamo se u(t) ,= 0 tale
che Mu(t) = u(t), questo vero se e solo se (t )u(t) = 0 t e questo
verso se e solo se u(t) = 0, dunque
p
(M) = .
Inoltre si ha che v(t) = (t )u(t) (([0, 1]) e dunque:
(1) [0, 1] (MI)u(t ) = 0 e R(MI) ,= X.
(2) R\ [0, 1] u(t) = v(t)(1 )
1
e dunque R
(u) = v(t)(1 )
1
.
Vediamo in dettaglio il primo caso: R(MI) ,= X, infatti se prendiamo
una funzione continua che non si annulla in [0, 1] non potremo mai ap-
prossimarla con una che si annulla in | |
(s)ds g
(t) L
1
([0, 1])
se si pone g(0) = 0 si ha che g(t) = V
1
g
e R(V
1
) = L
1
(0, 1), si tratta
quindi di spettro continuo.
Se prendiamo ,= 0 allora (V
1
)? Per vederlo ssiamo un
g X e domandiamoci se f X tale che (V
1
I)f = g, ovvero se:
_
t
0
f(s)ds f(t) = g(t)
Se g A. C.([0, 1]) si ha che:
_
f(t) f
(t) = g
(t)
f(0) = g(0)
_
f
(t) =
1
f(t)
1
(t)
f(0) =
1
g(0)
e dunque si ha che:
f(t) =e
t/
f(0)
1
_
t
0
e
ts
(s)ds =
=
g(0)
e
t/
_
g(s)e
ts
t
0
2
_
t
0
e
ts
g(s)ds
_
=
=
1
g(t)
1
2
_
t
0
e
ts
g(s)ds
e dunque tutto spettro residuo.
Teorema 26. Sia X uno spazio di Banach, A /(X) allora:
(1) (A) = (A
) e R
(A)
= R
(A
) (A).
(2)
r
(A)
p
(A
).
(3)
p
(A)
p
(A
)
r
(A
).
Dimostrazione. Dimostriamo le tre uguaglianze:
(1) Fissiamo (A), X
e poniamo = R
(A)
e verichiamo
che:
(A
I) =
infatti AI invertibile se e solo se (AI)
= A
I invertibile,
dunque si ha che:
(A
I)
1
=
_
(AI)
1
_
(A)
= R
(A
)
e dunque (A) = (A
).
(2) Sia
r
(A) per cui R(AI) X, osserviamo quindi che dato un
/(X) si ha che:
N(
) = R()
= { X
| < x, >= 0, x X}
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 71
dunque N(A
I) = R(AI)
).
(3) Abbiamo gi fatto vedere che:
/(X) : N() =
R(
) = {x X : < x,
>= 0 X
}
Sia ora
p
(A) allora N(AI) ,= {0} ma N(AI) =
R(A
I)
e quindi:
{0} ,= {x X| < x, (A
I) >= 0 X
}
dunque x ,= 0 tale che:
< x, (A
I) >= 0 X
allora o (A
I) = 0 e dunque
p
(A
) o R(A
I) ,= X e
dunque
r
(A
) e allora:
p
(A)
p
(A
)
r
(A
).
: l
1
l
1
su R.
(1) Abbiamo gi mostrato che |s
) [1, 1].
(2) Mostriamo che (1, 1)
p
(s
), infatti:
|| < 1 x ,= 0 : s
x = (x
2
, x
3
, . . .) = (x
2
, x
3
, . . .)
basta prendere x = (1, ,
2
, . . .) e x
n+1
= x
n
, cos denita x l
1
infatti
|x
n
| < + una serie geometrica di ragione < 1.
(3) Sappiamo che lo spettro compatto, dunque [1, 1] = (s
), ma s
verica la relazione:
(l
1
)
(l
1
)
s
+
= j
1
[1, 1] = (s
)
(4) Vediamo se s
+
ha autovalori:
p
(s
+
) x ,= 0 l
t.c. (0, x
1
, x
2
, . . .) = (x
1
, x
2
, . . .)
ovvero se si ha:
_
x
1
= 0
x
n+1
= x
n
n > 1
= 0 x = 0
,= 0 x = 0
e dunque
p
(s
+
) = per il Teorema 26 si ha quindi che [1, 1]
r
(s
+
)
c
(s
+
).
(5) Sempre applicando il Teorema 26 si ha che (1, 1)
r
(s
+
).
72 FABIO DURASTANTE
(6) Verichiamo ora che {1, 1}
c
(s
), sicuramente {1} /
r
(s
)
se cos non fosse si avrebbe che {1} s
p
(s
+
) per il Teorema 26,
ma abbiamo mostrato che s
p
(s
+
) = 0. Mostriamo che non possono
appartenere nemmeno allo spettro puntuale, ssiamo quindi =
1 e supponiamo, per assurdo, che sia
p
(s
), questo vero se e
solo se:
x l
1
\ {0} : (x
2
, x
3
, . . .) = (x
1
, x
2
, . . .)
ovvero se e solo se x = x
1
(1, ,
2
, . . .), ma questo non in l
1
. Dun-
que abbiamo concluso, per esclusione, che {1, 1}
c
(s
).
(7) Mostriamo quindi che {1}
r
(s
+
), se (s
+
I)x = y si ha che:
(x
1
, x
1
x
2
, . . .) = (y
1
, y
2
, y
3
, . . .)
e dunque:
x
1
=
1
y
1
, x
2
=
1
(x
1
y
2
) =
1
_
y
1
+y
2
_
, x
n+1
=
1
_
n+1
k=1
y
k
nk+1
_
Abbiamo dunque ottenuto che:
(s
+
I)x = y x
n
=
1
_
n
k=1
y
k
nk
_
e prendiamo ora:
y = (
n
)
n
l
y : |y y|
1
2
y / R(s
+
I)
|x
n
| =
k=1
y
k
k=1
y
k
k=1
(y
k
y
k
)
k
n
n
k=1
|y
k
y
k
| n
n
2
=
n
2
e dunque x / l
.
Indaghiamo ora cosa accade nel caso Hilbertiano, ovvero consideriamo
H, K spazi di Hilbert su K = C:
H K
H
A
j
H
A
j
K
A
= j
1
H
A
j
K
< Ax, y >=< x, A
y >
Ovvero < x, j
H
(y) >=< x, fy > e dunque j
H
(y) =
y poich < x,
y >=
< x, y >, afnch sia rispettata la linearit del duale lapplicazione deve
essere antilineare.
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 73
Riscriviamo il Teorema 26 nel caso Hilbertiano:
Teorema 27 (Caso Hilbertiano). Sua Huno spazio di Hilbert e A /(H) allora
si ha che:
(1) (A)
(A
) e R
(A)
= R
(A
) (A).
(2)
r
(A)
p
(A
)
(3)
p
(A)
p
(A
)
r
(A
).
Denizione 35. Sia Huno spazio di Hilbert, A /(H) si dice autoaggiunto
se A
= A.
Formuliamo quindi la seguente caratterizzazione per gli operatori au-
toaggiunti:
Teorema 28. Sia Huno spazio di Hilbert, A /(H) autoaggiunto, A
= A si ha
allora che:
(1) (A) R,
(2)
r
(A) = ,
(3) Dati ,
p
(A) si ha che x N(A I), y N(A I) si ha che
< x, y >= 0.
Dimostrazione. Dimostriamo con ordine i tre risultati:
(1) Fissiamo = +i C ed x H per cui si ha che:
|(AI)x|
2
= < (AI)x ix, (AI)x ix >=
=|(AI)x|
2
+
2
|x|
2
+ (i) < (AI)x, x > +
+ (i) < x, (AI)x >=
=|(AI)x|
2
+
2
|x|
2
2
|x|
2
se ,= 0 si ha che N(A I) = {0} e R(A I) chiuso, ovvero
/
p
(A), ma +i
r
(A) e quindi i
p
(A
) =
p
(A), ma
questo assurdo perch abbiamo mostrato che /
p
(A). Daltra
parte se +i
c
(A) allora +i (A), limmagine chiusa
densa, dunque = 0 e reale.
(2) Se
r
(A) R allora
p
(A
) =
p
(A) ma questo assurdo,
infatti
r
(A)
p
(A) = e dunque
r
(A) = .
(3) Fissiamo autofunzioni x
e x
, x
>=< Ax
, x
>=< x
, A
>=< x
, Ax
>= < x
, x
>
ma ,= < x
, x
>= 0.
74 FABIO DURASTANTE
3.2. Operatori di rango nito e operatori compatti. Andiamo ora ad in-
trodurre una nuova classe di operatori:
Denizione 36. Dati X, Y spazi di Banach, A /(X, Y) si dice di rango
nito se dimR(A) = dim(A(X)) < +.
Esempio 40. Consideriamo Hspazio di Hilbert, {e
n
} successione ortonorma-
le e M
N
= ssp{e
n
}
N
n=1
, loperatore di proiezione p
Mn
: H M
n
di rango
nito.
Esempio 41. Sia X = l
1
ed {e
n
}
n1
linearmente indipendente, ssiamo anche
un elemento = (
n
)
n1
l
n
: l
1
l
1
x
n
n
k=1
k
x
k
e
k
e x l
1
deniamo loperatore:
x =
+
N=1
N
x =
+
k=1
k
x
k
e
k
Verichiamo che : l
1
l
1
:
+
n=1
|(x)
n
| =
+
n=1
|
n
x
n
| ||
+
|x|
1
da cui otteniamo che || ||
= sup
n
|
n
| per cui ssato un > 0
n
, prendiamo quindi x = e
n
per cui si ha
che:
|| |e
n
|
1
= |
n
| ||
e quindi || = ||
.
Mostriamo ora che
N
x x puntualmente:
|
N
x x|
1
=
_
_
_
_
_
+
k=N+1
k
x
k
e
k
_
_
_
_
_
=
+
k=N+1
|
k
||x
k
|
||
k=N+1
|x
k
|
N+
0
Vediamo se lapprossimazione anche uniforme, ovvero verichiamo se:
|
n
| 0 per N +
Se ssiamo gli elementi della successione ortonormale abbiamo che:
|
n
| =
_
0 n N
|
n
| n > N
se passiamo allestremo superiore abbiamo quindi che:
sup
x
1
1
|
n
x x|
1
sup
nN+1
|
n
|
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 75
e quindi |
n
| sup
nN+1
|
n
|, ovvero si ha che:
liminf |
n
| limsup|
n
| 0
e vale luguale se e solo se c
0
, ovvero se e solo se una successione
innitesima, in conclusione:
N
x
N+
x x l
1
|
N
|
N+
0 c
0
Denizione 37. Dato A /(X, Y), A si dice compatto se A(B
1
) compatto
in Y. Deniamo inoltre:
(3.6) /(X, Y) = {A /(X, Y) | A compatto}
Proposizione 28. A /(X, Y) Da ogni successione {x
n
} X limitata {x
n
k
}
tale che {Ax
n
k
} converge.
Esempio 42. A di rango nito A compatto, infatti A(B
1
) R(A)
limitato, nito e chiuso, allora relativamente compatto.
Teorema 29. /(X, Y) un sottospazio chiuso di /(X, Y).
Dimostrazione. Sia {A
n
}
n1
/(X, Y), con A
n
A, vogliamo mostrare che
A(B
1
) sia relativamente compatto, cio, equivalentemente
1
, mostriamo che
totalmente limitato, ovvero che:
> 0 B
2
(y
1
), . . . , B
2
(y
n
) t.c. A(B
1
)
n
_
k=1
B
2
(y
k
)
ssiamo dunque un > 0, per convergenza, si ha che:
n
1 : n n
|A
n
A| <
2
dunque A
n
(B
1
) totalmente limitato, poich A
n
(B
1
) compatto. Stimia-
mo:
A(B
1
) (AA
n
)(B
1
) +A
n
(B
1
)
AnA<
2
B
2
(0) +A
n
(B
1
)
B
2
(0) +
n
_
k=1
B
2
(y
k
) =
n
_
k=1
B
(y
k
)
e questo mostra la totale limitatezza, allora A(B
1
) relativamente compat-
to. Dunque /(X, Y) chiuso.
Corollario 5. {A
n
}
n
/(X, Y) di rango nito se |A
n
A|
n+
0 A
n
, A
compatti.
1
Siamo in uno spazio di Banach.
76 FABIO DURASTANTE
Resta da considerare se dato A /(X, Y) si pu dire quando esistono
{A
n
} /(X, Y) di rango nito tali che A
n
A in /(X, Y). In generale
la risposta a questa domanda non nota, possiamo valutare alcuni casi
particolari in cui questo vero.
Proposizione 29. Dato Y di Hilbert si ha che ogni operatore A /(X, Y) limite
uniforme di operatori di rango nito.
Dimostrazione. Dato A compatto A(B
1
) totalmente limitato, si ssa
quindi un > 0 y
1
, . . . , y
n
Y tale che:
A(B
1
)
n
_
k=1
B
(y
k
)
ora n 1 possiamo ssare = 2
n
e i relativi y
n
1
, . . . , y
n
kn
Y tali che:
A(B
1
)
2n
_
k=1
B
2
n(y
n
k
)
deniamo i sottospazi di dimensione nita Y
n
= ssp{y
n
k
| 1 k k
n
} e
consideriamo loperatore di proiezione p
n
sul sottospazio Y
n
, cos denito
p
n
di rango nito e |p
n
| = 1, a partire da questo possiamo denire gli
operatori: A
n
= p
n
A /(X, Y) di rango nito. Valutiamo ora:
sup
x<1
|A
n
x Ax|
valutiamolo puntualmente, per |x| < 1 y
n
kx
tale che Ax B
2
n(y
n
kx
):
|A
n
x Ax| | A
n
x y
n
kx
. .
p
k
Axp
k
y
n
kx
| +|y
n
kx
Ax|
. .
<
1
2n
|Ax y
n
kn
|
. .
<
1
2n
+
1
2n
1
n
e dunque sup
x<1
|A
n
x Ax|
1
n
0 per n +.
Esempio 43 (Operatori di Hilbert-Schmidt). Consideriamo uno spazio di
Hilbert H separabile di dimensione innita e la successione {a
m,n
}
m,nN
K tale che:
+
m,n=1
|a
m,n
|
2
< +
ed {e
n
}
n1
una base ortonormale di H. Deniamo quindi loperatore A
come:
Ax =
m1
n1
a
m,n
< x, e
n
> e
m
x H
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 77
verichiamo che Ax H:
m1
n1
a
m,n
< x, e
n
>
2
< +
n1
a
m,n
< x, e
n
>
_
+
n=1
|a
m,n
|
2
_1
2
. .
<+
_
+
n=1
| < x, e
n
> |
2
_1
2
. .
=x
e dunque:
m1
n1
a
m,n
< x, e
n
>
2
|x|
2
m,n1
|a
m,n
|
2
per cui si ha che:
|A|
_
_
m,n1
|a
m,n
|
2
_
_
1
2
Poniamo quindi:
A
M
x =
M
m=1
_
+
n=1
a
m,n
< x, e
n
>
_
e
m
A
M
M N cos denito di rango nito, mostriamo ora che |AA
M
|
0 per M+, stimiamo:
|(AA
M
)x|
2
_
_
_
_
_
+
m=M+1
+
n=1
a
m,n
< x, e
n
> e
m
_
_
_
_
_
2
m=M+1
+
n=1
|a
m,n
|
2
|x|
2
passiamo al sup su |x| 1:
|AA
M
|
+
m=M+1
+
n=1
|a
m,n
|
2
M+
0
ed quindi un limite di operatori di rango nito e dunque compatto per il
teorema precedente.
Proposizione 30. Dato A /(X, Y), {x
n
}
n1
X allora se x
n
x debole in X
Ax
n
Ax in Y.
Dimostrazione. Se x
n
x debole in X e per assurdo Ax
n
,Ax, ovvero >
0 ed {x
n
k
} tale che |Ax
n
k
Ax| , ma {x
n
k
} convergente debolmente,
78 FABIO DURASTANTE
dunque {x
n
k
} limitato e A compatto {x
n
k
} {x
n
k
} tale che Ax
n
k
y
in Y fortemente, ma Y
si ha che:
< Ax
n
k
, >< y, >
< x
n
k
, A
>< x, A
n
k
, >=< x
n
k
, A
e X = (
1
([a, b])
con la norma | |
1,
= | |
+|
d
dx
|
L
p
(a, b)}
Cos denito W
1,1
= A. C. e W
1,
([a, b]) = Lip([a, b]). Questi diventano
spazio di Banach con la norma:
| |
1,p
=
_
||
p
p
+
_
_
_
_
d
dx
_
_
_
_
p
p
_1
p
1 p < +
Dato x W
1,p
e a s < t b per p > 1 consideriamo:
|x(t) x(s)|
_
t
s
|x
(t)|d |t s|
1
1
p
__
t
s
|x
()|
p
d
_
1
p
|x
|
p
|t s|
1
1
p
dunque W
1,p
(a, b) (
1
1
p
([a, b]) (([a, b]).
Per p > 1 possiamo denire limmersione:
j : W
1,p
(a, b) (([a, b])
che compatta per p > 1 e non lo per p = 1 (Teorema di Rellich).
Teorema 30. A /(X, Y) A
/(Y
, X
)
Dimostrazione. Mostriamo ambedue le implicazioni:
: Mostriamo che A
(B
1
) compatto, consideriamo quindi {
n
}
n1
Y
, |
n
| 1 e deniamo la famiglia degli operatori:
n
: A(B
1
) K
n
(Ax) =< Ax,
n
>=< x, A
n
>
prolunghiamo
n
a A(B
1
) se Ax
i
y con |x
i
| 1 allora:
< Ax
i
,
n
>< y,
n
>
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 79
e dunque
n
=
n
|
A(B
1
)
, cos denita si ha che
n
: A(B
1
) K :
Lineare,
Continua,
Limitata:
|
n
(y)| |
n
||y| |A||
n
| |A| y A(B
1
)
e dunque anche equilimitata.
Equicontinua:
|
n
(y)
n
(y
)| |
n
||y y
| |y y
| y, y
A(B
1
)
Possiamo quindi applicare il Teorema di Ascoli-Arzel:
n
k
in ((A(B
1
))
se consideriamo ora {A
y
n
k
}
k1
che mostriamo converge in X
, in-
fatti:
< x, A
(
n
k
n
h
) >=< Ax,
n
k
n
h
>
passando al sup sugli x tali che |x| 1 si ha:
sup
x1
< x, A
(
n
k
n
h
) > sup
yA(B
1
)
|
n
h
(y)
n
k
(y)| 0 per h, k +
Dunque la successione di Cauchy nel duale e dunque converge
per completezza.
: A
/(Y
, X
) A
/(X
, Y
J
X
= J
Y
A, dunque da ogni {x
n
}
n1
X
limitata troviamo {x
n
k
}
k1
tale che:
A
J
X
x
n
k
= J
Y
Ax
n
k
ma J
Y
unisometria e dunque fatta.
) (A).
Dimostrazione. Mostriamo ambedue le implicazioni:
(1) Consideriamo la successione minimizzante {x
n
}
n
: |x
n
| = 1 tale che
(A I)x
n
0 allora, dalla compattezza di A, si ha che {x
n
k
}
{x
n
} tale che Ax
n
k
y per k +, per cui si ha che:
x
n
k
=
1
_
_
Ax
n
k
. .
y
+ (I A)x
n
k
. .
0
_
_
y
80 FABIO DURASTANTE
Allora |y| = |||x
n
k
| = ||, poich siamo sulla sfera unitaria, dun-
que y ,= 0 e quindi lim
n
Ax
n
k
= y > 0 e per luguaglianza prece-
dente:
lim
k
Ax
n
k
= Alim
xn
k
=
1
Ay
ovvero y di autovalore , cio
p
(A).
).
Osservazione 41. Se H un Hilbert separabile, dati A /(H) e / \ {0}
dimN(AI) < +.
3.3. Teorema Spettrale. Dimostriamo ora alcuni risultati preliminari per
ottenere il Teorema Spettrale.
Lemma 7. Sia (H, < , >) uno spazio di Hilbert, A /(H) autoaggiunto,
A = A
, allora:
|A| = sup
x=1
| < Ax, x > |
Dimostrazione. Deniamo la norma:
[[A]] = sup
x=1
| < Ax, x > |
e mostriamo che [[A]] = |A| dove | | la norma standard associata ad H.
: Basta osservare che | < Ax, x > | |A||x|
2
[[A]] |A|.
: Sia > 0 e consideriamo, x H\ {0} la quantit:
< A(x +
1
Ax), x +
1
Ax), x
1
Ax >=
=
2
< Ax, x >
2
< Ax, x > +2|Ax|
2
+
+2|Ax|
2
+
1
2
< A
2
x, Ax >
1
2
< A
2
x, Ax >=
= 4|Ax|
2
Applichiamo alla medesima quantit di partenza la disuguaglianza
di Cauchy-Schwartz per cui otteniamo:
4|Ax|
2
[[A]]
_
_
_
_
_
x +
1
Ax
_
_
_
_
2
+
_
_
_
_
x
1
Ax
_
_
_
_
2
_
2[[A]]
_
2
|x|
2
+
1
2
|Ax|
2
_
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 81
per x ssato facciamo il minimo rispetto a :
argmin
>0
_
2[[A]]
_
2
|x|
2
+
1
2
|Ax|
2
__
=
|Ax|
|x|
=
e quindi:
4|Ax|
2
2[[A]]2|x||Ax| |Ax| [[A]]|x|
e passando al sup sugli |x| < 1 si ha che [[A]] |A|.
Proposizione 31. Sia (H, < , > uno spazio di Hilbert separabile, A compatto e
autoaggiunto
p
(A) tale che || = |A|.
Dimostrazione. Per il lemma 7 {x
n
} H tale che |x
n
| = 1 e per cui si ha
che | < Ax
n
, x
n
> | |A|. Abbiamo quindi una successione limitata, dalla
compattezza di A:
{x
n
k
} {x
n
} : x
n
k
x | x| 1
Poich la compattezza manda convergenza debole in convergenza forte si
ha che:
Ax
n
k
A x
quindi per la forma quadratica dello spazio di Hilbert si ha che:
< Ax
n
k
, x
n
k
>< A x, x >
e dunque |A| = | < A x, x > | |A|| x|
2
ovvero si ha che | x| 1 e quindi
|barx| = 1. Resta solo da mostrare che =< A x, x >
p
(A).
Teorema 32 (Teorema Spettrale). Sia (H, < , >) uno spazio di Hilbert separa-
bile con dimH = +. Sia A un operatore compatto, A /(H), e autoaggiunto,
A = A
, allora:
(1) {e
n
}
n
base ortornomale di H.
(2) {
n
} R con
n
n+
0 tale che Ae
n
=
n
e
n
n 1.
Dimostrazione. Cominciamo dal caso particolare in cui A iniettivo, ovvero
supponiamo che N(A) = {0}.
In questo caso applichiamo la proposizione 31 per cui abbiamo che:
1
p
(A) :
1
= |A| v
1
H : |v
1
| = 1, Av
1
=
1
v
1
Vogliamo iterare il procedimento, quindi costruiamo lo spazio di Hilbert
H
1
= {v
1
}
v
1
>=< x, Av
1
>=
1
< x, v
1
>= 0
82 FABIO DURASTANTE
Consideriamo quindi loperatore A|
H
1
e applichiamo di nuovo la proposi-
zione 31:
2
p
(A|
H
1
)
p
(A) :
2
= |A|
H
1
| |
1
|
v
2
H
2
: |v
2
| = 1, Av
2
=
2
v
2
si procede a questo punto per induzione, ovvero n 1 si costruiscono
|
1
| |
2
| . . . |
n
| con
i
p
(A) i = 1, . . . , n e v
1
, . . . , v
n
H tali che
|v
i
| = 1 i = 1, . . . , n e si abbia Av
i
=
i
v
1
, posto quindi H
i
= {v
j
}
j=1,...,i
i = 1, . . . , n abbiamo che v
i+1
H
i
per i = 1, . . . , n 1 e AH
i
H
i
i = 1, . . . , n e quindi |
i
| = |A|
H
i
|.
Abbiamo quindi costruito le successioni {
n
} R e {v
n
} H per cui
dobbiamo vericare che:
(1)
n
0 per n +,
(2) {v
n
} base ortonormale dello spazio.
Cominciamo col mostrare la (1), per costruzione, si ha che {
n
} monotona
decrescente, supponiamo, per assurdo, che |
n
| inf
n
|
n
| =
0
> 0, allora
avremmo che la successione {v
n
/
n
} di H limitata, ma A un operatore
compatto e dunque A
vn
k
n
k
y per k +, ma questa una successione
ortogonale, dunque non pu avere limite forte, da qui lassurdo. Ovvero
abbiamo mostrato che
n
0 per n +.
Mostriamo ora che {v
n
} base ortonormale dello spazio. Mostriamo che
denso, ovvero che y {v
n
} y = 0. Per come abbiamo costruito la
successione se y {v
n
}
n1
si ha che y H
n
n 1 e quindi:
|Ay| |A|
Hn
y| |
n
||y| 0 Ay = 0
ma N(A) = 0 e quindi y = 0, dunque
n
=
n
e e
n
= v
n
.
Rimuoviamo ipotesi restrittiva sulliniettivit, decomponiamo quindi H
come H = N(A) N(A)
, per N(A)
A-stabile:
x N(A)
N(A)
.
N(A) innito dimensionale: Se N(A)
innito
dimensionale allora:
N(A)
, {
n
}, {v
n
}
N(A), {0}, {u
n
}
{
1
, 0,
2
, 0, . . .} R
{v
1
, u
1
, v
2
, u
2
, . . .} H
sono quelle cercate.
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 83
Osservazione 42. Facciamo alcune osservazioni a partire dal Teorema Spet-
trale.
(1) Il teorema implica che (A) = {
n
}
n1
{0}
p
(A) {0}, infatti se
,= 0 e /
p
(A)
p
(A
n=1
< x, e
n
> e
n
e dunque si ha che:
Ax =
+
n=1
n
< x, e
n
> e
n
=
+
n=1
n
(e
n
e
n
)x
ovvero abbiamo fatto la risoluzione spettrale delloperatore A, la-
nalogo della diagonalizzazione al caso innito dimensionale:
A =
+
n=1
n
(e
n
e
n
)
e la convergenza della serie in /(H), infatti:
sup
x1
_
_
_
_
_
n
k=1
k
(e
k
e
k
)x
n+p
k=1
k
(e
k
e
k
)x
_
_
_
_
_
2
=
= sup
x1
_
_
_
_
_
n+p
k=n+1
k
(e
k
e
k
)x
_
_
_
_
_
2
= sup
x1
n+p
k=n+1
2
k
| < x, e
k
> |
2
sup
kn+1
|
k
|
2
ma
k
0 per k +e dunque sup
kn+1
|
k
| 0 per n +.
(4) Nel caso iniettivo possiamo ordinare i {
n
}
n1
in modo decrescente
in modulo. Pi in generale, nel caso innito dimensione, questo
vero denitivamente.
(5) Il risultato si generalizza al caso Banach, non necessariamente sepa-
rabile.
84 FABIO DURASTANTE
Corollario 7. Sia H uno spazio di Hilbert separabile e dimH = +, A autoag-
giunto e compatto, R \ {0} allora:
(1) N(AI) nito dimensionale.
(2) R(AI) = N(AI)
,
(3) Dato y R(AI), A x x = y (AI)
1
y = x +N(AI),
Dimostrazione. Mostriamo le tre:
(1) Se ,=
n
n N allora N(A I) = {0}, dunque la tesi banale.
Se =
n
per qualche n allora {e
n
|
n
=
n
}
nN
una base di
N(AI), supponiamo per assurdo che sia innita, allora esisterebbe
una sottosuccessione di {
n
}
nN
non convergente a 0 ma d n.
(2) Si ha che:
N(AI) = R(A
I)
A=A
= R(AI)
R(AI) = N(AI)
n=1
(
n
) < x, e
n
> e
n
=
+
n=1
< y, e
n
> e
n
cio se e solo se: (
n
) < x, e
n
>=< y, e
n
> n 1. Dunque
ssato un ,=
n
n possiamo esprimere:
< x, e
n
>=
< y, e
n
>
n
e dunque y H ! x H tale che (AI)x = y ed trovato come:
x =
+
n=1
< y, e
n
>
n
e
n
Dobbiamo assicurarci che tale serie converga in H, per ,=
n
n
inf
n1
|
n
| = > 0, poich
n
0, possiamo quindi esprimere:
|x|
2
H
+
n=1
< y, e
n
>
n
2
|y|
2
H
quindi la serie converge in H. Dunque se:
N(AI) = {0} R(AI) = H
abbiamo che R(AI) = H. Daltra parte se n 1 tale che =
n
consideriamo:
() = {n N| =
n
} ,=
Inoltre si ha che |()| < +poich
n
0 per n +, dunque
se y R(A I) si ha che (
n
) < x, e
n
>=< y, e
n
> n 1 e
quindi < y, e
n
>= 0 n (). Dunque si ha che:
N(AI) = ssp{e
n
| n ()} y N(AI)
ed
< y, e
n
>= 0 quindi n () deniamo:
x =
+
n=1
x
n
e
n
con x
n
=
_
<y,en>
n
n / ()
0 n ()
E dunque (A I)x = y y R(A I) ovvero N(A I)
R(AI) e quindi abbiamo mostrato che R(AI) = N(AI)
.
(3) Si verica per sostituzione.
(x))
0
u(a) +
1
u
(a) = 0
0
,
1
R (
0
,
1
) ,= (0, 0)
0
u(b) +
1
u
(b) = 0
0
,
1
R (
0
,
1
) ,= (0, 0)
Con p, q (
1
[a, b], R, f L
2
(a, b), p(x) > 0 x [a, b].
Sviluppiamo il problema di Sturm-Liouville usando gli spazi di Sobolev:
W
1,2
(a, b) =
_
u /.(.[a, b] |
_
b
a
|u
|
2
< +
_
su cui poniamo il prodotto scalare:
< u, v >
1,2
=
_
b
a
(uv +u
)dx
con cui diventa uno spazio di Hilbert, e lo spazio:
W
2,2
(a, b) = {u A. C.[a, b] | u
W
1,2
(a, b)}
con il prodotto scalare:
< u, v >
2,2
=< u, v >
1,2
+
_
b
a
u
dx
con cui diventa uno spazio di Hilbert.
Esistono inoltre due immersioni, compatte e continue:
W
1,2
((a, b) W
2,2
(
1
(a, b)
86 FABIO DURASTANTE
infatti per la continuit c 0 tale che |u|
C|u|
1,2
, ovvero:
u(y) u(x) =
_
y
x
u
(s)|ds
|u(x)| +
_
b
a
|u
(s)|ds
per cui, moltiplicando ambo i membri per (b a) otteniamo:
(b a)|u(y)| =
_
b
a
|u(y)|dx
_
b
a
|u(x)|ds + (b a)
_
b
a
|u
(s)|ds
(1 (b a))
_
b
a
|u| + |u
|
e dunque si ha che:
|u|
1 (b a)
b a
b a
__
b
a
(|u| + |u
|)
2
_
1
2
C|u|
1,2
E quindi W
1,2
((a, b) continua. Facciamo seguire la compattezza dal
Teorema di Ascoli-Arzel. Ovvero prendiamo {u
n
}
n
W
1,2
(a, b) e limitata
equilimitata in ((a, b), infatti:
|u(x) u(y)| |y x|
1
2
__
b
a
|u
|
2
_
1
2
dunque equi-holderiana con H =
1
2
, dunque, per il Teorema di Ascoli-
Arzel, si ha che {u
n
}
n
relativamente compatta, allora ammette estratta
convergente. Dunque si ha che W
1,2
((a, b) compatta.
Si procede allo stesso modo per W
2,2
(
1
(a, b).
Lemma 8. Date u
1
, u
2
soluzioni di (pu
+qu = 0 e detto:
(3.8) W[u
1
, u
2
](x) = det
u
1
(x) u
2
(x)
u
1
(x) u
2
(x)
2
(x) u
2
(x)u
1
(x)
_
=
=u
1
(pu
2
)
u
2
(pu
1
)
+pu
1
u
2
pu
1
u
2
=
=u
1
qu
2
u
2
qu
1
= 0
che ci che volevamo.
APPUNTI DI ANALISI FUNZIONALE 87
Denizione 39. Deniamo i due seguenti sottospazi chiusi di Hilbert non
vuoti:
D
a
:= {u W
2,2
(a, b) |
0
u(a) +
1
u
(a) = 0} W
2,2
(a, b) (
1
(a, b)
D
b
:= {u W
2,2
(a, b) |
0
u(b) +
1
u
(b) = 0} W
2,2
(a, b) (
1
(a, b)
Poniamo D = D
a
D
b
e deniamo loperatore:
(3.9)
L : D H = L
2
(a, b)
u Lu = (pu
+qu
Osservazione 44. Si ha che:
(1) Se
0
,
1
0
0
1
con una disuguaglianza stretta N(L) = {0}.
(2) Se q 0 N(L) = {0}.
Lemma 9. Sia N(L) = {0}, u
a
D
a
, u
b
D
b
con u
a
, u
b
non identicamente
nulle e tali che Lu
a
= Lu
b
= 0 u
a
e u
b
sono linearmente indipendenti, ovvero
si ha che W[u
a
, u
b
](x) ,= 0 x [a, b].
Dimostrazione. Mostriamolo per assurdo, ovvero supponiamo che R \
{0} tale che u
a
= u
b
allora si ha che u
a
= u
b
ovvero:
0
u
a
(b) +
1
u
a
(b) =
_
0
u
b
(b) +
1
u
b
(b)
_
= 0
Allora u
a
D
b
ovvero u
a
D, ma Lu
a
= 0 e quindi u
a
= 0, che lassurdo
cercato.
Lemma 10. Dati u
a
, v
a
D
a
, u
b
, v
b
D
b
soluzioni non nulle di Lu = 0 allora
x, y, z [a, b] si ha che:
(3.10)
u
a
(x)u
b
(y)
W[u
a
, u
b
](z)
=
v
a
(x)v
b
(y)
W[v
a
, v
b
](z)
Dimostrazione. Sia A = {u D
a
| La = 0} spazio delle soluzioni di Lu = 0
ha dimensione 2, ma dimA = 1 allora v
a
, u
a
sono linearmente dipendenti,
ovvero ,= 0 tale che u
a
= v
a
e analogamente per D
b
,= 0 tale che
u
b
= v
b
e quindi: W[u
a
, u
b
] = W[v
a
, v
b
] da cui segue la tesi.
Denizione 40. Date u
a
D
a
, u
b
D
b
soluzioni non nulle di Lu = 0
deniamo funzionale di Green di L la:
g(x, y) =
u
a
(x y)u
b
(x y)
p(a)W[u
a
, u
b
](a)
x, y [a, b]
Osservazione 45. Osserviamo che:
(1) g (
2
([a, b]) e g(x, y) = g(y, x) x, y [a, b].
(2) Il lemma 10 g indipendente dalla scelta di u
a
e u
b
.
Proposizione 32. Se valgono le ipotesi per cui L denisce un sistema di Sturm-
Liouville (def. 38) e H = L
2
(a, b) allora loperatore G : H H denito come:
(3.11) Gf =
_
b
a
g(x, y)f(y)dy x [a, b]
88 FABIO DURASTANTE
compatto e autoaggiunto.
Dimostrazione. Ci basta mostrare che G un operatore di Hilbert-Schmidt,
ssiamo {
n
}
n1
una b.o. di He costruiamo la base ortonormale di HH =
L
2
([a, b] [a, b]) data da:
n,m
(x, y) =
n
(x)
m
(x) (n, m) N N
Possiamo quindi considerare i coefcienti di Fourier di g(x, y) rispetto a
questa base:
g
n,m
:=
_
b
a
_
b
a
g(x, y)
n,m
(x, y)dxdy =< g,
n,m
>
per cui si ha che:
(n,m)
|g
n,m
|
2
< + g
m,n
= g
n,m
e dunque possiamo esprimere G come:
Gf(x) =
+
n,m=1
g
n,m
< f,
m
>
2
n
(x)
e quindi G compatto, inoltre poich < Gf, h >=< f, Gh > poich g
simmetrica G = G
(x) =Cu
a
(x)f(x)u
b
(x)
. .
q.o. [a,b]
+F
a
(x)u
b
(x) Cu
a
(x)f(x)u
b
(x)
. .
q.o. [a,b]
+F
b
(x)u
a
(x) =
=F
a
(x)u
b
(x) +F
b
(x)u
a
(x) = (x) W
1,2
(a, b)
e dunque u
(a) =
0
(F
b
(a)u
a
(a)) +
1
(F
b
(a)u
a
(a)) =
=F
b
(a)
_
0
u
a
(a) +
1
u
a
(a)
. .
=0 uaDa
analogamente si ha che
0
u
(b) +
1
u
(b).
Fissiamo ora una f H e u = Gf allora:
LGf(x) =Lu(x) = (pu
+qu =
=
_
p
_
F
a
u
b
+F
b
u
a
_
+q(F
a
u
b
+F
b
u
a
) =
=F
a
(pu
b
)
+qu
b
. .
=0
pu
b
Cu
a
f +F
b
(pu
a
)
+qu
a
. .
=0
+
+pu
a
Cu
b
f =
=Cfp
_
u
a
u
b
u
a
u
= CfpW[u
a
, u
b
] = CfC
1
= f
Dunque u D Lu H GLu D, abbiamo mostrato R(G) D, e per
il punto precedente si ha che LGLu = Lu L(GLuu) = 0 ma L iniettivo
GLu = u D R(G) che dimostra ambedue i punti.
Proposizione 33. Se N(L) = {0} si ha che:
(1) N(G) = {0},
(2)
p
(G) dimN(GI) < +ed dimN(GI) = 1.
Dimostrazione. Mostriamo ambedue:
(1) Dalla denizione di G.
(2) Se
p
(G) ,= 0 u D e Lu = u Gu =
1
u. Quindi se
f H, Gf = f f D Lf =
1
f. Siano quindi u
1
, u
2
autovettori
linearmente indipendenti per cui si ha che:
Lu
i
= (pu
i
)
+qu
i
=
1
u
i
i = 1, 2
Allora u
1
e u
2
generano tutto lo spazio delle soluzioni, ma que-
sto assurdo, poich esistono soluzioni di L non combinazioni li-
neari di u
1
e u
2
, basta prendere dati al bordo non compatibili con
lappartenenza in D.
.
Abbiamo quindi mostrato che:
f H ! u : p
0
vericato
90 FABIO DURASTANTE
Se ,= 0 G compatto e autoaggiunto il Teorema Spettrale (thm. 32) si
ha che:
_
{v
n
}
n1
b.o. H
{
n
}
n1
R
n
0
Inoltre G iniettivo, N(G) = {0}, possiamo quindi prendere |
n
| 0, ma gli
autospazi sono undimensionali per la proposizione, dunque:
|
n
| 0 con |
n
| > |
n+1
|
Possiamo riportare quanto visto alloperatore L.
Teorema 34. Supponiamo N(L) = {0} allora:
(1) {v
n
}
n1
D b.o. di H ed {
n
}
n1
R con
n
+e |
n
| < |
n+1
|
tale che Lv
n
=
n
v
n
n 1.
(2) Se ,=
n
n 1, ovvero se ,=
1
n
n 1 f H ! u che
soddisfa p
.
(3) Se n 1 tale che =
n
allora si ha che:
(a) u che soddisfa p
_
b
a
fv
n
= 0
(b) Se
_
b
a
fv
n
= 0 u che soddisfa p
u +v
n
R.
Dimostrazione. Mostriamo le tre implicazioni.
(1) La (1) losservazione fatta su G e riscritta per L.
(2) (L I)u = f
1
u Gu =
1
Gf e quindi si ha che:
_
G
1
I
_
u =
1
Gf
ma non un autovalore, dunque:
u =
1
_
G
1
I
_
1
= Gf
ed unico poich se, per assurdo, fossero due la loro differenza risol-
verebbe il problema omogeneo, ma non un autovalore.
(3) Vogliamo sfruttare il Teorema dellAlternativa di Freedholm:
u :
_
G
1
n
_
u =
1
n
Gf
1
n
< Gf, v
n
>= 0
n
< f, Gv
n
>= 0
< f, v
n
>= 0
ovvero ha soluzione f v
n
.
+qu]v = [pu
v]
b
a
+
_
b
a
pu
+quv =
=[p(uv
uv)]
b
a
+
_
b
a
[(pv
+qv]u =
=[pW[u, v]]
b
a
+ < u, Lv >
2
ma [pW[u, v]]
b
a
= 0 se u D
a
e v D
b
, abbiamo quindi trovato che:
u, v D < Lu, v >
2
=< u, Lv >
Supponiamo ora di prendere u N(L I), v N(L I) con ,=
< u, v >
2
= 0. Infatti:
< u, v >
2
=< Lu, v >
2
=< u, Lv >
2
= < u, v >
2
< u, v >
2
= 0
E dunque possiamo dire che R tale che N(L I) = {0}, se per assurdo
fosse R N(L I) ,= {0} u
| = 1
{u
}
R
famiglia di versori unitari a due a due ortogonali e questo con-
traddice la separabilit di H. Infatti se prendiamo A H numerabile e
denso, in ogni intorno dei suoi punti ci deve essere una coppia di u
che
non si possono separare.
Denizione 41. Deniamo loperatore traslato L
= L I
Possiamo applicare ad L
: D H con N(L
= L I : D H con N(L
) = 0
per cui:
{
n
} R, |
n
| < |
n+1
| +
{v
n
}
n
D b.o. H
tale che L
v
n
=
n
v
n
n 1
allora posto
n
= ( +
n
) abbiamo che:
_
{
n
}
n
R : |
n
| +
n
,=
m
n ,= m
{
n
}
n
D b.o. di H
t.c. L
n
=
n
v
n
n 1
Allora il problema:
_
u D, ,= v
n
n 1
L
u u = f H
f H! usoluzione
Allora se ,=
n
si ha che:
_
u D, = +
L
u ( +)u = f H
f H! usoluzione di p
92 FABIO DURASTANTE
Se invece n 1 per cui =
n
u che soddisfa (p
n
) se e solo se < f, v
n
>
2
=
0 e tutte le soluzioni del problema (p
n
) sono date da:
u = u +Rv
n
con u soluzione
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