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Ad Arzana e ai miei paesani una serata di nebbia forte, la cella quasi immersa nel buio, e per uno che

he ama la luce come me mi fa sentire triste, non ho voglia di fare niente, sono seduto a lavorare al computer, ma non mi riesce di concentrarmi, sento ch' un fine giornata pessimo. Mi alzo faccio quattro passi ma essendo lo spazio molto poco non ho voglia di continuare con i soliti tre passi avanti e tre indietro, mi prendo l'Iliade scritta in lingua sarda la mia lettura preferita insieme all'Odissea, non mi stancherei mai di leggerle, le loro ottave mi provocano delle sensazioni che nessun altra lettura riesce a darmi, mi butto sul letto a leggere, e come mai mi era successo la metto poco dopo da parte, mi alzo ma in tanto erano arrivate le diciannove, ora del telegiornale, prima ascolto Rai Tre e alle venti quelle delle sette, ma se subito dopo mi avessero chiesto informazioni sulle notizie date, potrei affermare che erano dei telegiornali per sordomuti, non ho sentito niente. Mi appoggio al davanzale della finestra, davanti a me ci sono dei lampioni che sprigionano una luce gialla sono dei fari antinebbia, che illuminano il muro di cinta che indica il limite che c' fra noi e la vita di fuori, e subito dopo il muro non ho pi davanti ai miei occhi la vallata di Maiano avvolta dal buoi della notte come sarebbe giusto e normale che fosse , davanti ai miei occhi scorrono le stradine strette del mio paese, mi sembra d'incontrare delle vecchie di Arzana altere avvolte in scialli neri e le gonne lunghe fino ai piedi, quelle donne che se ci parlavi ti accorgevi quanta gentilezza e umanit erano capaci di diffondere, ma se era necessario dimostravano anche di quanta fermezza erano capaci. Ma ecco che torno alla realt della situazione, e guardandomi intorno mi trovo d'avanti le foto dei miei cari nipoti dei miei familiari, ce ne sono vecchie di dieci o di quindici anni fa, e provo ad immaginare quanto cambiamento ce stato in quei ragazzi, guardando le loro immagini mi sento orgoglioso di essere loro zio, li vicino appeso a una parete c' un calendario di dimensioni notevoli dove campeggia una grande immagine di Padre Pio, a poca distanza sullo stesso muro c' una cartina della mia amata Sardegna, mi avvicino ma a distanza sullo stesso muro c' una cartina della mia amata Sardegna, mi avvicino ma a quest'ora di notte impossibile leggere le scritte delle localit, la luce notturna della cella talmente fioca, che non mi riesce di distinguere se sono ancora nel regno dei dannati viventi o in quello dei morti, ancora pi avanti c' un calendario in lingua arzanese mandatomi dai miei cari nipoti realizzato dai ragazzini delle scuole medie del mio paese, l'anno corrente e quello del 2008, ed ecco che con la mente torno alla mia natia terra, sulla prima pagina c' un gruppo di ragazzine e ragazzini che si danno la mano e giocano al girotondo, ai loro piedi ci sono dei giochi che si facevano in tempi molto lontani, c' una bambola di pezza roba artigianale sicuramente di quelle facevano le nonne alle loro nipotine, le ruote in tavola di un carretto, delle funicelle, zufoli,

l'argomento che tratta quest'anno sono i giochi che si facevano al tempo dei nonni, e il titolo Giogos e Gioghitus. Sfogliando il calendario su ogni pagina ci sono elencati i giorni del mese a cui riferito, e ai suoi piedi illustrato molto realisticamente dagli stessi ragazzi delle medie un gioco di quei tempi andati, avendone approfittato anch'io di quei giochi posso dirvi meravigliosi. Penso al mio vicinato di Barigau ai giochi che fra noi ragazzini facevamo, a quanta felicit e stanchezza ci producevano, tanto che alla sera ci addormentavamo subito, ecco stanotte non sento sonno, e invidio quelle notti di sonno profondo che facevamo fino al mattino dopo. Pensa a quelle ore che trascorrevamo nelle campagne della periferia del paese, mettendo trappole per uccelli, texes e lenthia, quando noi ragazzini portavamo al pascolo sas mannalithas, che in quasi tutte le famiglie avevano in casa per il latte dei bambini, a quell'et non mi ricordo di aver mai trascorso delle giornate noiose, una cosa mai vissuta di persona, di quegli anni rivivrei tutto di grande gioia, tranne una cosa che vorrei che fosse diversa, il mio atteggiamento, il mio profitto sulla scuola, oggi tocco con mano l'errore enorme di non aver saputo approfittare di quei buoni e utili consigli che i miei genitori ripetutamente ogni giorno cercavano di farmi entrare nella mia zucca vuota mi sarebbe piaciuto scrivere qualcosa sul mio paese sulla vita che vi si svolgeva, ma dopo tanti anni di carcere non facile mettere insieme delle idee, non facile trovare qualcosa di interessante da dire ripescando fra gli sbiaditi ricordi, i pensieri sono stanchi dopo tanta galera, e anche nei momenti di poca lucidit che rimasta loro, fanno fatica a tornare alle cose belle del passato, quegli spazi minimi di memoria rimastami, oggi sono occupati da pensieri arrabbiati, c' l'hanno con certi apparati dello stato, ed molto difficile deviarli da quella paurosa visione. Vorrei scrivere delle donne anziane sedute in su lominargiu, intente a rattoppare dei vecchi pantaloni o altri indumenti, che alle volte erano anche di diverso colore, o impegnate a filare la lana (cun su fusu) da usare per tanti indumenti utili in famiglia, e durante il loro lavoro non smettevano mai di essere attente a quello che facevamo noi ragazzini , e a sgridarci se era necessario, tante nei cortili delle case erano sempre intente a lavare i vestiti che noi sporcavamo giocando, o i grandi durante il lavoro, in tanti cortili delle case c'erano dei piccoli orti ai cui dovevano badare, nelle famiglie era tutto sistemato e programmato in modo che le nostre madri o nonne come pure gli uomini non avessero mai riposo, un momento di pace, come se fossero nati per scontare i peccati del mondo intero, era tutto e soltanto fatica, sofferenza, e sacrifici fatti pi che altro per crescere noi ragazzini un p ribelli, che era l'unica gioia per cui continuavano a sacrificarsi, era l'unico scopo per cui la loro vita continuasse. Io sono un figlio orgoglioso di quella terra, e mi sento figlio anche di tutte quelle persone che quando ero bambino mi hanno sgridato se necessario, ma mi hanno anche amato e coccolato come se fossi veramente un loro figlio

legittimo. Il mio un paese che per decenni ha avuto la sua parte di cronaca nera, sui sequestri, su omicidi e rapine, anche se tante volte gli articoli erano gonfiati a dismisura, oggi tutto cambiato e meno male che le cose vanno in altra direzione, quando i giornali parlano di quel minuscolo ma meraviglioso mondo, per annunciare qualche avvenimento qualche raduno sportivo avvenuto avvenuto o d'avvenire. Quanti odori mi salgono per le narici quando penso al mio paese, uno dei pi forti quello del pane appena sfornato, perch in quasi tutte le famiglie il pane si faceva in casa, e nel vicinato c'era sempre qualcuno intento a farlo, un altro odore molto forte e diffuso era Gennargentu, quando ti passavano vicino per strada era piacevole sentirlo, almeno per me, certo quando eravamo ragazzini non avevamo mai sentito in quei viottoli gli odori del bagnoschiuma o altri profumi, l'unico profumo che ci sentivamo addosso d'importazione era quello che ti spruzzava il barbiere quando ti tagliavi i capelli, tutti gli altri erano odori che solo la natura riusciva a produrre. Mi sarebbe piaciuto andare a spasso per quelle tue campagne, e fermarmi su tutte le alture, e sperimentare se mi riesce ancora di guardare quanto pi lontano possibile, all'orizzonte che muore fra cielo e terra, non sar facile ormai la mia vista si adattata a guardare solo cose a poca distanza, vorrei anche avere conferma o smentita se da quelle alture guardando in lontananza mi si parer, avr ancora d'avanti il muro di cinta di una prigione, ormai credo che il fotogramma del muro faccia parte del mio circuito visivo. Ora mi sento stanco, molto tardi, sento il sonno entrare pian piano dentro di me, cari paesani mi vedo costretto a salutarvi, anche se fra un po' sar nuovamente in piedi, dopo le cinque e mezzo non mi riesce di rimanere a letto neanche se sono malato, buonanotte. A no si biri cantu prima in fortas e in saludi Mario Trudu

Arzana.....quanto tempo, quanto ti ho amato Oh!, quanto mi sei caro, pese mio mi tengono lontano dal tuo vivere quasi assonnato, ora provo di cuore questa poesia a dedicarti quanto tempo, quanto ti ho amato impossibile dimenticarti. Il luogo in cui mi trovo da inferiate e d'alte mura circondato, spero di tornare un giorno a trovarti quanto tempo, quanto ti ho amato impossibile dimenticarti. Mi tengono a grande distanza come se fossi, un grande malato, ma per me medicina, vita, solo pensarti quanto tempo, quanto ti ho amato impossibile dimenticarti. Ora provo a pensare di cuore cosa posso augurarti, di aspettare ti dico, questo tuo figlio sfortunato, e di amarlo, come io ti ho amato quant' difficile dimenticarti. Adiosu Mario Trudu

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