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P er i o di c o del l I s t i t ut o per l a f o r ma z i o ne a l gi o r na l i s mo di Ur bi no
Quindicinale - 7 aprile 2006 - Anno 16 - Numero 7
Internet: Ducato on line - www.uniurb.it/giornalismo
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Il mercato immobiliare in crisi
da tempo. Non si investe pi sul
mattone. Le trattative durano
anni e il valore degli apparta-
menti a Urbino non cresce oltre
il 3-4%, contro un trend nazio-
nale dell'8%. La causa? Il "movi-
mento fiacco di studenti".
a pagina 7
Mercato in crisi
gi le vendite
Case
Sempre pi studenti scelgono il
Cibus, il piatto unico della men-
sa universitaria. Ma una dieta
settimanale a base di Cibus
corretta dal punto di vista nutri-
zionale? Lo abbiamo chiesto a
Elena Piatti, docente di Biochi-
mica della nutrizione.
a pagina 13
La dieta del
Cibus fa bene?
Mensa
Dopo aver fatto incetta di titoli
regionali (sei in tutto, due indivi-
duali e quattro a squadre), An-
drea Benedetti si prepara alle
sue prime gare nazionali, a set-
tembre, con un sogno nel cas-
setto: "Andare alle Olimpiadi,
anche senza vincere niente"
a pagina 15
Quel ragazzino
che salta 6 metri
Sport
Aspettando la Pasqua c on balli e c anti in piazza
I
frati francescani della Parrocchia di San Domenico ballano e cantano in piazza della Repubblica. Nei periodi di Avvento e di
Quaresima i religiosi usano questo tipo di animazione per incontrare i giovani di Urbino. a pagina 3
Negoziant i: Cos chiuderemo t ut t i
Nessuno ci ascolta e le organizzazioni sono troppo politicizzate per pensare a noi
Per contrastare la crisi presto nascer una nuova associazione del commercio
P
otrebbe sembrare la soli-
ta manfrina tra chi vede il
bicchiere mezzo pieno e
chi lo vede mezzo vuoto,
ma la differenza pi
sottile. E quella che separa due
ottimisti: uno dice che la situazio-
ne dellItalia in fondo quella che
, e siccome lui il pi bravo,
meglio di cos non potrebbe esse-
re; mentre laltro dice che se ci
vogliamo tutti bene, si d uno
scappellotto a chi troppo ricco e
una carezza a chi troppo povero,
le cose si aggiustano. Tutti e due
hanno torto e probabilmente lo
sanno. Tutti e due sanno di dover
fare cose ben pi drastiche e
impegnative di quelle che adesso
ammettono. Ma tutti e due pensa-
no che gli italiani non vogliono
sapere la verit ed meglio
comunque non dirgliela. Vedremo
come finir.
In tutto questo, che ne sar della
nostra citt? Qui abbiamo un pro-
blema grosso come una casa, che
finora abbiamo finto di dimenti-
care per aspettare le elezioni:
quello dellUniversit. Se vince la
sinistra probabilmente si riparler
di statalizzazione; riesploderanno
le polemiche dello scorso anno? E
se vince la destra? E abbastanza
chiaro che la destra farebbe pas-
sare la statalizzazione solo se le
fosse garantito di entrare nella
stanza dei bottoni; e probabil-
mente chi decide le sorti
dellUniversit non ha la possibili-
t di resistere a queste pressioni
altri cinque anni.
Altra questione di immediato
interesse: il Comune. Se, per
esempio, la promessa di abolire
lIci sulla prima casa deve essere
presa sul serio (il che dubbio)
significa una stangata mortale per
i Comuni, che vedrebbero asciu-
garsi una delle pochissime pote-
st impositive; per fare cassa gli
resterebbero quasi solo le multe.
Berlusconi gioca sul velluto; la
maggior parte dei Comuni sono
amministrati dalla sinistra e il
Governo potrebbe farsi bello con i
contribuenti senza dover fare
sacrifici e anzi accrescendo il suo
potere di pressione sugli enti loca-
li, che gi si lamentano. Daltra
parte c chi dice che il Governo,
tagliando loro i fondi, li ha
costretti a fare economie e a evita-
re sprechi, tanto che il fabbisogno
di cassa nel settore diminuito.
Anche se dicono altri questo
discorso virtuoso non considera
che gli enti pi grandi sono in
grado di operare sul mercato
come imprenditori e attori finan-
ziari, mentre quelli piccoli debbo-
no arrangiarsi.
Il Ducato non ha mai fatto politica
e non comincer oggi. I nostri let-
tori poi sono tutti maggiorenni e
sanno ragionare con la loro testa.
Perci, in questa vigilia elettorale,
ci limitiamo ad augurarci e ad
augurare a tutti, oltre la Buona
Pasqua (perch torneremo in edi-
cola nella prima settimana di
maggio) anche un governo capace
di risolvere i problemi nel modo
migliore; quelli nostri e quelli
dellItalia.
LEDITORIALE
L ot t imismo elet t orale non ci serve
Nascer dopo Pasqua la prima
associazione degli esercenti ur-
binati. Dopo lo strappo consu-
matosi nelle ultime settimane
con Confcommercio e Confe-
sercenti, un folto gruppo di
commerciantii vuole farsi senti-
re dalla giunta Corbucci.
"Bisogna organizzare nuovi
event per attirare pi gente in cit-
t". E'questa la prima richiesta
avanzata dagli esercenti in un in-
contro con l'amministrazione
comunale, organizzato senza le
associazioni di categoria
I commercianti denunciano:
La Confcommercio e la Confe-
sercenti sono troppo politiciz-
zate, riescono solo a dividerci.
Ma Cecchini e Passeri minimiz-
zano e rilanciano alla ricerca di
un accordo: Se restiamo insie-
me possiamo fare meglio.
Secondo i commercianti "Una
crisi cos non si era mai vista in
citt e il 30% dei negozi a ri-
schio chiusura". I dati comuna-
li dicono, per, che negli ultimi
anni gli esercizi commerciali so-
no cresciuti.
a pagina 4
A due anni esatti dallavvio del-
liniziativaper tenere pulito il
cuore della citt, la raccotla dei
rifiuti in via Raffaello e Braman-
te non soddisfa ancora cittadini
e commercianti. Orari non ri-
spettati spiega la Megas, ma
nessuno fa le multe.
a pagina 5
Il porta a porta
divide la citt
Rac c olta rifiuti
il Ducato
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Fra cresce e bat t iculo
quando Pasqua
era la fest a del popolo
Nel Montefeltro si festeggiava con la brusca al pecorino, lardo e tante uova sode.
I ragazzi annerivano le croci delle grotte per far sporcare i fedeli
Quando la colomba
non esisteva ancora
Specialit delle valli marchigiane,
la crescia brusca era il piatto
con cui dire addio alla Quaresima
Con la colomba condivide il periodo, con il
panettone la forma. La crescia pasquale,
nasce in queste valli per labbondanza di
allevamenti ovini. Originariamente infatti la
ricetta prevedeva un abbondante uso di peco-
rino; oggi molte famiglie e molti pasticcieri
preferiscono il parmigiano. Ecco gli ingredien-
ti: farina, olio extravergine di oliva, formaggio
grattugiato, uova, sale, pepe, lievito.
Ma c chi sostituisce il sale con lo zucchero
e condisce limpasto con canditi e uvetta.
IL PIATTO TIPICO
Sette giorni di riti
per la Resurrezione
Dalle Palme alla festa dellAngelo
attraverso la lavanda dei piedi e
concerti di musica sacra
I ramoscelli dulivo saranno benedetti in piaz-
za delle Erbe domenica 9 aprile alle 10,30.
In serata lorgano della Chiesa di San
Francesco accompagner la voce del soprano
Giovanna Donini. Le celebrazioni della setti-
mana santa proseguono mercoled con la
benedizione degli olii in Cattedrale alle
17,30. Gioved alle 21 sempre in Cattedrale
la lavanda dei piedi. Alle 21 del Venerd per
le strade del centro si snoder la via Crucis.
Sabato la veglia pasquale in Cattedrale.
LA SETTIMANA DI PREGHIERA
Luned a spasso
per le vie del centro
Per chi non ama le gita fuori porta,
numerosi itinerari per scoprire
gli angoli segreti della citt ducale
Scarpe ben allacciate e borracce piene per
chi si vorr dedicare al trekking di Pasquetta
Lappuntamento alle 9,30 a Porta San
Bartolo e un po di fatica assicurata anche
se non si lasceranno mai i vicoli ducali.
Il giro della citt si articoler da Santa Chiara
a piazza San Francesco, passando per piazza
Rinascimento, le scalette di San Giovanni e
corso Garibaldi. Per tirare il fiato si potr
riparare al museo dellincisione, che per loc-
casione rimarr aperto tutta la giornata.
LA PASSEGGIATA DI PASQUETTA
L
e antiche tradizioni di
Pasqua rimangono
solo un ricordo degli
anziani. Oggi, non ci
sono pi. Persino tro-
vare una foto quasi
impossibile. Ma come si festeg-
giava per Pasqua, quando il
ritmo della vita non era cos fre-
netico e i bambini si accontenta-
vano di un uovo sodo?
Una delle tradizioni pi note la
preparazione della crescia o
pizza di Pasqua. Veniva fatta in
casa con il lardo, anzich con
l'olio, e con il formaggio pecori-
no. Poi, nel dopoguerra, arriv
anche la crescia di Pasqua dolce.
"Allora le massaie facevano a
gara per chi met-
teva pi uova, e
chi poteva per-
mettersi di pi",
ricorda l'artigia-
no Pippi
B a l s a m i n i .
Dentro le mura di
Urbino, l'impasto
delle cresce pote-
va essere cotto
nei forni di bor-
gata. La signora
Maria Bertozzi,
che aveva una
pasticceria in
corso Garibaldi,
ricorda i forni pi importanti:
"C'era il forno di Damasi, in via
s. Andrea, detto il 'Botticin',
oppure il forno di Donnini, detto
'Bibin', in via Mazzini. 'Candido'
Zanchi, in via dei Fornari. Un
altro forno al monte era di
Bedini, detto 'Schiuus'". Ma dei
forni antichi, dice Balsamini, ne
rimane solo uno risalente al '500
al Borgo Mercatale, nascosto nel
vano di un camino.
Per mangiare le cresce, si aspet-
tava rigorosamente il giorno di
Pasqua: "Era una cosa un po' tri-
bale - spiega il professor Michele
Gianotti, consigliere dell'asso-
ciazione Pro Urbino - in campa-
gna si facevano 40 uova sode a
testa pi una pizza di Pasqua.
Ognuno se li teneva in camera
da letto, nei comodini. Poi
magari andavano a male e quin-
di facevano una gran puzza".
I riti pi importanti, dopo la
domenica delle palme, iniziava-
no il gioved santo con la visita ai
sepolcri. "Le parrocchie faceva-
no a gara per allestire il miglior
sepolcro e nel pomeriggio del
gioved le famiglie andavano a
visitarli, sempre
in numero dispa-
ri", ricorda
Gianotti. A
Fermignano, per
seguire la proces-
sione del venerd
di Urbino, si anti-
cipava la proces-
sione del Cristo
morto, una tradi-
zione che risale al
Settecento.
Il venerd si cele-
bravano le tre ore
di agonia nella
chiesa di san Francesco. Dopo la
messa, le campane venivano
legate perch i loro rintocchi
non disturbassero il lutto citta-
dino. E per annunciare le funzio-
ni, i ragazzini suonavano uno
strumento di legno, la 'batracco-
la'. "Dopo la messa - ricorda il
professor Tonino Antonelli - i
membri della confraternita di
sant'Andrea Avellino, incappuc-
ciati di bianco, andavano nelle
grotte del Duomo. L, nella cap-
pella centrale, il crocifisso veni-
va schiodato e deposto in una
specie di catafalco basso. Due
canonici del duomo, membri
della confraternita del Crocifisso
della grotta, vestiti con un saio
nero, benedicevano la corona".
Sabato a mezzogiorno si scio-
glievano le campane. "Durante il
suono - dice Gianotti - tutti cor-
revano a bagnarsi perch si dice-
va che l'acqua fosse benedetta".
Ma la domenica e il luned erano
i giorni della festa: la domenica
di Pasqua iniziava con la cola-
zione a base di uova sode e cre-
scia a volont "senza far cadere
briciole a terra, perch erano
benedette". Poi seguiva il pranzo
con passatelli in brodo e costine
di agnello fritte.
Per Pasquetta le famiglie divide-
vano la giornata tra preghiera,
giochi e cinema. Molti andavano
a pregare nelle grotte del Duomo
per chiedere l'indulgenza, reci-
tando in ginocchio una preghie-
ra per ogni scalino. Il giro del
perdono risale alla fine del
Quattrocento, quando l'indul-
genza fu concessa ai duchi di
Urbino e la gente andava a pre-
gare nella cappella del palazzo
ducale. Nel 1631, con l'arrivo del
legato pontificio, ci si spost a
pregare nell'oratorio del
Crocifisso delle grotte.
Per i ragazzi il giro del perdono
era anche una fonte di diverti-
mento: "I giovincelli imbrattava-
no le croci con il nero delle scar-
pe - racconta Gianotti - e la
gente che le toccava, dato che le
grotte erano molto buie, usciva
tutta nera".
In campagna si passava la gior-
nata giocando a "batticulo".
Ciascuno aveva a disposizione
un solo uovo sodo e con questo
doveva colpire quello dellavver-
sario. Vinceva chi rimaneva con
il proprio uovo intatto dopo aver
rotto quello degli altri. Gli abi-
tanti delle campagne, armati di
cresce e fiaschi di vino, andava-
no al cinema, che per l'occasio-
ne offriva gli spettacoli gratis.
CONCITA MINUTOLA
Nei giorni
di Passione
si udiva solo
il rumore
di batraccole
Le campane
erano legate
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PRIMO PIANO
Ma molte tradizioni restano relegate nel libro dei ricordi e nelle memorie
Balli in piazza per port arvi in chiesa