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ALIAS DOMENICA 9 FEBBRAIO 2014

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CIELO ARIDO, ROMANZO DI EMILIANO MONGE PER NUOVA FRONTIERA

MONGE Una storia violenta


come il Messico
di FRANCESCA LAZZARATO

Nel 2011 la pi importante fiera del libro di lingua spagnola, quella di Guadalajara, per festeggiare il suo venticinquesimo anniversario ha scelto e invitato venticinque scrittori giovani e meno giovani considerati i pi segreti dellAmerica Latina, per collocare finalmente sotto i riflettori opere e nomi non sufficientemente noti o apprezzati. E tra quei venticinque, provenienti da tutto il continente, cera anche Emiliano Monge, nato a citt del Messico nel 1978 e ormai da alcuni anni trapiantato a Barcellona, autore nel 2008 di un libro di racconti, Arrastrar esa sombra (Sexto Piso), e nel 2010 di un romanzo, Morirse de memoria (Morire di memoria, La Nuova Frontiera 2012), capaci di collocarlo tra gli autori pi interessanti della sua generazione e di meritargli lapprezzamento di molti critici, compreso il polemico Jos Agustn (Se fossi giovane vorrei scrivere cos. Il romanzo di Monge non accetta i limiti) che negli anni 60 aveva tentato di mettere a ferro e fuoco la letteratura messicana insieme ai giovani dellOnda, corrente letteraria vagamente beat. Tre anni dopo, Monge non pi cos segreto: con la sua ultima opera, El cielo arido (Random House Mondadori 2012), ha vinto limportante Premio Jan de Novela ed approdato alla traduzione in diverse lingue, compresa la nostra: La Nuova Frontiera ha da poco pubblicato, infatti, Cielo arido (pp. 220, 19,00) nella versione italiana della brava Natalia Cancellieri, alle prese con un testo indubbiamente non facile del quale riuscita a rendere quasi per intero il fascino e lo spessore linguistico. Un romanzo finalmente maturo, che mantiene tutte le promesse contenute nei precedenti testi dellautore e sfida in pi modi chi legge: prima di tutto chiedendogli di addentrarsi in una storia raccontata in modo non lineare e basata invece su audaci salti temporali; poi mettendolo a confronto con la presenza di una voce narrante cos forte e definita da diventare un personaggio a s; e infine esponendolo a una prosa ricca di frasi lunghe e complesse, fatta di innumerevoli iterazioni che le conferiscono un ritmo incalzante e ipnotico, scandita da un uso peculiare della punteggiatura, affollata di visioni e immagini di una violenza oscura, senza fine n principio, resa ancor pi perturbante dallestrema e quasi pittorica cura per il dettaglio. Il protagonista di Cielo arido Germn Alcntara Carnero detto il Gringo, un uomo che di questa violenza lincarnazione, personaggio straordinariamente vivo e riuscito che, nato nel cuore della meseta, fugge da casa ancora bambino dopo aver ucciso il padre, capeggia una crudele banda di adolescenti, si sposta oltre confine e lavora nelle miniere degli Stati Uniti. Ma anche l uccide, e per questo costretto a tornare nel suo paese dove gli sar affidato nel

mezzo di quel medesimo Messico rurale che vive nei romanzi di Juan Rulfo, Elena Garro, Daniel Sada e molti altri, grandi e meno grandi il distretto di Lago Seco, una sorta di minuscolo impero che conta 30.234 abitanti, tutti figli e nipoti e bisnipoti dellincesto, uomini e donne con le vene che, per usare le parole del Nostro, traboccano di rancore, disgusto, paura, servilismo, odio e falsit Met cacicco e met predone, per anni il Gringo amministra una (in)giustizia personale e feroce, incendia, uccide, tortura, assiste alla morte della sola donna che ha amato, al suicidio del suo unico amico, alla nascita di un figlio deforme finch a un tratto decide di mettere un punto fermo alla violenza e insieme ai cani che ha adottato si ritira nella sua casa dalle porte eternamente chiuse dalla quale uscir solo per essere ucciso insieme a uno dei suoi animali. Dal 1901, anno della sua nascita, al 1981, quando il deserto lo vede andare oltre i confini della carne, Germn Alcntara sembra vivere pi di una vita, crudele e disperata come il paesaggio che lo circonda, e altrettanto irredimibile. I momenti pi importanti della sua esistenza, allineati senza alcun ordine cronologico da un narratore che delucida, spiega, anticipa e interviene, e che lo chiama con nomi diversi (il Nostro, il Penitente, il Tremebondo), coincidono spesso con episodi cruciali della storia messicana, dalla rivoluzione del 1910 alla guerra cristera, fino al narcotraffico: perch la violenza, la corruzione, lingiustizia che impediscono ogni volta la redenzione cui il protagonista aspira, vengono da lontano e sembra dirci Monge sono tra le radici pi profonde e antiche del Messico, quelle che continuano a intralciarne il viaggio tormentato verso il miraggio di una normalit sempre pi lontana e irraggiungibile. La storia di Germn Alcntara , dunque, la metafora di una vicenda nazionale, di una Storia alla quale nessun messicano (o addirittura nessun latinoamericano) pu dichiararsi estraneo e che contamina e condiziona anche chi pretende di uscirne o di

Vita di un gringo raccontata tramite esercizi dimmaginazione della realt, vicini alla poesia
JAVIER MARAS DODICI RACCONTI
corpo al fantastico, il livello che di norma il reale lascia indisturbato allo stato di pura potenzialit. Il volume prezioso perch consente di esaminare da vicino un settore meno frequentato della produzione dellautore. Abbiamo qui La vita e la morte di Marcelino Iturriaga, con cui il diciassettenne Maras esordisce, gi pienamente riconoscibile nel tratto e nellinvenzione di una storia extraumana, guardata cio dallaltra parte della vita. Il protagonista in poche pagine ci mette a parte della sua breve esistenza, priva di qualsiasi elemento di eccezionalit e prosegue dopo la morte quietamente, nel cimitero nel quale sepolto e da dove vede regolarmente moglie e figli che visitano la sua tomba. Uno dei testi pi suggestivi per senzaltro Lo specchio del martire: di profonda risonanza filosofica, il racconto costituiva uno dei nuclei narrativi di El monarca del Tiempo (del 78) e che come Portento, maledizione lautore ha svincolato e reso autonomo. Memorabile testo nel quale le storie si incastrano una nellaltra, con segni, sogni e premonizioni, con scambio dei piani temporali che si sottraggono allordine cronologico e si avvicinano o si allontanano obbedendo ai richiami di incomprensibili affinit elettive. A un condannato a morte viene narrata la storia del capitano Louvet, al seguito di Napoleone nella disastrosa campagna di Russia. Quello che la storia francese ci consegna come un ufficiale condannato a morte per tradimento, per Maras un capitano devoto alla geometria dellarte militare che si slancia verso la battaglia senza rendersi conto che i suoi uomini si sono arrestati. Da leggere e rileggere le pagine nelle quali il narratore sfonda la barriera del tempo e rappresenta la natura inconoscibile dellesercito, aggregato di singole individualit, che diventano ombre inconsistenti una volta assorbite

rinnegarla; allo stesso tempo, per, ci riguarda tutti, uno specchio che riflette quanto accaduto e va accadendo in innumerevoli altrove, a volte lontanissimi dal Messico e dai suoi deserti, come lo sono certi cortili di casa nostra. Tutto questo Monge riesce a dirlo, a raccontarlo, nel modo meno prevedibile e scontato, senza cadere in nessuno degli stereotipi che lestetica della violenza sembra comportare ed esigere (pensiamo solo alla literatura de la violencia fiorita in Colombia o alla cosiddetta letteratura del narcotraffico messicana, non priva di meriti ma divenuta in buona parte un filone ripetitivo quanto commerciale); per questo giovane autore che non ha paura di fare riferimento a padri impegnativi, da Rulfo allo spagnolo Juan Benet, non per ucciderli ma per meglio pervenire a un suo proprio linguaggio, la forma della narrazione ha unimportanza capitale: i contenuti sono scolpiti e modellati da una prosa personalissima che a volte sfiora la poesia; e la struttura che sorregge il romanzo, costruita con grande abilit, rimanda continuamente dalla dimensione individuale a quella collettiva grazie a una complessa architettura fatta di schegge e frammenti, accostati con attenzione. interessante notare come, allinterno dello stimolante vivaio di voci nuove dellultima letteratura messicana, Monge abbia scelto una strada che, insieme ad alcuni altri autori molto diversi da lui ( per esempio il formidabile Yuri Herrera), lo ha portato lontano dal parco-giochi generazionale dellautoficcin, ossia da quellinsistito parlare di s apertamente o in controluce, avendo come bussola la propria infanzia o adolescenza con i loro inossidabili riti di passaggio, che accomuna tanti giovani scrittori non solo messicani e latinoamericani e tranne in casi prodigiosi come lautobiografico Cancin de tumba di Julin Herbert (che tra poco apparir anche in Italia per merito delleditore Granva) corre cos spesso il rischio di trasformarsi in pura chiacchiera autoreferenziale. Quello che interessa Monge, e lo si intuisce dalle prime pagine, una letteratura che sappia re-immaginare la realt per restituircene il senso (o la mancanza di senso) e che non abdichi a una costante e indispensabile ricerca formale: avere qualcosa da dire e farlo senza rinunciare alla scrittura, in tempi che presumono di poterla insegnare in venti lezioni, gi molto, moltissimo. Ed uno dei motivi per i quali Cielo arido andrebbe letto, e magari riletto.

Carlos Orozco Romero, Pescatore, 1960, collezione INBA

GERENZA
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La psiche rifratta in tempi lunghi


di GRAZIELLA PULCE Nelle pagine iniziali della Foresta proibita, labirintico romanzo di Mircea Eliade, Stefan spinge Ileana a risolvere il problema del tempo, ma subito, finch giovane: lei dovr fuggire dal Tempo, uscire dal Tempo. Per arrivare a questo la donna dovr credere nei segni e seguirli, affinch possa affrontare la propria esistenza senza sprecarla, senza fraintenderne il senso, cio senza perdersi. Quello che Eliade formula romanzescamente come un atto di volont che ha a che fare con il manifestarsi del sacro nellambito del fenomenico ci che in Javier Maras vediamo praticato con una scrittura che fa del tempo il principale oggetto della sua riflessione. Cos accade nei romanzi, ma risulta confermato anche nei racconti, dei quali il lettore italiano avvicina una selezione rappresentativa in Mentre le donne dormono (traduzione di Valerio Nardoni, Einaudi, pp. 193, 14,50). Presenti nella raccolta Mala ndole, pubblicato in Spagna nel 98, insieme con altri che non sono stati ricompresi nel volume, i dodici racconti confermano labilit di Maras nel dare parole e

dallorganizzazione bellica. E davvero rilevanti le notazioni su come gli eserciti abbiano mutato natura nellepoca moderna per assumere la qualit mostruosa di un Tutto nazionale, ricettacolo dello Stato e senza volto. Le peculiarit di Maras si ritrovano condensate in questi racconti, che hanno lampiezza di orizzonti del romanzo. Anche qui lautore lavora per rarefazione della materia, che viene sottoposta a processo di disaggregazione delle singole parti portando il lettore a una prospettiva cos abnormemente ravvicinata da impedirgli di riconoscere loggetto o la situazione. Ed a quel punto, quando si definitivamente usciti da quello che si ritiene sia lassetto ordinario della realt, che ci si trova nella sfera subatomica dellinfinito rifrangersi degli atti psichici. Il lettore al centro di un istante dilatato e precipita in uno spazio altissimo che lo introduce in una dimensione sconosciuta, nella quale vede un altro s agire come un fantasma. la dimensione della persuasiva ambiguit del mentre e del potrebbe essere stato, con la sospensione di validit di qualsiasi legge fisica e la caduta di ogni riferimento noto, dove tuttavia non viene mai a cadere il principio di responsabilit individuale. In quello spazio il narratore e il lettore si trovano a dover fare i conti con il tempo, il tema letterario e filosofico per eccellenza, e con le sue innumerevoli variabili: un tema di Proust, di Borges, di James, che Maras affronta con la postura del cronista chiamato sul luogo dove avvenuto per la prima volta qualcosa che si illumina di luce stroboscopica e la cui comprensione chiede pazienza, appostamenti e spostamenti per cogliere limmagine del se stesso altro in azione. Il cronista non certo di capire, anzi certo di non capire: giacch per la prima volta egli stato ammesso alla presenza di una protratta apocalisse.

In copertina di Alias-D: Michelangelo Merisi da Caravaggio, Le sette opere di misericordia (part.), Napoli, Pio Monte della Misericordia

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