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Lo stato dellambiente di Vicenza, 2000 Progetto: Amministrazione Provinciale Realizzazione: a cura di ARPAV Testi: Luca Carra (Zadig), Raffaella Daghini (Zadig), Luca Menini (ARPAV), Carlo Modonesi, Fiammetta Di Palma, Margherita Fronte (Zadig), Silvia Rebeschini (ARPAV) Grafica: Laboratorio srl, Milano Disegni: Mitra Dirvshali
Crediti fotografci: - La fotografia riportata nel capitolo Acqua, tesoro in pericolo, tratta dal volume Natura nella valle dellAgno-Le Poscole. D. Fabris, WWF Delegazione Veneto, 1998. - Per il capitolo Che aria tira in provincia? la fotografia stata fornita dallARPAV. - La fotografia contenuta nel capitolo Limitare i rifiuti, imitare la natura stata fornita dal dottor Andrea Sottani. - I disegni riportati nel capitolo Radon, un nemico non invincibile sono tratti dallopuscolo A proposito di... radon, ARPAV, 2000.
INTRODUZIONE L'Amministrazione Provinciale ha pensato di fornire ai cittadini una versione divulgativa della relazione sullo stato dell'ambiente della Provincia di Vicenza elaborata assieme all'ARPAV. Abbiamo voluto far raccontare i punti di forza e di debolezza del nostro ambiente da un cronista ` Magellano di eccezione: il grande esploratore vicentino Antonio Pigafetta, che nel XVI secolo accompagno nel suo giro intorno al mondo raccontandone le avventure. Ne viene fuori una vivida e puntuale descrizione dello stato dellambiente della provincia, che analizza i diversi aspetti che caratterizzano ` dellaria e dellacqua, limpatto il nostro territorio nella sua evoluzione negli ultimi dieci anni: la qualita di alcuni agenti fisici, come il rumore o lelettrosmog, la situazione energetica, le condizioni del suolo, le questioni legate ai rifiuti, i possibili effetti dei vari fattori ambientali sulla salute. Accanto allapprofondimento e allanalisi dei dati raccolti in questi anni, particolare attenzione stata rivolta alle risposte e agli impegni delle istituzioni, oltre che ai comportamenti dei singoli cittadini, per preservare e mantenere in salute il prezioso patrimonio naturale e ambientale della provincia. Manuela Dal Lago Presidente della Provincia
SOMMARIO
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PARADISI IN PERICOLO
Lammirazione dellesploratore giustificata dai particolari ambienti naturali che si possono osservare nella zona, spesso creati dalle opere idrauliche storiche realizzate dalluomo. Il Bosco di Dueville, per esempio, un vero e proprio neo-ecosistema a foresta, creato cio nel tempo dagli interventi delluomo. Quattro risorgive principali e numerose secondarie danno origine alle acque del fiume Bacchiglione, e labbondante vegetazione ha costituito nel tempo lhabitat ideale per numerose piante acquatiche (ranuncolo dacqua, giunchi, lenticchia dacqua) e di sponda (salici, canneti, tife), e per varie specie di uccelli (airone cenerino, alzavola, mestolone, codone). Ma fondata anche la sua preoccupazione. Delle 80 polle individuate sul territorio provinciale, infatti, una trentina non sono pi attive, anzi risultano a rischio di estinzione. La portata complessiva di queste sorgenti di pianura stata stimata nel 1999 di poco inferiore ai 2 metri cubi al secondo, il che significa che, ogni giorno, vengono in superficie naturalmente circa 170 milioni di litri di acqua di falda. Nel periodo tra il 1977 e il 1980 la portata era di 7,3 metri cubi al secondo, e addirittura di 13 metri cubi al secondo nei primi anni sessanta.
come si evidenzia nella figura 2. La popolazione andata aumentando, ma soprattutto cresciuto il consumo medio per abitante, dato il forte sviluppo a cui la risorsa acqua ha contribuito in maniera fondamentale. Il livello della falda freatica si abbassato in alcune zone in maniera significativa, e questo non permette pi alle acque
FIGURA 2
OGGI 5 centrali + 4 serbatoi e 600 chilometri di rete acquedottistica pozzi superficiali solo nelle zone delle risorgive + pozzi profondi altrove, dato labbassamento dei livelli della falda consumo medio circa 400 litri al giorno per abitante*
FIGURA 2. Con lo sviluppo economico e sociale dellarea vicentina alle esigenze della popolazione in aumento si sono affiancati i grossi prelievi dellindustria.
FIGURA 1
fiumi 310 milioni di m3/anno irrigazione 229 milioni di m3/anno precipitazioni 135 milioni di m3/anno
FIGURA 1. Ad alimentare le acque sotterranee contribuiscono principalmente i fiumi, attraverso le perdite lungo il loro corso.
SCARICHI INDUSTRIALI
60 50 40 30 20 10 0
corso fognatura suolo dacqua
FIGURA 3
FIGURA 5
ALIMENTARE ESTRATTIVA CONCIA PELLI VETRO, CERAMICA, MARMO, CHIMICA, GOMMA, PLASTICA CARTA, STAMPA, EDITORIA
vasche a tenuta
FIGURA 3. Labbondanza di acque superficiali fa s che queste siano la destinazione principale degli scarichi delle attivit produttive, che danno quindi un contributo importante allo stato di salute dei fiumi.
FIGURA 5. Il forte sviluppo dellarea del vicentino dovuto alla presenza di svariate tipologie industriali, che richiedono quantit differenti dacqua.
che scorrono in profondit di venire facilmente in superficie ed alimentare le risorgive. In tutta larea della pianura vicentina lo sviluppo nellultimo secolo stato massiccio. Centri abitati, insediamenti industriali, agricoltura intensiva richiedono acqua. Attraverso pozzi o direttamente dai fiumi (fig.4), lacqua che le risorgive portavano alla luce stata sfruttata in
maniera spesso poco oculata. Sono numerose, infatti, le attivit industriali presenti nella provincia di Vicenza che utilizzano acqua in notevole quantit. Limpatto delle attivit umane consistente, perch vengono utilizzati enormi volumi di acque superficiali e sotterranee: la lavorazione delle pelli, per esempio, richiede volumi di acqua pari a circa il 400 per cento del peso del prodotto trattato. Ma anche qualitativo, poich PRELIEVO FIGURA 4 le acque, dopo essere staacque sotterranee da acquedotti da pozzi privati 18% la maggior parte 4% 63% dati non disponibili
FIGURA 4. Le falde sotterranee forniscono lacqua per gli usi civili, mentre dai fiumi, attraverso i canali, arriva lacqua per lirrigazione dei campi. Lindustria si serve sia di acque di falda che superficiali, a seconda della zona e del tipo di produzione.
FIGURA 6
anticrittogamici, inquinamento insetticidi, diserbanti, diffuso fitoregolatori,... trielina, tricloroetano, percloroetilene, cromo, rame, zinco ecc. ammoniaca e nitrati episodi localizzati episodi localizzati situazione di contaminazione diffusa
INDUSTRIA
FIGURA 6. In base alla distribuzione della popolazione e alla presenza di corsi dacqua superficiali, sul territorio si sono sviluppate aree prevalentemente industriali o agricole.
FIGURA 7. Il massiccio contenuto di inquinanti nelle acque di falda legato allalta concentrazione di attivit umane di diverso tipo che producono sostanze nocive specifiche.
te utilizzate, vengono restituite al corso dacqua, alla fognatura o al terreno ad un grado di qualit inferiore. Come evidenziato in figura 3, gli scarichi avvengono principalmente nei corsi dacqua e nelle fognature.
mente si sono rivelate importanti nella zona produttiva della provincia di Vicenza. A seconda dellattivit, la concentrazione delle diverse famiglie di sostanze pu essere ben distribuita sul territorio, come nel caso dellallevamento e dellagricoltura che spandono sui terreni coltivati tonnellate di fertilizzanti e pesticidi ogni anno. Oppure pu essere concentrata in pochi punti ben definiti, come nel caso dellindustria che, attraverso gli scarichi, immette nei corsi dacqua sostanze contaminanti. Pi a sud della fascia delle risorgive si incontra una zona in cui sedimenti molto fini sono alternati a strati limosi e argillosi, sempre pi frequenti e continui procedendo da monte verso valle. Per la presenza di questi strati sovrapposti, necessario perforare pozzi a maggiore profondit, in quanto le falde pi superficiali, dato labbassamento del livello delle stesse a causa del forte sfruttamento, risultano spesso asciutte. Oltre alle risorgive che danno origine al fiume Bacchiglione, la provincia di Vicenza ricca di aree in cui, per la presenza di strati impermeabili poco profondi, le acque delle falde sotterranee vengono riportate alla luce. Lungo il corso del fiume Brenta, per esempio, la presenza di acque sorgive ha creato nel tempo ecosistemi particolari, come quello della grotta che, nel comune di Valstagna, ospita le acque sorgive del fiume Oliero. Uscendo in superficie, il fiume, affluente del Brenta, ha dato origine a un suggestivo lago sotterraneo, che rappresenta uno degli accumuli idrici pi importanti dEuropa. Allinterno, tra stalattiti e stalagmiti, vivono numerose specie di anfibi che si sono adattate alla vita sotterranea.
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ACQUA E SALUTE
Ricca di sali minerali, ioni ed elementi essenziali per il buon funzionamento dellorganismo, lacqua necessaria in elevate quantit, circa due litri e mezzo al giorno, per il metabolismo. In parte viene assorbita attraverso il cibo solido di cui ci si nutre, in parte direttamente come acqua di acquedotto o minerale. La provincia di Vicenza una zona particolarmente importante per la produzione di acque minerali. Delle 15 acque minerali venete, infatti, ben 11 nascono da sorgenti situate nella provincia di Vicenza, e si tratta per la maggior parte di acque ricche di quei minerali, come ferro, iodio, rame e manganese, presenti nellorganismo in quantit inferiori a 10 grammi ma essenziali alla vita. Spesso contengono bassissime quantit di sostanze radioattive, legate alla loro origine in rocce profonde, grazie alle quali le acque presentano effetti leggermente diuretici e utili per leliminazione dellacido urico e per la cura dei processi infiammatori delle vie urinarie. Il basso contenuto di sodio e la presenza di alcuni elementi come magnesio, calcio e lo ione bicarbonato, favoriscono la cura di gastriti ed epatopatiti. Sono inoltre acque che provengono dalla zona montana dellarea vicentina, lontano quindi dalle attivit
industriali e agricole inquinanti e dai centri abitati. La qualit delle acque minerali in bottiglia spesso considerata superiore a quella dellacqua potabile erogata dagli acquedotti. Il motivo potrebbe essere ricercato nelle caratteristiche fisiche visibili dellacqua che esce dai rubinetti: il colore, lodore, il sapore laspetto pi o meno torbido. A questo va aggiunto, probabilmente, un fattore psicologico, legato alla scarsa fiducia da parte della popolazione nel servizio idrico pubblico, che si riflette sul giudizio sulla qualit dellacqua potabile. Eppure lacqua destinata al consumo da parte della popolazione , in generale, pi controllata di quella minerale, e deve rispondere ai requisiti di qualit fissati dal DPR 236/88 e D.Lgs 152/99. Gli acquedotti che riforniscono la popolazione, infatti, sono controllati regolarmente da parte della pubblica Amministrazione. La legge molto severa per quanto riguarda i controlli che devono essere effettuati prima che lacqua arrivi nelle case, anche nel caso di passaggio per impianti di trattamento necessari per eliminare inquinanti pericolosi per la salute. Sono previsti infatti controlli sia interni (da parte del gestore dellacquedotto) che esterni (da parte delle autorit sanitarie) per oltre un centinaio di sostanze. Tra queste alcune sono legate alle caratteristiche naturali dellacqua:
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residuo fisso: cio il materiale che rimane sul fondo quando si fa evaporare 1 litro dacqua. Per legge non dovrebbe superare i 1500 milligrammi per litro, ma in generale in Italia, trattandosi di acque oligominerali, non si supera il valore di 200 milligrammi per litro; calcio: il minerale pi abbondante nel corpo umano, circa 1,2 chilogrammi in un adulto, di cui il 98 per cento nelle ossa. E essenziale nella formazione delle ossa, necessario alle funzioni muscolari, nervose e al sistema cardiovascolare; magnesio: utile alle funzioni muscolari, alla prevenzione di arteriosclerosi e ipertensione e alle funzioni quotidiane del cervello; sodio: il minerale pi abbondante nel sangue ed fondamentale per lidratazione delle cellule e per la stimolazione muscolare. Nellorganismo funziona da regolatore del metabolismo. La legge, perci, pone limiti non solo alla presenza di inquinanti, ma anche a quella dei sali minerali. Unacqua minerale con troppo sodio, per esempio, potrebbe essere dannosa per chi soffre di ipertensione. Tra gli inquinanti controllati, perch potenzialmente rischiosi per la salute, non solo nitrati e pesticidi, ma anche arsenico, cianuri, piombo, mercurio, solventi aromatici. Oltre alle sostanze inquinanti che raggiungono lacqua e che vengono eliminate negli impianti di trattamento, anche i materiali che entrano in contatto con le acque potrebbero essere veicolo di diffusione di elementi dannosi per la salute. La questione particolarmente importante per quanto riguarda i materiali di cui sono costituite le strutture e le reti di distribuzione delle acque potabili. Le tubazioni in piombo, in cromo o in nichel di alcune vecchie abitazioni possono rilasciare queste sostanze nelle acque che trasportano, generando effetti nocivi sulla salute delluomo.
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TUTTI I FIUMI ZONA PER ZONA Le precipitazioni determinano le portate dei corsi dacqua: queste sono elevate nei mesi primaverili, tra aprile e giugno, ma raggiungono i massimi livelli tra ottobre e novembre, dopo le abbondanti piogge. Lestrema variet del territorio, che presenta montagne, colline e pianure, determina invece la struttura del fitto reticolo di corsi dacqua, aventi caratteristiche differenti luno dallaltro. Il bacino del Brenta si estende, nella provincia di Vicenza, su una superficie di 900 chilometri quadrati. Nel corso della storia il fiume Brenta ha subito uno sfrut-
acque, alimentate anche da acque sotterranee, siano presenti sostanze inquinanti in maniera diffusa, sia pur con concentrazioni non elevate. Da un certo numero di anni a questa parte, come si pu vedere dalla figura 9, queste concentrazioni non sono pi in crescita. Con una superficie di 1330 chilometri quadrati, in provincia di Vicenza, il bacino del Bacchiglione subisce limpatto della massiccia presenza di centri abitati. Lalta densit di popolazione e di attivit produttive ha prodotto livelli di concentrazione di inquinanti mediamente piuttosto elevati e, cosa che maggiormente preoccupa, tutti in aumento negli ultimi anni.
FIGURA 8 Brendola (bacino Agno Gorzone) 4 3 4 scadente Chiampo
2 2-1 2 buono
2-3 3 3 sufficiente
2 3 3 sufficiente
FIGURA 8. I dati sono riferiti al periodo 1997-98. Lo stato ecologico complessivo dei diversi corsi dacqua fortemente segnato dallo sviluppo che le aree circostanti hanno avuto nel tempo.
tamento massiccio sia delle sue acque che dei depositi di ghiaie lungo il suo corso. Le modifiche subite hanno portato a un degrado qualitativo delle sue acque che per negli ultimi anni si un po attenuato. Oggi lo stato ecologico del complesso del corso dacqua, delle sponde e dellalveo giudicato sostanzialmente buono, il migliore tra i corsi dacqua principali della provincia di Vicenza (figura 8). La tipica vocazione agricola delle aree che il corso del fiume attraversa ha fatto s che nelle sue
Attorno al bacino Agno-Gorzone e al torrente Chiampo si concentra invece, in unarea limitata, un elevato numero di attivit industriali di forte impatto ambientale, il cui massiccio effetto noto da sempre: - utilizzo di elevate quantit di acqua e quindi abbassamento dei livelli delle falde circostanti; - scarico di acque inquinate trattate dagli impianti di depurazione della zona; - produzione di rifiuti solidi dalla lavorazione del pellaFIGURA 9. Alcuni indicatori dello stato di salute dei corsi dacqua e il loro andamento negli ultimi anni, dati utili per individuare le aree su cui intervenire con pi urgenza.
FIGURA 9 Coliformi fecali NUM/100 ml andamento discontinuo TRA 500 e 2000 andamento discontinuo TRA 1000 e 10000 andamento discontinuo TRA 8000 e 30000
TRA 0 e 10
TRA 80 e 100
TRA 70 e 90
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fiumi e dei torrenti evidente se si considerano le concentrazioni di alcune sostanze nelle acque dei diversi bacini. I cloruri e i solfati presenti in elevate quantit nelle acque sono indice di un forte inquinamento di origine industriale. ECOSISTEMI A RISCHIO Troppi nutrienti nelle acque di un fiume possono soffocarlo. Il continuo aumento della concentrazione di alcune sostanze, principalmente azoto e fosforo, porta infatti a una crescita incontrollata della biomassa che poi, per il processo di decomposizione, richiede enormi quantit di ossigeno disciolto. Questo viene sottratto agli organismi che vivono nelle acque del fiume, in un pericoloso processo che, nei casi pi gravi, pu portare alla totale mancanza di ossigeno nel corso dacqua e quindi alla morte per soffocamento degli organismi presenti. Il fenomeno conosciuto come eutrofizzazione e pu avere gravi conseguenze sugli ecosistemi che si appoggiano al corso dacqua per la loro sopravvivenza. Azoto e fo-
IL DEPURATORE DI ARZIGNANO
Larea sempre stata estremamente critica dal punto di vista delle problematiche ambientali, a causa dellelevata concentrazione di attivit produttive tipicamente conciarie nel distretto di Arzigano. Le caratteristiche degli scarichi dellindustria conciaria sono, in questo caso, lelevata concentrazione degli inquinanti, la presenza di sostanze in sospensione, linsalubrit e il grosso volume (circa 35.000 metri cubi al giorno) degli scarichi stessi. Il primo impianto di depurazione nellarea nato negli anni Settanta e attualmente ha una capacit di oltre 1.800.000 abitanti equivalenti, pi della met del totale provinciale. Ogni anno limpianto tratta enormi quantit dacqua e produce a sua volta enormi quantit (circa 70mila tonnellate) di fanghi di depurazione, che devono essere allontanati e smaltiti in apposite discariche. Insieme a quello di Arzignano, la provincia di Vicenza conta oltre 100 impianti di depurazione. Tra questi Montebello, Montecchio, Lonigo e Trissino. Questi trattamenti nel tempo hanno via via coperto quasi tutta la richiesta di depurazione sia civile che industriale, per un totale attuale di oltre tre milioni di abitanti equivalenti. Questo impegno, insieme alla protezione delle aree di alimentazione delle falde sotterranee, fa parte delle attivit che le amministrazioni, nel tempo, hanno portato avanti per tutelare le risorse idriche.
me (fanghi con cromo, carniccio); - contaminazione del suolo circostante per lo stoccaggio e il versamento dei prodotti della lavorazione; - emissioni in atmosfera di acido solfidrico (prodotto durante alcune fasi della lavorazione delle pelli) e composti organici volatili (da solventi, resine, vernici utilizzate a spruzzo). Lo stato qualitativo complessivo dei corsi dacqua Poscola e Brendola, del bacino Agno-Gorzone (figura 8), di classe 4, scadente, la peggiore della provincia. Per il torrente Chiampo, del bacino dellAdige, il risultato in classe 3, sufficiente, basato su un ridotto numero di rilevazioni storiche, che risultano insufficienti per evidenziare la direzione in cui potrebbe orientarsi la situazione (figura 9). Al contrario, per il bacino Agno-Gorzone, si evidenziato un aumento dei nitrati, gi in concentrazione media elevata, e valori preoccupanti di coliformi fecali. Per il miglioramento dello stato di salute di questultimo bacino risulter sicuramente importante la realizzazione, gi in parte attuata, di un impianto di raccolta dei reflui degli impianti di depurazione di Trissino, Arzignano, Montecchio, Montebello e Lonigo. Limpatto delle attivit industriali sullo stato di salute dei
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sforo sono presenti nelle feci umane e animali, in alcuni prodotti di uso domestico, come i detersivi contenenti polifosfati, ma soprattutto nei concimi utilizzati in agricoltura, che presentano concentrazioni molto elevate. CORRERE AI RIPARI Prima di tutto analizzare le acque. Mantenere sotto controllo non solo lo stato chimico e fisico dei corsi dacqua, ma anche quello ecologico che indica non solo la qualit di acque e sedimenti, ma anche la natura degli ecosistemi presenti. Lo stato ecologico di un fiume o di un torrente, infatti, viene determinato non solo attraverso alcuni parametri chimici e microbiologici, ma anche attraverso lindice biotico esteso (IBE), quantit che rappresenta la diversit biologica delle specie che lo popolano e la presenza di organismi utilizzati come indicatori della qualit delle acque. In base a questo indice i corsi dacqua sono classificati in varie categorie, da non inquinati a fortemente inquinati. La conoscenza della qualit e della quantit delle risorse idriche disponibili pu rappresentare una guida per indirizzare le politiche di miglioramento dello stato di salute delle acque.
LA RISPOSTA DELLAMMINISTRAZIONE
Migliorare la qualit dellacqua di fiumi e torrenti e tutelare le acque sotterranee. Sono questi i principali obiettivi che lamministrazione provinciale si proposta di raggiungere per gli anni a venire. Per pianificarne al meglio lutilizzo occorre prima di tutto avere un quadro completo dello stato della risorsa acqua, individuando le aree pi ricche e quelle in carenza idrica. Questo permetter di valutare le quantit di acqua da utilizzare nelle diverse aree a seconda delle disponibilit locali, per non arrivare a provocare abbassamenti concentrati come quelli che, nel caso della zona delle risorgive, hanno portato quasi allestinzione di preziosi ecosistemi. La qualit delle acque potr essere migliorata attraverso un corretto ed approfondito monitoraggio degli scarichi nei corsi dacqua superficiali e nel suolo, dello stato di salute delle falde sotterranee e della qualit delle acque fornite per il consumo umano . Sono gi attive in questo senso le reti di monitoraggio dellOsservatorio Provinciale per la tutela delle falde acquifere (istituito nel 1997) e dellARPAV (creata nel 1999), che controllano i livelli di falda, la presenza e la concentrazione di una serie di sostanze chimiche. Ma la Provincia di Vicenza ha rivolto la propria attenzione anche su altri fronti: recupero di aree degradate, contenimento dellespansione urbana che impermeabilizza il terreno e non consente linfiltrazione dellacqua piovana, sistemazione di alcuni tratti fluviali e della rete dei canali, aumento della dispersione di tratti fluviali e bacini di cava per alimentare le falde impoverite, riduzione dei prelievi privati dalle falde, collegando lutilizzatore con le reti di acquedotto ed eliminando i pozzi privati che rappresentano possibili punti di contaminazione diretta della falda.
PROTEGGERSI E PROTEGGERE
Ci si pu fidare dellacqua che esce dai rubinetti? Gli italiani, in generale, sembrano riporre poca fiducia nella qualit dellacqua che il servizio idrico nazionale porta nelle case. I recenti dati sui consumi di acqua minerale indicano infatti un andamento in continua crescita. Alcune caratteristiche, come limperfetta trasparenza, il colore o lodore possono talvolta creare preoccupazione riguardo alla qualit dellacqua che esce dal ru15
Le caratteristiche del territorio determinano la struttura e le propriet dei numerosi corsi dacqua della provincia.
binetto. Eppure lacqua potabile che arriva nelle case e che proviene, nella grande maggioranza dei casi, dagli acquedotti, sottoposta a regolari controlli da parte delle aziende sanitarie locali e dei dipartimenti ARPA, molto pi numerosi di quelli condotti sulle acque minerali destinate alla vendita. Per essere dichiarata potabile e distribuita, lacqua dellacquedotto deve contenere sostanze inquinanti in concentrazioni che non devono superare la soglia di pericolo fissata dal DPR 236 del 1988, la normativa attualmente in vigore. Questo decreto indica, accanto ai limiti massimi ammissibili anche i valori guida, cio le soglie di concentrazione considerate ottimali (fig.10). La pubblica Amministrazione effettua i controlli sulle concentrazioni di tutte quelle sostanze che, se ingerite, comportano rischi per la salute. Sotto la lente dingrandimento passano, tra le numerose sostanze, nitrati, arsenico, cianuri, piombo, mercurio, pesticidi, solventi aromatici. Ma anche sali minerali innocui che, in alte concentrazioni, potrebbero avere effetti sanitari dannosi. E il processo che promuove lacqua di falda a potabile non si esaurisce certo con il solo controllo. Prelevata dalla falda, lacqua viene sottoposta a un processo di filtraggio per eliminare le sostanze in sospensione, e analizzata. I valori ottenuti dalle analisi vengono confrontati con i limiti fissati dalla legge. Se non risponde ai requisiti, lacqua viene nuovamente filtrata e trattata con cloro, per eliminare eventuali batteri portatori di malattie. Lacqua potabile , perci, continuamente controllata e perfettamente bevibile. Ma se, nonostante questo, si dovesse nutrire qualche dubbio sulla qualit dellacqua che esce dal proprio rubinetto, si pu richiederne una radiografia scrivendo allazienda sanitaria locale competente. Il servizio acquedottistico della citt di Vicenza e dei comuni limitrofi, comunque, fornisce agli utenti, in allegato alla bolletta, i risultati delle analisi chimiche dellacqua erogata. La qualit , quindi, garantita dalla pubblica Amministrazione, ma sui consumi, o meglio sugli sprechi, importante anche il contributo del singolo cittadino. In Italia il consumo medio dacqua potabile per abitante di circa 189 litri al giorno, contro i 148 della Germania e i 105 del Belgio. Ciascuno pu contribuire a un uso intelligente di questa risorsa, soprattutto limitando gli sprechi nelle semplici azioni di tutti i giorni. Nella figura 11 sono riportati alcuni quantitativi impiegati negli usi quotidiani in casa. Gli sprechi possono essere limitati, adottando alcuni semplici accorgimenti:
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I LIMITI DI LEGGE
sostanza nitrati nitriti piombo idrocarburi policiclici aromatici composti organoalogenati
FIGURA 10
massimi per legge valori guida (in mg/l) (in mg/l) 50 0,1 0,05 0,0002 0,03 5 0 0 0 0,001
FIGURA 10. Valori massimi e guida di concentrazione di vari inquinanti (dpr 236 decreto 1988, direttiva CEE 80/778 del 15 luglio 1980).
far funzionare lavatrice e la lavastoviglie a pieno carico. Al momento della sostituzione di questi elettrodomestici, sceglierli del tipo pi efficiente; sostituire lo sciacquone del WC con uno che eroghi acqua in quantit variabili a seconda dello scarico da effettuare o che permetta di interrompere il flusso anche prima del completo svuotamento della cassetta di raccolta dellacqua; applicare un miscelatore alla doccia. Mescolando aria e acqua, il miscelatore non diminuisce la potenza della doccia, ma pu far risparmiare fino al 50 per cento dacqua. Ma si pu anche contribuire a ridurre linquinamento delle acque, per esempio evitando di esagerare nelluso dei detersivi e di gettare olio fritto e sostanze chimiche nello scarico. Lolio usato per friggere, infatti, inquina lacqua e rovina i depuratori; meglio, perci, farlo assorbire dalla carta e gettarlo tra i rifiuti.
I CONSUMI IN CASA
Doccia Bagno Lavaggio in lavatrice Lavaggio lavastoviglie Scarico WC
FIGURA 11
20-80 litri 100-200 litri 60-90 litri 18-30 litri 6-10 litri
FIGURA 11. Quantit dacqua utilizzate per alcune normali attivit domestiche. Dati del Worldwatch Institute, 1998.
LABC DELLARIA
Luomo vive immerso in un fluido impalpabile, costituito da molti gas differenti. Questa miscela chimica formata per il 79 per cento da azoto e per il 20 per cento da ossigeno. Gli altri componenti sono lidrogeno, lanidride carbonica, il metano, lelio e altri gas che nellinsieme costituiscono l1 per cento del guscio daria che avvolge la terra. Per effetto delle attivit umane che si svolgono in un determinato territorio, la natura chimica dellaria viene alterata. Particolari processi industriali, per esempio, possono aumentare la presenza in atmosfera di un gas tossico, con effetti che caratterizzano negativamente e in modo tipico laria di una zona specifica. E questi effetti possono manifestarsi anche a notevole distanza dalla zona di emissione. Laria tuttavia non pu essere descritta completamente come un fluido, perch in sospensione si trova anche una certa quantit di particolato. Con questo termine viene indicata la componente dellaria costituita da polveri inorganiche e organiche di diversa origine. Si tratta di particelle di suolo sollevate dal vento, metalli, nitrati, solfati, spore, pollini e altri costituenti solidi che, per tempi variabili, resistono alla caduta verso il basso.
minanti pi dannosi per la salute. Lautomobile , nel settore dei trasporti urbani, la maggiore responsabile delle emissioni di monossido di carbonio, mentre gli autobus contribuiscono in modo significativo ad aumentare la concentrazione di ossidi di azoto in aria (fig. 3).
FIGURA 2
FIGURA 2. Trasporti e industria sono i principali produttori di ossidi di azoto nella provincia di Vicenza.
FIGURA 3
FIGURA 1
trasporti stradali
FIGURA 3. Per ogni chilometro percorso in citt da un singolo passeggero, unautomobile rilascia una quantit di monossido di carbonio 50 volte pi elevata di quella di un autobus e addirittura 1500 volte pi alta di quella di un filobus. Dati tratti da Critical Condition, Human Health and Environment di Eric Chivian, 1995, MIT Press.
FIGURA 4
6%
FIGURA 1. Il monossido di carbonio nella provincia di Vicenza prodotto principalmente dalle emissioni dei veicoli a motore.
Il traffico oggi la principale fonte di inquinamento atmosferico, responsabile, anche nella provincia di Vicenza, della maggior parte delle emissioni di monossido di carbonio (fig. 1), di composti organici volatili, pericolosi perch in grado di diffondersi nellaria a grandi distanze, di ossidi di azoto (fig. 2) e di idrocarburi, cio dei conta18
PRODUZIONE DI POLVERI
FIGURA 5
5% 30% 65%
Ma anche lindustria e gli impianti di riscaldamento, specialmente se vecchi e inefficaci, contribuiscono allinquinamento atmosferico, soprattutto attraverso lemissione di ossidi di zolfo (fig. 4) e polveri (fig. 5). CHE ATMOSFERA C A VICENZA? Al capoluogo della provincia va senzaltro il primato del traffico. La situazione dellaria nella zona cittadina di Vicenza, negli ultimi anni, stata caratterizzata da alti livelli di tutte le sostanze inquinanti dovuti appunto allintenso traffico automobilistico. Per questa ragione, dal 1996 (con provvedimento DGR. n. 4225), la Regione ha disposto che larea comunale fosse inserita tra le zone di esposizione al rischio di inquinamento atmosferico. Data la situazione critica dellatmosfera vicentina, non
FIGURA 5. I processi industriali sono la prima fonte di produzione di polveri, ma anche il riscaldamento delle abitazioni d il suo contributo.
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CO A VICENZA
Stazione valori massimi raggiunti Via Colombo Borgo Scroffa Parco Querini media oraria 10,6 19,1 6,2
BASSANO
FIGURA 6. Concentrazioni massime di monossido di carbonio (in milligrammi al metro cubo) rilevate nelle stazioni della citt di Vicenza nellanno 1999.
PARCO QUERINI
molto differente comunque da quella di altre citt italiane, nel 1994 il Comune ha predisposto una rete di rilevamento, che ora gestita dallARPAV. Il territorio comunale viene monitorato da cinque stazioni di rilevamento poste in vari punti della citt, che costituiscono una rete fissa in grado di rilevare la presenza nellaria di alcuni importanti inquinanti: ossidi di azoto, ozono, monossido di carbonio, polveri in sospensione, anidride solforosa. Nella figura 6 sono indicati i valori massimi di concentrazione per il monossido di carbonio a Vicenza, misurati come valore medio su unora e su otto ore nellanno 1999. I valori limite previsti dalla normativa sono rispettivamente di 40 milligrammi al metro cubo e di 10 milligrammi al metro cubo. In questo caso si resta sempre entro i limiti di legge. Ma i dati registrati negli anni precedenti mostrano che i valori limite indicati dalla legge vigente non sono stati rispettati nella stazione di Borgo Scroffa: infatti il limite della media su otto ore stato superato sia nel 1997 che nel 1998. Questi dati, superiori agli standard di qualit indicati, sono per giustificati dalla posizione geografica: posta in un punto ad alta densit di traffico, questa stazione analizza infatti soltanto una frazione particolarmente inquinata e poco rappresentativa dellaria cittadina. Anche nel caso dellozono i dati, riportati in figura 7, sono espressi come valori massi20
FIGURA 7. Concentrazioni massime di ozono (in microgrammi al metro cubo) rilevate da alcune stazioni della provincia di Vicenza nel periodo 1997-1999. I valori limite indicati dalla legge sono superati in tutte le stazioni.
mi di concentrazione, misurati come media oraria e sulle otto ore. La legge prevede al riguardo un livello di protezione della salute pari a 110 microgrammi al metro cubo. Come suggeriscono i dati in tabella, lozono rappresenta un parametro effettivamente preoccupante, dato che i valori di soglia previsti vengono superati in tutti i casi e in tutta la provincia. A scadenze pi o meno regolari vengono poi realizzate anche campagne di rilevamento di altre sostanze potenzialmente tossiche, fra le quali il benzene e la frazione respirabile delle polveri sospese. LARPAV rende accessibili le informazioni sui rilevamenti dellinquinamento atmosferico attraverso un rapporto che divulga i dati sui livelli di diossido di azoto, monossido di carbonio e ozono. Unaltra iniziativa di informazione rivolta alla cittadinanza prevede la pubblicazione di un documento annuale sulla contaminazione da ozono atmosferico nel periodo estivo. Inoltre giornalmente nel sito internet del comune di Vicenza (www.comune.vicenza.it) vengono resi disponibili i dati rilevati tramite un bollettino che si pu ricevere anche in posta elettronica.
LA SITUAZIONE FUORI PORTA: IL POLO CONCIARIO Dal punto di vista ambientale il polo della lavorazione della pelle rappresenta certamente uno dei distretti pi critici di tutto il vicentino. La zona industriale si estende nelle valli del Chiampo, dellAgno e del Gu e rientra in una delle quattro aree principali individuate dal Piano regionale di tutela e risanamento dellatmosfera della Regione Veneto (BUR 21/04/2000). I particolari processi di lavorazione di questo settore prevedono il rilascio di grandi quantit di sostanze ad alto impatto ambientale, soprattutto composti organici volatili e idrogeno solforato. Alcune stime della Provincia suggeriscono che attualmente il consumo annuo di solventi responsabili dellemissione di composti organici volatili sia intorno alle 13 mila tonnellate. Per valutare limpatto del rilascio di queste sostanze in atmosfera, stato calcolato un fattore di emissione basato sul consumo di solventi per metro quadrato di pelle trattata, i cui valori per il periodo 1997-1999 sono riportati nella figura 8.
FIGURA 9
valore medio
FIGURA 9. Concentrazioni di idrogeno solforato (in microgrammi al metro cubo) misurate dalla stazione di Montebello negli ultimi due anni.
FIGURA 8
Larea conciaria sottoposta dal 1992 agli interventi programmati dalla provincia, che hanno comportato il censimento di tutte le attivit produttive, la definizione di una strategia per il miglioramento della qualit dellaria e una regolamentazione specifica in materia di emissioni. Inoltre stato programmato uno studio per il miglioramento, in termini ambientali, delle tecnologie industriali. Grazie alla lungimiranza di queste fasi di programmazione, indirizzo e controllo, negli ultimi anni si registrata una significativa diminuzione delluso di solventi, accompagnata da un aumento della produzione realizzata con tecnologie e materiali pi rispettosi dellambiente.
I CAMPIONATORI PASSIVI
Oltre agli impianti convenzionali di rilevamento della qualit dellaria, oggi sono utilizzati anche dispositivi alternativi: i campionatori passivi. La principale differenza fra questi strumenti e i tradizionali sta nella diversa tecnica con cui viene prelevata laria da esaminare. Il campione atmosferico non viene assorbito per aspirazione forzata, ma per semplice diffusione passiva, cio secondo quel principio per cui i gas tendono a spostarsi spontaneamente dalle zone in cui la loro concentrazione maggiore a quelle in cui minore. Il vantaggio di queste apparecchiature legato ai costi estremamente contenuti, dovuti proprio allelementare meccanismo di funzionamento. I campionatori passivi vengono impiegati per analizzare su tempi lunghi la concentrazione media degli inquinanti su aree estese. La fase di raccolta dei dati normalmente seguita dallelaborazione di mappe delle concentrazioni degli inquinanti atmosferici. Il loro utilizzo si rivelato talmente vantaggioso che attualmente i campionatori passivi sono entrati a pieno titolo tra i metodi ufficiali per il campionamento e il monitoraggio dellaria.
FIGURA 8. Fattori di emissione per le aziende del polo conciario. Il fattore di emissione indice dellimpatto ambientale di queste sostanze.
I dati pi recenti sulla qualit dellaria del distretto conciario risalgono a unindagine del 1999, nata dalla collaborazione fra lUniversit di Padova e la Provincia di Vicenza. Durante la ricerca, i livelli maggiori di composti organici volatili sono stati rilevati nei centri di Arzignano, Chiampo e Montorso, mentre negli altri comuni conciari sono emerse concentrazioni pi contenute, probabilmente a causa delle caratteristiche fisiche del territorio, che rendono pi facile la circolazione dellaria e la diluizione dei contaminanti atmosferici. Linquinante presente in concentrazioni pi preoccupanti risultato il toluene (un idrocarburo aromatico), utilizzato dallindustria della pelle come solvente e come reagente per la sintesi di altri prodotti. Si poi registrata unalta presenza di idrogeno solforato (fig. 9), composto dal forte odore, generato in alcune fasi iniziali della concia e negli impianti di depurazione dei liquami.
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E stato poi rafforzato il monitoraggio dellattivit produttiva delle concerie gi avviate e di controllo dei requisiti ambientali di quelle in fase di avviamento. Da ottobre 2000 in corso uniniziativa di controllo sulla qualit dellaria, promossa dalla Provincia di Vicenza e dallARPAV. Il territorio controllato coinvolge 17 comuni della valle del Chiampo e utilizza 50 campionatori passivi distribuiti in quattro tipi di zone, classificate sulla base del livello di inquinamento atmosferico presunto. I LICHENI AIUTANO SCHIO Un altro metodo per il controllo della qualit dellambiente si basa sulla risposta di alcuni organismi alle variazioni chimiche e fisiche esterne. Il metodo si rivelato particolarmente semplice e vantaggioso perch consente, con investimenti minimi, di controllare indirettamente landamento di alcuni inquinanti. Il rilevamento vero e proprio, infatti, viene effettuato esaminando il comportamento biologico di alcune specie sensibili alla contaminazione: per questa propriet di funzionare come sensori naturali, dunque, questi organismi sono detti bioindicatori. Nel caso dellinquinamento atmosferico, gli organismi che meglio si prestano a questa procedura ecologica sono i licheni, che possono essere utilizzati sia come bioindicatori, sia come bioaccumulatori, poich spesso concentrano nelle loro strutture alcuni contaminanti. Essi permettono di raccogliere informazioni sulla presenza di gas tossici (come gli ossidi di azoto e di zolfo) e di metalli pesanti, anche su porzioni di territorio molto estese. Tra il 1997 e il 1998 il Comune di Schio ha avviato una iniziativa di monitoraggio dellaria su tutto il territorio comunale, utilizzando questa tecnica. Confrontando i dati ottenuti con quelli di una campagna analoga realizzata dieci anni prima, si potuto stabilire che allinterno del centro urbano la situazione dellaria complessivamente migliorata.
GLI EFFETTI DELLO SMOG ESTIVO La presenza dellozono fondamentale negli strati pi alti dellatmosfera, dove forma uno scudo che protegge la terra dai pericolosi effetti della radiazione ultravioletta del sole. Ma negli strati bassi pu avere effetti dannosi per la salute delluomo e dellambiente. Non prodotto direttamente dalle attivit umane, ma si forma per azione della luce solare su alcuni inquinanti. La sua concentrazione pu aumentare in presenza di queste sostanze e di particolari condizioni climatiche, che ne determinano le variazioni stagionali: durante i mesi estivi lalta pressione, le elevate temperature e la scarsa ventilazione favoriscono laccumulo degli inquinanti e, grazie al forte irraggiamento, le loro reazioni con la luce solare. Le concentrazioni risultano cos pi elevate rispetto al livello naturale, compreso tra 20 e 80 microgrammi per metro cubo daria. Alti livelli di ozono danneggiano la salute di uomini, animali e piante, perch interferiscono con la fotosintesi e la crescita, deteriorano i materiali e riducono la visibilit. I rischi aumentano con la concentrazione e la durata dellesposizione, ma gli effetti variano da persona a persona e in particolari situazioni. Leffetto pi intenso, per esempio, durante gli sforzi fisici: se la concentrazione di ozono raggiunge i 200 microgrammi per metro cubo, la capacit respiratoria pu diminuire del 10 per cento nelle persone pi sensibili che praticano attivit fisica allaperto.
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cletta si pu arrivare facilmente a 40 litri al minuto, e questo aumenta lassorbimento di particelle dannose se ci si sposta in bicicletta utilizzare le mascherine di protezione, che sono utili per solo se i filtri vengono sostituiti periodicamente. Se il filtro saturo, leffetto opposto. Purtroppo, le mascherine efficaci sono in genere le pi scomode da indossare. Quelle semplici e leggere dovrebbero essere impiegate una volta sola. Anche la casa, per, pu essere fonte di inquinamento. E bene quindi rispettare alcuni suggerimenti per evitare di peggiorare la qualit dellaria domestica: accendere la ventola filtrante quando si cucina evitare, nei giorni di forte inquinamento, di usare spray come gli insetticidi, potenzialmente tossici, che richiedono un immediato ricambio dellaria evitare di fumare. E anche quando ci si mette al volante si pu cercare di ridurre il pi possibile le emissioni di sostanze nocive in aria, per esempio limitando gli sprechi di carburante. Viaggiare con i finestrini aperti, per esempio, pu aumentare i consumi di una quantit variabile tra il 3 e il 5 per cento, mentre i pneumatici sgonfi incidono per il 3 per cento, le candele sporche per il 7 per cento, il filtro dellaria esaurito per il 2,5 per cento, il portapacchi o il portasci per il 5 per cento.
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ARIA E SALUTE
E poco visibile ma non per questo poco dannoso. Linquinamento atmosferico, infatti, non produce solo irritazioni a naso, occhi e gola. Uno studio dellIstituto nazionale per la ricerca sul cancro indica che chi vive in citt, dove linquinamento pi elevato, ha una probabilit di ammalarsi di disturbi respiratori superiore del 20-40 per cento rispetto a chi vive in campagna. Gli studi hanno mostrato che durante linverno, quando pi alto linquinamento provocato dal traffico e dagli impianti di riscaldamento, sono pi frequenti alterazioni delle funzioni polmonari, aggravamenti di bronchiti croniche, ricoveri per problemi respiratori e cardiovascolari. Il rischio pi elevato per le persone pi deboli: bambini, anziani e chi soffre di disturbi respiratori e cardiovascolari. I limiti di esposizione ad alcuni inquinanti, stabiliti per evitare danni alla salute, sono riportati nella tabella della figura 10. Gli effetti dei vari inquinanti si manifestano principalmente sullapparato respiratorio, ma gli studi indicano anche la possibilit di danni, anche gravi, ad altri organi. Monossido di carbonio: non si vede e non si sente, perch non ha odore, ma particolarmente velenoso perch si lega allemoglobina limitando la quantit di ossigeno trasportata dal sangue. A basse concentrazioni tossico per lapparato cardiovascolare e il sistema nervoso centrale. Ad alte concentrazioni si ha un vero e proprio
avvelenamento che pu portare alla morte per concentrazioni superiori a 10 mila milligrammi per metro cubo. Ossidi di azoto: provocano disturbi allapparato respiratorio. Si va dalle semplici irritazioni delle vie aeree a bronchiti vere e proprie, fino a forme asmatiche ed enfisema polmonare. Inoltre possono provocare disturbi agli occhi e allapparato renale. Ossidi di zolfo: irritazioni delle mucose, in particolare quelle delle vie respiratorie superiori, e degli occhi sono effetti piuttosto comuni. Vari studi hanno dimostrato che lanidride solforosa aumenta le difficolt respiratorie nelle persone sane e aggrava le condizioni dei bronchi degli asmatici, tanto che nelle zone ad alto inquinamento il tasso di mortalit per bronchiti pi elevato. Idrocarburi: si legano anche alle polveri che li trasportano nelle parti pi profonde delle vie respiratorie. Leffetto cancerogeno di alcuni di loro, per esempio il benzene, stato dimostrato. Il benzopirene, contenuto anche nel fumo delle sigarette, accusato di essere tra i responsabili del maggior numero di tumori al polmone che si registra nelle grandi citt. Ozono: i rischi riguardano le mucose, gli occhi e lapparato respiratorio. Lesposizione anche breve alle alte concentrazioni pu provocare infiammazioni a naso e gola e seri danni alle vie respiratorie inferiori, polmoni, alveoli e bronchi. Il rischio pi alto per i bambini e per chi soffre di disturbi respiratori, come gli asmatici. Un discorso a parte meritano le polveri, responsabili di irritazioni agli occhi, bronchiti croniche e malattie polmonari. Le particelle pi piccole, quelle con diametro inferiore a 10 micron (PM10), riescono a penetrare profondamente nelle vie respiratorie, senza essere espulse dalle difese naturali (starnuti, muco, tosse). Queste sono le pi pericolose, perch oltre ad avere un effetto tossico proprio, possono costituire un mezzo di trasporto per altri inquinanti. Un recente studio dellOrganizzazione mondiale della sanit ha analizzato limpatto
LIMITI DI LEGGE
Sostanza Benzene Polveri (PM10) Monossido di carbonio Anidride solforosa Ozono (media su 8 ore) Limiti di legge
FIGURA 10
10 microgrammi al metro cubo 40 microgrammi al metro cubo 40 milligrammi al metro cubo 250 microgrammi al metro cubo 110 microgrammi al metro cubo
FIGURA 10. La normativa stabilisce i valori limite delle concentrazioni in aria di ciascun inquinante.
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dellinquinamento atmosferico urbano sulla salute degli abitanti di varie citt italiane ed europee. E ha concluso che lambiente delle citt gravemente compromesso dal traffico, che porta con s un elevato numero di morti evitabili e di malattie cardiovascolari e respiratorie croniche. Particolare attenzione stata dedicata alle polveri fini (PM10). Linquinamento dovuto a queste sostanze non dipende, afferma lo studio, dal fatto di utilizzare automobili pi o meno ecologiche: le polveri si formano solo per il movimento dei veicoli, che mette in circolazione un misto di sostanze chimiche, particelle di terreno e residui. La loro pericolosit stata dimostrata da numerosi studi condotti negli anni novanta, che hanno stabilito una relazione lineare tra aumento della concentrazione atmosferica delle polveri, ricoveri ospedalieri e mortalit degli ammalati. In altre parole, le elevate quantit di polveri non uccidono direttamente, ma sono efficaci nel peggiorare le condizioni cliniche di chi gi soffre di malattie cardiache e respiratorie.
Ma il loro utilizzo negli studi sullinquinamento dipende anche dal fatto che le polveri possono essere utilizzate per misurare i livelli di altre sostanze nocive, come gli idrocarburi aromatici, per esempio il benzene, che sono riconosciuti come cancerogeni. Per questo motivo le polveri fini sono state spesso utilizzate per quantificare i danni da inquinamento automobilistico. LOrganizzazione mondiale della sanit ha lanciato una massiccia campagna dinformazione diretta ai ministri dellambiente e dei trasporti, per sottolineare la necessit di pianificare in modo diverso la viabilit e la rete dei trasporti, puntando su servizi pubblici, isole pedonali e piste ciclabili. Ma il pi importante organismo internazionale di tutela della salute pubblica si rivolto anche ai cittadini, ricordando di privilegiare gli spostamenti in bicicletta o a piedi; infatti trenta minuti al giorno di bicicletta o di camminata rapida portano notevoli benefici: dimezzamento del rischio di sviluppare una malattia cardiocoronarica o il diabete, riduzione del 30 per cento delle probabilit di diventare ipertesi.
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Il rumore continuo, diffuso, al quale sono sottoposti gli abitanti di citt grandi e piccole, pu essere considerato una forma di inquinamento, al pari di quello di aria e acqua. In Italia, infatti, la gran parte dei cittadini vive quotidianamente immersa in un limbo rumoroso causato dal traffico urbano, i cui livelli superano i valori massimi ammissibili secondo lOrganizzazione mondiale della sanit (65 decibel di giorno e 55 di notte). E i dati raccolti nelle campagne di misurazione condotte dal dipartimento ARPAV di Vicenza nei centri pi grandi della provincia negli ultimi dieci anni indicano che anche la provincia veneta, a esclusione di alcune localit, non rappresenta uneccezione. MISURARE IL RUMORE Per valutare il fenomeno dellinquinamento acustico dovuto al traffico, durante il decennio 1989-1999, nei comuni di Vicenza, Schio, Bassano del Grappa e dellAltopiano di Asiago sono state effettuate misurazioni dei livelli di rumore nelle aree urbane. Pur se condotte in tempi e zone diverse, tutte le indagini hanno utilizzato gli stessi metodi, analizzando come variano i livelli di rumorosit nelle diverse aree in cui viene suddiviso il territorio e durante larco della giornata. Sono stati scelti i punti in cui effettuare le misure, distribuiti in modo omogeneo sulla rete stradale e considerati particolarmente significativi. Il numero di punti di rilevazione variava a seconda delle dimensioni del territorio da analizzare, in modo da dare sempre una descrizione completa. Per uniformare il metodo di indagine, negli anni tutte le misurazioni di rumore sono state eseguite a bordo strada. Questa situazione, comoda per chi effettua i rilievi, non rappresentativa della reale esposizione della popolazione. In questo decennio la normativa di settore, emanata dopo il 1995, ha imposto di valutare lesposizione della popolazione con misure di rumore effettuate in corrispondenza delle facciate degli edifici. La principale quantit utilizzata per esprimere i risultati ottenuti il livello equivalente (Leq), che rappresenta il valore medio dellenergia sonora emessa in un certo intervallo di tempo, e descrive perci il livello medio di rumore al quale la popolazione esposta. Altre quantit caratteristiche sono i livelli statistici, che individuano i livelli di rumore che vengono superati per una certa percentuale di tempo. In particolare la quantit indicata con L10 rappresenta il livello che viene superato per il 10 per cento del tempo di misura, e serve a valutare i picchi di rumorosit. Il valore di L90 (livello superato per il 90 per cento del tempo), invece, una buona indicazione del rumore di fondo. Queste quan-
tit sono misurate in decibel. Sia il livello equivalente che L10 possono essere messi in relazione con i flussi orari di traffico, poich proprio lautomobile la prima responsabile dellinquinamento acustico in citt, e crescono allaumentare del numero delle automobili che passano in unora, secondo una relazione che, con opportune correzioni, tiene conto sia dei veicoli leggeri che del traffico pesante. Questa relazione particolarmente importante per valutare preventivamente linquinamento acustico in una zona di traffico e progettare i rimedi necessari, per esempio pianificando in modo diverso la viabilit. SCHIO LA PIU SILENZIOSA Le due campagne di misurazione condotte nellarea urbana di Vicenza (1989 e1992) hanno messo in evidenza come addirittura nel 50 per cento delle strade il livello equivalente fosse superiore a 66 decibel. Il rumore percepito corrisponde in intensit a quello di unaspirapolvere o di una strada trafficata. Anche se il livello equivalente medio risultato di circa 66 decibel, in alcune zone caratterizzate da grandi strade trafficate, come il quartiere Villaggio del Sole sono stati misurati livelli diurni e notturni ben superiori a 70 decibel. I dati significativi per larea urbana di Vicenza sono riassunti nella tabella della figura 1.
IL RUMORE A VICENZA
Leq Valore medio Valore minimo Valore massimo 65.5 44.0 79.5 L10 68.0 44.5 83.5
FIGURA 1. Valori medi, minimi e massimi registrati a Vicenza (in decibel). Leq rappresenta il livello medio di rumore nelle strade, L10 indica i picchi e L90 il rumore di fondo.
Bassano del Grappa non gode di una situazione molto pi rosea, mostrando un livello equivalente medio di 66.5 decibel, ma tra le due campagne di misura del 1989 e del 1994, grazie alle modifiche apportate alla viabilit del centro urbano, si ottenuta una generale diminuzione del valore medio del livello equivalente. Non stanno bene neanche i timpani degli abitanti degli otto comuni dellAltopiano di Asiago, monitorati nellestate 1995. I valori massimi del livello equivalente si aggirano intorno ai 70 decibel diurni e ai 65 notturni, misurati nel centro urbano di Asiago. La zona pi silenziosa risultata Cesuna, con valori diurno e notturno ri27
FIGURA 3. Confronto tra i valori del livello equivalente medio nelle zone analizzate (in decibel).
IL RUMORE A SCHIO
Leq diurno Valore massimo Valore minimo 67,9 51,6
FIGURA 2. Valori minimi e massimi diurni e notturni registrati a Schio (in decibel).
spettivamente di 60.4 e 53,4 decibel. Il valore medio della zona comunque attorno ai 64 decibel. Sembrano vivere in unoasi di pace, invece, gli abitanti di Schio, dove il rumore nel centro storico non supera mai i 70 decibel, secondo i rilevamenti del 1995. Anzi, il valore medio del livello equivalente si attesta intorno ai 59,7 decibel, valore vicino a quello di benessere indicato dagli esperti. Gli altri dati significativi per la citt di Schio sono riportati nella tabella della figura 2. Nella tabella della figura 3 invece esposto un quadro riassuntivo dei valori registrati nelle varie zone della provincia. VEICOLI A MOTORE SOTTO ACCUSA Sono i principali responsabili degli alti livelli di rumore nei centri urbani, e non solo per il rombo dei loro motori.
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Il rumore prodotto da un veicolo in movimento, infatti, ha molteplici sorgenti: il sistema di propulsione, il rotolamento dei pneumatici sullasfalto, le vibrazioni trasmesse alla struttura dal sistema propulsivo e il rollio, cio linsieme delle vibrazioni alle quali sottoposta la struttura a causa del rotolamento dei pneumatici. Il rumore immesso nellambiente da ciascuna di queste fonti dipende dalla velocit e dal tipo di veicolo. Alle velocit di circolazione urbana prevalente il rumore generato dal motore. Infatti alle basse velocit i livelli di rumore emessi dai veicoli dipendono in larga misura dal sistema propulsivo del veicolo, mentre al crescere della velocit il contributo dovuto al rotolamento dei pneumatici diventa via via pi importante. Quindi il rumore prodotto da unautomobile cresce con laumentare della velocit e, da un certo punto in poi, il contributo dovuto al rotolamento dei pneumatici prevale su quello prodotto dal motore. Per camion e autobus, e in generale per i mezzi pesanti, il rumore prodotto comunque superiore a quello di automobili e motocicli, principalmente a causa della maggiore potenza dei motori. Anche per un mezzo pesante, comunque, il rumore dovuto al rotolamento dei pneumatici cresce con la velocit, ma prevale sempre quello provocato dal motore. Ma oltre che con il rombo dei motori e il rotolamento dei pneumatici, i veicoli a motore possono contribuire ad aumentare i livelli di rumore nelle citt anche in altri modi, per esempio attraverso gli antifurti a sirena, che emettono suoni molto intensi. stato verificato che nella maggior parte dei casi questi allarmi vengono attivati non da tentativi di scasso ma da eventi casuali, colpi di vento, contatti elettrici, urti accidentali. E se i veicoli a motore sono i primi colpevoli della forte rumorosit dei centri urbani, non vanno sottovalutate altre fonti di rumore alle quali ci esponiamo per nostra scelta, come la musica in discoteca, la televisione ad alto volume, i rumori domestici.
I COMPITI DELLE ISTITUZIONI Nonostante il buon livello di conoscenza del fenomeno, raggiunto grazie alle campagne di misurazione di questi anni, lARPAV ha dato il via allelaborazione di un nuovo metodo di indagine per valutare: la percentuale di popolazione esposta a livelli medi di rumore superiori a 65 decibel, indicatore questo utilizzato a livello europeo il numero di misure che, rispetto al totale, hanno dato valori superiori al limite il numero di richieste di interventi per rumori molesti. Un primo passo stato gi compiuto per il Comune di Vicenza che, in base a dati acustici e demografici raccolti precedentemente, ha calcolato la percentuale di popolazione esposta a livelli di rumore superiori a 65 decibel in una parte del territorio comunale. I primi dati sono esposti nella tabella della figura 4. La normativa vigente obbliga le Amministrazioni comunali a suddividere il territorio in base alle classi definite nella tabella della figura 5, dove sono anche indicati i limiti diurni e notturni stabiliti. Alla classificazione devono seguire interventi di risanamento, oggi ancora in uno stadio molto arretrato, che portino al rispetto dei limiti, attraverso la regolazione del
LA NUOVA INDAGINE
Superficie analizzata Popolazione totale del Comune (1991) Percentuale di popolazione monitorata Percentuale di popolazione esposta a Leq > 65 decibel
FIGURA 4. Prima stima della percentuale di popolazione del comune di Vicenza esposta a livelli di rumore superiori a 65 decibel.
traffico, che garantisca la salute dei timpani dei cittadini, grazie per esempio alla ricerca di percorsi compatibili, allinstallazione di barriere antirumore, alluso di speciali asfalti fonoassorbenti. DIFENDERSI DA SOLI Poche semplici regole possono aiutare a difendersi dallinquinamento acustico: montare doppi vetri alle finestre o, se possibile, un doppio infisso se lappartamento ha pareti tanto sottili da far passare anche i bisbigli dei vicini, possibile installare pannelli di speciali materiali fonoisolanti collocare la stanza da letto il pi lontano possibile dalla strada pi trafficata
FIGURA 5
CLASSI ACUSTICHE
TIPO DI AREA 1. aree particolarmente protette CARATTERISTICHE aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo e allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici eccetera. aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densit di popolazione, con limitata presenza di attivit commerciali e assenza di attivit industriali e artigianali. aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densit di popolazione, con presenza di attivit commerciali, uffici, con limitata presenza di attivit artigianali e con assenza di attivit industriali; aree rurali interessate da attivit che impiegano macchine operatrici. aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densit di popolazione, con presenza di attivit commerciali e uffici, con presenza di attivit artigianali; le aree in prossimit di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali, le aree con limitata presenza di piccole industrie. aree interessate da insediamenti industriali e con scarsit di abitazioni. aree esclusivamente interessate da attivit industriali e prive di insediamenti abitativi. LIMITE DIURNO (6.00-22.00) 50 decibel
55 decibel
45 decibel
60 decibel
50 decibel
65 decibel
55 decibel
70 decibel 70 decibel
60 decibel 70 decibel
FIGURA 5. Limiti stabiliti dalla Legge quadro 447/95 (e successivi decreti) per le varie zone in cui deve essere suddiviso il territorio comunale.
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limitare lascolto di musica ad alto volume in cuffia: unora al giorno, nel corso degli anni, pu provocare danni anche permanenti alludito ascoltare radio e televisione al volume pi basso possibile Inoltre, se durante la visione di un film doppiato ci si accorge di perdere pi del 40 per cento del contenuto, oppure non si riesce a seguire se c qualcuno che parla nella stessa stanza, bene fare un controllo audiometrico. Per segnalare situazioni potenzialmente pericolose per
la salute, il singolo cittadino pu rivolgersi al proprio Comune che provveder a richiedere al dipartimento provinciale ARPAV la verifica del rispetto dei limiti fissati. Ai rilevamenti possono seguire sanzioni amministrative, ma anche penali se si dimostra che il livello di rumore disturba la quiete pubblica.
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Solo da alcune decine di anni si sa che il radon il maggior responsabile della quantit di radiazioni ionizzanti assorbita ogni anno dalla popolazione, insieme alle esposizioni mediche. Da allora numerose campagne di studio e misurazione hanno fornito importanti informazioni sulle caratteristiche, sul comportamento e sugli effetti sanitari del radon, ma anche sui luoghi dove la presenza di questo gas pi significativa, principalmente negli ambienti chiusi come le abitazioni. LA SITUAZIONE IN PROVINCIA DI VICENZA Risale al 1989 la prima indagine svolta in Italia per valutare il livello di esposizione della popolazione alle sorgenti radioattive naturali in ambienti chiusi. Il livello medio di concentrazione calcolato allora per il Veneto stato di 59 Bequerel per metro cubo (dove il Bequerel misura il numero di disintegrazioni nellunit di tempo di una sostanza radioattiva), inferiore a quello medio nazionale, valutato in 75 Bequerel per metro cubo. Per quanto contenuto, questo dato non esclude che esistano zone con valori elevati allinterno delle abitazioni. Per questo la regione Veneto ha avviato nel 1996 unulteriore indagine, suddividendo il proprio territorio in un
IL RADON IN PROVINCIA
FIGURA 1
FIGURA 1 In provincia, la percentuale pi alta di case con concentrazioni di radon superiori al livello di riferimento della Comunit Europea (200 Bq/m3 per le nuove abitazioni) nellarea settentrionale.
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reticolo, in modo che in ciascuna zona cos definita fossero misurati i livelli di esposizione in un numero significativo di abitazioni, per un intero anno. I risultati mettono in luce la presenza di alcune aree critiche. Il nord della provincia di Vicenza sicuramente unarea colpita dal problema del radon indoor, cio in ambienti chiusi. Il motivo va probabilmente ricercato nella conformazione del terreno, che in alcune zone presenta uno strato roccioso calcareo, soggetto a erosione e a fratture, condizioni che favoriscono la fuoriuscita del radon dal sottosuolo. Come si pu notare osservando la figura 1, che raccoglie i risultati dellindagine regionale, in alcune zone della provincia, e particolarmente in corrispondenza dellarea settentrionale, sono stati misurati livelli di concentrazione media di radon elevati. La percentuale di abitazioni che superano il valore di riferimento di 200 Bequerel per metro cubo, scelto dalla Comunit Europea per la concentrazione nelle case di nuova costruzione, tra le pi alte dellintera regione Veneto. I comuni dellAltopiano di Asiago, che rientrano in parte nellarea pi critica, sono stati protagonisti di una campa-
gna di misurazione ristretta solo a quellarea, che ha dato informazioni aggiuntive riguardo allesposizione nelle case della zona. Per due settimane, quattro nel caso di Conco, i rilevatori posti in 61 abitazioni, al piano a diretto contatto con il suolo, hanno raccolto i dati relativi alla concentrazione indoor. Conco ha presentato i valori pi elevati. SALUTE A RISCHIO Gli effetti sanitari sono legati allazione delle sostanze che derivano dal decadimento del radon, i cosiddetti figli, che hanno vita breve, impiegano cio tempi dellordine delle decine di minuti per decadere a loro volta. Queste sostanze, a differenza del gas che le ha generate, sono chimicamente attive e si possono legare alle particelle di pulviscolo presenti in aria. In questo modo, tramite la respirazione, possono essere assorbite e depositarsi nei bronchi e nei polmoni da dove, emettendo radiazioni, danneggiano i tessuti. I risultati degli studi compiuti negli ultimi decenni hanno messo in evidenza una relazione tra lesposizione al radon per inalazione e il rischio di contrarre tumori polmonari. Addirittura il radon considerato una delle principali cause di cancro al polmone, dopo il fumo di sigaretta che resta il fattore principale con molte lunghezze di vantaggio. Gli studi compiuti sui minatori hanno permesso di costruire modelli per calcolare la percentuale di tumori polmonari che sarebbe dovuta allazione del radon. Questa stimata tra il 5 e il 20 per cento, che corrisponde in Italia ad un numero di morti variabile tra 1500 e 6000 ogni anno. La maggior parte di queste andrebbe comunque ricercata tra i fumatori, per i quali i due effetti negativi si rafforzano tra loro.
FIGURA 3
Nel grafico della figura 2 sono messi a confronto le stime e i dati di mortalit annui associati al radon e ad altri fattori. Si nota che, per quanto gli incidenti automobilistici siano ancora di gran lunga la prima causa di morte in Italia, il radon ha un peso significativo, forse inaspettato per gran parte delle persone, perch meno chiaramente identificabile. COME DIFENDERSI Ventilare la propria casa con aria proveniente dallesterno o sfruttare tecniche per ridurne lingresso. Questi sono i modi per liberarsi, almeno in parte, del fastidioso coinquilino. La prima soluzione la pi semplice, ma comporta il rischio, senza la dovuta attenzione, di aspirare il gas dal sottosuolo, ottenendo il risultato contrario. Le altre comportano modifiche alla struttura dellabitazione, ma possono essere facilmente realizzabili in fase di costruzione delledificio. possibile ridurre lingresso di radon dallesterno, infatti, posizionando membrane impermeabili al gas tra pavimento e terreno, oppure sigillando crepe e fessure nelle parti a contatto con il suolo. Altra soluzione quella, rappresentata nella figura 3, di ventilare naturalmente o artificialmente il vespaio posto al di sotto dellabitazione, per favorire la dispersione del gas in aria. Lo stesso risultato pu essere ottenuto realizzando un pozzetto al di sotto dellabitazione, che permetta di risucchiare il radon dal sottosuolo.
33
FIGURA 2
stime dati
FIGURA 2. Le stime e i dati di mortalit annua in Italia permettono di confrontare leffetto del radon con quello di altri fattori (fonte ARPAV).
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Cavi dellalta tensione, antenne per la telefonia, ripetitori radiotelevisivi generano i campi elettromagnetici che costituiscono il cosiddetto elettrosmog. Un fenomeno che crea allarme a causa dei possibili effetti di queste radiazioni sulla salute. Ma i campi elettromagnetici emessi dai tralicci e dalle antenne per le telecomunicazioni sono davvero pericolosi? CHE DIFFERENZA C FRA LE EMISSIONI PRODOTTE DAGLI ELETTRODOTTI E QUELLE PRODOTTE DA TELEFONI CELLULARI E ANTENNE? I campi elettromagnetici emessi dai tralicci dove viaggia corrente alternata sono alla frequenza di 50 hertz . Le radiazioni emesse da antenne e ripetitori invece hanno una frequenza molto maggiore, che per le stazioni radiobase si aggira attorno ai 900 megahertz (cio 900 milioni di oscillazioni al secondo) e ai 1800 megahertz. In generale i campi elettromagnetici che provocano elettrosmog possono essere classificati in due categorie, in base alla loro frequenza. Le caratteristiche di queste radiazioni e le sorgenti che le generano sono indicate nella tabella della figura 2. QUALI SONO GLI EFFETTI SULLA SALUTE DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI? Gli effetti sulla salute dovuti ai campi elettromagnetici sono di due tipi: I acuti: si manifestano quando lindividuo esposto ai campi elettromagnetici intensi e scompaiono generalmente entro breve tempo dalla fine dellesposizione. Questi effetti sono stati accertati da molti studi e includono brividi, alterazioni della percezione visiva, fibrillazione muscolare. Le intensit cui siamo normalmente esposti non sono sufficienti a provocare questi effetti. I cronici: si possono manifestare anche dopo anni se lindividuo stato esposto per lunghi periodi ai campi elettromagnetici. Questi effetti non sono stati confermati dagli studi scientifici. Le malattie studiate sono soprattutto i tumori. I CAMPI ELETTROMAGNETICI PROVOCANO IL CANCRO? Non esiste una spiegazione in grado di chiarire in che modo un campo elettromagnetico possa produrre nei tessuti biologici fenomeni collegati allinsorgere di tumori. Tuttavia, anche se questa dimostrazione manca, in passato alcuni studi hanno messo in relazione lesposizione ai campi elettromagnetici con alcune forme tumorali, in particolare leucemie e tumori al cervello. Per i campi elettromagnetici a 50 hertz le ricerche condotte negli ultimi anni, pi accurate dal punto di vista dei metodi impiegati, tendono a escludere che i cam-
pi magnetici a questa frequenza provochino il cancro. Unanalisi condotta dallIstituto superiore di sanit fornisce i numeri del rischio: in Italia, ai campi elettromagnetici sono attribuibili meno di tre casi di leucemia infantile allanno. Questo numero va confrontato con i circa 400 casi che si registrano nello stesso periodo, e che sono provocati da altre cause, per esempio lesposizione al benzene. Non sono invece state dimostrate
FIGURA 1
si misura in hertz (Hz), una unit di misura che indica il numero di oscillazioni al secondo. Spesso sono utilizzati i multipli di questa unit: 1 megahertz (Mhz) = un milione di hertz; 1 gigahertz (Ghz) = un miliardo di hertz si misura in Volt/metro si misura in ampere/ metro. Gli studi sugli effetti sulla salute dei campi elettromagnetici alle basse frequenze preferiscono per utilizzare unaltra unit di misura, il tesla, che esprime lintensit dellinduzione magnetica, una propriet strettamente collegata allintensit del campo magnetico. In queste ricerche si utilizzano i sottomultipli del tesla (1 microtesla= un milionesimo di tesla ; 1 millitesla = un millesimo di tesla)
FIGURA 2
SORGENTI
ripetitori radio e Tv, stazioni radio base per telefonia mobile, cellulari, forni a microonde elettrodotti ed apparecchi elettrodomestici in genere
prio per difendere la popolazione dagli effetti a lungo termine. I cittadini che hanno dubbi, magari perch vivono vicino a unantenna e pensano di essere esposti a intensit superiori a quelle previste dalla legge, possono segnalare particolari situazioni ai Comuni che eventualmente si avvarranno dellARPAV. PERCH C TANTA PREOCCUPAZIONE SUGLI EFFETTI SULLA SALUTE PROVOCATI DAI CAMPI ELETTROMAGNETICI? Il programma dellOrganizzazione mondiale della sanit sui campi elettromagnetici pone una particolare attenzione alla questione della percezione del rischio da parte della popolazione, e ammette che lallarme suscitato dai possibili effetti sulla salute dei campi elettromagnetici non confermato dai dati scientifici. La tabella della figura 3 mette a confronto le stime degli effetti sanitari dovuti ad alcuni inquinanti e come questi vengono valutati dalla popolazione. Si nota che i campi elettromagnetici sono percepiti come un pericolo nettamente superiore al radon o al benzene, per i quali per le stime dei decessi attesi sono molto pi elevate. In un documento (http://www.who.int/peh-emf/publications/facts_press/ifact/it_184.htm) disponibile online, lOMS individua alcune cause che possono essere collegate a questo allarmismo: I Lesposizione ai campi elettromagnetici non una scelta, ma la conseguenza dellinstallazione di impianti ai quali il pi delle volte la popolazione si oppone. Un rischio imposto sembra sempre molto pi grave di quanto sia in realt. I I mezzi di comunicazione hanno affrontato largomento nel modo sbagliato, creando falsi allarmi e perdendo di vista linsieme delle conoscenze scientifiche. I Lincertezza dei ricercatori stata mal interpretata dal pubblico: se venti anni di studi non hanno portato a risultati certi, significa che leffetto nocivo per la salute, ammesso che ci sia, piccolissimo. Quando si dimostr il legame fra il fumo e il cancro del polmone, per esempio, i dati erano cos chiari che nessuno ha avuto dubbi. I dubbi sorgono quando la lente della scienza non riesce a vedere bene, e questo accade soltanto se non c nessun effetto, oppure se leffetto di entit minima. I Tralicci e antenne sono esteticamente sgradevoli. COME INTERAGISCONO I CAMPI ELETTROMAGNETICI CON LORGANISMO? Per rispondere a questa domanda bisogna tenere presenti alcune distinzioni.
0 Hz-300 Hz
relazioni fra lesposizione e altre malattie. Le ricerche sulle radiazioni alle alte frequenze sono invece ancora troppo poche e scarsamente confrontabili fra loro per poter dare una risposta definitiva. Nel dubbio il telefono cellulare dovrebbe essere utilizzato con cautela soprattutto da parte delle persone pi giovani. Poich lintensit delle radiazioni diminuisce molto rapidamente allontanandosi dalla sorgente che le produce, le antenne radio base non costituiscono un pericolo. Inoltre i limiti stabiliti dalla legge sono stati fissati pro-
La concentrazione di impianti che generano campi elettromagnetici crea preoccupazione per i possibili effetti sulla salute.
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INQUINANTI A CONFRONTO
INQUINANTE Radon Benzene Campi elettromagnetici a 50 hz
MALATTIA CASI ATTESI ALLANNO RILEVANZA PER LA SALUTE PUBBLICA
FIGURA 3
PERCEZIONE DEL RISCHIO
2.200-5.100 16-275 3
+++ ++ +
+ ++ +++
Stima dei casi di tumore al polmone allanno: 32.000 Stima dei casi di leucemia allanno: 5.500
FIGURA 3. Nonostante i dati sugli effetti sanitari dei vari inquinanti lo smentiscano, i campi elettromagnetici emessi dai tralicci sono considerati pi pericolosi per la salute di radon e benzene. Le cifre relative al radon si basano sulla letteratura scientifica pubblicata, quelle sul benzene sono del Comitato tossicologico nazionale e quelle relative ai campi elettromagnetici sono dellOrganizzazione mondiale della sanit (Dati relativi allItalia).
La prima riguarda il tipo di radiazioni di cui si sta parlando. In generale, le radiazioni elettromagnetiche si dividono in non ionizzanti e ionizzanti. Della prima categoria fanno parte i campi elettromagnetici emessi da antenne, tralicci e telefoni cellulari. Queste emissioni non hanno unenergia sufficiente per rompere i legami chimici del DNA, e proprio per questo motivo gli scienziati escludono che possano rappresentare la causa primaria
di un tumore. Per molti anni si pensato, tuttavia, che le radiazioni non ionizzanti potessero favorire un processo tumorale gi in atto, scatenato da altri agenti cancerogeni. Tuttavia, fino a oggi, non esistono dati scientifici certi in grado di confermare questa ipotesi. Al contrario le radiazioni ionizzanti, per esempio raggi X e raggi gamma, possono provocare tumori perch hanno abbastanza energia da rompere i legami chimici del DNA. La seconda distinzione fondamentale quella fra le emissioni ad alte e a basse frequenze, che interagiscono in modo diverso con i tessuti biologici e hanno effetti diversi. Per esempio, le radiazioni ad alte frequenze provocano un riscaldamento dei tessuti che non si riscontra con lesposizione ai campi elettromagnetici emessi dai cavi dellalta tensione. E quindi sbagliato attribuire i risultati di uno studio che ha esaminato le alte frequenze ai campi elettromagnetici emessi dai tralicci. Ed sbagliato anche fare il contrario. Le radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti generano correnti elettriche nellorganismo, ma non stato dimostrato nessun legame fra queste correnti e la comparsa di malattie. Il fenomeno dellinduzione delle correnti lo stesso grazie al quale una lampada al neon si illumina se posta sotto un traliccio. In questo caso le correnti indotte nel gas contenuto nel neon lo fanno illuminare. COSA DICE LA LEGGE? In Veneto i legislatori hanno recepito le preoccupazioni della cittadinanza, allarmata per i possibili effetti sulla salute dei campi elettromagnetici. Proprio la regione Veneto, infatti, ha varato - in anticipo rispetto al resto dItalia leggi che hanno stabilito limiti di esposizione ai campi elettromagnetici che tutelano ampiamente i cittadini. Per i campi a bassa frequenza emessi dai cavi dellalta
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Negli elettrodotti circola corrente alla frequenza di 50 hz; generano perci campi elettromagnetici a bassa frequenza.
tensione stata fissata la soglia di intensit di 0,2 microtesla. La legge regionale del 30 giugno 1993 (27/93) infatti entrata in vigore allinizio del 2000 e ha fissato anche nuove distanze di sicurezza dagli elettrodotti per garantire il rispetto dei limiti di esposizione ai campi di bassa frequenza. Nella figura 4 vengono messi a confronto i limiti stabiliti dalla normativa regionale e da quella nazionale. Le cifre non devono trarre in inganno: i limiti fissati dal decreto nazionale stabiliscono lesposizione massima per evitare il rischio di effetti acuti, mentre la legge regionale suggerisce valori di cautela per prevenire anche danni a lungo termine. Inoltre questa legge riguarda i nuovi elettrodotti e le nuove aree residenziali vicine a quelli esistenti. Per le radiazioni ad alta frequenza, emesse dalle antenne per la telefonia e dai ripetitori radiotelevisivi, sono stati recepiti i limiti fissati dal decreto ministeriale 381/98 del 29 dicembre 1998. Questi limiti prevedono che, in corrispondenza agli edifici adibiti a permanenze superiori alle 4 ore giornaliere, lintensit del campo elettrico non possa superare i 6 volt al metro. Sia questo valore che quello di 0,2 microtesla relativo alle emissioni a bassa frequenza non devono essere considerati come soglie di sicurezza, ma come indicazioni concrete per raggiungere la completa protezione da qualunque effetto sanitario. Nel Veneto, inoltre, regolamentata linstallazione di impianti per teleradiocomunicazione. La legge regionale 29/93 impone, per gli impianti con potenza superiore a 150 watt, lautorizzazione preventiva del Presidente della Provincia, con il parere tecnico
CEM IN CASA
ELETTRODOMESTICO asciugacapelli aspirapolvere ferro da stiro forno elettrico frigorifero lavastoviglie lavatrice rasoio elettrico televisione tostapane
A 3 CM A 30 CM
FIGURA 5
A1M
<0,01 - 1 2 - 20 0,12 - 0,3 0,15 - 0,5 0,01 - 0,25 0,6 - 0,3 0,15 - 3 0,08 - 7 0,04 - 2 0,06 - 0,7
<0,01 - 0,3 0,13 - 210 0,01 - 0,025 0,01 - 0,4 0,01 0,07 - 0,3 0,01 - 0,15 <0,01 - 0,3 <0,01 - 0,15 <0,01
FIGURA 5. Intensit del campo elettromagnetico (in microtesla) per alcuni elettrodomestici a diverse distanze. Dati del National Radiological Protection Board (UK). Le variazioni dipendono dal modello utilizzato per lo studio.
dellARPAV. Linstallazione delle stazioni radio base deve sottostare agli obblighi previsti dalle norme comunali (licenza edilizia, dichiarazione di inizio attivit, eccetera). Normalmente i comuni richiedono preventivamente un parere tecnico, di solito allARPAV, sul possibile impatto ambientale dellimpianto. In provincia di Vicenza i controlli sul rispetto dei limiti non mancano. Nel primo semestre del 2000, lARPAV ha controllato 27 siti vicini ad elettrodotti in cui si sospettava che fosse superato il limite di 0,2 microtesla (in sette di questi siti la misura ha constatato che il limite veniva effettivamente oltrepassato). Nello stesso periodo si sono controllate decine di stazioni radio base e di impianti radiotelevisivi. COME POSSO RIDURRE LA MIA ESPOSIZIONE AI CAMPI ELETTROMAGNETICI? La maggior parte dei campi elettromagnetici cui siamo esposti viene emessa da apparecchiature di uso domestico (fig. 5). Per ridurre lesposizione si pu intervenire in casa facendo attenzione alla disposizione degli elettrodomestici. Per esempio, sarebbe meglio non tenere la radiosveglia sul comodino, a poca distanza dalla testa. Inoltre, quando gli elettrodomestici sono in funzione bisognerebbe, per quanto possibile, starne lontano. Gli esperti consigliano di guardare la televisione ad almeno un metro di distanza, e di staccare la spina degli elettrodomestici che non sono in funzione. Se il problema deriva dallimpianto elettrico della casa, spesso sono sufficienti alcuni interventi di poco costo, ma effettuati da personale specializzato, per risanare ledificio.
LE LEGGI IN VIGORE
NORMATIVA CAMPO ELETTRICO CAMPO MAGNETICO (KV/m) (T)
FIGURA 4
DISTANZE DI RISPETTO
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 23/4/92 Legge Regionale del Veneto 27/93
100
0,5
0,2
FIGURA 4. La legge regionale del Veneto stabilisce valori di riferimento per la tutela dagli effetti a lungo termine. Il decreto nazionale fissa invece limiti da non superare per evitare effetti acuti. Nel frattempo stato emanata una legge quadro (n.36, 22 febbraio 2001) che ridisegna l'intera normativa e che obbliga a una revisione dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici.
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Lo sviluppo economico della provincia nellultimo decennio ha richiesto enormi consumi di energia elettrica, metano, petrolio e combustibili solidi, fonti presenti sul territorio in quantit insufficiente a soddisfare il fabbisogno. In previsione di ulteriori aumenti nelle richieste, lattenzione puntata sulle fonti alternative. CONSUMI IN CRESCITA Energia elettrica, metano, prodotti petroliferi e combustibili solidi (carbone e legna). Queste sono le fonti che
I GAS CLIMALTERANTI
Conseguenza diretta dellutilizzo di combustibili fossili come carbone, petrolio e gas per produrre energia lemissione di sostanze, principalmente anidride carbonica (CO2), che imprigionano la radiazione infrarossa riflessa dalla superficie terrestre, provocando laumento della temperatura in atmosfera (effetto serra). In tal modo queste sostanze possono alterare le caratteristiche climatiche di una regione. La provincia di Vicenza non costituisce uneccezione rispetto al resto del paese: le emissioni sono in continua crescita. Attraverso un modello di elaborazione dei dati chiamato AIRES, sono stati ricostruiti gli andamenti di alcuni parametri per caratterizzare il fenomeno, nel periodo 1993-1999. Laumento delle emissioni, di circa il 20 per cento, risultato principalmente dovuto ai consumi elettrici, a causa della grande quantit di combustibili fossili necessari alla produzione di elettricit. La crescita pi sensibile si avuta nel settore industriale. Ma lo studio mostra anche una interessante correlazione tra la quantit di anidride carbonica emessa e la ricchezza prodotta, rappresentata dal Prodotto interno lordo (PIL). Come si vede dalla figura 4, nel periodo analizzato il PIL aumentato pi velocemente delle emissioni ma, nellultimo anno considerato (1998), la tendenza si invertita: al rapido crescere delle emissioni non corrisponde pi un rapido aumento della ricchezza prodotta. La risposta dellamministrazione locale dovrebbe passare attraverso lAgenzia Vicentina per lEnergia e lInnovazione Tecnologica, che ha tra i suoi compiti anche quello di progettare azioni di riduzione delle emissioni di gas climalteranti. Compito arduo in una provincia che, almeno nel 1995, presentava un dato relativo allemissione pro capite di anidride carbonica superiore a quello medio nazionale.
hanno trainato dieci anni di sviluppo economico della provincia di Vicenza. I consumi della maggior parte di queste fonti sono decisamente cresciuti nel periodo 1989-1999 (figura 1) e le poche risorse energetiche locali soddisfano solo in minima parte il fabbisogno. Lincremento dei consumi di energia elettrica stato pi che doppio rispetto a quello medio nazionale (28,8 per cento) nello stesso periodo, e corrisponde a un raddoppio della richiesta in meno di 15 anni. La crescita maggiore stata registrata nel settore dei servizi (terziario), anche se la gran parte dellenergia ancora consumata dallindustria. Considerazioni analoghe valgono per il metano. Vanno contro corrente i dati relativi ai consumi di oli combustibili e anche di gasolio per riscaldamento, a causa della concorrenza con il metano. Per la legna si assunto un consumo annuo costante (81 mila tonnellate) ricavato, con opportune correzioni, da dati regionali. ENORMI RICHIESTE Non solo si consuma di pi ma, ogni anno, la richiesta energetica cresce sempre pi rapidamente. Nellultimo decennio, infatti, aumentata del 44,3 per cento, ma solo nellultimo anno la crescita stata addirittura del 5,4 per cento. Nella figura 2 sono indicati i fabbisogni energetici del 1999. Tutte le unit di misura delle varie quantit energetiche (kilowattora, metro cubo, tonnellata) sono state espresse in ununica unit, il TEP (tonnellata di petrolio equivalente), attraverso opportuni coefficienti, in modo da poter confrontare tra loro i dati.
FIGURA 1 VARIAZIONE (%) +59,80 +42,18 +39,00 +51,00 -44,00 +60,00 -19,00
FIGURA 1. Variazione dei consumi delle principali fonti energetiche nel periodo 1989-1999 nella provincia di Vicenza. La crescita importante per quasi tutte le fonti.
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FIGURA 2 FABBISOGNO IN TEP (1999) 1.259.078 924.282 495.812 267.943 68.643 64.843 31.500
FIGURA 4
I
I
I
I
I
I
100 80 60 40 20 0
1993
I
1995
1996
I
1998
FIGURA 2. Le attivit produttive della provincia richiedono pi di 3 milioni di TEP (tonnellata di petrolio equivalente), in gran parte sotto forma di energia elettrica.
FIGURA 4. Andamento delle emissioni complessive di anidride carbonica e del prodotto interno lordo provinciale. Nel 1998, per la prima volta, le emissioni sono aumentate pi velocemente del PIL.
Se le attivit produttive richiedono pi di 3 milioni di TEP, la provincia stessa pu provvedere a fornirne solo una parte irrisoria, circa 75 mila TEP (pari al 2,4 per cento), praticamente solo grazie alle centrali idroelettriche. La maggior parte dellenergia richiesta rappresentata dallenergia elettrica, che viene utilizzata principalmente per usi industriali (fig.3).
struzioni e nelle ristrutturazioni promuovere queste installazioni presso la popolazione, fornendo tutte le informazioni necessarie realizzare impianti idroelettrici, a biomassa e di smaltimento dei rifiuti industriali e urbani con recupero energetico ricercare la collaborazione di chi distribuisce lenergia per azioni di risparmio energetico. IL CONTRIBUTO DEL SINGOLO Il semplice cittadino pu dare una mano alle istituzioni, seguendo alcune semplici regole di risparmio energetico: mantenere la caldaia efficiente accendere gli impianti di riscaldamento o condizionamento solo quando veramente necessario non coprire i caloriferi con mobili o tende, affinch il calore possa giungere nella zona di destinazione. Caloriferi coperti possono costare fino al 40 per cento di energia in pi. non surriscaldare i locali: ogni grado in meno nellabitazione significa il 5 per cento in meno di consumo di energia eliminare le infiltrazioni e isolare le pareti con pannelli non lasciare il televisore in standby: in poche ore pu arrivare a consumare la stessa energia usata nel periodo in cui resta acceso disinserire sempre la spina quando si finisce di lavorare con il computer portatile: i trasformatori possono continuare a consumare elettricit anche quando il computer spento accendere solo le lampade pi distanti dalle finestre e comunque solo quelle necessarie spegnere le luci quando si esce da una stanza, anche se solo per pochi minuti.
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FIGURA 3
FIGURA 3. Secondo i dati del 1998, lenergia elettrica utilizzata principalmente nelle attivit industriali.
LE INIZIATIVE DELLE ISTITUZIONI Affidarsi alle fonti alternative, superando le difficolt legate ai maggiori costi di produzione, sembra essere la strada imboccata dallAmministrazione provinciale, che ha dato il via allistituzione dellAgenzia Vicentina per lEnergia e lInnovazione Tecnologica, che avr il compito di progettare e mettere in atto azioni di risparmio energetico e di promuovere e diffondere tecnologie pulite. Lazione dellAmministrazione locale prevede anche altre iniziative nel campo delle fonti rinnovabili: installare impianti fotovoltaici o solari in edifici pubblici prevedere lobbligo di predisporre strutture adatte alla successiva installazione di questi impianti nelle nuove co-
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QUEL CHE INSEGNA LA NATURA Quello di rifiuto un concetto tipicamente umano. In natura infatti vale il principio che nulla si butta via, ma anzi tutto pu, e deve, essere riciclato. Gli ecosistemi regolano i flussi di materiali attraverso i cosiddetti cicli biogeochimici, cio attraverso trasformazioni che avvengono nel mondo fisico e biologico, e che consentono di riutilizzare le sostanze giunte alla fine di un processo come materiali di partenza per avviarne un altro. Ogni elemento passa continuamente da una tappa allaltra del suo ciclo naturale, senza raggiungere mai una condizione di inutilit, come quella che attribuiamo ai rifiuti. A volte, alcuni materiali restano intrappolati nellambiente anche per anni, secoli o millenni (per esempio nei sedimenti marini o nel sottosuolo). Questo non perch abbiano concluso la loro funzione, ma per il fatto che i cicli naturali si fondano su orologi che sfuggono alle scale temporali cui siamo abituati. LA DIVERSA NATURA DEI RIFIUTI Parlando di rifiuti occorre subito distinguere tra rifiuti urbani (RU) e speciali. Della prima categoria fanno parte, per esempio, i rifiuti domestici, quelli provenienti dalla pulizia delle strade, quelli che si trovano sulle rive dei corsi dacqua o sulle spiagge, i rifiuti vegetali provenienti da parchi e giardini. Sono rifiuti speciali, invece, quelli che provengono da attivit agricole, di costruzione, commerciali e di servizio,
sanitarie, di lavorazione artigianale e industriale. Ma anche gli scarti delle attivit di recupero e smaltimento, i fanghi prodotti dai trattamenti delle acque, i macchinari e le apparecchiature, compresi i veicoli a motore e i rimorchi, in disuso. UN ESEMPIO DA SEGUIRE In Italia, ogni anno, si producono in media circa 60 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (RU). Ogni italiano, cio, produce circa una tonnellata di rifiuti allanno. Nella provincia di Vicenza, secondo i dati del 1999, la produzione pro capite di circa 400 chilogrammi allanno, una buona media se confrontata sia con quella nazionale sia con quella regionale, pari a circa 470 chilogrammi (fig. 1).
PRODUZIONE DI RIFIUTI
1997 Produzione totale (tonnellate) Popolazione (abitanti) Produzione pro capite (chilogrammi per abitante) 309.687 771.146 401,6 1998 313.708 780.330 402,0
FIGURA 1. La crescita della quantit di rifiuti prodotti in provincia non strettamente dipendente dallaumento della popolazione, ma piuttosto dalle abitudini di consumo.
La relazione tra produzione di rifiuti e popolazione non immediata come si potrebbe pensare. Fino al 1997 la produzione aumentata pi velocemente della popolazione, a causa del sempre maggiore utilizzo di imballaggi a perdere e dello sviluppo del settore terziario, che produce grandi quantit di rifiuti assimilabili agli urbani. Nel 1998, invece, nonostante il forte incremento della popolazione, la produzione nettamente diminuita e negli ultimi due anni entrambe le grandezze sono aumentate solo leggermente. Secondo un recente studio sulla produzione di rifiuti urbani in provincia di Vicenza, effettuato per ottenere le informazioni necessarie alla predisposizione del nuovo Piano provinciale per la gestione dei rifiuti urbani, nellanno 1999 la produzione di rifiuti aumentata, in percentuale, meno dellanno precedente. Laumento complessivo nel triennio 1997-1999 (pari all1,65 per cento) risulta poi decisamente inferiore a quello registrato sul territorio regionale. E per il futuro, il Piano provinciale prevede un incremento medio allanno dello 0,5 per cento fino al 2010. Questo significa che limpatto sullambiente della produzio43
FIGURA 2
DIFFERENZIARE PER RICICLARE La raccolta differenziata rappresenta uno dei punti di forza del Piano provinciale sui rifiuti. Lobiettivo infatti quello di ridurre al minimo la quantit di rifiuti da destinare allo smaltimento finale. In tutti i bacini della provincia, la raccolta differenziata basata sul recupero dei residui vegetali che provengono
RACCOLTA DIFFERENZIATA
FIGURA 2. Dal 1997 a oggi la raccolta differenziata in provincia di Vicenza ha interessato una frazione sempre maggiore di rifiuti prodotti.
zona Vicenza Schio-Thiene Arzignano-Chiampo Altopiano di Asiago Bassano del Grappa 1998 18,3 22,1 31,8 3,6 22,9
ne di rifiuti potr diminuire, se anche in futuro si manterranno, anzi si estenderanno le tendenze attuali delle aree pi meritevoli a tutto il territorio provinciale.
FIGURA 4. Le percentuali di rifiuti raccolti in modo differenziato sottolineano le forti differenze tra le varie zone della provincia. Tutte per stanno migliorando.
IL DECRETO RONCHI
Gli obblighi di legge in materia di rifiuti sono contenuti nel decreto legislativo 22/97, meglio conosciuto come Decreto Ronchi. Alla vecchia classificazione dei rifiuti in urbani, speciali e tossico-nocivi, si sostituisce quella in rifiuti urbani e speciali. Le due categorie comprendono a loro volta rifiuti pericolosi e non pericolosi. Le caratteristiche del nuovo decreto sono particolarmente innovative perch, oltre ad aver dato una nuova definizione di rifiuto, ha anche recepito i principi e le linee di intervento fissati dalle direttive della Comunit Europea sui rifiuti (direttiva 91/156/CEE), sui rifiuti pericolosi (direttiva 91/698/CEE) e sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio (direttiva 94/62/CE). Sostituendo la normativa precedente, basata principalmente sulla logica dello smaltimento, il Decreto Ronchi ha dettato le nuove regole concentrandosi maggiormente sulle operazioni di prevenzione, riduzione e recupero dei rifiuti con speciali criteri e tecnologie. Grande attenzione riservata alla raccolta differenziata, con obiettivi di qualit fissati al 15 per cento, 25 per cento e 35 per cento entro il secondo, quarto e sesto anno dallentrata in vigore del decreto, che risale al 1997.
FIGURA 3. I dati, calcolati come chilogrammi di rifiuti solidi urbani prodotti da ogni abitante in un giorno, indicano nellAltopiano di Asiago la zona pi critica.
Nellultimo triennio, poi, si verificata una forte diminuzione della quantit di rifiuti avviati allo smaltimento (fig.2), che nel 1999 stata addirittura del 9,4 per cento rispetto allanno precedente. Questo rappresenta un successo per la raccolta differenziata. Landamento della raccolta differenziata in provincia ha sempre rispecchiato, negli ultimi anni, quello del Veneto, ma nel 1999 il dato provinciale ha superato in modo pi marcato quello regionale. Allinterno dellintera provincia, per, si possono rilevare differenze nella produzione di rifiuti nelle diverse zone geografiche (fig. 3). In particolare, lelemento interessante rappresentato dal bacino di Arzignano, che presenta un quantitativo di rifiuti prodotti molto basso e in ulteriore diminuzione. La brutta situazione dellAltopiano di Asiago potrebbe invece essere legata alla forte presenza di turisti durante tutto lanno, che porta a una maggiore produzione di rifiuti totale e pro capite.
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dalla manutenzione del verde pubblico e privato, dal recupero dei resti alimentari della popolazione, delle bottiglie e dei contenitori per liquidi, della carta e del cartone di origine domestica e non domestica. In particolare, in tutto il territorio vicentino, sono molto diffusi i sistemi per la raccolta differenziata di carta, vetro, pile e farmaci, per i quali si conta un raccoglitore ogni 300-400 abitanti. Ma anche la raccolta di rifiuti organici e di residui vegetali cresciuta nellultimo periodo, cos come quella degli scarti umidi. Questo dato particolarmente importante, poich questi rifiuti possono avere un alto impatto ambientale se smaltiti insieme ad altri, generando, per esempio, biogas nelle discariche. I rifiuti raccolti in modo differenziato a livello provinciale costituiscono pi del 28 per cento del totale, secondo i dati del 1999. Un dato che rispetta, anzi supera, lobiettivo minimo di raccolta differenziata fissato dal Decreto Ronchi (D.Lgs. 22/97) del 1997, normativa vigente in materia di rifiuti, che entro i primi due anni dallentrata in vigore prevedeva la raccolta differenziata del 15 per cento dei rifiuti prodotti. Ancora una volta per, andando ad analizzare la situazione della raccolta differenziata nelle varie zone della provincia, emergono delle forti differenze (fig.4), sebbene nellultimo anno la percentuale di rifiuti raccolta in modo differenziato sia cresciuta ovunque. Il bacino di Arzignano si conferma ancora in prima linea nel raggiungimento degli obiettivi previsti dalla legge, superando addirittura lobiettivo del 35 per cento fissato per il 2003.
FIGURA 5
Rifiuti speciali prodotti nel 1997 (in tonnellate) 927.785 278.475 68.838 52.508 44.409 1.404.042
FIGURA 5. Le industrie manifatturiere dominano la produzione di rifiuti speciali in provincia di Vicenza. Nella tabella sono riportate solo le prime 5 attivit e il totale dei rifiuti prodotti nel 1997.
Solo la zona dellaltopiano di Asiago resta lontana anche da quel 15 per cento che costituiva il traguardo per il 1999. POLO CONCIARIO: TROPPI RIFIUTI SPECIALI Leffetto sullambiente della produzione di rifiuti speciali in una data zona collegato alla presenza delle varie attivit produttive. Nella figura 5 sono elencate le cinque attivit produttive che, nel 1997, hanno prodotto la maggiore quantit di rifiuti speciali. Principali produttrici sono le industrie del settore manifatturiero, ma nel 1997 si avuto anche un netto aumento delle quantit di rifiuti prodotte dai settori del
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commercio, della pubblica amministrazione e della sanit e dalle attivit di smaltimento rifiuti e acque reflue. Tra le industrie manifatturiere quella conciaria la maggior responsabile della produzione di rifiuti speciali, ma danno un contributo importante anche le attivit di produzione e lavorazione dei metalli, dei marmi e degli altri materiali di cava di cui la provincia di Vicenza molto ricca, e lindustria chimica. Proprio questultima responsabile poi della maggior parte dei rifiuti pericolosi prodotti, che costituiscono circa il 10 per cento dei rifiuti speciali generati.
In provincia di Vicenza sono presenti 38 discariche, di cui 5 destinate allo stoccaggio dei rifiuti urbani.
COMUNI A CONFRONTO
Comune Arzignano Chiampo Sandrigo Vicenza Bassano
FIGURA 6
rifiuti speciali prodotti (in tonnellate) 186.267 159.854 102.829 98.031 88.635
FIGURA 6. Dei 5 comuni dove si ha la maggiore produzione di rifiuti speciali, 2 (Arzignano e Chiampo) si trovano nella zona del polo conciario. Dati del 1997.
Se nel settore dei rifiuti urbani e della raccolta differenziata costituiva un vero esempio in continuo miglioramento, per quanto riguarda i rifiuti speciali larea di Arzignano non raggiunge gli stessi traguardi. Al contrario, il polo conciario si colloca al primo posto su tutto il territorio provinciale per produzione di questi rifiuti. Infatti i comuni di Arzignano e Chiampo producono ciascuno un quantitativo di rifiuti speciali che supera addirittura la produzione del capoluogo. Nella tabella della figura 6 sono riportati i cinque comuni della provincia con la pi alta produzione di rifiuti speciali. Una parte consistente dei residui dellattivit di concia viene comunque riutilizzata nelle diverse attivit produttive della stessa zona geografica. DISCARICHE INEVITABILI MA PIU SICURE Lobiettivo, indicato dal decreto Ronchi e perseguito dallamministrazione provinciale, la riduzione del ricorso allo smaltimento in discarica. La strada intrapresa, in qualche caso con molto successo, quella del recupero ed eventualmente dellincenerimento. Ma nonostante questo la discarica ancora necessaria. La provincia di Vicenza pu contare in tutto su 35 discariche. Cinque di queste sono destinate ai rifiuti urbani e
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affini. Altre 26 raccolgono i materiali inerti e 7 i rifiuti speciali. Soltanto le cinque discariche per lo stoccaggio definitivo dei rifiuti urbani, sorte nei comuni di Grumolo delle Abbadesse, Lonigo, Arzignano, Bassano del Grappa e Gallio, raccoglievano, a luglio 2000, pi di 650 mila metri cubi di materiale. Le discariche in esercizio per i rifiuti speciali, sono invece situate nei comuni di Montorso, Trissino, Montecchio Precalcino, Sarcedo, Tezze sul Brenta, Thiene e Zermeghedo. A Schio funziona anche un impiantoa tecnologia complessa, per lincenerimento, anche di rifiuti ospedalieri, con recupero del calore e produzione di energia elettrica. Inoltre in fase di realizzazione un impianto di compostaggio della frazione organica derivata dalla raccolta differenziata di rifiuti urbani ad Arzignano, che dovrebbe entrare in attivit allinizio del 2001. In generale i rifiuti prodotti allinterno della provincia vengono completamente smaltiti negli impianti della provincia stessa. Comprensibilmente, la popolazione non sempre ha mostrato consenso sulla presenza delle discariche sul territorio provinciale, per la consapevolezza dei rischi connessi. Gli impianti di smaltimento dei rifiuti, infatti, hanno forti effetti sullambiente circostante, sul territorio e sugli organismi viventi. La costruzione di questi impianti richiede perci la ricerca di soluzioni tecniche che garantiscano la tutela dell ambiente, e nella quasi totalit delle discariche provinciali autorizzate si osservano i criteri di sicurezza per lambiente e la salute. Per garantire la sicurezza delle persone che vivono nei pressi delle discariche, la Provincia indica i criteri da seguire nella progettazione, realizzazione e nelluso delle reti che controllano le acque sotterranee vicine agli impianti. Le analisi realizzate attraverso i rilevatori permettono di valutare i parametri che indicano la qualit delle
La presenza di differenti tipi di suolo ha segnato lo sviluppo delle varie aree geografiche del territorio vicentino. Le diverse attivit di sfruttamento dei terreni creano problemi legati sia alle caratteristiche naturali del suolo, che sono poi direttamente collegate a quelle di altre risorse come lacqua e laria, sia ai fattori artificiali, come la forte urbanizzazione e la significativa presenza di attivit produttive.
MONTAGNE BOSCOSE I boschi in provincia occupano una superficie di circa 63 mila ettari, e si trovano principalmente in aree montane e collinari, come lAltopiano di Asiago nel quale si trova la concentrazione pi alta. La superficie occupata dai boschi sempre aumentata fino a 15 anni fa, ma nellultimo decennio il patrimonio forestale rimasto praticamente costante. aumentata, per, la frazione di
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boschi rispetto alla superficie destinata allagricoltura. E sono aumentati anche gli incendi: negli ultimi 11 anni in provincia di Vicenza c stato il maggior numero di incendi della regione, con conseguente alterazione della qualit dellambiente (fig. 1). La grave situazione ha spinto le amministrazioni ad adottare un Piano regionale antincendi boschivi estremamente avanzato ed efficace.
COSA SI COLTIVA
Tipo di coltivazione Colture foraggere (prati, pascoli) Cereali Colture legnose (viti, ulivi, alberi da frutta) Colture industriali (soia, tabacco, bietola) Colture orticole
FIGURA 1
Superficie percorsa da incendi (in ettari) 627.7 59.3 107.6 112.2 535
FIGURA 2. Secondo i dati del 1998, i terreni destinati a prato e pascolo occupano pi della met del territorio utilizzato per lagricoltura.
FIGURA 1. Dati relativi agli incendi dal 1993 al 1997. Dal 1986 quasi 4 mila ettari di bosco in provincia sono stati interessati da incendi.
AGRICOLTURA IN CRESCITA Il terreno utilizzato per uso agricolo sfruttato principalmente come prato o pascolo, per produrre le cosiddette foraggere, ma anche per la coltivazione di cereali e colture legnose, cio viti, ulivi e alberi da frutta (fig. 2). Negli ultimi ventanni le attivit agricole hanno utilizzato in maniera sempre pi massiccia composti fertilizzanti e fitofarmaci per aumentare la produzione, migliorarne la qualit e sconfiggere ogni forma di parassiti, rilasciando sul suolo notevoli concentrazioni di sostanze nocive. La massiccia presenza di prati in grado di limitare notevolmente tali fenomeni. CAVE E INDUSTRIE ALTERANO LAMBIENTE Soprattutto calcare, poi ghiaia e argilla. Questi sono i principali materiali estratti nelle 222 cave della provincia che, per quanto riguarda il calcare, sono localizzate principalmente sullAltopiano di Asiago. Lestrazione di materiale da costruzione, che si effettua soprattutto negli alvei dei fiumi, provoca importanti mutamenti nelle caratteristiche del corso del fiume, della sua velocit e del suo percorso. Questo tipo di attivit produce effetti permanenti sulle caratteristiche dei terreni e delle acque circostanti e sul paesaggio della zona, causando problemi alle strutture che, nel tempo, luomo ha costruito lungo gli argini dei corsi dacqua. Ma anche lindustria, con il suo forte sviluppo dal dopoguerra ad oggi, crea scompensi nellequilibrio naturale del suolo, sottraendo sempre pi terreni alle pratiche
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agricole e ai boschi. Dal dopoguerra a oggi larea occupata da abitazioni, attivit produttive e servizi aumentata di circa tre volte e occupa ora il 9,6 per cento del territorio della provincia. A questa va aggiunta la superficie occupata dalle aree improduttive e dalle strade, che contribuiscono a rendere impermeabili allinfiltrazione delle piogge aree sempre pi vaste del territorio provinciale, favorendo limpoverimento delle sorgenti e dei corsi dacqua sotterranei e riducendo le possibilit di controllo degli eventi alluvionali.
IL SUOLO VICENTINO
Il suolo lo strato di terreno che ricopre le rocce o i sedimenti e che si formato in seguito alla loro trasformazione. A seconda del tipo di rocce o sedimenti che costituiscono il sottosuolo, nel corso di milioni di anni si sono create differenti tipi di suoli, che per le loro caratteristiche risultano adatti a utilizzi diversi. I terreni per uso agrario sono classificati in base alla carta dei terreni agrari (1968), che descrive le caratteristiche dei vari terreni ed utile per pianificare le coltivazioni nelle diverse zone: I terreni tipici delle zone di montagna e collina sono derivati o costituti da rocce calcaree, dolomitiche, eruttive (zona dei Monti Lessini), morene (zona di Arsiero, Cogollo, dei Monti Berici) o alluvioni delle valli e risultano poco fertili In pianura si trovano invece soprattutto terreni sciolti, in cui i sedimenti trasportati dai corsi dacqua o dai ghiacciai non sono ancora stati trasformati in rocce; sono tutti terreni molto permeabili, formati da ciottoli e ghiaie e da strati pi fini di sabbie, limi ed argille. Per questo risultano estremamente fertili e produttivi.
Per saperne di pi Maggiori informazioni sullo stato dellambiente della provincia di Vicenza possono essere richieste a: Provincia di Vicenza Area 6 - Ambiente e Territorio Palazzo Folco Contr S. Marco Tel. 0444/399223 ARPAV Dipartimento provinciale di Vicenza Via Spalato 14/16 Tel. 0444/217311 dapvi@arpa.veneto.it
Internet
www.provincia.vicenza.it www.arpa.veneto.it
Lo stato dellambiente della provincia di Vicenza e la sua evoluzione negli ultimi dieci anni raccontati da un cronista deccezione. Il grande esploratore vicentino Antonio Pigafetta, che accompagn Magellano nel suo giro intorno al mondo raccontandone le avventure, compie oggi un viaggio allinterno della provincia di Vicenza. E, come allora, coglie i tratti ambientali caratteristici dei luoghi che incontra. Ne nasce una vivida e puntuale descrizione dello stato dellambiente della provincia, che analizza i diversi aspetti ambientali che caratterizzano la zona nella loro evoluzione negli ultimi dieci anni: la qualit dellaria e dellacqua, limpatto di alcuni agenti fisici, come il rumore o lelettrosmog, la situazione energetica, le condizioni del suolo, le questioni legate ai rifiuti, i possibili effetti dei vari fattori ambientali sulla salute. Accanto allapprofondimento e allanalisi dei dati raccolti in questi anni, particolare attenzione rivolta alle risposte e agli impegni delle istituzioni, oltre che ai comportamenti dei singoli cittadini, per preservare e mantenere in salute il patrimonio ambientale della provincia.