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Let di Art: alcuni riferimenti storici e archeologici

CHRISTOPHER SNYDER, MARYMOUNT COLLEGE The Heroic Age, 1, primavera-estate 1999 La domanda Art visse veramente? spesso seguita dallinterrogativo Quando visse Art?. Secondo gli Annales Cambriae, la Historia Brittonum e la Storia dei re di Britannia di Goffredo di Monmouth, le attivit di Art si collocano nel V e/o nel VI secolo. Anche la maggioranza dei moderni fautori di un Art storico lo collocano allinterno di questo periodo. Anche se potremmo non imbatterci mai in una prova storica dellesistenza di Art, possiamo apprendere di pi su questo periodo nel quale egli potrebbe essere vissuto. In anni recenti, tanto gli storici quanto gli archeologi hanno gettato nuova luce su quest'epoca confusa e spesso trascurata. Il nome del periodo Prima di tutto, necessario spendere due parole sul nome di questo periodo della storia britannica. Non la Britannia romana: Roma se nera ufficialmente andata (cio lamministrazione civile e militare si era ritirata) nel 410, malgrado la persistenza di tracce di cultura romana (Dark 1998). E non nemmeno propriamente lInghilterra anglosassone: i Britanni, non i nuovi arrivati germanici, controllarono la maggior parte dellisola (e costituirono certamente la maggioranza della popolazione) fino alla fine del VI secolo. Definirlo un interludio o un periodo di transizione altres un errore (per quanto commesso da molti autori), poich non fa giustizia all'affascinante documentazione in nostro possesso e rende ancor pi arduo capire come possano esserne emerse le leggende di Art e Merlino. Di fatto, per molti questa lEt di Art (Morris 1973). In anni recenti, gli studiosi ci hanno messi in guardia dall'utilizzare il problematico Art per definire un periodo storico (Dumville 1977; Thomas 1981). Gli archeologi hanno optato in maggioranza per luso delletichetta Britannia sub-romana, utilizzato per la prima volta dagli esperti di ceramica per definire gli standard in declino del vasellame romano-britannico. Il problema di questa etichetta, a parte le ovvie connotazioni negative, che sub-romano pu indicare qualunque cosa dai primissimi decenni del V secolo agli interi V e VI secolo. I termini postromano, alto-cristiano e alto-medievale sono altrettanto vaghi sul piano cronologico. Io ho proposto Periodo brittonico per indicare gli anni dal 400 al 600 (Snyder 1998). Il principale vantaggio di questa etichetta che essa concentra la nostra attenzione sui Britanni, che diversamente si perdono nelle analisi generali dedicate alla Britannia romana e a quella medievale. Ci non significa che i Britanni siano lunica popolazione di importanza storica nella Britannia del V e del VI secolo. Nelle estreme regioni settentrionali dell'isola vivevano varie trib che i romani chiamavano collettivamente Pitti (il latino Picti significa "i dipinti", forse in riferimento alla pratica comune tra i celti dellet del Ferro dei tatuaggi sul corpo dei guerrieri). Queste popolazioni di lingua celtica, e i loro enigmatici simboli incisi su pietra, sono tuttora poco comprese, malgrado una recente fioritura di attenzione accademica.1 Sulle coste britanniche occidentali, specie nel Dyfed e nellArgyll, vi erano gruppi di coloni irlandesi che le fonti latine chiamano Scoti (Scoti o Scotti). Questi irlandesi portarono in Britannia la scrittura nota come Ogam (McManus 1991), fondarono la dinastia dei Disi di Demetia (Thomas 1997) e si ritagliarono il regno di Dalriada, nell'Argyll, che avrebbe finito per dominare e per dare un'identit alla Scozia medievale (Bannerman 1974). Infine, nelle pianure orientali destinate in seguito a essere chiamate Inghilterra, vi erano gruppi sparsi di popolazioni di lingua germanica che comprendevano Angli, Sassoni, Iuti, Frisi e Franchi.2 Chiamate semplicemente Sassoni dai loro vicini britannici, queste genti si sarebbero raggruppate in grossi regni destinati a dominare buona parte dell'isola e, da ultimo, a fondersi e ad adottare una comune identit "inglese" (Wormald et al. 1983). I documenti scritti Tutte queste popolazioni depredarono la Britannia romana nel IV secolo, passando alla colonizzazione nel V e VI secolo. A parte qualche iscrizione, non lasciarono documenti scritti

propri durante il periodo sub-romano. Il fatto stesso che le uniche narrazioni indigene in nostro possesso originarie di questi secoli provengano da autori britannici motivo sufficiente per considerare questo come il Periodo brittonico. Le pi importanti di queste fonti sono le opere di Patrizio e di Gildas. Patrizio, nato nella Britannia tardo-romana ma rapito e portato in Irlanda da mercanti di schiavi, compose un'autobiografia chiamata Confessio nonch una lettera, l'Epistola, indirizzata a un tiranno britannico di nome Corotico.3 Gildas (fl. 500) scrisse una corposa opera intitolata De Excidio Britanniae (La Rovina della Britannia) e gli sono state attribuite altre due opere, i Fragmenta e il De Poenitentia (un penitenziale monastico).4 N Patrizio n Gildas intendevano scrivere di storia, perci le loro opere vanno utilizzate con cautela nello scrivere la storia di questo periodo. Vi sono altre fonti primarie per il periodo brittonico, ma sono tutte opera di stranieri con vari livelli di conoscenza della Britannia. Per gli importanti eventi del 400-410 abbiamo le osservazioni di Claudiano, Olimpiodoro, Frigerido (in Gregorio di Tours), Sozomeno, Orosio, Zosimo e Procopio.5 Due Cronache galliche anonime, scritte nel 452 e nel 511, forniscono brevi descrizioni delle scorrerie e delle conquiste dei Sassoni in Britannia.6 La Vita di san Germano, scritta da Costanzo di Tours alla fine del V secolo, descrive due visite che il santo fece in Britannia nel 429 e intorno al 445.7 Le altre sono fonti posteriori, come le Carte di Llandaff, che descrivono la propriet terriera nel Galles meridionale alto-medievale (Davies 1978); la Storia ecclesiastica degli Angli di Beda (731 circa); la Historia Brittonum (attribuita al monaco gallese Nennio) e gli Annales Cambriae, entrambe composizioni del IX secolo ritrovate insieme in un manoscritto del 1100 circa; e un vasto corpus di genealogie e vite di santi gallesi (Bartrum 1966; Doble 1984). Iscrizioni Unaltra categoria di documenti, che costituisce indubbiamente una fonte primaria sul periodo, l'epigrafia. Per il periodo romano esistono iscrizioni in numerose forme: pietra, piombo, argento, tegole (Collingwood e Wright 1965). Bench non altrettanto numerose, pietre incise del periodo brittonico sono state ritrovate dalla Cornovaglia alla Scozia (Okasha 1993; Allen e Anderson 1903); il maggior numero di esemplari proviene dal Galles (Nash-Williams 1950). Queste iscrizioni, perlopi in latino ma occasionalmente (in Galles e in Cornovaglia) anche in ogamico, comprendono nomi personali, nomi di distretti, occupazioni e naturalmente formule religiose. Solo recentemente gli studiosi hanno iniziato a esplorare la possibilit di scrivere di storia con queste fonti.8 Archeologia Il corpus di documenti in pi rapido aumento su questo periodo, tuttavia, quello archeologico. Ho discusso altrove nel dettaglio tutti i siti britannici che hanno fornito prove materiali sostanziali di attivit nel V e VI secolo (Snyder 1996 e 1997). In questa sede baster elencare i siti pi importanti, divisi per categoria. La maggior parte delle citt tardo-romane della Britannia ha fornito alcune prove di un proseguimento delloccupazione almeno fino a met del V secolo (es. Carlisle, Catterick, York, Lincoln, Ancaster, Wall, Droitwich, Worcester, Gloucester, Caerwent, Bourton, Dropshort, Colchester, Cirencester, Chelmsford, London, Bath, Canterbury, Winchester, Shepton Mallet, Chichester, Ilchester, Dorchester ed Exeter), mentre in altre, in particolare Silchester e Wroxeter, loccupazione prosegue ben allinterno del VI secolo e oltre. Le citt orientali, in particolare quelle nelle valli dei fiumi Humber e Tamigi, furono le prime a cadere (bench forse in seguito a evacuazioni pi che a distruzioni), mentre quelle del Galles e del sud-ovest furono quelle tenute pi a lungo dai Britanni. Loccupazione prosegu anche in molti forti romani e nelle piccole citt (vici) che spesso si svilupparono nelle loro vicinanze. Ravenglass, Catterick, Chester, Caernarvon, Aberffraw e Caerleon mostrano tutte segni di continuit. Tra i forti della Costa Sassone, Richborough e Portchester hanno fornito le prove pi solide di occupazione nel V secolo, e la prima sembra aver ospitato una comunit cristiana. Il Vallo di Adriano ha fornito prove di continuit ancor pi solide, bench ledilizia in legno stesse apparentemente sostituendo quella in pietra. Vindolanda e South

Shields potrebbero aver ospitato chiese sub-romane, mentre Castlesteads, Housesteads, Chesters, Corbridge e Benwell hanno rivelato tracce pi lievi di attivit sub-romana. A Birdoswald, due granai romani furono riconvertiti nel V secolo ad altri usi, tra cui una nuova sala per banchetti in legno. Fra gli altri siti romani occupati nel V e VI secolo figurano alcune ville rurali (in particolare Glan-y-Mor, Frocester e Bancroft) e templi pagani (West Hill Uley, Chelmsford, Nettleton, Bath, Lamyatt e Maiden Castle), bench molti di questi ultimi sembrino essere stati trasformati in santuari e chiese cristiane. Non abbiamo un quadro chiaro del paesaggio rurale in questo periodo e la maggior parte delle piccole fattorie passano inosservate. Ci che invece notiamo sono le localit rurali fortificate, i fortini collinari, i forti sui promontori, i round della Cornovaglia e i crannog. I pi importanti tra questi sono Dumbarton, Doon Hill e Yeavering (in Scozia), Degannwy, Dinas Emrys e Dinas Powys (in Galles) e Cadbury-Congresbury, Glastonbury Tor, South Cadbury, e Tintagel (nel sud-ovest). La maggior parte di questi siti ha fornito buone prove di commerci a lunga distanza e ingegneria militare, oltre che di attivit di natura pi domestica. I cimiteri sono un ambito molto promettente per ulteriori indagini. Vasti cimiteri tardoromani e sub-romani sono stati recentemente scavati ad Ancaster, Brean Down, Shepton Mallet, Cannington e Poundbury. Qui vediamo cambiamenti negli usi di sepoltura tra i Britanni che potrebbero, in alcuni casi, segnalare la conversione di queste comunit al cristianesimo. Fatta eccezione per i numerosi oggetti personali decorati con simboli cristiani, le prove materiali del cristianesimo nella Britannia tardo-romana e sub-romana sono scarse. Le candidate pi probabili per il ruolo di chiese sono le piccole basiliche scavate a Colchester, Richborough, Silchester, Canterbury (St. Pancras) e Icklingham. Si ipotizza la presenza di altre comunit cristiane urbane a Carlisle, Worcester, Cirencester, St. Albans, Wells e Shepton Mallet. Fra i siti cristiani rurali, molti dei quali erano eremi e monasteri, figurano Ardwall Isle, Caldey Island, Lundy Island e St. Helens nelle isole Scilly. I vasti scavi recentemente conclusi a Whithorn hanno portato alla luce indizi di una prospera comunit cristiana, presente dal tardo V secolo allera vichinga, in cui le tecnologie romane erano utilizzate da Britanni che portavano nomi latini a nord del Vallo di Adriano (Hill 1998)! Lultima categoria di prove materiali costituita dai tesori di oggetti in metalli preziosi. Nel periodo tardo-romano la moneta giungeva in Britannia sotto forma di monete, verghe e lingotti. Tesori di monete si ritrovano per tutto il periodo romano e sono solitamente associati a crisi politiche. Lultima crisi politica fu quella del 410, perci sono stati ritrovati numerosi tesori contenenti monete coniate dagli imperatori Onorio, Arcadio e Costantino III nel primo decennio del V secolo. Bench le monete posteriori al 410 siano estremamente rare, il tesoro di Patching recentemente scoperto nel Sussex occidentale conteneva molte monete romane (e copie visigote) databili alla met del V secolo. La seconda categoria pi frequente di oggetti tesaurizzati era costituita dagli oggetti in argento. Un tesoro di cucchiai d'argento con simboli cristiani stato ritrovato a Canterbury, mentre oltre la frontiera, a Traprain Law, un tesoro di lamine d'argento tagliate e piegate segnala un possibile pagamento a un alleato di Roma. Datazione I piccoli ritrovamenti di oggetti portatili sono spesso i migliori indicatori per la datazione nel periodo brittonico. Bench infatti il radiocarbonio e altri metodi scientifici possano fornire date precise, spesso non vi traccia di materiale organico da cui estrarre campioni. Le monete, naturalmente, ci danno date molto precise, ma indicano solo il terminus post quem, la data dopo la quale un edificio correlato potrebbe essere stato costruito o utilizzato. Per di pi, le zecche imperiali cessarono di funzionare in Britannia alla fine del IV secolo, e le periodiche spedizioni di monete (per il pagamento delle truppe e dellamministrazione) cessarono di arrivare nel primo decennio del V secolo. Dopo il 410 circolarono alcune monete, ma prevalse uneconomia di baratto. Il che non equivale a uneconomia primitiva, tuttavia, poich vi sono crescenti prove che i Britanni continuarono a intrattenere commerci attivi con la Gallia, la Spagna e il Mediterraneo orientale nel

tardo V secolo e nel VI, ricevendo prodotti esotici di importazione come olio d'oliva, vino, stoviglie raffinate e boccali di vetro (Thomas 1990; Campbell 1996). Il vasellame raffinato, il vetro e le anfore (che contenevano il vino e lolio) possono essere datati con una certa precisione, e perci la loro presenza in siti come Tintagel e Whithorn ci ha permesso di poter parlare con sicurezza di questi siti come di insediamenti britannici vitali nel V e nel VI secolo. Tendenze storiografiche Fino a un periodo piuttosto recente, lo studioso della Britannia del V e VI secolo doveva fare affidamento sui grandi studi dei periodi romano e anglosassone, che dedicavano occasionalmente qualche parola alla Britannia tardo-romana (es. Esmonde Cleary 1989; Jones 1996) o all'Inghilterra alto-anglosassone (es. Arnold 1984; Higham 1994). Allinizio degli anni Settanta, tuttavia, due autorevoli studiosi, uno storico e un archeologo, scelsero questo periodo quale tema unico di due ambiziose opere (Morris 1973; Alcock 1971). Entrambi vedevano Art come la figura chiave del periodo, e fornirono al re un contesto storico autorevole. La reazione fu polemica. Il pubblico lesse queste opere con grande entusiasmo, e diede impulso allindustria del turismo in localit arturiane come Glastonbury e Tintagel. Allo scetticismo accademico, tuttavia, diede voce un provocatorio saggio dello studioso testuale di Cambridge David Dumville (Dumville 1977). Dumville rimprover sia Morris sia Alcock per aver posto eccessiva enfasi su Art, una figura la cui storicit era quantomeno discutibile. Morris, in particolare, fu criticato per aver basato la sua storia su ambigue tradizioni celtiche, mentre entrambi utilizzarono fonti molto posteriori per ricostruire la storia del V e VI secolo. Dumville, seguito successivamente da Charles Thomas (Thomas 1981), invit gli studiosi a rimuovere Art dalle loro storie e soprattutto dai titoli dei loro libri. Liper-criticismo di Dumville si fece sentire in lungo e in largo. Pochissimi storici accademici si avventurarono in questo territorio dopo il suo saggio, mentre molti archeologi sfruttarono lo scetticismo di Dumville per giustificare la loro innata sfiducia verso le fonti scritte. Nel frattempo, la ricerca dell'Art storico era ben lungi dall'affievolirsi nel mercato popolare. Lo storico di Glastonbury Geoffrey Ashe realizz il pi notevole di questi libri, presentando l'affascinante possibilit che il leader britannico Riotamo, storicamente attestato, potesse essere stato il vero Art (Ashe 1981 e 1985). Da allora, molti autori hanno proposto candidati alternativi, dal comandante romano Lucio Artorio Casto al principe gallese Owain Ddantgwyn (Littleton e Malcor 1994 : 62-63; Phillips e Keatman 1992). Merlino non ha avuto altrettanta fortuna, essendo oggetto di un'unica opera di rilievo (Tolstoy 1985), bench la prolifica Norma Goodrich abbia prodotto improbabili studi su Ginevra e Lancillotto oltre che libri dedicati al mago e al re. La comunit accademica ha dedicato ben poca attenzione a questi sviluppi popolari. Lo scetticismo su Art ha prevalso in tutta laccademia negli ultimi due decenni. Tuttavia, sono comparse alcune opere importanti che riportano la nostra attenzione sulle questioni non arturiane del V e VI secolo. Lo scomparso Edward Thompson fu tra i rari storici a misurarsi con il materiale testuale del V secolo, realizzando suggestivi studi sia su Patrizio sia sugli eventi che circondarono le visite di Germano in Britannia (Thompson 1984 e 1985). Larcheologo Charles Thomas ci ha offerto uno scorcio esauriente sul cristianesimo britannico nel V secolo (Thomas 1981), mentre un altro prolifico archeologo, Nick Higham, si fatto avanti con una controversa storia del medesimo secolo sostenendo che Badon sarebbe stata in realt una sconfitta dei Britanni e che Gildas avrebbe scritto sotto dominio sassone (Higham 1994)! Higham, Simon Esmonde Cleary e Michael Jones si sono concentrati sul V secolo nel tentativo di spiegare, in sostanza, il crollo della Britannia romana e la creazione dellInghilterra anglosassone. Bench queste opere offrano molti contributi, tra cui nuove teorie sulladventus Saxonum,9 nessuna di esse dedica molta attenzione alla cultura dei Britanni in quanto tali. Lo hanno fatto tuttavia due libri molto recenti, che trattano il periodo come un'entit a parte e i Britanni come cultura dominante. La corposa analisi di Ken Dark si fonda essenzialmente sul presupposto per cui la Britannia romana non sarebbe in realt mai finita, e che i Britanni post-romani avrebbero

conservato molte tradizioni del periodo romano per diversi secoli dopo il 410, quando le civitates romane si trasformarono in regni britannici (Dark 1993). Quanto al mio studio, esso ritrae i Britanni come un originale ibrido di cultura celtica, romana e cristiana, esaminando tanto la terminologia utilizzata da autori britannici come Patrizio e Gildas, quanto gli abbondanti dati archeologici attualmente disponibili (Snyder 1998). Di fronte a un cos grande numero di opere di rilievo realizzate negli ultimi dieci anni, vi sono buone ragioni per essere ottimisti riguardo a questo campo. Il periodo del grande scetticismo sembra essere in fase di recessione, e oggi gli autori si sentono pi sicuri nell'esprimere opinioni sul V e VI secolo utilizzando documenti sia scritti sia materiali per realizzare le loro storie. Dubito che saremo mai in grado di giungere a una narrazione storica attendibile relativa al periodo, ma possiamo studiare la cultura dei Britanni in molti modi nuovi, per esempio alla luce di nuovi studi sulle loro iscrizioni e iniziando a comprendere meglio la loro architettura. Prevedo che all'inizio del nuovo secolo ci pronunceremo con maggiore sicurezza sulle ragioni del declino della Britannia romana e delladventus Saxonum. E possiamo sperare che i Britanni faranno il loro ingresso nelle storie generali del medioevo accanto ai loro vicini inglesi e franchi. Che la natura di personaggio storico di Art venga mai dimostrata o meno, non ci sono dubbi che il V e il VI secolo, il periodo brittonico, abbiano svolto un ruolo importante nel dare forma alla sua leggenda. Gli ammiratori delle leggende arturiane non renderanno un cattivo servizio a questa narrazione tentando di comprendere meglio questo periodo, mentre coloro che inseguono l'Art storico possono trarre alcune lezioni importanti sulle fonti e sulla metodologia dalla lettura dei sobri testi degli storici e degli archeologi che lavorano in questo campo. Forse, imparando luno dallaltro, lappassionato e laccademico potranno ancora una volta indagare su una possibile Et di Art. NOTE
1. Gli studi classici sono Wainwright 1955 e Henderson 1967. Tra le opere accademiche pi recenti vi sono Friell e Watson 1984, Ritchie 1989, Cummins 1995 e Nicoll 1995. Fra gli studi classici del periodo alto-anglosassone figurano Stenton 1971, Campbell 1982 e Myres 1986. Si vedano inoltre Evison 1981, Bassett 1989 e Welch 1992. Lattuale edizione standard delle opere di Patrizio Hood 1978. Per alcuni studi recenti su Patrizio si vedano Dronke 1981:21-38, Thompson 1985, Dumville et al. 1993 e Howlett 1994. Ledizione standard delle opere di Gildas Winterbottom 1978. Per alcuni studi recenti su Gildas, si vedano Kerlougan 1968:151-76 e 1987, e in particolare Lapidge e Dumville 1984. Per tutti i passi in questione, v. capitolo 3 di Snyder 1998. Il testo latino si trova in Mommsen 1826, 9:617-66. Per alcuni studi recenti relativi ai passi dedicati alla Britannia, si vedano Muhlberger 1983:23-33 e 1990, Jones e Casey 1988:367-97 e 1991:212-15 e Burgess 1990:185-95. Unedizione inglese accessibile della Vita si trova in Noble e Head 1995. Per alcuni studi recenti, si vedano Mathisen 1981:151-59, Thompson 1984 e Wood (Lapidge e Dumville 1984:1-26). La prima opera moderna a farlo stata Jackson 1953/1994. Per alcuni studi epigrafici pi recenti, si vedano Thomas 1994 e Knight 1996:109-20. Sugli sviluppi recenti tra gli studiosi degli Anglo-sassoni relativamente alladventus, si vedano Bhme 1986:469-574, Welch 1993:269-77 e Hrke 1989:49-61.

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