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Luigi Ippolito

Lex URSS e la Rinascita dei Nazionalismi


Corriere della Sera - 9 marzo 2014
I recenti eventi in Crimea fanno da sfondo a questo articolo che comprende una panoramica sulla storia della dominazione russa degli stati ad essa confinanti e unanalisi delle sue conseguenze. Prima tra tutte la compresenza, in questi stati, di due forze: da una parte quella delle popolazioni che, dopo il secolare governo straniero, rivendicano la propria autonomia, dallaltra quella dei Russi che, pur abitando in tali territori, manifestano la volont di ricongiungersi alla madrepatria. questo il caso dellUcraina, ma non solo. Nei Paesi Baltici la spinta autonomistica stata molto forte mentre pi problematiche si sono rivelate le situazioni nate in altri stati dellex-Unione Sovietica, come la Georgia, lArmenia o la Cecenia. A fornire la giustificazione ideologica (e anche un po poetica, che non guasta mai) di quanto sta accadendo in Ucraina ci ha pensato laltro giorno il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, secondo cui lingresso della Crimea in Russia non una raccolta delle terre sovietiche sulla base di un progetto del Cremlino, un processo naturale di raccolta di connazionali attorno al loro centro, alla loro patria storica che attraente, che suscita fiducia, e che pu fungere da garante della loro sicurezza e di un loro futuro prospero, insomma un processo in cui le terre si raccolgono secondo il principio della calamita. E difatti la rinascita delle identit nazionali nello spazio geo-politico dellex Urss segue un doppio movimento: allo stesso tempo centrifugo e centripeto. Da un lato le nazionalit costrette per secoli nella prigione dei popoli che fu prima limpero zarista e poi quello sovietico tendono ad affermare la loro individualit nei confronti del centro (russo-moscovita), dallaltro i frammenti della nazione russa sparsi nellex impero tendono a ricomporsi verso la madrepatria destabilizzando le giovani nazioni nate dallimplosione dellUnione Sovietica. Il caso ucraino emblematico sotto entrambi i punti di vista. Qui levoluzione del sentimento nazionale stata complicata dalla composizione multi-etnica della popolazione. Mentre gi nel periodo sovietico le regioni occidentali del Paese, storicamente e culturalmente vicine alla Polonia e alla Lituania, affacciavano richieste di maggiore autonomia, le regioni orientali, popolate in larga parte da russi o ucraini russofoni, mostravano maggiore resistenza a queste domande. Daltra parte il sentimento nazionale ucraino, accompagnato da un linguaggio scritto, una grammatica standardizzata e una coscienza di s, un prodotto abbastanza tardo, della fine dellOttocento. [] Ma evidente che gli ucraini non hanno finito per fondersi nellalveo russo come i bavaresi nella Germania, bens dopo il raggiungimento dellindipendenza nel 1991 hanno accentuato le loro caratteristiche nazionali con unattiva promozione della lingua e della cultura autoctone. [] La leva delle minoranze russe fuori dai confini nazionali stata gi sperimentata da Mosca, ad esempio con i Paesi Baltici. Estonia, Lettonia e Lituania sono state protagoniste del pi forte movimento di rinascita nazionale al tramonto dellUnione Sovietica. Entit non slave, forti di influenze storiche polacche, tedesche e scandinave, non sono mai state assimilabili allinterno del corpo della Russia e non un caso che siano le uniche Repubbliche ex sovietiche entrate a far parte della Nato e dellUnione europea. Ma anche al loro interno sono presenti significative minoranze russe (specialmente in Estonia e Lettonia) che non hanno mancato di far sentire il loro peso sulla vita politica. E che potrebbero essere riattivate da Mosca in una situazione di crisi. Ancora pi complesso lo scenario caucasico, dove la rinascita nazionale post-sovietica ha visto protagonisti soprattutto i georgiani e gli armeni. Questi ultimi sono invischiati da ventanni in un conflitto con il vicino Azerbaigian a proposito del Nagorno-Karabach, lenclave armena (e cristiana) in territorio azero (e musulmano) che vorrebbe ricongiungersi con la madrepatria. Anche qui Mosca intervenuta favorendo lo Stato-cliente armeno e usando lirredentismo del Nagorno-Karabach per tenere sotto pressioni i riottosi azeri. A loro volta i georgiani, antica e orgogliosa nazione, hanno cercato di affermare con veemenza il loro distacco dalla Russia, soprattutto dopo la Rivoluzione delle Rose del 2003. Ma lintervento armato deciso da Putin nel 2008 li ha riportati a pi miti consigli: e ancora una volta Mosca si fatta scudo dellirredentismo di una piccola nazione, lOssezia del Sud, che fa risalire la propria identit etnica agli antichi Alani. Gli osseti, russofoni inclusi nella Georgia, hanno invocato laiuto fraterno del Cremlino quando si sono visti minacciati dai georgiani: aiuto prontamente accordato, con la conseguente occupazione di porzioni di territorio georgiano che dura ancora oggi. Infine il Caucaso russo, con la sua miriade di nazionalit sparse fra Cecenia, Ossezia del Nord, Inguscezia, Daghestan, CabardinoBalcaria, Repubblica circassa. Una regione tra le pi fiere, sottomessa dagli Zar solo a met dellOttocento e dopo aver pagato un duro prezzo di sangue. E che negli ultimi ventanni, dopo la fine dellUrss, ha prodotto una nuova scia di lutti. Al centro di essa la Cecenia, nazione mai doma, che ha ottenuto con due guerre una autonomia di fatto, pur pagando formale tributo a Mosca. In conclusione, il tratto comune che rende problematiche le rinascite nazionali nello spazio post-sovietico la sovrapposizione irrisolta di etnie e confini, specialmente quando dei confini amministrativi e artificiali ( il caso della Crimea) si sono trasformati in frontiere statuali. Una contraddizione foriera di ulteriori, destabilizzanti crisi internazionali.

http://www.pbmstoria.it/giornali12334

23/03/2014

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