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La Magistratura Organo della Associazione Nazionale Magistrati

Criminalit dei colletti bianchi: le riforme necessarie


Luca Tescaroli*
Questa inchiesta ci ha consentito, grazie anche a una serie di preziosi contributi, di compiere un viaggio nella complessa realt del white collar crime e dellampia area grigia in cui si verificano pericolose collusioni tra mafia, politica, economia e finanza. La gravit della situazione italiana emerge chiara non solo dallanalisi degli atti giudiziari, ma dalla preoccupazione profonda che domina il pensiero degli interlocutori che hanno voluto contribuire a questo sforzo. La perdita di tensione etica invade tutte le dimensioni dellagire individuale e collettivo; e cresce in maniera esponenziale la tendenza a una pericolosa cedevolezza nei confronti di una deriva che spesso ha il sapore di una inquietante vicinanza a mondi criminali. assolutamente necessaria una reazione, fatta di senso critico, di lucida razionalit, di comprensione del fatto che senza il ripristino della legalit un paese non ha futuro. Luca Tescaroli traccia con efficacia il quadro di una situazione che oggettivamente grave. Dal dopoguerra sino a oggi le politiche di contrasto alla criminalit organizzata nel nostro paese sono state fluttuanti e non organizzate, non sempre si sono rivelate appropriate e si sono caratterizzate per lincapacit di annientare il fenomeno mafioso. Cosa Nostra, camorra, ndrangheta, sacra corona
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*Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma. Estratto dal libro Colletti sporchi di Ferruccio Pinotti e Luca Tescaroli, Bur-Rizzoli 2008.

Nuove frontiere del sistema penale

unita, da una parte, e Stato, dallaltra, hanno potuto convivere proprio perch la linea di demarcazione tra le due compagini non mai stata netta e vi sono state forti compenetrazioni tra il potere legale e il crimine mafioso, solo in minima parte evidenziate dalle inchieste giudiziarie. Collusione, corruzione, connivenza, sottovalutazione della pericolosit, assenza di una pubblica amministrazione efficiente e di una economia sana offrono lo spunto per dare risposte persuasive sul perch del proliferare delle associazioni mafiose. La politica di contrasto dovrebbe essere funzionale ad assicurare la garanzia collettiva primaria della sicurezza personale e della libert dimpresa che, in larga parte dItalia, non sussiste. I cittadini vanno difesi non solo dagli abusi dei poteri pubblici, ma anche dalla prevaricazione dei grandi poteri criminali. Tutti coloro che hanno avuto il coraggio di denunciare, se non sono stati assassinati, si sono trovati a vivere storie drammatiche: cessare la propria attivit commerciale, trasferirsi con la famiglia in localit segrete e doversi reinserire in altri contesti sociali, o sopravvivere blindati nel luogo dorigine subendo gravi conseguenze economiche per la propria impresa o attivit e spostarsi con la scorta, trovare una nuova identit, o subire vendette o atti ritorsivi. essenziale, sottolinea Tesca-

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roli, analizzare lemergenza criminalit con sguardo aperto, in modo realistico. Appare di fondamentale importanza comprendere la straordinaria pericolosit della mafia e rendersi conto che vi sono intere aree geografiche dItalia nelle quali non viene assicurata leffettivit delle leggi statuali e della difesa dei cittadini contro le intimidazioni dei delitti mafiosi. Lobiettivo di una organica e continuativa politica di contrasto alla criminalit organizzata appare un obiettivo primario per tutti. Per essere raggiunto sono necessarie profonde innovazioni anche nei contenuti della legislazione; e non appare sufficiente la delega alla magistratura e alle forze dellordine, che perpetuano il loro sforzo con ininterrotto impegno. In quali direzioni muoversi? Le indicazioni emerse nel corso di questa inchiesta sono numerose, ma Tescaroli offre ulteriori spunti conclusivi. necessario pensare a una nuove legge Rognoni-La Torre, idonea ad aggredire i patrimoni nella disponibilit dei mafiosi, tenendo a mente che, mentre in passato le cosche mafiose investivano in cose che si vedono case, terreni oggi investono prevalentemente in beni che non si vedono, trasferendo il denaro in paradisi fiscali, o in altri paesi dalla legislazione poco attenta, come la Gran Bretagna e la Grecia; e il fatto che

si rivolgono a studi e centri finanziari capaci di pianificare gli investimenti con programmi su misura. Su questi temi le investigazioni sono particolarmente complesse sia per la mancanza di mezzi adeguati, sia per la obiettiva difficolt di dimostrare il rapporto tra il mafioso e il riciclatore; sia per la presenza di societ intestate a prestanome, sia per lutilizzo di artifizi contabili. importante iniziare a ragionare sullopportunit di intervenire contro i paradisi fiscali, individuando forme di embargo finanziario nei confronti di questi paesi e chiedersi per quale ragione ci non sia mai stato attuato sebbene autorit internazionali (banche centrali e Fondo monetario internazionale) ed esperti di antimafia lo abbiano proposto pi volte, senza successo. Gli interventi in materia di giustizia devono essere cauti, accurati; e mirati unicamente alla finalit di perseguire con forza il crimine mafioso e larea grigia. fondamentale rivisitare la disciplina del processo per rendere pi agevoli le pronunce sulla responsabilit penale degli imputati, e rivedere il sistema sanzionatorio per i delitti di mafia, al fine di impedire il ritorno in libert di mafiosi condannati con il rito abbreviato a pene blande. Si rende necessario porre mente a un testo unico sulla legislazione antimafia, in cui far confluire una legislazione
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Cronache dellUnione Internaz. dei Magistrati

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organica e duratura in materia di collaborazione con la giustizia, di amministrazione dello Stato, di enti locali, di disciplina degli appalti e dei subappalti, di misure di prevenzione, del sistema finanziario bancario e di riciclaggio. Inoltre, appare urgente potenziare gli organici, soprattutto delle forze di polizia, e le relative dotazioni finanziarie. Urge inoltre approvare un testo unico in materia di riciclaggio, ritenuto essenziale dagli esperti. Non pu essere taciuto il fatto che anche le ricorrenti crisi finanziarie possono essere unopportunit per investire con successo in borsa enormi capitali di derivazione mafiosa, con un effetto moltiplicatore pericoloso. Persino i cosiddetti fondi sovrani secondo gli esperti non appaiono esenti da fenomeni di riciclaggio: necessario quindi approvare misure di intervento e di controllo sofisticate. Luca Tescaroli si augura che simili misure siano prese in considerazione, che vi sia uno scatto di orgoglio in difesa della legalit. Tuttavia, dallesterno provengono segnali non rassicuranti. Dalla politica emergono atteggiamenti di interessata disponibilit a interagire con il sistema mafioso e, contestualmente, formulazioni di teorie sullautonomia tra mafia e politica e sulla negazione della strategia dellimmersione da parte della mafia, che si coniugano
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con propositi, divulgati tramite i media, di intervenire per introdurre criteri normativi pi rigorosi sui collaboratori di giustizia (innalzare il tetto di un quarto di pena da scontare prima di essere ammessi ai benefici, impedire che le condanne si possano basare sulle sole dichiarazioni dei pentiti) e con una costante attivit di delegittimazione della magistratura. Dal mondo della cultura provengono dissertazioni sul ridimensionamento del potere di Cosa Nostra. Dallinformazione traspare una scarsa attenzione alla criminalit organizzata, soprattutto quando implica relazioni con la politica e lalta finanza. Vengono pubblicati senza censura inviti alla ribellione, rivolti ai politici siciliani, per far abrogare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, considerato uno strumento di ricatto e di condizionamento permanente della politica siciliana, sistematico e particolarmente odioso. Intanto, il paese appare distratto da altre emergenze, infatuato dalle letture minimaliste che crescono attorno alla pericolosit del fenomeno mafioso; e persevera a non attribuire il peso dovuto ai delitti di mafia, che sembrano scivolare sulla coscienza collettiva quando vengono perpetrati in Sicilia o in altre regioni del Sud ad alta densit criminale. Il paese rimane indifferente dinanzi al ritorno a Palermo di boss di rango o alle nuove alleanze stipulate dalla

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mafia siciliana con la mafia italoamericana; risulta incapace di stimolare nuove e significative collaborazioni idonee ad aprire la saracinesca sui rapporti tra strutture mafiose, politica e imprenditoria; appare disponibile a considerare chiusa la partita, con la disfatta dellarea militare dellorganizzazione; fatica a compattarsi sugli strumenti legislativi per introdurre e rendere operativo nel nostro sistema un meccanismo repressivo efficace, idoneo a incidere sulla dimensione trasnazionale e a rendere pi agevole perseguire i delitti commessi da individui che poi si trovano fuori dal territorio nazionale. Molti i segnali inquietanti di involuzione, per chi li vuole leggere. La strategia di Cosa Nostra e delle altre strutture mafiose che ripudia lo stragismo e i cosiddetti delitti eccellenti (da oltre un quindicennio non vi fa ricorso) legittima i portatori di vocazioni al compromesso a esaltare ancorch, talvolta, in prospettiva provocatoria la funzione di sviluppo economico della mafia e la sua attitudine a svolgere una funzione di traino delle attivit produttive in sofferenza, a ritenere che i soldi e i voti non puzzino. Si tratta di tangibili segnali di quel retroterra culturale che impregna la coscienza di una nazione incapace di fare i conti con il proprio torbido passato e di rilanciare unazione seria, duratura

e organica di contrasto al crimine organizzato. Sul versante legislativo assistiamo a scelte contraddittorie: da un lato alla rimessa in discussione de facto del regime del carcere duro e, dallaltro, al varo di normative oggettivamente idonee a favorire la commissione di delitti, quali quelle sul rientro di capitali illecitamente esportati, sulla riduzione della sfera di applicazione del reato di falso in bilancio, nelle cui pieghe si mimetizza lattivit di riciclaggio; sino a giungere alla predisposizione di progetti di legge che si muovono nella direzione di eliminare o, comunque, compromettere gli strumenti processuali che tante condanne hanno consentito di ottenere negli anni scorsi e ai propositi di reintrodurre lautorizzazione a procedere per i parlamentari, senza nemmeno interrogarsi o riflettere su quale possa essere limpatto sulle indagini di mafia. A seguito delle assoluzioni di alcuni imputati eccellenti e dellaffievolirsi del ricordo della pericolosit della mafia, nonch della continua intimidazione a cui la magistratura viene sottoposta, scoppiato il morbo ipergarantista che ha portato a una presunzione di inaffidabilit delle indicazioni fornite dai collaboratori di giustizia e a orientamenti interpretativi degli organi giudicanti sempre pi restrittivi e rigorosi (basti pensare a quanto sta accadendo in tema di
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intercettazioni). Forte il disorientamento nella societ civile, che appare incerta, quasi disgregata. I cittadini, a loro volta, non essendo posti nelle condizioni di percepire segnali non equivoci di un proposito istituzionale di aggressione alla mafia, non sono favoriti a mobilitare le loro energie contro Cosa Nostra, le altre associazioni mafiose e i suoi alleati. Di qui la loro accettazione silenziosa delle attivit mafiose e la loro indifferenza nei confronti dei morti ammazzati, delle lunghe latitanze dei boss e del condizionamento delle gare di appalto. Temi e problemi che si ritiene siano affare di pochi addetti ai lavori. Questo lo stato di cose auspicato dal mafioso, che appare in sintonia con la strategia di non conflittualit dallo stesso portata avanti nei confronti dello Stato, sempre pi orientato a impegnare il proprio apparato repressivo a combattere criminali comuni (spesso extracomunitari) e invisibili quanto silenziosi guerrieri appartenenti a strutture internazionali e a gruppi eversivi italiani, protesi a portare il terrore nel cuore delle citt. Di fronte a questa lenta erosione morale necessario reagire con forza. imprescindibile il richiamo al principio di responsabilit della politica o almeno della parte sana della politica affinch non com210

metta lerrore di inceppare lantimafia e congelare la giurisdizione, con improvvide regolamentazioni della funzione requirente nel processo penale, e linizio del confronto sui rimedi da adottare per affrontare durevolmente ed efficacemente la lotta alla criminalit mafiosa, soprattutto nella sua parte pi pericolosa, quella dei legami con il potere. Il proposito delle classi dirigenti di ristabilire il primato della politica sulla giurisdizione deve coniugarsi con la conservazione dellimpegno antimafia e la necessit di concepire e attuare una strategia unitaria di lungo periodo al contrasto ai sodalizi criminali in termini concreti. Deve poi riemergere, nella societ civile e in tutte le classi sociali, lidea di un nuovo patto sociale fondato sulla legalit, come premessa nella ricostruzione morale di un paese che non pu attendere nuovi e gravi lutti collettivi non solo nella forma di morti e stragi, ma anche di involuzioni pericolose per risvegliarsi dal torpore. Letica deve tornare a essere il punto di riferimento alto, nellagire individuale e collettivo. Senza una nuova etica della responsabilit non c futuro per le nuove generazioni, cui idealmente dedicata questa testimonianza di impegno civile.

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