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Disciplina militare
DI NICOLA MARANESI 23 maggio 2014

Non basta rischiare la vita ogni minuto. Non basta l’orrore che devi sopportare ogni giorno. Non bastano le
rinunce e le privazioni alle quali sei costretto, dormire nel fango, saltare i pasti, soffrire la sete. Non bastano i
turni infiniti in prima linea, il rinvio reiterato delle licenze. Non bastano le marce estenuanti. Come se tutto
questo non bastasse, ci si mette anche il codice militare, che permette agli ufficiali di fare tutto.

l generale Luigi Cadorna è intervenuto con tutti gli strumenti disponibili per irrigidire fin dove possibile la
disciplina, instaurando un clima di terrore. Con lo scoppio della guerra, le figure di reato di moltiplicano, le
pene si inaspriscono, l’attività dei tribunali viene monitorata e soprattutto si pretende dagli ufficiali superiori,
per i quali c’è in ballo la carriera, di non essere tolleranti.

C’è una punizione adeguata per tutto: renitenza, tradimento, codardia, abbandono di posto e violata consegna,
diserzione, insubordinazione individuale o collettiva, ammutinamento, autolesionismo. I tribunali funzionano
a pieno regime: solo per i renitenti vengono istruiti 470.000 processi, mentre a carico dei soldati al fronte
scattano 400.000 processi dei quali 170.000 portano alla condanna dell’imputato. La gran parte di questi,
100.000, sono disertori che però non disertano in faccia al nemico. Sapete chi sono? Sono soldati che si
allontanano dalla trincea per qualche ora, per andare a salutare un familiare che passa vicino al fronte. Sono
mariti che se ne scappano per una fuga a casa, per aiutare le mogli nei momenti cruciali dell’anno in cui va
curata la campagna. È gente che si ripresenta spontaneamente in prima linea dopo pochi giorni. Magari sono
uomini che in un anno di servizio non hanno ottenuto neppure un giorno di licenza.
Le condanne a morte inflitte dai tribunali militari sono 4 mila, 3 mila delle quali in contumacia per passaggio al
nemico. Di quelle che restano almeno 750 vengono eseguite per fucilazione. Decine di migliaia sono le sentenze
di ergastolo o detenzione ordinaria, molte delle quali verranno annullate nel dopoguerra grazie a un’amnistia.

Impossibile stabilire quante siano state le esecuzioni sommarie avvenute sul campo nell’imminenza, durante o
subito dopo un attacco. Tutto accade in quell’istante in cui gli ufficiali, esaurito il fuoco di preparazione, danno
il segnale alle truppe di uscire allo scoperto. I fanti indugiano, qualcuno si mostra recalcitrante ad
intraprendere l’azione. I superiori in queste circostanze hanno l’obbligo, sancito dal codice militare, di incitare
con ogni mezzo i disubbidienti a compiere il proprio dovere. Possono ricorrere addirittura ad esecuzioni
sommarie, estraendo la pistola, oppure ricorrere a chi si trova al fronte proprio per adempiere questo difficile e
odioso compito, i reparti di carabinieri dislocati alle spalle delle divisioni impegnate nell’assalto. Atre volte, chi
si rifiuta di combattere voltandosi verso le retrovie può addirittura scorgere mitragliatrici allineate e puntate,
pronte a far fuoco, pronte a fargli cambiare idea.

23 maggio 2014© RIPRODUZIONE RISERVATA

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