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Viaggi naturalistici destate

Ambienti, fauna e flora

Di Peruzzo Matteo II H

<<Il Viaggiatore sopra il mare di nebbia>> (1818) di Caspar David Friedrich

Giudizio finale Firma dellinsegnante

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Parco faunistico Cappeler Lago del Mis e Parco nazionale delle dolomiti Bellunesi Monfenera e Monte Tomba

Parco Faunistico Cappeler


1 luglio 07

l parco faunistico Cappeller un parco privato, aperto nel 1998 al pubblico, nellagosto del 2003 vi sono stati degli ampliamenti fino a portare il parco ad una estensione di 4.000 mq e attualmente contiene pi di una centinaia di specie animali. Esso, non solo un parco faunistico, ma anche divenuto un apprezzatissimo orto botanico con pi di 500 specie di essenze arboree; tra la vegetazione del parco, ci sono delle meraviglie come un bonsai centenario, piante come Hybiscus syriacus; anche lestetica del parco curata, con laghi, fontane, cascate e aiuole contenenti le essenze arboree. Inoltre ad ogni recinto di un animale ed ad ogni pianta stato inserito un apposito cartello con il nome volgare e la nomenclatura binomia, e non solo, c scritto anche la provenienza originaria dellanimale e le sue caratteristiche. Tra le specie animali del parco abbiamo mammiferi quali:
AGUTI ANTILOPE CERVICAPRA BRADIPO DIDATTILO CANE DELLA PRATERIA CANGURI CARACAL CERVO POMELLATO FENNEC IPPOPOTAMO PIGMEO ISTRICE AFRICANO LEPRE della PATAGONIA MOFFETTA ORSETTO LAVATORE O PROCIONE SCOIATTOLO CINESE SERVAL SURICATI VOLPE POLARE ALPACA BINTURONG CAMMELLO CANE PROCIONE CAPIBARA CERCOLETTO COATO FURETTO ISTRICE LAMA MARMOTTA OCELOT SCOIATTOLO AMERICANO SCOIATTOLO TRICOLORE SITATUNGA VOLPE COMUNE ZEBRA

E in particolare scimmie come:


CALLICEBUS CUPREUS CERCOPITECO GRIGIOVERDE CERCOPITECO MONA LEMURE CATTA LEMURE ROSSO MACACO NEMESTRINO SAIMIRI TESTA DI COTONE CEBO CAPPUCCINO CERCOPITECO NASO BIANCO LEMURE BIANCO E NERO LEMURE FRONTE BIANCA MACACO DEL GIAPPONE o Macaco Faccia Rossa MACACO RESO SCIMMIA RAGNO UISTITI dai pennacchi bianchi

Uccelli come:
AIRONE CENERINO AIRONE GUARDABUOI ALLOCCO BARRATO ALLOCCO DI LAPPONIA ARA ALIVERDI AVVOLTOIO TESTA ROSSA CACATUA CICOGNA BIANCA CORMORANO DAMIGELLA DI NUMIDIA GRIFONE AFRICANO GRU DAMIGELLA GUFO AFRICANO MINORE GUFO REALE IBIS ROSSO MITTERIA DEL SENEGAL PAVONE SPECIFERO PELLICANO COMUNE POLLO SULTANO SPATOLA AFRICANA TANTALO INDIANO EMU FENICOTTERO CILENO TURACO VENTRE BIANCO

Rettili come:
CAIMANO DAGLI OCCHIALI GEOCHELONE PARDALIS IGUANA - IGUANA PITONE RETICOLATO TARTARUGA AZZANNATRICE TESTUDO GRAECA TESTUDO MARGINATA ELAPHE - SERPENTE DEL GRANO GEOCHELONE SULCATA PITONE ALBINO POGONA - DRAGO BARBUTO TARTARUGHE D'ACQUA TESTUDO HERMANNI PITONE DELLE ROCCE

In questa relazione si tratter le caratteristiche basilari di animali, che allocchio di un europeo possono essere concepiti come strani o bizzarri.

ntrando nel parco, non si pu far almeno di notare, una recinzione di forma circolare; al suo interno si pu osservare la convivenza tra le iguane verdi o iguana tubercolata (Iguana iguana) originaria dellAmerica centrale e meridionale pu diventare lunga fino a 2 m e vive essenzialmente sugli alberi, ma sa spostarsi agilmente sul terreno ed una esperta nuotatrice, il corpo presenta per tutto il dorsi una cresta che si arresta sulla coda molto sviluppata nei maschi nella Figura 1 Iguana verde o tubercolata (Iguana iguana),
una delle specie rappresentative del genere Iguana

zona cervicale. E i cani della prateria (Cynomys ludovicianus), dei mammiferi roditori che vivono in colonie, simile ad una marmotta originario delle praterie del Nord America. In una gabbia, non si pu far meno di notare il kookaburra, questo nome volgare raggruppa quattro specie di questi uccelli della stessa famiglia del nostro martin pescatore, la specie esposta in questo parco Alcione gigante originario della Nuova Guinea. Questo uccello ha una dieta varia composta 5
Figura2 Un esemplare di Kookobura con in bocca un pezzo di carne (forse pollo)

da insetti, topi, piccoli serpenti e altri uccelli; un suo parente stretto il Dacelo novaeguineae che vive in Australia. In altri recinti si trovano felini, quali: il serval (Felis serval) originario dellAfrica sub sahariana ha zampe lunghe, un mantello chiaro con puntini di colore Figura 3 in alto un esemplare di nero disposti a serval Figura 4 foto in alto a file, avente corpo destra un esemplare di caracal o slanciato e una lince del deserto in atteggiamenti aggressivi Figura 5 foto in fianco testa piccola, si un ocelot o gattopardo (foto nutre scattata di notte). principalmente di piccoli mammiferi e rettili ed uccelli; il caracal o lince del deserto (Felis caracal) vive in nelle zone aride e preferibilmente rocciose dallAfrica settentrionale e dellAsia, ha un pelliccia di colore rossiccio e bianca nel ventre, preda roditori, uccelli e piccole antilopi; ed infine locelot (Felis pardalis) pi comunemente chiamato gattopardo; diffuso nellAmerica centrale ed anche nella foresta Amazzonica, la sua pelliccia molto pregiata e questo lo ha portato quasi allestinzione assieme alla perdita del suo habitat che la foresta pluviale, come gi accennato la sua pelliccia molto pregiata, il colore varia dal giallo pallido (come lesemplare in questo parco faunistico) al grigio, maculato di nero; un cacciatore notturno a differenza dei felini accennati prima il gattopardo si nutre anche di pesce. Un altro mammifero carnivoro ma canide, e il fennec conosciuto meglio come volpe del deserto, vive nei deserti nord Africani, solitamente ha il mantello di colore marrone chiaro, si distingue facilmente dalla volpe comune per le sue orecchi sproporzionate in confronto alla testa, questa una variabilit di questa specie legata allambiente, infatti questo un espediente per disperdere il calore corporeo. Questo mammifero oltre ad essere carnivoro mangia anche la frutta. Un uccello esotico, alquanto bizzarro, il tucano toco (Ramphastus toco) vive in terreni boscosi che vanno dal Guyana allArgentina. Molto appariscente il suo becco dal colore giallo brillante che raggiunge i 19-20 cm di Figura 6 Tucano toco, un uccello tropicale con il suo lunghezza.
caratteristico becco vistoso

Unattrazione del parco lippopotamo pigmeo (Choeropsis libericus) pi piccolo dellippopotamo di fiume. Un mammifero molto interessante il capibara (Hydrocheorus hydrochaeris) vive nellAmerica centromeridionale, ed il roditore pi grande (1m di lunghezza), particolare il suo muso arrotondato. Lo si trova quasi sempre vicino a corsi dacqua e acquitrini intento a nutrirsi delle piante acquatiche ed erbe. Un altro animale del parco sempre originario del centro America Figura 7 Il capibara, il pi grande del pianeta, fu uno dei primi il tapiro (Tapirus terrestris) avente un corpo roditore "strani" animali visti dai conquistatori del massiccio, anchesso ha una faccia nuovo mondo che sbarcarono nell'America particolare composta da una proboscide, si centromeridionale. nutrono di vegetali e abitano in foreste e praterie. Lalpaca (Lama pacos), imparentato stretto con il lama; appartiene alla famiglia dei camelidi, il suo habitat sono le Ande, lo si trova in greggi a 4.000 m, usato per la sua lana, il colore varia dal bianco fino al nero.
Figura 8. Un esemplare di alpaca (Lama pacos), disteso al sole si pu ben notare la lana di colore marrone.

Un uccello presente nelle nostre zone soprattutto in laguna il cormorano (Phalacronox carbo), si nutre di pesci usato in Cina come strumento di pesca, piumaggio di colore nero e impermeabile, per pescare, si tuffa nellacqua e rincorre i pesci. Alcuni cormorani si sono spinti fono a 20 m di profondit. Mancanti di sebo, si immergono molto pi facilmente. (ved.
relaz. CaSavio e Lio Piccolo).

Figura 9 I cormorani, sono uccelli molto diffusi anche nella laguna veneta; si cibano di pesce cche li pescano tuffandosi nell'acqua. i coltivatori delle valli da pesca, si attrezzano contro questi animali. I cormorani in Cina, non sono stati visti come animali dannosi, ma come strumento da pesca tradizionale; Marco Polo nel Milione ci spiega come avveniva la pesca: al collo dei cormorani veniva legato leggermente con una corda, in modo che i pesci grossi non venissero ingoiati. Dopo si tuffavano alla caccia dei pesci e ritornavano nelle imbarcazioni. Oggi in questo paese a questa pesca tradizionale, si predilige la pesca con le reti, pi produttiva, ma anche molto dannosa per lecosistema marino.

In questo parco ci sono molte variet di specie di scimmie, quali: il macaco nemestrino (Macaca nemetrina) avente arti molto lunghi ed una coda corta, il lemure bianco e nero (Verecia variegata) che gi dal nome si deduce il colore del mantello; il macaco faccia rossa o macaco del Giappone (Macaca fuscata), vivono nel nord del Giappone e da adulti il colore del muso rosso acceso. Unaltra specie il Cercopiteco mona (Cercopithecus mona) vivono nellAfrica occidentale e dimorano sugli alberi.

Figura 10 Due esemplari di lemure bianco (Foto in alto a sinistra). Figura 11 Foto a sinistra un macaco nemestrino con un bastoncino in bocca.Figura 12 Figura 13 Foto in alto a destra e foto a destra, due esemplari di cercopiteco mona, il loro colore marrone sul dorso, bianco sul ventre e neri gli arti e la coda. Figura 14 Foto in basso, due macachi giapponesi, sono le uniche scimmie a vivere in latitudini molto elevate. Vivono nelle foreste del Giappone e vivono in branchi che possono raggiungere i 200 individui. Sono chiamati anche faccia rossa perch da adulti il loro volto diventa di un rosso acceso, il maschio dominante si cura anche della prole (diversamente dalle altre scimmie), dinverno si possono vedere dei gruppi di macachi fare il bagno in sorgenti naturali di acqua termale, essendo il Giappone un arcipelago di isole vulcaniche.

Di fronte la mostra ornitologica, troviamo una specie di uccello la mitteria del Senegal (Ephippiorhynchus senegalensis), un uccello ciconiforme, il piumaggio di colore bianco nero con un becco di 30 cm di colore rosso e nero, appuntito allestremit rivolta leggermente verso lalto, il collo e le zampe sono molto lunghi. Vive nei corsi dacqua dellAfrica tropicale (ved. foto 15). Nel parco c anche una mostra ornitologica in una costruzione, dove Figura 15 sono esposti degli animali imbalsamati; certi sono morti nel parco, altri come gli insetti e gli aracnidi non sono del parco, la maggior parte d egli animali esposti sono uccelli: abbiamo rapaci come laquila reale, il gipeto, la poiana ecc, su una trave si pu osservare un bellissimo esemplare di anaconda (Eunectes murinus); si possono anche veder animali comuni nelle nostre zone come la volpe (Vulpes vulpes).
Figura 16 Mostra ornitologica; questa foto ritrae un reperto esposto nella mostra: la scena raffigura un rapace (forse un falco), mentre afferra con i propri artigli un serpente (?)

Sempre nel parco, si trova anche il rettilario: una costruzione dove si pu vedere i rettili (vivi) da apposite bacheche, si comincia con il caimano dagli occhiali (Caiman crocodilus) originario dellAmerica centrale, vive in corsi dacqua tranquilli; il nome del caimano dato da delle protuberanze ossee che si Figura 17 La foto ritrae la costruzione del retilario: si possono vedere attorno agli vedono delle finestre dove ci sono i rettili. occhi e per questo viene chiamato dagli occhiali. Questo rettile fu oggetto di commercio, che lo port a diffondersi anche in alcune zone del sud degli Stati Uniti, in particolare la Florida. Sempre nel rettilario possiamo vedere il boa costrittore (Boa constrictor), originario delle foreste pluviali; il colore varia dal grigio al giallo e nel dorso si pu notare una trama color marrone, caratteristica Figura 18 Caimano dagli occhiali 9

Figura 20 (sinistra), foto di un esemplare di pitone indiano o delle rocce. Figura 21 (destra) foto in primo piano di un pitone reticolato.

la coda rossastra, caccia soprattutto di notte e lo si trova quasi sempre sul terreno che sugli alberi, come tutti i boa i loro metodo di caccia, non per iniezione di vele no, ma per stritolamento della pr eda. Si passa poi ai pitoni (Phyton), di cui il parco possiede il pitone delle rocce o indiano (Python molurus), che vive in India, Sr Lanka, Malaysia e Indonesia, caratterizzato di chiazze scure quadrangolari distribuite regolarmente sul dorso, raggiunge facilmente e supera i 6 m, il pitone reticolato (Python reticolatus) vive dalla Birmania fino alle Filippine, caratterizzato da varie tonalit di colore che si contrappongono sino a formare delle linee geometriche. Il serpente del grano (Elaphe guffata) originario dellAmerica settentrionale, il colore gialloarancio, lungo quasi 180 cm, un abilissimo cacciatore di roditori: infatti, il genere Elaphe comunemente chiamato <<serpenti dei ratti>>; quindi lo si trova soprattutto negli stanziamenti agricoli. Il serpente del grano molto aggressivo, risponde con prontezza ad ogni molestia. Il genere Gura, dalla lingua indigena della Nuova Guinea, composto da tre specie di colombe coronate; questo parco ha due specie di questo genere di cui fa parte la specie che secondo me la pi aggraziata e bella: la Gura vittoria, il suo manto
Figura 19 un esemplare di Gura vittoria, si nota subito la cresta molto elaborata e il color turchese del piumaggio.

di color turchese con una cresta molto sofisticata.

In una gabbia si pu osservare, facendo molta attenzione, il nand. Il nome volgare nand comprende due specie di uccelli simili allo struzzo che per vivono in Sudamerica: Il nand comune (Rhea americana) che vive nelle praterie e rbose, dalla Bolivia al Brasile fino all'Argentina. Il nand di Darwin (Pterocnemia pennata) che si trova sul versante orientale delle Ande e nelle pianure a sud dell'areale del nand comune; a differenza dello struzzo
Figura 22 Un esemplare di nand

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Figura 23 (foto sinistra) due uova di struzzo Figura 24 (foto destra) uno struzzo africano maschio.

africano, i nand sono pi piccoli e il loro colore varia dal grigio chiaro al marrone. Una caratteristica che unisce il nand con lo struzzo sono i ma schi che sono poligami, e sempre i maschi covano le uova. I nand come gli struzzi corrono molto velocemente e non volano, si muovono in piccoli gruppi tranne quando la stagione degli accoppiamenti, quando gli stormi possono raggiungere la ventina di individui. Prima di arrivare ai rapaci, si passa nella zona della tartaruga azzannatrice (Chelydra serpentina), originaria del Nord America, vive in zone stagnati o con una moderata corrente. Il suo corpo massiccio e pu raggiungere oltre 1m; ottima cacciatrice, si nutre di pesci, anfibi e riesce anche ad afferrare uccelli acquatici di cui anche si nutre. Gli ultimi animali del parco zoologico, sono i rapaci costituito da due ordini: i falconiformi e gli strigiformi. I rapaci sono degli uccelli, che nella catena trofica occupano il ruolo di consumatori, nella piramide trofica dono quasi tutti al vertice. Si comincia dallavvoltoio testa rossa (cathartes aura), ha il caratteristico becco uncinato, la sua alimentazione necrofaga, vive nellAmerica del nord tranne nelle zone pi settentrionali e non emette suoni. Interessante il falco serpentario (Sagittarius serpentarius) alto quasi 1 m, e ha una apertura alare di quasi 2 m, la sua caratteristica sono le sue gambe lunghe; vive nellAfrica sub sahariana. Si nutre di rettili ed in particolare di serpenti; il suo piumaggio e di colore grigio-azzurro e le Figura 25 Il falco serpentino si notano il penne della coda e dei femori nere, particolari colore grigio-azzurro e nero sono le penne dietro il capo. Laquila pescatrice africana (Haliatus vocifer), vive nei corsi acquatici dellAfrica sub sahariana, si nutre di pesce che afferra con i suoi artigli, un altro genere di aquila laquila rapace (Aquila rapax), vive nellAfrica settentrionale e in Asia, alcune informazioni (scientificamente non confermate) direbbero che essa strappi le prede da altri uccelli.

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Figura 26 (sinistra) aquila pescatrice Figura 27 (foto centrale) avvoltoio Figura 28 foto in alto, gufo delle nevi

Finisce con i rapaci il giro nel Parco faunistico Cappeler, questo parco offre la possibilit al pubblico di vedere animali rari e anche animali di campagna che gli abitanti delle citt non hanno mai visto. Ho potuto constatare personalmente che gli animali non erano maltrattati e avevano delle gabbie abbastanza grandi da potersi muovere; anche se sono dellidea che gli animali dovrebbero stare nei loro habitat originari (che per sono quasi tutti o scomparsi o ridotti dalla forte antropizzazione del territorio da parte delluomo) e penso che per conoscere meglio le caratteristiche e le abitudini degli animali, bisognerebbe osservarli nel luogo di origine; per anche vero ch molti animali sono molto rari e molta gente non ha la possibilit di raggiungere quei posti. Il parco inoltre era munito di cartelli che esponevano le caratteristiche degli animali, il nome volgare e la nomenclatura binomia; stata interessante anche la mostra ornitologica.

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Foto di altri animali del parco:


Figura 29 Ibis spinicolis

Figura 30

Figura 31 Canguro rosso

Figura 33

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Figura 34 Muntjak

Figura 35 colonia di fenicotteri

Figura 36 Lama e antilope cervicapra

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Figura 37 Volpe comune

Figura 38 un geochelone [?] Figura 39 un marab

Figura 40

Bibliografia Elaborazione testo: Peruzzo Matteo Testi estratti da: Futura grande enciclopedia multimediale sez. Natura, scienze ed universo Guida del Parco faunistico Cappeler. Testi vari Microsoft Student 2007 [DVD]. Microsoft Corporation, 2006. Elaborazione immagini: Peruzzo Matteo Immagini estratte da: Foto di Peruzzo Matteo Futura grande enciclopedia Immagini vr. Da Microsoft Encarta 2007. 1993-2006 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.

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Lago del Mis (Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi)


15 agosto 07

l lago del Mis, come molti laghi bellunesi un lago artificiale, ma non per questo privo di un suo fascino particolare. Si snoda all'interno della valle omonima per circa 4 km. Nelle sue circostanze vi si possono fare gradevoli passeggiate o anche impegnative escursioni come la salita ai Monti del Sole. Segnalo luoghi sicuramente interessanti da visitare: le cascate della Sofia e i Cadini del Brenton ,che sono un gruppo di cavit naturali scavate nella roccia dall'erosione dell'acqua. La zona limitrofa al lago, si trova nella zona sud-est del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi la cui superficie di 31. 512 ettari. Il Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi Cenni di flora e fauna on vi dubbio che una delle principali motivazioni scientifiche della nascita del Parco risieda nella grande ricchezza e rarit della flora. Fin dal 1700 le Vette di Feltre, e anche il M. Serva, godettero di meritata fama e furono visitate da alcuni tra i maggiori botanici del tempo. La flora vascolare (piante con fiori ed altre, come le felci, dotate di radici, fusto e foglie) ha una consistenza di circa 1.400 entit (1/4 della flora dell'intero territorio nazionale) e tra queste non sono poche quelle che meritano di essere ricordate perch endemiche, rare, o di elevato valore fitogeografico. La parte pi meridionale la pi ricca in quanto meno devastata dalle glaciazioni e sono quindi potute sopravvivere specie antiche. Molto numerose sono le presenze localizzate di specie rare o che qui si trovano al confine del proprio areale. Oltre al contingente alpino propriamente detto (e in particolare di quello orientale), boreale ed eurasiatico - temperato, ben rappresentate sono le specie a gravitazione orientale (illiriche, pontiche, sud-est europee) e quelle delle montagne circummediterranee (mediterrraneo-montane). Il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi si caratterizza anche per la notevole variet dei suoi boschi. Anche se l'asprezza dei luoghi non favorisce lo sviluppo di estese foreste d'altofusto, come nel caso della rigogliosa foresta di Caiada, le Dolomiti Bellunesi offrono l'opportunit di ammirare paesaggi forestali estremamente diversificati. Le utilizzazioni di questi boschi da parte dell'uomo per soddisfare le necessit di legname per le costruzioni, di legna

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da ardere e di altri prodotti secondari, non hanno compromesso il fascino di questi ambienti che anzi in molte zone raggiungono significativi livelli di naturalit. Ci vale soprattutto per le aree pi difficili da raggiungere (boschi di forra, pinete, alcuni tipi di faggete). I boschi sono tra gli ambienti pi interessanti dal punto di vista faunistico e alcuni di questi ambienti, quali i boschi di abeti submontani della Val del Grisol, costituiscono delle peculiarit di grande interesse scientifico. Grazie allestensione del parco, si hanno diversi tipi di boschi: i boschi submontani, le faggete, i boschi di abeti, quelli di lariceti e negli abbienti del parco sono inclusi le zone di alta quota. Si comincia dai boschi di carpino nero sono le formazioni pi diffuse nella fascia pedemontana, su pendii abbastanza ripidi, assolati e relativamente aridi, fino a circa 1000 metri di quota. Predomina il carpino nero (Ostrya carpinifolia) accompagnato dall'orniello (Fraxinus ornus) e vi si trovano anche la roverella e numerose specie arbustive (cornioli, viburni, biancospini). Questi boschi importanti per il mantenimento della stabilit dei versanti, sono stati sfruttati dall'uomo per produrre legna da ardere, grazie alla capacit del carpino nero e dell'orniello di emettere un gran numero di polloni. Molti uccelli frequentano questi ambienti: vi si possono sentire i richiami del picchio verde, dell'upupa, dalla ghiandaia e, di notte, quello dell'allocco. Un aspetto particolare e molto importante da punto di vista naturalistico la boscaglia di forra, vegetazione tipica delle gole e delle valli pi anguste. Qui, oltre al carpino nero si trovano il tasso (Taxus baccata) e alcune caratteristiche e vistose specie erbacee quali il giglio dorato (Hemerocallis lilio-asphodelus), la campanella odorosa (Adenophora liliifolia) e il veratro nero (Veratrum nigrum). Su terreni pi freschi e profondi al carpino nero subentrano specie arboree pi esigenti come aceri, tigli, il carpino bianco e il frassino maggiore e il sottobosco si arricchisce notevolmente. Questi sono gli ambienti di elezione per molti animali tra cui il tasso, il ghiro, il picchio rosso maggiore e il picchio muratore. I boschi di faggio sono le formazioni pi rappresentative del paesaggio forestale del Parco. La loro diffusione altitudinale veramente notevole: nella fascia submontana (600-1200 m) prevale la faggeta con carpino nero, in quella montana (1200-1400 m) la faggeta pura o con abete bianco, in quella altimontana (1400-1600 m) al faggio si affiancano abete rosso e larice. Negli ambienti pi impervi vi sono inoltre faggete primitive, dove il faggio si associa al pino mugo e al rododendro irsuto. Nel Parco vi sono belle faggete nelle zone di 17

Ramezza, Zoccar, Scarnia, Monti del Sole, Val Vescov e nella Conca di Cajada. Le specie che vivono nel sottobosco variano a seconda del tipo di faggeta, ma hanno in genere fioritura precoce e sono tendenzialmente amanti dell'ombra, data l'elevata copertura offerta da questi boschi. Le faggete pi selvagge e tranquille sono gli ambienti ideali per il timido francolino di monte. Le piante di grande dimensione ospitano il picchio nero, il pi grande dei picchi europei; i suoi nidi scavati nei tronchi vengono spesso riutilizzati dalla civetta capogrosso. I resti di piante morte offrono l'habitat a specie animali come la bella Roslia delle Alpi, raro coleottero le cui larve si sviluppano unicamente nel legno di vecchi tronchi Il clima delle Dolomiti Bellunesi non particolarmente adatto ad una larga diffusione di boschi puri di abete rosso (peccete), che nelle zone pi interne delle Alpi sono comuni nella fascia subalpina. L'abete rosso (Picea abies) comunque ben diffuso nelle faggete altimontane e in boschi misti con l'abete bianco o il larice, anche perch favorito dall'uomo (piantagioni) e di facile disseminazione. L'abete bianco (Abies alba) ha esigenze analoghe al faggio e quindi sono spesso associati. I boschi con prevalenza di abete bianco (abieteti) sono abbastanza localizzati e trovano la loro migliore espressione nella Conca di Cajada e in Val del Grisol. Gli abieteti della Val del Grisol sono molto interessanti e particolari da punto di vista naturalistico: vi compaiono diverse specie di latifoglie nobili (tigli, aceri, frassini). In questi boschi, soprattutto se misti, vive una ricca fauna. Tra le presenze pi importanti vi sono quelle della civetta nana, minuscolo strigide dalle abitudini pi diurne che notturne, e del gallo cedrone, la cui sensibilit ai disturbi lo porta a frequentare boschi tranquilli e solitari. L'albero che si spinge alle quote pi elevate il larice (Larix decidua). E' l'unica conifera europea che perde il fogliame dopo un caratteristico ingiallimento autunnale della chioma. Bei lariceti si localizzano nel territorio del Parco ai Piani Eterni, in Val del Melegaldo, sui Monti del Sole, sulla Schiara e nel gruppo del Prampr, a quote variabili tra i 1700 e i 1900 metri. Il sottobosco caratterizzato dalla presenza di rododendri e mirtilli; i rami e i fusti dei larici sono spesso ricoperti da licheni frondosi. Su versanti pi umidi compaioni lariceti con un sottobosco ricco di alte erbe (megaforbie). Alcuni insetti si nutrono esclusivamente degli aghi del larice: il caso delle larve di due piccole 18

farfalle: la minatrice degli aghi del larice e la totrcide grigia. Nei lariceti vivono uccelli e mammiferi che prediligono formazioni boschive rade con suolo erboso, vecchi alberi con cortecce screpolate e cavit per nascondersi o nidificare. Tra questi si ricordano il piccolo rampichino alpestre, la tordela e la cincia bigia alpestre. Oltre il limite superiore della vegetazione arborea vegetano i cespuglietti subalpini, la cui composizione varia con l'esposizione, l'umidit del suolo e la natura delle rocce. Le rupi calcareo-dolomitiche e i conoidi detritici sono colonizzati dal pino mugo (Pinus mugo) che pu formare dense e impenetrabili boscaglie (Monti del Sole, Piani Eterni, Ramezza). Nelle mughete si incontrano frequentemente il rododendro irsuto (Rododendron hirsutum) e la clematide alpina (Clematis alpina). Le mughete sono per diffuse anche negli ambienti rupestri di bassa quota. Su versanti settentrionali, a prolungato innevamento, prosperano arbusteti di ontano verde (Alnus viridis) dove abbondano alte erbe (megaforbie) quali il cavolaccio alpino (Adenosyles alliariae), la lattuga alpina (Cicerbita alpina), aconiti e felci. Altri tipi di arbusteti, meno estesi e di carattere transitorio, sono i saliceti (Salix appendiculata, S. glabra, S. waldsteiniana) e i rododendreti (Rhododendron hirsutum oppure R. ferrugineum). Numerose specie animali trovano rifugio in questi ambienti: il camoscio, il fagiano di monte, il merlo dal collare, la cincia dal ciuffo. Da quando luomo ha cominciato ad abitare in queste zone, i boschi hanno sempre costituito uno degli elementi pi fluttuanti del paesaggio, i primi ad essere aggrediti per ricavare nuovi pascoli o terreni coltivabili, per ottenere legna da ardere, per alimentare i forni fusori delle miniere, quando la pressione demografica o congiunture economiche sfavorevoli si facevano sentire. Si selezionava la vegetazione arborea dando spazio a specie pi utili o pi redditizie, Squadre di boscaioli, organizzate secondo una struttura gerarchica, si muovevano a loro agio negli spazi boschivi. Le operazioni di esbosco, di avvallamento del legname, di trasporto fino ai punti di ammasso richiedevano capacit tecniche e profonda conoscenza della morfologia ambientale. Ma il bosco era percorso anche da famiglie di carbonai che per molti mesi all'anno vivevano nelle radure, dormendo in capanne di frasche. Uomini, donne e bambini allestivano le carbonaie (poit) in spiazzi pianeggianti (ra, 19

ail), sorvegliando giorno e notte il lento procedere della combustione, finch il fumo diventava turchino e il carbone era pronto. Si prelevavano le specie legnose pi adatte per costruire oggetti e utensili di lavoro. Il bosco era il luogo privilegiato per l'incontro con esserei fantastici, che si riteneva dimorassero negli anfratti rocciosi, nelle grotte, in prossimit delle sorgenti: l'Om Salvrech, il Mazarl vestito di rosso, le bellissime Vane o Anguane, le stupide Cavestrane, la paurosa Caza Salvarega Fauna Le Dolomiti Bellunesi che comprendono una grande variet di ambienti che consente a moltissime specie animali di trovare le condizioni adatte per vivere e riprodursi. Ben 114 sono le specie di uccelli che nidificano nel Parco, 20 le specie di anfibi e rettili presenti. Oltre 3.000 i camosci e pi di 2.000 i caprioli. Quasi 100 le specie di farfalle diurne e circa 50 le specie di coleotteri carabidi. Esistono anche alcuni importanti endemismi esclusivi (specie che vivono solo qui i tutto il mondo) fra gli insetti che popolano le cavit carsiche. Il grande fascino degli animali di montagna risiede proprio nella loro capacit di vivere in condizioni difficili, spesso estreme. Il gelo invernale, la scarsit di cibo, il vento sferzante e le forti radiazioni solari vengono affrontati grazie a mirabili strategie di adattamento. Cos, ogni ambiente, se osservato con attenzione, ci rivela una grande ricchezza di forme animali, meravigliosa ma spesso invisibile a chi non vi si avvicina con pazienza e rispetto. La geologia a storia delle Dolomiti Bellunesi una storia lunga e complessa, iniziata in caldi mari tropicali pi di duecento milioni di anni fa e contrassegnata in seguito da alcuni eventi chiave: l'accumulo durante l'Era Mesozoica dei sedimenti che costituiscono le attuali rocce sedimentarie stratificate, la collisione, nel corso dell'Era Terziaria, tra placca europea e placca africana, con deformazione e corrugamento dei sedimenti e conseguente sollevamento delle Alpi, il modellamento operato dai corsi d'acqua, dai ghiacciai e dal carsismo, responsabili della grande variet dei paesaggi morfologici attuali. Gran parte del territorio impostato su rocce di origine sedimentaria ma non mancano le eccezioni come nell'alta Valle del Mis e in Valle Imperina dove affiorano, in corrispondenza della "Linea della Valsugana" (importante faglia che rappresenta il confine geologico delle Dolomiti), rocce di origine metamorfica molto antiche. Oggi nel Parco ammiriamo grandi conche prative, valli ampie e profonde, pareti vaste e solari, ma anche oscuri anfratti stillicidiosi, rupi incombenti su forre cupe, valloni alti e solitari, tormentati altopiani dove la natura carsica delle rocce ha permesso lo sviluppo di un paesaggio sotterraneo fatto di pozzi, fessure, sale, gallerie, abissi che penetrano nelle viscere della

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terra. La variet geologica si traduce quindi in un mosaico di paesaggi morfologici, spesso con caratteri distintivi e unici quali gli ambienti carsicinivali d'altitudine modellati dai ghiacciai e successivamente dalla neve e dal carsismo. Forme fluvio-torrentizie: Le valli rappresentano l'espressione morfologica pi tipica dell'azione erosiva operata dai corsi d'acqua. In realt le incisioni vallive sono quasi sempre dei sistemi complessi, nei quali l'azione erosiva del corso d'acqua, limitata all'alveo e alle sponde (incisione ed erosione laterale) interagisce con la degradazione dei versanti (frane, erosioni, crioclastismo), che controlla e determina l'evoluzione morfologica dei fianchi vallivi. Tra le forme fluviali che qualificano il paesaggio del Parco vi sono forre, cascate e marmitte di evorsione. Forme glaciali L'era glaciale ha lasciato in eredit una serie di forme che connotano in modo significativo molti ambienti del Parco (circhi, rocce montonate, depositi morenici). Durante l'ultima grande glaciazione (da 75.000 a 10.000 anni fa circa), l'area del parco stata interessata dalla presenza sia di piccoli ghiacciai locali, insediatisi nelle zone sommitali della catena, sia di ghiacciai vallivi di rilevanza regionale (ghiacciai del Mis e del Cordevole), con area di alimentazione nell'alto Agordino, ben oltre i confini del parco. I circhi (localmente indicati come "van" , "buse", "cadin") sono le forme glaciali pi significative nei paesaggi d'alta quota del Parco. Modellati da piccoli ghiacciai locali, assumono in genere la forma di grandi nicchie, coronate da versanti ripidi e con ampio fondo quasi pianeggiante o a conca. Nel Parco, il fondo dei circhi risulta spesso rimodellato da processi di dissoluzione carsica (conche glaciocarsiche). Le forme pi tipiche di depositi glaciali riscontrabili in alta quota sono gli argini morenici, che assumono l'aspetto di collinette detritiche allungate o arcuate, segnalando di norma le posizioni raggiunte da una lingua glaciale prima di una fase di ritiro. Il graduale ritiro del grande ghiacciaio del Piave dal fondovalle della Val Belluna lascia in

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eredit una morfologia ondulata, con conche e depressioni e il grande sistema di "marocche glaciali" (frane di trasporto glaciale) delle Masiere di Vedana. Morfologia carsica Le forme carsiche, originate dalla lenta azione solvente operata dall'acqua (debolmente acida per la presenza di anidride carbonica) sulle rocce calcaree e dolomitiche, concorrono a qualificare e a impreziosire alcuni degli ambienti pi suggestivi e di maggior valore ambientale del Parco. Forme carsiche di grandi dimensioni sono le conche glaciocarsiche dove la morfologia carsica si innesta generalmente in preesistenti forme glaciali ed a sua volta intaccata dai processi crionivali (circhi delle Vette, Van de Zit). L'altopiano Erera - Piani Eterni rappresenta l'unit carsica pi importante per la variet e la densit delle tipologie carsiche presenti in quanto caratterizzato da estese superfici rocciose a quote comprese tra 1700 - 1900 m), sulle quali la morfogenesi carsica trova spesso le condizioni ideali per svilupparsi (carsismo di altopiano strutturale e di circo). Ricerche ed esplorazioni sistematiche da parte degli speleologi hanno condotto finora al rilevamento di oltre 200 cavit. L'abisso pi profondo (PE 10) stato esplorato fino alla profondit di - 966 metri. Quattro cavit inoltre sono tra loro collegate e formano un sistema ipogeo avente uno sviluppo planimetrico di quasi 10 chilometri. Storia geologica Nel Triassico superiore (230-210 milioni di anni fa) la regione era localizzata nella fascia tropicale e il clima era simile a quello attuale della zona caraibica. In uno sterminato mare costiero poco profondo, soggetto all'oscillazione delle maree, si depositarono i sedimenti che origineranno la Dolomia Principale, la roccia pi diffusa nel Parco. Essa forma lo zoccolo basale di gran parte dei monti del Parco. I dirupati e poco accessibili Monti del Sole sono scolpiti quasi interamente in questa formazione. Successivamente, a seguito di movimenti distensivi della crosta terrestre, si svilupp un solco di mare molto pi profondo, il Bacino di Belluno, tra due Piattaforme o Rughe (Trentina e Friulana). L'area del Parco venne a trovarsi nel settore di transizione fra il Bacino Bellunese e la Ruga Trentina in presenza di ambienti di sedimentazione diversificati. Nell'area occidentale si depositarono fanghi carbonatici che daranno origine alla formazione dei Calcari Grigi (pi o meno dolomitizzati e talvolta ricchi di fossili) mentre, in pieno Giurassico (170 milioni di anni fa) si verific uno sprofondamento della piattaforma Trentina e una lunga pausa nella sedimentazione favor 22

l'accumulo di resti di organismi marini. Cos si origin il Rosso Ammonitico Inferiore, calcare di colore rossastro contraddistinto da una evidente nodularit. Nel Bacino Bellunese si depositarono invece formazioni calcaree ricche di componenti argillose o selcifere (Formazione di Soverzene e Formazione di Igne). La Piattaforma Friulana divenne in seguito l'unica sorgente di detriti carbonatici che si accumularono temporaneamente sui margini della scarpata per poi franare nel bacino sottostante. Si tratta di grandi frane (correnti di torbidit) capaci di percorrere grandi distanze fino a fermarsi contro la scarpata della Ruga Trentina. Si form cos il Calcare del Vajont che gradualmente riemp il Bacino Bellunese sovrapponendosi al Rosso Ammonitico Inferiore. Cessata la produzione di sabbie oolitiche, le calcareniti del Vajont vennero sostituite dai sedimenti pi fini che origineranno la Formazione di Fonzaso, calcari selciferi grigio-verdastri ben visibili presso le Buse delle Vette. Alla fine del Giurassico, un nuovo rallentamento della sedimentazione dovuta a scarsa produzione di detriti da parte della Piattaforma Friulana e all'azione delle correnti marine che spazzano il fondale, port alla formazione del Rosso Ammonitico Superiore, roccia molto compatta, spiccatamente nodulare e fossilifera, osservabile ai circhi glaciali delle Vette di Feltre, presso le Malghe di Erera e Campotorondo, nel gruppo Prabello Agnelezze e a sud dei Van de Zit. Nel Cretaceo (da 140 a 65 milioni di anni fa) il mare si approfond e si depositarono i fanghi carbonatici che diedero origine al Biancone, roccia di color bianco avorio con frequenti noduli o liste di selce grigia o nera, contraddistinto da una tipica frattura concoide (similmente al vetro) e da una grana molto fine. Il Biancone costituisce le piramidi sommitali delle Vette di Feltre, affiora sui ripidi pendii ai piedi del Sass de Mura, sul fianco sud del M. Grave e del Tre Pietre. La formazione pi recente affiorante all'interno del Parco la Scaglia Rossa (Cretaceo superiore). Si tratta di un calcare marnoso rosso mattone o grigio-rosato che affiora nel Parco nei pressi del Rifugio Boz, sul Monte Brendol, e sulla Talvena, i toponimi "Le Rosse di Erera"o "Le Rosse di Vescov", "Val dei Ross" indicano chiaramente questo tipo di roccia. Anche la Scaglia Rossa deriva da fanghi deposti in ambiente di 23

mare profondo, ma contiene una frazione apprezzabile di argilla e presenta frequenti tracce fossili lasciate da grossi vermi che setacciavano il fondale. La presenza di argilla un segnale che denota la presenza di apporti detritici da aree emerse a seguito delle prime fasi dell'orogenesi Alpina. Il sollevamento delle Dolomiti Bellunesi avvenuto prevalentemente negli ultimi dieci milioni di anni, nell'ambito del pi generale processo di compressione della crosta terrestre che ha originato la catena alpina e che ha intensamente deformato, ripiegato, fratturato e accavallato gli strati rocciosi, determinando in alcuni settori spettacolari "scorrimenti" di rocce pi antiche sopra rocce pi recenti. La catena delle Dolomiti Bellunesi corrisponde strutturalmente ad una grande "onda" anticlinale (anticlinale Coppolo-Pelf), che decorre dalle Vette di Feltre alla Schiara. La zona del lago del Mis

Il lago del Mis, situato nellomonima valle a sud-est del Parco Nazionale delle dolomiti Bellunesi che comprende tutta la provincia di Belluno; il lago si trova nel comune di Sospirolo. La Val del Mis, stretto e profondo canyon confinato entro alte pareti levigate e sfuggenti, una valle trasversale molto antica, che solca (trasversalmente) l'intera catena delle Dolomiti Bellunesi, consentendo cos di osservare le principali formazioni geologiche, dalla Scaglia rossa (imbocco della valle) alla Dolomia Principale. La Val del Mis, come spesso succede per le valli antiche, un sistema ambientale complesso, alla cui evoluzione morfologica hanno concorso i ghiacciai vallivi, i corsi d'acqua, i processi di degradazione dei versanti (frane ed erosioni) e la 24

corrosione carsica. Il modellamento glaciale, operato dall'antico ghiacciaio vallivo del Mis durante l'era glaciale, riconoscibile per la forma blandamente a U del profilo trasversale (fondovalle relativamente ampio e fianchi ripidi, spesso rupestri). Figura 1: veduta dal lago del Mis, si vede la diga con a fianco il Particolarmente condotto per il rifornimento artificiale del lag. Figura 2: veduta della valle del Mis, racchiusa a nord dai Monti del suggestivo il Solee anche a sud, sotto si pu vedere il canal del Mis segmento tra Gena bassa e Titele ("Canal del Mis") che assume l'aspetto di una gola profondamente incisa nelle rocce stratificate in banchi suborizzontali della Dolomia Principale (canyon fluviocarsico). La gola fiancheggiata da un sistema di vallette laterali strette/profonde e di forre, alcune delle quali chiaramente impostate lungo importanti faglie (Val Falcina, Val Brenton, Val Soffia. Dopo la disastrosa alluvione del 1966 buona parte del lungo lago venne abbandonata, in particolare le minuscole contrade delle Gene, a causa delle pessime condizioni della stretta, bruttissima (automobilisticamente) strada che contorna il lago del Mis provenendo da Sospirolo. Appena oltre il ponte in fondo al lago, in localit Soffia, la strada era completamente franata ed rimasta chiusa fino a qualche anno fa. Irraggiungibili quindi Gosaldo ed Agordo. Eppure quella strada, ancor prima della costruzione della diga e la formazione del lago, era una strada ardita ma importante e vi passavano pure le autocorriere di linea. Conduceva a California, paesetto minerario sorto dal nulla, il sogno americano di fine ottocento nelle disperse lande bellunesi.

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Se non ci fosse stata la mano delluomo, oggi al posto del lago ci sarebbe un fiume che attraversa la Val del Mis, ma con la costruzione della diga si creato un bacino artificiale non solo per la produzione di energia elettrica ma la diga viene usata come strada. Nonostante sia un lago artificiale, mantiene un proprio fascino, considerevole la sua superficie di 2.500 Kmq, e 400 metri dal livello del mare. Inconfondibile la sua acqua limpida che va dal colore verde acqua, allazzurrino al turchese. Destate soggetto a d un abbassamento della capacit nonostante sia costantemente 4 alimentato dal Canal del Mis e da un condotto vicino alla diga. Nel lago si pu praticare la pesca, ma vietato il bagno e qualsiasi uso di imbarcazione. Circondata da montagne, a nord ricordiamo i Monti del Sole mediamente alti 2.000 m con la cima pi elevata il Piz de mezzod o Pizzon alto 2.240 m, sono prevalentemente coperti da boschi decidui submontani verso le sponde del lago, per diventare un bosco misto 6 soprattutto tra faggio e abeti verso la cima. Nelle zone pi ripide delle montagne il bosco lascia posto a roccia nuda, molti sono gli animale che si possono vedere: Salamandra pezzata, passeriformi (fringuello, cinciallegra, cincia bigia, cinciarella, cincia dal ciuffo, cincia mora, verdone, ecc.), beccaccia nel mese di ottobre, picchio verde(Picus viridis), picchio rosso maggiore (Dendrocopos major)(Relazione del boso di Cessalto), civetta, volpe (Vulpes vulpes), capriolo (Capreolus capreolus), tasso (Meles meles).

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Pagina precedente: Figura 3: foto che ritrae il colore particolare dellacqua del lago. Figura 4: Picchio rosso maggiore. In alcuni boschi d'Europa si pu udire il caratteristico picchiettio del picchio rosso maggiore, Dendrocopos major, una delle 200 specie di picchi esistenti. Grazie al suo becco lungo e affilato e alla testa robusta, il picchio riesce a perforare i tronchi fino a una profondit di 30 cm, in cerca di cibo o per la costruzione del nido. Le due dita retroverse lo agevolano nella risalita dei tronchi, mentre con la lingua (lunga 8 cm), penetra negli anfratti della corteccia per snidare gli insetti. Figura 5: Tasso europeo. Caratterizzato da due strisce nere che si estendono dalla radice del naso agli occhi e alle orecchie, il tasso europeo (Meles meles) diffuso nelle zone boschive di tutta Europa. un animale onnivoro e prevalentemente notturno, che si ciba di lombrichi, insetti, uova di uccelli e piccoli mammiferi. Figura 6: Picchio verde. Il picchio verde (Picus viridis) ha un piumaggio di colore verde oliva con il ventre pi chiaro e una macchia rossa sul capo. Molto diffuso in Europa, si nutre prevalentemente di insetti, che preleva dalla corteccia dei tronchi d'albero con il lungo becco. Figura 7: La volpe un predatore selvatico ancora relativamente diffuso nei boschi europei. un animale adattabile, che si nutre perlopi di piccoli roditori ai quali d la caccia nei boschi e nei pressi dei campi coltivati. In questa pagina: Figura 8 & 9: i Monti del Sole Figura 10: parte della catena delle Dolomiti di cui fa parte il Monte Pizzocco.
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La cascata della Soffia l lago del Mis, non lunico spettacolo naturalistico che si pu ammirare in queste zone del parco, andando nella sponda nord del lago seguendo la strada che fiancheggia il lago al sud, si attraversa un ponte e poi si sale un strada che porta prima ad un bar e poi ad una chiesetta in memoria di quattro persone trucidate in questo posto dai nazisti; continuando si entra in una specie di parco che porta in un belvedere dove si pu ammirarla cascata della Soffia, ci sono voluti milioni di anni ed una incessante erosione della roccia da parte dellacqua per creare questa cascata che si insinua in un canyon. Si pu vedere lacqua della cascata che si 27

infrange nel fondo; basta ridiscendere la strada e seguire il corso del Canal del Mis, si arriver ad un torrente che esce da una grotta, a sinistra di questa grotta c unapertura che porta ad una scalinata che di fronte alla cascata. Bisogna fare molta attenzione nel camminare a causa della roccia scivolosa; meravigliosi sono gli effetti che crea la luce che passa tra le rocce e si riflette nellacqua, formando diverse tonalit di colori verdi ed un equilibrio tra il chiaro e scuro che vede contrapposta la luce del sole con il buio della grotta.
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Pagina 27: Figura 11: Monte Pizzon, si veda il bosco misto formato sia di lattifohlie e di abeti. Pagina Precedente: La nascita, la vita e la morte della cascata della Soffia: Figura 12-: la cascata della Soffia, nasce da una sorgente ad una modesta quota. Tramite dei torrenti, arriva fino al canyon dove per il rapido strapiombo diventa una cascata (Figura 13-14). La sua vita abbastanza corta perch subito lacqua cade nel fondo per diventare un altro torrente; attraversando le rocce del canyon (Figura 15- 16) nel punto di raccolta delle acque provenienti dalla cascata, la luce che filtra da aperture nella roccia crea degli splendidi effetti luminosi (Figura 17). Esce fuori dalla montagna per andare ad alimentare il Canale del Mis (Figura 18).

Cascate

igliaia di anni per scavare la roccia, tantissime piccole cascate che riempiono questi fori nella roccia che non a caso vengono chiamate dagli abitanti del luogo le vasche, sono le Cascate Cadini Marmitte del Brenton, inconfondibile il suono continuo e sordo dellacqua che scende, lacqua che forma meandri tortuosi lincontrastata protagonista di questi luoghi, per arrivarci basta seguire la strada a sud del lago, invece di girare per il ponte si continua sempre dritto in un bosco che alla fine porta ai Cadini. Prima di entrare c un cartello con un piccolo foglietto bianco in cui scritto in piccoli caratteri di unordinanza del comune che ha vietato i bagni nei Cadini sia per il rispetto di questo monumento sia per evitare incidenti, comunque cerano dei bagnanti che poi sono stati multati dalla guardia forestale.

Cadini Brenton

Marmitte

del

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Figura 19: la cascata che crea ed alimenta i Cadini marmitte del Brenton. Figura 20: un parte dei Cadini Marmitte del Brenton con le rispettive cascate.

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Altre foto del viaggio:

Figura a fianco: foto con dei ciclamini.

Bibliografia Testo: dal sito ufficiale del parco delle Dolomiti di Peruzzo Matteo Microsoft Student 2007 [DVD]. Microsoft Corporation, 2006. Foto: dal sito del Parco delle dolomiti Di Peruzzo Matteo Microsoft Student 2007 [DVD]. Microsoft Corporation, 2006.

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Monfenera e Monte Tomba


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onfenera fa parte assieme ad altri rilievi circostanti della zona prealpina trevigiana. Situata sopra il comune di Pederobba, la sua caratteristica sono i rigogliosi boschi decidui; la strada che porta in questi luoghi, non di facile percorrenza per via dei undici tornanti di forte pendenza (soprattutto i primi tre) e per la scarsa visibilit nelle curve che provoca Figura 1: una cardina. il rischio di incontrare Figura 2: il bosco misto del luogo tra inaspettatamente auto e abeti e latifoglie [foto scattata presso soprattutto ciclisti. Monte Tomba] Figura 3: due funghi della stessa specie A Monfenera, ci sono dei posti [?] foto scattata presso Monfenera. dove si trovano dei caminetti vicini alla strada e delle tavole 1 costruiti dalla guardi forestale per fare la grigliata e mangiare (senza il pericolo di incendiare il bosco, anche se ho visto dei turisti che avevano acceso un fuco vicino al bosco). I boschi di questi luoghi, sono misti, si trova il castagno che importantissimo per questa zona riconosciuta per le sue castagne, nelle querce prevale la farnia (Quercus robur), si trovano betulle (Betulla pendula)con la sua corteccia di colo biancoargento macchiata di nero e anche abeti rossi (picea
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abies) troviamo anche robinie (Robinia pseudoacacia) naturalmente alloctona. Particolare il sottobosco composto da pochissime essenze erbacee e cespugli, ma dalla piante arbustive o arboree in fase di crescita; invece nei boschi pi vicini alla valle il sottobosco si arricchisce di essenze erbacee e cespugli ad esempio ledera (Hedera helix). Nel sottobosco troviamo molte variet commestibili e non di funghi, infatti questa una zona dedita alla raccolta controllata di funghi. Lambiente cambia vicino alle abitazioni o delle malghe: dai boschi si passa ai prati, ricchi di essenze arboree e fiori. Questi luoghi sono abitati da molte specie animali che arricchiscono la fauna del luogo, per questo questa anche una zona di caccia. Tra gli animali ci sono uccelli rapaci come le poiane (Buteo buteo) qualche 5 esemplare di aquila reale (Aquila chrysatus), tassi (Mels meles) che se si fortunati si possono vedere le tane segnalate da graffi sugli alberi lasciati da questi animali come segno del proprio territorio. Ma ci sono anche scoiattoli comuni (Sciurus vulagaris) camosci (Ruricapra ruricapra), il capriolo (Capreolus capreolus) ed altri

Figura 4: bosco misto tra aghifoglie e latifoglie vicino alla valle, si noti la presenza di un sottobosco ricco di essenze erbacee e di arbusti. Figura 5: Capriolo. Il capriolo, appartenente alla famiglia dei cervidi, vive nelle foreste europee e asiatiche. Solo il maschio dotato di corna, relativamente corte e diritte, con tre ramificazioni. In Italia il cervide pi diffuso. Figura 6: Poiana comune. Classificata Buteo buteo, la poiana comune diffusa pressoch in tutti i continenti. La sua apertura alare pu raggiungere il metro. La sua colorazione molto variabile; la pi frequente prevede il dorso marrone scuro e il ventre e la coda barrati. Vive di preferenza in aree boscose circondate da spazi aperti. Figura 7: Aquila reale Diffusa alle alte latitudini di Nord America, Europa e Asia e in alcune zone del Nord Africa, l'aquila reale "calzata", cio caratterizzata, come le altre specie di aquila, dalla presenza di penne sui tarsi, che assicurano la protezione delle estremit dalle basse temperature. La popolazione di Aquila chrysatus stimata intorno alle 400 coppie, ben distribuite lungo l'arco alpino e invece concentrate soprattutto tra Abruzzo e Marche per quanto riguarda la catena appenninica; nelle altre regioni la presenza del rapace assai pi irregolare e bassa la percentuale di coppie nidificanti.

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animali. Questi luoghi nella Grande guerra, sono stati luoghi di battaglie; lo dimostra il fatto di grandi crateri quasi erosi dal tempo dentro i boschi o vicino alle strade di esplosioni un altro dato del conflitto che si tenuto in questi luoghi la mancanza quasi totale di piante secolari; poi pi in alto ci sono anche le trincee italiane. Una vetta stata usata come luogo di commemorazione ed stata chiama Monte Tomba, in onore di tutti i soldati morti nel conflitto, perch stata teatro di una sanguinosa battaglia come 8 scrive questo soldato anonimo: <<Il monte (riferito al Monte Figura 8: cratere causato da un ordigno esplosivo della I guerra Tomba) non altro che un mondiale [foto scattata presso il Monte Tomba]. Figura 9: foto scattata in cima al monte tomba, sulle alture a vulcano in azione: fumo e destra si trovano le trincee italiane. fiamme una tempesta di piombo si scatena tuttintorno>>. Anche qui si vedono crateri e anche pezzi arrugginiti di granate; da qui in su mancano i boschi. Bellissima la vista che si vede da questo rilievo, la sua altezza permette di vedere la Pianura Padana i Monti Berici ed i Colli Euganei, e quando il tempo sereno si pu vedere vicino allorizzonte la laguna veneta. Da subito allocchio una coltre di nebbia che copre tutta la pianura 9 Padana data, in estate, sia dallumidit ma anche dallo smog. Da Monfenera per raggiungere Monte Tomba basta seguire la strada presa per raggiungere Monfenera, pi in su di Monte Tomba si trovano le trincee italiane, con gli alloggiamenti dei soldati e degli ufficiali e la postazione del comandante.

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Figura 10: veduta della valle e in fondo della Pianura Padana, si noti una leggera foschia che si trova sopra la pianura causata sia dallumidit, sia dagli agenti inquinanti causati dallattivit antropica. Figura11: una zona di pascolo o un prato di montagna.

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Altre foto del viaggio:

Bibliografia Testo: di Peruzzo Matteo Microsoft Student 2007 [DVD]. Microsoft Corporation, 2006. Foto: Di Peruzzo Matteo Microsoft Student 2007 [DVD]. Microsoft Corporation, 2006.

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