Sei sulla pagina 1di 16

Divina GiovannaS

Divina GiovannaS

6.ovcnnc`;




Racconto per adulti

















Divina GiovannaS
















Copertina: photo dal web by Carlo Pavone


Nota Importante: Le immagini che appaiono in questa pagina, quando non ne sia
specificato lautore oppure il detentore di eventuali diritti, sono state scaricate da
pagine web che, al tempo del download, non mostravano avvisi o divieti di sorta
all'utilizzazione da parte di terzi. Si ritiene perci che siano state pubblicate per la
collettiva fruibilit. Laddove sull'immagine compariva un marchio, questo non
stato rimosso. Nel caso che il soggetto detentore di eventuali diritti su dette immagini
(autori, soggetti fotografati, editori, eccetera) non desiderasse che appaiano, oppure
desiderassero che se ne citi l'autore o la fonte, lo comunichi con una mail (contact)
specificando con chiarezza a quale immagine la sua richiesta si riferisce: verr
tempestivamente esaudita.

Ogni riferimento a persone o cose realmente esistenti da ritenersi puramente
casuale.



Giovanna S. - 2014

UUID: 5d1ab2de-b23c-11e3-8baf-27651bb94b2f
Questo libro stato realizzato con BackTypo
un prodotto di Simplicissimus Book Farm

Divina GiovannaS

6.ovcnnc`

































Divina GiovannaS














"Non sono un angelo, non pretendo di esserlo. Ma non sono nemmeno il diavolo.
Sono una donna e una seria artista, e gradirei essere giudicata per quello."

Maria Callas










1

- Signora, le medicine, ancora... ma insomma? - sapevo che Maria se
la prendeva davvero e la cosa, come sempre, mi faceva sorridere.
- Maria cara, non mi sgridare... non mi servono pi! - il sorriso lento
si spense. Non solo per la tristezza, che ormai faceva parte della mia
vita di tutti i giorni, come un ombra che non schiarisce, ma per il
dolore fisico che adesso mi costava ogni piccolo gesto.
Divina GiovannaS
La povera donna non capiva che quegli intrugli non curavano niente.
Non c'era cura per la mia malattia: in realt prendevo solo dei potenti
antidolorifici. Ero talmente assuefatta ai farmaci che a mala pena
blandivano il mio malessere.
- Portami in terrazza, voglio godermi l'ultimo sole dell'autunno.
Quest'anno stato caldo, mai come il sole di Atene o di Capri,
intendiamoci, ma... - Maria ascoltava poco, lo sapevo. La maledetta
serva mi trattava come fosse mia madre, e se lo poteva permettere.
Certamente aveva fatto di pi lei per me, che la mia madre vera;
sempre assetata di soldi, come tutta la famiglia del resto.
Sulla grande terrazza, c'erano i soliti mazzi di fiori: si ricordavano
ancora di me. Non erano tanti, certo, non come una volta.
Ricevevo dei bigliettini da "abitu" che non saltavano una sola
settimana, che cari.
Il maggiordomo aspett che Maria mi sistemasse nella poltroncina di
rattan, sapeva che non volevo essere vista, ero incapace persino di
camminare da sola.
La Tour era lontana ma rassicurante, quella mattina nell'autunno
incombente, chiss perch ripensai a lui, dopo tanti anni...
- Ci sarebbe la signorina Corbett de "Le Figar", ormai passa tutte le
mattine.- Stavolta non mi arrabbiai ma ne risi. Comunque non la
ricevetti: megera.
Sapevo bene cosa voleva da me: l'intervista, il giornale, tutte balle!
Lei voleva conoscere il mio segreto. Stupida, illusa! Era grassottella
ma sana e robusta, ma non era certo per invidia che non mollavo,
anzi... era per il suo bene!










Divina GiovannaS
2

-... di uno stagno dove tre cigni facevano evoluzioni graziose.
Conosceva bene quei meravigliosi uccelli! L'anatroccolo si lanci
disperato verso di loro gridando: Ammazzatemi, non sono degno di
voi!
Jane stavolta era certa, non si sbagliava: le piccole dita si erano
mosse, anche se impercettibilmente. Emozionata incalz la sua
lettura, scandendo bene le ultime parole della fiaba:
- Lui che era stato per tanto tempo un brutto anatroccolo era
finalmente felice e ammirato. -
Un piccolo bagliore proprio vicino all'occhio sinistro: era una
lacrima.
La volontaria scatt in piedi e corse verso il corridoio:
- Infermiera... presto, presto: si sta svegliando!
Fu una festa per tutto il reparto, la bambina era stata data per
spacciata, invece ora si riprendeva lentamente.
Aveva passato quasi un mese in coma, dopo l'incidente; peccato che
quando inizi a riprendere conoscenza la sua mamma non fosse li.

Ricordare quei momenti del passato mi seccava la lingua e la gola;
riprendendomi dai ricordi, scartai sulla sedia.
Avevo sempre dato grande importanza a quei momenti. Non l'avevo
mai confessato a nessuno ma da ragazzina mi convinsi che ero nata
due volte, la prima volta per volere di Dio, ma la seconda volta per
intercessione del diavolo...
Naturalmente, in entrambi i casi, la mia avida e disamorata
"mammina" era, sentimentalmente assente.
Sorrisi amara tra me e me, ero talmente rassegnata all'inimicizia di
mia madre che quasi non mi faceva pi male.
Qualcuno suonava il violino, sulla Senna, rallegrando i turisti del
Bateaux mouches.
E s, della mia prima vita non ricordavo pi niente, ma dopo
l'incidente, decisi che sarei diventata un Cigno, a qualunque costo!
Anch'io sarei stata tanto ammirata, da dover nascondere il viso sotto
Divina GiovannaS
le ali, per schernirmi. Ero solo una bambina ma mantenni la
promessa.

Tornai in casa.
Decisi di cambiarmi, avevo quasi voglia di uscire ma rinunciai. In
casa mi sentivo forte, nonostante i dolori insopportabili, ma debole e
vulnerabile fuori.
Maria mi seguiva discreta. Ci 'perdemmo' nel guardaroba: vestiti,
sete, broccati, abiti di scena... un mare di scarpe.
Il mio bauletto; i trucchi: lo aprii. Sul fondo trovai la piccola fiala,
non la aprivo da 20 anni; sul fondo l'ultima goccia ambrata. La presi,
la strinsi tra le mani.
Uscendo, mi venne in mente un'altra cosa:
- Ferma! - dissi - Devi fare una cosa, ti ricompenser, lo giuro! risi:
era un vecchio gioco, tra di noi.
Maria conosceva bene la mia tirchieria ma ero certa che non me ne
volesse, dopotutto lei sapeva gestirla al meglio.
Ero legata a tutte le cose, persino alle monete; Maria era l'unica che
riusciva a farmi spendere i soldi per vivere, senza di lei saremmo
morti tutti di fame!
- Vedi quella piccola valigia di cartone? Sai cosa contiene? - la serva
mi guard, sorpresa:
- Oh no, che non lo so chiusa, con la combinazione...
- Hai sbirciato, allora...?
- No, che non ho sbirciato, signora - disse educatamente annoiata -
solo che quella... 'cosa' l'abbiamo presa, per poi posarla, decine di
volte, e lei non si mai decisa ad aprirla! Mai. - recit, come fosse
una cantilena.
- Ah, Mery, sei insostituibile. - Era vero, solo lei mi teneva allegra -
Non c' bisogno di aprirla. E poi mi sono scordata la combinazione:
passato troppo tempo. Eppure, c' stato un periodo in cui l'aprivo
tutti i giorni, come il cestino della merenda per la scuola da bambina.
Prendila! - poi ci allontanammo nel corridoio - Ascoltami bene - dissi
seria - domattina questa 'cosa' deve sparire dalla faccia della terra: so
che mi posso fidare di te. - Maria non rispose.
Divina GiovannaS
Mi feci sistemare in poltrona, davanti alla finestra, con la 'nostra
cartella' sulle gambe e, dopo tanti anni, mi decisi a ripensare a quei
giorni.
































Divina GiovannaS
3

"Lui"comparve nella mia vita attraverso la porta principale, tramite
un amico di mio marito: si autodefiniva come una specie di
"psicologo; un trainer, esperto nel curare limmagine pubblica dei
VIP".
Quando venne a cena la prima volta mi turb: scuro di pelle, naso
aquilino: I capelli neri e lisci, e un paio di baffi folti e scuri.
Per tutta la sera non mi guard mai. Parl di me sempre in terza
persona, chiamandomi: 'La sua signora' mentre discuteva col mio
uomo.
Non mi offesi, forse perch avevo l'autostima sotto i piedi in quel
periodo.
Sposare quell'uomo anziano e interessato mi era sembrata la
soluzione a tutti i miei annosi problemi. Non rischiavo pi di morire
di fame, vero, ma imparai che soltanto tu puoi fare qualcosa per te
stessa. Gli altri hanno sempre uno scopo, sempre.
Certo non parlo d'amore, e come potrei? Non sono mai stata amata
veramente e, io stessa, sono stata incapace di amare qualcosa... se
non la musica, la mia bella musica, unica consolazione, anche adesso
che la voce si rintanata gi, gi, nel torace e non vuole pi saperne
di uscire... e il pubblico, poi, ho amato essere nota, apprezzata,
applaudita, come una dea.
Makis, sembrava fosse greco, e conosceva la mia lingua d'origine ma
parlava molte lingue. L'ho sentito conversare in francese, italiano,
spagnolo e inglese, questo certo, ma non sar mai sicura riguardo al
suo paese d'origine.
D'altronde non parlava mai di lui, mai!
Pochi giorni prima, una grande sarta, aveva risposto picche a mio
marito: dopo avermi pesata con lo sguardo, devastandomi il corpo e
l'anima. Ero entrata in sartoria gongolante, ne uscii svuotata, morta.
- Mia cara, non posso fare niente per te; torna quando potrai
indossare una '42!
Poi, come dal nulla, comparve Lui.
Divina GiovannaS
Makis chiese che gli venissi affidata totalmente, come stesse
trattando l'addestramento d'un cane, eppure non mi ribellai, e
nemmeno mio marito.
Ora sono certa che quelluomo dovette intervenire sulle nostre
menti.
Mi prese, alle sue condizioni. Sei mesi dopo, la sarta raggiante, non
riusciva a credere ai suoi occhi. Mi am da subito e divenne la mia
amica pi fidata.



























Divina GiovannaS
4

Mio marito fece preparare una stanza al piano terra, apposta per
Makis.
Tutto cominci una mattina, era mercoled: da quel momento Lui
prese in mano la mia vita e la stravolse per sempre. Dopo quella cena
non l'ho mai pi visto mangiare, n saprei dire se mai dorm
veramente in camera sua.
Dal canto mio ero praticamente reclusa; potevo andare fuori solo
all'alba, accompagnata da una domestica, come un cagnolino che si
porta a spasso quando glia altri non vedono.
Dopo, rientravo nel mio appartamento e rimanevo sola con Lui fino
alle diciassette. Nessuno poteva entrare, nemmeno mio marito.
Il pranzo, una dieta ricca di carboidrati, carne e frutta, lo lasciavano
su uno sgabello, fuori dalla porta.
Quel famoso mercoled ero a disagio, avevo da poco fatto colazione e
mi ritrovai da sola con quello che, per me era uno sconosciuto.
Chiuse la porta a chiave, poi sedette su un sof, accavallando le
gambe.
- Da questo momento in poi tu sei una cosa mia, non una persona:
non hai mente, sei solo un corpo. Sar io a pensare per te e a dirti
cosa devi fare. Se non obbedisci, sarai punita! Se non comprendi un
ordine, sarai punita... da questo momento in poi mi chiamerai
Maestro. Tutto qui! Hai capito?
Per dignit personale cercai di obiettare qualcosa, lui si alz e con un
calcio in un fianco mi fece ruzzolare per tutta la stanza spezzandomi
il fiato.
- Se non comprendi... sarai punita! si limit a ripetere senza
emozione - E adesso spogliati completamente, palla di sego! -
Lentamente, piangendo in silenzio, mi alzai da terra, mi ricomposi e
iniziai a spogliarmi, tolsi le calze e pure le scarpe.
Nuda, in mezzo alla stanza, non mi preoccupavo della mia
indecenza, mi vergognavo e speravo che il mio corpo grassoccio non
offendesse quelluomo, che sentivo essere diventato il mio padrone.
Divina GiovannaS
Il desiderio di obbedire fu cos immediato da lasciarmi per sempre
sbigottita.
Ero stata una donna volitiva e forte, molto caparbia, e adesso? Nelle
sue mani non ero pi nulla. Ma lo accettai, senza opporre nessuna
resistenza. Mai avevo sentito un tale senso di appartenenza in vita
mia.





























Divina GiovannaS
5

Nel mio appartamento c'era un grande bagno, per fortuna.
Ricordo le pareti di mattonelle sempre bagnate, ricordo lui sempre
sudato a causa del calore e del vapore che vi si respirava.
Tutta la giornata ero quasi sempre nuda oppure indossavo solo la
vestaglia ma senza intimo: all'inizio mi sembr sconcertante, poi mi
piacque, mi sentivo libera, spogliata anche dai miei tab.
Non mi capacitavo come il mio vecchio marito non sinsospettisse ma
dopo le prime settimane non m'importava, anzi.
Makis, o chi diavolo fosse, oltre a impormi la sua disciplina e le sue
oltraggiose operazioni mi prendeva rapidamente, in tutti i modi
anche cinque, sei volte in giorno, come un animale veloce e
aggressivo.
Ci accoppiavamo, per lo pi in piedi, mentre lui non prendeva mai
nessuna precauzione: sento ancora la sensazione gelida del suo seme
deposto e abbandonato nei mie orifizi.
Non ho mai provato niente per lui se non un senso di profonda
prostrazione, la certezza che ero una sua 'cosa' senzombra di dubbio.
Mi lasciavo usare come fosse un destino ineluttabile, come fosse un
dovere a cui non potevo sottrarmi.
Non godevo mai con lui, mai. E nemmeno lui con me, credo. Non mi
guardava, non si curava di me, non provava nulla se non il desiderio
impellente di venire.
Alcune volte, ero sul tavolo, di schiena con le gambe spalancate,
alloro lo vedeva di faccia. Guardava nel vuoto e non ansimava
neppure quando scaricava. Solo qualche grugnito, durante le
possenti spinte finali... poi usciva subito, abbandonandomi a me
stessa, senza ma i dimostrare un minimo di tenerezza.

Anche la vergogna iniziale pass... le prime volte che mi costrinse a
ricevere il clistere morivo di vergogna, ma poi mi abituai. Sebbene
quella pratica, oltre a svuotarmi fisicamente mi lasciasse vuota,
debilitata.
Divina GiovannaS
Mangiavo di tutto, lho detto ma non mi dava il tempo di assimilare
niente. Dopo un poco iniziava a riempirmi di acqua tiepida e poi mi
svuotava di tutto il cibo. Prima il cattivo odore mi mortificava, poi mi
ci abituai. Infine lodore non era quasi pi percettibili e i clistere
erano effettuati col latte, a litri.

Dopo alcuni mesi di piacere e sofferenze, passati in uno stato di
dormiveglia dei sensi, mi accorsi di essere cambiata, ancora una
volta.
Gli ultimi giorni, Lui non mi fece pi niente, mangiavo solo carne
cruda, marinata, verdure e frutta. Il colore torn sulle guance e io,
allo specchio, ero bellissima. Il mio stomaco era cambiato, non
assimilavo quasi pi, infatti da allora, cominciai a mangiare sempre
meno, a livello di quantit.
Makis non mi prendeva nemmeno pi ma mi faceva solo cantare, lui
al piano suonava divinamente e sembrava godere di quei momenti.
Lasciandomi sconcertata si dimostr un grande esperto di tecnica
musicale, dandomi delle dritte sullinterpretazione e sul dosaggio
dellaria che, in seguito, adoperai con grande successo nella mia
strepitosa carriera. Ero diventata divina e me lo sentivo addosso.
Poi and via, per sempre.
Prima di partire mi consegn la valigetta con i suoi attrezzi:
- Per ricordarti a chi appartieni... mi disse.

Travolta dal successo, non volevo credere di aver accettato un patto
col Diavolo, ma adesso temo ogni giorno, adesso che sento che l'ora
vicina!
Ho mentito a Maria, ricordo la combinazione... apro...
incredibilmente vuota! C solo un biglietto e due righe sbiadite:

- La tua voce val bene un'anima! Sei libera, adesso. -


FINE


Divina GiovannaS






























Giovanna S. - 2014

UUID: 5d1ab2de-b23c-11e3-8baf-27651bb94b2f
Questo libro stato realizzato con BackTypo
un prodotto di Simplicissimus Book Farm

Potrebbero piacerti anche