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Convegno di Medio Termine dellAssociazione Italiana di Ingegneria Agraria Belgirate, 22-24 settembre 2011 memoria n.

PRIME PROVE DI UN PROTOTIPO DI PIROLIZZATORE PER LA PRODUZIONE DI BIOCHAR A. Comparetti, P. Febo, C. Greco, S. Orlando
Dipartimento dei Sistemi Agro-Ambientali, Universit degli Studi di Palermo

RIASSUNTO La pirolisi un processo di decomposizione chimica di biomassa, effettuata in assenza o limitata presenza di ossigeno. Durante la pirolisi complesse molecole polimeriche di biomassa sono scisse in molecole semplici di gas (syngas), sostanze liquide e carbone (char). Le quantit relative delle tre frazioni dipendono da parecchi fattori quali, ad esempio, la velocit di riscaldamento, la temperatura finale, il tempo di residenza dei gas nel reattore, il tipo di pirolizzatore, le caratteristiche fisiche e chimiche della biomassa utilizzata. Il biochar ottenuto dai sottoprodotti dellindustria agro-alimentare, dai residui di potatura, dal legno proveniente dalle utilizzazioni di colture specializzate da biomassa e forestali, dalla Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani (FORSU) conferisce un valore aggiunto a questi materiali, ed in alcuni casi risolve il problema del loro smaltimento come rifiuti speciali. Inoltre il biochar prodotto mediante pirolisi pu essere utilizzato come ammendante e, quindi, incorporato nei suoli per migliorarne le caratteristiche strutturali, la ritenzione idrica, la capacit di scambio, ecc., ed al tempo stesso costituire un serbatoio di stoccaggio della CO2 per un lungo periodo. In Sicilia, laddove parecchie zone sono soggette al processo di desertificazione, lutilizzo del biochar potrebbe ripristinare la fertilit dei suoli, soprattutto se miscelato con il compost che attualmente prodotto dalla FORSU. Inoltre dalla parziale gassificazione della biomassa sarebbe possibile produrre energia elettrica e termica. Nella suddetta prospettiva lo scopo finale di questo lavoro progettare, realizzare e mettere a punto un pirolizzatore in grado di effettuare la cogenerazione nelle aziende agrarie. Infatti stato realizzato e provato un prototipo di pirolizzatore, costituito principalmente da un cilindro orizzontale rotante, azionato da un motore elettrico. E stato necessario un tempo di circa 18 minuti per raggiungere temperature superiori a 100 C, al fine di trasformare lacqua contenuta nella biomassa (costituita da residui triturati di alberi appartenenti al genere Ficus) in vapore acqueo ed altri gas. Durante il processo di pirolisi, eseguito sino ad una temperatura finale di circa 400 C, stata ottenuta una resa media in biochar pari al 38% della biomassa utilizzata. Il prosieguo della ricerca prevede lo sviluppo del prototipo di pirolizzatore, utilizzando anche altri tipi di biomassa, con lo scopo di produrre in modo continuo energia termica, elettrica e biochar, utilizzando una parte dei gas prodotti per alimentare il processo e la restante parte per alimentare un motore a combustione interna. Parole chiave: pirolizzatore, biochar, rifiuti.

A. Orlando

Comparetti, P. Febo, C. Greco, S.

1 INTRODUZIONE

La pirolisi un processo di decomposizione chimica di biomassa, effettuata in assenza o limitata presenza di ossigeno. Durante la pirolisi complesse molecole polimeriche di biomassa sono scisse in molecole semplici di gas (syngas), sostanze liquide e carbone (char). La pirolisi della biomassa tipicamente effettuata a temperature comprese tra 300 e 650 C, che sono relativamente basse se paragonate con 800-1000 C, utilizzate per la gassificazione della biomassa stessa. La pirolisi consiste nel riscaldamento della biomassa o di altri materiali in assenza di aria o di ossigeno ad una determinata velocit sino ad una temperatura massima (temperatura di pirolisi) e nel mantenimento di tale temperatura per un determinato tempo. I prodotti della pirolisi appartengono alle seguenti fasi: solida (per la maggior parte char); liquida (bio-olio, idrocarburi pesanti, acqua); gassosa (syngas, costituito da CO2, H2O, CO, C2H2, C2H4, C2H6, C6H6, ecc.). Il prodotto solido della pirolisi il char, che principalmente carbone (per circa l85%) ma pu anche contenere ossigeno ed idrogeno (Basu, 2010). Il Valore Inferiore di Riscaldamento (Lower Heating Value - LHV) del char da biomassa pari a circa 32 MJ/kg (Diebold & Bridgwater, 1997), che di gran lunga superiore a quello della biomassa originaria o dei suoi prodotti liquidi. Nellambito dei prodotti liquidi della pirolisi il bio-olio (o catrame) un fluido di colore nero, che contiene sino al 20% di acqua. Esso costituito principalmente da composti fenolici omologhi ed anche da una miscela di idrocarburi complessi con elevate quantit di ossigeno ed acqua. Il bio-olio prodotto mediante la depolimerizzazione e frammentazione rapide e simultanee dei componenti della biomassa, quali cellulosa, emicellulosa e lignina. La decomposizione primaria della biomassa produce sia gas condensabili (vapori) che gas non condensabili (gas primari). I vapori, costituiti da gas ad elevato peso molecolare, per raffreddamento condensano, per cui aumenta la quantit dei prodotti liquidi della pirolisi. La miscela di gas non condensabili contiene sostanze gassose a basso peso molecolare (es.: CO2, CO, CH4, C2H6, C2H4). Il cracking (scissione) secondario dei vapori produce gas secondari. In funzione della velocit di riscaldamento la pirolisi pu essere classificata in lenta e veloce. Il processo considerato lento se il tempo richiesto per riscaldare i materiali di origine sino alla temperatura finale di gran lunga maggiore del tempo di reazione caratteristico della pirolisi. Il processo considerato veloce se il tempo richiesto per raggiungere la temperatura finale di gran lunga inferiore al tempo di reazione caratteristico della pirolisi. Tale tipo di pirolisi, utilizzato principalmente per produrre bio-olio e syngas, pu essere classificato in flash e ultra-rapido. Le quantit relative dei prodotti della pirolisi dipendono da parecchi fattori quali, ad esempio, i seguenti: velocit di riscaldamento; temperatura finale; tempo di residenza dei gas nel reattore; tipo di pirolizzatore; caratteristiche fisiche e chimiche della biomassa utilizzata. E possibile modificare le relative rese in prodotti solidi, liquidi e gassosi della

Prime prove di un prototipo di pirolizzatore per la produzione di biochar

pirolisi variando la velocit di riscaldamento e la temperatura finale del processo. Una maggiore velocit di riscaldamento determina una maggiore quantit di gas volatili e char, mentre una minore velocit di riscaldamento ed un maggior tempo di residenza dei gas nel reattore causano una rimozione graduale dei gas volatili dal reattore stesso e consentono una reazione secondaria tra le particelle di char primario ed i gas volatili, con la conseguente produzione di char secondario. Basse temperature danno luogo ad una maggiore quantit di char e viceversa. Un riscaldamento rapido sino ad una temperatura moderata (400-600 C) d luogo ad una maggiore quantit di gas volatili e, pertanto, di prodotti liquidi, mentre un lento riscaldamento sino a quella temperatura produce una maggiore quantit di char. Pertanto, al fine di massimizzare la resa in char, occorre utilizzare una bassa velocit di riscaldamento (<0,01-2,0 C/s), una bassa temperatura finale (circa 400 C) ed un lungo tempo di residenza dei gas nel reattore. Anche se sin dai tempi antichi i pirolizzatori sono stati utilizzati per produrre carbone da legna, quelli moderni, che richiedono un processo continuo, sono utilizzati per produrre, soprattutto, prodotti gassosi e liquidi. Tali pirolizzatori, per i quali diversi tipi di reattore sono stati sviluppati, consentono di ottenere una resa in char generalmente inferiore al 35% a partire dalla maggior parte delle biomasse. I tipi di pirolizzatore pi comunemente utilizzati sono a letto fisso o mobile, a letto fluido gorgogliante o circolante, ultra-rapido, a cono rotante, ablativo ed a vuoto (Basu, 2010). Il biochar ottenuto dai sottoprodotti dellindustria agro-alimentare, dai residui di potatura, dal legno proveniente dalle utilizzazioni di colture specializzate da biomassa e forestali, dalla Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani (FORSU) conferisce un valore aggiunto a questi materiali, ed in alcuni casi risolve il problema del loro smaltimento come rifiuti speciali. Inoltre il biochar prodotto mediante pirolisi pu essere utilizzato come ammendante e, quindi, incorporato nei suoli per migliorarne le caratteristiche strutturali, la ritenzione idrica, la capacit di scambio, ecc., ed al tempo stesso costituire un serbatoio di stoccaggio della CO2 per un lungo periodo ("sinks" of CO2), invece di incrementare la quantit di CO2 atmosferica. Infatti gli studi effettuati nei suoli laddove il biochar stato distribuito ad una dose di parecchie tonnellate/ettaro mostrano miglioramenti nella loro struttura, incremento della ritenzione idrica e della capacit di scambio di elementi nutritivi e, pertanto, minori esigenze di irrigazione e di utilizzo di fertilizzanti solitamente lisciviati. Per ogni tonnellata di C conservato nel suolo possibile evitare lemissione di 3,6 t di CO2 nellatmosfera. In Sicilia, laddove parecchie zone sono soggette al processo di desertificazione, lutilizzo del biochar potrebbe ripristinare la fertilit dei suoli, soprattutto se miscelato con il compost che attualmente prodotto dalla FORSU ed rifiutato anche dallimprenditore agricolo per la distribuzione nei suoli. La miscela biochar - compost pu essere il modo migliore per utilizzare questi due prodotti. Si suppone di ottenere la certificazione del biochar e della sua miscela con il compost, in modo da garantirne un utilizzo sicuro ed efficace da parte dellimprenditore agricolo. Inoltre dalla parziale gassificazione della biomassa sarebbe possibile produrre energia elettrica e termica (cogenerazione). I suddetti utilizzi della biomassa risultano complessivamente di gran lunga pi efficienti rispetto alla combustione della stessa.
2 MATERIALI E METODI

Nella suddetta prospettiva lo scopo finale di questo lavoro progettare, realizzare e

A. Orlando

Comparetti, P. Febo, C. Greco, S.

mettere a punto un pirolizzatore in grado di effettuare la cogenerazione nelle aziende agrarie. Infatti stato realizzato e provato un prototipo di pirolizzatore, che costituito da un cilindro orizzontale rotante, montato su un telaio a quattro piedi (Figg. 1 and 2). Tale cilindro in acciaio dotato di un termometro, che misura temperature sino a 600 C, di un tappo, che consente il caricamento della biomassa e, successivamente, lo scarico del biochar, e di una valvola meccanica di sicurezza, tarata alla pressione di 3 bar. Il cilindro azionato da un motore elettrico a corrente alternata, caratterizzato da una potenza di 135 W e da un regime di rotazione di 1400 giri/min. Tale motore collegato ad un riduttore epicicloidale, caratterizzato da un rapporto di trasmissione di 21,5:1. La trasmissione del moto dal riduttore allasse del cilindro effettuata mediante due ruote di frizione, caratterizzate da un diametro di 30 and 240 mm, rispettivamente. Durante il processo il cilindro funziona ad un regime di rotazione di 9 giri/min, in modo da consentire una miscelazione lenta ma continua ed un riscaldamento uniforme della biomassa contenuta nel cilindro stesso. Lasse di rotazione del cilindro costituito da un tubo, che presenta una ruota di frizione ad unestremit ed una valvola di scarico allaltra estremit. La parte dellasse contenuta allinterno del cilindro caratterizzata da una serie di fori trasversali, che consentono di convogliare i gas prodotti durante la pirolisi verso la valvola di scarico. I gas prodotti durante il processo sono stati purificati mediante un gorgogliatore, in grado di trattenere le impurit e la polvere (che causano problemi ai motori) e di far condensare il vapore acqueo prodotto. La biomassa utilizzata durante le prove costituita da residui di alberi appartenenti al genere Ficus, raccolti nel campus dellUniversit di Palermo, triturati mediante un biotrituratore e conservati allarea aperta per 58 giorni (contenuto idrico di circa il 32%).

Figura 1. Schema del prototipo di pirolizzatore: 1) motore elettrico a corrente alternata; 2) riduttore epicicloidale; 3) due ruote di frizione; 4) cilindro orizzontale; 5) parte dellasse di rotazione del cilindro caratterizzata da fori trasversali; 6) termometro; 7) valvola di sicurezza; 8) estremit dellasse di rotazione del cilindro; 9) valvola di scarico dei gas; 10) bruciatore a biomassa; 11) giunto rotativo; 12) tubo di convogliamento dei gas; 13) gorgogliatore; 14) acqua; 15) sifone di scarico dellacqua; 16) tubo di fuoriuscita del syngas.

Prime prove di un prototipo di pirolizzatore per la produzione di biochar

Figura 2. Foto del prototipo di pirolizzatore.

3 RISULTATI E DISCUSSIONE

Durante le cinque prove effettuate, ciascuna delle quali durata circa 40 minuti, la temperatura del processo stata misurata ogni 2 minuti nella prima fase di circa 36 minuti (quando la temperatura era inferiore a 125 C) ed ogni minuto successivamente. Il diagramma della temperatura in funzione del tempo durante tre delle cinque prove (Fig. 3) mostra che stato necessario un tempo di circa 18 minuti per raggiungere temperature superiori a 100 C. Poich il processo stato eseguito mediante un bruciatore a biomassa (legna), che consente una combustione incontrollata, il suddetto diagramma risultato diverso tra una prova e laltra. Durante il processo soltanto una quantit minima di ossigeno venuta in contatto col biochar allinterno del cilindro, poich la pressione interna del cilindro stesso (uguale a quella ambientale allinizio del processo) aumentata gradualmente, causando un flusso continuo di gas dal pirolizzatore. Infatti, quando stata raggiunta la temperatura di circa 120 C, per cui lacqua contenuta nella biomassa stata trasformata in vapore acqueo, una significativa quantit di gas prodotti (soprattutto vapore acqueo) ha iniziato a fuoriuscire dal pirolizzatore attraverso la valvola di scarico. Durante il processo di pirolisi, eseguito sino ad una temperatura finale di circa 400 C, mediamente da 4 kg of biomassa sono stati prodotti 1,5 kg of biochar, con una resa pari al 38%.

A. Orlando

Comparetti, P. Febo, C. Greco, S.

Figura 3. Diagramma della temperatura in funzione del tempo del processo durante tre delle cinque prove.

Figura 4. Foto del biochar prodotto mediante pirolisi (a destra), paragonato con la biomassa di origine (a sinistra).

4 CONCLUSIONI

In base ai risultati incoraggianti sinora ottenuti, il prosieguo della ricerca prevede lo sviluppo del prototipo di pirolizzatore sperimentato, utilizzando anche altri tipi di biomassa, con lo scopo di produrre in modo continuo energia termica (acqua calda), elettrica e biochar, utilizzando una parte dei gas prodotti per alimentare il processo (sostituendo il bruciatore a biomassa con uno a gas) e la restante parte per alimentare un motore a combustione interna, in grado di azionare un generatore elettrico.

Prime prove di un prototipo di pirolizzatore per la produzione di biochar

Ringraziamenti. Gli autori ringraziano: il Sig. Vincenzo Granata ed il Sig. Salvatore Vassallo, per la realizzazione del pirolizzatore; il Dottorato di Ricerca in Tecnologie per la Sostenibilit ed il Risanamento Ambientale, per la collaborazione alle prove effettuate; il Sindaco del Comune di Marineo (Palermo), Rag. Francesco Ribaudo, per la collaborazione a questo progetto, finalizzato anche a miscelare il biochar prodotto mediante pirolisi con il compost prodotto dalla FORSU (proveniente dalla raccolta differenziata dei rifiuti eseguita in tale Comune). BIBLIOGRAFIA
Basu, P., Biomass Gasification and Pyrolysis, Practical Design and Theory, Elsevier, Oxford, UK, 2010. Diebold, J.P. & Bridgwater, A.V., 1997. Developments in Thermochemical Biomass Conversion, Overview of fast pyrolysis of biomass for the production of liquid fuels, ed. A.V. Bridgwater & D.G.B. Boocock, Blackie Academic & Professional, 1997, pp. 5-27.

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