Il vero nemico
1. Curvature temporali
10 settembre, Bologna, quartiere Bolognina, ore 2.30. Entro in classe, appendo il tascapane al bordo del banco, mi siedo. Dentro il tascapane c un libro, un Alan Ford, Lotta Continua, il cylum: niente testi scolastici, un paio di quaderni e lagenda bastano. Tanto oggi una giornata inutile. Chiacchiere in attesa della campana: hai saputo, non mi dire, proprio loro, s, s, io al posto loro Ascolto distratto, ho altro per la testa. Sar il caso che cominci a studiare, non ho fatto un cazzo in questi primi mesi, troppi pensieri per la testa, che proprio non ci sto questanno.Vabbe, oggi pomeriggio tirata da record: non ho ancora aperto il manuale di Letteratura e sono lunico senza voto in Italiano, quindi domani matematico che chiama me. Alla peggio non vengo, resto in biblioteca a studiare tutto il giorno e mi faccio interrogare dopodomani. Campanella. Silenzio. Rumore di tacchi in corridoio. Cosa ci fanno quei tacchi? C quella l che come sempre comincia a piangere ogni volta che sente i tacchi della professoressa Siben risuonare in corridoio, tac tac tac, neanche le avessero montato i tacchetti sotto la suola degli anfibi.Come fa la Siben a far risuonare gli anfibi come fossero tacchetti da donna? Eppure ci riesce, il suono del suo passo marziale la precede, le mancano gli alamari poi perfetta, e quella l che si mette a piangere, sono cinque anni che piange ogni mattina che Che cosa ci fa la Siben in corridoio? Porca miseria, ma che giorno oggi? Doveva esserci la vecchia Paturnia Alzheimer che invece nellaula di fronte, lassurda in persona che si vede gi vecchia e cadente raccontare a tutta la gente col suo fare demente, poi le allegre comari di Windsor E invece? No, non ci posso credere, ho sbagliato a guardare lorario, oggi c Italiano, porca miseria sono lunico senza voto e ho finito le giustificazioni, oggi mi becca, Dio, come ho fatto a cannare cos? Forse se mi nascondo sotto il banco non mi vede, mi d assente, eccola che arriva, si ferma sulla porta a parlare con la Cariatide, gi, che strano, il professore di Matematica assente e al suo posto hanno nominato la Cariatide, mi abbasso e dico al mio compagno di banco di coprirmi, secondo me se ne accorge mi fa Bob Rock, tu fai finta di non avermi visto rispondo, tutti in piedi, entra la Siben che fa lappello, Lettiga Geremia: assente! Cosha Lettiga? malato signora professoressa, sempre malato.Ma cosavr quel ragazzo? Poi la porta si apre ed entra il bidello che mi dice: Di, Guglielmo, esci fuori di l, porca miseria, Raffaele, non fare la spia, ma il grasso bidello alcolizzato continua, e intanto la campanella ricomincia a suonare suonare suonare Non la campanella. Non sono in classe. Sospiro di sollievo: lho fatta franca. Ma allora perch continua a suonare? Cosa sta succedendo? Visione: il corpo bianchissimo di Lara alla luce della strada che entra dalle finestre rimaste aperte. Lara che lentamente si avvia alla porta, afferra la cornetta del citofono e chiede chi . Voce maschile. S, sono io, che succede? Ancora la voce maschile. Lara d il tiro senza dire altro. Mi guarda. Guarda lorologio alla parete: scuote la testa. Ferodo, mi dice. Apre la porta. Ferodo entra: agitatissimo. Poi si ferma: Lara nuda. Be? dice Lara sbadigliando. Non ti ricordi pi come sono fatta? No, dice Ferodo, che tu che, scusa, ma dice imbarazzato puntando col dito verso di lei. Si chiamano tette, Ferodo: le abbiamo tutte, noi donne, ti sei scordato? A questora sar libera di non mettermi a cercare una maglietta, o no? Ferodo si guarda intorno: gi ritornato in s. Ruota veloce la testa per memorizzare i dati e fotografare la situazione. Sul tavolino basso due bottiglie vuote e due bicchieri. Piattini con tracce di formaggio, briciole, noccioli di olive. Per terra una pila di Alan Ford: altri albi sporgono da una scatola di cartone. Un altro Alan
Ford per terra, vicino al letto: Un tiro mancino. Sul letto: un insulso investigatore stravolto dalla combinazione: GruppoTnt+2(Lara+Vernaccia)+(2h)sonno. Cosa c, Ferodo? Bologna, quartiere Barca, ore 0.30. Restare calmo: devo restare calmo, si dice Ferodo. Devo razionalizzare. Ricontrolla le protezioni della sua linea telefonica: inserite. Il mio computer non lo rintracciano, questo certo. Non mi conoscono: li avrei trovati qui ad aspettarmi. Guarda dalla finestra sollevando la stecca della tapparella: non si vede nessuno in strada. Nessuna machina parcheggiata. Avrei fatto una brutta fine, si ripete, una brutta fine. Come Lester: una brutta fine. Quindi non mi conoscono: per sanno che uso il computer in Santo Stefano. Come fanno? Lester non prendeva precauzioni, chi ci pensava allepoca? Non avevamo certo paura della polizia postale, e agli altri Quali altri? Non importa. Non importa chi: importa capire come, il resto viene da s. Ho usato delle protezioni in Santo Stefano, non sono certo entrato nel sito della Nato: mi ci gioco le palle che non mi hanno rintracciato via Internet. Tutte e due magari no, ma una me la gioco di sicuro: non cos che mi hanno trovato. No. Non me che hanno trovato. Chiaro: se non mi conoscono ancora vuol dire che non me che hanno trovato. Chi, allora? Il poliziotto? Linvestigatore? Il giornalista no, non c mai venuto. Neanche Andrea, allora. Per con Andrea ci si sente da l: il telefono, accidenti, dovevo guardare dentro il telefono. No, tempo sprecato: ci sono altri sistemi per controllare un telefono, non basta sapere che non c una cimice. Linvestigatore. Lara. Porcoddio, Lara: in pericolo anche lei, allora. Ci siamo dentro tutti: non si scappa. Tutti. No, Lara. Soprattutto lei. Degli altri pu importare meno. Lara no. Hanno gi preso Lester, Lara non la toccano. Devo avvertire Lara. Telefonino in mano. No: niente telefoni. Il mio protetto, quello di Lara no. Anche quelli mobili, nessun telefono sicuro. Uno di noi pu essere gi stato intercettato. Di persona, non c altra via. Andarci di persona. Calma. Razionalizzare, devo razionalizzare, si ripete Ferodo. Fare la lista della spesa. Cosa manca in cucina? Telefonini, almeno quattro. Sim card, di quelle sicure. Carte clonate. No, troppo pericoloso girare tutti con carte tarocche. Usare i contanti. Schede da telefono fisso. Ci vorrebbero anche dei piccioni viaggiatori, se per questo: ma si torna al passato, poco ma sicuro. Il vetusto non controllabile. E un rifugio. Nessuno sicuro in casa propria: ci vuole un rifugio sicuro. Ogni cucciolo nella sua cuccia, quando in cielo volano i porci: a shelter from pigs on the wind. Casalecchio sul Reno (Bologna), via Canale, ore 1.20. Auto ferma davanti al portone. Strada vuota. Eco lontana del Reno. Sulla pulsantiera: Lara. Niente cognome. Il portone cede a un normale passepartout. Niente luce per le scale, torcia elettrica. La porta della ragazza. Serratura nuova, non facile. Ci vuole la chiave giusta: c. Lavorare con calma, con la torcia in bocca puntata sulla serratura. Dal palazzo nessun rumore: tutti a dormire. Dopo dieci minuti lo scrocco gira: porta aperta. Dentro. Giro panoramico con la torcia: nessun segno di vita. Luce accesa: alogene. Lara non c. Riflettere. Ipotesi. Lara al lavoro. Ipotesi scartata: Lara non lavora mai di notte, non a Bologna. Per la notte si fa pagare la trasferta fuori Bologna. Lara in giro. Ipotesi scartata: se c Ferodo a Bologna Lara lo chiama, e non ha chiamato.
Lara dal moroso. Ipotesi possibile: Lara innamorata una novit, i suoi comportamenti non sono prevedibili. Frigorifero. Birra svedese: Ferodo si serve da solo. Riflettere. Razionalizzare. Prendere decisioni. Quartiere Bolognina, ore 2.50. Cosa vuol dire: sanno di noi? Sono entrati nellappartamento di via Santo Stefano e hanno acceso il computer, poco ma sicuro. E hanno rimesso tutto comera prima. Lara, pallidissima, torce i polsini della camicia che ha preso dallarmadio. Non si preoccupa di abbottonarla: con le mani tormenta i terminali delle maniche. Dice una sola parola. Lester. Lester, ripete Ferodo annuendo: sta succedendo di nuovo. Dici che sono loro?, chiede Lara. Dico che sono loro, dice Ferodo. Perch?, chiedo io. Perch me lo sento. Perch la metodologia la stessa. Perch ha senso: noi gli stiamo dietro, loro iniziano a difendersi. Lara mi guarda. Che facciamo adesso?, dice. Tu che ne pensi?, chiedo io a Ferodo. Penso che siamo in guerra, dice Ferodo: tu dici di no? Faccio segno di s. Adesso Ferodo a guardarmi.Tu te la senti di continuare?, chiede. Abbiamo altre possibilit?, gli chiedo io. Solo una: mollare tutto e sparire. Sparire dove?, chiede Lara. Per quanto tempo? E come sappiamo quando finita? Metto su la moka: faccio un caff forte, poi lo correggo con un goccio di rhum e una punta di cacao in polvere. Lo servo in tazze grandi. Lara tiene la sua tra le mani, come avesse bisogno di scaldarsi. Le maniche le penzolano oltre i polsi, i seni scoperti salgono e scendono al ritmo del suo respiro. Ha ragione Ferodo, dico, e hai ragione anche tu, bimba. Non abbiamo altra possibilit che sparire, e sparire non una possibilit. Quindi tanto vale andare avanti. Cosa abbiamo in mano? C del lavoro da fare in Rete che Ferodo non ha ancora terminato, e che potrebbe portarci delle novit. C una cimice in un bar frequentato da gente che pensiamo sia coinvolta: un altro filo che potrebbe portarci da qualche parte. C una nave fantasma da qualche parte: dobbiamo scoprire dov e cosa c a bordo prima che Prima che? Cosa dovrei aggiungere? Prima che ci facciano fare la fine di Lester, dice Lara. C un problema, dice Ferodo. Questa una guerra. Non labbiamo dichiarata noi, ma c. E noi non siamo soldati. Noi. Ha ragione. Noi non siamo soldati: loro s. Loro. Ferodo a spezzare il silenzio: dove abita il vostro amico sbirro? Bologna, abitazione di Andrea Vannini, ore 4. Il biglietto di Chiara pi conciso della rabbia con la quale deve averlo scritto. Uno di quei biglietti da ultimo messaggio, da tanto vale farla finita, da prendo il primo che incontro. Da c pi soddisfazione con un manico di scopa, almeno non ti illudi che abbia qualcosa da dirti. Per quel che vale, il manico di scopa comunicativo tanto quanto. Oppure: almeno il manico di scopa ti fa godere senza la fatica di dover ricambiare il favore. Deve aver pensato cose di questo genere, Chiara, mentre raccoglieva le sue cose, forse si rivestiva e andava via pi o meno alle due. Che non le abbia scritte anche peggio: risaltano sul foglietto come fossero il segno lasciato sulla velina dal tratteggio della matita. Andrea ha lasciato il Togliattti verso la mezza, con un lungo, mutuo abbraccio: di quelli senza parole, fatti con la consapevolezza che potrebbe essere lultimo. Il cellulare era spento: non lo ha riacceso. Non ha chiamato Chiara. A Bologna arrivato verso luna. Non andato a casa: andato al Pierino, a scambiare misture alcoliche e chinotti con Raffaele. Non aveva niente di che da dire stasera, Raffaele: ogni tanto pure i filosofi sotto spirito tirano il fiato. Per rimasto a parlarci, Andrea. Senza riaccendere il telefonino.
Due ore dopo stava sotto casa di Chiara. Lei era sveglia, la luce accesa, ogni tanto la vedeva passare alla finestra. Forse camminava su e gi col telefono allorecchio, cercandolo.Inutile, il telefonino di Andrea rimasto spento. Cosera quella luce azzurrina che illuminava laltra stanza? Probabilmente la televisione. Spazzatura notturna, qualche soft porno italiano di quelli che piacciono tanto alla nuova critica cinematografica, quelli che se non cult non cinema. Andrea si addormentato davanti all Ultimo tango a Parigi, lImpero dei sensi lo ha mollato l a met, figurarsi la Fenech e Carmen Villani: e Chiara di certo non la pensa diversamente. Per, a questora di notte, se ti devi far male lo fai sul serio: serve anche a questo, la spazzatura televisiva. Andrea non ha suonato, non salito: rimasto gi, sotto la finestra, per mezzora. Poi andato via. Senza riaccendere il cellulare. La notizia della sua sospensione dal servizio Chiara deve averla saputa in questura. Ventanni fa non cerano i telefonini, le segreterie telefoniche, i messaggi. Non cerano molte, moltissime cose. Non cera neanche Chiara. Il Togliatti s: lui cera. Cerano un paio di funzionari di questura, in genere silenziosi, con i quali non ha mai scambiato pi di un saluto.Andrea sa che sono stati loro a far sparire il fascicolo informale su di lui. cos che andata. I suoi amici, Cristiano: loro cerano. Ci sono ancora. Il nuovo mondo, il mondo degli anni Novanta, il mondo flessibile, fluido, il mondo di quelli che hanno capito tutto leggendo il Tao-te-ching e dicono che bisogna seguire il flusso, il mondo di quelli che operano piccoli movimenti sul corso dellessere, il mondo degli invisibili, dei televisori con novantanove canali quasi tutti vuoti, anche quando trasmettono: questo mondo sta diventando come trasparente, perde spessore, si assottiglia. E dietro trapela un altro mondo, duro, pietra sotto lo smalto lucente, bianco e nero sotto i colori fluorescenti, pesante sotto la leggerezza sostenibile degli esseri, duro al fondo della morbida inconsistenza degli eventi. Non colpa di Chiara se nel vecchio mondo non c: non c, questo quanto. Gli anni Novanta finiscono allindietro, si riavvolgono e si allacciano sul nodo degli anni Settanta: cos che funziona, il tempo. Tante stringhe intrecciate come in una matassa di lana ancora da raggomitolare, tanti fili in apparenza proiettati da qui a l, dal prima al poi.E invece ogni tanto qualche stringa si incurva, si piega allindietro e si riannoda al passato. Da quaggi a l dietro, dal poi al prima.Cos fa il tempo, a volte. Raffaele glielo ha spiegato, il tempo: se un cilindro di materia iperdensa venisse fatto ruotare, il suo movimento incurverebbe il tempo. Purtroppo sgretolerebbe anche la materia circostante, se mai potesse essere costruito. Quindi, concludeva Raffaele, tanto vale berci sopra: non era ancora arrivato il tempo dei chinotti. Eccolo qui, il cilindro, eccolo qui. Ha iniziato a ruotare, lentamente, impercettibilmente, quasi senza alcuno spostamento.Solo un piccolo granello posto al di sopra scivolato gi piano. Poi i granelli hanno cominciato a essere due, tre, cinque, sette, undici: finch il movimento del cilindro diventato percepibile. Allora il tempo ha cominciato a incurvarsi, e la sostanza del mondo a incresparsi, dapprima con sottili scricchiolii, poi con fragore crescente, sino allo sgretolamento. Dalla sua posizione di osservatore in stato di quiete Andrea osserva il suo universo sgretolarsi: senza far nulla, tutto viene da s. La rotazione produce una specie di vortice che attira e ingoia le macerie circostanti, aspirate senza alcun moto di compassione. davvero cos duro il cuore di Andrea? Davvero capace di rimanere l, immobile, a guardare Chiara svanire? Anche lei fatta di materia impalpabile, anche lei trasparente? Lo era pure prima?Era trasparente quando facevano lamore? Verso le quattro Andrea torna a casa. Prende dalla vetrinetta un bicchiere basso e largo, da whisky. Poi lo rimette a posto e lo sostituisce con uno alto, da cocktail. Lo riempie a met di ghiaccio. Colma il vuoto col Lagavulin. Cominciato a tirare le somme. Bilanci. Quando il campanello suona non pensa possa essere Chiara. Infatti non lei.
2. Lamico americano
Linea aerea New York-Roma, ore 8.30. Poco meno di unora allarrivo. Cielo relativamente sereno: dal finestrino si vede lazzurro del Mediterraneo. Le macchie verdi e la terra brulla della Sardegna. Volo diretto. Peccato: uno scalo nellisola Luomo seduto nella seconda fila della business class si allenta il nodo dellelegante cravatta chiara a piccoli pois, slaccia il colletto della camicia bianca e fa segno allhostess di avvicinarsi. Luomo seduto in seconda fila ha nome Michael: il suo cognome noto, ma in genere non ha bisogno di usarlo. In genere non un uomo che viene chiamato: in genere, luomo di nome Michael preferisce presentarsi prima ancora di esser richiesto. Come spesso gli capita, latore di qualcosa: un inviato. Lhostess chiede compita, in perfetto inglese, se gradisce un drink. A soft-drink, please: a questora linviato di nome Michael non prende alcolici. Tonic with lemon. Linviato di nome Michael apre la borsa in pelle nera e controlla la documentazione: scrupoloso, come sempre. La barbetta grigio-bianca incornicia il sorriso lievemente obliquo, la lucida volta del cranio conferisce unaria a met tra linquietante e il rassicurante, la versione business class di Donald Pleasence. Contenuto della borsa in pelle nera: carte. Il mondo governato dalle carte. Allinterno della borsa: rivista di relazioni internazionali. Il numero del secondo quadrimestre. Allinterno del fascicolo patinato: Open Letter to the President, 19 febbraio 1998. Quaranta rispettabili cittadini dellUnione si rivolgono al loro presidente: Many of us were involved in organizing the Committee for Peace and Security in the Gulf in 1990 to support President Bushs policy of expelling Saddam Hussein from Kuwait , scrivono. Obiettivo della lettera: aprire gli occhi del Presidente, renderlo cosciente del pericolo costituito dalla dittatura irachena. Obiettivo dichiarato.
Molti di noi sono stati coinvolti nellorganizzazione del Comitato per la pace e la sicurezza durante la Guerra del Golfo del 1990, il cui scopo era di sostenere il presidente Bush nella sua politica di espulsione di Saddam Hussein dal Kuwait. Sette anni dopo Saddam Hussein ancora al potere a Baghdad. Nonostante la sua sconfitta nella Guerra del Golfo, il perdurare delle sanzioni e lo sforzo determinato degli ispettori dellOnu nello scovare e distruggere le sue armi di distruzione di massa, Saddam Hussein riuscito ad acquisire armi biologiche e chimiche. Sottolineando la minaccia costituita da questi congegni mortali, i segretari di Stato e alla Difesa hanno dichiarato che tali armi potrebbero essere usate contro il nostro popolo. E Lei ha detto che questo problema tra le sfide del xxi secolo. La posizione irachena inaccettabile. LIraq non lunico Paese a possedere simili armi, ma il solo ad averle usate non soltanto contro i suoi nemici, ma contro il suo stesso popolo. Noi dobbiamo convincerci che Saddam si sta preparando a usarle nuovamente. Ci costituisce un pericolo per i nostri amici, i nostri alleati e la nostra nazione.
Linviato di nome Michael ha sottolineato alcuni passaggi della Open Letter. Ne ha con s alcune copie, da consegnare ai suoi interlocutori italiani. Interlocutori accomunati dalla condivisione dellanalisi della situazione irachena:
chiaro che questo pericolo non pu essere eliminato finch il nostro obiettivo sar il semplice contenimento e i mezzi per conseguirlo si limiteranno alle sanzioni e agli appelli.
La lista delle firme tanto autorevole quanto muscolare. C come un flettersi di bicipiti al di sotto del tono accorato con cui le parole occupano gli spazi bianchi dei fogli. linsieme a dare unidea di forza: qualcosa di pi vasto di una lobby di pressione, qualcosa di pi concreto di un centro studi strategici o di una linea di political studies, qualcosa di pi sottile di un manifesto ideologico. Qualcosa come linsieme di tutte queste cose, e ancora di pi: qualcosa come un governo ombra. Allinterno della borsa: bozza preliminare di un atto presidenziale. Versione quasi definitiva: la risposta del Presidente alla Open Letter. Verr presentata al Congresso in ottobre, presumibilmente. Linviato di nome Michael uno dei quaranta firmatari, non certo vicino al Presidente: questo non gli impedisce di avere con s lanteprima di un atto presidenziale, of course. Titolo probabile: Iraq Liberation Act. Suona bene: un guanto di velluto liberal per ricoprire il pugno di ferro neocon del contenuto. Con unaccorta gestione parlamentare, il documento sar acquisito dal Congresso senza in pratica essere letto. Il primo risultato non dichiarato della Open Letter stato raggiunto. Il primo. Prepararsi allatterraggio, annuncia la voce del pilota. Laereo atterra senza problemi. Laltoparlante comunica lapertura delle porte. Linviato di nome Michael estrae dalla borsa in pelle nera un telefono satellitare. Compone un numero: meglio sincerarsi che a Fiumicino sia tutto in ordine. Allaltro capo: telefono mobile su autovettura. Risponde il generale Corvino: tutto come concordato. Linviato di nome Michael verifica alcuni numeri su una piccola agenda. Nomi e numeri. Pochi nomi sono cancellati, alcuni numeri sono cancellati e riscritti: lagenda aggiornata, ma non nuova. Bologna, edicola dei giornali. Via del Pratello angolo via Pietralata, ore 13. Non so com che siamo finiti a parlare di hamburger, visto che Lara vegetariana no, non mangia la carne rossa, la bianca s, purch sia allevata con certi criteri eccetera e a me i McDonalds fanno schifo solo per il puzzo con cui impestano lambiente circostante: sta di fatto che siamo qui, davanti alledicola-libreria di Lino, col quale potremmo parlare dellultimo Lucarelli come di Fois che passava di qui proprio ieri, anzi, aveva un appuntamento con uno che doveva incontrare e non si visto, insomma la scuola bolognese, e magari confrontarla con Pennac, ovvero parlare della scena psicoanalitica lacaniana nelle sue ultime propaggini, o del ritorno ai classici, o cercare di scoprire che c almeno un libro che Lino non ha letto, tanto per metterlo alla prova, e pensare che si fa le sue brave dieci ore qua dentro a vendere giornali; oppure potremmo focalizzare le nostre parole su noi stessi, visto che se Ferodo non andato fuori di brocca siamo sotto controllo e probabilmente in pericolo di vita, e siamo anche senza telefonino, perch Ferodo ci ha convinti a spegnere i nostri e a darci appuntamento qui senza cellulare, che tanto a quello ci penso io, ha detto. O magari ragionare su che cosa potrebbero essersi detti stanotte Andrea e Ferodo in una gara che devessere stata dura tra chi riesce a parlare meno.O potremmo riflettere sui cambiamenti del Pratello, che per ragioni differenti sia io che Lara abbiamo smesso di frequentare. Invece no: siamo qui, arrivati per primi, e stiamo parlando dei McDonalds. No: non stiamo parlando. Lara parla: io ascolto. Insomma, se la menano tanto con la storia dellallevamento rispettoso della natura e della carne di prima qualit, come se togliere spazio alle foreste per creare allevamenti fosse una forma di rispetto della natura.Che poi la paghiamo tutti la deforestazione e la devastazione dellecosistema attraverso le emissioni e i resti dei macroallevamenti, ma comunque facciamo finta che sia cos come ce la vendono. che poi i loro manzi li fanno macellare in pochissimi grandi macelli, e qui in Europa ci becchiamo quelli macellati in Inghilterra, con turni di lavoro bestiali e contratti a termine.Un mio amico inglese ci ha lavorato, e mi ha detto che in media uno dura tre mesi l dentro, poi gli scade il contratto e va via, o molla anche se ha il contratto perch non regge i ritmi e lo pagano uno schifo.In Inghilterra non c il minimo salariale, no, cio, adesso c, ma pi che un tetto un
pavimento, e quindi funziona come prima, insomma dopo tre mesi uno va via, e sai qual la cosa pi difficile per chi lavora in un macello? Te lo dico io, imparare ad annodare le budella del manzo allinterno della bestia prima di tirarle fuori.Il mio amico dice che ci vogliono sei mesi per imparare a farlo bene, quindi l dentro non lo fanno bene, e se le budella non sono ben annodate c il pericolo che la merda dallintestino si rovesci sulla carne. E secondo te buttano via un manzo solo perch ci finita sopra la sua stessa merda? Certo che no, quindi nella carne del McShit ci sono tutti i batteri della sua stessa merda.Ma lo sai di quanto pi alto il rischio di prendere la salmonella con un McShit rispetto a una bistecca macellata a regola darte? E se per assurdo sul rullo trasportatore ci finisse un lavoratore clandestino, un pakistano senza carta dingresso, sarebbero capaci di non fermare il nastro, che tanto del pakistano non frega niente a nessuno e in fondo sempre carne macinata quella che se ne ricava, e ti dico che per me gi successo e non ne sappiamo niente! Fuori come un balcone, Lara, oggi. Anchio, forse, visto che comincio a parlare come lei. Per fortuna arriva Diego a creare un diversivo. Be, cosa fate qui fuori? Si prende un aperitivo al barazzo? Non pi il barazzo di una volta, Diego, risponde sdegnosa Lara indicando una mescolanza di vecchie e nuove facce, tra le quali sembra prevalere lo studente radical-chic piuttosto che il punk occupante o il vecchio comunista da bar. Tutto cambia, bambina: niente pi come una volta, risponde serafico Diego. Fottiti, stronzetto! risponde Lara piccata, dimenticando con chi ha a che fare. Con molto piacere, risponde sorridente Diego attraversando per primo la strada. Andrea e Sandro arrivano a met del primo Campari, giusto in tempo per condividere. Laperitivo, mica le informazioni. Il loro mutismo si taglia a fette spesse come il salame col quale il barista ci farcisce le rosette. Ferodo giunge al secondo Campari, mentre Lara contratta un mozzarella-lattuga senza maionese, s, senza maionese, perch nelle salse grasse i batteri sopravvivono, e il barista prende in mano i soldi con le stesse mani con le quali prepara il panino, e il principale veicolo di propagazione dei batteri sono i soldi. Quindi niente salame perch viene dal maiale, niente maionese perch infetta, e la foglia di lattuga presa dal cespo, non di quelle gi l nella vaschetta per favore grazie. Allora?, apostrofa Andrea. Tutto pronto, risponde Ferodo.Cos che bevete? S, perfetto, uno anche a me, no, solo il Campari, senza panino. Tutto pronto cosa?, chiedo. Tutto, risponde Ferodo indicando un tavolino allesterno. Mi piace poco la sua espressione: quella di Andrea ancora meno, se per questo. Partenza? Quale partenza? Ferodo fa segno ad Andrea: tocca a lui parlare. Facciamo il punto, dice a voce bassa. Abbiamo toccato un nervo scoperto, perch qualcuno ha risposto. Se sanno del computer che usavamo vuol dire che sanno molto su di noi. Per qualche strana ragione non hanno scoperto tutto, per.Ad esempio, chi usava il computer, altrimenti avrebbero tentato qualcosa contro Ferodo. Chiaro fin qui? Quindi il sequestro dei cellulari dipende da questo? chiedo. Nessun sequestro, risponde Ferodo aprendo la valigetta di plastica nera. Ecco qui dei cellulari nuovi, con Sim card a prova di intercettazione. Quelli personali li lasciate a casa, dice distribuendoci dei bagagli colorati. Ricopiate la rubrica a mano, senza inserire la nuova Sim card nei vecchi. E comunque poche telefonate, solo se necessario. A casa? Perch, dove dobbiamo andare? Passiamo al punto due, interviene Andrea. C una nave che ci siamo persi da qualche parte, e c Bologna che per qualche giorno meglio lasciar perdere: chiaro anche questo, no? Quindi si va gi a trovare un paio di vecchi amici, tanto per cambiare aria, e gi che ci siamo vediamo di scoprire se una certa nave arrivata oppure no e cosha scaricato. Domande? S, chiede Lara. Dove dovremmo andare? Andrea mi guarda: lo sa che ho gi capito. Faccio segno di s: a questo punto si va fino in fondo. Ferodo studia la situazione. Guarda Lara: ce lhai un bikini nuovo, sorellina? No, perch? Allora mi sa che oggi pome ti tocca andare a fare shopping.
Roma, hotel Parco dei Principi, ore 15.30. Linviato di nome Michael mescola con disinvoltura un mazzo di carte, come si preparasse a servire una mano: mescola, rimescola, smazza. Ricompone il mazzo. Ricomincia. Lei gioca a bridge, generale? Poco. Poco e male, risponde il generale Corvino. un peccato, generale, davvero un peccato. un gioco che consente di tenere in esercizio capacit intellettuali che a lei di certo non mancano: una notevole intelligenza e una altrettanto notevole capacit di interpretare e prevedere le mosse dei suoi nemici. Intendeva dire avversari? Prego? Avversari, Mister, non nemici: nel gioco ci sono gli avversari. in guerra che ci sono i nemici. Linviato di nome Michael sorride: certo, generale, certo. Deformazione professionale, aggiunge, continuando a mescolare il mazzo di carte, deformazione professionale. Corvino, come sua abitudine, accenna appena un moto dassenso. Seduto in poltrona nella suite, ha unaria volutamente marziale, sulla quale convergono leccessivo rigore, al limite della cifosi, della postura del busto e linespressiva espressione sulla quale si potrebbe leggere uso a obbedir tacendo. Tacendo, per lappunto, Corvino segnala la presenza di quella tacita coazione a obbedire che dovrebbe essergli cucita sulla viva pelle, pi o meno assieme ai proverbiali alamari che un carabiniere dovrebbe tenere cuciti non solo sulla divisa. Muto come un pesce, in definitiva: uno di quei pesci che assumono colore e postura di un corallo o di unalga, e cos facendo si mimetizzano, o se percepiti appaiono rassicuranti e pacifici nella loro immobilit. Rassicuranti e pacifici: limportante apparire tali. Linviato di nome Michael continua a giocherellare con le carte, in attesa delle telefonate. Il telefonino satellitare in ricarica, ma attivo. Il primo appuntamento per l after hour: aperitivo, cena, e naturalmente partita a bridge. C qualche nuovo giocatore da conoscere, a quanto pare. Un po di cose stanno cambiando, nel piccolo bicchier dacqua italiano. Linviato di nome Michael ha un primario interesse per i grandi corsi dacqua, per i fiumi in piena: per quelli che rompono gli argini e come dite qui in Italia sui corsi dacqua che sembrano quieti, generale? Che rovinano i ponti, Mister: le acque chete rovinano i ponti. Gi: pronto e sveglio, sotto quellaria da calendario dellArma, il generale Corvino. I ponti che rovinano, gli argini che saltano: anche un rivoletto pu servire a fare sistema. Anche il piccolo bicchier dacqua chiamato Italia. Il telefono satellitare squilla. Invio: da telefono fisso a telefono satellitare. Allaltro capo: Studio notarile Fratelli Zanni. Notaio Zanni, Mister. Ben trovato. Come sta il nostro comune amico? In attesa. Con molte aspettative, devo dire. spiacente di non poterla incontrare di persona, salvo imprevisti. Dispiaciuto anchio, per questa volta. E lei, avr il piacere di incontrarla? Sar di sicuro della partita, domani sera. Non garantisco per laperitivo, ma non stia ad aspettarmi. Mi muover non appena ricevuti certi documenti. La persona che dovrei incontrare? Laspetta alle 19 al bar dellhotel. Non dubiti della sua puntualit, e non si preoccupi: sar lui stesso a riconoscerla. Linviato di nome Michael annota qualcosa sulla planing agenda. Il generale Corvino ancora seduto. Che tipo questo Mister Beta che ha in programma di farmi incontrare, generale? Un tipo interessante, Mister. Le piacer. Spero non sia una perdita di tempo, generale. Sa che ho molti impegni, e Roma solo una breve parentesi. Stia tranquillo, Mister. Tutto potr dire di questi incontri, salvo che siano uno spreco di tempo.
Lucca, studio notarile Fratelli Zanni. Invio: da telefono fisso a telefono cellulare. Allaltro capo: casa circondariale di Lucca. Il vibracall segnala una chiamata in entrata. Il detenuto Francesco Costante estrae il telefono dalla tasca, legge il numero sul display e preme lOk. Dimmi, Zanni. arrivato lamico americano. Novit? No: tutto come preventivato. Che mi dici del senatore? Non so se accetter lincontro. Non facile sapere quello che gli passa per la testa. Guarda che quello non matto come vuol fare credere, Zanni. Se dice no perch ha qualche altra cosa in ballo. Stai appresso a Corvino, devi sapere cosa bolle in pentola ai Quattro Mori. Terr le orecchie aperte. Bene, Zanni. E marca stretto anche Beta: non mi fido di lui.
Roma, hotel Parco dei Principi, ore 19. Luomo chiamato Beta arrivato alle 18.45. rimasto in taxi un quarto dora davanti allhotel. Due minuti prima delle 19 ha aperto lo sportello ed entrato nellalbergo. Non ha chiesto dov il bar. Luomo chiamato Beta non chiede mai informazioni: sapere dove sono i luoghi e gli uomini il suo mestiere, per cos dire. Uno degli allievi non riconosciuti e non designati del Maestro, che peraltro non ha mai annunciato il suo ritiro dai giochi. Del resto non aveva mai comunicato neanche il suo ingresso: come si fa a entrare o uscire da un gioco del quale non mai stato dato linizio? E come si fa a far terminare un gioco che non mai iniziato? Si pu: solo che non scritto nei manuali del Role Game. Qui non si gioca a Dungeon & Dragons: pu accadere che il gioco parta senza essere cominciato, termini senza che i partecipanti lo sappiano e continui anche se i giocatori ne hanno decretato la fine. E magari il termina e prosegue contemporaneamente, e i giocatori continuano pur avendo smesso, e terminano senza smettere: di nuovo, questo non un Dungeon: cest la vie, mes amis. La vita Linviato di nome Michael arriva pochi minuti dopo le 19: preferisce osservare con attenzione i convenuti. Si siede sulla poltroncina e fa cenno al cameriere in guanti bianchi. Il cameriere arriva col suo drink preferito, Martini cocktail molto secco con goccia di pernod: molto New York roaring years. Luomo chiamato Beta saluta compito, a distanza: mostra lo stesso cocktail. Linviato di nome Michael indica la poltroncina di fronte. Il cameriere arriva con le ciotole di patatine e noccioline salate, olive condite e fiori di cappero allaceto.
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11 settembre. Autostrada A14, casello di San Lazzaro, ore 23. Midnight ronkers city slickers gunmen and maniacs all will feature on the freakshow and I cant do nothing bout that, no Era proprio necessario partire in macchina, Ferodo? Non potevamo prendere un vagone letto? No, Lara. No cosa? Non potevamo, Lara. I treni non sono sicuri. Ma non hai sempre detto che la Saab 9000 una macchina da stronzi? S, Lara. E allora? E allora? Lho rubata, mica lho comprata, no? Non la riporti quando abbiamo finito? Non lo so quando finiamo, quindi non so se posso riportarla. Poi che problema c? Tanto il proprietario uno stronzo. Lo conosci? No che non lo conosco. E allora come fai a sapere che uno stronzo? Perch ha una Saab 9000. You can free the world you can free my mind just as long as my babys safe from harm tonight Cos che ascoltiamo? chiedo. Massive, mi risponde Lara. Vero, l davanti? Vero, risponde Andrea dal posto della suocera. Massive Attack, per essere precisi. Poi hanno dovuto cambiare il nome. Troppo militarista, dicevano alla Bbc: cera la Guerra del Golfo, quella vera, e Massive Attack sembrava troppo esplicito. Meglio non ricordarla, la guerra. Soprattutto quando c. I was lookin back to see if you were lookin back at me to see me lookin back at you
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Autostrata A14, tra Rimini e Pesaro, ore 0.15. Te lavevo detto che questa una delle stazioni a cinque stelle, no? Felice come una bambina, Lara indica il banco salumeria. In effetti vero: salume Dop, formaggi invitanti, conserve semiartigianali. Vini di nome e di buona etichetta. Il prezzo magari non proprio quello della Coop, per a questora quasi irresistibile la tentazione dello spuntino di mezzanotte. Peccato per il vino: ma in macchina c un bauletto da campeggio pieno di birra e ghiaccio tritato. Io avevo proposto di portarci dietro della pizza al taglio, per fortuna non mi hanno dato retta. Certo che questa delle stazioni di servizio con lalimentare regionale mi mancava: del resto da quant che non faccio un bel viaggio in autostrada? Pago io, tranquilli, dice Ferodo sfoderando una American Card. Di, almeno dicci quanto spendi che dividiamo, no? No. Come, no? No, dice Ferodo: io sono solo quello che paga, non quello che ci mette i soldi. Lara sorride e gli regala un bacetto sulla guancia, poi mi prende per mano e mi fa: perch secondo te Ferodo lascia una traccia con la sua vera carta di credito? No, vero? No. Autostrada A14, poco oltre Ancona, ore 1.30. Really hurt me baby, really cut me baby how can you have a day without a night youre the book that I have opened and now Ive got to know much more E Sandro, allora? Sandro serve a Bologna. Tiene sotto controllo il giro del Prezioso, registra le voci captate dal giocattolino di Ferodo, e soprattutto non d nellocchio scomparendo allimprovviso. Come te, Andrea? Come me. Io per sono giustificato. Mi hanno costretto a prendere le ferie, sono sotto inchiesta, insomma mi hanno caldamente invitato a sparire finch non si calmano le acque. Quindi? Quindi sono sparito. Sono in vacanza, pi o meno. Sono talmente incazzato da non aver avvertito nessuno: comprensibile, mi sembra. Quasi, sottolinea Lara. Andrea sospira. Lo sa cosa vuol dire Lara: almeno a Chiara avrebbe dovuto dirlo. proprio una bastardata sparire cos, senza neanche uno squillo. Infatti cos che si sente Andrea: bastardo dentro. Di l dallautostrada, il mare nerissimo gli fa eco in silenzio. Ma di quel mare Andrea se ne frega: mai piaciuto, lAdriatico. Like a soul without a mind in a body without a heart Im missing every part Bologna, abitazione di Chiara Zanotti, ore 0.05. Invio: da telefono cellulare a telefono fisso. Allaltro capo: Sandro Valle. Scusami, Sandro, mi dispiace davvero disturbarti, ma proprio non sapevo a chi altro rivolgermi, cerca di capirmi, non so a chi telefonare. Cosa succede, Chiara? Stai piangendo?
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Lo so che non giusto, Sandro, non che sono tanto stronza da non capirlo, tu sei lultima persona a cui dovrei telefonare a questora, per quel bastardo poi, e siete amici, per ti prego, Sandro, dimmi se sai dov Andrea, se puoi fargli avere un messaggio, Cristo, e per dirgli cosa? Non so nemmeno che cosa gli ho fatto.Allimprovviso scompare, stacca il telefono, da ieri che non risponde, non so neanche se andato via o se gli successo Cosa devo pensare, Sandro? Dimmi qualcosa almeno tu, ti prego, hai ragione ad avercela con me, mi sento un verme, ma credimi, sto male davvero, e non so neanche per cosa devo stare male Sandro, seduto per terra, guarda la cornetta. E adesso cosa deve fare, Sandro? Chiara? S, ci sono ancora. Andrea partito. Non so altro, devi credermi. Ha preso un low cost per lIrlanda, non so neanche dirti da quale aereoporto. Uno di quei voli allultimo minuto. Ce laveva con tutto e con tutti, dopo quello che successo ieri mattina in questura: lo sai, vero? S che gli credo, lo so che lo hanno incastrato, Sandro: ma ti pare giusto che debba venirlo a sapere dai colleghi, gi al bar? Non mi ha neanche chiamata, Cristo di Dio! Lo sai com fatto, no? No, Sandro: a questo punto non lo so pi, com fatto. Non lo so pi ripete Chiara mentre la voce le scema. Sandro, seduto per terra, continua a chiedersi cosa deve fare. (Silenzio). Sandro? Dimmi. Scusami, Sandro. Non ti ho neanche chiesto come stai. Sto. Come si dice un po cos (Silenzio). Chiara? Dimmi Che hai intenzione di fare? Prender qualcosa per dormire, senza non ci riesco. Qualcosa di leggero, non stare in pensiero Sandro? S Sei proprio sicuro di non sapere dov Andrea? (Silenzio). Scusami, Sandro. Non volevo mettere in discussione la tua sincerit. Posso chiederti un favore? Ti dispiace se domani mangiamo una cosa insieme, alla mezza? Una cosa tranquilla, al bar, in mezzo agli altri tanto per non sentirmi sola te la senti? Seduto per terra, Sandro si ripete la stessa domanda cui ha appena risposto di s: te la senti, Sandro? Proprio sicuro di sentirtela? Autostrada A14, tra Pescara e Vasto, ore 3.15. Its you I love and not another and I know our love will last forever you I love and not another and I know well always be together La mia preferita! dice Lara accucciandosi con la testa sulle mie gambe. Una birra per festeggiare, sister? fa Ferodo porgendo una coppia di lattine. Grazie, dico io, per se la destra la rimetti sul cambio mi sento pi sicuro. Perch? dice Ferodo. Devo mica cambiare. Velocit di crociera, pi o meno centoquaranta in questo momento. Guida bene, Ferodo: niente mosse brusche, niente scossoni. Scivola via sullautostada: senza mai togliersi gli occhiali scuri. Apro la prima lattina, bevo un sorso e la passo a Lara.
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Lara si rigira e manda gi a canna una lunga sorsata. Bello questo Cd: hanno fatto altro?, chiedo. S, un paio di altri dischi. Belli uguale? S, pi o meno. E allora perch ascoltiamo solo questo?, chiedo osservando il cubo dentro il quale, a occhio e croce, Ferodo deve aver stipato una cinquantina di dischetti. Perch tu non hai ancora capito come funziona Ferodo, mi fa Lara riaccucciandosi. Ferodo ascolta un solo disco per volta. Uno solo, non importa per quanto tempo: per ogni cosa che fa ha un solo disco. Come The Nightfly? Come quello, dice Lara: se deve surfare sul serio, se deve craccare qualcosa mette su Donald Fagen. E i Massive per cosa sono?, chiedo. I Massive sono notturni, risponde Ferodo senza voltarsi: notturni e meditativi. Quindi, se devi pensare, metti su No. Come: no? Hai detto tu che Se devo pensare, ed notte. Allora metto su i Massive. Se giorno no? Se giorno no. E adesso Sto pensando. Infatti ho su i Massive: tutto chiaro, l dietro? Tutto chiaro. Un pelino meno brusco di Andrea, ma il concetto lo stesso: comunica se e quando ne ha voglia, altrimenti stacca le comunicazioni. Naturale che i due si siano presi subito: sono fatti luno per laltro. Andrea? Di. No, solo per sapere se dormivi Non dormo: di pure. Cosa ti aspetti di trovare, gi a Taranto? Non mi aspetto di trovare qualcosa. Mi aspetto di non trovare qualcosa. La nave, ad esempio. Non ti capisco: se sai di non trovarla, cosa scendiamo a fare laggi? Intanto cambiamo aria, che a Bologna il terreno comincia a scottare. Va bene: poi? Poi poi, se sapessi cosa cercare, non avrei bisogno di andare a cercarlo di persona, no? Se le cose stanno andando come probabile che sia, quella nave laggi non la troviamo, poco ma sicuro. Se fosse placidamente ancorata nel porto non sarebbe la nave che penso. Di m, Andrea, non farti tirar fuori le parole con la tenaglia. Cosa c laggi? Non lo so cosa c. So cosa potrebbe esserci. Facce: facce da guardare negli occhi, espressioni da cogliere. Notizie da mettere insieme un pezzo per volta Mal che vada, vecchi amici che non vedevamo da un quarto di secolo, pi o meno: rifacciamo una vacanza dei nostri ventanni, una rimpatriata, tipo Italia-Germania 4-3. Quel film non mi piace, Andrea. Mi ha fatto persino incazzare: ma ti sembra che noi eravamo dei coglioni come quelli l? Coi figli di pap diventati yuppies e lo sfigato a fare il professorino? No che non eravamo come quelli l: nel Sessantotto stavamo finendo le elementari, noi! Le elementari, col grembiulino e il fiocchetto! si inserisce Lara ridendo, sempre accucciata. Vuol dire che avete visto lo sbarco sulla Luna in diretta quando eravate bambini: che viaggio, babies! No, Lara, non ho visto un bel niente. Ai tempi i bambini andavano a letto dopo Carosello, magari destate si strappava qualcosa in pi, per lo sbarco sulla Luna lho perso perch ero stato mandato a letto. E anche i supplementari di Italia-Germania: Schnellinger pareggia, finiscono i tempi regolamentari e io vengo spedito a nanna mentre quello zappaterra mancato di Poletti si fa infinocchiare da Mller che gli dice: guarda, l per terra c la tua salama da sugo, e mentre lui cerca la salama gli frega il pallone e lo mette dentro, con le urla di tutto il vicinato che entravano dalle finestre aperte per il caldo destate. Credevo che fosse finita sette a quattro, per via delle urla, figurati. Ecco, magari per quello che eravate cos arrabbiati quando siete cresciuti: perch vi hanno mandati a nanna senza farvi vedere il gol di Rivera. Chiss, commenta sardonico Andrea, magari vero che le ingiustizie subite da bambini ci hanno reso pi sensibili allingiustizia del mondo. Scusa, Andrea: perch dici lingiustizia del mondo? Non dovresti dire le ingiustizie? No: lingiustizia. Lingiustizia come la libert: ce n una sola.
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Mmm poi magari domani ci penso, se sono daccordo. Non che mi faresti un favore, Ferodo? Mi rimetti su One Love, magari ripetuta un paio di volte? Come ai vecchi tempi, sorellina? Come ai vecchi tempi, fratellino. Perch, dice Andrea, avete fatto in tempo ad avere anche voi ragazzini i vecchi tempi? Certo, ispettore Sheridan: altrimenti come facciamo a comunicare, noi e voi, senza i vecchi tempi? risponde Ferodo toccando i tastini del lettore Cd di serie senza scomporsi. Lara si rigirata. La sua mano scivola sotto la mia maglietta, mi carezza il petto con gesti sottili, quasi impercettibili. Le metto le dita tra i capelli per ricambiare. Mi prende la mano e con gentilezza mi sfiora la punta delle dita con le labbra e la lingua. Vuoi lultimo sorso di birra?, le chiedo.No, risponde a voce bassissima, non quella, dice mentre si sfila con un unico movimento il top. Mi prende la mano e se lappoggia tra i seni, sorridendo. Gli occhi le luccicano. Andrea? sussurra Lara. Di, Lara Non che per un po potresti non voltarti? I believe in one love I believe in one love, oh girl I believe in one love I believe, girl, oh yeah in one love, in one love in one love, in one love Taranto, ore 5.40. Nelle ultime due ore Ferodo ha dato fondo alla potenza del motore, sempre senza scossoni. Alluscita dallautostrada ha passato il volante ad Andrea.Siamo quasi arrivati, meglio lasciare il comando a chi conosce la strada. Perch Andrea, dopo pi di ventanni, si ricorda ancora com fatta Taranto. La sua leggendaria memoria da elefante. Credevo fosse una citt di mare! dice Lara. Infatti: tra un po ci arriviamo. No, volevo dire: non credevo ci fosse tutto questo metallo industriale. Sembra Blade Runner, con quelle torri che sputano fuoco. Anchio non ricordavo quanto fosse estesa larea industriale. Grande quanto quella degli uomini, questa citt delle macchine e delle tute blu. Con le colonnine degli altoforni che fiammeggiano verso il cielo alla luce dellalba che illividisce il paesaggio. Lara sembra quasi affascinata: pura fantascienza, ai suoi occhi. Be, s, a te non piace? Mi ricorda Metropolis, hai presente il vecchio film, quello con la musica dance? Ecco, questo il punto. Lara Metropolis lo ha visto colorato e fracassonato da Giorgio Moroder, io lho visto muto e in bianco e nero. Per lei i personaggi di Metropolis sono figure che danzano al ritmo della disco elettronica, per me schiavi anneriti dal fumo e dalla fatica. Chiss se lo abbiamo mai capito cosa dovevamo farne di questi mostri metallici, dopo aver fatto la rivoluzione. Sta di fatto che loro sono ancora qui, a fagocitare ogni otto ore migliaia di esistenze e a ricordarci con la loro arrogante presenza i nostri peccati e i nostri fallimenti: metallo urlante. Cosa c? Niente solo che Metropolis era in bianco e nero. Ed una differenza cos importante? No cio, non in s. importante quello che significa non facile da spiegare, Lara, magari ne parliamo unaltra volta, va bene? Oh, ma voi uomini dovete sempre essere tristi dopo aver fatto lamore? Gi: tristi dopo lamore. Devessere andata cos.Una fiammata di erotismo politico, e il resto del tempo a piangere sulle nostre melanconie.
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Questi caseggiati neri da edilizia popolare invece me li ricordo. Si chiamava Tamburi, questo rione. No: si chiama ancora cos, caseggiati popolari anneriti dalle polveri industriali. Sarebbe stato bello trovarci delle case pulite, un quartiere umano, col suo verde e le sue zone di socializzazione. Sarebbe stato bello. A questora non c nessuno in strada: per me le ricordo le donne di questo quartiere vestite di nero non per lutto ma per uso, comincio a figurarmi i volti un po pi induriti degli altri tarantini: brutta zona, dicevano allepoca. Vale a dire: la parte pi povera. Poi, da quello che mi sembra di aver letto, la maglia nera passata ad altri rioni: altre famiglie deportate in qualche nuova periferia senza piazze, verde, luoghi di socializzazione, altri gruppi a disgregarsi per essere riaggregati dal mercato delleroina, della malavita organizzata, del lavoro nero in subappalto che qui a Taranto sono spesso lo stesso mercato, con gli stessi figuri politici e gli stessi portaborse di oggi che si preparano ad essere i pagliacci in primo piano di domani. Nessun rumore dalle strade sporche, nessun rumore dalla gente che ancora dorme, o non ancora tornata a casa, nessun rumore dal mare. Nessun rumore dalle case: la pietra sporcata non parla. Dal metallo urlante alla pietra silente. Poi il lungo cavalcavia ci immette quasi di colpo sul vecchio ponte in pietra, dopo il curvone semielevato che scorre sotto la macchina quasi di sorpresa me lo ricordavo il cavalcavia: disegnato male, ci ho visto una Seicento volare gi, dice Andrea come parlasse di una cartolina depoca ed eccoci alla citt vecchia. Uno schifo di fontana ci accoglie a sinistra, lo Jonio si presenta a destra, le case fronteggiano il mare lasciando intravedere vicoli e strade in pietra: Taranto vecchia dal lato del Mar Grande. Perch Mar Grande?, chiede Lara. Perch lo Jonio del golfo qui lo chiamano cos, per distinguerlo dal Mar Piccolo, dice Andrea. Mar Piccolo?, insiste Lara. Cosa vuol dire? Aspetta: ci stiamo arrivando, avverte Andrea proseguendo la circumnavigazione a mancina della citt vecchia. E infatti dopo lultima curva a sinistra si apre la piazza del Municipio, la piazzetta con il chiosco delle granatine (le faranno ancora?), le due colonne pomposamente chiamate Tempio di Nettuno, il castello Aragonese alla destra, e si va gi per la discesa, come si chiama questa discesa? Cazzo, Andrea, rallenta, che ci ribaltiamo! Tranquillo, me la ricordo la curva del Vasto, ecco la discesa del Vasto, dico tirando il fiato. Wow!, esclama Lara colta di sorpresa dal sole che sorge sul vibrato dellaria del Mar Piccolo, tremolando sullacqua i suoi riflessi mescolati alle immagini specchiate dei pescherecci che oscillano allaria salmastra. Ma allora? Come fa a esserci il mare a Oriente? Era a ovest, il mare. Siamo su unisola, Lara. La stiamo circumnavigando: una piccola isoletta tra due lembi di terra, collegata con due ponti. Allinterno lisola chiude un arco di terra a forma di occhiale: ecco perch lo chiamano Mar Piccolo: una specie di lago non chiuso, quindi salato. Un porto naturale per i pescatori. E per le navi da guerra: sai quanto ci hanno marciato qui sulla naturale vocazione della citt alla Marina militare. Andrea ha fermato la macchina: ci fa cenno di scendere, guarda con calma i movimenti nelle botteghe e i pescatori che stanno terminando lo scarico. Nostalgia?, chiedo.No, risponde. Niente nostalgia. Sto solo cercando di respirare laria di ventanni fa. Lo hai visto il castello? S, certo. Andrea annuisce. Cos quel castello, chiede Ferodo. Base della Marina, risponde Andrea.Ci ho fatto met del servizio. Roba dura? Roba dura. Cera gente che sarebbe dovuta finire a Gaeta, l dentro. Cos Gaeta? Il carcere militare. E perch non era a Gaeta, quella gente? Perch per loro Gaeta non era abbastanza dura. E allora? E allora li mandavano qui: non era un carcere, per ti assicuro che era peggio. Ti ricordi quello dellolio?, mi fa: quello dellolio? S s, adesso che me lo dici, s. Chi era quello dellolio? A dire il vero erano in due: e non cera verso di tenerli. Per farsi dare un congedo uno di loro si vers dellolio bollente sul piede, senza un solo lamento. Stai scherzando? No, risponde Andrea.Ti ho detto che cera gente tosta, l dentro. E laltro?, chiede Lara.Laltro si diede una martellata sulla rotula due giorni dopo, per uscire anche lui. Che fine avranno fatto?, gli chiedo. Mah un paio danni dopo qualcuno mi ha detto di averli incontrati a Copenaghen non penso che avessero intenzione di rimettere piede in Italia. Dove andiamo, adesso? Tore abita qui, in questa via lungo la marina piccola. C solo da cercare il numero, ma devessere in fondo. A passo duomo seguiamo la sequenza dei numeri, lalternanza di case abitate e portoni sbarrati o sfondati che alludono a finestre dagli infissi mancanti, abitazioni pericolanti, travi che sostengono case cadenti. Sembra che met di queste case sia stata bombardata, dice Lara. Non sembra, risponde Andrea. stata bombardata. Dalla miseria, dallabbandono, dallincuria. Dai politici di merda. Succedeva gi la prima volta che ci siamo venuti. come un corpo malato: se non lo curi la malattia degenera.
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Andrea ferma. l di fronte: siamo arrivati. Svegliamo i tuoi amici a questora, chiede Lara? Non troppo presto? Andrea indica con una mossa del capo una finestra. Una faccia sorridente, sovrastata da un mare di capelli rossi. Non si sveglia nessuno: Tore l che ci aspetta. Si sbraccia per salutarci, poi mostra un paniere e lo cala con la corda. Andrea prende il paniere e ci trova dentro una vecchia chiave in ferro: la chiave del portone. Lara continua a osservare stupita linsieme del paesaggio: le vecchie case, i palazzi cadenti, i gabbiani che sorvolano la superficie del Mar Piccolo, le navi che beccheggiano, il pescatore che cuce la nassa, gli uomini che scaricano le casse dai pescherecci. Anche il gesto antico di Tore la lascia sorpresa. Imperturbato, Ferodo mi mette la mano sulla spalla e indica il punto tra le mie scapole: cosa c, Ferodo? La tua maglietta. Cosha la mia maglietta? Ha letichetta allesterno. Come, allesterno? Hai la maglietta al rovescio, tesoro mio, risponde Lara ridendo, te la sei rimessa senza rivoltarla: ma devo proprio fare tutto io con te? Mentre mi sistemo la maglietta, un uomo in canottiera si avvicina al paniere di Tore, lo riempie con due buste e saluta con un Ne vedime, Tore. Statte buene, Giuanne, risponde il nostro vecchio amico.
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Taranto, citt vecchia, ore 6.30. Nella cesta Giovanni ha messo una grasta di cozze, una busta piena di ghiaccio e una bottiglia di bianco di Martina Franca. Il ghiaccio viene da una cassa di pesce, perch qua e l c qualche gambero, un paio di granchi, un pescetto sfuggito alla pesa. Il ghiaccio finisce in un secchio di plastica, il bianco dentro il ghiaccio: non sar Alessi, ma un signor secchiello per il bianco gelato. Un po pi grosso, un po pi rosso (sar il sole destate), la pelle un po pi bruciata dal sole salato, qualche segno allangolo degli occhi: per il resto Tore sempre lui. Gli uomini possono invecchiare, non i miti. E sta uagnedde? chiede indicando Lara. Lara non capisce neanche il suono di questo dialetto troppo duro per le sue orecchie: credo che abbia chiesto chi sei. Chi questa ragazza, se mi ricordo qualcosa. Si chiama Lara, Tore: la mia ragazza. Tore allarga le braccia e ci sommerge in una stretta collettiva, tutti e due: una specie di drago buono che coccola i figli di Laocoonte, invece di stritolarli. Con due braccia cos, una fortuna averlo per amico, uno come Tore. Da dove si comincia a raccontare ventanni? Dal vino ghiacciato dei trulli martinesi, naturalmente. E dalla colazione in casa di Tore. Che non ammette discussioni. Stai scherzando? dice Lara stupita. Cozze crude a questora! Tore fa s con la testa, mentre la macchina del mitile ha gi preso lavvio: cozza nella mano sinistra, coltellino ad hoc a crammdde, una specie di coltellino per il parmigiano nella destra, leggera pressione del pollice a rompere il guscio, la punta della crammdde entra e con un solo gesto curva a occhiello seguendo il contorno della valva e al tempo stesso separando il mitile dal guscio, la cozza viene rovesciata nellaltro semiguscio e deposta in un piatto. Il ritmo da primato: pi o meno dieci cozze al minuto, senza smettere di parlare. O meglio: di ascoltare Lara che cerca di spiegargli il rischio del colera, del tifo e di altre malattie derivanti dallabitudine di mangiare pesce e molluschi crudi. Poi tutta la sporcizia filtrata da questi spazzini del mare che lascia residui, senza contare che Uagne, me ste tremende? Ce tte crre, ca n u sacce? Lara risponde con lo sguardo perso. Tore capisce: aggie ditte ho detto: mi hai guardato bene a me? Credi che non lo so? Attneme mio padre je so fgghie e nu piscature: sono figlio di pescatori, uagne. E allora? E allora pgghie e sende, po vide ce tene a dicere, aggiunge porgendo a Lara un guscio pieno. Io Lara non so come farla smettere, quando parte con le sue tirate. Non che abbia torto, non che non sia daccordo: per se parte deve finire quando dice lei. Tore allunga una mano che ai suoi tempi ha impugnato diversi generi di strumenti atti a offendere o a difendersi, le porge con delicata fermezza un piccolo guscio con dentro loggetto di una tirata che poteva continuare da qui a domani, e la guarda sorridente con i suoi occhioni blu. La cozza dentro il guscio sembra quasi viva, sospesa a mezzaria nella manona. Lara, lentamente, allunga la sua sottile mano bianca, prende la cozza con attenzione e la lascia scivolare in bocca. Lacqua di mare le riempie il palato come fosse vino: Lara lascia che quel sapore forte la impregni, poi con un colpo secco spezza sotto i denti il muscolo. Resta quasi immobile, poi il sorriso le si allarga piano sul volto, mentre la miscela di sale e cozza scende in gola lasciando un inatteso retrogusto amarognolo che anni di cozze adriatiche e spagnole ci avevano fatto dimenticare, e che Lara non conosceva. Si alza, si avvicina a Tore, gli sfiora le labbra con un bacio, prende
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un altro guscio, fa scivolare la cozza nella bocca, viene verso di me e baciandomi me la passa. Tore versa dellaltro bianco nei bicchieri. Me, uagneddo: mo ce tene a dicere? Che ti dico? Che non c ostrica che tenga, Tore. Mai mangiato niente di simile, dice ridendo mentre spegne il sale con un sorso di vino che esalta la punta di amaro, sulla quale va ad appoggiarsi la cozza successiva. Tore riprende a sgusciare, riempiendo il piatto: pressione del pollice, inserzione della punta, occhiello, guscio capovolto, cozza a fiore pronta: la gioiosa macchina da guerra dei due mari. Roma, Hotel dei 4 Mori. Residenza romana del senatore Cappas, ore 13. Il senatore Cappas sfoglia con apparente interesse il fascicolo del bollettino appena consegnatogli dal suo ospite. In particolare lintervento del direttore del bollettino a incuriosirlo: Adeguare le regole dellexport alle esigenze della Difesa, recita il titolo. Senza punto di domanda: una precisa richiesta. Cappas sorride osservando la leggera sottolineatura del titolo sullindice. Vede, dottor Pola, io le sono grato per lattenzione e la cortesia che credo di dover ricambiare con un invito a pranzo: ma non doveva disturbarsi, n dubitare delle mie fonti di informazione. Perch al bollettino io, come naturale, sono abbonato. Lei non pu dimenticare la mia attenzione costante, in un passato non troppo recente, alle legittime esigenze del nostro sistema di difesa nazionale, e alle relative implicazioni politiche di questo tema solo in apparenza tecnico. Ed ovvio che io segua con estremo interesse il dibattito sulle prospettive culturali della difesa nazionale anche attraverso questo e altri organi di informazione. E del resto, non hanno forse i militari in servizio nelle strutture ministeriali pieno diritto di esprimere la loro libera opinione? Il dottor Pola annuisce, soddisfatto: sembra evidente che il suo incarico di sondare il difficile terreno del senatore Cappas avr lesito sperato. Non che ci fosse da dubitarne, in teoria: ma la linearit non mai stata il segno distintivo della condotta dellemerito senatore, che solo poche settimane prima aveva annunciato il suo ritiro dalla politica attiva, la dimissione da tutte le cariche e il conseguente ritorno alla cattedra universitaria, senza apparentemente ricordarsi di non aver mai ottenuto lincarico di docenza e la relativa cattedra: cose che possono succedere, quando si ha a che fare col senatore Cappas. Guardi, dottor Pola, guardi qui questo pre-print del prossimo quaderno del bollettino che io ho lonore di ricevere in anteprima. Le sar certo presente il tema dellallargamento della Difesa atlantica. Ecco il passo che volevo sottoporre alla sua attenzione.
Oggi esistono due archi di crisi, uno orientale che dal Baltico attraverso lEuropa centrorientale e i Balcani giunge fino al Caucaso. Le altre crisi vengono dal settore meridionale, che corre lungo la fascia nordafricana attraverso il vicino Medio Oriente e si spinge al Golfo Persico. Per la Difesa atlantica lallargamento interessa principalmente larea dellarco orientale. Ma di unimportanza fondamentale anche la sfera della sicurezza euromediterranea, che deve essere in grado di esplicare la sua azione a 360 . Teniamo a sottolineare che lallargamento deve essere condotto in maniera da accrescere la sicurezza e la stabilit dellEuropa, e non deve in alcun modo essere invece motivo di attrito. Lo dico solo perch molti presentano queste difficolt.
Il dottor Pola legge con interesse lanteprima. Accanto, fermo in un dissimulato attenti, il generale Corvino sorride, dietro la faccia impietrita, dellabilit con cui il senatore Cappas mette in chiaro chi ha in mano il comando, e chi il questuante che con umilt viene a chiedere udienza. Il cameriere compare discreto sulla soglia e attende. Il leggero cenno del senatore Cappas conferma che il pranzo pu essere servito nella saletta attigua. Lodore inconfondibile: capretto arrosto con erbe selvatiche. Il cameriere scopre lampio piatto in acciaio e indica con la punta del coltello il quarto di animale fumante. Il senatore Cappas prende con naturalezza il coltello dalle mani del cameriere, lo passa e ripassa alcune volte sullaffilatoio e indica allospite la testa del capretto: segno di riguardo, lofferta della testa.
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Vede, senatore, quello che la nostra associazione si propone unazione di pressione volta alla modifica della legge 185/90 che regolamenta il commercio delle armi prodotte in Italia sul mercato estero. Lei sa bene che allinterno di questa legge vi sono vistose contraddizioni e norme illiberali, introdotte dallarea culturalmente pi utopistica e massimalista del nostro Parlamento, davvero assurde: ad esempio, i limiti relativi alla vendita verso i Paesi in via di sviluppo. Il senatore Cappas continua a mangiare, con apparente scarso interesse verso il suo interlocutore. Del resto non ha bisogno della bocca per ascoltare, n delle orecchie per mangiare: quindi le due cose gli riescono alla perfezione, non senza un sottile senso di sadico compiacimento per la difficolt con la quale il dottor Pola ha mandato gi la testina di capretto. Prima ancora che la legge in questione, ci che noi riteniamo si debba modificare latteggiamento politico e culturale nei confronti dellintera materia, non sottacendo la continua erosione degli spazi della nostra industria a causa di queste e altre norme infelici che vanno a congiungersi con i tagli al bilancio della Difesa, la scarsa propensione al rischio e la lentezza industriale nelle innovazioni, il carente sostegno governativo e la costante ostilit delle aree pacifiste. Dottor Pola, la mia appartenenza allarea liberal non pu che trovarmi accanto a chi intende esercitare legittime pressioni affinch il nostro Paese, come del resto ogni altro, possa adottare liberamente e come iniziativa nazionale la normativa pi intelligente. Converr con me che a questo scopo basilare un mutamento degli attuali orientamenti politici. In un diverso e pi disteso clima, credo che il vostro studio sulle politiche dellesportazione possa trovare non solo ascolto, ma anche accoglienza in un gruppo interministeriale che potrebbe venire a costituirsi allo scopo di monitorare le leggi e le norme in vigore, per poterle poi, se il caso, modificare. In altri termini, senatore, lei sta pensando In altri termini, dottore, conclude il senatore Cappas pulendo il piatto con un pezzo di pane, sto parlando di unattivit di lobbing. Lei lo sa che in America il termine lobby del tutto privo di quelle connotazioni segrete e del sapore vagamente massonico che ha acquisito qui da noi? Ore 15. Invio: da telefono cellulare a telefono fisso. Allaltro capo: studio notarile Fratelli Zanni. Parlo col notaio Zanni? Il colloquio ha avuto lesito sperato? S. Avremo lappoggio del senatore. Che impressione le ha fatto, dottor Pola? Le sembrato convinto, o potrebbe trattarsi solo di un favore in qualche modo dovuto? Guardi, notaio, dovuto direi proprio di no: non mi pare che qualcuno possa far compiere al senatore qualcosa di, come dire, poco gradito No, mi sembrato convinto dellutilit della costituzione del nostro gruppo di pressione. Piuttosto ho limpressione che il senatore avesse in mente un disegno politico senzaltro compatibile col nostro intento, ma di pi ampie proporzioni. Il senatore ha sempre in mente pi ampi disegni, a prescindere. Quantomeno, la valutazione del nostro amico Costante sul senatore. Bene, caro notaio: non manchi di salutarmelo, quando le inoltrer il report del nostro incontro. Il notaio Zanni resta interdetto, dopo aver chiuso la comunicazione: ha detto quando, non se. Pola d per scontato che questa telefonata sar immediatamente girata a Lucca. Come portavoce della lobby sembra sveglio, questo Pola. Invio: da telefono mobile schermato su autovettura privata. Allaltro capo: telefono cellulare clonato con scheda estera. Beta: Allora? Direi che il livello di interesse previsto stato confermato dai fatti.
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Beta: Il senatore? interessato. E fa bene. Il progetto convincente, il gruppo sembra avere molte frecce nella faretra. Andrebbero avanti comunque, anche se il senatore avesse declinato la sponsorizzazione politica. Beta: Allora pu procedere con la seconda parte del nostro piccolo progetto, generale: combini senzaltro lincontro delluomo del gruppo di pressione con lamico americano. Crede che abbia interesse? Beta: Oh, senzaltro. E non solo per il cartello di produttori che rappresenta: conoscendolo, giocher a tre sponde, e sfrutter il rapporto col gruppo di pressione per arrivare a Cappas. E noi? Beta: E noi, generale, siamo curiosi di sapere se il senatore vuole incontrare lamico americano o no. Bene. Bene? Il generale Corvino resta soprappensiero, perch al generale Corvino il senatore Cappas continua a non piacere. E anche quel noi siamo estremamente curiosi usato da Beta non gli piaciuto: il noi, in particolare. Lincontro con linviato di nome Michael sembra aver dato al tono di voce di Beta una spolverata di entusiasmo che lo insospettisce. Vedremo, conclude il generale Corvino posando la cornetta. Il leggero tocco sul vetro isolante segnala allautista che la macchina pu avviarsi. Il generale Corvino si sfila piano i guanti dordinanza che aveva indossato per telefonare. Usa sempre i guanti con i telefoni, il generale Corvino. Ha una istintiva diffidenza per i ricettacoli di germi: e una cornetta telefonica spesso lo . Soprattutto se usata per certi scopi: La politica sporca e fa male alla pelle, diceva qualcuno. Ecco perch il generale Corvino usa i guanti: per non sporcarsi le mani, mai. Lucca, studio notarile Fratelli Zanni. Invio: da telefono fisso a telefono cellulare. Allaltro capo: casa circondariale di Lucca. Il vibracall segnala una chiamata in entrata. Il detenuto Francesco Costante estrae il telefono dalla tasca, legge il numero sul display e preme lOk. Com andata, Zanni? Bene, a quanto sembra. Cosaltro? Be interessante, direi. Ti leggo dallappunto che ho preso mentre parlavo con Pola: Ho limpressione che il senatore avesse in mente un disegno politico senzaltro compatibile col nostro intento, ma di pi ampie proporzioni. Tipico, vero? Tipico, certo. Cappas ha sempre in mente un pi ampio disegno. quello che ho detto anchio. S, Zanni: per lui ogni oggetto deve essere parte di un insieme, che deve far parte di un altro insieme, che devessere incluso in un ancor pi vasto insieme, e cos allinfinito. Cappas soffre di una sorta di incapacit di limitare il processo di inclusione. Il che ha senso nel mondo dei sogni, della matematica e dellinconscio: nella vita reale lincapacit di porre un limite al processo pu creare qualche problema. E siccome il senatore non un paranoico, pi che vedere pi vasti disegni l dove non ne esistono, si preoccupa di inventarli. Ha uno spirito creativo Ha uno spirito dionisiaco, Zanni: il punto che Cappas i pi ampi disegni li crea per il gusto di distruggerli con le proprie mani. La gente normale si accontenta dei castelli di carte, lui no! Forse ha avuto uninfanzia difficile Non credo proprio, Zanni: gli devessere talmente piaciuta che non ne pi uscito. Guarda come siamo ridotti noi adulti grandi, seri e vaccinati, costretti a girare attorno a un eterno fanciullo Francesco Costante ripone il cellulare nella tasca dei calzoni e riflette. Proprio cos: uno spirito fanciullesco. Tranne che per lingenuit: al suo posto montano la guardia ringhiando secoli di sospettosa saggezza insulare.
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Altri tempi, quando del giovane ministro Cappas si poteva giustamente dire che ha bisogno di essere guidato, per rendere bene nei suoi compiti. Ma appunto, erano altri tempi, conclude il detenuto Francesco Costante rimettendo il fascicolo, da cui ha riletto lappunto, al suo posto: nel suo piccolo archivio. Taranto, citt vecchia, ore 16. Ecco, la bellezza di quando non solo gli ideali erano pi ideali e i valori avevano pi valore, ma anche soprattutto!, urlano i miei muscoli lombari quando i divani erano pi divani. Quello di Tore devessere lo stesso che cera nella sezione di Lotta continua, e forse ventanni fa era anche comodo. Ventanni fa pure la mia schiena era pi abituata a dormire in sacco a pelo sotto i ponti. Adesso mi devo tirare su a scatti, con una fitta dolorosa che sottolinea ogni movimento. Andrea seduto sulla sedia allincontrario, appoggiato alla spalliera. Dal tinello viene un odore celestiale: Tore, finita la militanza, si dato alla cucina, qualcuno ce laveva anche detto, era stato nel suo locale, quando ne aveva uno, vai a ricordarti chi: ma aveva ragione, da quel che sento. Lara? chiedo sbadigliando ad Andrea. Si svegliata mezzora fa. in quella stanza, a fare strani movimenti. Mi sciolgo un po i muscoli, ha detto. Apro la porta. La camera nella semioscurit. vero: Lara fa strani movimenti, soprattutto con le gambe. Ben svegliato, baby, mi dice senza voltarsi, flettendo in avanti la gamba destra. Cosa fai?, le chiedo. Un po di stretching, giusto per non impigrirmi, visto che oggi non credo che andr in palestra. Mi mancava la palestra. E questo fisico da urlo come credi che lo mantenga in forma, baby? Non basta la natura, ci vuole esercizio: vado da un maestro thai, non te lavevo detto? No, non me lavevi detto, ma non importante. importante, invece: dovresti venirci anche tu, per un po, cos quella pancetta sparisce e diventi pi carino. Se divento pi carino poi magari c pi di una donna sulla faccia della Terra che mi trova interessante, e a te non conviene, Lara. Rotazione su un piede, ginocchio in su, piede a terra, stop: finisce lesercizio, mi allunga la mano dietro i capelli, e mi regala il suo classico fottiti, stronzetto. Allora, tenete fame o no? irrompe Tore. Mmm, che odorino, commenta Lara alla prima pentola che arriva in tavola. Aspetta, che ti prendo il sottopentola, se mi dici dove Tore poggia la pentola bollente sul tavolo in legno, guarda Lara: che tieni da prendere, uagneddo? Niente, risponde Lara scuotendo la testa. Cosa ci hai preparato? Cozze a puppitgne, dice con fierezza Tore sollevando il coperchio e versando in ogni piatto una mestolata di cozze fumanti. Si cacciano nella pentola con olio, petrosino, pepe, un bicchiere di bianco e due pomodorini inserti, dice indicando alle sue spalle un lungo grappolo di pomodorini cuciti luno sullaltro e appesi alla parere, e si fanno aprire sul fuoco. Le puppete sono i contadini, quelli che vengono dalla campagna, che non sanno aprire le cozze a mano e le aprono sul fuoco. Calde, fumanti, sono saporitissime, soprattutto per il profumo che promana dalla pentola e avvolge lintera tavolata. Finite in un baleno, Tore va a prendere una pentola pi piccola e ci intima di cacciare via i gusci dai piatti. Nella pentola piccola c del riso in bianco: Tore lo butta nella pentola delle cozze e con due rapide rimestate lo amalgama, poi col mestolo ci serve questa specie di pastone. Lacqua di cottura delle cozze viene assorbita dal riso, che ne prende il sapore e laroma: una specie di pentola dellabbondanza, che Tore rafforza macinandosi unabbondante porzione di pepe sul piatto. Poi, davanti a Lara che stava per chiedere una posata (perch Tore non ne ha messe a tavola), ci fa vedere come usare i gusci come cucchiai per tirare su il riso. Dopo un attimo di esitazione siamo tutti daccordo con Tore, che dice: non che non ne tengo do cucchiare a casa mja: j ca accuss songhe cchi bone. Proprio cos: il guscio mantiene caldo il riso e le cozze sollevati dal piatto, li accompagna alla bocca aggiungendo il suo profumo al loro. Da sotto il tavolo ricompare il secchio col ghiaccio, pieno di bottiglie di birra, canadesi a collo lungo. Birra Raffo: locale, leggera, da bere ghiacciatissima. Ci sono poche birre che, in certe occasioni, scendono meglio: come scopre Lara, la patita delle birre aromatiche e robuste, lasciando scivolare in gola questa birretta senza fronzoli. Finite le cozze col riso, Tore comincia a tagliare ampi
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spicchi da un auricchio piccante. Hors douevre, plat du jour, dessert: un pranzo da signori, condito dalla biografia romanzata di Tore che a Lara mancava. Quella volta, a Reggio Calabria, alla manifestazione nazionale per il Sud: ie steve jintrea loperaie dellItalsider. Centomila, centocinquantamila: non nu sacce, non lo so: eravamo assaje, assaje proprie. E le fasciste dai vicoli ne sfottevene a nuje: tiravano pietre, bottiglie, bulloni. Be, a un certo punto ho detto: mo, avste! Tenevamo attorno il servizio dordine nazionale del sindacato, per non farci uscire dal corteo. Ma a me mi aveva imparato una specie di arte marziale un maestro vietnamita, adesso me la sono dimenticata, ma allora la sapevo fare bene. Ho sfondato il cordone di forza, stavano quattro fascisti dentro un vicolo e io mi butto appresso a loro: uno scappato cos veloce che non lho pi visto, gli altri no. Alla fine sono venuto dal vicolo che mi stavo pulendo le mani, con gli operai dellItalsider che mi facevano lapplauso. Wow! Sembra una scena da western, il cow-boy buono che esce dal saloon dopo aver picchiato i cattivi con le porte che gli sbattono alle spalle! Ha proprio ragione, Lara: un western. La vita di Tore stata un western, i buoni di qua, i cattivi di l, e lui non aveva dubbi su quale fosse la parte giusta. Una bella vita, la sua.Bella abbastanza da farci un film. A proposito: e Ferodo? Andato, risponde Andrea. Ha un amico da queste parti, dice che il lavoro di ricerca iniziato a Bologna lo pu fare da qui, torna entro due giorni con tutto quello che ci serve. Cosa vuol dire: tutto quel che ci serve? Vuol dire che se vuoi la foto della comunione del bambino di uno di quelli che stiamo cercando, e quella foto nel suo computer, Ferodo te la porta. Ha amici anche lui, qui? Non ne aveva fatto parola. Non puoi mai sapere quanti amici ha, n dove li ha, Ferodo: tra di loro si conoscono quasi tutti per nickname, si tengono in contatto sul Web, si incontrano alle convention, quasi sempre senza pubblicizzarle. Quando serve, basta lanciare un appello in Rete: evidentemente un hacker tarantino ha risposto. Oh, gi che sei l, mi passi un altro pezzo di formaggio? Grazie, no, Tore, il salamino piccante no, niente carne rossa per me. E noi come restiamo, Andrea? Restiamo che Tore ci ospita qui. Il suo coinquilino si trasferito da altri amici per farci posto, in quattro ci stiamo. Stasera ce la prendiamo comoda, ci facciamo un giro per la citt accompagnati da Tore, tanto gli orari sono andati a farsi benedire. Domani ci dividiamo: io e Tore saremo via a fare una ricerca su alcune cose, compresa la famosa nave. Voi vi prendete una giornata di vacanza. Vacanza? In che senso? Sei a Taranto, no? Porti la morosa al mare! Scusa, Andrea, ma senza la macchina di Ferodo come ci muoviamo? Io mi muovo con Tore, sul sidecar del suo Vespone. E noi? chiede Lara. Io non prendo gli autobus. Troppa gente, tutti sudati, e c sempre qualcuno che ti mette la mano sul culo.Scommetto che anche qui a Taranto ci sono i porci sugli autobus. E vuje, sorride Tore, vu tenite na sorpresa. Faccio un caff per tutti, poi scendiamo e la vediamo. Allora? dice Lara appena scesa in strada. Laria pi calda e appiccicosa, c pochissima gente a questora. La strada sembra quasi bagnata, le moto dei ragazzini sfrecciano su una o due ruote. Giriamo lisolato, dietro il vicoletto che d sulla Marina si apre un piccolo spiazzo. Tore solleva una saracinesca che chiude un locale unico: il suo garage, pi o meno. Porta fuori a braccia, con apparente facilit, un Vespone con sidecar rosso fiammante, sposta un paio di pile di casse e indica una forma dautomobile coperta da un telo grigio. Mi guarda e sorride. Un pensiero mi passa per la testa: ma naturalmente non pu essere. Tore comincia a riavvolgere il telo con calma. Scopre piano lautomezzo. Continuo a dirmi che non pu essere. Non pu essere una vecchia Due cavalli granata e nera che pi di ventanni fa tir le cuoia proprio su queste strade, dopo aver fatto pi di quanto fosse giusto chiederle. La vecchia Due cavalli con cui andavamo ad attaccare
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manifesti, che caricava e scaricava materiale di ogni tipo ai concerti, alle manifestazioni, ai presidi. La Due cavalli su cui ho imparato a guidare, nella quale facevo lamore, che io e Cristiano ci passavamo di mano a sere alterne. Tore finisce di scoprire la mia vecchia Due cavalli: lucida come uno specchio, persino tirata a cera. Apre lo sportello, si siede dentro, gira la chiave. Non parte, non pu partire. Tore scuote la testa, secondo tentativo: in moto. Il motore tossisce con regolarit impressionante.Deve avere le valvole nuove, a giudicare dal suono. Lavevamo lasciata quaggi per farla rottamare, questo lo ricordo bene. Avevamo restituito targa e libretto, anche questo me lo ricordo bene. E allora? E allora dopo due anni name ditte: uagliu, lavima aggiusta! Ci abbiamo messo le mani, io e un paio di compagni che con i motori sono anche pi meglio di me. Abbiamo sistemato le cose con limmatricolazione, abbiamo fatto fare i documenti da nu uagliune ca tene certe mane Insomma, eccola qua. Fammi capire, Tore: targa e documenti sono taroccati? Fa segno con la testa, come a dire: be, s, che problema c? E tu ci vai in giro, con questa? Di nuovo mi guarda stupito: be, s, che problema c? Tore: se ti fermano? Sorride. Scrolla le spalle. Se mi fermano? Io non tengo manco la patente, ce me vonnacchare, u s ce me ne futta mme dellimmatricolazione Gi: non ha la patente. Tore andato a Barcellona in moto senza patente: perch doveva preoccuparsi dellimmatricolazione?
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Bologna, bar Prezioso, piazza Galileo Galilei, ore 19.30. Ciao, Clerico. Ehi, Valle, ciao, siedi qui, come ti butta? Mah, un periodo un po cos, non che ci stia capendo molto. Cosa c, Valle? Aspetta, hai smontato, vero? Allora prendi laperitivo con noi, di, ora che hai imparato a socializzare Preferisci ordinare, o faccio io? Mah, non so un Americano rosso, magari, per anche con un tramezzino, senn mi fa un buco nello stomaco, che ho saltato il pranzo. Benissimo, due Campari, un Americano rosso, un tramezzino e quella pizzetta scaldata a spicchi.Allora, Valle, cos che ti tormenta? Cosa vuoi che sia? C uninchiesta in corso per la storia del Livello 57, c quella storia di Vannini che nessuno ci ha spiegato: ti pare che non ci sia da preoccuparsi? Lagente Ivano Clerico si alza a prendere il vassoio, fa segno di mettere sul suo conto e serve i colleghi.Ascolta uno pi anziano di te, Valle, dice facendo cin col Campari sullAmericano rosso. Primo, ti sei trovato in mezzo in uno scontro tra vasi di ferro, non colpa tua, e se proprio devo dirtela tutta centra anche un po di nonnismo, perch Vannini ha un brutto carattere, questo lo sappiamo, quindi noi nonni, se possiamo, in coppia con lui cerchiamo di non andarci, e tu eri il pivello appena arrivato, e comunque anche vero che Vannini una buona scuola: dura, ma buona, e infatti sei un ottimo agente, questo lo dicono tutti qui dentro, per Valente e Vannini non si sono mai presi, e forse Vannini ci ha messo del suo per il carattere che ha. Ma non si pu spaccare in due la questura, Valle, e se io devo schierarmi, mi schiero dalla parte di Valente per una semplice questione di ordine gerarchico: per tu in tutto questo non centri, e non devono tirarti dentro; secondo, Vannini non ha ricevuto provvedimenti disciplinari, per noi, ne abbiamo parlato, per noi sono stati corretti, non potevano fare altrimenti: col tossico ha esagerato, il referto medico non uno scherzo, che Andrea certe cose a noi le ha sempre rinfacciate, e adesso che le fa lui, si fa beccare con le mani nella marmellata: vuol dire che era stressato, forse gli fa bene starsene alla larga in attesa che le acque si calmino. Per tu sei qui a discuterne con i colleghi, lui balla da solo come sempre: una questione di stile, e anche di cameratismo, perch qui dentro da soli siamo ciascuno un dito, Valle, quando siamo uniti che siamo un pugno, e questo Vannini non lha mai capito (pausa: sorso di Campari, fettina di limone). Guarda che mi dispiace, Vannini e resta un elemento al di sopra della media per capacit e intelligenza; terzo, la storia del Livello: se vuoi ne riparliamo, non qui dentro, tra amici ma senza pubblico, quando vuoi. Per noi apprezziamo che tu ti sia comportato bene, anche se sei rimasto fuori e non eri tenuto a farlo, diciamo che era una specie di banco di prova, e ci fa piacere che tu lo abbia superato. Sandro Valle gioca con i cubetti di ghiaccio nel bicchiere quadrato, facendoli ruotare con apparente distrazione. Fingere un tic aiuta a distogliere lattenzione, soprattutto quando ti puntano i fari addosso per osservarti meglio e credono che tu non te ne sia accorto. Un piccolo, insignificante tic: una di quelle robe da manuale, in certe situazioni tutti devono avere un tic, un dito passato sul bordo del bicchiere, una sigaretta, il ciuffo dei capelli. Fagli credere che sei nervoso, simula apprensione: non si accorgeranno dei tuoi fari puntati su di loro. Lagente Valle un ottimo elemento: soprattutto nellapplicare gli insegnamenti dellispettore Vannini. Ascolta, Valle, io e Aldo andiamo, abbiamo una cosa da fare. Tu continua a farti vedere qui al bar, dopo il servizio. Magari una sera si va a prendere una pizza insieme, dice Ivano Clerico stringendogli la spalla. Perch no? risponde Sandro ricambiando la stretta. Ivano Clerico e Aldo Petrone si alzano, indossano gli occhiali scuri ed escono dal bar. Qualche altro avventore si sposta dai tavoli al bancone, esce, va verso le macchinette: crea spazio. Si apre uno squarcio visuale tra Sandro Valle e il banco del bar. Allinterno dello squarcio: Chiara Zanotti.
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Bologna, rione Santa Rita, ore 20.15. Clerico e Petrone parcheggiano davanti al parrocchiale: piuttosto lontano, ma meglio cos. Scendono dalla macchina. Petrone estrae una busta chiusa da sotto il sedile e la mette nella tasca del giubbotto. Anche Clerico ha il giubbotto chiuso, i pugni in tasca, gli occhiali scuri. E scarpe pesanti. Si avviano in silenzio, sul lato destro di via Massarenti, verso il bar pi lontano: li vedranno arrivare a piedi, non identificheranno la macchina. Chi ha il mazzo in mano, adesso? Un gruppetto del quartiere. Si muovono tra la teppa del rione, quelli che vengono dai paesini, e tengono a bada gli albanesi. Piuttosto bravi: niente casini, niente pistole. Quello che succede resta chiuso tra qui e il grattacielo, non arriva alla stampa. Dentro il gruppetto chi comanda? Due fratelli. Il terzo, il maggiore, alla Dozza da due anni per accoltellamento. Quarti di nobilt. Proprio cos. E tu? Io ho in pugno il minore: uno dei miei informatori, io gli faccio sapere se ci sono problemi in arrivo, e se serve gli tolgo dai piedi un concorrente straniero di troppo. Arrivano davanti al bar: tipico bar della teppa di periferia. Petrone resta fuori a fumare, Clerico entra senza togliersi gli occhiali. Punta dritto al biliardo: le stecche si bloccano, le palle in movimento sfuggono alla vista dei giocatori. Quello senza stecca si sgancia dalla parete e fa cenno con la testa. Clerico gli indica il bagno. Parlano poco, sottovoce. Gli altri tornano a giocare. Clerico apre la busta bianca. Il ragazzo prende il pacchetto allinterno e lo infila in tasca. Clerico intasca la busta vuota. Clerico prende le sigarette, ne accende una e offre al ragazzo, che accende dalla sigaretta di Clerico. Il ragazzo fa segno di aspettare: torna nella sala, gira dietro gli amici e lascia che qualcosa gli venga fatto scivolare in mano. Torna in bagno: passaggio di consegne con Clerico. Clerico scosta leggermente gli occhiali per guardare meglio. Peruviana, risponde il ragazzo. Poca ma buona. Escono dal bagno. Il ragazzo torna alla parete. Clerico esce senza guardare. Supera Petrone senza fermarsi. Petrone gli va dietro. Attraversano la strada e tornano alla macchina dallaltro lato: meglio non rifare lo stesso tratto, non si sa mai. Allora? chiede Petrone dopo aver messo in moto. Il pacco stato consegnato. Ci pensano loro a farlo avere al destinatario, nessun problema. Taranto, bar Via col vento, citt vecchia, ore 22.30. Zia Rosaria ci passa le Raffo: gelatissime, al limite della formazione di cristalli allinterno. Gi a sorsate: questo caldo insopportabile, mi sembra di avere i vestiti incollati addosso. Il famoso scirocco tarantino, in qualunque stagione soffi porta sempre con s umidit. Lui va via, lei resta: nella schiena. Poi anche vero che sono cinque ore che andiamo a zonzo, tra la parte storica del centro il Borgo e la citt vecchia. Dal lungomare con le palme siamo risaliti al vecchio rione operaio doverano le sedi politiche, povero e sporco come allora, forse pi, storicamente a ridosso del pomposo e borghese centro del Borgo: a un certo punto c uninvisibile linea che segna la separazione tra le due zone, una frontiera con un di qua e un di l. Di qua le case popolari, le bottegucce nelle quali spesso non chiaro quale sia il genere commerciale prevalente, le merci esposte allaria, i bambini seminudi, le sale da gioco con i calcetti Balilla, il cinema porno. Poi, allimprovviso, i palazzi signorili, decorati, solidi e imponenti, rassicuranti. Le vetrine, i vestiti, le scarpe, le borse: senza apparente soluzione di continuit per c, si intuisce. La pizzeria dove compravamo maritozzi giganteschi c ancora, la prima radio costruita con una scatola Radio Elettra doveva essere in una di queste palazzine, la sezione fascista dalla quale rubammo la bandiera tricolore, con Cristiano che correva via e i panaredde che gli gridavano dietro Italia-Italia: eccetera. Le
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due piazze del centro, quella con lorribile monumento ai caduti, ma ti ricordi che volevi dipingerlo di rosa in una notte? No, io avrei pensato una stronzata del genere? Mica solo quella, ti ricordi di quando non riuscimmo a organizzare qualcosa per impedire il comizio fascista e tu arrivasti con due scatole di fialette puzzolenti? S che me lo ricordo.E laltra piazza, quella con gli alberi e il verde, e lo zio Pink Chi era lo zio Pink? Zio Pink era un albero, stava proprio l, e in primavera esplodeva in unincredibile fioritura di color rosa: lo zio Pink che non c pi, chi ha ucciso lo zio Pink? E ledicola di Fucci, dentro latrio di un portone del centro come tutte le vecchie edicole, dove si leggevano i giornali e si discuteva di politica, Luigi Fucci, il vecchio rivoluzionario che vendeva i giornali e partecipava alle processioni della Settimana aanta, e il vecchio Marche Polle che passava e ti chiedeva sempre A vu na buste, la vuoi una busta, anche quando la busta non era pi linvolucro con dentro tre numeri del Lotto ma il biglietto della lotteria o a Sisale, la schedina del Totocalcio precompilata, A vu a Sisale, una vita con indosso un impermeabile pi grande e un berretto sghembo Poi di nuovo la citt vecchia con le sue strade in pietra, i balconcini e le facciate medioevali, i tubi Innocenti che arrugginiscono nelle impalcature tra casa e casa, le porte e le finestre murate delle case morte e i palazzotti barocchi, e le chiese, la cattedrale austera e barocca al tempo stesso, e San Domenico con la sua scalinata dalla quale si snoda il lungo serpente dellAddolorata, che la notte del Venerd santo esce col cuore in mano alla ricerca del figlio perduto, le statue con i simboli del dolore del Sacro cuore: il dado delle vesti tirate a sorte, la scala della crocifissione, la tenaglia che leva i chiodi. E tu, Taranto, cosa sei adesso: dado, scala, tenaglia? Il getto del destino che deve ancora compiersi o il cinismo della spartizione dei resti? La scala per salire o quella per deporre? La tenaglia del carnefice, o lattrezzo dellartiere? O pozzo, il pozzo nel quale viene calato il corpo del Cristo morto? O il fondo dal quale capisci quanto alta lacqua che ti sovrasta, sul quale punti i piedi per darti la spinta verso lalto? No, non era questa la citt dei nostri ventanni, credimi, Lara, lo toccavi con mano che le cose potevano mutare, cera una gioia, una voglia di cambiare che non ho visto oggi. cos dappertutto, perch dovrebbe essere diverso? Picc, acqu, sospira Tore, qua stiamo su unisola e mbr le czze, stiamo tra le cozze. Siamo chiusi come i gusci delle cozze, isole su unisola: la testa nostra, se poteva cambiare cambiava. Ma forse non pu. No, Tore, lo interrompe Andrea, guarda che sei troppo duro con te e con la tua citt. Anche questisola stata costruita dagli uomini, stato scavato il canale navigabile, me lo spiegavi proprio tu, poi stato edificato il ponte, e lisola non pi unisola per opera degli stessi tarantini. Luomo crea la natura, luomo la pu cambiare. Na vta, dice Tore, na vta , quando ci stava pi entusiasmo: quando usciva fuori il tarantino spontaneo, schietto e popolare, sfottente: qua sfttimma tutte e no prendiamo sul serio nijnde, e una volta sfottevamo anche ai padroni, e sfottevamo la miseria. Ma mo, se vado e dico a ste uagliune che le cose possono cambiare mi sento dire: no me ne ftte njnde, oppure ce ma face f, chi me la fa fare. Il lavoro non ci sta pi, lItalsider finita, e per lavorare devi essere amico di questo e quello. E le uagliune ce fanne? Siscrivono a cooperativa ca face fatij, che ti d lavoro, non importa di chi : magari alla cooperativa amica a quidde varvascione de Giancarlo Ceffo. U bosse politiche. Giancarlo Ceffo: la star, o lex star, della politica locale. Un fascista da lunga data che vantava la sua cintura nera di karate e la sua forza fisica, ma si dice avesse picchiato solo dei ragazzini alluscita dalla scuola: davanti a Mustaki sempre scappato, il Ceffo. Anche quella volta che lo and a minacciare armato di pistola davanti alla sede di Lotta continua, e Mustaki si precipit fuori con in mano un piccone che, dopo averlo inseguito e raggiunto, conficc sul cofano della macchina nella quale Ceffo si era rifugiato, terrorizzato. Poi arrivata la politica degli sceriffi: gli anni Novanta a Taranto. Qua c stata una guerra, una guerra brutta che non lha raccontata nisciune: centocinquanta morti allanno, qua. I fratelli minori del Messicano che fanno saltare in aria la madre per dichiarare la guerra al fratello grande: col tritolo. La miseria, leroina, la guerra, e Ceffo che con la sua televisione si ricostruisce una reputazione da Peron dei due mari, mentre il denaro sporco dello spaccio e quello ripulito delle lavanderie calabresi scorrono a fiumi nelle finanziarie, nei negozi in centro aperti in leasing, nei ristoranti con i prezzi sempre pi alti. Butta gi una Raffo intera con una sola sorsata. Per, aggiunge Tore sollevando il sopracciglio, per ci stanno anche dei ragazzi che ricominciano a sarrajarse, che cominciano a svegliarsi Siamo fatti cos, a Taranto: senza mezze misure. Rosa: vide ce ne face qutte panine co e purptte a me e allamiche mije, ca tenghe na lpa . Cosha chiesto? chiede Lara osservando i gesti strani di zia Rosaria, che apre uno degli scomparti del bancone e invece di tirar fuori una bottiglia cala gi un mestolo e lo ritira pieno di sugo.
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Specialit locale, Lara. Panini con le polpette al sugo. Polpette? Che polpette? Purptte de cavdde, risponde Tore. Di cavallo. No, scusa, Tore, perch secondo te io mangio il cavallo? Accidenti, che abitudini che avete, io non mangio carne rossa e Dura poco la tirata di Lara: tra due estremismi, quello vegetariano di Lara (ma lo sai quanto sono intelligenti i cavalli? Vabbuo, allora le facciamo con il nostro sindaco le polpette? Fottiti, stronzetto!) e quello tradizionalista di Tore (Stai venendo da Bologna per levarmi a me le polpette al sugo di zia Rosaria?), il ragionevole livello di mediazione politica raggiunto attraverso un ampio pezzo di auricchio, al quale zia Rosaria con incredibile pazienza aggiunge un pomodoro tagliato a fette, chiuso dentro un panino bianco: e la discussione sulla natura insulare dei tarantini, sulla continua oscillazione tra un estremo e laltro pu continuare a pancia piena, sino alle friselle col pomodoro di mezzanotte. 12 settembre, Taranto, citt vecchia, ore 8.30. Tore e Andrea escono salutando. Sul tavolo hanno lasciato il bricco del caff, lo stradario di Taranto, una cartina provinciale, chiavi e documenti della Due cavalli: tutto quello di cui ho bisogno per una giornata al mare. Da Ferodo non aspettiamo notizie: ha detto domani, e domani sar. Bevo la prima tazza di caff con la schiena dolente per le molle depoca, osservando la bianca lunghezza del corpo di Lara fasciata dai raggi di luce filtrati dalle persiane che ne elencano i muscoli, le costole, gli arti scomposti e pendenti dal letto. Nessun segno dabbronzatura. Il gocciolio del rubinetto nel bricco di metallo mima il passare del tempo. Cosaltro la bellezza, se non questi momenti in cui il mondo resta fuori dalla luce che invade il buio della stanza, dalla porta che respinge laffannarsi delle vite indaffarate e delle urgenze che eguagliano uomini e cose? Questo senso dimmobilit violato dal ritmico ploc ploc dellacqua sul metallo che dice che un altro tempo possibile, un tempo nel quale le urla del negozio umano sono attutite dallo spessore antico delle mura? Nel quale i sapori della povert che abbiamo gustato si ripropongono grati al ricordo, e la miseria diventa gioia di vivere ogni istante senza pensare al successivo? Prima o poi la vita riprender i suoi diritti su questo momento di luce: adesso per tutto perfetto. Il giro di Tore e Andrea comincia dai piccoli contrabbandieri di sigarette. Tavolini costruiti con due cassette di legno, sigarette americane originali: un buon posto di lavoro. Tore conosciuto, nessuno si stupisce del suo passare da un venditore allaltro. Andrea, dal sidecar, osserva i brevi scambi di battute in un dialetto strettissimo, consonantico, incomprensibile. Lultima indicazione buona. Tore si allontana dalla citt vecchia, si sposta nel rione Tamburi, chiede di qualcuno: gli dicono di aspettare. Arriva in cinque minuti. Si appartano, discutono. Tore viene via. Il suo interlocutore estrae un telefonino dalla tasca: la cosa non sfugge ad Andrea. Nuova inversione: pieno di benzina, e via per la litoranea. Un lungo stradone, una pescheria: qualcuno sta aspettando Tore. La discussione dura parecchio, ci sono telefonate nel mezzo. Una stretta di mano segna la conclusione dellincontro. Si riparte. Alla fine approdano a Gandoli. Due uomini aspettano davanti alla sala giochi: uno resta a custodia della moto, laltro carica Tore e Andrea sullAlfetta e si infila nelle stradine, verso una villa. Sul tetto della villa due uomini osservano: un terzo apre il cancello e fa strada allinterno. Andrea resta fuori. Accompagnato, Tore atteso allinterno. Pochi minuti: Tore esce, lespressione del volto diventata scura. Sono ricondotti alla sala giochi. Tore entra nel bar e prende due birre piccole. Sguardo interrogativo di Andrea. venuta. Coshai saputo? Due notti fa c stato un arrivo. Con due gommoni. Hanno portato un carico a riva. Non contrabbando: hanno chiesto ai contrabbandieri di stare lontani, hanno pagato bene, ma non hanno voluto uomini n barche. Hanno fatto tutto loro. Non erano sigarette, n droga. Possibile un altro ramo della sacra corona? No. qualcuno che pu chiedere un favore del genere alla sacra corona. Alla pari.
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Dove hanno portato il carico? Tore scuote la testa: u vulsse sape purje Capo San Vito (Taranto), ore 13.20. Il mare e il sole mettono fame, soprattutto se il sole picchia cos forte: torniamo indietro e ci infiliamo con la Due cavalli nelle stradine di San Vito. Programma: un piatto di pasta con le cozze, un paio di birre da portar via e si torna a mare. Tore dice che il posto c ancora, seguo la cartina e in effetti qui. Linsegna dice: Ci t muerte. Cosa vuol dire? Pi o meno lequivalente del romano Li mortacci tua. Mmm posto accogliente. Dici che si mangia bene? Io mi ricordo di s, Tore conferma: rischiamo? Rischiamo, dice Lara entrando per prima nello stanzone con i tavolacci in legno. Ci sediamo e diamo unocchiata alla carta: smilza, ma invitante. Forse dovrei avvertire Lara che qui c labitudine di scherzare pesantemente, ma non faccio in tempo: il ragazzo con il foglietto delle ordinazioni gi qui. Cosa prendiamo, signori? Ci sono i tubetti con le cozze freschissime, tubetti per due? Tubetti per due, confermo mentre il ragazzo ha gi segnato sulla tovaglia di carta. Due antipasti per aspettare? Un secondo? Lumache, fegatelli alla brace, due cazzetti degli angeli? Cosa sono i cazzetti degli angeli? mi chiede Lara. Piccole salsicce grandi quanto un dito. No, grazie, per me niente cazzetti. La signora non gradisce i cazzetti? Non si direbbe proprio! Vuole provare allora con i saltimbocca, signora? Ecco, di questo che dovevo avvertirla. Come se Lara si lasciasse smontare da una battuta. No, credo che li abbiate finiti, i saltimbocca. Il cameriere resta interdetto: finiti? No, non credo. E s, risponde seria Lara: ho appena visto uscire tua sorella, deve averli presi tutti quanti lei. Il cameriere abbozza, sorride e contratta un piatto misto grigliato: cazzetti e fegatelli, poi ce li spartiamo io e Lara. Due tavoli pi in l, due uomini aspettano il loro turno. Uno dei due, col giubbotto da marinaio e il pizzetto nero, ha seguito lo scambio di battute, ha sorriso e ora dice a voce bassa qualcosa al suo amico. Laltro ascolta, e alla fine ride. Si accorge di essere osservato, si volta verso di noi e saluta. Mi scusi, dice a Lara luomo col pizzetto. Il mio amico francese, gli ho tradotto il dialogo che avete avuto col cameriere. Spero di non averle mancato di rispetto. No, no, dice Lara. Magari volete sedervi qui con noi? I due si scambiano una battuta, il francese assentisce. Vengono al tavolo. Voi cosa avete preso? Tubetti con le cozze, la specialit della casa. Veniamo tutti i giorni a mangiarli. Moi, jadore les moules, dice il francese con un accento molto pulito. Nel Nord Europa la moda delle cozze una vera febbre, con prezzi da filetto al pepe. Per lui trovarle a questi prezzi lEldorado, sottolinea il suo amico. Marinai, conferma luomo col pizzetto. Facciamo parte dellequipaggio di un cargo marsigliese che ha attraccato una settimana fa. Siamo di passaggio: tra qualche giorno un altro cargo viene a prelevarci. Una specie di prestito: invece di tornare a Marsiglia ci imbarchiamo su una nave che ha bisogno di un secondo navigatore e un paio di braccia esperte in pi. C crisi anche nel settore navale, le compagnie di navigazione se non chiudono riducono, e se c loccasione di fare del lavoro in pi non ce lo si lascia certo sfuggire. In attesa ci godiamo qualche giorno di vacanza. E venite qui a mangiare le cozze, insiste Lara. Be, personalmente cerco di variare un po. Gilbert no, di una monotonia sconcertante: vivrebbe di cozze. Poi qui le cucinano in modo diverso, per lui anche una novit.
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Il cameriere arriva con quattro piatti sul braccio, senza scomporsi per il cambio di posizioni. Segna sulla tovaglietta di carta le ordinazioni e torna in cucina. Il pranzo fila via in allegria, con Lara che punzecchia di domande il marsigliese per rinfrescare il suo francese e a un certo punto comincia a parlare con una specie di cantilena che fa sorridere Gilbert. Luomo col pizzetto un po pi sulle sue, ogni tanto ci osserva mentre parliamo col suo collega. Finiamo col caff, che i nostri commensali ammazzano con lamaro San Marzano. Mettiamo le birre fredde nella borsa termica e salutiamo: noi torniamo al mare. Be, simpatici, dico a Lara. No. Come? Ma se ci hai scherzato tutto il tempo. Tu ti fidi troppo delle persone, amore mio. Lasciati servire, non sono simpatici. S, vero, io sono quello che in partenza si fida sempre, per Primo: quel Gilbert non francese. Ha un accento troppo pulito, senza cadenza locale: dimmi tu dove trovi un marinaio che parla cos. Poi ha detto che sta di base a Marsiglia, e non vero. Perch dici che non vero? Perch gli ho fatto il verso: ho scimmiottato la cadenza marsigliese come la storpiano i parigini per prenderli in giro, e lui si messo a ridere. Prendevo in giro i marsigliesi: ti assicuro che non glien fregato niente. E unaltra cosa. Quel Gilbert una brutta persona, marcio dentro. Gli piace far male. uno da tenere a distanza, fidati. E questo da cosa lhai capito? Istinto, baby. Col lavoro che faccio ho imparato a capire gli uomini al primo sguardo. Di te mi sono fidata subito, ti ho portato a casa mia la prima sera senza problemi: lo sapevo gi che eri uno giusto. Con uno come Gilbert piuttosto rinuncio a un pomeriggio di lavoro, ma ti assicuro che con lui sola in una camera dalbergo non ci vado. istinto, te lho detto: serve a distinguere voi pochi maschi civili dagli altri. Mi mette la mano sulla destra appoggiata sul pomello del cambio, cerca di sforzare un sorriso, di cancellare la traccia di quella porzione di buio che anche una ragazza di luce e sole come lei nasconde nel cuore. Per fortuna oggi lo scirocco non soffia, il mare cristallino e laria calda, ma non appiccicosa. Troviamo una conchetta tra gli scogli, parcheggiamo la Due cavalli quasi sulla scogliera e stendiamo le stuoie di paglia. Lara si sveste, si lascia ammirare il tempo di accorgermi che non ha il reggiseno del bikini, e con una flessione perfetta delle caviglie si d la spinta in avanti ed entra nellacqua, facendola scrosciare attorno al suo lungo corpo. Invio: da telefono cellulare clonato con scheda estera a telefono cellulare clonato con scheda sudamericana. Allaltro capo: luomo chiamato Yves. [Lintera conversazione si svolge in lingua francese]. Aggiornami. Yves: Nessuna novit: quindi tutto bene. Stasera vedo Ti. Yves: Come ti muovi? Non mi muovo. Arriva lui. Yves: Problemi? No. Il triestino mi scorta a pranzo e cena, il triestino resta a distanza di giorno. Un cagnolino fedele Yves: Se devi liberartene? Non me ne libero. Perch dovrei? Non sono qui per fare turismo. C una strana televisione qui in Italia, mi faccio una cultura. Yves: Cosa hai imparato? Che se lo meritano quello per cui mi pagate. Yves: Fammi sapere di stasera. Certo. A domani. Linterlocutore delluomo chiamato Yves sbircia fuori scostando due stecche delle persiane: in fondo al viale luomo col pizzetto sempre dentro la macchina, sullincrocio. Immobile. Ogni tanto fa una telefonata.
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Luomo si sfila la maglietta e i bermuda, e comincia una serie di flessioni a due braccia. Poi passa alle flessioni a un solo braccio: un braccio dappoggio, laltro dietro la schiena, alternativamente. Di tanto in tanto osserva i propri muscoli allo specchio. Il bicipite destro ha un tatuaggio: un motto. Vrij Vlaanderen: Fiandra Libera.
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Borgo Mezzo, frazione di Villanova (Bologna), ore 22.45. La strada vuota: tutti a fare il sabato a Bologna, i ragazzi. I nonni al centro sociale, o alla trattoria dove stasera lavora anche la vecchia impicciona, quella Rachele che attraversa il paese con cento occhi aperti. Yakup aspetta il palo tirando la brace della sigaretta. Ha lavorato bene, Yakup: studiato i movimenti, calcolato lora adatta, trovato il complice senza mai farsi vedere in giro con lui. Un lavoro fatto occhei, niente imprevisti, niente problemi. In casa ci sono solo i due vecchi, non ce li vede proprio a fare resistenza, Yakup. E comunque il secondo baster a spaventarli con la sua presenza: facile pensare a una banda, oggi. La banda delle ville arriva anche a Bologna: domani i giornali diranno notizie. Boccata dalla sigaretta. Sar meglio dire qualche parola serba, stasera. Non si sa mai. Rumore di marmitta difettosa: coglione dun italiano coglione, arriva sino allaltro lampione con quel motorino fracassone. Speriamo non faccia altre cazzate. Magari ha anche bevuto. Infatti: un paio di Campari con gli amici, per darsi coraggio, coglione dun italiano. Il Cisposo: guarda m che razza di soprannome. Allora, vediamo di fare le cose per bene. Entriamo insieme, tu resti sulla porta a sorvegliare la strada, io tiro fuori il coltello e mi faccio dare i soldi dai nonni. Poi mi di una mano, li leghiamo e li imbavagliamo, cos non fanno chiasso. Fuori dal paese telefoniamo da una cabina e avvertiamo i carabinieri, cos non rischiano di soffocare. Liscio come lolio, no? S, liscio come lolio: e se invece non si spaventano? Guarda che laltro vecchio piazzato, lho visto laltra sera al bar. Eccolo qui: la moto che fa rumore, i Campari, e adesso viene fuori che fissa al bar il vecchio per farsi notare, coglione dun coglione Cisposo. Tu pensa a non fare cazzate, che ai vecchi ci penso io. Se non si spaventano afferro il prete e gli metto il coltello alla gola. Vedrai che laltro sta buono. Andiamo, Cisposo. E mettiti i guanti, cazzo! Le luci della casa. Stanzone dingresso: spento. Stanzino dove dorme il vecchio: spento. Cucina: accesa. Stanza del parroco: spenta. Sono in cucina a giocare a carte. Se va bene sono anche mezzi ubriachi. Tu che dici, Ruggero? Ieri non sono venuti. Vuol dire che vengono stasera. Penso anchio. Oh, tranquillo, eh? Niente alzate dingegno, Ruggero. Mai avute alzate dingegno, parroco dei miei baiocchi. Non ci arrivavo alla vecchiaia se avevo delle alzate dingegno. Sicuro che vengono in due? Sicuro, sicuro. So anche chi laltro. Lho visto che tremava mentre mi guardava al bar. Credeva di non essere visto. Unaltra briscola? Unaltra briscola. Servi m. Don Ricrea comincia a dare le carte, sorridente come sempre. Ha appena fatto in tempo a scoprire la briscola a denari, che sente i passi nellaltra stanza: la porta dingresso senza catenaccio, quante volte la Rachele Eccolo qui. Rumore nellaltra stanza: uno rimasto indietro. Entra. Ha il passamontagna.
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Il Togliatti si alza lentamente, mantiene le mani basse. Studia la situazione con calma. Anche la testa resta bassa: meglio non innervosirlo guardandolo negli occhi. Non un ragazzo, ma neanche tanto grande. Ha le mani scure: devessere slavo o albanese. Non un pivello: la lama la impugna bene. Don Ricrea avanza piano, con le braccia larghe e le mani aperte. Il suo sguardo oscilla tra luomo col coltello e Ruggero. Cosa vuoi, figliolo? Alza le mani! Alza le mani, cazzo! Anche tu! Tutti e due! I soldi: dove sono i soldi? Tira fuori i soldi, prete, se no ti buco la pancia. Capito? I soldi, cazzo! Don Ricrea fa un altro passo in avanti e mette le mani dietro la testa. Il Togliatti sembra non capisca: sempre in piedi, a testa bassa, con le mani quasi sul tavolo. Cosa c, figliolo? Qui soldi non ce ne sono, questa la casa di un servo del Signore. Ci sono solo pochi spiccioli: ma se ne hai bisogno li divido volentieri, senza bisogno di usare quel coltello. Yakup li osserva. Sembrano innocui, due vecchi rincoglioniti. Per non hanno paura: meglio mettergliela, la paura benzina buona per il motore del cuore. Avanza verso don Ricrea, poi allimprovviso gli afferra un braccio e lo fa voltare: la sinistra a tenere il braccio torto dietro la schiena, la destra col coltello puntato sotto la gola. Dividere un cazzo! Non si divide niente! Adesso il tuo amico si muove da l e va a prendere i soldi, tutti! Guarda che ti buco la gola, prete! Don Ricrea guarda rassegnato il Togliatti: fai come dice Augusto. Dove sono i soldi? chiede Augusto a voce bassa. Nella cassetta dentro la legnaia. Bene! esclama Yakup. Dov la legnaia? Quella porticina in basso, dietro la catasta della legna fresca. C una scatola di alluminio, una scatola dei biscotti. I soldi sono l dentro. Tu! urla Yakup indicando col coltello. Tu, togli quella legna da l. Sgombera la porta! Augusto afferra una bracciata di legna e la butta nellangolo. La legna cadendo fa rumore. La porta si apre allimprovviso: il Cisposo, pallido. Per fortuna si ricordato del passamontagna. Cosa succede? Niente, succede: il vecchio che ha fatto casino con la legna. Gi che ci sei resta l. Il Togliatti continua a spostare la legna. Yakup mantiene il coltello sotto la gola del prete e controlla la situazione: sta andando tutto come doveva, a parte quel coglione del Cisposo. Neanche la mano in tasca a far finta di avere unarma, cazzo! Finito. Apro la porta? No, tu non apri niente. Vai nellangolo lontano. La porta la apre il prete. Hai capito, prete? Adesso apri quella porticina, piano. Ricorda che il coltello ce lho io. Don Ricrea abbassa la testa molto, molto lentamente. Vuol dire: ho capito. Augusto nellaltro angolo della stanza, innocuo. Don Ricrea indica alluomo col coltello la tasca destra: la chiave l. Yakup infila la mano col coltello nella tasca e tira fuori un mazzo. Don Ricrea prende la chiave, si abbassa, scosta gli ultimi due ciocchi di legna che Augusto ha lasciato davanti alla porticina con un movimento largo della mano. Poi la stessa mano torna indietro completando il movimento a pendolo. Le chiavi sono a terra. Yakup non vede quando il prete afferra il ciocco. Non vede neanche il ciocco risalire da terra: don Ricrea lo tiene dietro lavambraccio. Sente solo il colpo in piena fronte. La testa gli rimbomba: poi arriva il dolore al polso. La mano si apre, il coltello cade. Cerca di raccoglierlo: il piede di don Ricrea sulla lama, il ciocco sopra la sua testa: fregato. Il rumore che Yakup sente quello della testa del Cisposo che sbatte con violenza contro la porta: Augusto ridiventato Togliatti, e il Togliatti ai suoi tempi non sarebbe stato un cattivo peso medio. Avendo potuto scegliere il mestiere, forse a sfidare Tiberio Mitri ci arrivava. Ha portato un diretto con tutta la spinta della spalla, quella buona che gli rimasta. Un colpo basta: il Cisposo, paralizzato dalla legnata subita da Yakup, non si neanche accorto del Togliatti che arrivava. Il Cisposo inciampa nel niente, cade, si rialza terrorizzato dal gigante con le mani grandi come magli che lo sta inseguendo, arriva alla porta, la apre di forza e se la sbatte sul naso, a completamento della serata. Yakup ha capito
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lantifona, si muove allindietro cercando di mantenere le distanze dai due maledetti vecchi ed esce per la porta lasciata aperta dal Cisposo. Non lo inseguono. Ecco fatto, dice il Togliatti richiudendo la porta, vedrai che non ci provano pi. Va l, va l, ti d una mano a rimettere a posto, che se la Rachele ti trova questo casino in casa Ohi, Ruggero: muto con la Rachele, eh? Che senn smette di crederti quando le dici che ti basta la protezione del Signore? Perch, ti sembro uno che ha bisogno di protezione? Lho detto a lei, lo ripeto a te, miscredente dun comunista: il Signore fa la notte, il Signore fa anche il giorno. Lanima mia verso il Signore pi che la sentinella verso laurora, recita il salmista, che ti farebbe bene leggerlo. Il Cioccolata laveva letta tutta, la tua Bibbia: e non gli servita a molto. E comunque aspetta pure il tuo Signore: ma se non cero io ad aiutarti, stasera? Perch, Ruggero, te chi ti ha portato fin qui, se non la mano del Signore? Niente da fare: proprio non ci si riesce a ragionare, con i preti. Il Togliatti riaccatasta la legna. A proposito: non erano mica qui dentro i soldi, vero? No che non erano l. I soldi servono per essere usati, come faccio a tenerli l dietro? Sono nellarmadio, tra i vestiti. E qui cosa c? chiede il Togliatti con un improvviso lampo di curiosit. Ma cosa vuoi che ci sia, benedetto Ruggero? Ma le armi del 45, no? Di m, prendi su quella grappa di pere dalla scansia, che un bicchierino il Signore ce lo vorr pur concedere, stasera. Yakup si acceso la sigaretta: tanto non dnno lallarme. E se invece lo dnno non serve scappare, a questora in strada ci sono solo lui e il Cisposo. Deve pensare, Yakup: non pu finire in merda cos. Niente capitale iniziale, niente business con la polvere bianca. Il Cisposo corre verso la motoretta: sfigato dun italiano, c persino un cane che gli sta pisciando sulla ruota. Yakup riflette. Cazzo, ma chi sono quei due? No, non funziona cos, troppo rischio per pochi soldi. Bisogna pensare qualcosa di meglio, altrimenti Yakup finisce come quello sfigato del Cisposo, a fare il coatto di quartiere. Quello sfigato del Cisposo. Quello che ha cercato di scacciare il cane che gli pisciava sulla ruota posteriore e adesso ha il cane attaccato con le zanne al polpaccio, quello che urla scuotendo la gamba per far mollare la presa al cane: inutile. Il cane continua a tenere le mascelle serrate. Ringhia. Il Cisposo chiama aiuto: sfigato dun italiano. Yakup osserva il Cisposo. Poi guarda il cane. Le mandibole serrate. La gamba del Cisposo. Il cane. Com nei fumetti? La lampadina accesa? Yakup ha unidea. No, non unidea: lidea. Yakup ha trovato il sistema. Il capitale iniziale.
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13 settembre, Bologna. Bar Prezioso, piazza Galileo Galilei, ore 13.30. Posso sedermi, Sandro? Certo che puoi, Chiara. Come stai? Com che avevi detto tu, al telefono? Sto Forse comincio a farmene una ragione. E tu? Mah lavoro tanto, faccio poco altro. Vado al cinema da solo, mi piace, mi aiuta a pensare. Prendi niente? Qualcosa per tappare, una piada qualunque, fai tu. Non ho neanche fame, per se salto il pranzo poi nel pomeriggio mi sento poco bene. Sandro si alza, va al banco, ordina due piade e due succhi di frutta. Poi torna a sedersi. Ti dispiace se sto seduta qui, Sandro? Se non ti va mi sposto, basta che me lo dica. Non ho neanche bisogno di chiederti il perch. Sandro scuote la testa: no, puoi restare cio, non devo darti io il permesso, comunque non mi dispiace che tu sia qui, almeno facciamo due chiacchiere. Poi non me la sento neanche di incolparti, solo che successo cos, che ci vuoi fare Parole, parole, parole: che non dicono niente. Che si dicono perch qualcosa bisogner pur dire, per far vedere che almeno e invece proprio il contrario, linutilit delle stronzate che Sandro scambia con Chiara a far vedere che qualcosa brucia ancora. Come la mano di vernice bianca passata sopra la scritta: sotto il bianco, le lettere sono ancora pi evidenti. E Chiara l, a leggerle, quelle parole nere sotto la patina bianca. Chiara. Con le sue frasi fatte, la sua voglia di sforzarsi di star bene, di far finta di essere sana, bella e bionda, perch se sei bella e bionda devi anche essere sorridente e serena, no? Non cos che sono le bionde, in televisione? E se il mondo si aspetta che le bionde siano come quelle della televisione perch dovrei deluderlo? Passo la vita a deludere gli altri, Sandro, magari se comincio a recitare la parte delloca giuliva la smetto di deludere: nessuno si aspetta niente da unoca giuliva, quindi nessuno resta deluso, no? proprio gi Chiara, Sandro non riesce a reggerla in questo stato: non regge quello che dice, non regge quello che vorrebbe dire e non riesce a dire, non regge di non riuscire a dirle niente che possa cambiare i fatti. Perch poi cos che potrebbe cambiare questa situazione? per questo che Sandro sinventa il ritorno in servizio con mezzora di anticipo. Tanto Chiara lo capisce che una scusa. Tanto Chiara forse non ci bada neanche. Tanto Chiara si asciuga una lacrima fingendo di togliersi una ciglia dallocchio, poi dice solo un grazie e gli stringe la mano, per un attimo. Scusami, Chiara, dice Sandro. Scusa di che?, dice Chiara. Ci vediamo, dice Sandro. S ci vediamo, dice Chiara. Prendi laperitivo con gli altri?, chiede Sandro. S, credo di s, dice Chiara. Allora ci vediamo, dice Sandro. S, ci vediamo, grazie, dice Chiara. Roma, Hotel de Russie, via del Babuino, ore 19. Linviato di nome Michael stringe con delicatezza il nodo della cravatta sulla camicia bianca. La dolce indolenza del bagno turco scorre ancora per i muscoli della schiena, mentre termina di rivestirsi per il meeting serale. Il vapore, i pori aperti, lacqua che porta via le impurit: i piccoli piaceri della vita.
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Programma della serata: after hour al bar Stravinskij, poi un pi discreto ritiro in una delle salette per riunioni con vista sulla terrazza. Una leggera cena di lavoro, per mettere a punto alcuni contatti. Per la notte provvede il dottor Pola: ha piacere di presentarsi bene, promette il meglio di una delle agenzie di punta della capitale. Il che vuol dire: ben altro che Monica Levinsky. Bar Stravinskij: il giusto tocco di lusso. Il dottor Pola gi arrivato, accompagnato dal generale Corvino. C anche il futuro, o prossimo, ministro della Difesa. Luomo noto come Beta , come suo costume, arrivato per primo: resta discretamente in disparte, aspetta che i convitati siano seduti per presentarsi. De Russie Martini per tutti: con caviale del Volga. Vede, Mister Michael, la situazione italiana ai suoi occhi apparir probabilmente paradossale: queste norme restrittive sullesportazione dei nostri manufatti bellici costituiscono una vera e propria tagliola, che non ha corrispettivi nel resto del mondo libero. In altri termini, per i nostri concorrenti europei queste norme sono un inaspettato vantaggio, perch ci impediscono di essere competitivi soprattutto nei Paesi in via di espansione. Il dottor Pola si accalora nel propugnare gli interessi del gruppo di pressione che rappresenta. Il ministro in pectore annuisce soddisfatto, linviato americano si mostra incuriosito da queste norme antiliberiste che gli italiani, cos bravi nel moltiplicare i laccioli alle proprie caviglie, sono tanto solerti a creare e tanto lenti a rimuovere, mentre il mondo va avanti senza di loro. Lei, generale Corvino, concorder col nostro amico, immagino, chiede linviato americano. In senso generale s, afferma prudente Corvino senza scomporsi, anche se la divisa che indosso mi impone non tanto una acritica obbedienza alle leggi vigenti, quanto uno sforzo di comprensione delle ragioni del legislatore. Ed pur vero che queste norme limitative del commercio delle armi risentono di un clima eccessivamente ideologizzato: nondimeno, esse pongono allattenzione il non semplice problema dei rapporti con Paesi che violano i diritti umani, o che sono governati da dittatori. Mi consenta: questi sono luoghi comuni che purtroppo hanno la forza di raggiungere anche uomini del suo calibro, ribatte il ministro in pectore. La verit che se un Paese si trova sotto embargo delle Nazioni Unite nessuno pu vendergli niente, mentre nel caso italiano ci sono Paesi proibiti solo perch lo decide il ministero degli Esteri. Il che pone un pi ampio problema: quello della riforma del ministero stesso, che dovrebbe essere pi attento alle esigenze del nostro sistema produttivo e meno voglioso di un protagonismo che mal si concilia con la nostra adesione a pi ampie linee di governance mondiale, in un contesto di garanzia atlantica della stabilit internazionale. Linviato di nome Michael si serve generosamente dalla ciotola del caviale. Il mancato assenso allintervento del ministro in pectore stato notato. Stabilit internazionale, lei dice: sapesse, caro senatore, quanto detesto questa parola che ha usato! Essa rappresenta lantitesi di quella rivoluzione culturale che noi riteniamo debba caratterizzare il nuovo secolo che ci sta davanti. proprio il mito della stabilit, usato dai nemici del nostro modello di vita, a mantenere sotto il tallone della tirannia milioni di uomini che guardano a noi come agli alfieri della libert. Lessenza del nostro modello non la stabilit, ma la distruzione creativa: la distruzione creativa lessenza stessa del capitalismo democratico. Io, cos come gli amici del gruppo di studio e pressione politica sul Medio Oriente delle cui idee oggi sono informale latore, credo che solo attraverso unopera di distruzione del vecchio ordine mondiale possano sorgere le condizioni perch milioni di uomini godano del proprio diritto a ricercare la felicit. Ma lidea stessa di guerra come mezzo che, in questottica, va ripensata. Luomo noto come Beta sorride, spalmando distrattamente del foi gras su una tartina imburrata. Distruzione creativa: lo sviluppo su scala globale del concetto di destabilizzazione. Destabilizzare per stabilizzare, distruggere per creare: una vecchia passione per lossimoro pratico che linviato di nome Michael non sembra aver smarrito. Beta, gli ossimori, non lo scaldano pi di tanto: gli sono sempre sembrati un modo elegante per tenere i pedi in pi scarpe. In genere Beta non ha scrupoli nel moltiplicare le calzature, e non sente il bisogno di mascherare i propri piedi dentro parole forbite: ma se lamico americano ha voglia di giocare alla puttana vergine, perch impedirglielo? Magari, col passare del tempo, ha cominciato a crederci persino lui alle sue parole. Taranto, ore 19.45.
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Fatto! Tutto compresso qui dentro, adesso lo stampiamo. Lhacker tarantino soddisfatto del lavoro. Intanto perch lavorare con Ferodo un piacere: c sempre qualcosa da imparare, qualche nuova scorciatoia che dora in poi potr essere presa. Poi perch il trucco della password nella hot line lo ha sgamato lui: immessa per la quarta volta la password dichiarata non valida, il sistema la riconosce come valida e chiede la seconda password. Il resto accademia. Come funziona con queste briselle? Friselle, non briselle. Ti faccio vedere: le tieni a bagno un paio di minuti, ci spremi sopra il pomodoro con tutta la semenza, olio, sale e origano. Una favola. Apri due birre, intanto che taglio sta sasizza asqunde. Le birre diventano rapidamente quattro, la salsiccia piccante si accorcia sino a ridursi al solo scarto della pelle, i pomodori aperti con un morso e spremuti sulle friselle finiscono altrettanto rapidamente. La discussione interrotta nel primo pomeriggio riprende. Non puoi fermarti al livello dellindividualismo, Ferodo. Non cos che si cambia il sistema. Dobbiamo unire le nostre forze, montare i nostri pezzi, agire in simultanea: attaccare la catena in pi punti, disarticolare il sistema. Noi abbiamo unarma in pi, oggi: la nostra pratica interna allo scontro sociale che sta ricominciando, che ci piaccia o no. Parole, parole, parole. Slogan. A me non piace, e se non mi piace non ci sto dentro. Non mi interessa cambiare il sistema: mi basta starne fuori. Io sto bene cos. Stai bene oggi, forse: e domani? Le cose stanno cambiando, tra un po potrebbe non esserci spazio per star bene neanche a casa propria. E allora cosa farai? Ti venderai anche tu ai grandi network, diventerai un salariato di lusso? Un cane da guardia col collare doro? Discorsi vecchi, pensa Ferodo: discorsi di altri tempi, di quando cera Lester. Ferodo non ci crede alla rete ribelle di cui parlano i giovani hacker che hanno il Duemila sulla punta delle dita e gli anni Settanta nelle parole. Ferodo le odia, le frasi fatte, gli slogan. Odia la politicizzazione: la politica merda. Fai una cosa, Ferodo, fai solo una cosa. Non ti dico di entrare nella rete ribelle: vieni solo con noi a dare unocchiata. Tra un mese, a Napoli. Come fosse una delle solite convention. Cosa centro io con voi ribelli del Sud? Io sono nordico, non sudicio, dice Ferodo ridendo. Siamo tutti sudici, Ferodo. Siamo tutti a sud di qualche nord. Gi. Lo diceva anche Lester, questo. A sud di nessun nord, diceva: l che voglio arrivare. A sud di nessun nord. Roma, Hotel de Russie, via del Babuino, ore 20. Linviato di nome Michael si accalora nellesporre il tema che pi gli sta a cuore: il passaggio dalla limited war alla total war, tra un calice di cabernet argentino e la tagliata di bisonte. La guerra come mezzo solo uno strumento di pressione per la realizzazione di limitate finalit politiche: ha per scopo intimidire il nemico, ricondurlo alla ragione, distruggere le sue forze militari. Ma non va oltre: come ha dimostrato la Guerra del Golfo. La guerra come fine invece un concetto intrinsecamente politico: essa ha lo scopo di costringere il nemico ad accettare il rovesciamento dei propri presupposti culturali. Non uno scontro tra combattenti, ma uno scontro tra nazioni, una contrapposizione tra popoli. Un conflitto tra culture, anche. Lei non concorda, caro Beta? Beta lascia la domanda aleggiare nellaria, giusto il tempo di finire lultimo boccone di filetto di struzzo. Non del tutto, Mister Michael. Lei parla di popoli: io dico che i popoli non esistono in natura. Esistono gli individui, in natura: individui indifferenziati. Un popolo va creato: forgiato, in certi frangenti storici. E per crearlo necessario unirlo attorno allidea di un nemico comune. La paura e lodio sono un ottimo mastice politico. Lei, Mister Michael, va in cerca di willing friends da associare alla sua visione globale. Io ho una visione ben pi, come dire, locale: per me il problema di crearla, questa volont. Distinguere llite degli uomini differenziati dalla maggioranza indifferenziata, e dare forma appropriata alla moderna informit sociale. Ma forse mi sono spinto troppo oltre, annoiandovi con le mie debolezze filosofiche?
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Il dottor Pola annuisce, dissimulando la perdita del filo del discorso. Il ministro in pectore si serve di unaltra porzione di petto danatra allarancia e interviene nella discussione. Il generale Corvino, come suo costume, preferisce ascoltare e registrare. Senza perdere una parola.
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8. Comportamenti a rischio
14 settembre, Taranto, citt vecchia, ore 11.30. Ferodo, per una volta, a fare il punto. Attorno al tavolo: Andrea e Tore. Sono un gruppo piccolo, ma ben strutturato. E sanno molte cose. Guarda questa directory, Andrea. In basso si sono questo Clerico e un certo Aldo Petrone. Ho qui la strisciata telefonica delle chiamate da casa di Petrone, lho incrociata con gli altri numeri: una frequenza molto alta. Ti dice niente? Nessuna novit. un altro del giro del Prezioso. Questo spiega perch il numero pi chiamato da casa sua quello della questura. Andiamo avanti. Al di sopra di questa coppia c lunico altro nome che abbiamo in mano: Alfonso Righi Aldrovanti. una specie di capo-cellula. Di certo i due sono ai suoi ordini. C una chat line, alla quale i due colleghi tuoi non hanno accesso: Righi Aldrovanti invece c, e in un ruolo di rilievo. Usa un nome in codice: Alfa. Poi ci sono gli altri. Che non usano la connessione domestica. Internet point, sembra. C Lambda, che sicuramente al di sopra dei due poliziotti: sembrerebbe una specie di battitore libero, Alfa si fida molto di lui. Questo il gruppo bolognese. Poi c Zeta, il romano. Incrociando le informazioni, devessere quello dei fax dal bar Trieste. Deve gestire una specie di struttura informativa. Poi c un altro gruppo, che fa capo a un certo Ti. Ecco la stampata dellultima chat: si parla di un marinaio, potrebbe avere a che fare con quella nave. Non chiaro che rapporti ci siano tra questo Ti e gli altri. Poi c Beta. Ferodo si ferma, apre una cartellina, fa ordine sul tavolo e dispone nuovi fogli. Tutto quanto riuscito a trovare su Beta. Pare essere il capo. Si sposta da citt a citt. Deve aver appaltato un grosso lavoro ad Alfa. Sembra. Tutto quello che abbiamo sono le sue parole nella chat: e come vedi, roba buona per La settimana enigmistica. Andrea Vannini studia le stampate. Anche Tore ne legge alcune, cerca un senso tra quelle frasi generiche al limite dellaloghia. Poi Ferodo estrae un altro foglio. Lo mette davanti ad Andrea. Andrea lo legge. Ferodo ha appuntato a penna la data: 9 settembre.
Argomento: profilassi veterinaria. Parassiti sotto osservazione: due. Parassita n. 1: individuato da tempo, pericolosit accertata. Avviata adeguata profilassi: il parassita stato rimosso dallanimale. Il veterinario consiglia di non interrompere la profilassi sino alla comprovata guarigione dellanimale. Parassita n. 2: individuato di recente, pericolosit probabile. Si consiglia la rimozione cautelativa. Individuato lambiente di provenienza: avviata procedura di bonifica. Esito della disinfestazione atteso entro le ventiquattro ore. Possibile presenza di Parassita n. 3 nello stesso ambiente, dallincerta definizione. Il veterinario sospetta alto livello di nocivit. Si consiglia di bonificare lambiente con attenzione, e procedere a un esame ulteriore dei parassiti dopo la disinfestazione.
Tore sbuffa: non capisce. Andrea s. Il 9 settembre, Andrea: il giorno in cui ti hanno fatto il contropacchetto in questura. Il parassita numero uno sei tu. E se il numero uno sei tu, i numeri due e tre
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Andrea continua a leggere il foglio: cos almeno sembra a Ferodo. Individuato lambiente di provenienza: avevano appena scoperto quale computer usavamo. E ci sono entrati dentro: avviata procedura di bonifica. Sanno tutto di noi, Andrea: quanti siamo, chi siamo, dove siamo. No. Cosa, no? Sanno che siamo in tre. E noi siamo in quattro, pi Sandro e Diego: quindi in qualche modo le loro informazioni sono parziali. E non hanno modo di sapere dove siamo adesso. In questa chat possiamo entrarci? Per noi una porta aperta. In qualche modo questa gente si d degli appuntamenti, mai attraverso la chat. Per i testi delle loro conversazioni te li posso ripescare giorno per giorno. Ah, a proposito: i vecchi telefonini? Hai detto di lasciarli a Bologna: qui abbiamo solo quelli che ci hai dato tu. S, certo. Scusa: che a questo punto sarebbe interessante sapere se dentro i vostri telefonini c qualcosa. Nella fretta ho dimenticato di guardarci dentro. Nel tuo? Niente. Non ero intercettato. Quindi devo essere il parassita numero tre, quello incerto: di me sanno solo quello che possono dedurre da voi due. Andrea annuisce, per riflesso condizionato. Perch non del tutto daccordo. Ma c qualcosa che ancora non vuol dire. Ti aggiorno su quello che abbiamo scoperto, Ferodo. Qualcuno ha sbarcato qualcosa da quella famosa nave, in una qualche insenatura del litorale tarantino. Qualcuno in grado di accordarsi con la sacra corona per non avere intralci. Il carico? Da qualche parte, sulla litoranea. Ci sono uomini armati che girano senza dare nellocchio, col permesso dei clan locali. Tra San Vito e Gandoli. Un ginepraio di villette: aghi nel pagliaio. Se ci mettiamo a girare finiamo col dare nellocchio prima di trovare qualcosa. Come sappiamo i nomi delle zone? Perch stato chiesto di non fare casino in queste due zone. Niente furti in villa, niente auto rubate, niente stronzate che attirano la polizia. Quindi ci sono due elementi da tenere nascosti: uno viene dal mare, laltro non so cosa possa essere. Ferodo sospira. Tore sorride: evidente che questo lavoro di informazione opera sua, lui il suo contributo lo ha dato. Ma non serve a molto. Per Aspetta, dice Ferodo cercando un foglio, forse lo sappiamo cosa c nellaltra casa. Un uomo. Guardate qui: c una persona chiamata Il belga. Forse stanno nascondendo uno straniero. Gi. Se davvero viene dal Belgio, dice Andrea. Perch? Se belga da dove vuoi che venga? Tore sorride. Qua a Taranto, dice, ci stava il vecchio capo della malavita, uno che partecipava tutti gli anni alla processione dellAddolorata. Agostino Pastore, detto u Cinese: u mggie maschle cu curtedde . Poi venuto il Messicano: veniva dalle case costruite verso lItalsider, il quartiere Paolo Sesto. Tore ha ragione: potrebbe essere un soprannome. Sa fagna? chiede Ferodo. Aspettiamo che i due innamorati tornino dai loro forcing di tintarella integrale e andiamo a cena fuori, dice Andrea. A cena fuori? Dove? In una trattoria di campagna, praticamente nel cortile di casa della cuoca, a mangiare le orecchiette fatte a mano. E gi che ci siamo, facciamo un salto a prendere un paio di bottiglie di vino buono. Lo conosci il primitivo di Rocca Messapica? Ferodo guarda perplesso la strana coppia che ha davanti. Orecchiette e primitivo? Non c niente di meglio da fare? No, risponde Andrea. Fidati: le orecchiette meritano, e a quel primitivo proprio non si pu rinunciare. Bologna, rione Santa Rita, ore 17.30.
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I due agenti si guardano intorno. Dalla finestra si affaccia la comare del terzo piano, qui, qui agenti, vi ho chiamati io, cio, veramente mio marito. Va bene, signora, ci faccia parlare con suo marito. Il marito scende gi tirato a lucido: retina sui capelli, sigaretta con bocchino, reggicalze da uomo, giacca da camera: poi bisogner che qualcuno gli spieghi che Mastroianni era ironico, e comunque morto da un pezzo. Per si sente distinto, soprattutto nellattribuirsi il merito della segnalazione. Che per la verit dellassicuratore in pensione del piano ammezzato, lui che si accorto del televisore acceso ininterrottamente e ne ha fatto parola al bar. Poi ci si messa di mezzo la stiratrice del primo piano, quella che non si fa mai i fatti suoi e che quindi si sentita in dovere di bussare a intervalli di mezzora alla porta della cantina trasformata in camera ammobiliata: senza risultato. Allora ne ha dovuto parlare con la sarta del secondo piano, quella paranoica che sente tutti i rumori, in particolare quelli che non ci sono e che quindi pu pi liberamente inventarsi per lagnarsi del frastuono che le impedisce di portare a termine i suoi lavori di alta sartoria, e nella cabala dei condomini con i quali parla, sempre in minoranza rispetto a quelli con i quali ha litigato per il rumore che fanno giorno e notte, arrivata a farne pubblica lagnanza con il pensionato del terzo piano, che finalmente ha telefonato in questura. Lintero condominio si raduna attorno ai due agenti con la velocit di un branco di topi davanti a una forma di grana caduta da un camion, formulando le ipotesi pi drammatiche: una fuga di gas che sta per raggiungere il punto di saturazione, con imminente esplosione dellintera palazzina: lallagamento dellappartamento in seguito a rottura delle tubature o altro incidente, con conseguente annegamento dellinquilino ed erosione delle fondamenta della palazzina, perch lo sanno tutti che lacqua scava la roccia; folgorazione dellinquilino dovuta allimpianto elettrico volante ed estemporaneo, con dispersione dellenergia elettrica lungo tutto il condominio, e lo sanno tutti che lenergia dispersa viene attirata dai tubi dellacqua, che a mia cognata capitato di sentire che uno nel suo palazzo morto folgorato nella vasca da bagno perch quel disgraziato al piano di sotto aveva manomesso il contatore. I due agenti si guardano negli occhi: andiamo a vedere, fa uno allaltro, prima che qui si cominci a parlare di virus Ebola o del morbo del legionario. Inutile tentare di bussare, visto che da stamattina che il condominio lo fa. Ci vorrebbe un fabbro, e naturalmente c: il cugino del pensionato del terzo piano gi allertato, arrivato subito dopo pranzo sfidando il caldo e la controra, e con lefficientissimo trapano a pile forza senza problemi la serratura della porta, non voglio mica niente, io per le forze dellordine sono sempre a disposizione, magari se poi fate in modo che esca sui giornali il nome della mia ditta. Basta scostare la porta per sentire lodore. Uno dei due agenti fa arretrare lassembramento per ragioni di ordine pubblico, mentre il collega col fazzoletto in mano si addentra nel tugurio. Guido Giani, detto Lercio, non sta dormendo: non con quellangolo tra testa e spalla, non con il televisore acceso a quel volume. Non con quella siringa appesa allago infilato nella vena. Bologna, redazione del Mattino di Bologna, ore 18.30. Diego DallOlmo ringrazia e mette gi. Ci pensa un attimo, poi d la notizia alla redazione. Nessuno piange, anzi: nessuno rimpianger la presenza del Lercio in redazione, le sue maleodoranti notizie dalle fonti oscure e ambigue, la sua aria sporca, il suo sorrisetto irritante. Certo che Certo che la morte del topo, al Lercio, gliela auguravano in molti, ma non ci credeva nessuno che potesse succedere. Eppure Diego DallOlmo mette un po di ordine nei fatti degli ultimi giorni. Lercio Giani viene informato, probabilmente da una fonte romana, della morte del Tassone: curioso, no? Lercio Giani incastra Andrea Vannini: non era proprio un fulmine di guerra, il Lercio, eppure si mosso con la rapidit di un serpente. Anche questo suona curioso. E adesso, dopo quasi due decenni di pere, va in overdose. Una cosa certa: il Lercio non pu pi essere interrogato. Diego DallOlmo compone un numero di telefono. Allaltro capo: Sandro Valle.
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Saputo, Sandro? No, sono in volante. Cos successo? Hanno trovato Guido Giani morto. Overdose. (Silenzio). Sandro? S? Cos, cominci a fare come Andrea? Ti metti a pensare per i fatti tuoi senza badare al telefono? S, scusa. Tu che ne pensi? Che se un caso, un caso veramente opportuno. Gi non piace neanche a me. Vuoi che ci si veda? No. Fatti un giro a sentire che aria tira, e avverti Andrea. Faccio un giro anchio a sentire qualche conoscenza nel giro dei tossici. Ci vediamo domani da Sauro. Sandro Valle compone un numero di cellulare. Risponde la segreteria telefonica. Sandro lascia una sola parola: novit. Il cellulare sempre acceso, collegato a un ricaricatore. Rocca Messapica (Taranto), ore 18.40. La strada statale poco trafficata. Tore e il suo amico Tot sforzano, con i loro centottanta chili in due, le sospensioni di Vespa e sidecar, noi li seguiamo sulla Due cavalli. Andrea ci riassume quello che hanno scoperto. Tutto qui, conclude, e non molto. Come, tutto qui?, dice Lara. Tutto qui, Lara. Non sappiamo niente, se non quale canale di comunicazione usano. Non abbiamo in mano nulla per anticipare le loro mosse. S che abbiamo qualcosa in mano. Abbiamo il belga! Guardo Lara stupito: pessima idea, la distrazione mi costa un sobbalzo su una buca. Il belga: lo abbiamo visto. Ecco perch il suo francese era cos pulito! C uno straniero che si spaccia per un marinaio marsigliese, accompagnato da un italiano che dice di essere marinaio anche lui. E non affatto marsigliese. E secondo me un belga, ti dico di pi, secondo me un fiammingo, il francese la sua seconda lingua. E va a mangiare in quel posto a San Vito dove siamo stati ieri. Non molto, ma pur sempre un altro passo avanti. Il paesino gradevole. Macchina e Vespa le abbiamo lasciate allingresso, tanto in cinque minuti siamo nel centro. Tot ci fa da guida: sa lui dove trovare il vino buono. Intanto ci prendiamo un assaggio in unosteria: Primitivo e negramaro locali, un confronto alla pari. Tot parla di queste uve, della lenta scoperta dellindustria vinicola in una zona che sino a pochi anni fa produceva uve da vendere allingrosso per rafforzare i vinelli lombardi e piemontesi, e che adesso comincia a valorizzare questoro rosso che scorre nelle vene della Puglia. Nel Salento sono pi avanti, dietro il traino dei loro rosati c una schiera di uve pregiate imbottigliate ed etichettate con cura. Qui invece le uve sono pi robuste, pi calde, e si comincia a bere non solo di sostanza, ma anche di qualit. un problema di mentalit, sospira Tot: per fare un buon vino ci vuole pazienza, capacit di aspettare qualche anno, un piccolo capitale da investire nella terra e nel vitigno. Nel Salento questa mentalit c, lo vedi anche dalla valorizzazione del turismo, qui da noi fa ancora fatica. Ma viene fuori, conclude Tot, viene fuori... Intanto, tra una chiacchiera e un bicchiere, siamo entrati in unenoteca che per Lara una piccola miniera: e infatti in men che non si dica sequestra il gestore, lo tempesta di domande precise e competenti, e alla fine si fa comporre un cartone da sei con le bottiglie selezionate dalla fittissima discussione. La settima bottiglia, un negramaro con inserti di cabernet, la riceve in regalo, con i complimenti della ditta. Pi avanti, un negozio di cioccolata locale, dalla qualit insospettata. Carichi di pacchetti come i re magi, dobbiamo sembrare proprio dei turisti agli indigeni che ogni tanto si voltano a guardarci. Pi che altro, a guardare la mini di Lara che gareggia col top per la quantit di pelle che riesce a coprire. Ci fermiamo nella piazza, a goderci laria del tardo pomeriggio. Andrea e i due tarantini continuano a parlottare del pi e del meno, sempre in movimento, saettanto occhiate discrete qua e l: evidente che non per il vino che siamo qui. Lara scarta un cioccolatino e me lo offre. I cani
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randagi scorrazzano liberamente, spelacchiati e smagriti, nellindifferenza degli astanti che soggiornano nella piazza. Poi, alla fine, capisco. Arrivano in quattro, su due grosse moto giapponesi. Capelli rasati, muscoli sotto le magliette, occhiali a specchio. Si dispongono a quadrato, con discrezione: ma evidente che studiano il posto. Uno di loro estrae un cellulare e batte sui tasti. Dopo un paio di minuti arriva, seduto dietro la grossa moto guidata da una specie di gorilla dallaria inequivocabile. Ha uno spolverino chiaro, il foulard al collo, i capelli bianchi scompigliati dal vento. Una foto depoca che mi si materializza davanti. Quando scende dalla moto comincia a stringere mani, abbraccia un paio di ragazzi. Attorno a lui c un capannello, saranno una decina. Rispettosamente a distanza: il capo lui, e vuole che si veda. Non sorride: non sorride nessuno. Tore e Tot si sono voltati. Senza parere, dnno le spalle alla congrega. Andrea sussurra una sola parola: tombola. per lui che siamo qui? chiedo sottovoce. Andrea annuisce, guardando in apparenza oltre il capannello. per lui, sussurra: per guardarlo in faccia. Anche Lara ha capito che c qualcosa: chi quel tipo con i capelli bianchi?, chiede piano. Non guardarlo in faccia, dice Andrea: meglio se andiamo. Tore fa segno di s: ci voltiamo e andiamo via. Cosa dici, Tore? chiede Andrea non appena siamo fuori della piazza. Sta accavallato. Stanno tutti accavallati. Tu, Lara? Io cosa? Io sono lunica che non sa chi quel tale! Appunto: quindi il tuo giudizio non influenzato. Che impressione ti ha fatto? Non mi piace. teso, concentrato. Controlla tutto e tutti. Come dice Tore: accavallato? Vuol dire nervoso? S, direi proprio di s. Ferodo guarda Andrea: sono loro? S, dice Andrea: secondo me s. Il gruppo locale. Hanno qualcosa in ballo, lo si vede. Chi questo misterioso uomo dai capelli bianchi? chiede Lara quando ripartiamo. Alfredo Franchi. Luomo che gett la prima bomba, il responsabile della perdita dellinnocenza di unintera generazione. Lorganizzatore della prima strage. Non sapevo che vivesse qui, aggiungo. Tu lo sapevi, Andrea? S. Ecco perch volevo guardarlo in faccia. Lara non fa pi domande: sta collegando quello che ha visto con quello che ha letto a casa mia. Le indagini, i processi, le assoluzioni. Trentanni di storia italiana in una faccia. Quella marmaglia attorno a lui non era nata, allepoca: ora circonda il maestro con la venerazione degli adepti. Lui insegna loro la dottrina dei cicli cosmici, loro si incaricheranno di realizzarli: i cicli storici, la disintegrazione del sistema, la rivoluzione nazionale. I pi alti destini cui sono chiamati gli allevatori di anime. Tore rallenta, mette la freccia, ci fa segno di sorpassarlo. Tot si voltato indietro, dallo specchietto retrovisore vedo che fa segno di no. Tore agita la mano per segnalarci di andare avanti. Dallo specchietto vedo che fa inversione, torna indietro di poco, poi rif inversione e ci raggiunge. Ci sorpassa. Riprende a fare strada. Tot guarda fisso nello specchietto. La trattoria una casa di campagna. Tore e Tot si sono fatti di nuovo sorpassare, lasciano che entriamo noi per primi nello spiazzo antistante e ci raggiungono dopo un paio di minuti. Parcheggiamo sullaia e bussiamo: zi Mimina ci viene ad aprire, con le mani dentro il grembiule. Attraversiamo la cucina passando accanto a due grandi spianatoie piene di orecchiette. I tavoli sono nel cortile, rinfrescato da un pergolato. Tore prende sottobraccio la signora e le dice qualcosa, indicando Lara. Zi Mimina annuisce. Perch quella svolta, Tot? Mi sembrava di aver visto un fanale a distanza dietro di noi. Eh? Forse mi sono sbagliato. Forse ci stava, ma ha svoltato ed andato da unaltra parte.
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Zi Mimina non viene a chiederci le ordinazioni: ha gi sistemato tutto Tore. In attesa delle orecchiette, arrivano gli antipasti: salume piccante e formaggio locale, czze a puppitgne, ovetti di mozzarella, scamorzine scaldate nel coccio, insalatina di polipo, lambasciune. Il pane ha la crosta nera e una consistenza particolarissima. Zi Mimina avverte che tra due minuti le orecchiette sono pronte e mette in tavola la rcotta asqunde: una ricotta fatta fermentare, dal sapore fortissimo, buona da aggiungere alle minestre o ai sughi. Tore se ne spalma una coltellata sulla fetta di pane. Quando la miseria era di casa, asquare la ricotta era uno stratagemma per non gettare via gli avanzi del formaggio pi economico, spiega Tot: la ricotta avanzata veniva rimescolata, la si faceva fermentare, e cos era ancora buona per i giorni a venire. Poi, riprendendo Ferodo, gli spiega pazientemente che no, le orecchiette non sono le strascinate, la strascinata barese si trascina sulla spianatoia col pollice, lorecchietta invece viene rivoltata come un cappello. Lupa in fabula, arriva Zi Mimina con una fumante zuppiera e una fondina in equilibrio. Nella zuppiera, orecchiette al rag dagnello e involtini, per cinque. Nella fondina, orecchiette al sugo fresco fatto coi pomodorini per Lara. Lara misura la quantit e chiede: ma quante porzioni sono? Zi Mimina scuote la testa: na vta, spiega, le porzioni erano due etti e mezzo per i maschi e due per le femmine; adesso a malapena un maschio ne mangia due etti, e la femmina gi si lamenta per un etto e mezzo. Capita lantifona, Lara imita Tore e spezzetta il basilico fresco sulle orecchiette, poi aggiunge una punta di asqunda. Lo stesso fa Tore nella zuppiera, e col grande cucchiaio di coccio riempie i piatti: per fortuna i piatti sono tarati per le tradizionali porzioni di Zi Mimina, e il gallo dipinto a mano sul fondo della ceramica di Grottaglie cede rapidamente il posto alla piramide di orecchiette. Il cortile comincia ad affollarsi. Una famiglia accanto a noi, un paio di coppie alle nostre spalle. Lultimo tavolo libero viene occupato da quattro ragazzi. Lara nota qualcosa, parla allorecchio di Tore, Tore guarda Tot, Tot perplesso. Cosa c?, chiedo. C che uno di quelli io sono sicura di averlo visto a Rocca Messapica, nella piazza. Quello grosso, col tatuaggio del bracciale sullavambraccio. Due di loro sembra che ci guardino, ma da dove sono gli occhi devono pur puntarli da qualche parte. Pi che altro sembra che guardino verso Tore. Lara gli dice qualcosaltro, si alza, si guarda intorno, chiede alla Zi Mimina dov il bagno e si avvia sculettando. Il ragazzo della coppia a destra si volta a guardarla e si prende una sberla dalla sua ragazza. Laltro se la cava con unocchiataccia. I quattro del tavolo opposto al nostro si comportano con educazione: anche troppo. Non si distraggono: lasciano che Lara attraversi il campo visuale, e continuano a guardare in avanti. Verso di noi. Tore si alza: mi chiede le chiavi della macchina. Esce. Ritorna presto. Ha in mano il catenone della Vespa e il cric della Due cavalli. Passa la catena a Tot, che con disinvoltura se la appende al collo. Appoggia il cric sul bordo del tavolo. Sorride verso i nostri osservatori, mentre Lara ritorna a sedere. Li saluta sventolando il cric. I due che lo guardavano rispondono al saluto. Finiscono di bere, si alzano e vanno via: senza parlare. Taranto, citt vecchia, ore 23.30. Andrea Vannini apre il cellulare e compone il codice per ascoltare la segreteria del telefonino lasciato a Bologna. C un solo messaggio: Sandro Valle. Una sola parola: novit. Compone il numero di Sandro. Il display dellagente Valle dice: numero non inviato. Sandro chiude la porta della cucina e risponde. Sei tu? S. Hanno trovato il Lercio. Morto. Come? Una pera nel braccio. Diego sta cercando di saperne qualcosa, lo vedo domani. Altro? Continuo a frequentare il Prezioso. Non si scopre nessuno, finora, ma sembra che si fidino di me. Il giocattolo funziona bene, ma per il momento niente di utile. Tu? Ne parliamo quando torno.
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Daccordo. Presto? Forse. Dipende. Ti chiamo domani. Sandro Valle richiude il telefonino. Ne parliamo quando torno, ripete. Si versa un dito di calvados su due cubetti di ghiaccio e torna a letto. Coshai l? chiede Chiara abbracciandolo. Calvados. Vuoi? Bevi troppo, Sandro. Ti fa male bere tanto. Hai ragione, dice Sandro buttando gi il calv, mi fa male.
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9. Nessun dorma
15 settembre, localit non determinabili, ore 3.40. Dita veloci sulla tastiera: il rapporto viene battuto in pochi minuti.
Autore dellanalisi: Lambda Situazione: segnalato livello di pericolosit in nuovo aumento. Fonte dellanalisi: informazione affidabile. Diagnosi della situazione: forte probabilit che il gruppo di disturbo si sia ricongiunto in nuova localit. Ipotesi sulla nuova localit: prossima alla base di massima sicurezza. Fonte dellipotesi: deduzione logica. Analisi dellobiettivo primario: situazione tranquilla. Si suggerisce: spostare i pesi sullobiettivo primario come da ipotesi iniziale. Allestimento di base prossima a obiettivo primario: possibile in tempi rapidi. Materiale umano richiesto: necessario coordinare tutti i fili. Si suggerisce: allertare Zeta. Metodologia suggerita: consultare Zeta.
Il rapporto viene inviato a un server protetto. Rimbalza su un Internet Point in funzione alle quattro di notte. Dal primo Internet Point viene inviato a un secondo Internet Point. Allinterno del secondo Internet Point: luomo noto come Beta. Prima osservazione delluomo noto come Beta: la freddezza di Lambda sta diventando la chiave della rete locale. Seconda osservazione delluomo noto come Beta: Alfa non si sta dimostrando allaltezza del compito. Consultare Zeta. Conclusione: necessario mobilitare tutta la vecchia guardia. Nessuno escluso. A due settimane dal momento topico necessaria la massima franchezza: il momento di unire sul rovescio del tappeto tutti i fili dellordito. Invio: da telefono cellulare clonato con scheda estera a telefono cellulare clonato con scheda estera. Allaltro capo: Zeta. La telefonata non richiede molte spiegazioni: Zeta concorda con Beta. Luomo grassottello compone un numero telefonico. Invio: da telefono cellulare clonato con scheda estera a telefono cellulare clonato con scheda sudamericana.
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Allaltro capo: Yves. Invio: da telefono cellulare clonato con scheda sudamericana a telefono cellulare clonato. Allaltro capo: Ti. Taranto, citt vecchia, ore 4.30. Andrea Vannini esamina gli appunti. Uno schema. Allinterno delle caselle tracciate a penna, dei nomi. Alcuni punti interrogativi, qualche alternativa: nel complesso la struttura dotata di senso. Provvedimenti da prendere: 1. avvertire il Togliatti; 2. verificare lipotesi belga; 3. valutare leventualit di una partenza immediata; 4. valutare leventualit di dividere le forze. Nel silenzio della notte: una moto passa nella strada sottostante. Un suono familiare: Andrea lo ha gi sentito mezzora prima. Andrea fissa ancora gli appunti: Andrea ragiona con la penna in mano. I fogli sono pieni di appunti: i fogli. Gli appunti. Andrea stringe il pugno senza avvertire il crac della matita spezzata. I fogli. Gli appunti. Tore si alza dalla branda. Senza dire nulla gli si siede accanto. Lo fissa con i suoi grandi occhi azzurri. Andrea lo guarda: pallido. Capo San Vito (Taranto), ore 4.50. Luomo dai capelli bianchi scende dallautomobile rinchiuso nello spolverino chiaro. Non accompagnato: unimprudenza resa necessaria dalla nuova situazione. Ad attenderlo: luomo col pizzetto, in piedi accanto alla sua automobile, le mani nelle tasche del giubbotto da marinaio. Parlano fitto. Parlano a lungo. Si guardano negli occhi: decidono di fidarsi luno dellaltro. Si stringono la mano. Rientrano nelle automobili e ripartono.
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Taranto, citt vecchia, ore 15.30. Viaggio a vuoto: da Ci t muerte il belga dellaltro giorno non c. I tubetti con le cozze s, per. Andrea una tomba, neanche provarci a cavargli una parola di bocca: ne parliamo a casa. Telefona a Sandro, si fa aggiornare: confermata loverdose, secondo Diego non c roba strana in giro, e il Lercio era piuttosto abitudinario nelle sue forniture. Si fidava del giro del rione. Nessuna reazione di Andrea: si limita a riferirmi. Notizia particolare: Petrone e Clerico hanno preso due giorni di permesso. Leggero movimento dei muscoli facciali di Andrea. Torniamo in citt. Sotto casa di Tore c Tot, con un paio di amici. Facce da contrabbando, ma rassicuranti: la casa di Tore sotto sorveglianza. Su per le scale c uno strano odore, qualcosa di spiazzante: un odore che sa di Bologna, non di acqua marina. Brodo di carni miste. Apro la porta e sento Lara dire allegra: bravo, Tore, proprio cos, vai con quei mignoli! La scena che ci si apparecchia davanti ha dellincredibile. Sul tavolaccio in cucina c una spianatoia piena per met di quadretti di pasta fresca. Al centro un capiente piatto coperto da uno strofinaccio. Sotto lo strofinaccio, il ripieno fresco. Sullaltra met della tavola: tortellini. Lara allopera una rivelazione: il punto di fusione tra postpunk e tradizione felsinea nelle veloci mani che pescano il ripieno dal piatto, chiudono a triangolo il quadratino di pasta e con un veloce colpo di mignoli concludono il tortellino. evidente che Lara si schiera con la scuola del ripieno fresco, contro il partito del ripieno cotto. E va bene: ma la visione del vecchio figlio di pescatori che con le sue enormi braccia segue le istruzioni di Lara e chiude un tortellino dietro laltro, certo non alla velocit di Lara, be, una delle cose pi strampalate che potessi immaginare. Probabilmente il tortellino della nonna lunica eccezione che Lara fa al suo rigoroso rifiuto delle carni rosse: e comunque le pentole di brodo sono due, una grande di manzo e una piccola di ossi e gallina. Oh, eccovi: venite a dare una mano anche voi? fa Lara sempre pi allegra. Allora, cosa c? Non avevo mica voglia di fare lospite senza ricambiare! Poi guardate com bravo Tore, sembra non abbia fatto altro in vita sua! La catena di montaggio si completa, anche se i tortellini miei e di Andrea sembrano firmati: tortellini Quasimodo, pi o meno. Dopo mezzora arriva su anche Ferodo, accompagnato da Tot che esclama: ma allora vero che i tortellini sono di sinistra! Fottiti, stronzetto! ribatte Lara. Queste scemenze le lasci dire a Vissani e ai suoi amici politici. I tortellini non sono n di destra n di sinistra: i tortellini sono in brodo o alla panna. Piuttosto: schiuma m quel brodo! Nel pomeriggio inoltrato ci addentriamo nella Trde vcchie, per riordinare le idee. Andrea sicuro: ci siamo fatti notare, ieri sera. Tore daccordo, ma non crede che possano essersi spinti a girare per la citt vecchia con le moto nel corso della notte: si saranno insospettiti e ci avranno seguiti per controllare, ipotizza Ferodo. Questo conferma che sono nervosi. Andrea pi pessimista: in qualche modo devono aver capito. Secondo lui non casuale che il belga non fosse a pranzo. E a Bologna qualcosa si sta muovendo: la morte del Lercio lo dimostra. Ferodo ha controllato la chat line: niente comunicazioni negli ultimi due giorni. Torniamo verso casa facendo un giro largo. Alla discesa del Vasto il contrabbandiere fa segno a Tot di avvicinarsi e gli dice che il coprifuoco su
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Gandoli finito, stanotte verr svuotata una villetta nel mirino da giorni. Quindi?, chiede Ferodo. Quindi a Gandoli non c pi niente da nascondere, conferma Tot. E a questo punto neanche a San Vito. Autostrada A14. Tra Rimini e Cattolica, stazione di servizio, ore 20. La station wagon decelera, segnala con la freccia la svolta a destra e si immette nella stazione di servizio. Lautista parcheggia sul retro del punto di ristoro. Resta in attesa. Al suo fianco, luomo col pizzetto invia un Sms. La seconda macchina ha seguito le mosse della station e parcheggia poco distante. Il conducente scende dalla vettura ed entra nel bar, senza guardarsi intorno. Dieci minuti dopo unautomobile entra nella stazione di servizio. Parcheggia davanti al bar. I due occupanti hanno occhiali da sole, scarpe pesanti, telefoni cellulari con scheda estera: Ivano Clerico e Aldo Petrone si dirigono sul retro. Breve scambio di credenziali con luomo col pizzetto: lagente Clerico siede al posto di guida. Il conducente della station si allontana con lautista della seconda vettura: entrano in macchina, mettono in moto e scompaiono sullA14. Dieci minuti dopo la station si mette in moto, seguita dalla vettura guidata dallagente Petrone. Lagente Petrone sorpassa la station wagon e le fa da guida. Le due macchine escono dallautostrada e si inoltrano verso i lidi. Luomo col pizzetto invia un nuovo Sms: tt ok. Taranto, citt vecchia, ore 21. Tra la minestra bolognese e il negramaro di Puglia, uno scirocco appiccicoso sinsinua dalle finestre aperte, portando un odore di mare che contrasta con gli umori padani del brodo. Anche laria tra noi mista: la festa della cena e la tristezza dei prossimi saluti, la chiacchiera allegra di Lara e il persistente silenzio di Andrea. Di tanto in tanto, Tot getta un occhio gi dalla finestra, scambiando cenni dintesa con gli amici che soggiornano da basso, seduti sul bordo delle barche o a cavalcioni sulle sedie davanti alla pescheria, discreti e attenti. Ferodo ci avverte dellavvenuto cambio della targa della Saab, e di alcuni enigmatici nuovi giocattoli che si fatto costruire dai suoi amici hacker: sembrano pastiglie di liquirizia, allinterno della scatolina. Qualunque cosa siano, ha intenzione di usarli non appena tornati a Bologna. Allora partiamo domattina? chiede Lara. S, e la parte finale del viaggio la facciamo sulle strade statali. Be, allora stasera non abbiamo niente da fare, no? Ferodo la guarda. Sorride: di m, sorellina, stai pensando quello che penso io? Certo che s. Giusto, dice Ferodo: tanto vale godersela fino in fondo. Cosa state architettando, voi due?, chiedo. Bagno di notte al chiaro di luna, tesoro: che ne dici? Non ho detto niente, tanto non serviva. Poi avevano ragione: lultima sera, piuttosto che macerarsi nei saluti agli amici, tanto vale gettarsi in acqua e godersi lultimo bagno. Con la Due cavalli e il Vespone di Tore, discretamente scortati da un paio di facce da paranza che ci seguono in moto, troviamo una spiaggetta solitaria. Il mare quasi tiepido e le birre sono ghiacciate: tutto come giusto che sia. A guardarci, dal bordo del muretto, dobbiamo sembrare il solito gruppo di chiassosi turisti in vacanza. Nessuna traccia, qui e ora, del massacro del Cioccolata, dellesecuzione del vecchio repubblichino. Niente contadini lombardi saltati in aria durante la fila per depositare lincasso del mercato, niente ghigni di ghiaccio ad aspettare il comunicato del capo del governo. Allorizzonte non ci sono navi che sfidano loscurit della notte col loro cuore di tenebra: solo qualche boa di segnalazione, un paio di sub devono essere in immersione, alla ricerca di qualche pesce di pregio da rivendere domattina ai ristoranti del litorale. Tore solleva enormi ondate scagliando la sua mole nellacqua notturna, Tot assiste Ferodo nella preparazione di un cylum daddio, Lara lancia bottigliette di birra al volo. Tutto come devessere. Cosa pensi?, chiedo ad Andrea. Penso che dovrebbe esserci anche Cristiano, dice E tu? Penso che settembre, rispondo: che tra quattro giorni lanniversario della morte di Barbara, e che per la prima volta da quel giorno sono felice di settembre.
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No, cosa sono adesso non lo so sono solo, solo il suono del mio passo. E intanto il sole tra la nebbia filtra gi il giorno come sempre sar... Lidi ravennati, ore 21.30. La station wagon allinterno del garage. Nel giardino della villetta balneare quattro uomini sorvegliano il vialetto dingresso e la stradina che passa sul retro. Altri due procedono con calma a spostare i contenitori dal doppio fondo della station allo scaffale ricavato da un vano del muro interno del garage. Terminato il trasbordo, il vano viene nascosto da un armadio che ne occlude la vista. Nel vano ci sono nove contenitori: il decimo rimane nel sottofondo della station. La basculante del garage viene alzata. Lagente Petrone siede al posto di guida. Mette in moto. Fa manovra per uscire dal garage. Lagente Clerico entra e siede sul sedile accanto. Accensione dei fari: la station wagon riparte. 16 settembre, Baricella, trattoria Venturoli, ore 22.30. Giusto il tempo di scendere dalla Saab di Ferodo e siamo saltati nellauto di Andrea, senza neanche scaricare i bagagli. Ferodo accompagna Lara e si libera della macchina rubata, Andrea e io andiamo a rapporto dal vecchio comandante di brigata, gi nella bassa che comincia gi a sapere di nebbia. Adesso che so cos stato il Togliatti per quasi mezzo secolo, mi sembra di averlo saputo da sempre: cosaltro avrebbe potuto fare il Togliatti, se non montare la guardia a difesa delle sue verit? A parte lo spuntino Dop in autostrada, il viaggio di ritorno stato veloce e senza pause, quindi lappetito di certo non manca. Queste rane contribuiscono a rendere meno brusco il cambio di sapori, col loro intingolo e la loro croccantezza. Il Togliatti ascolta con attenzione, valuta le ipotesi, poi senza alzare la testa chiede se quello che entrato lo conosciamo, perch ha guardato verso di noi. Ha occhi anche sulla nuca, il Togliatti: una parte della sua anima ancora di guardia sui monti. Comunque s, lo conosciamo: Diego DallOlmo. E dunque: ricominciamo a ragionare. Ragionare un bel niente: da qualunque parte la si rigiri, c qualcosa che impedisce di includere tutti i particolari dentro una regola generale. Tanto vale ricorrere allanalogia, allora. E lanalogia funziona, ma non fa che aumentare laria tetra che sembra sovrastare questa storia. Sta per succedere qualcosa di grosso, il Togliatti non ha dubbi: qualcosa come una banca o una stazione. Una banca o una stazione? Perch non la stessa cosa: piazza Fontana lo abbiamo sempre saputo perch, e a cosa doveva servire e chi, la stazione di Bologna no. Qualcosa come una stazione, allora: qualcosa di cui non sappiamo n la causa, n lo scopo. Lo scopo non necessario, dice Diego sorprendendoci. Lo scopo pu essere creato dopo leffetto. Un evento pu avere diversi fini, finch resta unipotesi non ancora realizzata: il suo scopo emerge via via che si passa dallipotesi alla realizzazione. Ma chi mette in atto un evento pu non selezionare gli scopi prima, e decidere quale utilit trarne dopo, una volta osservato lo svolgersi dei fatti. Per il Togliatti troppo complicato: non che non ci arrivi, ma quello che dice Diego toglie sostanza ai suoi nemici, li fa degradare a spettri impalpabili. Il Togliatti ha bisogno di nemici in carne e ossa: mica pu mettersi a fare della metafisica a ottantanni. No, commenta Andrea una volta usciti dalla trattoria e salutato il Togliatti: lui non pu. Noi s, per. Perch lui no e noi s? chiedo. Perch lui il realismo lo ha avuto a ventanni, e su quello ha costruito il suo mondo. Noi a ventanni abbiamo cominciato a combattere contro gli spettri e i mulini a vento: tutta la vita che facciamo della metafisica.
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Quali mulini a vento, Andrea? Erano assassini in carne e ossa, erano bombe piene di tritolo americano, che smembravano i corpi e distribuivano le membra sullasfalto. Non realismo questo? Ti sembrano mulini a vento? I mulini a vento sono reali tanto quanto i giganti. come per don Chisciotte, ma al contrario: noi vediamo mulini a vento l dove ci sono giganti feroci. E non riusciamo a vedere questi dietro quelli. E qual la differenza tra noi e don Chisciotte, allora? Per me nessuna. Coshai contro don Chisciotte, amico mio? Mi riaccompagna a casa Diego. Non a casa mia: da Lara. meglio stare l stanotte, ha detto Ferodo dopo essersi fatto dare le mie chiavi di casa. Andrea rientra da solo. Arriva sotto casa, prosegue, fa il giro dellisolato controllando le strade deserte. Poi parcheggia al solito posto, scende ed entra. Avverte Ferodo con un Sms. Dieci minuti dopo Ferodo arriva. Nella traversa di fronte, il motociclista, a met della strada, osserva. Ha tuta e casco neri, come la moto: al buio non lo si vede. Dalla sua posizione non pu essere visto, n dovrebbe poter vedere il portone. Ma osserva attraverso un binocolo a infrarossi. 17 settembre, Bologna, quartiere Colli, ore 10.30. La governante di villa Righi Aldrovanti esce con le chiavi dellauto di servizio in mano: ora di fare la spesa. In casa rimane una sola persona, probabilmente per le pulizie: Righi Aldrovanti uscito di buonora: non tanto presto da non essere visto da Ferodo. Lautista non rientrato. Una sola persona in casa: adesso o mai pi. Ferodo forza la serratura con le nuove chiavi passepartout che gli ha dato Andrea: decisamente migliori delle mie, pensa mentre attutisce lo scrocco della serratura con la carta plastificata. Muoversi in silenzio, adesso: monitorare senza farsi sentire. Per fortuna la cameriera ha gli zoccoli ai piedi e sta sbrigando le faccende al piano di sopra: ritmato dallo zoccolare in avanti e indietro della donna, Ferodo esplora la sala. Un computer, una bottiglia in cristallo sul tavolino depoca, una libreria di pregio. Decisione rapida: una cimice sotto il cassetto del tavolino, una dietro il tower sotto il tavolo del computer. Una terza dietro i libri? No, vai a sapere se poi prende proprio quel libro. Due bastano, questa stanza dovrebbe essere quella buona. Ferodo esce, con le orecchie tese al cioc cioc cioc del piano di sopra: una fortuna, il pavimento in cotto senza moquette. A centocinquanta metri dalla villa c la cabina del telefono. Ferodo la guarda con interesse: metti mai che Dopotutto avanzata una cimice. Soluzione classica: sotto il coperchio del ricevitore. Recuperata la moto, Ferodo ridiscende verso la citt incrociando linconsapevole governante. Breve calcolo mentale delle liquirizie distribuite tra la notte e la mattina: cinque in tre case. Ne rimangono altre quattro, buone alloccorrenza. Al semaforo rosso Ferodo sbadiglia: ora di riposarsi per davvero. Toscana, localit imprecisata, ore 17. La villa sempre l: dietro il convento, in fondo al bel sentiero ghiaioso. Anche il giardino non cambiato: esagerato e pacchiano, con le fontane e le statue a forma di animali feroci, una versione kitsch dellOverlook Hotel. In effetti Overlook sarebbe pi appropriato di questo nome da battona, per la villa. Il cameriere in livrea apre, e senza pronunciare parola introduce linviato di nome Michael allinterno di una specie di volgare imitazione del Vittoriano, tra velluti blu e rasi color rosa, basse controsoffittature in legno e fodere in seta, pupi siciliani, madonne italiane, icone russe e statue dogni genere, divani e tavoli. Il tutto nella penombra creata dagli scuri semichiusi, sino allanticamera che immette, oltre la pesante porta in legno, nello studio. Sul tavolino accanto al divano a sette posti, un incredibile animale in porcellana sorregge un telefono rosso e limmancabile vassoio fornito di caramelle al limone. Lanziano padrone di casa ha la mania delle caramelle al limone. Prende una caramella per la gola, caro Michael? No, la ringrazio: ho appena mandato ai Caraibi il mio dentista con lultima rata dei miei denti. Nel suo classico principe di Galles con cravatta in seta e catena doro, invita il vecchio collaboratore a sedersi. Mi dicono che il suo soggiorno italiano si rivelato interessante, caro Michael.
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Interessante, e per certi versi sorprendente. Ho conosciuto alcuni singolari individui, la cui autonomia di manovra mi sorprende tanto quanto il suo apparente ritiro nei suoi alloggi di campagna. Non un vero ritiro, caro Michael: due o tre volte alla settimana mi pu trovare altrove, nella capitale persino, a sbrigare gli appuntamenti che tuttora non riesco a rifiutare. Cosa vuole che le dica, il mio telefono non ha mai smesso di suonare, e io sono troppo cortese per rifiutare un incontro o un favore, negli ovvi limiti delle mie possibilit. Io per ho di lei memoria di ben pi intense attivit. Cosa devo dirle, caro Michael? Viene il momento in cui noi anziani abbiamo il dovere di ritirarci e lasciare spazio ai nostri allievi, come un padre che lasci la direzione dellazienda ai figli: devono pur dimostrare a se stessi, prima ancora che ai padri, di saper camminare con le proprie gambe. Ci non toglie che alloccorrenza i padri possano riprendere la guida dellazienda, se i figli dovessero mancare al compito. Ma naturalmente: cosa non farebbe un buon padre di famiglia per il bene comune, caro Michael. Mi pare di capire che uno dei suoi allievi sia in particolare stato di osservazione, in questo momento. So a chi si riferisce, caro Michael. E credo sia per questo che, se mi hanno riferito il giusto, lei ha deciso di posticipare il suo ritorno. Infatti. Per il gusto di vedere come va a finire. Per vedere se lallievo pu essere pari al maestro, forse. Forse. un giovane, paragonato a noi, di grande ingegno, che ha capito una cosa importante: che manovrare sempre preferibile a essere manovrati. Linviato di nome Michael accetta volentieri il Martini cocktail preparato dal silenzioso cameriere. Curioso, pensare che il maestro si sia trovato un allievo. Curioso pensarlo in disparte, nel ruolo dellosservatore. Curioso soprattutto pensare che losservatore sia esterno al sistema. A meno che non abbia ragione quel suo amico professore di Fisica, quello che sostiene che nessun osservatore fuori del sistema: che non possibile alcuna azione che non perturbi il sistema. Bologna, bar Pierino, ore 23. Ehi, ehi, ehi, Gustavo, cos questaria da carbonari che avete tu e gli altri? Cosa state complottando con pierino in mano? Ah, ma c anche Lara, la ragazza del dottor Zivago: ma allora? Me la di tu una monetina per pagarmi da bere, bella ragazza? Ha proprio ragione, Raffaele: abbiamo tutti unaria da complotto, nonostante la distribuzione di pierini cui si dedicato Diego. Soprattutto Andrea e Sandro: quasi mezzora che parlano fitto, sul marciapiede di fronte. Sandro arrivato con un fascio di fogli stampati, che di tanto in tanto sfoglia per sottolineare le sue parole. Poi la faccia gli si fatta pi scura, i fogli sono ritornati nella borsa, la conversazione si infittita. Finalmente gliela dnno su e vengono ad abbeverarsi, mentre Lara paga il secondo giro e il chinotto di Raffaele. il turno di Ferodo, adesso: quante cimici abbiamo, dove sono, come distribuircele. Abbiamo sotto ascolto le case di due poliziotti pi il bar frequentato da un giro poco raccomandabile di sbirri destrorsi, pi la casa di un rispettabile uomo daffari. Senza contare laccesso alla loro chat line. Se sta per succedere qualcosa, la teoria di Andrea, le loro comunicazioni devono infittirsi: una volta gettata la nostra rete, i pesciolini devono abboccare. Se non tutti, almeno uno. Gi i pierini, dice Ferodo, perch adesso arrivano le cattive notizie. Il resoconto della bonifica delle case che Ferodo ha fatto nottetempo. ufficiale, i parassiti 1 e 2 siamo Andrea e io: perch sia le nostre case che i nostri telefonini sono infestati. Ferodo ha individuato le microtrasmittenti, ci spiega dove sono e come evitarle. Non le ha rimosse: ha solo tarato in basso il raggio dascolto. Quanto ai telefonini: continuare a usare quelli schermati che ci ha fornito lui. Quindi le stazioni dascolto diventano le case di Lara e di Sandro. Andrea, per il momento, non rimette piede in questura, e va a stare da Diego. Be, allora il mio moretto agli arresti domiciliari a casa mia, commenta Lara cercando di essere spiritosa. Senza riuscirci: perch anche a lei tutto questo comincia a far paura.
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No, Lara: non possiamo tirarci indietro. Ne abbiamo gi discusso prima di partire per Taranto, no? Andare via dove, poi? Non lo so. In Spagna. In Messico, magari. Ti porto a vedere Puerto Escondido. Andiamo via, aspettiamo che sia tutto finito. Come la tua amica Vera? Come Vera, certo. Andiamo via. Se gli altri non ci stanno, andiamo via tu e io. Non siamo in un fumetto, amore: mi ci vedi a salvare il mondo? E tu, ti ci vedi? Non siamo mica Devil e Elektra, siamo solo due persone comuni. E comunque anche gli eroi dei fumetti muoiono. Non possiamo, Lara. Non posso lasciare Andrea da solo, non posso essere da unaltra parte. Non so come spiegartelo, ma cos. Per me cos. E allora prova a spiegarmelo, almeno! qualcosa che ha a che fare col Togliatti. Con la sua sicurezza. Lui ha sempre saputo da che parte stare. Anche Andrea, credo. Io lho saputo, una volta. Poi non lho saputo pi, per tanto tempo. E adesso lo so di nuovo, da che parte stare. Se vado via adesso tanto importante per te avere una parte da cui stare? Pi importante della vita stessa? Non lo so se pi importante della vita. Non voglio morire, e non voglio perderti, Lara: questo lo so. E so anche che devo stare dalla parte giusta. Perch per te c sempre una parte giusta, vero? No: non sempre. Adesso s, per. Adesso c. 18 settembre, localit non determinabili, ore 7. Chat line riservata Connessione n. 1: da Internet Point. Connessione n. 2: da computer a Internet Point attraverso server protetto. Connessione n. 3: da Internet Point. betaChi connesso? lambdaLambda. zetaZeta. Perch usiamo questo canale riservato? betaPerch una riunione ristretta. urgente una fase operativa emergenziale. Propongo di affidarla a Lambda, senza ulteriori passaggi gerarchici. zetaHai esautorato Alfa? betaNo. Ho solo saltato un passaggio. Condivido la vostra analisi e la vostra metodologia. Ritengo che Lambda sia in grado di rispondere alle aspettative. Ti chiedo di lasciare in sospeso ulteriori comunicazioni, Zeta. zetaLambda? lambdaAffermativo. Ritengo di poter eseguire. Esprimo perplessit rispetto al fall out. betaRitengo che Zeta sia in grado di gestire gli eventi sulla base della sua pregressa esperienza. zetaCosa intendi per lasciare in sospeso ulteriori comunicazioni? betaSai bene cosa intendo. Ti chiedo di sospendere ulteriori comunicazioni per non pi di ventiquattro ore. lambdaConcordo. Zeta? zetaAffermativo. Ventiquattro ore. Presso Bologna, localit non determinabile, ore 14. Un tocco dautore: quattro rotelline girevoli fissate alla base della scatola metallica. Tecnica Mossad, usata in Libano. Lo stridio del trapano: la punta da due millimetri penetra nella base della scatola: quattro fori per ogni rotella. Lo stridio dellavvitatore portatile: le viti autofilettanti entrano nei fori e bloccano le rotelle alla base. Una scatolina a rotelle, un giocattolino stile Ikea grande quanto una scatola di caramelle. Una scatola di caramelle in metallo: abbastanza resistente da sviluppare unadeguata forza di compressione allinterno.
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Sul tavolo di lavoro: un blocco di plastilina. Cos sembra, alla vista. Le mani esperte delluomo ne separano una porzione. Plasmano la porzione in un piccolo panetto. Avvolgono il panetto nella pellicola per alimenti. Il panetto entra perfettamente nella scatola. Un oggetto viene inserito nel panetto. Qualcosaltro viene collegato alloggetto insertato con due fili colorati. La scatola viene chiusa. Il telecomando sul tavolo attivato. La scatola viene riaperta: qualcosa si acceso allinterno. Tasto del telecomando: qualcosa si spegne nella scatola. La scatola viene chiusa, la serratura saldata con una punta di stagno fuso. Il telecomando ha il nome di una marca di televisori. Istruzioni per luso. Tasto power: accensione del telecomando. La lucina rossa a destra si illumina. Tasto 1: accensione allinterno della scatola. Tasto 3: invio del segnale. Tasto 5: conferma dellinvio. Loggetto allinterno esegue. Power-1-3-5: non c altro. Luomo dal forte accento straniero consegna la scatola. I due uomini che la ricevono hanno scarpe pesanti, occhiali scuri, giubbotti eleganti e costosi. Bologna, bar Prezioso, piazza Galileo Galilei, ore 21.30. Invio: da telefono cellulare clonato con scheda estera a telefono cellulare clonato con scheda estera. Allaltro capo: Ivano Clerico. Hai visto Valle? No, ha il pomeriggio libero. Tu cosa ne pensi? Non lo so. Continuiamo a tenerlo docchio. Che impressione hai? Perch? Non mi sento sicuro. C qualcosa che non mi piace. Non ti fidi? No, figurati. solo che allimprovviso sembra calato il silenzio. Forse qualcosa sfugge anche a loro. Ti fai troppe domande. Abbiamo tutto sotto controllo, la spesa nel frigo, il cuoco arrivato Sicuro che non ci siano altre interferenze? Tu fidati. Quellaltro lo teniamo sotto controllo, secondo te? Ha due cimici addosso: una in casa e una infilata nel letto. Sai cosa voglio dire Vedrai che ci porta il biglietto vincente della lotteria. Va bene. La posta? Per qualche giorno sciopero delle Poste. Misura precauzionale. Lagente Petrone chiude il telefonino e ordina la piada. Sar, pensa: ma qualcosa continua a non tornargli. Il barista gli allunga il tagliere e la spina media. Lagente Petrone appoggia tutto sul solito tavolino. Lagente Clerico termina di abbottonarsi il chiodo nero. Aggancia i guanti al borsello, tasta il giubbotto sotto lascella per sicurezza, prende il casco integrale e si avvia. Lagente Sandro Valle si sfila lauricolare dallorecchio. Ha riconosciuto le voci. Guarda il registratore. Tocca il tasto: rew. Tocca il tasto: stop. Tocca il tasto: play. la spesa nel frigo, il cuoco arrivato Sicuro che non ci siano altre interferenze? Tu fidati. Quellaltro lo teniamo sotto controllo, secondo te? Ha due cimici addosso: una in casa e una infilata nel letto. Sai cosa voglio dire Vedrai che ci porta il biglietto vincente della lotteria. Va bene. La posta?
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Due cimici addosso. Il biglietto della lotteria. Andrea. Sandro Valle afferra al volo le chiavi della macchina e si precipita fuori. Casalecchio sul Reno (Bologna), via Canale, ore 22.30 Lara da Ferodo con la mia Vespa: il suo motorino rimasto parcheggiato dietro casa mia. Dovrebbe tornare a momenti. Riavvolgo il nastro della registrazione e lo verifico. rientrato a casa alle otto. Niente telefonate fino alle otto e mezzo. Telefonata di servizio: verifica i turni di domani. Nessuna telefonata fino alle nove. Un amico gli propone una quota alle scommesse: neanche clandestine, legali. Punta su un pareggio a 2.5, una vittoria in casa a 1.5, una vittoria in trasferta a 3.5. Telefonata alle nove e mezzo. Rumore. Parlano di Sandro: sono loro. Continuiamo a tenerlo docchio: non sanno di Sandro. Laltro incerto. Devo chiamare Sandro per confrontare le due registrazioni. Sicuro che non ci siano altre interferenze? Tu fidati. Quellaltro lo teniamo sotto controllo, secondo te? Ha due cimici addosso: una in casa e una infilata nel letto. Sai cosa voglio dire Vedrai che ci porta il biglietto vincente della lotteria. Va bene Non ascolto la fine della telefonata. Il nastro vuoto gira per alcuni minuti. Rew. Play. Quellaltro lo teniamo sotto controllo, secondo te? Ha due cimici addosso: una in casa e una infilata nel letto. Sai cosa voglio dire Vedrai che ci porta il biglietto vincente della lotteria. Va bene Due cimici addosso. Quellaltro. Due cimici. Il biglietto della lotteria. Una nel letto. Due cimici. Nel letto. Quellaltro. Quellaltro ha la cimice nel letto. Lara. Era tutto cos perfetto. Troppo perfetto. Sandro: il suo telefonino suona senza risposta. Sandro non vicino al telefonino. Continuo a provare. Lara. La cimice nel letto. Nel mio telefonino cera una cimice: quella addosso. Quella nel letto Lara. Sono due settimane che mi controlla. Dovevo fidarmi della prima reazione, quel pomeriggio sotto il Baglioni. Una puttana. Una puttana pagata per scoparmi e tenermi sotto controllo. Ecco come facevano a sapere le nostre mosse. Lappartamento in Santo Stefano. Taranto: sapevano tutto. Mi guardo intorno. Il biglietto della lotteria: Andrea. Mi hanno usato per controllare Andrea, adesso mi usano per arrivare ad Andrea. Devo andare via. Scendo in strada. Risalgo via Canale. Vedo una luce: Lara sulla mia Vespa. Mi nascondo dietro una macchina: non mi ha visto. Punta verso casa. Il mio telefonino lampeggia: batteria in esaurimento. Lo spengo. Lo riaccendo. Cerco ancora Sandro: niente. Chiamo un taxi: arriva in cinque minuti. Cerco Andrea: occupato. Gli lascio un messaggio: Andrea sono io chiamami subito. Il telefonino lampeggia di nuovo: batteria quasi esaurita. Squilla. Andrea? No, sono Lara. Ma dove sei? Che succede? (Silenzio). Ci sei? Che succede? Dove sei? (Silenzio). La musichetta stonata avverte: batteria esaurita. Chiudo il telefono. Arriva il taxi. Piazza dellUnit, grazie. Scendo dal taxi: meglio arrivarci a piedi, a casa. Meglio vedere bene la strada. Tutto tranquillo, sembra. Ci sono due motociclisti appoggiati alla moto. Uno dei due ha una mano dentro il chiodo. Anfibi ai piedi. Laltro ha il casco integrale con la visiera abbassata. Scarpe sportive. Piccole: piede femminile. Il primo estrae un oggetto scuro dallinterno del giubbotto e lo infila nel borsello. Laltro ha piedi da donna: lei. Aspettano me. Anche lei ha qualcosa in mano. Infila la mano nella tasca del giubbotto, estrae qualcosa, poi rimette dentro loggetto: ha
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controllato che si estraesse con facilit. Aspettano me. Uno si volta. Scappo via verso piazza dellUnit. No: se scappo a piedi sono finito. La moto di Lara: non sotto il portone, posso arrivarci. Continuo a correre, aggiro lisolato. Non sono abituato a correre: ho un dolore al fianco. Bologna, abitazione di Diego DallOlmo, ore 22.30. Sandro sale le scale in fretta: talmente in fretta da scivolare e sbucciarsi il ginocchio. Andrea lo aspetta. Diego al giornale. Parla concitato, Sandro. Riferisce dellintercettazione. La cimice del Prezioso. Erano Clerico e Petrone: sicuro. Andrea gli porge la fiaschetta di whisky. Andrea telefona a Diego. Parla un paio di minuti, si accorda. Un Sms lo avverte della presenza di un messaggio in segreteria. Andrea ascolta: Andrea sono io chiamami subito. Andrea richiama: occupato. Riprova: Attenzione, messaggio gratuito. Il telefono da lei chiamato potrebbe essere spento o non raggiungibile: la invitiamo a riprovare pi tardi . Sandro non si accorto del motociclista che lo ha seguito a fari spenti. Il motociclista spegne il motore e scende. Non si toglie il casco. Riconosce la macchina di Andrea Vannini. Usa il telefonino per avere la conferma. LSms dice: lei. Fa scivolare la scatola a rotelle sotto la macchina fino allaltezza del serbatoio della. Preme il tasto power: la lucina rossa sul telecomando di accende. Aspetta. La luce delle scale si accende. Il portone si apre. Tasto 1. Lo vede uscire con le chiavi in mano. Apre lo sportello. Entra in macchina. Tasto 3. Lo vede mettere in moto. Tasto 5. Il boato sordo parzialmente attutito dallauto che si solleva e ricade. Il secondo boato: il serbatoio esploso. Rogo di lamiere. Fumo nero, fiamme. Inquilini risvegliati si affacciano alle finestre. Unaltra auto prende fuoco. Il motociclista risale in moto e si allontana senza accendere i fari.
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Heaven
There was a guy an underwater guy who controlled the sea got killed by ten million pound of sludge from New York and New Jersey this monkeys going to heaven... Sono vivo. Cosa fai qui, Pantera? Ci vivo, qui. dove ci siamo visti la prima volta, il cortile di vicolo Bolognetti: io ci dormo, qui, non che hai un apriscatole? Perch vuoi un apriscatole? Perch ho una scatola di fagioli per cena e non ho come aprirla. Anche quando ci siamo conosciuti avevi una scatola di fagioli, Pantera. Pantera sorride. Non c il vecchio canale qui, dice Pantera. No, non c: importante? S, dice Pantera: una volta cera il fiume, adesso c il mare, ricordi? Cosa dovrei ricordare? La canzone. Quale canzone? Non importa, dice Pantera. Mi ripeti quella cosa, Pantera? Quella della guardia giurata? Quella. Forse non tutti sanno che il pancreas ha due attivit principali: agente patogeno di giorno e guardia giurata di notte. Pantera sorride mentre me lo ripete. Ecco cos che non avevo capito: che il pancreas ha due attivit principali. per questo che non pu essere stata Lara. Sento qualcosa di caldo che mi sale dalla schiena. Sorrido. Lo dovevo sapere che non poteva essere Lara. Lara. passata la mezzanotte, mi dice Pantera. importante? S, dice Pantera mentre lo abbraccio, scusami, Pantera, mi sento tanto stanco. passata la mezzanotte, il 19 settembre. Buffa la vita, vero? S, Pantera, buffa la vita, tanto buffa. Dieci anni fa Barbara volata gi dalla balconata di una discoteca, penso mentre sorrido e mi aggrappo a Pantera. Buffa la vita: lultima cosa che ho pensato. If man is 5 if man is 5 if man is 5 then the devil is 6 then the devil is 6 then the devil is 6 then the devil is 6 and if the devil is 6 then god is 7 then god is 7 then god is 7 this monkeys going to heaven this monkeys going to heaven this monkeys going to heaven...
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Faccio del bene e faccio del male, rispose lo straniero strabico. Noi siamo come il vento. Soffiamo in tutte le direzioni.
NEIL GAIMAN
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22 settembre, Bologna. Chiesa di San Giovanni in Monte, ore 15. Aveva ragione Lara: non sono Devil, e lei non Elektra. O forse vero il contrario, perch alla fine Elektra muore: Frank Miller uno che non fa sconti. Per la morte di Elektra lirica, commovente. Quasi epica. Una morte degna del personaggio. Anche la mia morte degna del personaggio: una morte da pirla. Proprio cos: esco di casa posseduto dalle Furie e vado a regalarmi ai miei assassini. Come se le Erinni mi ci avessero trascinato per i capelli, come se il dio Dioniso mavesse ubriacato e reso folle. Stronzate. Poco metterla in tragedia, poco cercare un tono altisonante: me la sono cercata, bestia che sono. E adesso eccomi qui, in una cassa di legno. Ora che ci penso, non lo so mica che legno si usa per le bare: ma tanto, ormai In una cassa di legno alluscita dalla chiesa appoggiata sulla vecchia galera bolognese, quella che dopo levasione dellOttantacinque, quando bucarono col trapano la parete e sbucarono nel tempio, ha chiuso i battenti. Come se il problema fosse la friabilit della parete: come se il frastuono del trapano fosse stato sovrastato dai gospel intonati dagli altri detenuti E comunque: che ci faccio qui, sul sagrato di una chiesa? Bello il sagrato, bella la piazzetta con le sue scale: ma chi mi ci ha portato dal prete? Mah Comunque ci resto per poco, il furgoncino delle pompe funebri ha gi aperto gli sportelli posteriori. Mi sarebbe piaciuto andarmene in modo pi pomposo, inutile negarlo: con lorgano che intona un pezzo rock, come nel Grande freddo. Mi sarei accontentato anche della banda di Radio Freccia, purch il pezzo fosse di mio gradimento. Quale pezzo, poi? Non lo so, non ci ho mai pensato quando ero in tempo. In the Court of the Crimson King, forse: con la ripresa nel finale che sembra tanto la colonna sonora di un western alla Sam Peckinpah o alla Walter Hill, col coro alla Morricone e i ralenti e il duello che non finisce pi. E tanta gente ad applaudire una vita degna di essere vissuta. Invece Invece ci sono quattro sfigati a salutarmi. Mi sembra di riconoscerli, ma non li focalizzo tutti. Hanno letto il mio nome sul giornale, si sono ricordati pi o meno vagamente di una vecchia conoscenza, e gi che erano liberi alle tre hanno deciso di fare un salto in San Giovanni in Monte, cos, per non avere lo scrupolo di non esserci stati. Da come vestono, capisco che di quello che abbiamo vissuto gli resta qualche storiella buona da raccontare ai figli, per essere alla pari con i loro rampolli marilynmansoniani: due generazioni a farsi il viaggio dellalternativo a termine. Poi c Diego, che stringe mani e regala pacche sulle spalle a due o tre conoscenze comuni, e intanto si segna qualche parola sul taccuino. C Ferodo, immobile e distante, con lo sguardo fisso sul feretro. E c Lara appoggiata al braccio di Raffaele. Sono tutti qui: qualche passante secondario sul mio marciapiede, lhacker che mi conosceva a malapena per nome, il mio amico barbone e la ragazza della quale non ho saputo fidarmi. Una ragazza che senza saperlo esaudisce il mio desiderio recondito: un concerto alle mie esequie. Con un carillon giocattolo, girando la manovella. Suona una musichetta che non conosco, una musichetta dei Pixies. Non so come faccio a saperlo: devessere perch anche la ragazza che non mi ha salvato la vita una pixie. This monkeys going to heaven C un passante che si ferma a osservare la scena, una signora che aspetta la fine per entrare in chiesa per affari suoi, e un barbone stravaccato per terra nellangolo. Non la sua zona, e la cosa a Raffaele non pu sfuggire: funerale o no, la mappa dellaccattonaggio ha una precisa gerarchia topografica, e un nuovo arrivato non pu
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permettersi di lavorare sulla ghiotta e redditizia postazione prospiciente la chiesa di San Giovanni. Cos Raffaele si scusa con Lara e va a scacciare lintruso. Parlano. Lintruso scuote la testa. C qualche gesto che non comprendo, poi Raffaele torna indietro. Una lite tra barboni: il degno complemento alla mia uscita di scena.
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2. Cocci di bottiglia
19 settembre, Milano, San Vittore, ore 12.30. Va bene, si dice ad alta voce Osvaldo Strano: tanto vale che vada. Ha fatto i controlli, ha inviato e ricevuto fax ufficiali, telefonate informali, e-mail: corrisponde tutto alla prima impressione. Il poliziotto saltato in aria quello che veniva a trovare Cristiano Malavasi. Nessun rischio di errore: lunica visita che Malavasi ha ricevuto nei suoi anni milanesi. Poi, da un certo momento, neanche quella. Linvestigatore privato ucciso con due revolverate alla schiena il mittente di alcune delle rare lettere ricevute da Cristiano Malavasi. Anche di quelle che Malavasi si rifiutato di ricevere. Tutto segnato sui registri delle visite e della corrispondenza. Tutto in una notte: cos diventata, Bologna? Perch diventata?, si chiede allimprovviso il direttore Strano: perch, una volta era diversa, Bologna? Un treno ad agosto, uno a dicembre. La stazione ferroviaria di nuovo ad agosto. Quelli della Uno bianca. Laereo da guerra dentro la scuola a Casalecchio. Com che ti distrai un attimo e di colpo Bologna sembra la citt pi tranquilla del mondo? Com che ce le dimentichiamo, queste cose? Gi: e come si fa a dire a Cristiano Malavasi che gli hanno ammazzato due amici in una notte? Due morti sono pochi rispetto a un treno carico di turisti e pendolari, a una sala daspetto con i passeggeri in attesa in maglietta e bermuda, con le ciabatte di plastica ai piedi: ma se due morti sono tutto ci che ti resta al mondo, due morti significa tutto il tuo mondo, no? E allora come si fa a dire al camoscio Malavasi che il suo mondo morto in una notte? Che l fuori non c pi nessuno ad aspettarlo per il giorno in cui uscir? Che uscir di galera per andare a ubriacarsi da solo dopo trentanni di gabbio? Si fa, dice il direttore Strano parlando ad alta voce, si fa, dice passando davanti al brigadiere Scungio, che lo vede parlare e gesticolare come un nevrotico diretto verso il braccio dei politici. O, se non ce la si fa, ci si nasconde vigliaccamente dietro i notiziari televisivi. Ciao, direttore. Cosa fai, Malavasi? Leggo, direttore. Non vai a sentire il notiziario nella sala della televisione? Cristiano Malavasi scosta gli occhi dalla pagina della Storia della colonna infame per guardare meglio il direttore: cosa c, direttore? Niente, Malavasi, cosa dovrebbe esserci? Direttore, io i notiziari non li ho mai sentiti da quando sono qui. S, Malavasi, di solito non li senti. No, direttore, non di solito: mai. S, Malavasi: mai. Per forse oggi meglio che vai a sentirlo: fidati, Malavasi, comincia tra cinque minuti, meglio che ci vai. Cristiano Malavasi prende una striscia di carta e la infila tra le pagine. Chiude il libro. Guarda Vittorio Guerra: il suo compagno di cella alza le spalle e scuote la testa. Cristiano Malavasi si alza, attraversa la cancellata aperta dal direttore e gli passa davanti cercando di guardarlo negli occhi. Il direttore Strano abbassa lo sguardo. Cristiano Malavasi si avvia. Guerra? S? Fammi un favore, Guerra: vai anche tu con Malavasi. Perch? Neanche a me interessa il notiziario. Fammi questo favore, Guerra: vai con Malavasi, non farlo andare da solo. Vittorio Guerra si alza dalla branda e si avvia verso la sala comune.
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Il pettinato lettore di notizie riepiloga con voce professionale e tono sufficientemente accorato le brevi note biografiche di Andrea Vannini, giovane ispettore bolognese caduto vittima questa notte di un attentato terroristico sul quale al momento le forze dellordine non si esprimono per non pregiudicare le indagini. Le immagini dellauto carbonizzata. La zoomata sul catorcio dellauto contigua che ha preso fuoco. Lintervista al proprietario dellauto contigua. Il commissario Valente promette indagini a trecentosessanta gradi. Le parole del prefetto sono coperte da una voce esultante. Minchia! Sbirro abbruciarono! Basta questo: sbirro abbruciarono. Cristiano Malavasi scatta in avanti verso il picciotto dalla lingua veloce. Due soli passi, il terzo scalcia laria: le braccia robuste di Vittorio Guerra lo afferrano e lo tengono bloccato. Lascia stare, Cristiano, non il momento, dice Vittorio. Il picciotto dalla lingua veloce si volta con aria sfottente. Gli agenti di sorveglianza si scuotono dallo stordimento dovuto alla notizia. Poi tutto si acquieta. Tano Virz si alza dalla sedia: don Tano Virz. Non toglie neanche le mani dalle tasche della giacca da camera, non dice una sola parola, non minaccia con lo sguardo: solo, si alza in piedi. Olio sullacqua. Il picciotto dalla lingua veloce si morde il labbro inferiore: perdonasse, don Tano. Tano Virz non risponde. Non si siede. Il picciotto capisce: lascia la sala e torna in cella. Tano Virz si volta verso Cristiano e inclina la testa in segno di cortese saluto. Cristiano non risponde. Gli occhi sono inchiodati allo schermo. Nel corso della notte un altro efferato evento sanguinoso al momento inspiegabile ha turbato la citt felsinea. Un investigatore privato stato assassinato poco dopo mezzanotte con due colpi di pistola alla schiena, pare dopo un lungo inseguimento, da uno o pi killer fuggiti forse su una moto. Testimone dellomicidio, il noto attore bolognese Cristiano smette senza accorgersene di resistere alla morsa delle braccia di Vittorio Guerra. Per un istante si appoggia al compagno di cella. Una sedia vuota gli provvidenzialmente portata accanto. Accasciato sulla sedia, nel silenzio governato dalla figura allimpiedi di Tano Virz, Cristiano piange. Erano quasi ventanni che non accadeva. Al momento si ignora se i due eventi siano in qualche relazione tra loro. Casalecchio sul Reno (Bologna), via Canale, ore 14.30. Lhanno svegliata allalba. Lunico numero di telefono memorizzato sul cellulare il suo telefono fisso, signora. Signorina, prego. Signorina. Quale cellulare, mi scusi, ho dormito pochissimo, di cosa sta parlando? Le hanno spiegato di cosa stavano parlando. Lara si vestita in fretta. Ha chiamato un taxi. Si fatta accompagnare allospedale Maggiore: qui che hanno portato un uomo ferito da due colpi di arma da fuoco?, ha chiesto. Un uomo in borghese le si avvicinato con gentilezza. Venga con noi, per cortesia. Sono entrati in un corridoio. Gli infermieri non girano per questo corridoio: svoltano prima. Dal corridoio a una stanza. Non un medico quello che le parla adesso. cos che Lara ha capito. Ha riconosciuto il corpo. Ha risposto a qualche domanda. Poi ha sentito parlare di unesplosione. Di un ispettore di polizia. Ha saputo anche di Andrea. Ha chiesto di andare via. Non ha voluto essere accompagnata. Ha rifiutato il calmante offertole dal medico legale. Ha girato per ore. passata davanti a tutti i bar di settembre. Ha ripercorso le strade del centro. Ha chiamato Ferodo. Torna a casa, le ha detto. Aspettami l. Non parlare con nessuno. tornata a casa a piedi. ancora buio a casa di Lara. tutto abbassato, come fosse notte. Era notte quando lanno svegliata. Non accende la luce: basta quella che filtra dalle tapparelle. Il frigorifero. La bottiglia di bianco: chardonnay 1995 Yeden: non lo abbiamo pi bevuto. Lara prende il cavatappi semiprofessionale cromato. Toglie la copertura dal tappo. Lo cava via: senza sentire lodore dal fondo del sughero. Prende il bicchiere adatto. Versa un goccio, lo fa roteare nel fondo del bicchiere, lo getta via. Riempie il
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bicchiere. Lo alza a mezzaria: brinda. Beve il primo sorso, lo fa girare nella bocca, lo mastica: buono. Butta gi lintero bicchiere in un colpo solo. Rovescia la testa allindietro. Non sente il leggero fruscio alle sue spalle. La luce si accende. Lara si volta. Ha ancora la bottiglia in mano. La mano le si apre. La bottiglia si frantuma per terra. Localit non determinabili, ore 16.30. Invio: da cellulare clonato con scheda estera a telefono fisso. Tavolo in mogano anticato. Telefono nero a disco. Drn drn Pausa (nessuna risposta). Drn drn Pausa (nessuna risposta). Dieci minuti dopo. Invio: da cabina telefonica pubblica a cellulare clonato con scheda estera. [La cabina dista centocinquanta metri dallabitazione dotata di telefono nero a disco]. Drn drn Pausa (nessuna risposta). Drn drn Il ricevitore viene sollevato. Nessuna risposta vocale. alfaAllora? Che succede? betaLo chiedo a te. Cos tutto questo baccano per farti chiamare? Non potevi rispettare la normale procedura e la sua tempistica? Il trambusto di stamattina ha rischiato di bruciare delle postazioni telefoniche sicure. alfaVogliamo parlare del trambusto di questa notte? betaNo. Non vogliamo parlarne. Non c da sapere nulla di pi di quel che ti noto. alfaPerch non sono stato consultato? betaPerch era necessaria la massima ristrettezza. Il tuo ruolo resta immutato. Sempre che non deluda ulteriormente le aspettative con promesse che non sei in grado di mantenere. Fine delle comunicazioni. Luomo noto come Beta chiude la comunicazione. Estrae la Sim card dal telefono cellulare e la sostituisce con unaltra. Compone un numero di telefono. Alfa accartoccia la scheda e la mette in tasca. Torna in villa. Nella sua testa c un elenco di collaboratori: Beta ha utilizzato una parte della sua squadra, senza dubbio. Ferodo ripone lauricolare. C nervosismo nellaria, sui colli bolognesi. Ferodo riprende in mano il diagramma delle comunicazioni in chat e telefoniche. Ricontrolla alcuni circoletti rossi. Non finita finch non lo dico io, si dice. Non pi un gioco: una vera guerra, adesso. Per Ferodo appena cominciata. 19 settembre, Milano, San Vittore, ore 18.30. La cella di Tano Virz sobria. Solo labbigliamento di don Tano tradisce il suo ruolo. Tano Virz, autoparcheggiatore: ha detto cos al magistrato. Parcheggio macchine, ha ribadito. In un parcheggio abusivo, gli ha contestato il magistrato. Ha alzato le spalle, don Tano: devo campare, ha risposto. Pieno di auto rubate, gli ha contestato il magistrato. Io le parcheggio e basta, ha risposto. Il parcheggio-rottamazione fuori Milano: il cuore
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dello spaccio di coca dellintera Lombardia. Hanno filmato tutto, hanno prove, testimoni, agenti infiltrati: il processo durer anni, la conclusione certa. Tano Virz non controlla pi il movimento dallufficio prefabbricato dentro il parcheggio abusivo: lo controlla dalla sua cella, attraverso una rete di avvocati giovani dai costosi vestiti firmati. Cristiano Malavasi ha il privilegio di non doversi inchinare per chiedere il permesso di entrare. Cristiano Malavasi ha il rispetto del don. E sa che don Tano gli deve un favore. Questo favore io non te lo posso rifiutare, Cristiano. Solo, hai pensato bene a quello che fai? Se ci avessi pensato non sarei qui, don Tano. Posso contare su di te? Tano Virz agita la mano con un gesto poco chiaro. I detenuti politici sono bravi ragazzi, ma parlano troppo. Hanno la testa piena di idee confuse: questo gli hanno insegnato quelli che in cella cerano negli anni Ottanta. per questo che Cristiano gli piace: parla poco e ha le idee chiare. Vittorio Guerra fuma sulla branda. Cerca di ricordare qualche particolare insignificante, di quelli che ti si fissano in testa senza motivo. Dove lhanno giocata quella finale contro lAjax? Ricorda le foto sui giornali, le immagini dei gol alla televisione il giorno dopo. I capelli lunghi degli olandesi. La faccia strafottente di Cruijff. Le basette del giovane terzino italiano buttato l nella mischia a marcare quellolandese. Non c stata storia, gli hanno detto. Prima o poi dovevano passare, errore o non errore: erano troppo forti, gli olandesi. Era troppo forte, quel Cruijff. Gli hanno detto: Vittorio, quella sera di maggio, non era davanti alla televisione. Era su un ponte: guardava il paesaggio. La linea scura delle vette dei monti sullo sfondo della notte. Le macchie dei boschi. La stradina di paese. La macchina ferma in posizione sospetta. I carabinieri che arrivano allertati da una telefonata anonima. Lesplosione. Fuma ininterrottamente, il soldato politico Vittorio Guerra. Sta ricominciando. Altri convinti soldati politici, altri burattini, altri burattinai. O forse gli stessi: non ha importanza. Ha fiutato laria, Vittorio. E ha chiesto il trasferimento. Niente soldati senza sonno, qui a San Vittore: meglio stare da soli, per un po. Meglio non essere coinvolti. Lauto saltata in aria a Bologna: non pu essere un caso. Non pu essere quello che in preparazione: una roba grossa, lo ha percepito. Ma non pu essere un caso: Vittorio Guerra non crede al caso e alle coincidenze. Cristiano ritorna in cella. Come va? Devo parlarti, Vittorio. C una cosa che devo chiederti. Vittorio accende unaltra sigaretta con la cicca della precedente. Anchio devo parlarti. E dirti perch sono arrivato qui. Cosa c l fuori. Ti pu interessare, credo. Se ho capito cosa vuoi fare. 20 settembre. Casalecchio sul Reno (Bologna), via Canale, ore 16. Il telefono squilla. Sul tavolo, accanto al telefono: unagenda aperta. Un blocco di post-it gialli. Lara legge il numero sul display. Segna il numero e lora sullagenda. Risponde. No, grazie. No, per qualche giorno non lavoro. Non sto bene. S, un peccato. Pazienza. Mi faccio viva io quando riprendo. Lara completa la nota sullagenda segnando anche il nome. Il telefono squilla. Lara controlla il numero sul display: Chiara. Segna sullagenda. Pronto? Lara? Sono Chiara. Ti disturbo? No. Non mi disturbi. Dimmi. Non so cosa dirti, Lara. Ho aspettato fino a ora perch non so proprio cosa dire. Vuoi che venga a trovarti? No, non ora, Chiara. Voglio stare per qualche giorno da sola. Poi, magari
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Vuoi che metta gi? Tu come stai? Non riesco a crederci, Lara. Quand stato che eravamo a cena tutti insieme? Mi sembra di essere appena uscita da quel ristorante Mi dico che un brutto sogno e che prima o poi mi sveglier Non un sogno, Chiara. Hai ragione, Lara. che mi sembra tutto sbagliato. Perch succedono cose cos? Perch cos che fatto il mondo, Chiara. Si salutano. Forse Chiara sta piangendo. Lara appoggia il ricevitore. Completa la nota sullagenda. Scrive Chiara 20/9 16.10 sul post-it. Stacca il bigliettino giallo e lo attacca sul frigo: si vede meglio, l.
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3. Ritagli
lUnit Emilia Romagna cronaca regionale, 20 settembre 1998 tentativo di furto in un noto studio odontoiatrico bolognese? di Tommaso De Lorenzis
Nella notte tra il 18 e il 19 settembre un tentativo di furto sarebbe stato perpetrato ai danni dello Studio dentistico Alessandrini, uno dei pi noti laboratori odontoiatrici della citt. La mattina del 19, infatti, il direttore dello studio, dottor Rovinetti, si accorto del mancato funzionamento del sistema di allarme che collega lo studio alla questura. Un successivo controllo ha permesso di appurare che il sistema era stato disconnesso con una certa perizia tecnica. Tuttavia non sono state trovate tracce della presenza di estranei allinterno dello studio, e allinventario effettuato non sono emersi beni o oggetti mancanti. Si ritiene che lobiettivo dei ladri fossero le sofisticate apparecchiature odontoiatriche, e che il progettato furto sia stato sventato da un qualche evento casuale che deve aver messo in allarme i ladri quando gi limpianto di sicurezza era stato neutralizzato. Gli inquirenti sono orientati verso la pista del furto su commissione, data la non facile commercializzazione delle attrezzature, il cui valore comunque elevato. Lattivit dello studio dentistico non ha comunque subito interruzioni.
Il Mattino di Bologna, 21 settembre 1998 gli anarchici respingono la provocazione non siamo stati noi di Diego DallOlmo
In una conferenza stampa congiunta, i portavoce del circolo anarchico Camillo Berneri e della Federazione anarchica italiana (Fai) hanno denunciato con forza il carattere provocatorio del documento con cui un sinora sconosciuto Fronte anarchico insurrezionale ha rivendicato ieri lassassinio dellispettore di polizia Andrea Vannini. Attribuire questo tipo di evento a una sigla che allude comunque a quella della Fai Federazione anarchica italiana un fatto grave e infamante, dicono i due portavoce. Chi addita un gruppo di compagni/e alla repressione un poliziotto o un suo collaboratore. Gli anarchici bolognesi hanno poi ribadito la loro storica avversione alla pratica della lotta armata: La Storia ci ha insegnato come il delirio rivoluzionario partorisca i tiranni e i gulag. Davanti a un atto terroristico di questo tipo, stato affermato, sembra di vedere allopera i soliti arnesi di questura, buoni per tutte le stagioni. Noi, ha affermato il portavoce del circolo Berneri, non abbiamo sufficienti elementi per riconoscere con chiarezza questi soggetti. Ci rimane il dubbio che dietro loperazione vi possa essere tanto la mano dellipersoggettivista come quella di zelanti funzionari statali. Anche perch alla nostra analisi non sfugge lanalogia, anzi loggettiva complicit tra simili testi e le pi ignobili veline della questura.
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Il comunicato del Fronte anarchico insurrezionale, fatto ritrovare ieri in due cabine telefoniche a Bologna e Roma, metteva in relazione lattentato con presunte responsabilit dellispettore Vannini in recenti aggressioni subite da realt antagoniste a Bologna, e segnatamente ai fatti del 6 settembre scorso al Livello 57, per i quali linchiesta ancora in corso. Tuttavia dalla questura si fa notare che lispettore Vannini non era in alcun modo coinvolto nellinchiesta. La rivendicazione ha comunque suscitato forti perplessit tra gli inquirenti, anche se lindicazione del tipo di esplosivo usato viene ritenuta, in attesa degli esiti delle perizie sullautomobile della vittima, degna di interesse.
Comunicato Ansa, 21 settembre 1998 evaso da san vittore esponente delle cosche catanesi
Nino Santorre, un noto esponente delle cosche catanesi, evaso ieri a Milano dal carcere di San Vittore. Levasione stata scoperta quando, nel ripostiglio dellinfermeria del carcere milanese, stato ritrovato legato e imbavagliato un obiettore che presta il suo servizio come ausiliario medico nellinfermeria carceraria. Il Santorre si sarebbe sostituito allausiliario al termine del turno di lavoro del personale, e grazie al suo tesserino di riconoscimento sarebbe riuscito a superare i controlli e ad allontanarsi con la stessa automobile dellostaggio. Lauto stata ritrovata a pochi chilometri di distanza dal carcere, nei pressi di un bar. Un avventore del suddetto bar ha dichiarato di aver visto un uomo arrivare su una moto di grossa cilindrata, che ha parcheggiato davanti al locale con le chiavi inserite e il casco appoggiato sul sedile. Quasi subito, un uomo che gli inquirenti ritengono essere il Santorre sceso dallauto rubata e si allontanato sulla moto dopo aver indossato il casco. Nino Santorre in attesa di giudizio per duplice omicidio, e ha gi riportato una condanna in primo grado per associazione di stampo mafioso e porto darmi abusivo.
la Repubblica, cronaca di Bologna, 22 settembre 1998 proseguono le indagini sulla morte dellispettore di Roberto Colasanti
Ancora senza elementi di rilievo le indagini sullattentato terroristico che ha causato la morte dellispettore Vannini. Gli inquirenti, che continuano a essere dubbiosi sul comunicato di rivendicazione, faticano a trovare un possibile movente per il feroce atto che ha fatto ripiombare Bologna nellincubo del terrorismo. Ieri la perizia medico-legale sulla dentatura dellispettore Vannini ha confermato la coincidenza del calco dentario preso sul corpo della vittima con una precedente radiografia odontoiatrica. Nel frattempo, continua a suscitare inquietudine la scomparsa dellagente di polizia Sandro Valle, del quale non si hanno pi notizie dalla sera del 18 settembre, e che sembra aver fatto perdere le sue tracce senza un apparente motivo. Fonti della questura affermano che per il momento non si ipotizza un legame tra la scomparsa dellagente e lomicidio dellispettore Vannini, ma che non pu essere sottovalutato lo stretto rapporto di collaborazione esistente tra i due poliziotti.
Il Mattino di Bologna, 23 settembre 1998 non un mafioso ma un terrorista levaso di milano di Diego DallOlmo
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Clamorosa svolta nelle indagini sullevasione di San Vittore, per la quale sono indagati un agente di custodia e il socio di una cooperativa che effettua lavori nel carcere, per comportamenti che avrebbero agevolato la fuga del detenuto. Si appreso infatti che Nino Santorre, risultato mancante allappello e assente dalla sua cella il giorno dellevasione, era in realt nella cella di un altro detenuto, Cristiano Malavasi, che a questo punto risulta essere il vero evaso. Ad agevolare lo scambio di persona stata anche la richiesta del compagno di cella di Malavasi, Vittorio Guerra, la sera del 19 settembre, di essere subito trasferito in altra cella, e provvisoriamente in quella di sicurezza, in ragione delle forti divergenze politiche emerse tra i due terroristi. Guerra infatti un esponente di spicco del terrorismo neofascista, e sta scontando lergastolo per lassassinio di tre carabinieri, mentre Malavasi fu responsabile nel 1980 dellomicidio di un industriale bolognese a opera di un commando di Prima linea. Sostituitosi per ragioni tuttora ignote al Malavasi, il Santorre riuscito, asserendo di accusare forti dolori al capo, a rimanere da solo e a letto per quasi due giornate, contribuendo in modo forse determinante allevasione. Le ricerche si erano infattisubito orientate in direzione delle cosche siciliane presenti nel milanese, mentre si ritiene che il Malavasi abbia potuto allontanarsi indisturbato da Milano, probabilmente in direzione della Francia.
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22 settembre, Bologna. Chiesa di San Giovanni in Monte, ore 15. Incredibile: quando la bara esce dalla chiesa Lara non trova altra parola. Incredibile. Fare lamore in macchina di notte sulla musica dei Massive Attack. Il Sud, lo Jonio, il sole. Lamicizia di quei vecchi figli di pescatori verso lultima venuta come se ci si conoscesse da sempre. La scoperta della vera storia dItalia e le risate sugli Alan Ford, poi ancora lamore, poi ancora Superciuk. E Point Break, che non gli ho mai fatto vedere, e il Messico nel quale lavrei portato. E Lester. Come ci si sente in questi casi? Come una banshee. Come una strega del Nord, di quelle che portano sventura ai malcapitati che incrociano la loro strada. Come una banshee: sventura a te, amore mio. Sventura. Gira il carillon, Lara. Il silenzio rotto dalla musica. Sventura, ripete Lara a denti stretti. Sventura a chi ti ha portato via, sventura a chi ha portato via Lester. Sventura a voi, bastardi! Sventura: non una promessa. un giuramento. Guarda quelle facce l, si dice Raffaele. Erano tutti pi magri, avevano tutti pi capelli. Guarda quello, si dice Raffaele: eccolo l, con lo stalin in pugno, a urlare guai-guai-guai-a-chi-ci-tocca! allaltezza delle due torri, guardando limponente corteo armato srotolarsi per via Rizzoli. Lo so cosa fa oggi, il signor- guai-guai-guai-achi-lo-tocca: guai a chi gli tocca il conto in nero, guai a chi gli tocca linvestimento in Centramerica, guai a chi lo tocca mentre si scopa le aspiranti bariste del suo locale. Guai anche a chi tocca quellaltro, quello delle conferenze sugli scrittori minimalisti, quello della poetica delloggettino, quello assessore alla Cultura del comune di Fangala, guai a chi tocca anche lui. Cattivo oggi, Raffaele. in giorni come questi che difficile mantenere limpegno preso con se stesso. Con se stesso e il gruppo di autoaiuto: limpegno che ciascuno del gruppo ha preso con gli altri. stata dura ammettere di non essere capace di gestire lultimo bicchiere. No, non lultimo: il penultimo. sempre il penultimo bicchiere, dopo ne verr sempre un altro: finch resta il penultimo posso sempre smettere, posso gestire il bicchiere come voglio, se voglio smetto. Finch il penultimo. stato nel gruppo di autoaiuto che ha imparato che non il penultimo, ma lultimo bicchiere. Che non lo gestisci, lultimo bicchiere. Che non hai la forza di uscirne. su questa ammissione del fallimento che Raffaele ha costruito la risalita, passo dopo passo. Fino al disgusto delle bevande dolciastre: al bicchiere in mano non ha rinunciato, cambia solo quello che c dentro. E adesso si chiede: ne vale la pena? Perch chi annega la vita nel bicchiere sta peggio? Perch vomitare per lalcol peggio che vomitare davanti alla vita? Intanto per difendiamola, la vita. A partire dallintruso l per terra, col vecchio impermeabile, che occupa quella mattonella. Questa citt ha milioni di mattonelle che non sono tutte uguali. Alcune forse s: certune sono pi uguali delle altre. Hanno un nome e un segno di riconoscimento, quelle pi uguali delle altre. Sono state conquistate giorno dopo giorno, strappate con ferocia alla deriva dello sbandamento, dellinazione, del lasciarsi
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andare. C stata una guerra feroce, c tuttora una guerra feroce: non tra di noi, ma tra noi e la vita. C chi caduto vittima del freddo, della fame, della malattia. Leroina, lepatite, lAids. Alcuni sono scomparsi: dalloggi al domani non ci sono pi, forse migrati altrove, forse I pi duri resistono, conquistano la posizione lasciata libera, si organizzano per dividersi gli angoli, i portici, le piazze migliori. I ristoranti che lasciano il cibo avanzato tra i rifiuti, le mense, i preti caritatevoli, i singoli: ogni informazione viene messa nella rete, condivisa da pochi e tenuta segreta agli altri. Dietro la citt placida e lucente c unarena nella quale ogni giorno i leoni vengono sguinzagliati contro i barboni, gli alcolizzati, i tossici, i terminali. I senza-fissa-dimora della vita. Il darwinismo sociale della Bologna grassa e rossa, la guerra per la vita non vista dal sindaco comunista grasso e baffuto che sembra Balanzone, ma neanche dal cardinale che scaglia le sue omelie dai suoi pulpiti troppo alti per vedere chi cade e viene calpestato. Un piccolo, quotidiano Heysel tra portici e tortellini, qui come dappertutto. Ecco perch Raffaele trova una buona ragione per non ricominciare a bere. Il nuovo arrivato l non deve stare: e non c funerale che tenga. I morti non si levano dal sepolcro per ridarti il quasi niente che ti viene strappato. Il nuovo arrivato seduto per terra. Ehi, ehi, ehi: cosa fai qui, tu? Non puoi stare qua. Vai via, via da questa piazza, via da questo quartiere. Mi ascolti? Via, ho detto! Il nuovo arrivato sorride. Mi ricordo di te, Raffaele. Giochi ancora a scacchi? Raffaele lo guarda bene: chi questo? Io non ti conosco. Tu comunque non puoi chiedere lelemosina qua. Tu ti alzi e te ne vai, chiaro? Vedi cappelli in terra? Ho allungato la mano verso i passanti? No: in effetti no, non lo ha fatto. E allora? Guardo. Osservo la scena. Non ho bisogno di chiedere lelemosina, dice il nuovo arrivato scostando appena limpermeabile, giusto per fare intravedere il calcio della pistola. Raffaele si allontana: capisce che meglio fidarsi. In effetti, non tende la mano verso i passanti. Si ricorda di me, dice: ma quando? La memoria di Raffaele quella che : il funerale di Guglielmo, e Raffaele lo sa che non si chiama Guglielmo. Ma quale sia il suo vero nome, Raffaele non lo ricorda. Forse non lo ha mai saputo. Il nuovo arrivato osserva la scena. Registra i gesti, i visi. Non si sofferma sul paio di volti del passato che riemergono. C uno strano dark silenzioso e immobile. E c quella ragazza pallida e magra. Quella ragazza bellissima con le gambe lunghe. Che suona una melodia al carillon. Non pu essere qui per caso, dice il nuovo arrivato toccando le chiavi della moto nella tasca. Lo dice a bassa voce, a se stesso. Il nuovo arrivato abituato a parlare a bassa voce a se stesso: lo fa da quasi ventanni. La funzione finita. Lomelia distratta dellofficiante passata inosservata: di certo Diego non vi ha prestato attenzione. alla ricerca di qualcosa che valga la pena di un articolo a fondo pagina, Diego: lomaggio allamico che non merita di essere dimenticato. Gli manca lispirazione, lattacco, il titolo: gli manca lidea. E di certo il paesaggio umano della piazzetta di San Giovanni in Monte non aiuta. Una pacca sulla spalla di qua, una stretta di mano: convenzioni sociali, riti ipocriti che si perpetuano fra distratti conoscenti daltri tempi. Lara e Ferodo meglio far finta di non conoscerli: ci si accordati cos. Il feretro dentro il furgoncino che parte. Diego lo segue con lo sguardo, saluta distratto quello l che va via, alza la mano distinto a salutare unaltra faccia che la mano resta a mezza strada, poi si riabbassa: no, credevo di aver visto poi chi che ho visto? Diego rivolta la testa nellesatto momento in cui quel tale appena rialzatosi da terra incrocia il suo sguardo. Un mezzo sorriso. Anche Diego accenna a un sorriso. Una strizzata docchio: si gira e se ne va. Diego resta sul posto: tutto torna. Specialmente i conti in sospeso. Raffaele si incamminato verso lArchiginnasio: il suo luogo di lavoro, Scusi, signore, non avrebbe un soldino? Lara scende su Strada Maggiore assieme a Ferodo. Si salutano: Ferodo verso lenoteca di Sauro, dove lo aspetta Diego, Lara verso il centro, dove prender un taxi. Ora che non ha pi il Vespino. Cammina pensosa: talmente pensosa da non curarsi dei clacson che inseguono insultanti la moto che ha tagliato Strada Maggiore per infilarsi nella traversa sul lato sinistro. La stessa moto che ricompare pi avanti, pi o meno allaltezza del Caff
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dei commercianti. Lara rallenta il passo via via che si avvicina ai Commercianti: ha bisogno di qualcosa di buono. Di buono e di forte. Proprio quello che pensa lo sconosciuto che le si accosta e le chiede se pu offrirle da bere. Riflesso condizionato: perch dovrei accettare da bere da uno sconosciuto, chiede Lara guardandolo sfrontata negli occhi. Per tre buone ragioni, risponde lo sconosciuto sorridendo con cortesia. Perch ho in tasca poco pi che i soldi per offrirti da bere, e se sono gli ultimi vanno spesi bene, dice. Perch ho una pistola nella tasca, aggiunge. Perch abbiamo qualcosa in comune, dice ancora indicando con la testa la direzione di piazza San Giovanni. Qualcosa in comune?, dice Lara abbassando la voce: solo la voce, non lo sguardo. Qualcuno in comune, rimarca la voce ancora pi bassa dello sconosciuto: qualcuno di importante, credo. Cosa prendi? chiede Lara al suo improvvisato ospite. Ti offendi se prendo un Cuba libre? E magari molto-Cuba-e-poco-libre? S che mi offendo: unoffesa al rhum e al buon gusto. Tosta, la ragazza: e allora cosa prendo? Anzi, facciamo che prendo quello che prendi tu. No, dice Lara, io prendo un Bellini per me, e non lo condivido con nessuno. Tu prendi tu prendi un Negroni corretto: ne hai proprio la faccia. Corretto con cosa? Col succo di mezza arancia rossa. Fidati, quello che fa per te, conclude Lara ordinando i drink senza chiedere conferma. Distinto ha ripreso a comportarsi secondo i rassicuranti rituali del corteggiamento simulato. Esonero dal rapporto diretto, presa di distanza mediata dallironia che accomuna, tempo e spazio sufficienti per studiare le mosse dellanimale che fronteggia: letologia riconquista i suoi diritti. Dimmi una cosa: lavresti usata quella pistola, se avessi fatto resistenza? Lho usata, quella pistola. Sei qui seduta a bere con me, no? Magari perch avevo paura che mi facessi bum bum col tuo arnese Non potevo spararti. Ho detto di avere una pistola, non di avere anche i proiettili. Lara alza a mezzaria il suo Bellini per me, brinda con lei sa chi e beve il primo sorso. Il suo ospite fa altrettanto. Il Negroni corretto scende gi pi forte di quanto ricordasse, a dispetto del succo darancia. Brucia sul fondo dello stomaco diseducato dalle mense, colpisce lorganismo costrettosi allastinenza per scelta e per avversione verso il vinaccio da battaglia, risale in una mescolanza di sapori che il palato non riesce a separare. Passiamo alle presentazioni? Io sono Lara. Eri la sua ragazza? No. Non ero la sua ragazza. No? No. Sono la sua ragazza. (Silenzio). E tu? Lo conoscevi? Lo conoscevo. Tanti anni fa. Permetti? dice alzandosi goffo per rispondere a un istintivo residuo di buona educazione. Cristiano Malavasi. Lieto di conoscerti. Meglio se non ripeti il mio nome ad alta voce. Lara lo guarda con attenzione. Pensa: la prima volta che conosco un assassino. Gli abiti sono stropicciati. Le scarpe impolverate. Si sbarbato di fresco senza usare dopobarba. Odora vagamente di sapone liquido da bagno pubblico. Ho sentito parlare di te, risponde Lara toccando il bicchiere largo di Cristiano col suo calice. Lieta di saperti libero. Sicura? Sicura. Cosa fai qui? Ti staranno cercando, no? Faccio la lettera rubata: mi nascondo sulla scrivania. Cosa ti serve? Un bagno caldo. Poi? Un posto tranquillo. E una bella ragazza che mi spieghi cosa sta succedendo. Per il resto mi arrangio.
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Non facile spiegarti cosa sta succedendo. Ci vorr del tempo. Di, alzati che andiamo. Hai un casco di riserva sulla tua moto? No, mi sa di no. Tranquillo, faccio io. Cristiano non chiede dove andranno. Si limita a passare davanti a Lara per pagare con i suoi ultimi soldi. Lara prende il casco che gli allunga il barman. Dammi le chiavi, gli fa: guido io. Casalecchio sul Reno (Bologna), via Canale, ore 18.45. I post-it colorati sul frigorifero di Lara: Chiara 20/9 16.10 (giallo). Aveva il telefonino quasi scarico! (rosso). Non sanno di Ferodo (rosso). Chiara 22/9 9.30 (giallo). Baricella trattoria Venturoli (giallo). Bar Prezioso ore 19. Tutte le sere!!! (rosso). Diego da Sauro (Ferodo) (giallo). Raffaele 22/9 ore 23 Pierino (giallo). I ritagli di giornale con le due notizie. La morte di Andrea a piena pagina. Un angolo in basso laltro omicidio: come Peppino Impastato e Aldo Moro, ricorda Cristiano. Il comunicato di rivendicazione: Bologna e Roma, contemporaneamente. Fa pensare, questa coincidenza. Le abili insinuazioni di Diego: bella penna, sin dai tempi di Lotta Continua. Bella penna e bella testa, Diego: infatti ancora a fare il cronista. Fosse stato meno bravo a scrivere e a leggere libri, avrebbe fatto carriera in politica. Lara ha parlato, parlato, parlato: ne aveva bisogno. Cristiano ha ascoltato con pazienza. Mai uninterruzione: Cristiano registra mentalmente ogni smorfia, ogni emozione, ogni apparente ripetizione. Ferodo arriva avvertito da Lara: novit vieni appena puoi dice lSms. Arriva dopo aver fatto il punto con Diego. Situazione di attesa: aspettiamo la prossima mossa. Raffaele lavora in proprio: stasera porter informazioni. Anche Ferodo porta novit: quello che Lara ancora non ha detto. Lappuntamento di stasera: il Togliatti ci aspetta alle otto e mezzo. A te piacciono le rane, Cristiano? Dopo quello che ho mangiato per diciottanni, qualunque cosa va bene, rane o non rane. Abbiamo unora prima di muoverci, vero? S, unora. Vi dispiace? Cristiano prende i ritagli, gli appunti, le schede di Ferodo, i post-it di Lara. Si sistema per terra, come davanti a un puzzle. Sposta i fogli seguendo i propri, imperscrutabli disegni. Sovrappone questa carta a quel ritaglio, modifica lordine dei bigliettini, fa spazio e riempie di nuovo. Lara apre tre birre svedesi e un pacchetto di patatine al cumino: affascinata dai calcolati movimenti di Cristiano. Ogni tanto si appunta qualcosa. Quello scatolone di ritagli dov finito? ancora l, risponde Lara. Me lo puoi recuperare, Ferodo? (Non lo chiede a Lara: lo chiede a Ferodo). Hai bisogno? Mi servono alcune cose che sono l dentro. Non hai laria di aver bisogno di ritagli per ricordarti le cose, fa il punk. No, non ne ho bisogno, in genere. Ma la memoria ingannevole, Ferodo. A proposito, buona questa birra. A proposito di che? Non me lo ricordavo pi, il sapore di una buona birra. Dopo unora Cristiano si alza da terra senza guardare lorologio. Ho capito, dice. Possiamo andare. Prendi qui, gli fa Ferodo. Cos? Una carta di credito clonata: la sai usare? No: comprendimi, a San Vittore facevamo senza. Nema problema, dice Ferodo: ti insegno io. Baricella (Bologna), trattoria Venturoli, ore 20.30. Ma sei sicuro di quella targa? chiede Ferodo sospettoso. Mi hanno assicurato che pulita, risponde Cristiano. Finora andata bene. Gi. Per non era nei patti che saresti andato in giro per lItalia. Te ne procuro una io, di targa. Tanto per stare tranquilli.
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Sempre sospettoso, Ferodo. Andare in giro con la sua migliore amica seguiti da un omicida latitante non gli migliora lumore. Anche Lara non contribuisce a farlo star bene: non era cos neppure i giorni della morte di Lester. Taglio di capelli sempre uguale, stesso trucco, stesso abbigliamento. Solo, non sorride pi. E non lavora. Il tempo le serve tutto per la guerra dichiarata agli assassini del suo uomo, dice: e Cristiano unarma in pi, dice stasera. Perch in guerra servono armi, dice. Mai sentita Lara parlare cos, pensa Lester entrando nella trattoria. Tavolo prenotato: parete alle spalle, vista sulla porta dingresso, commenta Cristiano.Chiaro che non siete stati voi a sceglierlo. No, infatti, stato ma tu come lo sai? Lo so, dice Cristiano sulla porta dingresso. Non entri?, gli chiede Lara. C vento, qui fuori. S, certo, c vento: meglio entrare, no? In galera non lo senti il vento sulla faccia, dice sottovoce Cristiano. Resta l, sulla soglia, con i capelli lunghi scompigliati dal vento di settembre. Me lo ricordo questo posto, dice Lara. Ci venivo a ballare da ragazzina. Com che non ci siamo mai incontrati qui? Perch da ragazzino non stavo a Bologna, risponde Ferodo. Scusi, chiede Lara al gestore che porta la caraffa di lambrusco, c ancora la discoteca Kryptonite in fondo al paese? La discoteca? No, no, non c pi. C un cubo di cemento vuoto. Non lhanno ridata a quei ragazzi perch dovevano venderla, poi non lhanno pi venduta. Ma il sindaco che cera allora, vai a fargli capire: dovevano lasciarlo in officina ad avvitare bulloni, altro che fargli far carriera, a quellimbezel dun asen imbezel. Sulla porta Cristiano si scuote. Lontano rumore di moto in avvicinamento: il Guzzi del Togliatti. Il vecchio ladro dappartamenti stringe il manubrio con le sue poderose mani, senza incertezze. Cristiano comincia a sorridere quando vede uno svolazzo dimpermeabile dietro la massa del Togliatti. Il Togliatti spegne il motore. Dietro di lui il passeggero salta gi dalla moto guardando negli occhi Cristiano. Si sfila il casco. Appoggia il casco sulla moto. Cristiano allarga il sorriso e le braccia. Andrea Vannini gli si getta dentro. Lho letto sul giornale, poi me lo ha rispiegato Diego. Sapevo che era solo questione di tempo: ma non credevo che saresti arrivato subito. Pensavo che Per cosa credi che sia uscito? Andrea abbassa la testa. Ovvio: si giocato tutta una vita in una decisione, chiaro che il motivo non poteva essere che questo. Tu, piuttosto? Come hai fatto a morire? Non pi allegro, Andrea, adesso. Sandro gli pesa sulla coscienza. Vado a mettere in moto, dice uscendo. Arrivo, risponde Andrea. Quella mezza rampa di scale sufficienti a far richiudere il portone. A schermarlo dallesplosione. A vedere Sandro saltare in aria con la macchina, ricadere al suolo immobile, prendere fuoco e bruciare come un cerino. Avevamo lo stesso dentista. Glielo avevo consigliato io, quello studio odontoiatrico sul vecchio canale. La stessa notte sono andato con Ferodo a sostituire le cartelle. La foto dei miei denti nella cartellina di Sandro: per questo che hanno identificato il mio cadavere carbonizzato. Ancora non sapevo che in quella stessa notte Andrea si ferma. Lo sguardo di Lara non ammette repliche. Basta piangersi addosso, dice Lara, passiamo ai fatti. Siamo messi cos, dice Andrea. Abbiamo alcuni telefoni sotto controllo. Se Raffaele stasera vi porta un regalo, probabilmente ne agganciamo un altro. Sappiamo come comunicano tra loro in Rete, e quando riaccendono la chat noi ci siamo. Questo Righi Aldrovanti che abbiamo riempito di cimici non il capo, ma un anello di snodo tra il livello esterno e quello bolognese, quindi le decisioni dovranno passare da lui. Anche se i due omicidi li hanno gestiti senza interpellarlo. E se hanno agito cos vuol dire che non hanno molto tempo: quindi sta per succedere qualcosa. E con tutta probabilit, il carico della nave qui vicino. Quanto vicino? chiede Cristiano.
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Abbastanza da averne spostato una porzione sotto la macchina di Sandro, risponde Andrea. Qualcuno ha dubbi su quello che sta per succedere? Nessuno risponde. Nessun dubbio, attorno al fresco lambrusco di Baricella. Cosaltro? insiste Cristiano. Ho chiesto in giro, dice il Togliatti versando da bere. Sui viali non ci sono croate: non sono ancora tornate. E su quel Righi Aldrovanti ho qualche informazione in pi. uno della vecchia leva, di quelli che credono nellidea. E non si limita a metterci i soldi, nellidea. La sua villa un posto sicuro per chi passa da Bologna. Anche i gestori delle agenzie di viaggio non sono a Bologna, aggiunge Ferodo. Ecco la stampata della prenotazione di due posti aerei per i fratelli Varisi. Ai Caraibi. Una vacanza premio, tanto per non essere a Bologna in questi giorni. Diego? Diego dice che la morte del Lercio puzza. Nella zona del grattacielo la polvere tagliata bene, non ci sono nuovi arrivi, non c alcun caso di overdose. Lero che si sparato in vena non quella che gira. E comunque i ragazzi del rione Santa Rita sono spaventati. Muti e spaventati. E non c concorrenza: quindi a spaventarli non la concorrenza. Le rane sono finite presto. Cristiano ne ordina unaltra porzione, e del nuovo lambrusco. Che facciamo dopo? chiede Lara. Andiamo da Pierino a sentire cosa ci racconta Raffaele. Perch? chiede Cristiano stupito. Come fa Raffaele a sapere cose? Se sei uno dei barboni storici di Bologna, ne sai di cose. Soprattutto se sguinzagli alla ricerca di notizie tutti i tuoi amici barboni. E dopo? chiede ancora Lara. Dopo quando? risponde incerto Andrea. Dopo. Raccogliamo informazioni. Aspettiamo le loro mosse. Al momento buono li anticipiamo. Gli togliamo di mano quello che hanno fatto arrivare dalla Croazia, giusto? Giochiamo sulla sorpresa, li prendiamo in contropiede. Li acciuffiamo e magari li leghiamo come salami, no? Quei salami hanno ucciso due di noi. Tre, con Lester. Cosa facciamo, una volta che li avremo presi? Se li avremo presi, mormora Cristiano quasi tra s e s. Se li avremo presi, daccordo: cosa facciamo? Ferodo guarda Andrea. Andrea non risponde. Cristiano continua a guardare un punto indefinito, dentro un mondo tutto suo. Lara aspetta una risposta. Facciamo quello che si deve fare, risponde il Togliatti. Come sempre. Andrea guarda Ferodo, poi Lara. Lara ha la faccia dura. Cristiano continua a guardare il niente. Gi, sussurra: come sempre. Bologna, bar Pierino, ore 23.20. Anche i pierini sembrano pi tristi, adesso. Pare che sul banco ci siano dei bicchieri che aspettano bevitori non ancora arrivati, che saranno attesi invano: non si torna indietro da certi viaggi. Da altri s. Cristiano l che lascia risalire i suoi ventanni assieme al fuoco dellintruglio. La festa di diploma, per dire: con tanta di quella gente che dovemmo portarci i bicchieri di carta da casa per poter bere tutti, racconta a Lara. Esce fuori, si affaccia sulla via e indica la libreria dei ciellini.La vedi quella? Si chiamava Terra promessa, labbiamo trasformata in Terra bruciata in dieci minuti. Perch bruciare una libreria? Credevo che a voi i libri piacessero, dice Lara. Sono stati i ciellini a dare il pretesto alla polizia, quel giorno che Francesco fu ammazzato. Unaula occupata militarmente, due compagni buttati gi a sprangate per le scale, e il resto venne da s: la polizia era stata autorizzata a sparare ad altezza duomo, il giorno dopo ci sarebbe stata una grande manifestazione a Roma ed era necessario farla deragliare sul sentiero della guerriglia urbana: serviva un morto in piazza. Le abbiamo anche pubblicate, le foto dei ciellini con le spranghe alla finestra, sospira Cristiano. Rientra e afferra un altro pierino, incrociando per caso
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la mano con quella di Raffaele che prende il suo chinotto. Si incrociano anche gli sguardi: giornata, dice Cristiano. Adesso s che mi ricordo di te, dice Raffaele: tu eri uno dei Quattro gatti. Doveri finito? Sono stato altrove, dice Cristiano. Dove?, insiste Raffaele. Altrove, ripete Cristiano. E com, questo altrove? Come ogni altro posto, dice Cristiano: o quasi. Perch quasi? Perch in ogni posto c sempre qualcosa che manca. Ad esempio? Ad esempio, in quellaltrove l mancano i pierini, conclude Cristiano. Che mi dici, Raffaele? chiede Lara prendendolo sottobraccio per portarlo in un angolo meno affollato. Dico che si pu fare. Non con quel Clerico, ma col suo compare s. Porta il cellulare nella tasca esterna. Ho sistemato per domattina. Lara fa cenno a Ferodo. Ferodo annuisce.
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5. Maestri e allievi
23 settembre, Roma, Hotel dei 4 Mori. Residenza romana del senatore Cappas, ore 6.20. Il generale Corvino bussa discreto alla porta della suite del senatore. Bastano due lievi colpi con le nocche: il suo arrivo atteso. Il senatore avvolto in una elegante vestaglia di seta, sprofondato nella poltrona accanto al tavolino da caff. Il fumante bricco in porcellana di Capodimonte sul vassoio, accanto a due straordinarie tazzine del primo periodo borbonico. Allargando il braccio, il senatore indica al generale Corvino la poltroncina vuota. Il generale inclina il capo in segno di ringraziamento, scioglie la ferma posizione informalmente sullattenti e si accomoda, senza interrompere la rigida linea della schiena. Il servitore in guanti bianchi serve il caff. Le avevo detto, generale, che il caff mi viene recapitato dai magazzini di Trieste, da un caro conoscente che lo miscela seguendo mie precise indicazioni? Due diverse miscele di arabica dei Caraibi con una piccola aggiunta di robusta brasiliana, per dare quel nervo che amo trovare tra gli aromi del caff, quando la tostatura lenta e tende al brunito. Quel vago sentore di bruciato cos tipico tra i sapori della mia terra, generale. Mi sembra, come dire, appropriato alla circostanza. Spero non vorr alludere alla mia presenza, senatore. Il generale Corvino allunga le antenne, cercando di percepire ogni singolo umore del senatore Cappas. A che pro la sua richiesta presenza? Necessit di un testimone? Ridicolo: come se il senatore Cappas non avesse imparato a registrare certi incontri. Allesterno, nella macchina dai vetri fum affittata per loccasione, linviato di nome Michael attende la chiamata convenuta per lincontro col senatore Cappas: la perfetta chiusura della triangolazione, linserzione del piccolo gioco italiano nel grande gioco globale richiede questo snodo. Il vasto progetto di Creative Destruction appena agli inizi: unarte della quale, nel suo piccolo, il senatore Cappas diventato un maestro: un allievo allaltezza del maestro. Forse. Posso essere franco, senatore? da tempo che lo auspico, generale. Ma prima di espormi il suo punto di vista, gradisca questa sottile sfoglia di cioccolato fondente: la prossima tazza di caff le sar, se possibile, ancora pi gradita della prima. Il generale Corvino obbedisce. Lamaro del cioccolato, laroma del caff, la dolcezza della miscela che si stempera gradualmente in una pi accentuata venatura di bruciato. Io ho al momento la funzione di latore di messaggi. Lho messa a parte di alcune cose che sono in preparazione, come era desiderio dei miei referenti, e in questo modo ho affiancato i progetti dei quali sono partecipe con i suoi personali progetti, che mi appaiono convergenti. Tutto questo non spiega la mia presenza qui, oggi, al colloquio con linviato di nome Michael. Non certo di un testimone che lei ha bisogno, senatore. E dunque? Il senatore Cappas sorride. Un sorriso non del tutto benevolo, non del tutto rassicurante. Io e linviato americano siamo vecchie conoscenze, generale: sono ventanni che questo allora giovane studioso di sistemi politici mi venne presentato da un conoscente che in qualche modo potrei quasi definire comune. E fu su parere di questo e altri miei consulenti che lallora giovane studioso di sistemi politici entr a far
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parte di un ristrettissimo gruppo di miei collaboratori, in un frangente storico la cui drammaticit non potrebbe in alcun modo sfuggirle, generale. 29 marzo 1978, Roma, Unit di crisi, ore 10. Il giovane ministro Cappas riceve una busta dal direttore generale del suo gabinetto. Con irritazione nota che aperta. Osserva in silenzio i membri dellUnit di crisi da lui stesso costituita, con uomini di sua fiducia o come tali indicatigli da alcuni suoi interlocutori. La presenza di molti estranei allapparato burocratico del ministero ha suscitato qualche malumore. Cosa vuol dire questa busta aperta? Una lettera di questo tipo non pu essere considerata personale: parso naturale che i Servizi dovessero prenderla in esame in attesa del suo arrivo. il dottor Francesco Costante a rispondere: elegante, sfacciato, lanello di collegamento con i Servizi, per il giovane ministro Cappas. Per altri, pi che un consulente dei Servizi. Il giovane ministro Cappas legge la prima parte della lettera, a voce chiara ma non alta: giovane, ma non certo privo di esperienza. Sa bene che nessuno dei presenti ha bisogno di ascoltare il contenuto.
Carissimo *** mentre tindirizzo un caro saluto, sono indotto dalle difficili circostanze a svolgere dinanzi a te, avendo presenti le tue responsabilit (che io ovviamente rispetto) alcune lucide e realistiche considerazioni. Prescindo volutamente da ogni aspetto emotivo e mi attengo ai fatti. Bench non sappia nulla n del modo n di quanto accaduto dopo il mio prelevamento, fuori discussione mi stato detto con tutta chiarezza che sono considerato un prigioniero politico, sottoposto, come presidente della Dc, a un processo diretto ad accertare le mie trentennali responsabilit (processo contenuto in termini politici, ma che diventa sempre pi stringente). In tali circostanze ti scrivo in modo molto riservato, perch tu e gli amici con alla testa il residente del Consiglio (informato ovviamente il presidente della Repubblica) possiate riflettere opportunamente sul da farsi, per evitare guai peggiori. Pensare quindi fino in fondo, prima che si crei una situazione emotiva e irrazionale
Onorevole Il giovane ministro Cappas alza lo sguardo: il consulente americano che affianca il dottor Costante a chiedere la parola. Dica, Michael. Ho come limpressione che queste prime righe stiano prefigurando uno scenario inedito, e per certi versi sdrucciolevole. Cosa intende dire, Michael? Che nel ventaglio di ipotesi che avevamo formulato nelle prime riunioni dellUnit di crisi, questo scenario non era previsto, e che avventurarci su uno scenario imprevisto senza averne tutte le possibili implicazioni potrebbe essere rischioso. Lei, Michael, non sta pensando rischioso: lei sta pensando sgradito! Abbia almeno la franchezza di ammetterlo, dal momento che non la delicatezza la qualit che pi emerge dalla sua persona. Il giovane ministro Cappas non nasconde la sua crescente irritazione. Il giudizio del consulente Michael saggio, ma cos formulato serve a mettere in dubbio la saldezza di giudizio del ministro, a sottolineare il suo coinvolgimento emotivo nella vicenda. Se gli esiti della vicenda si avviassero su una strada sgradita ai nostri saldi referenti occidentali, storicamente schierati a difesa della vostra libert, allora il gradimento politico diverrebbe un fattore di rischio politico, ministro: volevo solo sottolineare questo. Il giovane ministro Cappas continua a leggere la lettera.
Capisco che un fatto di questo genere, quando si delinea, pesi, ma si deve anche guardare lucidamente al peggio che pu venire. Queste sono le alterne vicende di una guerriglia, che bisogna valutare con freddezza, bloccando lemotivit e riflettendo sui fatti politici
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Cosa consigliano lor signori? ancora il dottor Costante a chiedere la parola: questa missiva e le due che sono gi giunte ad altri destinatari potrebbero lasciar supporre linizio di una strategia di destabilizzazione incentrata su un invio libero e indiscriminato di lettere. Dovremmo riflettere con attenzione su questi rischi, magari allargando lUnit di crisi a qualche soggetto esperto di psicologia. La cosiddetta Sindrome di Stoccolma, ministro. E forse Dica, dottor Costante: credo di immaginare la sua prossima proposta. Io credo che sar utile un pi stringente ricorso, ovviamente per via informale, al nostro amico e, se mi consente il personale riferimento, maestro che dalle sue stanze dell Hotel Excellence ha gi messo la sua persona e i suoi contatti al servizio dellinteresse supremo dello Stato. Il giovane ministro Cappas studia con attenzione gli occhi del dottor Costante. Costante luomo dellinquilino dellHotel Excellence allinterno dei Servizi, come si dice? E dunque anche allinterno dellUnit di crisi? Se cos fosse, la presenza diretta del soggetto non aggiungerebbe alcuna sostanziale novit al peso del personaggio: ma permetterebbe a lui, Cappas, di studiarne le mosse. Lassenso del consulente americano Micheal alla proposta di Costante evidente: in questa vicenda le notizie arrivano su altri tavoli con evidente anticipo rispetto al tavolo del giovane ministro Cappas. Il giovane ministro termina la lettura della missiva a lui inviata.
Che Iddio vi illumini per il meglio, evitando che siate impantanati in un doloroso episodio, dal quale potrebbero dipendere molte cose.
23 settembre 1998, Roma, Hotel dei 4 Mori. Residenza romana del senatore Cappas, ore 7.30. Vede, generale, continua il senatore Cappas sorbendo unaltra tazza di caff, io ho alcuni amici e antichi collaboratori che, non immemori dei nostri antichi rapporti professionali lei certo non ignora la vicinanza al la sua Arma benemerita che mi sempre stata attribuita, voce che da sempre mi onora non mancano di tenermi aggiornato su alcune vicende locali. una delle mie debolezze, la consideri alla stregua delle trame di quella soap opera che mi faccio mandare dagli Stati Uniti. Io so, generale, che a capo di uno dei fili che la spingono da me c un uomo che non ricordo di aver mai incontrato, ma che proviene da quella stessa scuola politica alla quale mi sono rivolto in passato per consulenze e consigli, e che oggi preferisco, ammaestrato e reso diffidente dallesperienza, mantenere a una certa distanza, pur sapendo che questo comportamento mi attira ingiuste accuse di scarsa riconoscenza e poca memoria. Ora, generale, credo che il gi avvenuto incontro tra questa persona e linviato di nome Michael, senza contare la prossima conferenza politica riservata in programma, mi lasci indovinare, in quel riservato appartamento non distante da piazza di Spagna?, suggeriscano lutilit di una presa di distanza dagli eventi. Una posizione pi defilata, pi discreta. Ecco tutto, generale: sono convinto che lei abbia le qualit per questo particolare compito. Sta a lei decidere se sempre necessario, allinterno della parte entro la quale per libera scelta noi siamo, stare da una parte oppure no. Il senatore si alza. La mano che tende al generale Corvino amichevole, ma perentoria: lincontro finito, il senatore gradisce rimanere da solo. Il generale Corvino batte i tacchi, stringe la mano, mette il cappello dordinanza sotto il braccio ed esce. Il senatore Cappas compone un numero di telefono. Non ha bisogno di parlare: il segnale convenuto. Linviato di nome Michael nel suo veicolo dai vetri fum continua ad attendere: la pazienza comincia a degradare. La mania del senatore Cappas di far spazientire i suoi interlocutori gli appare una barocca inutilit: tipicamente italiano. Linviato di nome Michael non ha mai tempo da perdere. I due uomini che bussano ai vetri hanno tesserini di riconoscimento. La presenza di questa macchina segnalata da oltre unora. Lei qui non pu stare, intralcia il traffico e costituisce un elemento diversivo per la sicurezza degli ospiti dellalbergo. No, lei non deve discutere n telefonare, o si allontana subito o la allontaniamo noi. No, non la metto in contatto con nessun superiore, lei si toglie di torno adesso, ci siamo capiti, Mister? Uscendo dallHotel dei 4 Mori, il generale Corvino assiste alla curiosa scenetta che ha luogo sullaltro lato della strada. Lautomobile dai vetri fum si allontana. Il senatore Cappas non gradisce visite. Il senatore Cappas sta programmando il lettore multiplo del suo home theatre per lintera giornata, selezionando tra centinaia di Cd
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di musica lirica e sinfonica: unoperazione delicata, per la quale necessaria la massima attenzione. per questo che il senatore Cappas non desidera essere disturbato. Da nessuno.
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6. Convocazioni
Borgo Mezzo, frazione di Villanova (Bologna), ore 7.40. Un porto di mare! La canonica di don Ricrea diventata un porto di mare, altro che storie, borbotta la Rachele col suo passo svelto e la sporta della spesa sotto il braccio. Prima il signor Augusto, che pare tanto un bravuomo, di quelli che se lo avesse incontrato dieci anni fa la Rachele forse forse un pensierino ce lo poteva anche fare, sul signor Augusto, che si vede dalle mani che un lavoratore onesto, perch le mani callose sono sempre delle persone oneste che lavorano tutto il giorno, sono gli sfaccendati che stanno tutto il giorno al bar ad avere le mani lisce, gli sfaccendati e i signorini, che poi sono degli sfaccendati anche loro. Per anche misterioso, il signor Augusto, con quel chiavistello tirato, che certe volte se ne sta dentro lo stanzino a leggere, dice lui, che va anche bene leggere, per non creanza chiudersi in stanza quando in casa c una signora, che diamine, un po di cortesia ci vuole, no? Cosa cavr da fare dentro quello stanzino il signor Augusto, dico io, cosa cavr da fare, dice la Rachele, curiosa come una biscia: mah, non si sa. E adesso ci arriva anche quellaltro l, quello giovane con limpermeabile che vorrei anche sapere dov che dorme la sera, che se don Ricrea dorme nel suo letto che grande appena per uno magro come lui e nella brandina dello sgabuzzino c il signor Augusto, quello tanto rispettabile e dallaria cos perbene, vorrei proprio sapere quellaltro l con la faccia da forestiero dov che dorme, che quando ieri glielho chiesto mi ha detto: non dormo, e insomma mica si prende in giro una povera vecchia che lavora come me, cosa vuol dire che non dorme, cosa fa tutta la notte, che non fuma neanche, uno la notte se non dorme e non fuma di certo non fa niente di giusto, le persone perbene la notte se non lavorano dormono, dice la Rachele. Ecco, quellaltro l con la faccia da forestiero laria perbene proprio non ce lha. Poi alla Rachele le sa proprio che quello l devessere uno che beve, perch la grappa di pere nella scansia diminuita, che don Ricrea si pensa che la Rachele non ci bada, ma lei ci ha fatto un segno quasi invisibile per controllare il livello della grappa, e ieri si accorta che la grappa sotto quel segno, e certo non pu averla bevuta il signor Augusto, quindi devessere quello l con laria da forestiero ad averla bevuta, che secondo la Rachele uno che apre gli sportelli per curiosarci dentro, poi finisce che trova la grappa e la beve, conclude la Rachele davanti alla porta della canonica. Come volevasi dimostrare, quello l con la faccia da forestiero gi in piedi, in piedi per dire, perch seduto sulla sedia, ma guarda che maleducato che ha i piedi sullaltra sedia e non saluta neanche. Fa uno strano rumore con la bocca, il forestiero. Sembra che russi, pensa la Rachele poggiando la borsa sul tavolo. Oddio, forse proprio vero che russava, perch al rumore della bottiglia sul tavolo fa un salto e si scuote. Mi scusi se lho svegliata, dice la Rachele, un po dispiaciuta e un po no, non si preoccupi, risponde il forestiero. Adesso ci preparo il caff, che poi andiamo a svegliare anche don Ricrea e il signor Augusto, dice la Rachele prendendo la scatola del caff, grazie, Rachele, risponde il forestiero, per il signor Augusto meglio lasciarlo dormire, che stanotte stato poco bene e si addormentato allalba. Povero signor Augusto, pensa la Rachele riempiendo la caffettiera di polvere scura. E comunque questa casa diventata proprio un porto di mare, e questo forestiero qui continua a non piacerle: uno che dorme sulle sedie in cucina, invece di cercarsi una casa per conto suo. Che ci fanno i contratti daffitto proprio per loro, pensa la Rachele, i contratti per forestieri, no? Bologna, piazza Galileo Galilei, ore 8.10.
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Lagente Aldo Petrone arriva a piedi, come dabitudine. Occhiata allo spiazzo, prima di entrare nel Prezioso per la colazione. Solito va-e-vieni di passanti, qualche collega che entra in questura, il barbone allangolo, ma guarda te se deve chiedere lelemosina proprio vicino alla questura: ma Valente ha detto di lasciar correre, profilo basso dice, e anche Clerico dice che meglio far finta di niente per qualche giorno, soprattutto adesso che E quel casino l? Cazzo, due tossici o poco meno, l a litigare, stronzo che sei, ti gonfio di botte se lo ripeti, lo ripeto s che sei uno stronzo: e lui le molla davvero un ceffone, ma porca miseria, guarda se il modo di cominciare la mattinata, unaltra sberla, meglio intervenire che senn quello la gonfia di botte, ehi, la smetta di no, signora, mi lasci stare, non si aggrappi, aiuto, mi mena, faccia qualcosa, se mi lascia il braccio faccio s qualcosa, mi lasci stare, lei favorisca i documenti, le sembra un comportamento civile, mi scusi, ma solo una lite, una storia di gelosia, ma le pare che ridotto come sono ho il tempo di pensare a insomma, chiedo scusa perch ho esagerato, adesso andiamo via, vero che andiamo via?, prometto di non picchiarla pi. Contenti loro, pensa lagente Petrone vedendo la tossica che adesso gli fa di nuovo gli occhi dolci, va bene, andate via, che meglio finirla cos, tanto cosa vuoi fare, un verbale per una stronzata del genere, pensa lagente Petrone guardandoli allontanarsi sottobraccio. Gente di merda, mosche sulla parete, pensa. Bisognerebbe schiacciarli tutti insieme, ripulire la citt da questa feccia, pensa voltandosi ed entrando nel bar Prezioso. perch si voltato: per questo che non ha visto il tossico lanciare qualcosa al barbone che chiede lelemosina. Ferodo, invece, non ha perso un solo particolare. Dallinterno della macchina ha seguito la scena con molta, molta attenzione. Dieci minuti dopo lagente Petrone esce dal bar Prezioso e si avvia in questura. Il primo richiamo del barbone quasi non lo sente. Al secondo si volta. Agente? Le caduto questo dalla tasca, dice il barbone raccogliendo qualcosa da terra. Il telefonino dellagente Petrone. Localit non determinabili, ore 10.30. Invio: da telefono cellulare clonato con scheda sudamericana a telefono cellulare clonato con scheda estera. Allaltro capo: luomo chiamato Yves. [Lintera conversazione si svolge in lingua francese]. Yves: Come procede? Ci siamo quasi. Tra un paio di giorni trasferiamo il carico in sede. Yves: Che tempo fa laggi? Non bello. Calma apparente, ma qualcosa non mi convince. Arrivano anche da te i giornali italiani, no? Yves: S. Arrivano. E li leggo. Ecco. Qualcosa non sta andando come doveva. Yves: Niente va mai come doveva. per questo che serve gente come te. Gente pronta a tutto. Io sono sempre pronto a tutto. Per non sono pi un ragazzino che va a fare la spesa al supermercato. Sono un esperto, adesso. Yves: Me le ricordo, le tue spese. Eri bravo anche allora. Sei sempre stato bravo a fare quello per cui ti paghiamo. S, s. Ma adesso penso a mettere da parte per la vecchiaia. E voglio arrivarci alla pensione: costi quel che costi. Yves: Non preoccuparti dei costi: non sei tu a pagare. No, non sono io che pago. Luomo dal motto Vrij Vlaanderen tatuato sul braccio destro guarda la custodia della chitarra. Non sono io che pago, ripete. Non ha mai pagato di persona. Non ha mai neanche saputo suonare la chitarra.
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Bruxelles Soir, 6 settembre 2004 il ritorno degli assassini folli del brabante Seconda parte di Michel Laconique
Tutto ricomincer una triste sera dellautunno 1985. Il 27 settembre, diversi individui con indosso maschere di Carnevale compaiono improvvisamente nel parcheggio del supermercato Delhaize di Brain-lAlleud armati di fucili a pompa. Presi dalla frenesia, gli assassini sparano a ripetizione. Si fanno consegnare il denaro delle casse, poi ripartono. Tre persone sono trovate morte, molte altre restano gravemente ferite. I testimoni sono sotto choc. Le forze dellordine e i soccorsi arrivano nel pi grande disordine: nessuno, in quel frangente, pensa a dare lallarme, a mettere posti di blocco sullautostrada per intercettare gli assassini. Grave, fatale errore: gli assassini non hanno ancora concluso la loro serata. Essi si dirigono a rotta di collo verso un altro supermercato Delhaize, situato a Overijse, a una dozzina di chilometri da Braine-lAlleud, dove lanciano un attacco identico al primo effettuato circa un quarto dora prima. Bilancio terrificante: cinque morti (tra i quali un ragazzo di tredici anni) e numerosi feriti. Tutto per un bottino finale irrisorio: pi o meno una dozzina di migliaia di euro. Le inchieste balistiche dimostreranno ben presto che questo duplice massacro stato commesso dalla stessa banda responsabile delle rapine del 1982-83 (dodici morti). Il Belgio sotto choc. Il governo vacilla. Ogni importante supermercato del Paese (soprattutto quelli che si trovano in prossimit duna autostrada) messo sotto sorveglianza dalle forze dellordine: gendarmi e poliziotti armati di mitra, tiratori scelti sui tetti. Inutilmente. Il 9 novembre 1985 gli assassini attaccano il Delhaize dAlost, nonostante sia strettamente sorvegliato da una pattuglia della gendarmeria. Gli assassini non hanno esitazioni, dnno prova di unincredibile audacia e sparano su tutto ci che si muove davanti a loro. Allinterno del supermercato si fanno consegnare il contenuto delle casse. Una cassiera che non obbedisce abbastanza rapidamente abbattuta con un colpo di mitraglietta a bruciapelo. Nel magazzino, un bambino di dieci anni sdraiato al suolo incrocia lo sguardo di uno degli assassini: luomo dirige lentamente la sua arma verso il bambino e spara. Il bambino sar uno dei numerosi feriti dellattacco. Otto persone (tra le quali unadolescente di quattordici anni e una bambina di nove) trovano la morte nel supermercato. Gli assassini si allontanano con molta calma. Luomo dal motto Vrij Vlaanderen tatuato sul braccio destro ricomincia a fare flessioni alternate davanti alla custodia della chitarra. Non ha mai saputo suonare la chitarra. Alluomo dal motto Vrij Vlaanderen tatuato sul braccio destro non piacciono le chitarre. Non ne ha mai posseduta una. Localit non determinabili, ore 14.30. Connessione Internet con server protetto: attivata. Request: chat-line riservata. Password required. Insert password: ********. Second password required. Insert password: ******. Connected with: chat-line riservata. Welcome. lambdaSono presente. Chi risponde allappello? betaAppello gi fatto, aspettavamo solo te. lambdaDunque? zetaEspongo io. Passiamo alla fase operativa. Dopodomani portiamo la spesa in cucina, poi lo chef preparer il menu. Ho depositato una scheda con la ricetta nel solito luogo. Gli altri commensali saranno avvertiti con inviti personalizzati, secondo la consuetudine. Tutto chiaro? alfaRichiedo un chiarimento sulla disposizione dei posti a tavola. betaConfermo che lordine resta immutato.
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lambdaChiedo un chiarimento sulle mie funzioni. zetaDovrai coordinarti con gli altri commensali per dare una mano in cucina, sotto la sovrintendenza di Alfa. lambdaRicevuto. Affermativo. alfaRicevuto. Affermativo. betaBene. Buon lavoro a tutti. Sito Web criptato, hot line erotica, ore 15.25. Libreria fotografica. Accesso vincolato, password required . Insert password. Wrong or invalid password, denied access. Insert password. Wrong or invalid password, denied access. Insert password. Wrong or invalid password, denied access. Insert password. Wait, please. Check password ahead. Insert your second password, please. Wait, please. Check password ahead. Welcome. Galleria fotografica ordinata alfabeticamente. Donne dei Paesi dellEst: ucraine, moldave, russe, slovacche. Nome, prestazione preferita, foto di presentazione. Scrollare la galleria. Altre donne slave: nome, prestazione preferita, foto di presentazione. Scrollare la galleria. Ancora donne slave. Eva, Miroslava, Jana, Yo Yin. Yo Yin: coreana. Clic sulla foto: full screen. Clic sullicona della lente dingrandimento. La coreana scompare. Al suo posto: un dattiloscritto. Riproduzione j-peg non rintracciabile da un motore di ricerca per parole chiave: le istruzioni. Clic sullicona della stampante: istruzioni stampate. Lambda prende il telefonino e digita un Sms. Allaltro capo: lagente Ivano Clerico. Lagente Clerico legge il messaggio, annota lindirizzo al quale verr inviata le-mail e digita un numero. Allaltro capo: lagente Aldo Petrone. Dimmi. Ci siamo. Ci vediamo dopo, porto le istruzioni. Stacco al solito orario, ti aspetto al bar. Lagente Clerico riattacca. Si dirige al pi vicino Internet Point. Lagente Petrone riattacca. Cose personali, confida al compagno di pattuglia. Ferodo si sfila lauricolare. Si gira verso la tastiera e inizia a digitare. Il salvaschermo cede il posto al navigatore di Rete. Entrare nella hot line, a questo punto, un gioco da ragazzi. Roma, ore 19. Biglietto dinvito.
La s. v. invitata alla conferenza riservata che avr luogo venerd 25 p. v. allhotel Parco dei Principi, nella saletta al piano interrato, alle 20.30. Tema della conferenza: Disordine creativo e ricostruzione del capitale sociale. Seguir rinfresco.
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Luomo chiamato Beta prende nota sullagenda, registra mentalmente la felice coincidenza e ordina un drink. Luomo grassottello assentisce e ordina lo stesso cocktail. Borgo Mezzo, frazione di Villanova (Bologna), ore 22.30. Ferodo distribuisce la copia delle istruzioni scaricate dal sito criptato e gli appunti dellintercettazione ambientale del bar Prezioso. Dovrebbe bastare, dice. Ce la dovremo far bastare, replica Cristiano. Facci un sunto, chiede Diego. per dopodomani. Trasportano il carico dalla Riviera a Bologna, e col carico arriva anche lartificiere, in qualche modo. Faccio prima a dire quello che sappiamo. Primo, dopo le due non useranno i cellulari come telefoni: solo Sms. Secondo, il punto di riferimento Alfa, cio Righi Aldrovanti: a ogni passo della tabella di marcia ricever un messaggio di conferma da inoltrare agli altri.Se un passaggio salta, seguono un piano di emergenza che non conosciamo, e che non conosce neanche Alfa, al comando di Lambda. Terzo, entro le 21 la macchina che deve portare a Bologna il carico dovr essere alla stazione di servizio di Castel Bentivoglio, sulla Bologna-Ferrara, direzione Ferrara. La macchina la guida Clerico. Quella che porta il carico dalla Riviera scortata da unaltra macchina, in tutto dovrebbero essere in tre. Tra loro hanno concordato un segnale con i fanali, quindi non si conoscono di persona. La macchina col carico esce ad Altedo e torna indietro. Lartificiere quasi di sicuro il belga, e si muove per conto suo scortato da Petrone: evidentemente sa dove andare a Bologna. Tutto qui? chiede Cristiano. Tutto qui. poco? quel che . Sappiamo dov la macchina di Clerico? S. Clerico ha una casetta fuori Bologna, probabile che la usino come deposito del materiale. Cristiano apre la carta autostradale e mette il dito sulla stazione di servizio. Andrea annuisce. Va bene, dice Cristiano: si pu fare. Diego si gratta la testa, perplesso. Ma Lara che fa la domanda: il punto non se si pu fare. Il punto : siamo sicuri che tocchi a noi? Se queste informazioni le passiamo a A chi, Lara? risponde Andrea. Cristiano e Togliatti sono ricercati, io sono morto, e se resuscito probabilmente mi accusano della morte di Sandro. Poi che informazioni abbiamo, in realt? Qualche intercettazione illegale, niente riscontri esterni, niente testimoni al di fuori di noi stessi: ci metterebbero giorni solo per decidere se crederci o no. E a chi rivolgerci? Come facciamo a sapere qual il livello di infiltrazione nella polizia? E chi ci dice che anche nei carabinieri non ce ne siano dei loro? Non abbiamo mesi, Lara: abbiamo giorni. Troppo pochi per agire diversamente. Poi Poi cosa? chiede con un mezzo sorriso Cristiano. Di tu, gli risponde Andrea: la vecchia telepatia funziona ancora. Poi, Lara, guardaci bene: un vecchio ladro di appartamenti, un poliziotto sospeso dal servizio o quasi, un hacker pluridelinquente, un terrorista omicida evaso, un giornalista comunista e pure frocio, una puttana dalto bordo. Dimentico qualcuno? Un ex alcolista barbone, direi. Un campionario della spazzatura della societ civile, a occhio e croce: tu ti fideresti di unaccozzaglia di brutti ceffi come noi? Io s, risponde Lara, non vedo brutti ceffi qui dentro. Per me siete bellissimi, tutti. Lo chiedevo solo per voi, se ve la sentivate. Io dubbi non ne ho. Come facciamo allora, capo? Si fa cos, risponde Cristiano facendo finta di non sentire il capo di Lara. Righi Aldrovanti lo prendiamo di sorpresa nel pomeriggio. Abbiamo un posto in cui tenerlo? Ce lho io, conferma il Togliatti. Bene. Allora andiamo tu e io, gli risponde Cristiano. Perch voi? chiede Lara. Perch il Togliatti sa dove portarlo, e quindi serve lui. E Righi Aldrovanti ha lufficio in citt, e in citt Andrea riconoscibile. Io invece, con la barba tagliata e questo colore ai capelli che mi hai messo stamattina, posso. Limportante evitare che spenga il telefonino, perch non sappiamo se sar possibile estorcergli il pin. Una volta neutralizzatolo, useremo il suo cellulare per ricevere e inoltrare i loro messaggi, non dovrebbero
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accorgersi di niente. Chiaro fin qui? Bene. Clerico lo va a prendere Andrea. Una volta neutralizzato, useremo la sua automobile. Qui credo proprio che dovrai accompagnarlo tu, Lara: te la senti? Perch lei? chiede Ferodo. Perch da solo pericoloso, e tu servi da unaltra parte, Ferodo. E anche Diego serve a Bologna, in sala di regia, collegato con i nostri walkie-talkie. Con che cosa? Guarda che fuori dalla galera hanno inventato i cellulari, ironizza Ferodo. Perch, secondo te in galera i cellulari non ci sono? risponde Cristiano. E allora? E allora, dopodomani sera in quella stazione di servizio i cellulari taceranno. Devi togliermi il campo da quella fetta dautostrada, Ferodo: sei capace? Si pu fare. Bene: allora fallo. Loro saranno tagliati fuori, noi no. Ai walkie-talkie pensa tu, cercali piccoli, che sembrino telefonini e non diano nellocchio. Alle otto e mezzo arriviamo alla stazione di servizio: Andrea e Lara con la macchina di Clerico, io e il Togliatti con la sua moto. Se va bene, ci facciamo consegnare il carico. E se invece va male? chiede Ferodo. Dobbiamo metterlo in conto. E prepararci a renderli inoffensivi. Come li fermiamo? chiede Lara. Con ogni mezzo necessario, risponde Andrea versando la grappa. Mettiamo che tutto vada bene, dice Ferodo, cosa facciamo dopo? Se tutto va bene, interviene Diego, se il carico nelle nostre mani, Il Mattino di Bologna pubblicher un articolo che far capire a chi deve capire che il gioco scoperto. A quel punto aspettiamo un paio di giorni e facciamo ritrovare carico e prigionieri. E se invece non va come deve? insiste Ferodo. Non andr come abbiamo progettato, ragazzo: comincia a fartene una ragione. Quindi limportante che Diego faccia uscire quel pezzo per fermarli. Al resto ci pensiamo dopo, conclude Cristiano. Per ora facciamo i conti di quello che ci serve. Ai trasmettitori pensa Ferodo. Servir anche unauto, possibilmente pulita: puoi procurarla ancora tu? Nessun problema. Cosaltro occorre? Andrea guarda Cristiano: armi, risponde. Occorrono armi. Il Togliatti annuisce: le armi le procura lui. Andrea continua a guardare Cristiano. Cristiano scuote la testa: non per me, sussurra, con le armi ho chiuso. Andrea guarda Togliatti. Togliatti annuisce di nuovo. Non hanno bisogno di dirsi altro. Anche Lara annuisce: pure lei non ha bisogno di dire altro. Il Togliatti versa la grappa nellultimo bicchiere, quello rimasto vuoto finora. Poi si alza e va a bussare alla porta della stanza. Don Ricrea si unisce al brindisi: sorridente come un curato di campagna, come fosse il battesimo di un pupo.
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25 settembre, Bologna centro, ore 14.10. Buongiorno, signorina, agente Savoldi Giuseppe, dice Cristiano aprendo e chiudendo il portadocumenti con dentro il tesserino rovesciato di Andrea. La segretaria alla reception vede solo la scritta Polizia al contrario, ma non importa: intanto perch cos stupida da fidarsi, poi perch lagente Savoldi la rassicura: stia tranquilla, dobbiamo solo consegnare una comunicazione ufficiale, venga, brigadiere Pascutti, non si preoccupi di farci strada, conosciamo bene lufficio. Un po anziano, il brigadiere Pascutti, pensa la segretaria, qual lufficio in cui devono andare? La segretaria guarda la pulsantiera con le diverse etichette stampate, e quando realizza che non ha capito il nome dellufficio fa appena in tempo a vedere la porta dellascensore che si chiude alle spalle dei due agenti: pazienza, tanto sanno la strada. La sanno: il Togliatti ha guardato sulla pulsantiera il piano e il numero dellufficio. Tutto come previsto: il personale ancora in pausa pranzo, i corridoi sono sgombri, Righi Aldrovanti esce giusto in questo momento dalla sua stanza e si dirige verso la toilette riservata al dirigente. Non si accorge dei due uomini in fondo al corridoio. Dalla toilette, rumore di scroscio dacqua. Dici che uno che si lava le mani? Certo che se le lava. Infatti si sente lacqua del rubinetto. La ventola dellasciugatore. il momento: Cristiano compone il numero di telefono di Righi Aldrovanti. Righi Aldrovanti apre la porta della toilette col telefonino in mano: acceso. Cristiano glielo sfila mentre il Togliatti gli appoggia alla nuca la canna della Walther 38, figurarsi se il Togliatti non usava il suo ferro di fiducia. Adesso stai buono, gli dice Cristiano. E fai molta attenzione. Ora esci con noi, tranquillo, come se andassi a fare una passeggiata. La cosa pi importante il tuo telefonino, per il resto sei solo un peso morto, e lamico qui dietro di te cerca solo un pretesto per farti diventare morto del tutto: ci siamo intesi? Righi Aldrovanti annuisce. Escono dallingresso principale con indifferenza, rispondendo agli educati saluti del personale della reception. La macchina rubata da Ferodo dietro langolo, con un prudente tagliando gratta-e-sosta di unora intera, mai lesinare in questi casi. Il telefonino di Righi Aldrovanti, noto come Alfa, acceso. Tacche di carica: tre su tre. Cristiano manda un Sms di conferma a Diego. Com che ti venuto in mente di chiamarci Pascutti e Savoldi, a te? chiede il Togliatti senza staccare la canna della pistola dal fianco dellammanettato. Omaggio al grande Bologna, gli fa Cristiano dirigendosi verso Castenaso. La prima andata. Monte Calvo (Bologna), ore 16.30. Come fa un pulotto a farsi la seconda casa in collina? Vi pagano cos bene? chiede Lara davanti alla villetta a due piani con giardino e garage dellagente Clerico. No. Pi di tanti altri, ma non abbastanza da farci la seconda casa. Non se sei un poliziotto onesto. Io ne conosco che si fanno dare la busta di roba dai tossici, dice Lara. Gi. O magari si fanno pagare per non passare da un certo bar a una certa ora. Se non hai scrupoli te la fai, la seconda casa: in polizia come in qualunque altro mestiere.
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E tu perch non ti sei fatto la casa in collina? Per farci? Lara risponde con un sorriso. Una figura attraversa la finestra al piano terra: Ivano Clerico. Sei pronta, chiede Andrea? Sono pronta. Mi di una mano a sganciare il reggiseno? Perch? Perch se devo distrarlo preferisco usare il meglio che ho, risponde Lara sbottonandosi la camicetta e annodandosi i lembi in vita. Sei sicura che sia la parte migliore di te? Per un maschio medio s. Con gli occhi offuscati dal testosterone, oltre tette e culo non andate, in genere. Non detto che sia poi un male, sai? Meno pensano che dentro un corpo da schianto ci sia un cervello, meglio per me, conclude Lara. Senza sorridere. Camicetta annodata che espone ampiamente le grazie, spacco della gonna aperto tirando su la zip: se non si distrae cos, pensa Lara. Ti mancano le scarpe col tacco, commenta Andrea. Queste sportive vanno bene, risponde Lara. Andrea scende dalla macchina: si dirige verso un albero nel giardino e scompare alla vista di Lara. Lara conta fino a trenta ed entra in prima nel vialetto della villa. Scende dallauto gridando un garrulo C nessuno? e si dirige verso la porta dingresso sotto il pergolato. Lara suona. Chi ? risponde una voce al videocitofono. Mi scusi, credo di aver perso la direzione, non avrebbe una cartina stradale? risponde Lara con un tono da valletta del telequiz. Silenzio. Lara a distanza dal videocitofono: la minicamera la inquadra a mezzobusto. Un momento, arrivo, risponde la voce. La porta si apre. Lara farfuglia frasi sconnesse, come a unaudizione per la tiv. Mostra la macchina e indica la strada. Resta ferma sul posto. Clerico ci casca: fa il primo passo in avanti. Non vede Andrea che gli sguscia alle spalle: sente solo il freddo della bocca della pistola sotto lorecchio e una voce che dalloltretomba gli sussurra: Zitto e fermo, Clerico. Lara li oltrepassa, va in casa e butta un occhio allinterno: tutto bene. Clerico entra lentamente, con la pistola di Andrea alla nuca e le mani incrociate dietro la testa. Dovevi essere morto, dice. Sono resuscitato per venirti a prendere e portarti con me, risponde Andrea. Che ci fai qui? Le chiavi del garage, Clerico. E vedi di farmi un favore: fai una mossa sbagliata. Tanto la tua macchina la metto in moto lo stesso anche senza chiavi, fidati. Clerico annuisce piano. Sono di l, dice indicando con il mento laltra stanza. Vai avanti, dice Andrea. Lara resta dietro, come daccordo: tutto come previsto, finora. Dov il tuo cellulare, Clerico?, chiede Andrea. Nella tasca destra, mormora Clerico. Andrea gli infila la mano in tasca ed estrae il bagaglio: acceso. Batteria: tre tacche su tre. Clerico si avvia: Andrea lo segue. Superano la porta della stanza. Lara sente un colpo secco e un grido. Andrea. Clerico rientra con la pistola in pugno: vieni anche tu, puttana. Lara obbedisce. Entra nella stanza. Andrea a terra, con la faccia stravolta e il ginocchio destro tra le mani. In piedi, con la mazza da baseball in pugno, lagente Chiara Zanotti. Lambda. Te lavevo detto che per uno stronzo come te la mazza da softball non sarebbe bastata, no? Comera quel proverbio? Parla piano e portati dietro un grosso bastone Chiara sorride. Ivano Clerico ancora pallidissimo. Lara fa un passo avanti. Ferma l, puttana, le urla Clerico. Non c bisogno di ripetermelo, me lo ricordo bene quello che faccio, risponde Lara. Complimenti, Chiara, aggiunge: sei la prima che riesce a ingannarmi. Anche se dovevo capirlo che non sei quelloca giuliva che sembri. Dimmi solo una cosa: sei tu che comandi qui, vero? S, risponde Chiara: sono io. Lara annuisce: comincia a tirare le somme. Andrea continua a lamentarsi col ginocchio tra le mani. Come hai fatto?, gli chiede Clerico. Avete fatto saltare in aria Valle, pezzi di merda: cos, non cera abbastanza luce per riconoscermi? No, Vannini: non eravamo noi.Ecco perch non hanno riconosciuto Valle. Non lavete messa voi la bomba sotto la macchina di Andrea?, chiede Lara. No, bella: noi avevamo un altro lavoro da fare, risponde Chiara sogghignando. E lo hai fatto bene, vero?
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(Lara non chiede: lo avete fatto bene. Chiede: lo hai fatto bene). Certo, risponde Chiara: lho fatto bene. Quindi sei stata tu a sparare. Sono brava a sparare, risponde Chiara. Lara valuta la distanza. Clerico di fronte a lei. Con la pistola in pugno. Chiara alla sua sinistra, leggermente scostata. Con la mazza a mezzaria. Andrea a terra, fuori dellipotetico triangolo. dove deve essere, valuta Lara. Clerico non vede la gamba destra di Lara flettersi e scattare distendendosi allaltezza del suo pomo dAdamo. Vede solo un movimento indistinto, troppo rapido perch possa reagire. Clerico sente un rumore secco, come di un ramo spezzato. Non capisce che suo il collo fracassato di netto dal piede destro di Lara. Non capisce perch comincia a gorgogliare sangue a fiotti dalla bocca. Muore cos: senza capire. Il piede di Lara non si ferma alla gola di Clerico. La gamba si piega a novanta gradi e abbatte il tallone sulla tempia destra di Chiara. Chiara si abbatte di schianto al suolo. La mazza da baseball cade di punta con un suono legnoso, rimbalza, ricade di manico con un altro suono secco, poi finisce per lungo facendo vibrare il suono nellaria. Rotola in fondo alla stanza. Lara continua il movimento con una rotazione completa facendo perno sul piede sinistro. La gamba destra sorvola Andrea, sfiorandolo. Andrea resta accucciato. Non si lamenta pi. Ha gi ripreso in mano la pistola di Clerico. Quando la mazza smette di risuonare Andrea si solleva. Lara ancora in posizione di attacco, con i pugni al petto. Andrea scavalca Clerico, si china su Chiara e le mette due dita sotto la gola: svenuta, dice. Lara annuisce: lo so. Dove hai imparato a fare questa roba? chiede Andrea mentre blocca Chiara col nastro adesivo a banda larga. Te lo avevo detto che andavo in palestra. Cosa credi che mi insegni il maestro thai: danza classica? Escono in giardino. Andrea alza la basculante del garage e apre il bagagliaio dellauto di Clerico. Va alla macchina con la quale sono venuti, apre il bagagliaio e prende un borsone. Lo sposta nellaltro bagagliaio. Lara lo guarda negli occhi: Andrea fa segno di s. Sono questi?, chiede Lara per conferma. S, risponde Andrea, sono questi. Scambiano di posto le due macchine. Richiudono il garage. Andrea rientra in casa ed estrae una tronchesina: niente pi linea telefonica. Clerico non si lamenta pi. Chiara ancora con gli occhi a mezzaria, legata e imbavagliata. La pozza di sangue le sfiora i piedi. Andrea oscura tutte le finestre ed esce. Chiude la porta con due mandate. Ci vediamo dopo, mormora. Lara al volante. Come va il ginocchio? Fa male. Lara fruga nella borsetta e prende un flaconcino azzurro. Prendine quattro e falle sciogliere sotto la lingua, dice. Cos? Arnica: ti fa passare il dolore. Devi prenderne quattro ogni quattro ore. Andrea guarda lorologio. Non lo so se tra quattro ore ci sono ancora. Se non ci sei pi il ginocchio non ti far pi male, no? Tra Castenaso e Medicina (Bologna), ore 18.30. Si sta male, in galera. Non male per finta: male sul serio. Non ci sono calmanti. Non c abbastanza eroina per i tossicomani. Non c il metadone che servirebbe. Non ci sono antidolorifici, al di fuori dellinfermeria. E non sempre puoi farti ricoverare: spesso non puoi dire perch stai male, in galera. Ecco perch Cristiano sa riconoscere il dolore. Anche se il Togliatti bravo a nasconderlo. Non darmela a bere, Togliatti. Cosa c?
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Niente, dice il Togliatti. Ma non vero. Cominciano le goccioline di sudore tra le righe della fronte, ad esempio. Inutile prendesi in giro: vero, mi fa male, dice il Togliatti. Cos che fa male? chiede Cristiano. Ho un cancro, sangue dun boja lader. Cosa prendi per il dolore? Morfina. Lhai finita? No. nella borsa. Ma dura sempre meno. E con la morfina ci sono cose che non posso fare. Cristiano apre la borsa, trova i flaconcini e le monouso. Vuoi che faccia io?, chiede. No, faccio me, risponde il Togliatti. Prima per dobbiamo pensarci: se mi inietto questa roba sono un peso morto. C poco da pensarci, Togliatti: anche se non te la inietti sei un peso morto. Tu resti qui di guardia, dovremo fare a meno di te. Fare a meno di una pistola, dice il Togliatti. Faremo a meno di una pistola, risponde Cristiano. E se quelli l tirano fuori le loro?, insiste il Togliatti. In qualche modo faremo, dice Cristiano digitando il numero di Andrea. Invio: da telefono cellulare schermato a telefono cellulare schermato. Andrea? S. Problemi. Il Togliatti sta male. Resta a casa. (Silenzio) Di a Lara il tuo ruolo e tieniti con le mani libere. Ho capito. Tu? Vengo da solo col Guzzi. Arrivo prima e resto di copertura. Lascio la moto dove potrai vederla, cos saprai che ci sono. Cristiano? Dimmi. Resta vivo. Anche tu. Il Togliatti guarda Cristiano rimpicciolirsi sulla stradina di campagna a cavallo della sua moto. La morfina comincia a fare effetto. Ricontrolla il prigioniero: ammanettato alla sedia, imbavagliato col nastro adesivo: innocuo. Soprattutto per via delliniezione di morfina, metti mai gli venissero delle velleit. Alle sue spalle, addossati alla parete, due contenitori coperti da un telo. Il Togliatti chiude la porta e la blocca col grosso lucchetto. Tanto vale mettersi comodi e leggere qualche pagina. Dov la borsa con dentro I miserabili? Ah, ecco l il libro. La morfina sale, il Togliatti non ragiona bene con la morfina in circolo: per di aver tirato fuori il libro dalla borsa non se lo ricorda. Cosaltro non si ricorda? Il telefonino acceso. Il suono avverte che arrivato un messaggio. Diego: Ferodo 2 ok. Vuol dire che due antenne su tre dei cellulari sono gi saltate: Ferodo sta lasciando la cella senza campo. La borsa. Il libro fuori della borsa. Il telefonino. Cristiano sul guzzone: chiaro, la sua moto in canonica. venuto a prendermi con la sua, siamo andati via con la mia e la macchina. Boja dun Ziuda lader, dice il Togliatti digitando il numero di telefono sul cellulare. Allesterno, i primi sparuti lampi lasciano intuire larrivo di un temporale estivo fuori stagione.
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Autostrada A13. Stazione di servizio Castel Bentivoglio est, ore 20.45. Oh, where have you been, my blue-eyed son? Oh, where have you been, my darling young one? Niente stelle, stasera. La luce delle stelle non perfora le grosse nubi che corrono trascinate dal vento di settembre. Lampi. Il vento trattiene ancora la tempesta, il buio lacerato dai lampi estivi. La pioggia arriver. And its a hard, and its a hard, its a hard, its a hard, and its a hard rains a-gonna fall , canta luomo alla guida della station wagon targata Illinois entrando nella stazione di servizio. Pieno di benzina alla pompa self-service: qui in Italia la benzina un furto, figurarsi se gli pago anche il servizio, pensa lamericano. Legge la cifra finale, farfuglia una bestemmia al cielo carico di pioggia o al benzinaio, o forse a tutti e due, e va a pagare con la sua American Express Gold. Parcheggia lauto, incerto sul da farsi. Tanto vale chiamare lhotel a Venezia, avvertire che forse passa la mezzanotte e mangiare un boccone. Lamericano prende il telefonino, cerca il numero sulla rubrica, poi si accorge che non c campo: Fuckin italian system, esclama. Altro che Meucci, figurarsi se il telefono poteva inventarlo un dago: infatti non si riesce a telefonare. Lamericano decide che ora di cena ed entra nel punto di ristoro. Andrea e Lara entrano nellautostazione e si portano sul retro. Lara ruota la macchina per mostrare i fanali. Cos questa roba che stiamo ascoltando?, chiede. Bob Dylan, dice Andrea, ti disturba? No, no: solo per sapere. Sembra musica buona per un western, aggiunge. Gi, dice Andrea: soprattutto con questo tempo. Andrea scende dalla macchina, fa un mezzo giro attorno alledificio e torna indietro con una notizia: la Guzzi del Togliatti l, Cristiano c. Lo chiamiamo col walkie? No, dice Andrea, meglio usarli il meno possibile. Se avesse avuto bisogno ci avrebbe gi chiamato. Suono come di sfrigolio: chiamata al walkie-talkie: Cristiano. Ci sono, vi vedo: fine comunicazione. Un motociclista si immette dallautostrada nella stazione, seguito da un furgoncino. Il motociclista resta incerto sul bivio tra parcheggio posteriore e rifornimento, poi prende la via dellautogrill. Il furgoncino passa da dietro e raggiunge la pompa del gasolio, oltrepassando Lara e Andrea. Unaltra macchina entra in stazione: rifornimento benzina. Lara e Andrea hanno due leggeri sottocasco arrotolati in testa. Aspettano. Roma, hotel Parco dei Principi, saletta delle conferenze. [La conferenza pronunciata in lingua inglese e tradotta simultaneamente]. In un libro prossimo alla pubblicazione, e che ho avuto la fortuna di leggere in bozza, quella che lautore chiama La grande frattura degli anni Sessanta-Settanta viene paragonata alla fuoriuscita dei bambini dalla citt di Hamelin. Ricordiamo tutti la fiaba della nostra infanzia: al seguito del suono incantato di un piffero fatato, i bambini seguono il pifferaio abbandonando la citt dei loro genitori. Si allontanano dalle regole del vivere civile, regole sedimentate dalla tradizione, dal diritto naturale, fondate sulla innata inclinazione delluomo allordine e al
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rispetto delle naturali gerarchie. Che cosa sperimenteranno i bambini nellillusione che lordine sociale possa essere costruito ex novo, sulla base di una libera contrattazione tra pari che non si sedimenta mai in regole accettate e rafforzate dal loro tramandarsi attraverso le generazioni? In questa specie di anarchia falsamente democratica, ispirata forse da quel geniale pifferaio magico quel genio del male, dovrei dirvi che ha posto le premesse per il nichilismo moderno e che risponde al nome di Baruch Spinoza, i bambini sperimenteranno il collasso della misura morale e del senso della legge che hanno sperimentato le generazioni passate. Gli indici statistici stanno l a dimostrarci, con loggettivit di cui solo i numeri sono capaci, che i reati contro la persona e la propriet, i divorzi, i figli nati fuori del matrimonio cio di quegli indici sociali riferiti alle principali patologie sociali sono stati dagli anni Sessanta sino agli anni Novanta in costante aumento. In altri termini, il capitale sociale del diritto naturale, della morale condivisa e del giusto rispetto per la tradizione stato dissipato. Autostrada A13. Stazione di servizio Castel Bentivoglio est. And what did you hear, my blue-eyed son? And what did you hear, my darling young one? I heard the sound of a thunder, it roared out a warnin Tre auto incolonnate si immettono nella stazione di servizio. Puntano tutte e tre al parcheggio sul retro. Cristiano avverte col walkie-talkie: Potrebbero essere loro, c una macchina in pi. Andrea mormora qualcosa e si abbassa il sottocasco, Lara fa altrettanto e rientra in auto. La prima auto lampeggia con gli abbaglianti. Lara risponde. Lauto oltrepassa la macchina di Lara e va a parcheggiare pi in l. Sono in due, dentro. La seconda lampeggia. Lara risponde. Andrea apre il bagagliaio. Lautista della seconda auto gira e va ad affiancare la macchina di Lara. Ha gli occhiali da sole. La terza auto si ferma quasi allimbocco della stradina posteriore, sfanala due volte e spegne i fari. Sono in due, restano dentro. Andrea si muove con calma. Dovevano essere in tre, ce ne sono due di troppo. Cristiano se ne sar accorto? La pioggia comincia a venir gi con suono battente. I lampi cedono il passo a qualche fulmine. Meglio cos: la pioggia giustificher gli spolverini di Lara e Andrea, e sar la spiegazione naturale del black-out telefonico. Allinterno dellautogrill lamericano si gratta la testa calva e ordina unaltra birra e un secondo panino. Niente male, questi affettati italiani. Le due auto sono parcheggiate in parallelo. Lautista della seconda scende, apre il bagagliaio e indica ad Andrea dei contenitori. Andrea prende il primo e lo appoggia nel vano della macchina, accanto al borsone semiaperto. Prende il secondo dalle braccia delluomo con gli occhiali da sole. Le due auto distanti restano immobili, i passeggeri non accennano a scendere: bene cos. Il terzo contenitore. Il quarto. Lara scesa dallauto e con un semigiro si portata dal lato del passeggero. Piove sempre pi forte. Se conoscono Chiara, devono pensare che sia lei: Lara ha indosso il suo spolverino, buio e pioggia rendono indistinguibile il colore dei capelli che sporgono dal sottocasco. Il quinto contenitore. Il sesto. Ce ne sono altri tre, sembra. Pochi minuti ed tutto finito. Il settimo. Nellauto ferma allingresso della strada che porta al retro, il conducente si toglie gli occhiali scuri. C qualcosa che non va: lauto quella, ma quelluomo non sembra Clerico. Le comunicazioni sono state regolari, quindi tutto a posto: per qualcosa non gli torna. Non era detto che fosse Clerico a fare il trasbordo, daccordo: per Il registratore nella macchina di Andrea continua a suonare. La musica quasi coperta dal rumore della pioggia, per qualche nota spezzata dal battere sulle lamiere delle auto arriva. Il guidatore della terza macchina apre lo sportello per sentire meglio. Continua a non capire cosa, ma qualcosa non gli piace. Lagente Aldo Petrone esce dalla macchina con la pistola in mano e la mano dietro la schiena. Cos che non va nel modo in cui si muove quelluomo?, continua a chiedersi. Roma, hotel Parco dei Principi, saletta delle conferenze.
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[La conferenza pronunciata in lingua inglese e tradotta simultaneamente]. Prima di tornare al destino del bambini di Hamelin dobbiamo chiederci: cosa ha provocato la Grande frattura? Il senso comune sembra suggerirci: lattivit di infiltrazione, propaganda, sobillazione dei nemici del nostro way of life. Certo, tutto questo successo: ma il suo effetto sarebbe stato marginale senza una ben pi profonda causa. Guardate nelle vostre case, nei vostri luoghi di lavoro, sulle scrivanie dei vostri uffici: non c forse un nuovo totem, fino a qualche anno addietro pressoch sconosciuto e oggi onnipresente? Sto parlano del personal computer, il simbolo, dice il nostro autore, della vera rivoluzione del nostro tempo: la transizione dalleconomia degli scambi alleconomia informatizzata. Viviamo nellra dellinformatica, della rivoluzione digitale: e come ogni rivoluzione, anche questa ha avuto i suoi side effects come traducete voi side effect? [intervento del traduttore: effetto collaterale] bene: i suoi effetti collaterali. La dissipazione del capitale sociale stato uno degli inevitabili effetti collaterali della rivoluzionaria transizione alla nuova economia digitale. Perch dico inevitabile? Perch, come ci insegna Schumpeter, e perdonatemi se cito le sue stesse parole, il processo di distruzione creatrice il fatto essenziale del capitalismo, ci in cui il capitalismo consiste, il quadro in cui la vita di ogni complesso capitalistico destinato a svolgersi. La distruzione creatrice lanima di quella rivoluzione continua che il capitalismo, ed per questo che il modo stesso di essere dello spirito americano: il solo, autentico Paese rivoluzionario degli ultimi duecento anni della storia dellumanit. Ed per questa ragione che ci che noi americani, noi veri americani, voglio dire, sappiamo fare meglio, perch ci riesce naturalmente, la distruzione creatrice. Autostrada A13. Stazione di servizio Castel Bentivoglio est. Oh, who did you meet, my blue-eyed son? Who did you meet, my darling young one? I met a young child beside a dead pony I met a white man who walked a black dog Lottavo contenitore. Il nono nelle mani delluomo con gli occhiali scuri. Andrea appoggia il precedente nel vano della sua macchina. Lara immobile sotto la pioggia. Andrea allunga le mani verso il nono contenitore. Lo prende. Lagente Petrone vede il movimento. Si muove come come Aspetta un attimo, tu! grida estraendo la pistola e indicando verso Andrea. Togliti il passamontagna! Il suo compagno di macchina uscito dallaltra parte, ha aggirato lauto e rimane a met strada. Ha qualcosa in mano. Andrea allunga le mani per mostrare il contenitore e fa il gesto di posarlo nel vano dellauto. Petrone continua ad avvicinarsi. Andrea appoggia il contenitore, prende laccendino che gli passa Lara ed estrae dal borsone la prima bottiglia. D fuoco al corto stoppino e lancia la molotov in direzione di Petrone. Le fiamme divampano incuranti della pioggia. Andrea estrae la pistola dalla fondina sotto limpermeabile e fa fuoco alle gambe dellincredulo uomo con gli occhiali, fratturandogli le rotule e facendolo crollare al suolo, poi si gira, appoggia le mani giunte al tetto della macchina e fa fuoco verso laltra auto: il parabrezza va in frantumi. Lara prende la seconda molotov, la accende e la scaglia in direzione della stessa auto, sperando di aver calcolato bene la distanza: la molotov cade vicino allauto, ma non sopra: lancio ben bilanciato. Fiamme sotto la pioggia. Nonostante lacqua battente, il doppio fal continua a bruciare. Aldo Petrone fa un passo indietro per allontanarsi dal fuoco, poi comincia a sparare verso il fumo e le fiamme, senza pensare al carico della macchina. Due colpi, tre: poi si accascia con un proiettile nella spalla e uno che gli ha attraversato le mani. A gambe larghe, leggermente piegate come in una foto depoca, Cristiano tiene ferma con laltra la mano che impugna la Walther 38 fumante del Togliatti. A distanza, oltre il secondo fal, gli occupanti della prima macchina,
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disorientati dai colpi contro il parabrezza e dalle fiamme della molotov, mettono in moto e fuggono verso lautostrada. Cristiano e Andrea sentono il rumore del motore su di giri che schizza via. Il belga fermo a met strada tra lautogrill e il parcheggio posteriore. Ha capito tutto: adesso tocca a lui venirne fuori. Con le sue sole forze, nel modo che conosce. Come a Brain-lAlleud, come a Overijse, come ad Alost. Carica il fucile a pompa con calcio segato alla veneta e spara in direzione di quello spuntato fuori con la pistola. Pioggia e fumo rendono incerto e tremulo lo spazio tra le due canne e il bersaglio: ma lo vede cadere. Ricarica il fucile e spara in direzione della vetrata dellautogrill. La grande lastra di vetro si scompone in una miriade di schegge, il piombo entra nelle cene tranquille, interrompe le chiacchiere attorno al bancone. Tazzine in frantumi, vetro nelle braccia scoperte dalle magliette estive, grida: il panico. Una donna urla. illesa. Lei. La figlia perde fiotti di sangue da un braccio. Lamericano vede lo zampillo ed esclama: Jesus fuckin Christ! Il belga ricarica. Un proiettile gli sibila troppo vicino per non essere diretto verso di lui. Quello con la pistola steso a terra e spara: non stato colpito. Andrea e Lara dietro la cortina di fumo non comprendono: non sanno come comportarsi. Il belga non risponde al fuoco: si sposta in direzione dellautogrill e decide che il momento di rievocare i vecchi tempi. Obiettivo: tutto quello che si muove. Punta il fucile verso il benzinaio inerme e lo abbatte. Ricarica il fucile a pompa e lo punta verso il vano lasciato scoperto dalla vetrata crollata: una cornice piena di bersagli in movimento. Lamericano dice: Jesus fuckin Christ! sfilandosi la cinta dei pantaloni. Si precipita verso la madre urlante e la travolge con una spallata. La bambina continua a perder sangue, a fontanella. Il belga fa fuoco nella vetrata. Il fucile gli schizza via dalle mani nel momento in cui premendo il grilletto perde lequilibrio e quasi cade: non ha sentito arrivare la moto alle sue spalle. La mano fa male. Il motociclista impugna il lungo lucchetto antifurto da ruota: con quello che lo ha colpito facendogli volare via il fucile che ha scaricato in aria i colpi. Larma per terra. Il belga si muove per prenderla: il motociclista gli sbarra la strada con la moto e brandisce il ferro. Il motociclista ha il volto nascosto da un casco. Surplace. Il belga prova unimprovvisa sensazione di bruciore al braccio destro: Cristiano lo ha colpito. Jesus fuckin Christ!: tutto quello che ha detto lamericano, prima di bloccare lemorragia con la cintura. Im a surgeon, fuckin italian dago: emergency rooms surgeon, ya know? Yes, I know, risponde il ragazzo indicando il barista che agita la valigetta del pronto soccorso. My fuckin holidays, dice lamericano prendendo la valigetta lanciata al volo. Il campo dei cellulari ancora assente: per fortuna in Italia i telefoni fissi ci sono ancora. I soccorsi arrivano a minuti, lemorragia sotto controllo. Thank you, Mister, gli dice il ragazzo mentre estrae una scheggia con una pinzetta dalla guancia della bambina, Im a doctor too, dice ancora il ragazzo italiano. My name is Robert risponde lamericano continuando a lavorare sui feriti. Forget about it! Fuckin italian holidays!, ripete. Il belga studia la situazione: il motociclista di fronte, il panico a sinistra. A destra la strada sgombra, se quello con la pistola non spara ancora. Non lo fa: il belga riesce a tuffarsi nella macchina dellagente Petrone, parte in retromarcia e si infila nella corsia di immissione, scansando lautomobile che procede ignara verso lOk Corral. Lauto del belga scompare sulla A13. Dal cruscotto fa capolino il cellulare dellagente Petrone. Il motociclista si toglie il casco, facendo prendere acqua alla bianca chioma di padre Ricrea. Cristiano lo vede e scoppia a ridere. Andrea e Lara attraversano la cortina di fumo e vanno ad abbracciare i due amici sotto gli scrosci dacqua. finita. Dalla macchina di Andrea Bob Dylan continua a sottendere con la sua voce la pi buia e tempestosa delle notti di settembre. Oh, whatll you do now, my blue-eyed son? Oh, whatll you do now, my darling young one? Im a-goin back out fore the rain starts a-fallin Ill walk to the depths of the deepest black forest Roma, hotel Parco dei Principi, saletta delle conferenze.
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[La conferenza pronunciata in lingua inglese e tradotta simultaneamente]. Torniamo ora ai nostri bambini di Hamelin. Dopo aver esperito la disonest, il crimine, la licenza morale, i nostri bambini torneranno spontaneamente a quelle istituzioni morali e sociali che avevano abbandonato seguendo verso una nuova terra un falso cantore della libert senza regole. I bambini di Hamelin costruiranno norme sociali non molto diverse da quelle che si sono lasciati alle spalle. Essi ricreeranno la propriet privata, i mercati, i sistemi di parentela e gli status gerarchici. Essi valuteranno la positivit di valori naturali quali lonest, laffidabilit e la reciprocit, e impiegheranno i meccanismi sociali per tenere sotto controllo le devianze sociali. In altre parole, ricostituiranno quella riserva di capitale sociale necessaria al buon governo della societ. La distruzione creatrice sar stata loro utile per capire la differenza tra la cattiva strada sulla quale si erano incamminati e la retta via sulla quale sono ritornati. Oggi, nellepoca della Grande ricostruzione secondo le parole del nostro autore vediamo il ritorno di quei valori che sembravano perduti nellepoca della Grande frattura. E non possiamo non volgere il nostro pensiero a quei popoli condannati a vivere sotto il tallone dei tiranni dallintollerabile dottrina del mantenimento dello status quo e della stabilit. Quanto odio la parola stabilit! Non forse lantitesi stessa di tutto ci per cui lottiamo? giunto il momento di chiederci, su scala globale, se non sia nostro dovere, cos come nella nostra natura, lesportazione della nostra capacit di distruzione creatrice in quei Paesi, affinch anche quei popoli possano godere della creazione e dellaccumulazione del capitale sociale costituito dai valori naturali. Il mondo stanco di parole oneste e appropriate: il mondo reclama azioni giuste e coraggiose. Vi ringrazio per lattenzione. Autostrada A13, Bologna Interporto, ore 21.15. Dallinterno del furgoncino parcheggiato vicino al casello dingresso, Ferodo attende la chiamata al walkietalkie. Il walkie gracchia: Lara. Tutto ok, ci siamo ancora tutti. Ci vediamo al casolare. Ferodo trattiene il crollo di nervi. Dal limite attivo del campo invia un Sms a Diego: tutti salvi vai in stampa. Mette in moto e si dirige verso Budrio. Cinque minuti dopo, una luce si accende su una scatola inserita nel cruscotto. Ferodo sorride mentre si inserisce lauricolare nellorecchio. Invio: da telefono cellulare a telefono cellulare clonato con scheda venezuelana. Allaltro capo: nessun segnale.
Invio: da telefono cellulare a telefono fisso su utenza spagnola. Allaltro capo: Alicante. [Lintera telefonata si svolge in lingua francese]. Ci sei, Yves? Yves: Che cazzo fai? Da dove stai chiamando? successo un casino, Yves. Tutto saltato. Carico perso. Yves: Non devi usare il numero fisso. Mai. Cazzo, Yves, hai il cellulare spento. (Silenzio: luomo chiamato Yves si rende conto di aver lasciato il cellulare in ricarica spento. Luomo chiamato Yves sta invecchiando). Yves? Yves: S, ci sono. Cosa fai adesso? Sparisco. Leggerai tutto sui giornali, penso. Mi rifaccio vivo io, tra due-tre mesi. Pensa tu ai dettagli.
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Yves: Non preoccuparti. tuo il cellulare che stai usando? No, il mio non so dov finito. di un coglione italiano. Yves: Meglio cos. Riattacca e distruggilo. Il belga rallenta. Accosta sulla corsia demergenza e mette le quattro frecce. Scende dalla macchina. Spacca il telefonino dopo averne estratto la Simcard, e getta i pezzi uno fuori dal guardrail, laltro sullaltra corsia dellautostrada. Riparte. Dallinterno del furgone Ferodo prende nota della telefonata. Del numero di utenza spagnola. Lo sottolinea due volte. Il rilevatore allinterno del telefono dellagente Petrone non invia pi alcun segnale. Non importa, pensa Ferodo: il suo dovere lha fatto.
Roma, hotel Parco dei Principi. Saletta delle conferenze, ore 21.20. Il rinfresco seguito alla conferenza , come di consueto, il momento per svolgere quelle piccole attivit di lobbing tra i vari convitati. Il dottor Pola e il ministro in pectore, ad esempio, conversano appartati. Esponenti politici non pi radicali discutono con linviato americano del loro prossimo, probabile sdoganamento politico. Luomo noto come Beta rivolge uno sguardo preoccupato alluomo grassottello che, dalla balaustra del terrazzino, cerca invano un contatto telefonico. Luomo noto come Beta esce a prendere una boccata daria sullo stesso terrazzino. Allora? Niente. Lintera cellula bolognese tace. Anche Lambda? Anche lei. Ho azzardato la chiamata di uno dei suoi uomini: niente. Luomo noto come Beta socchiude gli occhi. Alle sue spalle il notaio Zanni, un Martini cocktail con goccia di pernod in una mano e un crostino al salmone nellaltra, avanza sorridente per un abboccamento.
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Tra Castenaso e Medicina (Bologna), ore 22.30. Arrivano quasi contemporaneamente. Lara e Andrea sulle due moto, Cristiano e padre Ricrea alla guida dellauto. Poi Ferodo, col furgone. E Diego, con la sua scassatissima automobile. Alla luce delle torce verificano il contenuto del bagagliaio: il Togliatti annuisce. Avete fatto un buon lavoro, dice, e guarda Cristiano. Ecco qui, scusa se lho presa, dice Cristiano restituendogli la Walther 38. Lhai anche usata, dice il Togliatti annusandola. S, lho usata. Lhai usata bene? Non lo so, dice Cristiano: uno lho colpito, e non so se lho ucciso, laltro avrei potuto, e non so se ho fatto bene a non sparare. No, non lhai ucciso il Petrone, interviene Andrea: lho visto muoversi, lhai preso al braccio. Cristiano abbassa due volte la testa, poi dice: meglio cos. Padre Ricrea si regge la spalla sinistra con la mano: e tu che hai fatto?, gli chiede il Togliatti. Mi sa che mi sono stirato un muscolo: non ho pi let, aggiunge ridendo. Arnica anche per lui, decide Lara chiedendo cos che sta canticchiando Cristiano: Chi trova un amico trova un tesoro, noi siamo i ragazzi pi ricchi del mondo. La sigla di uno sceneggiato della tiv dei ragazzi, risponde. Allinterno del casolare Ferodo d la notizia: abbiamo un altro numero di telefono, spagnolo. Un uomo di nome Yves. Yves, hai detto? S, Andrea. Dalla Spagna? S, Andrea, dalla Spagna. Andrea guarda il Togliatti, il Togliatti abbassa la testa. quellYves che penso io?, chiede Cristiano. S, dice il Togliatti: non pu che essere lui. Gli brillano gli occhi, al Togliatti: puoi trovare lindirizzo di quel numero, con le tue macchinette?, chiede a Ferodo. Domani ti faccio sapere tutto di questo numero, anche dove manda a lavare le camicie, se gli telefona per sapere se sono pronte. Fammi sapere, dice il Togliatti: sono curioso di sapere delle sue camicie Il tang! secco della trappola per topi interrompe il convivio. Un topolino campagnolo, dice il Togliatti alzandosi e recuperando la bestiola. Lara lo guarda interrogativa: non capisce la mossa. Vieni, ragazzina, che ti faccio vedere una bella bestia, dice il Togliatti portando la trappola col topo che si agita squittendo sotto la morsa. Nello stanzone Righi Aldrovanti, legato alla sedia, dorme. Morfina, dice il Togliatti. Sul fondo della stanza le due casse coperte dal telo. Guarda m qui, dice il Togliatti scoprendo le casse: due scatole di vetro. Allinterno: due serpenti. Lara li guarda confondendo repulsione e attrazione. I rettili si muovono sinuosi, stimolati dalla luce improvvisa. il mio secondo lavoro, dice il Togliatti: lavoro coi serpenti, faccio da custode quando arriva qualche circo. Queste sono due vipere, roba pericolosa. Ci vendo il veleno a dei laboratori, dice aprendo lo sportellino esterno e sganciando la morsa della trappola. Il topo di campagna terrorizzato cerca invano di uscire dallo sportello che il Togliatti ha richiuso. La vipera fissa la preda. Nellaltra scatola di vetro, la seconda vipera scatta per prima e batte il muso contro il vetro: la cena non per lei. Ritornano nella prima stanza. Allora finita? chiede Diego. No. Non finita, dice secca Lara, abbiamo due corpi a Monte Calvo. E una decisione da prendere. Lara guarda Cristiano: sei tu che decidi, no? No, dice Cristiano: stasera credo che sei tu quella che decide. Perch? Perch ti sto guardando in faccia, bruna. E hai la faccia di quella che sa cosa fare. Non sono bruna, dice Lara alzandosi, non pi di quanto tu sia biondo. Lara si avvia alla porta. Non mette in conto che qualcuno possa contraddirla: infatti si alzano. Tutti. Cristiano e Andrea svuotano il bagagliaio della macchina e portano il carico allinterno del casolare. A guardia del prigioniero resta padre Ricrea.
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La luna calante sembra essersi smagrita nello sforzo di farsi spazio tra le nubi che cominciano a diradare. Il rosso di cui lha tinta la passata tempesta sembra una strisciata di sangue: come se, ferita, si assottigliasse. Come Lara, alta e magra nello spolverino chiaro appena percepibile nella notte senza stelle: una ferita sul taglio del fondale scuro. 26 settembre 1998, Monte Calvo (Bologna), ore 1.10. La pozza di sangue sgorgato dallagente Clerico si allargata. Chiara circondata dal liquido scuro. Il sangue le impregna i jeans e le scarpe tenute appaiate dal nastro che blocca le caviglie. Anche la maglietta piena di sangue: pi volte scivolata per terra cercando di allontanarsi dalla pozzanghera. Tremiti isterici le scuotono il corpo. Andrea le strappa il nastro adesivo dalla bocca: Chiara respira a bocca aperta, affannosamente. La troppa aria inalata di colpo quasi la soffoca: tossisce. Chiara gira la testa con occhi spiritati. I brividi non cessano. Non dice una parola. Andrea le benda gli occhi e fa entrare gli altri. Sono allimpiedi, a semicerchio. La guardano. Andrea si allontana e sale al piano di sopra. Dopo pochi minuti ridiscende. Diego a prendere la parola: che facciamo? Tu che proponi? risponde Lara. Una telefonata: una telefonata anonima. Li facciamo ritrovare, poi sono cazzi della signora spiegare cosa ci fa qui. Racconter tutto, dice Ferodo. Non c nulla di quel che pu raccontare che possa nuocerci. E non racconter tutto: pi racconta, e meno sicura nella galera che laspetta. Quelli come lei le verit le distillano col contagocce, le contrattano. Come sappiamo che ci andr, in galera? Da questa, dice Andrea mostrando una pistola avvolta in un fazzoletto. Compatibile con quella dellomicidio. Poi c la pistola di Clerico. Tu? chiede Lara indicando Cristiano. Rimandiamola da dove venuta. No, dice Andrea, non la riconsegniamo. Cosa vuol dire che non la riconsegniamo? chiede Cristiano. Vuol dire morte. Morte? Vuoi fare il giudice e il boia? S. Se nessuno si offre, ci penso io. Chiara si agita. Apre la bocca, ma non parla: solo un suono inarticolato, come una bestia ferita. No, dice Cristiano, troppo sangue in questa storia. Non serve spargerne dellaltro: quello di stasera pi che sufficiente. Lo dici proprio tu? gli fa a muso duro il Togliatti. S, proprio io. Proprio perch sono io. Niente pi sangue. Io invece dico che merita il fatto suo, dice il Togliatti. Ancora Lara, ad almanaccare impietosamente i membri della giuria: indica Diego. No, non sta a noi. Niente tribunali, niente giudizi sommari. Lara indica Ferodo. Ferodo scuote la testa: non ci credo nei tribunali. In nessun tribunale. Devi decidere, incalza Lara. No, dice Ferodo, non me la sento, non lo so fare. Non voto, dice andandosi a sedere nellangolo opposto. Restano a guardarsi in faccia. Poi Andrea spezza il silenzio: manca un voto. Morte, dice Lara. Non dice altro: lha sempre avuta sulla bocca, questa parola. Morte. Tre contro due, dice Andrea. No! grida Ferodo scattando allimpiedi. Tre contro tre! Hai votato, dice Lara. S, perdonami, sorellina. Sei mio fratello, dice Lara: prima e dopo questa notte.
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Restano ancora in silenzio a guardarsi. Chiara scossa da tremiti sempre pi convulsi, rantola: una crisi di nervi forsennata. Non possiamo ucciderla, dice Cristiano, lo capite che non possiamo? Non merita niente di meno, dice Lara. E allora? mia, dice Lara, ha ucciso il mio amore, mi spetta di diritto. Mi assumo la presidenza di questo tribunale e reclamo la decisione. Mi avete capita tutti? Vuoi dire che il tuo voto vale doppio? La vuoi uccidere con un cavillo legale? risponde Cristiano. No. Dico che mia, e che non merita di meno che morire. Merita di pi. Lara guarda negli occhi i suoi compagni, uno per uno. Ferodo, il fratello di sempre, il compagno di Lester. Il Togliatti, il partigiano. Diego, il difensore della sua immoralit. Cristiano, il terrorista, lassassino. Andrea. Poi emette la sentenza. La giuria approva: unanime.
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lUnit, 26 settembre 1998 il ritorno della banda della uno bianca? di Tommaso De Lorenzis
La drammatica sequenza dellassalto alla stazione di servizio Castel Bentivoglio est ancora priva di una coerente e completa ricostruzione. I fatti, innanzitutto. Un benzinaio freddato con un colpo di fucile a pompa, la stessa arma che ha provocato diversi feriti allinterno dellautogrill: tra questi una bambina gravemente ferita, la cui vita stata salvata dalla prontezza di riflessi di un turista americano, un chirurgo di Chicago presente al momento della sparatoria, che riuscito a tamponare lemorragia prima dellintervento dei soccorsi. Altri due feriti allesterno: uno di questi un agente di polizia, a. p., che non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione alle forze dellordine. Sullidentit dellaltro ferito si indaga. E i resti di due bottiglie molotov, la cui preparazione ha lasciato perplesso il magistrato incaricato delle indagini. Il fatto che abbiano preso fuoco a dispetto della pioggia battente indica una competenza professionale da parte dei loro artefici: Una cosa del genere, ha dichiarato il magistrato, non la si vedeva dal Settantasette. Le modalit dellassalto e la presenza di un poliziotto che si dice fosse molto amico dei fratelli Savi, hanno subito fatto pensare a uno spezzone rimasto finora nellombra della banda della Uno bianca. Ma numerosi bossoli sembrano non provenire dalla pistola dellagente a. p. e del suo complice, e non al momento chiaro come i due possano essere rimasti feriti. Quel che appare certo che almeno tre auto con allinterno un numero imprecisato di killer tra questi luomo del fucile a pompa si sono allontanate dalla stazione di servizio. Secondo alcuni testimoni, ci sarebbero stati anche altri uomini a bordo di una o due moto di grossa cilindrata, il cui ruolo non al momento decifrabile. Altro particolare inquietante: al momento dellassalto, lintera area era isolata per la distruzione delle antenne delle tre reti di telefonia mobile avvenute nel corso del pomeriggio.
Il Mattino di Bologna, 26 settembre 1998 un giallo che ci disorienta di Stefano Reggiani
Cos forse, come in un giallo grottesco e terribile, le notizie italiane saccavallano deformandosi nella mente dei lettori e infittiscono le trame di un racconto che gira su se stesso, aggrovigliandosi a ogni colpo di scena e allontanandosi subdolamente dallepilogo. Il tono inevitabile da feuilleton si sovrappone alla seriet dellindagine. Personaggi nuovi vengono presentati, ogni poche pagine, con nome, cognome, attivit, segni caratteristici: sembra che porteranno la luce definitiva; invece, dopo una carriera clamorosa nei titoli dei giornali, saranno destinati a sparire nel nulla. Allinquietudine politica la vicenda del terrorismo italiano aggiunge lo sconcerto dei lettori, spinti verso le apparenze di una realt sempre pi irreale. A prima vista, il giallo appare architettato secondo la ricetta classica: una catena di delitti, una folla di testimoni sospetti, un gruppo di indiziati in modo grave, una
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macchinazione di controspionaggio sullo sfondo. Ma alla prima verifica, il romanzo contravviene a tutte le regole. Innanzitutto non si conosce lautore; sono state strappate le venti pagine iniziali, non si pu neppure consultare lelenco dei personaggi sul risvolto di copertina. Poi si ha limpressione che lo scopo del racconto non sia quello tradizionale (chi lassassino?), ma consista in una specie di opera aperta, continuamente adattata agli umori del pubblico e al gusto dellintrigo. Contro ogni norma del giallo, i personaggi intervengono per diluire e sviare il racconto, non per stringerlo alle conclusioni. Un lettore superficiale, non esperto di cose politiche, ma soltanto appassionato di gialli, pu arrivare a questa singolare convinzione: o lautore ci vuole ingannare o non conosce il suo mestiere. Il lettore meno impaziente non ha sospetti sulla capacit dellautore, ma intuisce che la grande alluvione di personaggi finir per portarlo alla saziet e allindifferenza. Le cronache dei giornali sono piene fin dallinizio di protagonisti presunti. Fra un poco probabilmente se ne andranno in archivio e nessuno ci avr detto chi sono in realt. Sappiamo tutto, il nome, il cognome, le amicizie, i tratti caratteristici; ma non li conosciamo, ci sfugge il ruolo che lautore ha loro assegnato. Di nessun personaggio indiziato si pu affermare ancora che sia colpevole o no, nessun processo stato celebrato, qualche procedimento forse non si far. un groviglio per confondere il pubblico. Labbiamo detto: questa non una nota politica, lappunto di un lettore di gialli, la meditazione di uno spettatore di film a suspense: dopo tanti intrecci furbeschi vorrebbe solo sapere chi sono gli assassini, e magari vederli processati. Ma il nostro giallo contro le regole: dunque pi angoscioso e di gran lunga meno divertente delle trame letterarie.
Nota della redazione. Abbiamo ritenuto utile, a commento delle drammatiche notizie di oggi e dei giorni scorsi, proporre ai nostri lettori questo vecchio articolo, scritto per la Stampa Sera del 26 agosto 1974 da un bravo e intelligente collega oggi scomparso. [ d. d. o.]
Toscana, localit imprecisata, ore 8. Il telefono squilla. Linquilino della villa col nome di una battona solleva il ricevitore: il telefono riservato. Ascolta la comunicazione. Annuisce un paio di volte. Accende il fax senza riattaccare. Dal fax arriva una pagina di giornale: Il Mattino di Bologna. Linquilino della villa legge larticolo del 1974. Riprende in mano il ricevitore, dice qualche breve parola, poi appoggia il ricevitore senza riattaccare e va nella stanza dellarchivio. Faldoni su faldoni, meticolosamente ordinati: non un problema trovare quello dellagosto 1974. La pagina originale della Stampa l: sul lato destro campeggia una grande foto di Eddy Merckx campione del mondo a Montreal. Le notizie del giorno sono: linflazione europea e la crisi di Cipro. Notizia italiana: i doganieri annunciano che non faranno pi straordinari perch lo Stato non ha fondi per retribuirli: si paventa il blocco delle dogane dal primo settembre. E larticolo di Stefano Reggiani. Argomento: la strategia della tensione. Al centro dellarticolo: una foto di Guido Giannettini. La didascalia dice: Uno dei nomi che nelle cronache di questi giorni ricorre pi spesso. Linquilino della villa torna al telefono, scambia ancora qualche parola e saluta il suo interlocutore. Con un colpo di campanello chiama il segretario personale. Alla chiamata del dottor Beta gli si dovr dire che linquilino momentaneamente assente per altri impegni, e che richiamer non appena avr fatto ritorno. Il dottor Beta non ha preannunciato alcuna comunicazione, osserva il segretario personale. Non dubiti che lo far, risponde linquilino richiudendo il raccoglitore.
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Tra Castenaso e Medicina (Bologna), ore 12.30. Il Togliatti ascolta al telefonino quello che Ferodo ha da dirgli. Bravo ragazzo, questo Ferodo, uno che sa fare: lindirizzo di Alicante, due ristoranti a cui ha telefonato, un autonoleggio. Persino la lavanderia, t m. E una prenotazione aerea per Caracas per il 28 sera. Bisogna fare presto, dice il Togliatti. Presto per cosa?, chiede Ferodo. Il Togliatti aspetta un po a rispondere, che ci deve pensare sopra, poi gli fa: te li vuoi guadagnare dei bei soldi, ragazzo? Quanti?, chiede Ferodo. Abbastanza, dice il Togliatti. Come?, chiede Ferodo. Tu la sai la storia della stazione di Perpignan, che me lha raccontata un compagno catalano? Credo di s, dice Ferodo. Be, ti va di andarci a vedere se vera? Tutto qui?, chiede Ferodo. No, dice il Togliatti, devi procurarti unauto veloce. Nessun problema, dice Ferodo: per quando ti serve? Per stasera, dice il Togliatti. Il Togliatti mette gi. Controlla la scorta di morfina: ci basta, si dice. ora di andare a trovare il prigioniero. Senti m, dice il Togliatti, senti m che cho una storia da raccontarti, dice il Togliatti avvitando il silenziatore alla pistola, cic cic cic, con un suono sottile di avvitamento del tubo artigianale alla pistola depoca, Walther P 38 di quelle duna volta, che se le tieni pulite e oliate vengon sempre buone, e farci la filettatura per uno come il Togliatti uno scherzo, senti m dunque, cho una storia da raccontarti, ti piacciono le storie? La mia una storia vecchia, dei vecchi tempi, di quando io ero bambino, tu cosa ne sai di quei tempi? Erano tempi duri, tal dig m, volevo vedere te se ne uscivi con quellaria da cattivo dei film che ti porti in faccia, di m, una storia che mi ha raccontato mio padre, tu ce lhai ancora un padre? No, no, non sforzarti di parlare, che quel nastro ti fa ancora pi male, roba buona, non lo strappi mica se non puoi usare le mani, e le mani non le puoi usare, sta m buono e ascolta, ce lhai ancora un padre? Che io il mio me lo ricordo appena, saltato su una mina ad Asiago, non in guerra, no, su quelle che sono rimaste dopo la guerra, quando ancora alle guerre non si davano i numeri, pensa te che lavoro di merda era costretto a fare per darci da mangiare, perch per quelli come lui non cera lavoro, lo sai questo? Quando quelli come te comandavano, per quelli come mio padre cera la fame o lemigrazione, o i lavori di merda che ci si crepava, allora mio padre prima di partire per Asiago mi racconta questa storia, che eravamo gi alla stazione ad aspettare il treno per il Veneto insieme ad altri disgraziati con quattro stracci arrotolati dentro una coperta come lui, alla stazione di Bulaggna, tu te la ricordi bene la stazione di Bulaggna, no? Tu ci sei stato, credi che non lo sappia, ancora non hai capito perch sei qui? E non agitarti tanto, che le manette ti si stringono ancora di pi. Sono americane, quelle manette, le usa la polizia, sono fatte apposta per stringersi se ti agiti, ma non li vedi i film americani? E s che a uno come te dovrebbero piacere. Allora, dice il Togliatti, allora mio padre mi racconta questa storia, una storia damore, dio boja, una storia dei vecchi tempi, una storia di ciabattini che tu non puoi capire, tu non ce lhai la faccia di uno che va dai ciabattini, tu le scarpe le compri nuove e le butti via quando non sono pi nuove, te lo si vede, sono comode quelle robe l che chai ai piedi? Be, ti assicuro che quelle dei ciabattini, se cavevi soldi per fartele fare, erano ancora pi comode: pelle buona, mica vacchetta come quelle che ti hanno venduto per... di m, quanto le avrai pagate, ot-zent franc, dico bene? Allora, cos che ti stavo dicendo, dio boja, che la testa non mi funziona pi come una volta Ah, s, alla stazione di Bulaggna, che mio padre mi racconta di questo ciabattino, uno dei migliori, eh!, che caveva la sua bottega con tutti i suoi ferri, e la sua bella casetta di due stanze con la cucina economica dentro, e i suoi due figli e la moglie che gli mangiava la faccia tutte le sere, che avrebbe voluto fare la vita da signora e invece eccola qui, a cucinare per un ciabattino che smartellava e cuciva dalla mattina alla sera per quattro soldi che fatte le spese non ne restava niente, e figurarsi il caff, non lo
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sapeva proprio fare il caff questa vecchia bisbetica, ma lui niente, lui era felice lo stesso, perch caveva la sua fidanzatina lui, alla sua et caveva una fidanzatina che si chiamava Annina, ed era una poverina brutta e con la gobba, per caveva due occhi dolci che lo avevano stregato, e faceva un caff buonissimo, una cioccolata che si sentiva lodore per tutta la strada quando lei rovesciava la napoletana di prima mattina e scendeva in strada con la macchinetta in una mano e la tazzina nellaltra e andava incontro ad Alberto. Lo sai chi Alberto, vero? Il ciabattino che ti dicevo, e gli veniva incontro davanti alla bottega, cos Alberto si beveva il miglior caff di tutta Bulaggna, mentre lei se lo guardava con gli occhi dolci, che cavrebbe voluto essere anche lei nella tazzina, poi gli faceva una carezza sulla guancia e andava via, e cos tutte le mattine, finch, vedi m come possono cambiare le cose, lAlberto resta vedovo e si risposa, e Annina va a stare nella sua casa e gli pu portare il caff a letto. Tu ce lhai una donna che ti porta il caff a letto?, dice il Togliatti, no, secondo me tu non lo prendi il caff a letto, non sei tipo da caff a letto, poi non ce lhai una donna, dice il Togliatti controllando il caricatore, tac tac tac, dagli scatti si capisce che tutto a posto, cha sessantanni ma ancora buona la Walther P 38 del Togliatti, non ce lhai una donna, come fai che poi ci devi dire quello che fai, di m, quella valigia lasciata alla stazione di Bulaggna, come fai a dirglielo che ceri dentro pure tu, sgrazi, o se ce lhai una come te, magari la valigia lha preparata lei, oppure aspettava i tuoi amici in macchina l vicino ai taxi, proprio dove poi crollato il muro che ci rimasto sotto un tassista che lo chiamavano Togliatti proprio come me, in quella stessa stazione dove mio padre mi racconta la storia damore di Annina prima di partire per Asiago, che un po come se partisse per la guerra, che quando tornato era dentro una cassa piccola e a mia madre ci hanno detto che era meglio se dentro non ci guardava, e allora, dice il Togliatti, allora Annina era felice, anche se i figli di Alberto la guardavano male perch dicevano che aveva preso il posto della loro madre, ma lei che colpa caveva se la loro madre era morta? E comunque poi le cose non vanno mai bene fino in fondo, perch dopo un po muore anche Alberto, che una volta la gente moriva prima, e Annina resta sola con la bottega di Alberto, che quella ce lha lasciata, con tutti i ferri e i pezzi di pelle e i barattoli di colla e le scatole di chiodi, ma solo quella, perch la casa era della prima moglie e adesso dei figli, che Annina in casa non ce la vogliono e la cacciano senza neanche aspettare il funerale, e allora Annina resta sola nella bottega di Alberto, che ormai sarebbe la bottega di Annina, ma Annina non lo sa fare il mestiere del ciabattino, non sa tagliare la pelle con lo scarnitoio. Tu lhai mai visto uno scarnitoio da concia?, dice il Togliatti. una roba brutta, tal dig m, se lo usi male ti fai un taglio sulla pancia da qui a qui, e insomma Annina non sa neanche come si comincia a fare questo mestiere, per questo che la bottega rimane la bottega di Alberto, e allora succede che gli amici di Alberto, cio i ciabattini della Bulaggna dna volta, si parlano alla riunione, e dicono che qualcosa bisogna fare, che non si pu mica far morire di fame Annina, che ci volevano bene tutti, ma neanche farci lelemosina, e allora cosa ti fanno? Fanno che si mettono daccordo che si dividono il lavoro, ogni giorno uno di loro passa dalla bottega di Alberto e prende il lavoro che hanno portato ad Annina, e lo fanno a turno, oggi tu, domani lui, e non si fanno mica pagare niente, e lo riportano ad Annina che lo mette sul tavolo, cos il cliente torna e trova le scarpe ricucite e paga, e cos tutti i ciabattini si dividono il lavoro e Annina pu vivere grazie alla bottega di Alberto, poi il treno ha fischiato e mio padre salito, e mi ha lasciato questa storia, che proprio una bella storia se ci pensi, che finisce bene, dice il Togliatti, no? Tu che ne dici, proprio un bel finire, dice il Togliatti, e adesso devo chiederti una cosa, lo hai capito perch ti ho raccontato questa storia? Di m, lo hai capito? Ma gi, dice il Togliatti, come fai a dirmelo se hai la bocca chiusa, aspetta m, che ti tolgo il nastro, che voglio sentirtelo dire se hai capito, e gli toglie il nastro con un gesto solo, strrrr, che si sente un rumorino come di una scartavetrata leggera e le labbra son tutte rosse, di m, ti piaciuta la storia? Luomo chiamato Alfa lo guarda stupito, muovendo le labbra per cercare di massaggiarsele, poi gli fa, cazzo mi frega della tua ciabattina, dice proprio cos, cazzo mi frega Chat vgna un cancher!, dice il Togliatti tirando il grilletto. Non mi ha colpito, pensa Righi Aldrovanti sentendo il proiettile sibilare lontano, non mi ha colpito, dice mentre il sudore gli cola negli occhi, non mi ha colpito. E non sente il rumore del vetro infranto dal proiettile. Il Togliatti si voltato ed uscito senza guardare. Luomo chiamato Alfa continua a ripetersi: non mi ha colpito. Non la sente arrivare, la vipera.
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Il Mattino di Bologna, 27 settembre 1998 nuove rivelazioni sui fatti di bentivoglio di Diego DallOlmo
Le perizie balistiche effettuate sulle armi ritrovate nella stazione di servizio di Castel Bentivoglio hanno accresciuto laura di mistero che circonda i fatti del 25 sera. Si appreso infatti che la pistola impugnata dallagente a. p. risultata essere larma che ha esploso i colpi mortali contro lanziano carrozziere Attilio Bignardi, trovato morto nella sua officina il 3 settembre scorso. Si tratterebbe di una pistola fuori ordinanza, secondo voci provenienti dalla questura di Bologna. Il carrozziere fu ucciso dopo essere stato ferocemente torturato, per ragioni ancora ignote. Sempre dalla questura filtra una voce inquietante: due agenti di polizia risulterebbero scomparsi da quarantotto ore. Uno dei due sarebbe labituale compagno di pattuglia dellagente a. p., laltro un agente di sesso femminile. Il commissario Valente si rifiutato di rilasciare dichiarazioni.
Comunicato Ansa, 27 settembre 1998.
Con una conferenza stampa tenuta a Roma, i due dirigenti del movimento politico di estrema destra Nuova posizione, Raffaele Florio e Maurizio Morsatti, hanno negato lappartenenza al proprio movimento delluomo ferito nel corso dellassalto alla stazione di servizio della A13. La difesa dei valori dellOccidente cristiano che il nostro movimento porta avanti contro il mondialismo dilagante avviene alla luce del sole, ha dichiarato Florio. I due esponenti politici, per molti anni esuli in Inghilterra e sospettati di aver partecipato a vario titolo alle imprese del terrorismo neofascista negli anni Ottanta, sono rientrati in Italia nel 1997, dopo che le accuse a loro carico sono cadute in prescrizione. Com noto, infatti, la Gran Bretagna non concede lestradizione per reati politici. Perpignan (Francia), ore 19.30. Perpignan: lultimo paese prima della frontiera con la Spagna. Alla stazione di Perpignan, mentre la dogana verifica le sue tele, Salvator Dal vede luniverso convergere su di lui e intuisce il ruolo di questa stazione e di questo paesino nelluniverso. Un universo geocentrico: il suo punto di convergenza questo piccolo insieme di binari, treni, edifici per la sosta e il ristoro dei ferrovieri. C una tela che rappresenta tutto questo: Ferodo lha vista da qualche parte. Poi c laltra interpretazione: quella che dice che Dal era pazzo. Davanti alla stazione di Perpignan, Ferodo ha la certezza che non vedr convergere luniverso su di s mentre aspetta il primo treno dalla Spagna per tornare indietro. Non venuto fin qui per sapere se Dal era pazzo: c venuto per lavoro. Ha accompagnato il Togliatti, guidando mentre il vecchio partigiano si riposava e leniva il dolore con la morfina. Non voleva essere pagato, Ferodo. Il Togliatti ha insistito: tanto i soldi li ho portati dietro, e dove vado non mi servono, ha detto. Ferodo ha accettato la valigetta.
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A Ferodo piace il Togliatti, gli d sicurezza: se ce lha fatta lui ad arrivare alla sua et vivendo come ha vissuto, posso farcela anchio. C modo e modo di vivere in fretta e lasciare un bel cadavere: non detto che si debba per forza morire giovani. Devessere stata lultima lezione che il Togliatti ha dato a qualcuno. Dove va, non ha pi niente da insegnare. Ha solo un lavoro in sospeso da finire. Il lavoro di una vita.
lUnit Emilia Romagna cronaca regionale, 28 settembre 1998 noto imprenditore trovato morto di Tommaso De Lorenzis
Ancora un evento misterioso in questo cupo settembre bolognese. Un noto imprenditore di Bologna, Alfonso Righi Aldrovanti, stato trovato morto nei pressi di Castenaso. Causa della morte, il morso di una vipera. Ma a insospettire gli inquirenti sono i segni sui polsi e le caviglie dellindustriale, che sembrerebbero indicare che luomo stato tenuto a lungo legato. Inoltre una vipera velenosa estremamente rara in questa zona. Nessuna ipotesi viene per ora avanzata, in attesa di verificare gli ultimi movimenti del Righi Aldrovanti, scomparso dopo essere uscito dal suo ufficio nel pomeriggio del 25 scorso. Secondo la segretaria, pochi minuti prima di allontanarsi limprenditore aveva ricevuto la visita di due agenti di polizia che avevano un documento da consegnargli. Non risulta tuttavia che agenti di polizia fossero stati incaricati di una notifica nei confronti del Righi Aldrovanti. Ulteriore particolare poco verosimile: alla segretaria sembra di ricordare che i due poliziotti si chiamassero Savoldi e Pascutti. Dalla questura si fa per notare che nessun agente in servizio ha gli stessi cognomi di due vecchi, e tuttora rimpianti, centravanti del Bologna. 28 settembre, Napoli, Antica pizzeria Da Michele, ore 13.30. Scusi? Mi dica. Una margherita grande. Unaltra? Unaltra. Ma la nostra pizza vi piace proprio, signo? Cristiano sorride rileggendo la poesia appesa alla parete della pizzeria. A pizza nata a Napule | ma poche in do mestiere | ve ponne da o piacere | e farvela mangia. Mi mancava, la vostra pizza. Erano anni che non venivo a mangiarla. Tanti anni, signo? Tanti. Troppi. Il cameriere sorride. Pochi minuti: da Michele le pizze sono veloci. Per Cristiano la terza. Surtanto don Michele | ch fino pasticciere | ve fa na pizza splendida | ca ve fa cunzula. Proprio vero, pensa Cristiano addentando la pasta morbida e facendo filare la mozzarella fior di latte. Cristiano sorride. La libert ha un buon odore. E un buon sapore.
Comunicato Ansa, 28 settembre 1998
Una violenta esplosione si verificata questa mattina allinterno di un villaggio turistico di Alicante (Spagna meridionale). Unauto carica di esplosivo saltata in aria subito dopo essersi introdotta allinterno del villaggio. Lesplosione ha distrutto unabitazione e danneggiato molti edifici circostanti. Il bilancio dellattentato di due
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morti: il conducente dellauto e il proprietario del villaggio, che era sulla terrazza della palazzina crollata al momento dellesplosione. La gendarmeria spagnola sembra orientata verso lipotesi del racket delle estorsioni, e tende a escludere sia la pista politica che lipotesi di un attentatore kamikaze. Si ritiene che lattentatore sia morto per un difetto nellinnesco che stava predisponendo. La vittima era un uomo daffari di nazionalit francese, da tempo trasferitosi ad Alicante. Il corpo dellattentatore completamente carbonizzato, e di difficile identificazione.
la Repubblica, cronaca di Bologna, 29 settembre 1998 dischi volanti a paderno? di Roberto Colasanti
Lavvistamento di un disco luminoso nel cielo di Paderno stato segnalato dal Gruppo di osservazione sulle attivit non umane (Goa) con una nota inviata alle agenzie di stampa. Il presunto disco volante sarebbe stato visto compiere movimenti ascendenti alle spalle della collina di Paderno, e allontanarsi quasi allistante dopo essere rimasto sospeso nellaria per circa un minuto. Resti di un piccolo rogo, secondo gli inquirenti provocato da campeggiatori abusivi, sono ritenuti invece dai membri del Goa le prove dellavvenuto atterraggio e del successivo decollo del veicolo extraterrestre. Fuori del coro, rispetto allo scetticismo degli inquirenti, la dichiarazione dellispettore Sergio De Petris, che ha parlato di probabile violazione dello spazio aereo nazionale e di un possibile ingresso di immigrati extraterresti privi di permesso di soggiorno mediante veicolo alieno.
Il Mattino di Bologna, 30 settembre 1998 macabro ritrovamento dei due agenti scomparsi di Diego dallOlmo
I due agenti di polizia scomparsi da cinque giorni sono stati ritrovati ieri sera nel bagagliaio dellauto di uno dei due, lagente i. c., morto per rottura dellosso del collo da almeno tre giorni. Laltro agente, c. z., era legata al cadavere del collega. La poliziotta stata ricoverata in ospedale in stato confusionale, e da un primo esame clinico sembra emergere un quadro di seria compromissione delle sue facolt mentali: la donna sarebbe rimasta legata al cadavere del collega per tutto il tempo della loro scomparsa. Nel corso della notte sembra sia stata trasferita in un centro digiene mentale fuori Bologna. Allinterno dellauto sono state ritrovate due pistole non in dotazione alle forze dellordine, la cui presenza sembra essere un messaggio lasciato dai misteriosi rapitori. Le armi potrebbero essere state usate in alcuni degli eventi delittuosi che hanno insanguinato Bologna negli ultimi giorni. 30 settembre 1998. Donegal (Irlanda settentrionale), ore 19. I see trees of green, red roses too I see them blow for me and you Allora? Che ne dici? Lara assapora il salmastro dellostrica che scivola sul velo amaro della Guinness scura: splendido, risponde. Continua cos, dice Andrea, spegni lostrica con un sorso di Guinness, e sulla Guinness lascia calare la prossima ostrica.
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Lara esegue. Non le piace quando le si dice cosa deve fare, ma questa volta ne vale la pena. Ostrica dopo ostrica, un sorso di scura dopo laltro, la bocca si riempie di un gradevole sentore amaro. I due sapori restano distinti, in una piacevole alternanza. Come stai, Andrea? Bene. la prima volta che mi sento bene da non so pi quanto tempo. Forse mi piace pi essere morto che essere vivo. E allora perch sei triste? Mi piace essere triste. Mi fa star bene. Lara lo accarezza. Bella la tua Irlanda, sai? Ho fatto bene a venire con te. Quanto ci restiamo? Non lo so, dice Andrea: non ho pi un posto in cui andare, non ho pi scadenze da rispettare ti va di girarcela con calma, giorno per giorno? Quando ci stanchiamo torniamo a casa no, scusa: ti riporto a casa: io non ce lho pi una casa. Dallo schermo del televisore installato in alto due voci si alternano: il cantante dai capelli scuri seduto al piano ha una voce bassa e tenebrosa, laltro ha la voce roca e sgraziata. Sai chi sono? chiede Lara. Quello al piano le mette i brividi. Shane McGowan, lex cantante dei Pogues. Irlandese purosangue. E Nick Cave. Mai sentiti? Nick Cave s. Lara sorride. Andrea? Dimmi. Non che stai pensando a ieri sera? No, dice Andrea a bassa voce, non a ieri sera. Forse a domani sera: forse a quello che sto pensando. Che succede domani? Dimmelo tu, Lara: che succede domani? Lara non sorride pi. Prende la mano di Andrea e lo guarda fisso.Ha gli occhi lucidi, Lara: non le succede spesso. Sono una banshee, Andrea. Porto sventura agli uomini che incontro, porto male a chi mi vuol bene. Non me la sento di perdere anche te, non dopo quello che successo. Preferisco non prenderti. Scusami non te ne faccio una colpa se non riesci a capire. Non volevo ferirti: se lho fatto, perdonami. Non mi hai ferito. Dimmi, allora. Ieri sera? Tu sei stato male? No. Sono stato bene. Cambiava qualcosa se stavamo male in due, invece di star bene? No, dice Andrea facendo segno al cameriere di portare unaltra dozzina di ostriche e due pinte di scura, non cambiava. E stasera? Cambia qualcosa se invece di star bene stiamo male? Andrea guarda Lara. Dietro il bancone il barman spilla le scure nel loro bicchiere, incidendo il segno del trifoglio nella densa schiuma color crema. Forse sono troppo vecchio per capire la tua filosofia, ragazza. La tua surf-filosofia, giusto? Ma in fondo sono morto, e posso permettermi di fare cose che non capisco. Hai ragione, non ha senso star male. Anche se ti preferivo quanderi una pixie. Sono una pixie, vecchietto. Confondo gli uomini che incontro, se non hanno un pizzico di sale in tasca. Non senti il vento che soffia, l fuori? Sono io. Devo preoccuparmi? No. Basta che ti ricordi di lasciare sempre il piattino col latte alla sera fuori della porta, e di avere sempre del sale in tasca. Il vassoio vuoto cede il posto a quello pieno, i bicchieri vengono rimpiazzati con nuove birre. Nick e Shane cantano ancora. Il mondo sembra migliore, stasera.
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I see babies cry, I watch them grow theyll learn much more then Ill ever know and I think to myself, what a wonderful world yes, I think to myself, what a wonderful world And I say to myself, what a wonderful world
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