Pubblicato in occasione del trentennale della morte di Michel Foucault, il Corso del 1980-1981 intitolato Subjectivit et vrit costituisce il penultimo dei tredici volumi che documentano linsegnamento del filosofo al Collge de France. Il tema esplicito di questo Corso una genealo- gia della nostra morale sessuale, grande questione teorica che, secondo Foucault, associata a una questione storica privilegiata: cos successo durante i primi secoli della nostra era, nel momento di passaggio dalletica che si soliti definire pagana alla morale cristiana?
Con il Corso del 1980-1981 intitolato Subjectivit et vrit (a cura di Frdric Gros, Seuil/Gallimard, 2014) si aggiunge il penultimo tassello allimponente impresa editoriale comincia- ta nel 1997 e destinata a ricostruire e a restituire al grande pubblico la serie dei tredici Corsi che Michel Foucault ha pronunciato al Collge de France tra il 1970 e il 1984 impresa che presto si concluder con la pubblicazione del Corso del 1971-1972, Thories et institutions pnales, lunico a tuttoggi ancora inedito. Luscita di Subjectivit et vrit coincisa con il trentennale della morte di Foucault, che in Francia stato accompagnato da una serie di eventi scientifici e commemorativi: dai molti convegni (tra i quali la significativa tre giorni Foucault(s) 1984-2014, organizzata recen- temente dallUniversit Paris 1 e dallUniversit Paris-Est Crteil) ai numerosi libri, dalle trasmis- sioni televisive e radiofoniche (il documentario Foucault contre lui-mme andato in onda su Arte e la serie che France Culture ha organizzato attorno alla questione Que faire de Foucault au- jourdhui?) fino ai dossier su importanti quotidiani e settimanali (Le Monde des livres, Le Nouvel Observateur, Libration) e ai numeri speciali di alcune riviste culturali a grande tiratura come Le Magazine littraire, Sciences humaines e Le Point. Questa consistente lista di omaggi tributati negli ultimi mesi allopera di Foucault rischia, tut- tavia, se non di oscurare, quanto meno di attenuare la rilevanza della pubblicazione di Subjectivit et vrit, il primo di una serie di quattro Corsi interamente consacrati dal filosofo francese alla que- stione del rapporto tra soggettivit e verit nellAntichit greca e romana. Nonostante il titolo forse ingannevole, il tema esplicito di questo Corso una genealogia della nostra morale sessuale grande questione teorica che, secondo Foucault, associata a una questio- ne storica privilegiata: cos successo nel corso dei primi secoli della nostra era, nel momento di passaggio dalletica che si soliti definire pagana alla morale cristiana (p. 21)? La risposta di 2
Foucault sorprendente: molti elementi della cosiddetta morale cristiana sarebbero infatti stati ela- borati originariamente in un contesto diverso, ovvero nei trattati filosofici (in particolare stoici) sul- le arti di vivere fioriti in epoca imperiale. Ma le cose sono ben pi complesse di quanto appaiano. Innanzitutto, da un punto di vista quantitativo, il maggiore sforzo di Foucault in Subjectivit et vrit rappresentato da una descrizione dettagliata del regime degli aphrodisia (le opere di A- frodite) nella Grecia classica, e delle principali trasformazioni che tale regime ha subto nella Roma imperiale. Il regime degli aphrodisia, secondo Foucault, organizzato attorno a due grandi princpi. Da una parte, il principio di attivit, ovvero la valorizzazione esclusiva, nellatto sessuale, della posi- zione attiva; perci, il problema delletica sessuale classica rappresentato dalla necessit di una scrupolosa auto-limitazione, non tanto per rispetto della dignit del proprio partner sessuale, quanto al fine di restare sempre padroni di s, nonostante il carattere violento del piacere sessuale (pp. 86- 92). Dallaltra parte, il principio di isomorfismo socio-sessuale, secondo il quale il buon atto ses- suale deve rispettare le gerarchie socio-politiche: se del tutto legittimo, per un uomo sposato, ave- re rapporti sessuali (attivi) con uno schiavo di sua propriet, non lo sar per averne con la moglie di un altro uomo (pp. 79-86). Questi due princpi, variamente combinati, definiscono secondo Fou- cault i criteri di valorizzazione delletica sessuale classica, che non si fonda quindi su una serie di interdetti chiaramente codificati. Tuttavia, prendendo spunto dalle ricerche di Paul Veyne 1 , Foucault sostiene che il regime de- gli aphrodisia abbia subto una profonda trasformazione in epoca romana, cedendo il posto a unetica sessuale incardinata sul legame coniugale (pp. 103ss.). In questo contesto, solo lattivit sessuale che ha luogo allinterno della coppia sposata e che finalizzata alla procreazione, piuttosto che alla ricerca del piacere, considerata legittima. I due princpi che caratterizzavano il regime classico degli aphrodisia vengono dunque rielaborati: da un lato, la posizione passiva (tradizional- mente quella della donna) valorizzata attraverso uninedita insistenza sullimportanza della reci- procit dei sentimenti, del consenso espresso dal partner e della costruzione di una vita in comu- ne; dallaltro, il continuum socio-sessuale si sgretola, giacch la coppia sposata rappresenta ormai una realt specifica, eterogenea e irriducibile a tutti gli altri rapporti sociali (p. 104). cos che, secondo Foucault, emerge per la prima volta il desiderio in quanto nozione auto- noma. Il nuovo imperativo di fedelt al quale luomo sposato deve attenersi, infatti, lo obbliga a dis- sociare, in s, la virilit sociale dalla virilit sessuale: le relazioni sociali gerarchiche vengono de-sessualizzate, mentre luomo sposato chiamato a strutturare il rapporto sessuale con la propria
1 Cfr. P. Veyne, La famiglia e lamore nellalto Impero romano (1978), in La societ romana, trad. it. C. De Nonno, Roma- Bari, Laterza, 1995. 3
moglie in modo egualitario, evitando ogni forma di dominazione. Per farlo, egli deve esercitare su di s un controllo scrupoloso, al fine di neutralizzare sul nascere ogni desiderio inappropriato. Ed proprio attraverso il desiderio, concepito come principio di soggettivazione/oggettivazione degli atti sessuali (p. 293), che emerge la sessualit in quanto dimensione permanente della soggettivi- t. Se, in Subjectivit et vrit, Foucault mette radicalmente in discussione la tesi di una cesura netta tra la morale pagana e quella cristiana, non bisogna per affrettarsi a concludere per una con- tinuit senza differenze. Nel fare la storia della morale, infatti, si pu insistere sui codici di com- portamento che determinano ci che permesso e ci che proibito (da questo punto di vista, una certa continuit tra lAntichit greco-romana e il cristianesimo innegabile), ma ci si pu anche concentrare sulle forme di soggettivazione 2 . Assumendo tale prospettiva diviene possibile com- prendere non solo come il regime classico degli aphrodisia sia profondamente diverso da quello elaborato in epoca imperiale, e a fortiori da quello cristiano, ma anche come la stessa etica sessuale romana presenti in realt una configurazione dei rapporti tra la soggettivit e la verit del tutto in- compatibile con quella che emerger nel cristianesimo. Attraverso lo studio delletica sessuale antica, del resto, proprio il nesso tra la soggettivit e la verit che Foucault giunge a problematizzare, individuandovi sia un momento di cesura storica, sia un nuovo orizzonte di ricerca allinterno del quale si svilupperanno le sue analisi future. In effet- ti, interrogandosi sullo statuto del regime discorsivo degli aphrodisia in epoca ellenistica e romana, Foucault mostra come questi discorsi non siano n un semplice riflesso, opportunamente codificato, di pratiche sociali gi esistenti, n un mascheramento ideologico che nasconde causalit storiche pi profonde e materiali, n tantomeno un programma volto ad accordare un fondamento razionale a sistemi prescrittivi di comportamento che ambiscono alluniversalit (pp. 229-248). La problema- tizzazione morale degli aphrodisia invece comprensibile solo allinterno del quadro costituito dal- le technai peri ton bion, le arti di vivere, ovvero quelle tecniche che prendono ad oggetto la vita, lesistenza (p. 253). Tali tecniche sono pensate da Foucault come procedure regolate e riflesse volte a operare su un oggetto determinato un certo numero di trasformazioni in funzione di alcuni fini da raggiungere; esse si esercitano sul bios, ovvero sulla vita in quanto soggettivit, esistenza irriducibi- le tanto alle proprie determinazioni biologiche, quanto a un qualsivoglia statuto sociale, a una pro- fessione o a un mestiere. Pensare il bios greco sullo sfondo di queste tecniche di s, delle quali Foucault parla per la prima volta nellautunno del 1980 a Berkeley e al Dartmouth College 3 , non significa soltanto mo-
2 M. Foucault, Luso dei piaceri. Storia della sessualit 2, trad. it. L. Guarino, Milano, Feltrinelli, 1984, p. 34. 3 Cfr. M. Foucault, Sullorigine dellermeneutica del s, a cura di mf / materiali foucaultiani, Napoli, Cronopio, 2012. 4
strare attraverso quali trasformazioni una soggettivit possa far propri certi schemi pratici di azione, ma permette anche di individuare alcune significative differenze tra la soggettivazione antica e la soggettivazione cristiana (e moderna), cos come tra i corrispettivi rapporti tra soggettivit e verit. Se la soggettivit, nel cristianesimo, pensabile solo attraverso il suo rapporto costitutivo con laldil, mediante unoperazione di conversione in vista della salvezza e sulla base di una verit pro- fonda che ciascuno chiamato a scoprire nella propria interiorit, quella dellAntichit greca e ro- mana si svolge interamente entro un campo di immanenza definito dagli obiettivi che ogni indivi- duo si pone; inoltre, lungi dal richiedere un movimento di conversione orientato alla contemplazio- ne divina e alla rinuncia del mondo terreno, la soggettivazione antica implica un incessante lavoro di s su s; infine, anzich dalla scoperta di unautenticit nascosta negli arcana conscientiae, il modello antico di soggettivazione animato da una ricerca continua e indefinita che mira alla pa- dronanza di s nelle mutevoli circostanze dellesistenza individuale e collettiva. Di conseguenza, la sfera delle attivit sessuali, nellAntichit greco-romana, inserita da Foucault in un campo di pro- blematizzazione pi ampio, nel quale la padronanza e il governo di s diventano condizione impre- scindibile per lesercizio del potere sugli altri, acquisendo dunque un valore politico (pp. 280-293). Daltronde, prendendo le mosse da queste analisi possibile leggere in filigrana anche uno spostamento relativo alla nozione stessa di verit. Gi nel Corso al Collge de France del 1980 4
Foucault aveva legato lesperienza cristiana della carne e la dimensione ineliminabile della concupi- scenza allemergere di obblighi specifici di veridizione a proposito di se stessi che avrebbero prepa- rato la strada alloggettivazione del soggetto operata dalle scienze umane. Proprio in questo fran- gente, inoltre, Foucault aveva sostenuto che il governo degli uomini possibile, in Occidente, solo attraverso la manifestazione della verit nella forma della soggettivit. Seguendo lo sviluppo di tali argomentazioni nei successivi seminari americani del 1980, tuttavia, si fa sempre pi chiaro che la verit legata alle tecniche di s antiche non definita n da una corrispondenza con la realt, n da qualcosa che si troverebbe nelle profondit della coscienza, in uninteriorit psicologica da decifrare incessantemente. La verit in questione riguarda piuttosto la forza e la radicalit grazie alle quali certi discorsi danno forma allesistenza particolare di ciascuno. Il bios greco si presenta cos come la superficie su cui la verit si manifesta (ed chiamata a manifestarsi) secondo un rapporto tutto da costruire ed inventare, ma che costituisce nondimeno la cifra essenziale della stilizzazione etica e politica dellesistenza nellAntichit greco-romana. Questa doppia rivoluzione concettuale operata da Foucault attorno al rapporto tra soggettivit e verit, lungi dal rimanere confinata nella dimensione della pura teoria, mira del resto ad indicarci
4 M. Foucault, Del governo dei viventi. Corso al Collge de France (1979-1980), a cura di M. Senellart, trad. it. P.A. Rovatti e D. Borca, Milano, Feltrinelli, 2014. 5
lurgenza di un compito pratico. Foucault, nei suoi lavori degli anni ottanta, utilizza espressioni di- verse per definirlo politica di noi stessi, etica del s, estetica dellesistenza , ma lidea la medesima: come possiamo prendere coscienza del fatto che la forma della nostra soggettivit ra- dicalmente storica e contingente, come possiamo prendere coscienza della non-necessit e della non-naturalit del regime di verit in relazione al quale tale forma stata costituita, senza provare al contempo il bisogno di cambiare gli aspetti del nostro rapporto con noi stessi, gli altri e il mondo che troviamo inaccettabili? Senza provare, insomma, il bisogno di trasformare la soggettivit che ci viene imposta e di contestare il regime di verit che naturalizza tale imposizione? Il lavoro stori- co-filosofico effettuato da Foucault sui testi antichi dunque correlativo a un compito etico-politico attuale: mettere continuamente in discussione ci che siamo e concepire non solo il sesso, ma lo stesso rapporto di noi stessi con noi stessi non come una fatalit, bens come una possibilit di ac- cedere a una vita creativa 5 .
Orazio Irrera si laureato in Filosofia all'Universit di Pisa, proseguendo poi con un dottorato in Filosofia in cotutela tra l'Universit di Pisa e l'Universit Paris 8. Attualmente collabora con il Cen- tre de Philosophie Contemporaine dell'Universit Paris 1 - Panthon-Sorbonne ed abilitato come matre des confrences in filosofia e scienze politiche.
Daniele Lorenzini si laureato in Filosofia e storia alla Scuola Normale Superiore di Pisa, ed dot- torando in filosofia a Paris 12 (in cotutela con la Sapienza - Universit di Roma).
5 M. Foucault, Michel Foucault, unintervista: il sesso, il potere e la politica dellidentit (1984), in Archivio Foucault 3. Estetica dellesistenza, etica, politica, a cura di A. Pandolfi, Milano, Feltrinelli, 1998, p. 295.