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Massimo Epis Teologia fondamentale

M. EPIS, Teologia fondamentale. La ratio della fede cristiana, Queriniana, Brescia 2009, pp. 704, 48,00

Le questioni che riguardano la teologia fondamentale, con particolare riferimento non solo al suo statuto epistemologico ma anche a un ben preciso e strutturato percorso di riflessione in vista del suo insegnamento, vengono nuovamente prese in esame dal ponderoso volume di Massimo Epis che qui presentiamo. LA., come richiamato nella premessa (5) e successivamente sviluppato nella presentazione del progetto dellopera (90-99), non si propone come compito principale del suo lavoro quello di raccogliere e illustrare i diversi temi e materiali che sono propri di questa disciplina, quanto di cercare di rispondere alla domanda sulla questione dellidentit e del metodo sulloggetto formale peculiare alla teologia fondamentale: la tematizzazione della ratio fidei (90-91). In questo senso, particolare importanza assumono le domande che egli si pone sin dallinizio della sua ricerca: A quali condizioni quanto credono i cristiani pu essere riconosciuto come vero? (5) e, correlativamente, a quali condizioni la confessione cristiana di Ges come levento di Dio riconoscibile da tutti? (91). A partire da questi interrogativi intorno al mistero dellautocomunicazione di Dio in Ges di Nazaret e dal presupposto che questa iniziativa divina richiede una corrispondenza, da parte delluomo, che include il vaglio dellintelligenza (5), Epis si propone di sviluppare la propria ricerca secondo un duplice e complementare obiettivo: mettere a tema la ratio fidei (la figura epistemologica della fede) nella
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verifica del fondamento storico della rivelazione (91), tenendo presente il principio di fondo che guida tutto il lavoro e che pu essere cos sintetizzato: se la fides vanta una ratio, non pu essere altra da quella dellevento che la fonda (92). chiaro, in questo approccio, il valore che assume la filosofia per lautore. Essa, infatti, in quanto riflessione sistematica e rigorosa sulla singolarit dellesistenza umana, interlocutrice privilegiata del sapere teologico, volto ad esplicitare la portata universale dellevento singolare di Ges di Nazaret (5). Dopo questi seppur brevi accenni intorno al nodo teorico su cui si concentra tutto il progetto dellA. e a partire dal quale si dipana la relativa ricerca, ora possibile dare conto delle cinque parti nelle quali il lavoro si struttura, non prima per di dar conto di due riflessioni che lA. presenta nellintroduzione (Il contesto e le sfide, 9-101). La prima riflessione si riferisce al contesto attuale (lthos postmoderno) nel quale vissuta la fede e allinterno del quale la stessa riflessione trova la propria collocazione temporale. La seconda, dopo una disamina (autoritratto) della fede cristiana e del suo rapporto con la Rivelazione cos come emerge dai testi del Concilio Vaticano II, una riflessione pi puntuale sullapproccio teologico-fondamentale a questa realt. A tal riguardo, lA. presenta due principali indirizzi che assumer lapologetica cattolica prima del suo decisivo mutamento a seguito del rinnovamento dovuto alle istanze del Vaticano II: lattrazione fideista e lattrazione razionalista (64-83). Infine, lintroduzione si conclude (come gi accennato) con un paragrafo interamente dedicato al progetto che il lavoro di Epis intende seguire (9099). Veniamo ora allopera. Nella prima (Modelli rappresentativi della giustificazione della fede, 103-212) e seconda parte (Panoramica sul Novecento teologico, 213-329), lA. ripercorre il lungo itinerario storico dellapologetica/ teologia fondamentale con particolare riferimento ai modelli teologici che si sono susseguiti nel proposito di dare ragione della fede. La prima parte dedicata ai tre modelli paradigmatici di sviluppo dellapologetica. Il primo modello quello sapienRECENSIONI

ziale della tradizione patristica e alto-medievale in cui emerge, in definitiva, lequilibrio tra ragione e fede dal momento che la superiorit della conoscenza cui la fede abilita non si traduce in una inibizione della ragione, poich luomo, in quanto creato, capax Dei (93). Il secondo modello quello tommasiano che, pur mantenendo lequilibrio precedente, tuttavia per la sua intrinseca configurazione gi prepara, senza anticiparlo, lo sviluppo successivo (cf 167168). Il terzo modello quello dellapologetica moderna nel quale si assiste allirrigidimento della finalit dimostrativa [] in nome dellimmunizzazione dallagnosticismo e dallimmanentismo delle filosofie coeve e della riaffermazione della specifica identit confessionale (cattolico - romana) (94). Pi articolata , invece, lillustrazione della produzione teologica recente con particolare riferimento allarea europea, sia cattolica che protestante, contenuta nella seconda parte. Senza entrare nel merito dei singoli contenuti, si tratta qui di ricordare come lautore proceda ad analizzare, dapprima i differenti indirizzi di pensiero circa la verit della fede che vengono unificati nella cosiddetta teologia liberale, e quindi, dopo la riflessione sulla querelle sul modernismo, le proposte teologiche di K. Barth, R. Bultmann, K. Rahner, J.B. Metz e, infine, W . Pannenberg e C. Theobald. Con la terza parte (Lobiettivit dellevento cristologico, 331-482) si entra nel vivo del modello proposto dallA. Partendo dallasserto che la verifica della consistenza storica della rivendicazione della fede cristiana presuppone unistruzione metodologica sulle condizioni di verifica stessa (95), Epis offre un chiaro percorso di riflessione sulla cristologia fondamentale con lo scopo di evidenziare la centralit dellevento Ges di Nazaret rispetto alla rivelazione e alla fede. Infatti, a partire da Ges di Nazaret e dalla sua storia, letta alla luce del krigma pasquale, che si pu cogliere in profondit quellautorivelazione di Dio che la fede cristiana intende annunciare come realt a tutti comprensibile. Poste queste premesse fondamentali, la quarta parte (Fides aut Ratio? La figura epistemologica della fede, 483579) si
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propone di investigare la ratio di questa fede. In essa, infatti, partendo da una prospettiva di carattere antropologico fondamentale e rivedendone sostanzialmente limpostazione rispetto al passato, ci che si intende evidenziare la questione della verit (anche della fede) che, per lA., si risolve nella necessit di considerare questa verit sempre e solo come evento sperimentato nella storicit e libert delluomo (cf 541-550). Di conseguenza, anche per ci che concerne la fede vale il principio fondamentale secondo cui: solo a posteriori (dallevento pasquale), ma senza abdicare alla criticit (per lontologia ermeneutica abbozzata), argomentabile la tesi delleffettiva possibilit universale della fede (98). Infine, la quinta parte (Forme e categorie della testimonianza, 581-675), sviluppa le questioni relative alla categoria di testimonianza come luogo nel quale la relazione con il Risorto trova la sua autentica ed effettiva realizzazione. In questo quadro risulta decisivo, per lA., il ruolo e la necessit della Chiesa con le sue forme istituzionali della testimonianza: la Scrittura, i Sacramenti e la Liturgia con particolare riferimento allEucaristia e, infine, i ministeri e la loro comunione nel vincolo apostolico. La trattazione si conclude, infine, con unampia riflessione sulla problematica della cosiddetta teologia delle religioni (641-673), intesa non solo come luogo di dibattito attuale in seno alla teologia fondamentale, ma anche come sintesi e verifica delle responsabilit della fede cristiana, sollecitata a dare ragione della propria universalit in quanto singolarmente fondata (99). Nel ponderoso volume vengono anche presentati e discussi alcuni documenti magisteriali di maggior rilievo: Dei Verbum (40-59) gi nellintroduzione; Dei Filius (197-210); Fides et Ratio (562576); Dominus Jesus (663-673). Al termine di questa sintetica presentazione desideriamo rilevare alcune note di merito che sono proprie di questopera. Per prima cosa, da sottolineare non solo la vastit dellopera e la meticolosa e ampia articolazione dei temi, ma anche la ribadita volont di mantenere aperta la riflessione non solo sul piano teologico ma anche su quello filosofico in virt del ruolo
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che questultimo riveste quale interlocutore privilegiato del primo. A ci si aggiunge poi lampio apparato di note e la ragionata Nota bibliografica finale (677684), assai utili per lapprofondimento dei singoli temi e per lulteriore studio delle questioni che emergono nel corso dellopera. altres significativo rilevare i singoli contributi che compaiono al termine di ogni sezione sotto la voce Temi di studio. In essi, lA. intende offrire ulteriori spunti di riflessione che nascono dalla precedente trattazione e che possono essere vantaggiosamente considerati in vista di specifiche ricerche in merito alle questioni che sono gi state opportunamente sviluppate. Infine, vanno menzionati anche gli schemi grafici, le note intertestuali di approfondimento e gli indici finali, tutti strumenti che suggeriscono come la ricerca, andando ben al di l della semplice trattazione manualistica del tema, vuole essere un contributo significativo per ripensare la questione epistemologica della teologia fondamentale. Senza dubbio questa fatica di Epis rappresenta un contributo energico, anche se talora difficile nel linguaggio, per poter affrontare lo studio della teologia fondamentale ripensandone non solo i contenuti ma soprattutto i principi che sono alla base di questa disciplina. Pierluigi Sguazzardo

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