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Corea del Nord: Via libera ad un attacco nucleare contro gli Stati Uniti

La minaccia in un comunicato dello Stato maggiore dell'Esercito popolare coreano. Gli Usa: basta minacce
Arriva l'ultima minaccia e a questo punto la tensione potrebbe provocare proprio quello che nessuno sembra volere. L'esercito nordcoreano ha ricevuto il definitivo via libera per uno spietato attacco nucleare contro gli Stati Uniti: lo ha reso noto un comunicato dello Stato maggiore dell'Esercito popolare coreano pubblicato dall'agenzia ufficiale di Pyongyang, Kcna. LA NOTA - Nella nota si riferisce che l'esercito nordcoreano informa gli Stati Uniti che le minacce americane saranno annientate da mezzi di attacco nucleare pi efficaci, piccoli, leggeri e diversificati. La spietata operazione delle nostre forze armate rivoluzionarie a questo riguardo ha superato l'esame e la ratifica finale. CASA BIANCA: BASTA MINACCE - La Corea del Nord ha quindi formalmente informato la Casa Bianca e il Pentagono di una potenziale azione nucleare. Lo riporta l'agenzia Bloomberg citando la coreana KCNA, secondo al quale nessuno pu dire se una guerra esploder o no in Corea e se esploder oggi o domani. Da parte sua la Casa Bianca, attraverso la portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Caitlin Hayden, chiede alla Corea del Nord di smetterla con le minacce provocatorie e di conformarsi agli obblighi internazionali. SISTEMA DI DIFESA - Intanto il Pentagono ha confermato la notizia del dispiegamento di un avanzato sistema di difesa anti missile nella sua base militare di Guam, in seguito alle minacce della Corea del Nord. Una decisione, spiega un comunicato del dipartimento americano della Difesa, presa come mossa precauzionale per rafforzare le nostre postazioni di difesa regionale contro la minaccia di missili balistici nordcoreani. Il Pentagono ha spiegato che nelle prossime settimane verranno dispiegati a Guam missili del sistema Terminal High Altitude Area Defense (Thaad), per proteggere la base militare da eventuali missili nordcoreani a breve e medio raggio. Gli Stati Uniti - si legge ancora nel comunicato- rimangono vigilanti di fronte alle provocazioni della Corea del Nord e sono pronti a difendere il territorio americano, i nostri alleati e i nostri interessi nazionali. In precedenza, il segretario americano alla Difesa Chuck Hagel aveva detto di prendere sul serio le minacce della Corea del Nord ed esortato Pyongyang a metter fine alla sua pericolosa retorica. Intervenuto alla National Defence University a Washington, Hagel aveva dichiarato che gli Stati Uniti hanno intrapreso passi misurati e ragionevoli di fronte alle minacce di Pyongyang. Ma aveva poi aggiunto che pu essere pericoloso sbagliarsi sulla seriet delle minacce altrui: basta un solo sbaglio e non voglio essere il segretario alla Difesa che una volta si sbagli. MOSCA: SITUAZIONE ESPLOSIVA - L'escalation della tensione tra Pyongyang e Seul ha provocato l'allarme di Mosca. Il viceministro degli Esteri, Igor Morgoulov, ha parlato di una situazione esplosiva. Nell'attuale, tesa atmosfera - ha detto il ministro - basta solo un elementare errore umano o un problema tecnico per portare la situazione fuori controllo. Anche la Cina ha espresso la sua seria preoccupazione per la crescita della tensione sul confine tra le due Coree. Allarme anche dalla Francia che ha chiesto una riunione del Consiglio di sicurezza Onu sulla situazione coreana. In particolare - ha detto il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius chiediamo ai cinesi, che hanno potere sulla Corea del Nord, di intervenire. TENSIONI - La tensione tra Seul e Pyongyang andata crescendo negli ultimi tempi. Marted la Corea del Nord ha annunciato il riavvio di un reattore nucleare bloccato nel 2007 e ha anche minacciato un attacco nucleare sugli Stati Uniti e lanci di missili sulle basi americane nel Pacifico dopo le nuove sanzioni imposte dall'Onu a seguito del terzo test nucleare effettuato dai nordcoreani a febbraio. Pyongyang ha anche annunciato di essere tornato in stato di guerra con la Seoul. Per tutta risposta, gli Usa hanno rafforzato la presenza delle proprie forze nella regione.

MALTEMPO

Piogge torrenziali in Argentina 54 morti nella zona di Buenos Aires


Nella capitale treni bloccati e auto trascinate da fiumi d'acqua. Caduti in poche ore oltre 40 centimetri di acqua
In Argentina cresce di ora in ora il bilancio delle vittime a causa dell'inondazione provocata dai violenti temporali che hanno interessato la zona di La Plata, la provincia di Buenos Aires. Il governatore della provincia Daniel Scioli, ha affermato, nel corso di una conferenza stampa, che le vittime sono almeno 46. Ma il numero salito poi ad almeno 54. La presidente Cristina Fernandez de Kirchner ha annunciato tre giorni di lutto nazionale in tutto il Paese. ALLERTA FINO A GIOVEDI' - Raffiche di vento hanno divelto alberi, troncato le linee dell'alta tensione e scoperchiato i tetti della case nelle povere baraccopoli della periferia, le cosidette villas miserias. Le piogge torrenziali hanno superato i 40 centilitri. Soprattutto nella parte nord della citt le eccezionali precipitazioni hanno provocato alluvioni-lampo, impedendo la circolazione dei treni, allagando le stazioni della metropolitana e travolgendo i veicoli in sosta. Circa trecento persone hanno dovuto essere evacuate da un sobborgo e, secondo il sindaco Mauricio Macr, nel complesso ammontano a 35.000 coloro che hanno subito danni a causa della tempesta. Almeno 2.500 persone sono state evacuate nell'area di La Plata, citt di 650mila abitanti a 50 chilometri a sud di Buenos Aires ( il capoluogo della provincia intorno alla capitale argentina). Come minimo fino a gioved rester in vigore l'allerta-maltempo. TRAPPOLA LETALE - Una tragedia senza precedenti, dalle serie conseguenze, ha commentato il governatore Scioli. Le piogge torrenziali che si sono abbattute sul territorio nel corso della giornata sono diventate una trappola letale, ha spiegato Scioli, aggiungendo che la nostra pi grande preoccupazione ora di salvare pi vite possibili. Secondo le stime delle autorit, ieri vi stata in 12 ore alla Plata una quantit di pioggia pari alla media dell'intero mese di aprile. Molte persone si sono arrampicate sugli alberi e sui tetti delle proprie abitazioni. Circa 280mila persone sono ancora senza luce a La Plata e nella provincia di Buenos Aires, dice il ministro della Pianificazione nazionale, Julio De Vido. Il nostro lavoro - ha spiegato - ripristinare i servizi, ma attenderemo fino a quando le attrezzature non si saranno asciugate, per garantire la sicurezza dei lavoratori del settore elettrico, perch non vogliamo altre vittime.

Una fede non all'acqua di rose La nostra forza in Cristo risorto


Nel suo giro in jeep scoperta papa Francesco stato salutato con entusiasmo e calore dalla folla straripante di piazza San Pietro dove si tenuta la seconda Udienza generale del nuovo Pontificato, nel corso della quale papa Bergoglio ha ripreso le catechesi sull'Anno della Fede iniziate da Benedetto XVI. Cari fratelli e sorelle, buon giorno!. Questo il saluto con cui ha esordito papa Bergoglio, di fronte agli oltre 50mila presenti sul sagrato della Basilica vaticana. Tra loro anche 10mila pellegrini provenienti dall'arcidiocesi di Milano, guidati dal cardinale Angelo Scola. Il Pontefice si soffermato sull'espressione del Credo: Il terzo giorno risuscitato secondo le Scritture ricordando che la Pasqua, la Risurrezione di Ges rappresentano il cuore, il centro del messaggio cristiano risuonato fin dagli inizi e trasmesso perch giunga fino a noi e ancora che la Risurrezione di Cristo rappresenta la nostra forza.

La Risurrezione di Cristo la nostra forza L'Apostolo - ha proseguito il Papa - afferma: Se Cristo non risorto, vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Purtroppo, spesso si cercato di oscurare la fede nella Risurrezione di Ges, e anche fra gli stessi credenti si sono insinuati dubbi. Un po quella fede "allacqua di rose", come diciamo noi; non la fede forte. Questo per superficialit, a volte per indifferenza, occupati da mille cose che si ritengono pi importanti della fede, oppure per una visione solo orizzontale della vita ma proprio la Risurrezione che ci apre alla speranza pi grande, perch apre la nostra vita e la vita del mondo al futuro eterno di Dio, alla felicit piena, alla certezza che il male, il peccato, la morte possono essere vinti. E questo porta a vivere con pi fiducia le realt quotidiane, affrontarle con coraggio e con impegno. In tal senso la Risurrezione di Cristo - ha ribadito Francesco - illumina con una luce nuova queste realt quotidiane. La Risurrezione di Cristo la nostra forza!. Testimoni coraggiosi Il Pontefice ha poi voluto riflettere su come sia stato trasmesso il messaggio di speranza cristiana. E nel farlo ha ricordato che ci sono due tipi di testimonianze nel Nuovo Testamento: alcune sono nella forma di professione di fede, cio di formule sintetiche che indicano il centro della fede; altre invece sono nella forma di racconto dellevento della Risurrezione e dei fatti legati ad esso. Ed ha scelto di soffermarsi sulle testimonianze nella forma di racconto, che si trovano nei Vangeli: Anzitutto notiamo che le prime testimoni di questo evento furono le donne. Allalba, esse si recano al Sepolcro per ungere il corpo di Ges, e trovano il primo segno: la tomba vuota. Segue poi lincontro con un Messaggero di Dio che annuncia: Ges di Nazaret, il Crocifisso, non qui, risorto. Le donne sono spinte dallamore e sanno accogliere questo annuncio con fede: credono, e subito lo trasmettono, non lo tengono per s. Lo trasmettono. Da qui l'esortazione del Pontefice a uscire da se stessi e a portare l'Annuncio: La gioia di sapere che Ges vivo, la speranza che riempie il cuore, non si possono contenere. Questo dovrebbe avvenire anche nella nostra vita. Sentiamo la gioia di essere cristiani! Noi crediamo in un Risorto che ha vinto il male e la morte! Abbiamo il coraggio di uscire per portare questa gioia e questa luce in tutti i luoghi della nostra vita! La Risurrezione di Cristo la nostra pi grande certezza; il tesoro pi prezioso!. Quindi l'invito alla testimonianza, alla condivisione di questa grande certezza che Non soltanto per noi ma va trasmessa agli altri per darla agli altri, condividerla con gli altri attraverso quella che proprio la nostra testimonianza. Le donne nel cammino della Chiesa Il Papa ha poi sottolineato un altro elemento: Nelle professioni di fede del Nuovo Testamento, come testimoni della Risurrezione vengono ricordati solamente uomini, gli Apostoli, ma non le donne. Questo perch, secondo la Legge giudaica di quel tempo, le donne e i bambini non potevano rendere una testimonianza affidabile, credibile. Nei Vangeli, invece, le donne hanno un ruolo primario, fondamentale. Qui possiamo cogliere un elemento a favore della storicit della Risurrezione: se fosse un fatto inventato, nel contesto di quel tempo non sarebbe stato legato alla testimonianza delle donne. Gli evangelisti invece narrano semplicemente ci che avvenuto: sono le donne le prime testimoni. Questo dice che Dio non sceglie secondo i criteri umani: i primi testimoni della nascita di Ges sono i pastori, gente semplice e umile; le prime testimoni della Risurrezione sono le donne. E questo bello! - ha esclamato - Questa un po la missione delle donne! Delle mamme, delle donne: dare testimonianza ai loro figli, ai loro nipotini che Ges vivo, il vivente, risorto!. Papa Francesco sembra aver abbandonato il testo della catechesi preparato per l'Udienza Generale di oggi, la seconda del suo Pontificato, per rendere omaggio alle donne. Mamme e donne avanti con questa testimonianza, ha scandito, ricordando come le donne nella Chiesa e nel cammino di fede abbiano un ruolo particolare: aprire le porte al Signore. Per Dio - ha proseguito il Papa - conta il cuore, quanto siamo aperti a Lui, se siamo come i bambini che si fidano. Ma questo ci fa riflettere anche su come le donne, nella Chiesa e nel cammino di fede, abbiano avuto e abbiano anche oggi un ruolo particolare nellaprire le porte al Signore, nel seguirlo e nel comunicare il suo Volto, perch lo sguardo di fede ha sempre bisogno dello sguardo semplice e profondo dellamore. Gli Apostoli e i discepoli fanno pi fatica a credere, le donne no. Dunque, i discepoli fanno pi fatica a credere: Pietro corre al sepolcro, ma si ferma alla tomba vuota; Tommaso deve toccare con le sue mani le ferite del corpo di Ges. Anche nel nostro cammino di fede importante sapere e sentire che Dio ci ama, non aver paura di amarlo: la fede si professa con la bocca e con il cuore, con la parola e con lamore. L'appello ai giovani Avanti, giovani!. linvito rivolto oggi dal Papa al termine della Udienza generale, in cui ha ripreso il ciclo di catechesi sullAnno della fede. Vedo che ci sono molti giovani, le sue parole: Portate avanti questa certezza: il Signore vivo e cammina al nostro fianco nella vita. Questa la vostra missione, portate avanti questa speranza. Tenete forte la corda, siate ancorati e portate avanti la speranza! Portate avanti la certezza che Ges vivo, e questo d speranza al mondo, per vincere il male e il peccato.

Prego perch la vostra fede cresca e porti buoni frutti


Davvero sono entusiasti questi milanesi, eh?. la battuta scherzosa rivolta dal Papa ai 10mila fedeli della diocesi ambrosiana, mentre lo applaudivano a pi riprese. I milanesi erano presenti in massa, oggi, in piazza San Pietro, guidati dal loro arcivescovo, il cardinale Angelo Scola. Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, le parole di papa Francesco al termine dellappuntamento del mercoled: In particolare, accolgo con gioia il grande pellegrinaggio della diocesi di Milano, guidato dal cardinale Angelo Scola, e specialmente i ragazzi quattordicenni, che si preparano alla loro professione di

fede. Cari ragazzi - ha proseguito Papa Francesco - prego per voi, perch la vostra fede divenga convinta, robusta, come una pianta che cresce e porta buoni frutti. Il Vangelo sia la vostra regola di vita, come lo fu per san Francesco dAssisi. Leggete il Vangelo, meditatelo, seguitelo: umilt, semplicit, fraternit, servizio; tutto nella fiducia in Dio Padre, nella gioia di avere un Padre nei cieli, che vi ascolta sempre e parla al vostro cuore. Seguite la sua voce, e porterete frutto nellamore, cari ragazzi.

Le lamentele ci fanno male al cuore


Lepisodio dei discepoli di Emmaus, che propone la liturgia del Mercoled nellOttava di Pasqua, stato al centro della breve omelia pronunciata stamani da Papa Francesco durante la Messa presieduta nella Casa Santa Marta. Avevano paura ha osservato il Papa, riferendosi ai discepoli che lasciano Gerusalemme dopo la morte di Cristo. Tutti i discepoli avevano paura. Ma lungo la strada parlavano sempre delle vicende appena vissute e si lamentavano. Anzi, non cessavano di lamentarsi ha affermato il Papa e pi si lamentavano, pi erano chiusi in se stessi: non avevano orizzonte, solo un muro davanti. Dopo tanta speranza, provavano il fallimento di tutto ci in cui avevano creduto: E cucinavano per cos dire cucinavano la loro vita nel succo delle loro lamentele, e andavano avanti cos, avanti, avanti, avanti con le lamentele. Io penso tante volte che noi ha aggiunto il Papa quando succedono cose difficili, anche quando ci visita la Croce, corriamo questo pericolo di chiuderci nelle lamentele. E il Signore anche in questo momento vicino a noi, ma non lo riconosciamo. E cammina con noi. Ma non lo riconosciamo. Abbiamo fiducia nel Signore. Lui sempre ci accompagna nel nostro cammino, anche nelle ore pi oscure. Siamo sicuri che il Signore mai ci abbandona: sempre con noi, anche nel momento difficile. E non cerchiamo rifugio nelle lamentele: ci fanno male. Ci fanno male al cuore. E' la sottolineatura che oggi papa Francesco, secondo quanto riportato dalla Radio Vaticana, ha messo in risalto nella Messa mattutina alla quale erano presenti i dipendenti della Domus Romana Sacerdotalis. Le lamentele sono cattive, ha aggiunto il Papa, non soltanto quelle contro gli altri, ma anche quello contro noi stessi, quando tutto ci appare amaro. Sono cattive perch ci tolgono la speranza. Non entriamo in questo gioco di vivere dei lamenti, ma se qualcosa non va rifugiamoci nel Signore, confidiamoci con Lui: Non mangiamo lamentele, perch queste tolgono la speranza, tolgono l'orizzonte e ci chiudono come con un muro. E da l non si pu uscire. Ma il Signore ha pazienza e sa come farci uscire da questa situazione.

Afghanistan, escalation di violenze Unautobomba uccide 48 persone


Altri 108 feriti a Farah City Allarme dellEsercito: talebani pianificano nuovi attacchi
salito a 48 morti e pi di 108 feriti il bilancio dellattacco portato oggi con unautobomba ed armi automatiche da un commando di talebani ad alcuni edifici governativi, fra cui il tribunale, di Farah City, capoluogo della omonima provincia occidentale afghana. Lo riverisce il ministero dellInterno. La maggior parte delle vittime sono civili. Ma sono morti anche almeno una decina di esponenti delle forze di sicurezza e alcuni degli almeno nove terroristi che hanno portato a termine la strage. Nella loro rivendicazione dellattacco i talebani avevano assicurato per bocca del loro portavoce Qari Yousaf Ahmadi che 20 dirigenti amministrativi sono stati uccisi e molti altri sono invece rimasti feriti. Ma che gli insorti attivi in Afghanistan vogliano mettere a ferro e fuoco Kabul non una novit. Lallarme, scattata loffensiva di primavera dei Talebani, arriva dallEsercito afghano che denuncia lesistenza di piani dellinsorgenza per una serie di attacchi da sferrare nella capitale nei prossimi mesi. L85% dei piani di attacco - secondo il generale Qadam Shah Shahim, comandante della 111esima unit dellEsercito a Kabul - riguarda proprio la capitale. Questanno l85% delle minacce per la sicurezza concentrato su Kabul, ha detto, citato dalla tv afghana Tolo. Il generale ha accusato i nemici del Paese, ovvero i Talebani. Vogliono colpire molte istituzioni della sicurezza ha proseguito Shahim - Questanno i miliziani hanno scelto di attaccare vari obiettivi a Kabul e punteranno ai luoghi pi affollati. Lo scorso anno gli obiettivi erano seminare il panico tra la popolazione e attaccare interessi militari. Questanno punteranno ad attacchi sia contro obiettivi militari che civili.

03/04/2013

I piani faraonici del premier Erdogan Due maxi-moschee per Istanbul 2020
Saranno visibili da tutti i punti della citt, con minareti alti 103 metri Protestano gli ambientalisti: C bisogno di verde, non di altro cemento
MARTA OTTAVIANI ISTANBUL

Istanbul si prepara a cambiare faccia. La megalopoli sul Bosforo, che aspira a ospitare i Giochi Olimpici del 2020, sar infatti presto impreziosita dalla presenza di due moschee, che da mesi stanno scatenando polemiche e sono entrambe fortemente volute dal primo ministro islamicomoderato, Recep Tayyip Erdogan.

La prima la maxi-moschea che sorger sulla collina di Camlica, nella parte asiatica della citt attualmente sede dei ripetitori delle televisioni. Il progetto definitivo deve ancora essere reso noto, ma in questi giorni le ruspe hanno iniziato i lavori di preparazione del terreno. Sembra proprio, insomma, che la promessa fatta da Erdogan stia per diventare realt. Lo scorso 29 maggio, nel giorno in cui si commemora la caduta dellantica Costantinopoli, il premier aveva annunciato trionfalmente che Istanbul avrebbe avuto presto il luogo di culto islamico pi grande di tutta la Turchia. Ancora non si sa chi si occuper della realizzazione, anche se il premier avrebbe gi espresso la sua preferenza nei confronti di un paio di architetti. Quel che certo che la maxi-moschea di Camlica sar visibile da tutti i punti della citt e visto che si parla di una megalopoli da 17 milioni di abitanti, una domanda sulle proporzioni sorge spontanea. Secondo la stampa turca, la moschea voluta da Erdogan si estender su una superficie di 15mila metri quadrati. Sar inserita in un complesso dove ci sar anche una madrasa, una scuola coranica. I suoi minareti saranno alti 103 metri e potrebbero essere fino a otto, due in pi della nota moschea di Sultanahmet e che la porteranno a rivaleggiare niente meno che con La Mecca. Il premier per questa idea si guadagnato laccusa di voler gareggiare niente meno che con il sultano Solimano il Magnifico, che nel XVI secolo fece costruire lomonima moschea, oggi uno dei simboli di Istanbul, su una collina che domina il Corno dOro. Ma i piani di Erdogan sembrano pi degni di un faraone e attirano polemiche non solo da parte dei laici, preoccupati dallimpatto che ledificio avr sulla vita cittadina, ma anche degli ambientalisti. La collina di Camlica una delle poche zone non cementificate della citt e il progetto dovrebbe comprendere anche un complesso residenziale. In una Istanbul completamente congestionata e disperatamente bisognosa di aree verdi e in una Turchia a rischio bolla immobiliare, unulteriore edificazione non sembrata unidea brillante a molti. Ma la battaglia pi grossa fra governo e opinione pubblica si gioca dallaltra parte del Bosforo, in Piazza Taksim, simbolo per eccellenza della Istanbul pi moderna e dinamica, nonch centro della movida notturna. Lo scorso giugno un tribunale locale ha definitivamente dato il via libera alla costruzione di una moschea in un luogo dove non se ne sentiva per nulla la mancanza. A niente sono servite le proteste dei cittadini e quelle della Camera degli Urbanisti, che avevano presentato ricorso, spiegando che il luogo di culto non aveva nulla che vedere con il quartiere. Ma il tribunale di Istanbul ha deciso diversamente e adesso secondo i quotidiani il premier Erdogan si dovrebbe pronunciare sul progetto preliminare preparato da un team di architetti. Anche se non abbiamo ancora incontrato di persona il nostro onorevole primo ministro ha detto Ahmet Alp, a capo della squadra ci hanno informati che vuole un progetto moderno ma che contenta gli elementi delle moschee pi classiche. Erdogan sembra pi interessato alla costruzione di nuovi luoghi di culto, soprattutto a Istanbul, lantica capitale dellImpero ottomano e da sempre biglietto da visita del Paese e nota per il suo stile

di vita occidentale. Non un caso che lestate scorsa, inaugurando unaltra moschea dallestensione di ben 5.000 metri quadrati ad Atasehir, nella parte asiatica, aveva promesso che ne sarebbero seguite altre. Del resto, la matematica che glielo chiede. Stando a un calcolo della Direzione per gli Affari religiosi, a Istanbul ci sarebbero appena 3000 moschee, un po pochine per i 17 milioni di abitanti. Il punto quanto questa sproporzione interessi realmente alla cittadinanza.

Olanda, sentenza choc: fondazione propedofilia non deve essere vietata


Sentenza choc di una Corte d'appello olandese che ieri - ribaltando la sentenza di primo grado - ha stabilito che non deve essere vietata l'attivit di una fondazione che promuove la pedofilia. Lo scorso anno il tribunale civile di Assen aveva ingiunto lo scioglimento del gruppo 'Stitching Martijn' rilevando che le sue proposte sui contatti sessuali tra adulti e bambini erano contrarie alle norme e ai valori della societ olandese. Ieri la Corte d'appello di Leeuwarden ha affermato che i testi e le foto presenti sul sito web della fondazione non contravvenivano la legge. Aggiungendo che il fatto stesso che alcuni dei suoi membri siano stati condannati per reati sessuali, non andava connesso al lavoro della fondazione stessa. La Corte d'appello ha rilevato che le proposte per la liberalizzazione della pedofilia sono "una seria contravvenzione di alcuni principi del sistema penale olandese", in particolare per quanto concerne la minimizzazione dei "pericoli dei contatti sessuali con giovani". Ma i giudici hanno sentenziato che la societ olandese sufficientemente "resistente" per affrontare "le dichiarazioni indesiderabili e il comportamento aberrante" promosso dal gruppo fondato nel 1982 e sciolto lo scorso anno in seguito alla sentenza di primo grado. Il suo ex presidente, Martijn Uittenbogaard, ha affermato che i 60 soci non si riuniranno per decidere i prossimi passi. L'ufficio del procuratore sta valutando l'ipotesi di un ricorso in terzo grado.

SCOPERTA DI AMS-02 SULLA STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE

Nel cosmo c' pi antimateria del previsto


Forse dovuta alle pulsar o alle supernove. Nel primo caso si spiegherebbe la materia oscura. E una nuova fisica
Nel cosmo ci sono pi particelle di antimateria di quanto si pensasse. Lo ha scoperto il rilevatore Ams-02 agganciato sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) dopo un anno e mezzo di osservazioni. Era stato portato lass con lo shuttle Endeavour nel maggio 2011 accompagnato dallastronauta italiano Roberto Vittori. Ams-02 il primo rilevatore di grande capacit costruito allo scopo, dopo che su un altro precedente volo shuttle era stata collaudata la tecnologia (Ams-01) necessaria. Il tutto nato da una collaborazione internazionale che include persino la Cina accanto agli Stati Uniti oltre allEuropa che al Cern di Ginevra ospita il centro di controllo. RILEVATORE - LItalia in primo piano (attraverso l'Agenzia spaziale italiana) sia per la realizzazione del rilevatore con innovazioni frutto dellIstituto nazionale di fisica nucleare sia per la guida dellesperimento che ha come portavoce il Nobel Samuel Ting, ma come coordinatore il fisico Roberto Battiston. Ams ha registrato 25 miliardi di eventi, inclusi 400 mila positroni con energia tra 0,5 e 350 GeV (miliardi di elettronvolt). la pi ampia collezione di antimateria mai raccolta che include, in particolare, positroni, cio elettroni con una carica elettrica positiva invece che negativa come accade nella materia normale. ANTIMATERIA - La caratteristica dellantimateria proprio questa: avere una carica elettrica opposta e se materia e antimateria vengono a contatto si distruggono. Che esistessero particelle di antimateria lo si sapeva, come avevano dimostrato altri osservatori (ad esempio Pamela e il prof. Piergiorgio Picozza); ma che fosse cos abbondante nessuno ci credeva. Le particelle anti sono prodotte da stelle calde come il Sole e si trovano nei raggi cosmici che piovono sulla Terra. Ma questi

sono schermati e alterati nellimpatto con latmosfera per cui, per studiarli, bisogna andare nello spazio. MISTERO - Tanti positroni hanno generato un mistero. Forse sono il segnale della materia oscura o forse escono da qualche altro fenomeno, precisa Ting. Potrebbero derivare ad esempio dalle pulsar, frutto del collasso di un grande astro, o da una supernova, che diffonde plasma ad alta energia, aggiunge Battiston. Nel primo caso, legato a una particella di cui potrebbe essere costituita la materia oscura che riempie il 23 per cento delluniverso, significherebbe lindizio di una nuova fisica. Solo la continuazione delle indagini potr sciogliere lenigma e portare al secondo passo tanto atteso: la scoperta di anti-nuclei di carbonio, elio oppure ossigeno i quali sarebbero la prova dellesistenza di altri universi fatti di antimateria. La sfida ora aperta.

"La Morte e la Risurrezione di Ges sono il cuore della nostra speranza"


Durante l'Udienza Generale, Papa Francesco riprende il ciclo di catechesi dedicato all'Anno della Fede

Cari fratelli e sorelle, buongiorno, oggi riprendiamo le Catechesi dellAnno della fede. Nel Credo ripetiamo questa espressione: Il terzo giorno risuscitato secondo le Scritture. proprio levento che stiamo celebrando: la Risurrezione di Ges, centro del messaggio cristiano, risuonato fin dagli inizi e trasmesso perch giunga fino a noi. San Paolo scrive ai cristiani di Corinto: A voi ho trasmesso, anzitutto, quello che anchio ho ricevuto; cio che Cristo mor per i nostri peccati, secondo le Scritture, e che fu sepolto e che risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici (1Cor 15,3-5). Questa breve confessione di fede annuncia proprio il Mistero Pasquale, con le prime apparizioni del Risorto a Pietro e ai Dodici: la Morte e la Risurrezione di Ges sono proprio il cuore della nostra speranza. Senza questa fede nella morte e nella risurrezione di Ges la nostra speranza sar debole, ma non sar neppure speranza, e proprio la morte e la risurrezione di Ges sono il cuore della nostra speranza. LApostolo afferma: Se Cristo non risorto, vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati (v. 17). Purtroppo, spesso si cercato di oscurare la fede nella Risurrezione di Ges, e anche fra gli stessi credenti si sono insinuati dubbi. Un po quella fede "allacqua di rose", come diciamo noi; non la fede forte. E questo per superficialit, a volte per indifferenza, occupati da mille cose che si ritengono pi importanti della fede, oppure per una visione solo orizzontale della vita. Ma proprio la Risurrezione che ci apre alla speranza pi grande, perch apre la nostra vita e la vita del mondo al futuro eterno di Dio, alla felicit piena, alla certezza che il male, il peccato, la morte possono essere vinti. E questo porta a vivere con pi fiducia le realt quotidiane, affrontarle con coraggio e con impegno. La Risurrezione di Cristo illumina con una luce nuova queste realt quotidiane. La Risurrezione di Cristo la nostra forza! Ma come ci stata trasmessa la verit di fede della Risurrezione di Cristo? Ci sono due tipi di testimonianze nel Nuovo Testamento: alcune sono nella forma di professione di fede, cio di formule sintetiche che indicano il centro della fede; altre invece sono nella forma di racconto dellevento della Risurrezione e dei fatti legati ad esso. La prima: la forma della professione di fede, ad esempio, quella che abbiamo appena ascoltato, oppure quella della Lettera ai Romani in cui san Paolo scrive: Se con la tua bocca proclamerai: "Ges il Signore!", e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo (10,9). Fin dai primi passi della Chiesa ben salda e chiara la fede nel Mistero di Morte e Risurrezione di Ges. Oggi, per, vorrei soffermarmi sulla seconda, sulle testimonianze nella forma di racconto, che troviamo nei

Vangeli. Anzitutto notiamo che le prime testimoni di questo evento furono le donne. Allalba, esse si recano al sepolcro per ungere il corpo di Ges, e trovano il primo segno: la tomba vuota (cfr Mc 16,1). Segue poi lincontro con un Messaggero di Dio che annuncia: Ges di Nazaret, il Crocifisso, non qui, risorto (cfr vv. 5-6). Le donne sono spinte dallamore e sanno accogliere questo annuncio con fede: credono, e subito lo trasmettono, non lo tengono per s, lo trasmettono. La gioia di sapere che Ges vivo, la speranza che riempie il cuore, non si possono contenere. Questo dovrebbe avvenire anche nella nostra vita. Sentiamo la gioia di essere cristiani! Noi crediamo in un Risorto che ha vinto il male e la morte! Abbiamo il coraggio di "uscire" per portare questa gioia e questa luce in tutti i luoghi della nostra vita! La Risurrezione di Cristo la nostra pi grande certezza; il tesoro pi prezioso! Come non condividere con gli altri questo tesoro, questa certezza? Non soltanto per noi, per trasmetterla, per darla agli altri, condividerla con gli altri. E' proprio la nostra testimonianza. Un altro elemento. Nelle professioni di fede del Nuovo Testamento, come testimoni della Risurrezione vengono ricordati solamente uomini, gli Apostoli, ma non le donne. Questo perch, secondo la Legge giudaica di quel tempo, le donne e i bambini non potevano rendere una testimonianza affidabile, credibile. Nei Vangeli, invece, le donne hanno un ruolo primario, fondamentale. Qui possiamo cogliere un elemento a favore della storicit della Risurrezione: se fosse un fatto inventato, nel contesto di quel tempo non sarebbe stato legato alla testimonianza delle donne. Gli evangelisti invece narrano semplicemente ci che avvenuto: sono le donne le prime testimoni. Questo dice che Dio non sceglie secondo i criteri umani: i primi testimoni della nascita di Ges sono i pastori, gente semplice e umile; le prime testimoni della Risurrezione sono le donne. E questo bello. E questo un po la missione delle donne: delle mamme, delle donne! Dare testimonianza ai figli, ai nipotini, che Ges vivo, il vivente, risorto. Mamme e donne, avanti con questa testimonianza! Per Dio conta il cuore, quanto siamo aperti a Lui, se siamo come i bambini che si fidano. Ma questo ci fa riflettere anche su come le donne, nella Chiesa e nel cammino di fede, abbiano avuto e abbiano anche oggi un ruolo particolare nellaprire le porte al Signore, nel seguirlo e nel comunicare il suo Volto, perch lo sguardo di fede ha sempre bisogno dello sguardo semplice e profondo dellamore. Gli Apostoli e i discepoli fanno pi fatica a credere. Le donne no. Pietro corre al sepolcro, ma si ferma alla tomba vuota; Tommaso deve toccare con le sue mani le ferite del corpo di Ges. Anche nel nostro cammino di fede importante sapere e sentire che Dio ci ama, non aver paura di amarlo: la fede si professa con la bocca e con il cuore, con la parola e con lamore. Dopo le apparizioni alle donne, ne seguono altre: Ges si rende presente in modo nuovo: il Crocifisso, ma il suo corpo glorioso; non tornato alla vita terrena, bens in una condizione nuova. Allinizio non lo riconoscono, e solo attraverso le sue parole e i suoi gesti gli occhi si aprono: lincontro con il Risorto trasforma, d una nuova forza alla fede, un fondamento incrollabile. Anche per noi ci sono tanti segni in cui il Risorto si fa riconoscere: la Sacra Scrittura, lEucaristia, gli altri Sacramenti, la carit, quei gesti di amore che portano un raggio del Risorto. Lasciamoci illuminare dalla Risurrezione di Cristo, lasciamoci trasformare dalla sua forza, perch anche attraverso di noi nel mondo i segni di morte lascino il posto ai segni di vita. Ho visto che ci sono tanti giovani nella piazza. Eccoli! A voi dico: portate avanti questa certezza: il Signore vivo e cammina a fianco a noi nella vita. Questa la vostra missione! Portate avanti questa speranza. Siate ancorati a questa speranza: questa ncora che nel cielo; tenete forte la corda, siate ancorati e portate avanti la speranza. Voi, testimoni di Ges, portate avanti la testimonianza che Ges vivo e questo ci dar speranza, dar speranza a questo mondo un po invecchiato per le guerre, per il male, per il peccato. Avanti giovani!

La ferita di Jannacci

Giovanni Aime

"Un uomo innamorato della vita". Enzo Jannacci si definiva cos. Sorriso scolpito; due occhi piccoli e vispi attenti a tutto. Osservava e si lasciava stupire. I personaggi delle sue canzoni li incontrava cos, su di un marciapiede, in un tram del centro o sul ciglio della strada. Ed cos che ha incontrato anche noi, un gruppo di amici che cantavamo in piazza del Duomo in occasione dell'esposizione della mostra sui "150 anni di sussidiariet". Passa di l e si ferma incuriosito. Nonostante sia gi visibilmente affaticato dalla malattia che lo avrebbe portato alla morte nel giro di un anno, vuole rimanere l a cantare. Noi increduli all'inizio e poi esaltati: come se Paolo Maldini si fermasse al calcizzu... Poi accetta di venire pochi giorni dopo a Portofranco, centro di aiuto allo studio. Rimane stupito: "non immaginavo un posto cos adombro di luce e mistero. Pieno di umanit". Sembra assolutamente a suo agio nonostante i duecento ragazzi venuti ad incontrarlo abbiano 60 anni meno di lui. Ci deve essere infatti qualcosa in comune a entrambi; forse proprio quella ferita che Enzo dice di avere dentro: " non so di che qualit sia, so che grande. nata grande e non si chiude. Tanti fanno finta di non averla, tirano dritti. Li guardo, e mi viene da sentirmi male... giusto che quella ferita rimanga l, che a volte sanguini e altre no. Ha ragione di esistere? Io dico di s. la stessa ferita del Nazareno... L'ha fatta Lui la ferita. L'ha scolpita... E bisogna andarci dietro alla ferita, se no non se ne viene a capo. Bisogna volere bene alle ferite ". Conclude intonando "Ti te s no", canzone che invito tutti ad ascoltare, " perch - dice Enzo - non abbiate mai a dimenticare che tutto ve l'ha mandato Lui". Permettetemi di dire che chi definiva Jannacci un "ateo laico molto imprudente" sbagliava di grosso. Lui la "carezza del Nazareno" l'ha vista quando era piccolo nella faccia di un operaio su un tram di Milano e la porter sempre nel cuore e nelle sue canzoni. Quando usciva da giovane per qualche performance suo padre gli diceva: "te vet in gir a fa' stupid". vero, gli riusciva benissimo di fare lo stupido, ma stupido proprio non era. Aveva una laurea al conservatorio in pianoforte, composizione, armonia e direzione d'orchestra e, come non bastasse, si era laureato anche in medicina ed era diventato un affermato cardiologo. Oggi tutti lo ricordano con simpatia e un po' di commozione: come spesso accade, quando un artista muore mette tutti d'accordo; ma qui oltre a rimpiangere uno dei pi grandi artisti italiani del dopoguerra, c' da capire cosa Enzo ha provato a dirci durante la sua carriera lunga pi di mezzo secolo, e cosa c'entri con noi oggi e con il nostro prossimo futuro. Se quello che diceva Jannacci valeva ai "suoi tempi" deve valere anche oggi. Per esempio quella ferita sanguinante di cui Enzo parlava ai ragazzi di Portofranco non pu essersi rimarginata. Penso sia proprio la stessa ferita aperta e non corrisposta da nessun programma elettorale che ha spinto otto milioni di italiani a votare Grillo. E non finisce qui. In una intervista del 2009, nel pieno del caso Englaro, Jannacci riconosceva il bisogno impellente per l'uomo di una "carezza dal Nazareno". Infatti Enzo diceva: "se il Nazareno tornasse ci prenderebbe a sberle tutti quanti. Ce lo meritiamo eccome, per avremmo cos bisogno di una sua carezza ". Aveva ragione. Non potendo raggiungere in alcun modo ci che ultimamente desideriamo, l'unica cosa razionale che possiamo fare chiedere; anche solo una carezza. E cos, mentre il mondo si scannava dibattendo su diritti e valori dell'uomo, solo lui introduceva un fattore che fosse altro da noi e dai nostri mutevoli criteri di giudizio. In una situazione come quella attuale, cos drammatica e instabile, queste dichiarazioni di Jannacci sembrano quanto mai attuali e decisive. Spero di non azzardare troppo se dico che tali parole sono sulla stessa lunghezza d'onda di quelle pi recenti di Papa Francesco che ci esorta a pregare e domandare a Dio perdono e misericordia. Lui infatti ci ascolta e ci perdona: "non stanchiamoci mai di chiedere perdono al Signore! Nostro Padre non si stanca mai di perdonarci". Jannacci si spegneva proprio il Venerd Santo, quando Ges salendo sul Calvario ci d la prova pi eclatante del Suo amore per noi, offrendoci quella carezza della quale Enzo sentiva tanto bisogno e che ora sta gi gustando.

FUNERALI JANNACCI/ Caro Enzo, che la terra ti sia lieve


Gianluigi Da Rold
Ha salutato tutti con il tempo della sua musica e anche nell'omelia di don Roberto Davanzo le parole delle sue canzoni sono state ricordate, citate letteralmente, diverse volte. Milano, nella sua Basilica di Sant'Ambrogio, ha reso omaggio, con una grande partecipazione popolare a Enzo Jannacci. E a pensarci bene non poteva che essere cos. Il pallido e velato sole di questa primavera in ritardo sembrava avvolgere con le sue tinte tenui l'addio, grandioso e al tempo stesso discreto (veramente milanese), di chi ha interpretato in modo ineguagliabile lo spirito autentico di Milano. La morte di Jannacci sembra aver avuto l'effetto di uno scappellotto sulla testa un po' frastornata di uomini e donne che, pur vivendo a Milano, avevano quasi dimenticato le radici di questa citt, quei memorabili anni Sessanta del Dopoguerra, quando Jannacci entr in scena rivendicando, cantando la sua e la nostra identit. Mentre il funerale terminava, una banda suonava una canzone triste e tenera di Jannacci E l'era tardi. Ma per i milanesi non era finalmente tardi per riscoprire in questi giorni, attraverso quello che Enzo Jannacci aveva scritto, fatto e cantato nella sua vita, una parte importante delle proprie radici, della propria anima. Jannacci non era solo un grandissimo artista, ma anche il testimone di una memoria che oggi sembra spesso ottenebrata da una cultura aggressiva, cinica, individualista, schematica, l'esatto contrario della milanesit. Lui ha sempre replicato a questa subcultura dilagante, con la grande ironia milanese e con la sua grande tenerezza, la sua grande comprensione per gli altri, per le disgrazie degli altri. E probabilmente riuscito a smuovere un po' della crosta che ci opprime tutti in questi tempi.

Una delle ultime volte che l'ho visto (mi si permetta un ricordo personale) ridevamo insieme sulla dizione farmaco etico oggi in voga. Lui, eccellente cardiochirurgo, oltre che artista, stronc con questa l' proprio bella e poi mi scrisse un suggerimento tradizionale per disturbi gastrici su un foglietto. Jannacci era l'esatto contrario della prosopopea e di questo altro aspetto irritante della cultura di oggi: la demagogia enfatica, fabbricata con parole da lucidi ubriachi. Ormai il biglietto del treno un titolo di viaggio e timbrare significa obliterare. La cronaca di un grande funerale impone l'elenco dei presenti importanti. Diciamo subito che c'erano tutti quelli che contano, dal sindaco al presidente della Regione, agli amici artisti. Ma quello che pi ti impressionava, non per ridimensionare la presenza di quelli che contano, erano facce invecchiate con un sorriso velato dagli occhi umidi per la commozione. Erano antichi amici del bar Gattullo di Porta Lodovica, dove si poteva mangiare lo special, guardare le ragazze che entravano, ridere insieme a Gaber, Pozzetto, Cochi e tirare tardi, parlando del Milan: Sto Rivera che ormai non mi segna pi cantava in una canzone struggente Vincenzina e la fabbrica. E' un flashback continuo di ricordi quello che ti assale nella navata di Sant'Ambrogio, mentre si assiste alla messa. I rapporti personali si intrecciano alle sue ballate, ai suoi spettacoli dal vivo, ai suoi film. Chi si ricorda Jannacci che canta ne La vita agra ? Era un bel film di Carlo Lizzani, tratto dal romanzo di Luciano Bianciardi, con due grandi interpreti: Ugo Tognazzi e Giovanna Ralli. Enzo compariva, chitarra in mano, in due locali cult degli anni Sessanta milanesi: La parete e le famose Sorelle Pirovini. E chi si ricorda uno splendido Jannacci protagonista ne L'udienza di Marco Ferreri, con Claudia Cardinale e Ugo Tognazzi ? Oggi quelle recitazioni ti sembrano qualche cosa in pi rispetto al grande compositore della ballate in milanese e in quella nuova lingua del boom economico che Jannacci invent. Ma in realt sono un altro aspetto di una genialit artistica poliedrica che Jannacci aveva come talento donato veramente da Dio. Il fatto che mentre partecipi alla messa e vedi la gente che sta intorno a Enzo, ti rendi conto di quanto Jannacci sia vicino al tuo modo di pensare e quanto abbia inciso nel tuo modo di pensare. Certo, sei in San'Ambrogio, la Basilica pi importante di Milano, ma ti viene in mente la sua canzone: Prete Liprando, che va in Sant'Ambrogio dall'Arcivescovo Grisolano ladro e simoniaco, venduto all'Imperatore, che aveva fatto la prima Crociata e anche la terza, la seconda no perch ero malato. Sei in chiesa commosso e ti viene in mente la Veronica, il primo amor di tutta via Canonica, Porta Romana, dove c'era el me ziu che tampinava una filovia. E poi ancora l'Idroscalo, Rogoredo, l'Ortica e l'Armando e la bellissima Sopra i vetri, dove la sua donna gli ha rubato tutto, persino il Ddt contro le mosche, le sigarette, i materassi e i coltelli. E lui conclude: Cosa faccio, anima mia ? ...Io ti denuncio. Troppo grande Enzo Jannacci, indimenticabile: Si potrebbe andare veramente tutti al tuo funerale. Quando il feretro se ne va verso il Famedio del Monumentale, sei sempre l, con le lacrime agli occhi e un dolce sorriso di ricordi. Come dicevano i vecchi milanesi, che tu conoscevi bene: caro Enzo, che la terra ti sia lieve.

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