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Universit Telematica Pegaso Rendiconto della gestione e chiusura del fallimento


Attenzione! Questo materiale didattico per uso personale dello studente ed coperto da copyright. Ne severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto dautore
(L. 22.04.1941/n. 633)

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Indice
1 RENDICONTO DELLA GESTIONE -------------------------------------------------------------------------------------- 3
2 APPROVAZIONE DEL CONTO ------------------------------------------------------------------------------------------- 4
3 MODALIT DI REDAZIONE DEL CONTO --------------------------------------------------------------------------- 6
4 OSSERVAZIONI E CONTESTAZIONI ---------------------------------------------------------------------------------- 8
5 CHIUSURA DEL FALLIMENTO E INTERESSI PROTETTI ------------------------------------------------------ 9
6 CASI DI CHIUSURA --------------------------------------------------------------------------------------------------------- 11
7 DECRETO DI CHIUSURA ------------------------------------------------------------------------------------------------- 15
8 EFFETTI DELLA CHIUSURA -------------------------------------------------------------------------------------------- 16
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1 Rendiconto della gestione

Compiuta la liquidazione dellattivo, prima di procedere al riparto finale il curatore
1. presenta al giudice delegato il conto della gestione.
2. Il giudice ordina il deposito del conto in cancelleria e fissa ludienza nella
quale ogni interessato pu presentare osservazioni.
Di queste attivit il curatore avvisa il fallito e i creditori. Se alludienza
non vengono presentate osservazioni, o
si raggiunge laccordo sulle osservazioni presentate,
il giudice approva il conto, altrimenti procede allistruzione del giudizio.
Il curatore avvisa il fallito e i creditori fissando la data delludienza davanti al
collegio. Questo lo schema predisposto dallart. 116 l.f., che pi in dettaglio dispone che,
compiuta la liquidazione dellattivo e prima del riparto finale - nonch in ogni caso in cui
cessa dalle funzioni - il curatore presenta al giudice delegato lesposizione analitica delle
operazioni contabili e della attivit di gestione della procedura.
Il giudice ordina il deposito del conto in cancelleria e fissa ludienza fino alla quale
ogni interessato pu presentare le sue osservazioni o contestazioni. Ludienza non pu
essere tenuta prima che siano decorsi quindici giorni dal deposito.

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2 Approvazione del conto
Dellavvenuto deposito e della fissazione delludienza, il curatore d immediata
comunicazione ai creditori ammessi al passivo, a coloro che hanno proposto opposizione,
ai creditori in prededuzione non soddisfatti ed al fallito, avvisandoli che possono prende
visione del rendiconto e presentare eventuali osservazioni o contestazioni fino alludienza.
Se alludienza stabilita non sorgono contestazioni o su queste viene raggiunto un
accordo, il giudice approva il conto con decreto; altrimenti, fissa ludienza innanzi al
collegio che provvede in camera di consiglio.
Una prassi adottata da molti uffici prevede che il giudice, ricevuto il conto della
gestione, lo esamini per verificarne la regolarit formale e sostanziale, invitando il
curatore ad apportare le necessarie correzioni, modifiche o integrazioni. In tal modo,
si allontana per quanto possibile levenienza di contestazioni e si favorisce una spedita
approvazione del conto
1
.
In alcuni uffici vige la prassi di esonerare il curatore dalla presentazione del conto in
caso di fallimenti negativi. Il rendiconto per attivit necessaria: risponde infatti al
principio generale (che trova applicazione in ogni settore del diritto privato e
pubblico
2
) per cui chi gestisce un patrimonio altrui deve comunque presentare il
conto.
L'oggetto del giudizio sul conto attiene non solo agli errori materiali, alle omissioni e
ai criteri di conteggio adottati, ma anche al controllo da parte del giudice delegato, dei
creditori ammessi al passivo e del fallito della gestione operata dal curatore, fonte di
eventuale responsabilit personale (art. 38 l.f.)
3
. Tale pratica di esonero appare pertanto
criticabile (e contraria alla legge)
4
.

1
Cfr. Trib. Treviso 27 ottobre 1998, in Fall., 1999, p. 1140; M.E. Gallesio Piuma, Il
rendiconto del curatore, in Il fallimento e le altre procedure concorsuali, a cura di Panzani,
IV, cit., p. 507.
2
G. Rampazzi Gonnet, Il giudizio civile di rendiconto, Milano, 1990, e letteratura ivi citata.
3
V. Cass. 19 gennaio 2000, n. 547, in Fall., 2001, p. 48.
4
Afferma che lobbligo di rendiconto insuscettibile di dispensa Cass. 11 giugno 1968, n.
1843, in Giur. ut., 1969, I, 1, p. 1424. La giurisprudenza precisa anzi che in caso di decesso
del curatore nel corso della procedura, lobbligo di rendiconto si trasmette agli eredi: v., tra
le ultime, Trb. Roma, 26 gennaio 2000, in Fall., 2000, p. 919.
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Significativamente, la giurisprudenza ha ritenuto che nel caso in cui siano insorte
questioni sulla ritualit dell'udienza di discussione del conto o sulla necessit
dell'instaurazione della fase contenziosa del relativo giudizio e tale fase non sia instaurata,
legittimato passivo anche in sede di ricorso straordinario per cassazione sempre il
curatore in proprio, e non la procedura
5
.
Per quanto detto, loggetto del giudizio sul conto non si esaurisce in un semplice
controllo formale di cassa, ma concerne lintera amministrazione svolta dal curatore.
Al fine di consentire una compiuta rappresentazione e una consapevole verifica da
parte dei creditori e da parte del fallito delloperato svolto dal curatore, la prassi
seguita da molti tribunali nel senso della compiuta rappresentazione di queste
attivit nel rendiconto.


5
Pertanto, Cass. 28 marzo 2000, n. 3696, in Fall., 2001, p. 47, ha dichiarato inammissibile
il ricorso per cassazione, proposto ex art. 111 Cost. avverso il decreto con cui il tribunale
aveva deciso sulla ritualit del procedimento tenuto ai sensi dell'art. 116 l.f., notificato al
fallimento e non al curatore.
Precisa Cass. 5 ottobre 2000, n. 13274: se il giudizio di rendiconto pu avere ad oggetto
l'accertamento delle responsabilit del curatore, lesercizio di tale azione non costituisce
tuttavia un effetto normale ed automatico della mancata approvazione del conto, n implica
deroghe alle regole sul procedimento stabilite per il giudizio di cognizione ordinario. Ne
consegue che, all'esito della revoca del precedente curatore, e per effetto della mancata
approvazione del conto da questi presentato al giudice delegato, ben pu il nuovo curatore
instare, in seno al procedimento di rendiconto, per l'azione di responsabilit prevista
dallart. 38 l.f., ma ha l'onere di notificare tale domanda al precedente curatore ove questi
non abbia provveduto a costituirsi ritualmente, una volta apertasi la fase contenziosa.
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3 Modalit di redazione del conto

La legge non prevede particolari formalit per la redazione del conto. Esso, pertanto,
a forma libera. Tuttavia, deve essere composto in modo da consentire la compiuta
rappresentazione dellamministrazione svolta dal curatore
6
.
Di solito valgono le seguenti modalit di redazione. Il conto strutturato in due
parti.
1. Una tabellare, in cui vengono evidenziati i flussi finanziari (che devono
corrispondere alle risultanze del libretto di deposito intestato allufficio
fallimentare), e
2. una descrittiva, nella quale sono riferiti gli aspetti salienti
dellamministrazione.
In particolare, il curatore deve relazionare:
i) sulle azioni legali intraprese,
ii) sulle rinunce ad azionare i crediti;
iii) sulle vendite effettuate e sulle modalit prescelte;
iv) sulle rinunce a procedere o proseguire nelle vendite mobiliari o immobiliari
(attesa lantieconomicit della procedura o linappetibilit comprovata del bene);
v) sui contratti in cui subentrati e su quelli da cui si sciolto;
vi) sulle transazioni effettuate.
Deve infine aggiornare gli interessati sullavvenuto accoglimento di insinuazioni
tardive e di opposizioni allo stato passivo rispetto alla comunicazione effettuata nellultimo
piano di riparto parziale
7
.
Non previsto un termine per la presentazione del rendiconto. Nellinerzia del
curatore, il giudice delegato pu tuttavia sollecitarlo alladempimento entro un congruo
arco di tempo. Linosservanza dellobbligo costituisce costituire motivo di revoca

6
V. App. Milano, 22 giugno 1982, in Fall., 1983, p.515.
7
La dottrina concorda con la prassi: v. da ultimo A. Capocchi, Il rendiconto della gestione
del curatore, in Fall., 2001, p. 50; M.E. Gallesio Piuma, Il rendiconto del curatore, cit., p.
505; si possono inoltre leggere le considerazioni di D. Di Gravio, Il fallito e il curatore
allultimo scontro: lapprovazione del rendiconto, in Dir. fall., 1994, II, p. 661.
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dallincarico ai sensi dellart. 37 l.f.
8
, e pu esporre il curatore ai sensi del
combinato disposto degli art. 38 l.f., 1710 e 2236 c.c. a responsabilit civile per i
danni cagionati.


8
V. M.E. Gallesio Piuma, Il rendiconto del curatore, cit., p. 506.
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4 Osservazioni e contestazioni

Circa le osservazioni e le contestazioni che possono essere presentate dal fallito e
dai creditori, la giurisprudenza ha in primo luogo ristretto il campo dei legittimati: se
1. ogni interessato pu presentare osservazioni,
2. soltanto il fallito e i creditori ammessi possono muovere le
contestazioni di cui parla lart. 116 l.f.
9
.
Inoltre, ha precisato che le contestazioni non possono essere generiche, ma
devono essere specificamente articolate e puntualmente comprovate. In particolare, se
non si raggiunge laccordo, il giudice delegato, disponendo listruzione della causa,
acquisisce i relativi poteri previsti dal c.p.c.
Ludienza di rendiconto irripetibile occasione di confronto tra i creditori, il fallito e
gli organi della procedura. Proprio questa funzione assolvono le osservazioni degli
interessati: esse costituiscono lo strumento dialogico (e dialettico) per mezzo del quale
possibile confrontarsi non solo con il curatore ma pi in generale, e attraverso la
discussione sulloperato del curatore, con tutti gli organi della procedura (che tale attivit
hanno vigilato, autorizzato e diretto). Attraverso le osservazioni gli interessati potranno
sottoporre allufficio nuove questioni e aggiornarlo su fatti rilevati: come,
nellesempio tipico, sullesistenza (anche sopravvenuta) nel patrimonio del fallito di
un bene sfuggito allufficio.


9
V. Cass. 24 marzo 1993, n. 3490, in Giust. civ., 1994, I, p. 193.
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5 Chiusura del fallimento e interessi protetti

La chiusura costituisce lultimo atto del processo di fallimento.
In almeno una delle quattro ipotesi tipiche di chiusura, la mancata presentazione di
domande di ammissione al passivo, il procedimento condizionato dallazione dei
creditori, i cui interessi sembrerebbero avere riconoscimento in questa fase
10
.
Tuttavia, linteresse prioritariamente soddisfatto in tutte le fattispecie di chiusura (e,
includendo il concordato fallimentare, di cessazione della procedura) sempre linteresse
pubblico alla sollecita definizione dellattivit processuale in generale, e del procedimento
fallimentare in particolare: come testimonia la tecnica dei termini acceleratori che
scandiscono tutte le fasi del fallimento.
Linteresse pubblico alla definizione dei processi ha da qualche tempo assunto in
Italia una importanza enorme. I gravi ritardi accusati dallamministrazione della giustizia
espone infatti periodicamente il nostro Paese alla sanzione comunitaria; i ritardi, poi,
generano come noto altri ritardi: larretrato di lavoro negli uffici si riproduce secondo
dinamiche interne e sullo schema del circolo vizioso della causa che diviene effetto.
La lettura costituzionale del fallimento ha poi arricchito di contenuto linteresse
pubblico alla celere definizione. Limpressionante e anacronistico sistema sanzionatorio
attivato contro il fallito, privato di alcuni elementari diritti del cittadino, che male (e anzi
niente affatto) si concilia con un moderno trattamento dellinsolvenza rispettoso in
concreto della dignit umana diviene ancora pi intollerabile e lesivo dei valori della
collettivit intera se inutilmente procrastinato oltre lessenziale.
Si comprende bene, allora, che lattuazione di questo interesse non pu essere
lasciata nelle mani dei soggetti legittimati a chiedere la chiusura: il curatore, che ha
esaurito i suoi compiti, e il fallito. Liniziativa deve essere presa anche dal tribunale di
ufficio (art. 119 l.f.).

10
Cos, per es., V. Sparano, La chiusura del fallimento, in Il fallimento e le altre procedure
concorsuali, a cura di L. Panzani, cit., IV, p. 6.
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La prassi di molti tribunali dunque orientata a favorire in ogni modo al chiusura
della procedura. Gli indirizzi espressi a riguardo devono essere considerati secondo questa
chiave di lettura di politica giudiziaria.

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6 Casi di chiusura

I casi di chiusura del fallimento sono stabiliti dallart. 118 l.f., a norma del quale,
salvo quanto disposto nella sezione seguente per il caso di concordato, la procedura di
fallimento si chiude:
1) se nel termine stabilito nella sentenza dichiarativa di fallimento non sono
state proposte domande di ammissione al passivo;
2) quando, anche prima che sia compiuta la ripartizione finale dellattivo, le
ripartizioni ai creditori raggiungono lintero ammontare dei crediti ammessi, o questi
sono in altro modo estinti e sono pagati tutti i debiti e le spese da soddisfare in
prededuzione;
3) quando compiuta la ripartizione finale dellattivo;
4) quando nel corso della procedura si accerta che la sua prosecuzione non
consente di soddisfare, neppure in parte, i creditori concorsuali, n i crediti
prededucibili e le spese di procedura.
Tale circostanza pu essere, accertata con la relazione o con i successivi rapporti
riepilogativi di cui allart. 33.
Si precisa che negli ultimi due casi, ove si tratti di fallimento di societ il curatore ne
chiede la cancellazione dal registro delle imprese.
La chiusura della procedura di fallimento della societ nei casi di cui ai numeri 1) e
2) determina anche la chiusura della procedura estesa ai soci ai sensi dellart. 147, salvo
che nei confronti del socio non sia stata aperta una procedura di fallimento come
imprenditore individuale.
Il primo caso di chiusura si ha se nei termini stabiliti nella sentenza dichiarativa di
fallimento non sono state proposte domande di ammissione al passivo. Una corrente
dottrinale esclude che la chiusura possa essere impedita dalla presenza di debiti della
massa (come invece affermato dalla giurisprudenza sopra riportata)
11
. Ma ragioni di tutela
quantomeno dellerario consigliano lopposta soluzione.

11
Riferimenti in V. Sparano, La chiusura del fallimento, in Il fallimento e le altre
procedure concorsuali, cit., p. 8
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Altra questione se la chiusura possa essere impedita dalla pendenza di
dichiarazioni tardive di credito (depositate, pertanto, dopo ludienza di verifica e prima
del decreto di chiusura).
Lopinione prevalente in giurisprudenza che la domanda tardiva, in quanto tale,
non pu impedire la chiusura per mancanza di domande tempestive. Il giudizio deve
essere dichiarato interrotto ai sensi dellart. 300 c.p.c.
12
o, secondo altro avviso,
improseguibile
13
.
La contraria opinione
14
confligge con gli interessi promossi dalla sollecita chiusura
della procedura, e se accolta ne consentirebbe una protrazione a tempo indefinito (potendo
sempre intervenire nuove dichiarazioni tardive, fondate o infondate che siano).
Gli stessi effetti circa la chiusura sono prodotti per opinione pacifica dal ritiro di
tutte le domande proposte
15
.

Il secondo caso di chiusura si ha quando le ripartizioni effettuate raggiungono
lintero ammontare dei crediti ammessi, o questi sono in altro modo estinti e sono pagati il
compenso al curatore e le spese di procedura (art. 118, n. 2).
Qui va notato che il soddisfacimento integrale dei creditori non assoggettato ad
accertamento da parte del tribunale: oltre che pagati i crediti possono essere in qualsiasi
modo estinti (anche a seguito di rinuncia del creditore: come nel caso tipico del
concordato stragiudiziale).
La questione pi dibattuta su questa ipotesi di chiusura quella relativa alla
possibilit di procedervi in pendenza di opposizioni allo stato passivo.
Unopinione ormai sostenuta solo in dottrina ritiene rigorosamente di no, in quanto il
credito per cui causa non ammesso, ma nemmeno definitivamente escluso: si crea una
situazione di stallo che pu essere rimossa solo dalla decisione definitiva.

12
Cos Trib. Roma, 4 febbraio 1992, in Dir. fall., 1993, II; p. 512.
13
Cos Trib. Roma 22 maggio 1992, in Dir. fall., 1993, II, p. 512.
14
Sostenuta per es. da Trib. Napoli 19 marzo 1997, in Dir. fall., 1997, II, 1294.
15
Anche qui riferimenti in V. Sparano, La chiusura del fallimento, in Il fallimento e le altre
procedure concorsuali, cit., p. 8.
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Lopinione prevalente, invece, poggia su una lettura testuale della norma: poich
essa parla di soddisfazione dei crediti ammessi, e poich i crediti esclusi non sono
ammessi, limpugnazione della esclusione non impedisce la chiusura del fallimento.
Una soluzione intermedia propone la chiusura del fallimento con accantonamento
delle somme relative a crediti su cui pende giudizio ai sensi dellart. 98 l.f.
16
.
La pendenza di giudizi su dichiarazioni tardive non ha suscitato lo stesso ampio
dibattito: si ritiene che essi non ostacolino in alcun modo la chiusura
17
.

Il terzo caso di chiusura riguarda lavvenuta ripartizione finale dellattivo. Se non
sono esperibili utilmente ulteriori attivit di recupero, non resta che chiudere la
procedura
18
.

Il quarto caso e ultimo di chiusura concerne linsufficienza di attivo, che sconsiglia
lulteriore protrarsi del fallimento (art. 118, n. 4 l.f.).
In questultima fattispecie lanalisi costi-benefici svolta dal tribunale riassume un
giudizio complessivo sulloperato di tutti gli organi della procedura e sulle scelte
strategiche effettuate nella ricostruzione dellattivo.
Dovranno essere riconsiderate le ragioni che hanno portato a rinunce sulla
riscossione coattiva di crediti, e prima ancora sulla instaurazione e coltivazione di processi
attivi per la massa, e poi infine sulla esitazione dei beni.
Questi elementi dovranno essere valutati alla luce di criteri di economicit e
convenienza. Bisogner valutare
1. se le spese da affrontare non superino lutile realizzabile;

16
Riferimenti di dottrina e giurisprudenza in V. Sparano, La chiusura del fallimento, in Il
fallimento e le altre procedure concorsuali, cit., p. 12.
17
V. Cass. 9 settembre 1995, n. 9506, in Giust. civ., 1996, I, p. 91.
18
Pertanto, prima della chiusura occorre tener conto di tutte le attivit comunque
recuperabili a favore dei creditori: qui si esercita un ampio potere discrezionale del
tribunale, trattandosi di una valutazione di opportunit o convenienza: F. Ferrara, Il
Fallimento, cit., 590. Appare ancora pi evidente la gi sottolineata utilit, a questo fine,
del contatto tra ufficio e creditori nella udienza di approvazione del rendiconto del curatore
(v. indietro, cap. ottavo, 2).
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2. se sia opportuno (e consentito) addossare allerario anticipi su spese di
giustizia per processi esecutivi di dubbio esito;
3. se proseguendo oltre si riuscir perlomeno a coprire i debiti della massa e il
compenso al curatore. E infine,
4. se lulteriore protrarsi a queste condizioni della procedura non urti
irreparabilmente contro linteresse pubblico alla sollecita definizione,
considerata anche la posizione deteriore riservata dalla legge al debitore nella
costanza del suo fallimento.
In tutto questo, una particolare attenzione andr riservata alla oggettiva consistenza
del passivo rispetto allattivo ipoteticamente realizzabile: poich qualora essa dovesse
sopravanzare enormemente qualsiasi attivo certo o di pronta acquisizione, sarebbe
parimenti inutile proseguire nella procedura, atteso che i creditori non ne trarrebbero un
risultato apprezzabile
19
.


19
V. Sparano, La chiusura del fallimento, in Il fallimento e le altre procedure concorsuali,
cit., p. 15.
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7 Decreto di chiusura

Dispone lart. 119 che la chiusura del fallimento dichiarata con decreto
motivato del tribunale.
Circa liniziativa per la chiusura, essa pu decidersi su istanza
1. del curatore o
2. del debitore ovvero
3. di ufficio.
Il decreto pubblicato nelle forme prescritte nellart. 17.
Quando la chiusura del fallimento dichiarata ai sensi dellart. 118, primo comma,
n. 4), prima dellapprovazione del programma di liquidazione (102 l.f.), il tribunale decide
sentiti il comitato dei creditori ed il fallito, i quali potrebbero avanzare osservazioni
sullutile esperimento della procedura che invece si vorrebbe definire.

Contro il decreto che dichiara la chiusura o ne respinge la richiesta ammesso
reclamo a norma dellart. 26. Contro il decreto della corte dappello il ricorso per
cassazione proposto nel termine perentorio di trenta giorni, decorrente dalla
notificazione o comunicazione del provvedimento per il curatore, per il fallito, per il
comitato dei creditori e per chi ha proposto il reclamo o intervenuto nel
procedimento; dal compimento della pubblicit di cui allart. 17 per ogni altro
interessato (2).
Il decreto di chiusura acquista efficacia quando decorso il termine per il reclamo,
senza che questo sia stato proposto, ovvero quando il reclamo definitivamente rigettato.
Allo stesso modo si provvede a seguito del passaggio in giudicato della sentenza di
revoca del fallimento o della definitivit del decreto di omologazione del concordato
fallimentare

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8 Effetti della chiusura

Dispone lart. 120 che con la chiusura
1. cessano gli effetti del fallimento sul patrimonio del fallito e le conseguenti
incapacit personali e
2. decadono gli organi preposti al fallimento.
In passato, e nel vigore della versione percedente della norma, che non faceva
riferimento alle incapacit personali, si discuteva se la chiusura comportasse una
reintegrazione del debitore nella situazione patrimoniale precedente: sono infatti salvi tutti
gli atti compiuti nel corso della procedura
20
; ma pi modestamente il venire meno dello
spossessamento. La chiusura del fallimento fa venir meno lo spossessamento della
societ fallita, con il conseguente riacquisto da parte sua della libera disponibilit dei
beni e non comporta invece l'estinzione della societ
21
.
Secondo una opinione diffusa in dottrina, anche se la norma non trattava degli effetti
personali del fallimento, la cui cessazione presupponeva allepoca la riabilitazione del
fallito ai sensi dellart. 142 l.f., alcuni effetti strettamente connessi alle esigenze della
procedura non trovano pi giustificazione una volta che questa sia cessata e devono
anchessi cessare. Cos per il vincolo sulla corrispondenza (art. 48 l.f.) e cos per lobbligo
di residenza (art. 49 l.f.)
22
. La tesi era assolutamente condivisibile, in quanto realizzava una
interpretazione costituzionalmente orientata (rispettosa degli art. 13 e 15 Cost.) di norme
sanzionatorie la cui perdurante vigenza nel contesto attuale stride apertamente con una idea
moderna e laica del fallimento. Con la riforma, essa stata tradotta in legge.
Gli organi preposti alla procedura decadono (art. 120, comma 1, l.f.).
1. Il tribunale fallimentare conserva la cognizione del processo di
opposizione alla dichiarazione di fallimento e dei giudizi sulla

20
Pertanto, per giurisprudenza condivisibile, la chiusura del fallimento non pregiudica
linteresse del fallito alla opposizione spiegata contro la sentenza dichiarativa: v. App.
Venezia, 23 dicembre 1995, in Foro it., 1996, I, c. 2071.
21
Cass. 11 ottobre 1999, n. 11361, in Fall., 2000, p. 881.
22
Cfr. V. Sparano, La chiusura del fallimento e la cessazione della liquidazione coatta
amministrativa, cit., p. 290, e letteratura citata.
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Attenzione! Questo materiale didattico per uso personale dello studente ed coperto da copyright. Ne severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto dautore
(L. 22.04.1941/n. 633)

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revocazione dei crediti, i quali proseguono anche dopo la definizione del
fallimento.
2. Il giudice delegato conserva le sue attribuzioni sugli accantonamenti
eventualmente ordinati (i quali vanno attribuiti, ripartiti o restituiti al
fallito).
3. Il curatore resta parte dei giudizi che proseguono e, in proprio, del giudizio di
responsabilit eventualmente azionato anche in occasione del rendiconto.
Per il resto, il curatore decade dal proprio ufficio, sicch si ritenuto che
possa essere destinatario della sola notifica di atti impositivi successivi alla
chiusura
23
.
I creditori riacquistano il libero esercizio delle azioni verso il debitore
per la parte non soddisfatta dei loro crediti per capitale e interessi,
salvo quanto previsto dagli artt. 142 e seguenti (2).
Il decreto o la sentenza con la quale il credito stato ammesso al passivo costituisce
prova scritta per gli effetti di cui allart. 634 del codice di procedura civile.


4. Chiusura del fallimento e giudizi in corso

Le ultime considerazioni essenziali concernono i rapporti tra chiusura della
procedura e giudizi in corso
24
.
1. La pendenza del giudizio di opposizione alla sentenza dichiarativa di
fallimento non impedisce la chiusura della procedura. Infatti, non sussiste
collegamento tra i due processi che possa importare una simile conseguenza.
2. I giudizi instaurati ai sensi degli artt. 64, 65, 67, 69 e 70 l.f., e ancora
pendenti non impediscono parimenti la chiusura (che sar stata
deliberata previa valutazione negativa sulla utilit di proseguire tali
giudizi). Cessato il fallimento essi, basati come sono sulla esigenza di
ripristinare la pari condizione tra i creditori, non hanno pi ragion

23
Comm. trib. centr. 22 luglio 1999, n. 37, in Dir pratica soc., 1999, n. 20, p. 64.
24
Su cui v. in generale A. Cavalaglio, Fallimento e giudizi pendenti, cit., passim.
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dessere, non possono essere proseguiti e sono dichiarati inammissibili
25
.Dispone infatti lart. 120 l.f. che, dopo la chiusura della procedura, le
azioni esperite dal curatore per lesercizio di diritti derivanti dal fallimento
non possono essere proseguite.
3. Circa i giudizi sullo stato passivo vale, come esposto, la regola
(interpretativa) generale per cui non impediscono la definizione della
procedura. Circa gli effetti della chiusura sulle azioni in corso vale quanto
segue.
4. I giudizi di revocazioni straordinarie dei crediti ammessi proseguono dinanzi
allo stesso tribunale.
Parte della dottrina ha suggerito questa soluzione anche per i giudizi
sullimpugnazione dei crediti ammessi; altri hanno obbiettato che, poich la relativa azione
presuppone il concorso dei creditori, non ha pi ragione di essere dopo la chiusura del
fallimento, e diviene improseguibile
26
.
Le dichiarazioni tardive di credito e le opposizioni allo stato passivo non ancora
decise in via definitiva non impediscono, secondo la giurisprudenza, la chiusura del
fallimento. Tali giudizi sono, secondo un primo indirizzo, improcedibili; secondo altro
avviso, restano interrotti e possono essere riassunti nei confronti del fallito al fine di
ottenere laccertamento del credito
27
.
5. Infine, i giudizi di rivendicazione, separazione o restituzione di cose mobili
instaurati ai sensi dellart. 103 l.f., in quanto esclusi dal concorso, non
impediscono mai la chiusura del fallimento
28
.




25
V. Cass. 30 gennaio 1992, n. 951, in Fall., 1992,. p. 592.
26
V. i riferiemnti in V. Sparano, La chiusura del fallimento, in Il fallimento e le altre
procedure concorsuali, cit., 22.
27
V. Sparano, La chiusura del fallimento, in Il fallimento e le altre procedure concorsuali,
cit., 22 s.
28
Cfr. V. Sparano, La chiusura del fallimento e la cessazione della liquidazione coatta
amministrativa, cit., p. 17.

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