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DA BAIONA A TOLENTINO Costituzioni e costituzionalismo nel regno di Napoli durante il decennio napoleonico

CAPITOLO I LO STATUTO DI BAIONA. STORIA DI UNA COSTITUZIONE ESTEMPORANEA


Da Baiona una costituzione improvvisa, di incerta paternit Nel 1808 limperatore Napoleone Bonaparte decide di destinare il fratello Giuseppe, gi re di Napoli dal 1806, al trono di Spagna. Giuseppe parte per la Spagna il 23 maggio 1808 e arriva a Baiona, piccola cittadina a ridosso dei Pirenei, il 7 giugno. Il 20 giugno Giuseppe concede ai suoi vecchi sudditi, ossia al Regno di Napoli, uno statuto che prende il nome di costituzione di Baiona. Su tale statuto, per, non possediamo informazioni certe, specie in riferimento alla paternit dellopera. Sulla questione, infatti, ci sono opinioni discordanti: un opuscolo pubblicato nel 1820 da un anonimo carbonaro vede in Giuseppe Zurlo, consigliere di Stato di Giuseppe Bonaparte, lautore della costituzione (il carbonaro preoccupato del fatto che Zurlo sia stato nominato Ministro dellinterno da Ferdinando IV) ed una risposta dello stesso Zurlo sullargomento sembra confermare tale teoria; unaltra tesi, invece, sostiene che autore dellopera, quanto meno allinizio, sia stato lo stesso Giuseppe Bonaparte, nel suo viaggio da Napoli a Baiona. Interessante, sotto un diverso profilo, la teoria secondo cui lo statuto concesso ai napoletani fosse inizialmente destinato al solo regno di Spagna e pertanto progettato dallo stesso Bonaparte : lo possiamo evincere da una fonte dellarchivio privato di Giuseppe, dove la parola Napoli, inerentemente alla discendenza al trono, risulta sovrapposta alla parola Spagna, proprio come se il testo fosse dedicato inizialmente a questultima. Una convergenza di interessi In un proclama di Giuseppe Bonaparte destinato al Regno di Napoli ritroviamo gli obiettivi della concessione dello Statuto di Baiona: La conservazione della santa Religione; La creazione di un tesoro pubblico distinto da quello della Corona; La creazione di un parlamento come mezzo dausilio al Principe ed utile alla nazione; Lassicurazione di unuguaglianza dinanzi alla legge di tutti i cittadini grazie allindipendenza dei tribunali dalla volont del Principe; La creazione di unamministrazione municipale, locale; La sicurezza del pagamento dei debiti dello Stato.

La costituzione di Baiona, dunque, consolida le basi dello stato napoletano fissate nelle riforme del biennio 1806-1808 dallo stesso Giuseppe Bonaparte, che intende far attuare le disposizioni della Carta, anche dopo labbandono del regno napoletano, per essere riconosciuto come vero padre del nuovo stato napoletano.

Anche Napoleone convinto dellefficacia di una tale concessione da parte del fratello ai suoi ex sudditi: egli ha da poco, senza luso delle armi, annesso al suo impero il trono di Spagna e con tale mossa dimostra al popolo iberico la bont del nuovo sovrano liberale (Giuseppe appunto). Il y a bien longtems que je navais vu un pareil chef doeuvre de betise (Era da moltissimo tempo che non vedevo un simile capolavoro di idiozia) La Costituzione di Baiona, tuttavia, non incontra alcun consenso nel Regno di Napoli: contro di essa si scagliano i membri del Consiglio di Stato, in alcun modo interpellati per la stesura dello stesso, il partito liberale napoletano, i francesi del regno ed il ceto borghese, in quanto lo Statuto non contiene alcuna innovazione ed alcuna riforma liberale. La delusione dei vecchi giacobini dinanzi allo Statuto di Baiona enorme: ben ce lo manifesta una lettera del 6 luglio 1808 inviata dallintendente (funzionario a capo di una provincia, una sorta di prefetto odierno) della Calabria Pierre Joseph Briot a Giuseppe Ravizza, suo segretario dintendenza, in cui il primo definisce la Costituzione di Baiona come un capolavoro di idiozia. Un partito costituzionalista? Giuseppe Bonaparte sin dal suo arrivo a Napoli nel 1806 attua la cosiddetta politica dellamalgama, gi adoperata in Francia dal fratello Napoleone a partire dal 18 brumaio (9 novembre 1799, finisce la Rivoluzione con un colpo di stato di Napoleone, si passa dal Direttorio al Consolato), mirata alla fusione fra individui di diversa estrazione sociale e appartenenza politica, anche negli alti gradi dellamministrazione del Regno. I giacobini, dunque, si ritrovano a ricoprire incarichi di notevole importanza a Napoli, grazie anche allaiuto di Cristoforo Saliceti, ministro della polizia con una rilevante influenza nella scelta dei funzionari di alto livello e punto di riferimento di uomini come Briot, vecchio giacobino chiamato da Giuseppe a svolgere importanti funzioni nel Regno. Saliceti, quindi, ricopre il ruolo di referente del partito giacobino a Napoli e viene tenuto sotto strettissima sorveglianza per volere di Napoleone in persona. I giacobini sono tutti costituzionalisti e quando nel 1808 Giuseppe concede lo Statuto di Baiona linsoddisfazione dilaga: il sovrano non solo ha deluso le aspettative, ma non ha neanche mantenuto le promesse fatte, data lassenza di qualsivoglia riforma liberale allinterno della Carta. Il modello napoleonico Abbiamo gi visto quali sono gli obiettivi della Costituzione di Baiona, elencati in un Proclama di presentazione della stessa destinato da Giuseppe Bonaparte al Regno di Napoli. Non ci siamo ancora occupati, invece, della struttura di tale Carta: essa si presenta divisa in XI titoli e 75 articoli, in pratica la pi breve costituzione tra tutte quelle emanate nel precedente triennio giacobino sul territorio italiano. Lo Statuto di Baiona, per, somiglia in molti aspetti alla Carta della Repubblica Italiana, emanata il 26 gennaio 1802 (la Repubblica Italiana, ex Repubblica Cisalpina, nasce nel settentrione dItalia nel 1802 e vede Napoleone come Presidente e Milano come capitalelesperienza repubblicana si conclude 3 anni dopo quando Napoleone proclama il Regno dItalia e si incorona imperatore): dunque necessario comparare le due Carte e rilevarne analogie e differenze. In entrambe le Carte, anzitutto, viene messo in piedi un sistema istituzionale consistente tanto quanto vuoto di significato e di poteri; entrambe si aprono con il riconoscimento della religione cattolica apostolica
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romana come religione di Stato e si chiudono con disposizioni generali; in entrambe viene creato un sistema rappresentativo fondato sui ceti sociali destinati a formare il nuovo corpo intermedio tra il governo ed i sudditi. Tuttavia notevoli sono anche le differenze: anzitutto la Carta della Repubblica Italiana appare innovativa, mentre lo Statuto di Baiona solo una ripetizione di quanto stabilito nel biennio 1806-1808 dallo stesso Giuseppe Bonaparte; per ci che concerne lambito religioso, poi, mentre la Carta della Repubblica Italiana riconosce anche la libert di culto in ambito privato, permettendo di fatto la professione di una fede diversa da quella cattolica, una tale previsione manca nella Carta di Baiona; mentre, infine, in questultima il sistema rappresentativo viene trattato in un solo titolo inerente il Parlamento Nazionale e si presenta complicato e farraginoso, in quanto Giuseppe pone cos tanti limiti ai collegi elettorali (che eleggono i propri rappresentanti in Parlamento insieme al Re) da rendere inutile la loro attivit, nella Carta Italiana lorganizzazione perfetta e funziona realmente. Nello Statuto di Baiona viene attribuita troppa importanza ai Nobili ed al Clero, ponendo in secondo piano la borghesia e di fatto sembrando quasi un ritorno allanciem regime tanto combattuto dalla Rivoluzione francese. Il Parlamento Nazionale E interessante come nello Statuto di Baiona il compito legislativo affidato al Parlamento appaia vuoto di significato e quasi inesistente. Il Parlamento Nazionale ha il compito di illuminare il Principe e rendergli preziosi servizi, il che si estrinseca semplicemente nel deliberare su progetti di legge provenienti dal Consiglio di Stato e sui conti pubblici annuali del ministro delle finanze. Il presidente del Parlamento nominato dal re e composto da cento membri ripartiti nei sedili del Clero, della Nobilt, dei Possidenti, dei Dotti e dei Commercianti. Il Parlamento convocato dal re a porte chiuse (nessuna seduta pubblica), almeno una volta ogni tre anni (troppo poco) e nomina tre commissioni (della giustizia, dellinterno e delle finanze), ognuna composta da 5 membri. Praticamente il Parlamento non ha alcun peso sulle scelte di governo ed appare di minor importanza rispetto al Consiglio di Stato, trattato nel titolo VII, il quale prepara e discute i progetti di leggi civili e criminali, oltre ai regolamenti generali di pubblica amministrazione. I collegi dei commercianti e dei possidenti hanno il compito di eleggere i componenti dei rispettivi sedili al Parlamento Nazionale, ma il tutto sottoposto ad un controllo da parte del re: il collegio dei possidenti composto da 100 membri nominati a vita dal sovrano a vita e scelti tra coloro che pagano di pi di imposizione territoriale; il collegio dei commercianti, invece, per ci che riguarda Napoli stila una lista di 30 eleggibili da cui il re trae 10 soggetti per i rispettivi sedili, mentre gli altri 10 membri vengono eletti direttamente dagli altri 10 collegi dei commercianti dislocati nel resto del Regno. E sempre il Re a scegliere, infine, Nobili, Clero e Dotti per i rispettivi sedili. Ecco perch la Costituzione di Baiona non incontra il favore di nessuno: anche la borghesia, alla quale riconosciuta una funzione politica, vede la stessa svuotarsi dimportanza e di significato tramite i rigidi sistemi imposti dalla Carta.

Lobbligo di naturalizzazione per gli impiegati stranieri Il titolo XI delle disposizioni generali contiene una norma, destinata a far discutere, allinterno della quale previsto che gli impieghi civili possano essere ricoperti solo e solamente da coloro che posseggono la cittadinanza napoletana o che labbiano acquisita. La situazione del 1808, per, del tutto diversa: nel biennio 1806-1808, durante il regno di Giuseppe Bonaparte, sono giunti a Napoli moltissimi francesi, adibiti a ricoprire cariche di rilievo. La norma della Costituzione di Baiona li obbliga, dunque, o ad abbandonare lincarico oppure a divenire cittadini napoletani, di fatto assoggettati al Re di Napoli e non pi solo allImperatore Napoleone. La norma, in realt, viene estesa allo Statuto di Baiona in quanto prevista nella costituzione spagnola preparata da Napoleone, senza contare le conseguenze di una tale estensione al Regno di Napoli. Murat e la costituzione di Baiona Il 15 luglio 1808, con decreto imperiale, Gioacchino Murat (cognao di Napoleone) viene nominato re di Napoli e di Sicilia. Latto di nomina viene delineato come una vera e propria norma di rango costituzionale da affiancare allo Statuto di Baiona del 20 giugno. Il nuovo Re, tuttavia, non giunge a Napoli il 1agosto, data dinizio della sua carica, ma il 6 settembre e solo su espresso ordine dellImperatore: Gioacchino crede di meritare, pi di Giuseppe Bonaparte, il trono di Spagna e vede come uningiustizia lattribuzione del regno napoletano. Tuttavia egli accetta di essere un sovrano-vassallo, in tutto e per tutto soggetto allImperatore. Gioacchino guarda alla Costituzione di Baiona con favore, sebbene non comprenda la necessit di avere un Parlamento Nazionale e sebbene si trovi ad affrontare il malcontento dei francesi del regno per la succitata norma inerente lacquisizione della cittadinanza napoletana. Lo stato giuseppino Quando Murat giunge a Napoli il 6 settembre 1808 la situazione che eredita quella impostata dal suo predecessore Giuseppe Bonaparte: il Consiglio di Stato, composto da 39 membri e suddiviso in 4 sezioni di Legislazione (Marina, Guerra, Interno e Finanze), ed il Consiglio dei Ministri, composto per lo pi da francesi, hanno un potere molto ampio, il che condiziona anche loperato del re. Murat ha occasione di capire immediatamente la situazione: un suo decreto viene censurato dal Consiglio dei Ministri per errori di forma, in quanto la nomina del maresciallo Perignon a luogotenente durante il periodo della sua assenza presenta dei richiami errati alla costituzione, in quanto prevede che sia il Consiglio di Stato a dare esecuzione al decreto. Murat giunge, dunque, a Napoli gi prevenuto e pronto a ridurre del tutto il potere dei due organi, soprattutto del Consiglio di Stato, sui cui membri si gi informato: gli unici validi e capaci sono Giuseppe Zurlo e Tito Manzi, il resto sono consiglieri mediocri, privi di qualsivoglia capacit. Il sovrano non esita a manifestare direttamente allimperatore il suo malcontento ed i suoi dubbi sul Consiglio di Stato, di cui intende ridurre il peso politico.

Un fantasma di costituzione? La stragrande maggioranza degli studiosi contemporanei ritiene la Costituzione di Baiona una semplice Carta rimasta inattuata, nel mondo delle intenzioni, emanata solo a livello formale ma mai attuata e meritevole di attenzione solo per lintroduzione, sempre e solo formale, del Parlamento Nazionale. In realt noi sappiamo che la Carta realizza e conferma, nel 1808 quando viene emanata, quanto stabilito e costruito nel biennio 1806-1808 da Giuseppe Bonaparte: lo Statuto di Baiona va a confermare labolizione della feudalit, afferma il nuovo sistema contributivo, riforma lamministrazione periferica e giudiziaria. Quello che bisogna osservare, invece, che la Costituzione rivolta pi al Sovrano che al Regno di Napoli, in quanto sembra voler fissare i limiti dellattivit di governo del successore di Giuseppe, Gioacchino Murat. Tuttavia lo Statuto rimane comunque operativo nel tempo successivo alla sua emanazione: il Consiglio di Stato, nel novembre del 1808, afferma la sua esclusiva giurisdizione in grado di appello sulle sentenze dei consigli dintendenza, in conformit a quanto previsto dalla costituzione; lo stesso Murat, solo 4 giorni dopo il suo arrivo a Napoli, convoca tramite decreto i consigli provinciali, nati in forza della legge del 8 agosto 1806 e contemplati dalla Costituzione; nel 1809 viene rivisto lassetto del Consiglio di Stato, rifacendosi al titolo VII della Costituzione. Nel momento in cui Murat si discosta dalla Costituzione di Baiona si nota, a maggior ragione, la piena vigenza della Costituzione di Baiona: per risolvere lereditato problema del debito pubblico, egli decide di ridurre dal 5 al 3 per cento la rendita sui titoli di stato, contravvenendo a quanto previsto dalla Carta al titolo XI. La decisione, questa come altre (dissequestro dei beni degli immigrati siciliani, mancato pagamento delle truppe francesi, lentezza nellintroduzione del codice francese e nellapplicazione dello Statuto di Baiona), non molto apprezzata da Napoleone che il 25 dicembre 1808, quindi trascorsi quasi 4 mesi dalleffettivo insediamento di Gioacchino, invia al cognato 4 note in cui manifesta il proprio dissenso per le decisioni prese nellamministrazione del Regno di Napoli. Gioacchino, bench offeso ed urtato dal rimprovero di Napoleone, capisce che lo Statuto di Baiona deve essere rigorosamente rispettato e per tal motivo, essendo intenzionato a creare una nobilt murattiana come il cognato ne aveva creata una bonapartista, comunica allimperatore la conformit del suo progetto rispetto alla Costituzione, che permette i maggioraschi (o meglio, non li proibisce). Napoleone, riscontrando la conformit allo Statuto, non pu che approvare il disegno del cognato. La norma sugli esteri come strumento di indipendenza? Murat, sebbene inizialmente preferisce il trono iberico a quello napoletano, una volta divenuto sovrano di Napoli non pu e non vuole esimersi dalle sue responsabilit e dai suoi compiti. Dovendo nominare tre ministri partiti al seguito di Giuseppe egli si trova in una situazione imbarazzante, perch conosce bene ormai la situazione di conflitto tra il partito francese e quello napoletano ed inizia a nutrire una certa simpatia per i suoi sudditi, avvertendo anchegli una particolare sofferenza per lingerenza francese. Alla fine del 1809, attraverso il ministro degli affari esteri Gallo, egli sottopone allattenzione di Napoleone alcune osservazioni circa i rapporti commerciali tra le due nazioni, sostenendo, con molta tranquillit e con rispetto per il cognato, lindipendenza napoletana e linfondatezza delle pretese francesi nei riguardi del Regno. Gioacchino, a poco a poco, sostituisce i membri francesi del Consiglio dei Ministri, del Consiglio di Stato e degli altri organi dellamministrazione con i napoletani, dimostrando un interesse verso lapplicazione della norma costituzionale inerente la naturalizzazione degli stranieri.
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Murat, non contento, emana un decreto (22 novembre 1808) per disciplinare le modalit di acquisizione della cittadinanza napoletana per tutti i cittadini stranieri, prevedendo che i naturalizzati debbano giurare fedelt al Re di Napoli: alcuni francesi prestano giuramento, mentre altri si rifiutano ignorando le nuove disposizioni. La questione dei francesi non dunque risolta, ma Murat ha quanto meno manifestato un pensiero differente rispetto al suo predecessore. Lattuazione del titolo sullordine giudiziario Alcune difficolt si presentano al momento dellattuazione del titolo costituzionale inerente lordine giudiziario, il quale prevede allart.4 che le leggi sullorganizzazione giudiziaria e la riforma dellordinamento abbiano piena esecuzione: i contrasti tra partito napoletano e partito filo-francese in seno al Consiglio di Stato avevano ritardato lapprovazione della riforma giudiziaria e solo lintervento del Re Giuseppe aveva fatto approvare le leggi del 20 maggio 1808, lasciando comunque molti dubbi, specie in riferimento alla giurisdizione penale. Murat, infatti, si trova dinanzi ad un problema: le leggi in questione hanno istituito come tribunali di unico grado le Corti Criminali presenti nelle province del Regno e contro le sentenze di queste previsto solo il ricorso, per motivi di legittimit, in Cassazione. Non previsto, dunque, un secondo grado di giudizio. Il sistema francese, invece, prevede, al posto di un secondo grado di giudizio, maggiori garanzie per limputato tramite la presenza di un tribunale criminale e di due giurie, una daccusa e laltra di giudizio. A Napoli, invece, in forza della legge 20 maggio 1808, non esiste n un secondo grado di giudizio n un sistema di jury. Il secondo, inoltre, inadatto al sistema napoletano e si decide, quindi, di non adottare il sistema delle giurie, reputato come difficilmente controllabile da parte del governo. Tuttavia non c soluzione al problema e, in materia penale, il grado di giudizio rimane uno ed uno solo, secondo quanto prevede la Costituzione di Baiona che da attuazione alla legge del 20 maggio 1808. Anche lattuazione completa del Code Napoleon crea qualche problema, data la presenza delle norme sul divorzio: Murat scrive al cognato per informarlo dellostilit dei giudici napoletani a tali previsioni, ma lImperatore non esita ad intimare a Gioacchino di dar luogo alla piena attuazione del codice. Lavvio dei lavori per la convocazione del Parlamento. Prime perplessit Sebbene ci siano forti dubbi nellambito intellettuale del Regno sulla maturit dei napoletani a ricevere le istituzioni rappresentative previste dallo Statuto di Baiona, Murat decide di procedere nella creazione del Parlamento Nazionale. Con alcuni decreti del 18 febbraio 1809 egli stabilisce la dislocazione sul territorio dei collegi dei commercianti e sancisce lincompatibilit tra le cariche di membro del Consiglio di Stato e parlamentare. Pochi giorni dopo dispone lammissione al sedile della nobilt anche per i nobili delle Due Sicilie che abbiano ricevuto apposita lettera da Napoli. Il 10 marzo 1809, con un altro decreto, il sovrano provvede allorganizzazione dei collegi dei possidenti ed alla definizione dei compiti degli intendenti nella procedura di formazione delle liste degli aspiranti elettori (provvedimento di Capecelatro, attuato per da Giuseppe Zurlo una volta divenuto ministro dellinterno nel novembre 1809). Zurlo Gran visir di Gioacchino Siamo arrivati al punto in cui occorre formare i collegi elettorali dei commercianti e dei possidenti. Gli intendenti hanno il compito di fornire al sovrano delle liste di possidenti e commercianti della provincia,
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scegliendoli in base al censo ed al proprio attaccamento al governo; da tali liste il ministro dellinterno Zurlo provvede a selezionare gli idonei da proporre al re come elettori dei due collegi. E chiaro, quindi, che il compito di Zurlo fondamentale nelle selezione della nuova classe dirigenziale del Regno. Zurlo, nel 1820, verr accusato dai carbonari di essersi comportato da Gran visir di Gioacchino, esercitando le proprie funzioni in maniera illiberale, ma prontamente risponder di aver proposto persone gradite al sovrano perch differentemente non si poteva fare. E Zurlo, ad ogni modo, lartefice della creazione del Parlamento Nazionale: egli approfitta dellassenza di Murat, a causa del divorzio e del successivo matrimonio di Napoleone, per porre il re dinanzi al fatto compiuto, organizzando in tutto e per tutto la convocazione del Parlamento. La conclusione dei lavori Il 9 novembre 1810 arriva finalmente il decreto di nomina dei componenti dei collegi elettorali. Il 26 dicembre dello stesso anno vengono nominati i presidenti dei collegi dei possidenti e dei commercianti. Il 2 febbraio 1811 iniziano finalmente i lavori per lelezione del Parlamento Nazionale. Tutti hanno modo di apprezzare come Gioacchino Murat abbia dato luogo a quanto previsto dalla Costituzione di Baiona. In due giorni tutti i collegi elettorali procedono allelezione dei membri del sedile dei possidenti e alla formazione delle terne dei commercianti da cui il re trarr i rappresentanti di sua scelta (tratto da libro). Il Parlamento negato a causa dei <<deux decretes>> Siamo arrivati al punto in cui il Parlamento Nazionale finalmente formato ma dalla primavera del 1811 non si ha pi notizia dello stesso, sebbene il governo sia pronto alla convocazione dello stesso. Ma perch Murat dapprima si preoccupa anche dei particolari circa la creazione del Parlamento e poi mette da parte la convocazione dello stesso? cosa successo? Agli inizi di giugno 1811 Murat parte per Parigi, data limminente nascita del figlio di Napoleone, ma rientra a Napoli prima che i festeggiamenti per il battesimo siano terminati. Tra Gioacchino ed il cognato i rapporti sono gelidi e questultimo minaccia di rendere Napoli un viceregno. Gioacchino, a questo punto, adotta una linea impeccabile: egli rimane fedele a Napoleone, al punto da soddisfare la sua antica richiesta di dar luogo in tutto e per tutto allo Statuto di Baiona, emanando il decreto del 14 giugno 1811 con il quale impone a tutti gli stranieri, francesi compresi, che occupano incarichi civili di presentare domanda di naturalizzazione, con conseguente giuramento di fedelt al Regno di Napoli ed assoggettamento ai poteri del sovrano, pena la decadenza dallincarico. Egli non fa altro che dare piena attuazione allart.3 del titolo XI della Carta costituzionale, al fine di assoggettare i francesi del Regno al suo potere e rendendo entusiasti i membri del partito napoletano nel governo e nel Consiglio di Stato. Il 6 luglio 1811, per, Napoleone in persona firma un decreto nel quale ordina che tutti i cittadini francesi divengano di diritto cittadini del Regno delle due Sicilie, senza che la disposizione murattiana li tocchi in alcun modo. Limperatore ha deciso, di fatto scavalcando il cognato e calpestandone la dignit anche agli

occhi dei suoi sudditi, e Gioacchino non pu far altro che acconsentire, firmando il 20 luglio un decreto in cui viene riconosciuta ai francesi la cittadinanza napoletana. E per tal motivo, ossia la mancata attuazione da parte di Napoleone della Costituzione di Baiona in merito alla naturalizzazione degli impiegati civili stranieri, che Murat decide di non convocare il Parlamento. Un passaggio del Diario Napoletano di Carlo De Nicola avalla quanto appena detto: Murat chiede la convocazione dei parlamenti ma Zurlo gli consiglia il contrario, data la mancata esecuzione della Costituzione per ci che concerne gli impiegati stranieri; a quel punto che Murat scrive allImperatore, il quale acconsente allallontanamento dalle cariche dei francesi non naturalizzati: otto di costoro, per, corrono dalla Regina e la informano del tradimento di Gioacchino, il quale complotta contro Napoleone col favore degli inglese, pronti ad intervenire nel Regno di Napoli. Cos la Regina scrive al fratello, informandolo dei fatti, il quale provvede ad emanare il decreto del 6 luglio. N.B. De Nicola, nel proprio diario, parla di parlamenti provinciali, riferendosi ai collegi elettorali provinciali del Parlamento nazionale e non ai consigli provinciali istituiti nel 1806, in quanto questi ultimi sono gi funzionanti da quella data e non necessitano di essere convocati.

CAPITOLO II LE DUE CRISI. LA NASCITA DELLA CARBONERIA TRA I CENTO GIORNI DEL 1808 ED IL FREDDO INVERNO DEL 1812
I cento giorni pi lunghi del Regno di Napoli Facciamo un passo indietro. Nella primavera-estate del 1808 Napoleone Bonaparte riesce, sfruttando un contrasto tra il re Carlo IV ed il figlio Ferdinando e facendo abdicare entrambi, a mettere sul trono di Spagna il fratello Giuseppe. Con tale mossa, che inizialmente appare considerevole in quanto Napoleone riesce a conquistare il trono iberico senza ricorrere alla forza del suo esercito, egli crea a se stesso, ed al suo impero, ben due problemi di notevole rilevanza: da un lato si mette contro il popolo iberico, deciso a non sottomettersi senza combattere, il quale da luogo ad una serrata guerriglia; dallaltro Napoleone da modo agli inglesi, suoi eterni nemici accorsi in soccorso degli spagnoli, di studiare le tecniche di guerra napoleoniche. Nellestate del 1808 Napoleone inizia ad essere un imperatore temuto tanto quanto odiato: i popoli lo vedono come un tiranno, i sovrani di tutta Europa come un conquistatore megalomane. Napoleone, poi, commette un altro errore: tratta il fratello Giuseppe ed il cognato Gioacchino come pedine di una sua personale scacchiera, nella quale muove un pezzo dal trono di Napoli per spostarlo in Spagna e sostituirlo con un altro pezzo. Ma veniamo alla situazione del Regno di Napoli. Il malcontento per leredit lasciata da Giuseppe Bonaparte ormai dilagante: egli, dopo tante promesse nel biennio di governo, lascia la terra campana senza quelle riforme liberali che tutti si attendono e dando in eredit uno Statuto poco innovativo e svuotato di significato dallopposizione verso lo stesso del nuovo re Gioacchino Murat. Quei cento giorni che vanno dal 23 maggio 1808, quando Giuseppe lascia Napoli diretto in Spagna, al 6 settembre dello stesso anno, quando si insedia (con un mese di ritardo) il nuovo sovrano Murat sono considerati dalla storiografia moderna come una semplice fase di transizione, data la marginalit del regno napoletano, ma se ci preoccupiamo maggiormente della nostra situazione possiamo osservare come quel periodo fu particolarmente deludente per coloro che vivevano in quel frangente, seppur poco importante, dEuropa. Il malcontento dei napoletani palese: essi appaiono delusi dallatteggiamento del loro vecchio
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sovrano, che ha lasciato un debito pubblico consistente (portando con se tutte le sue ricchezze) e non ha attuato alcuna delle riforme promesse. Sotto un diverso profilo cresce la rabbia dei francesi presenti nel regno, tenuto conto della norma sulla naturalizzazione presente nello Statuto di Baiona. La protesta dei napoletani liberali e la delusione per il tradimento dei francesi generano unopposizione consistente al regime napoleonico: nel 1808, ad opera di Pierre Joseph Briot, nasce la carboneria meridionale. Briot un giacobino, un repubblicano amareggiato per la situazione creatasi. Accanto a lui figurano Giuseppe Poerio, Vicenzo Cuoco ed altri esponenti del partito costituzionalista del Regno che pensano ad una nuova Carta pensata appositamente per Napoli e non adattata dal modello spagnolo o da quello francese (come auspica Briot). Nel 1812 limpero napoleonico entra in crisi: la disfatta in Russia e lemanazione di costituzioni democratiche in Spagna ed in Sicilia concesse grazie allappoggio degli inglesi alimentano le speranze dei patrioti, dei carbonari, appoggiati anche da Carolina Murat, reggente in assenza del marito, la quale intende basare proprio sullappoggio della setta (i carbonari) il suo potere, promettendo una nuova costituzione. Ma al ritorno di Gioacchino la situazione cambia nuovamente: egli preferisce lappoggio e lalleanza con gli Asburgo (austriaci) che con gli inglesi ed ordina la repressione della setta carbonara. Pierre Joseph Briot e la carboneria: un complesso percorso storiografico Il percorso storico che affrontiamo lungo e complesso. Ho cercato di ridurlo quanto pi possibile ai fatti essenziali, senza trascurare elementi rilevanti. Albert Mathiez, storico francese tra i pi importanti studiosi della Rivoluzione, nelle proprie ricerche si imbatte in Pierre Joseph Briot, per il contrasto di questultimo nel 1794 con il fratello del temutissimo Maximilien Robespierre (Augustin). Mathiez inizialmente (1925) descrive Briot come un traditore, essendo passato dai girondini ai giacobini, un servitore dei potenti, un accesso persecutore del clero e dei suoi oppositori politici, nonch ladro ed usurpatore, riservando al personaggio pochissima attenzione, fino a che un discendente di Briot, tale Maurice Dayet, contatta Mathiez e lo mette al corrente del fatto che Briot il fondatore della carboneria napoletana e principale cospiratore, nel Regno di Napoli, contro Napoleone, in base ad alcuni documenti visionati dallo stesso Dayet ma ormai perduti. Mathiez, per, non convinto, almeno sino al 1928, quando prende visione di un saggio pubblicato da Renato Soriga sulla rivista Risorgimento, allinterno del quale litaliano, prendendo spunto da un rapporto del generale Rossetti sulla carboneria, conferma la fondazione della stessa da parte di un francese. Questo elemento, unito al fatto che la carboneria napoletana si diffonde nel Regno di Napoli proprio a partire dal 1806, anno in cui Briot fa il suo ingresso nel Regno di Napoli, inizia a fornire qualche certezza al cauto Mathiez. Dunque Briot viene raffigurato come un infiltrato che agisce dallinterno contro il regime napoleonico, senza mai abbandonare i suoi ideali, ma i documenti fantasma su cui Dayet fonda le sue idee, senza trascurare che egli ha un interesse diretto a riabilitare il nome del suo avo, non sono sufficienti: occorre una ricerca dei rapporti tra carboneria napoletana e Briot da parte degli studiosi italiani. Ecco dunque che Mastroberti trova, nellArchivio privao Majo della Valle di Chieti, alcune lettere private inviate da Briot a Giuseppe Ravizza, suo segretario dintendenza in Calabria, nelle quali il francese ironizza sulla Costituzione di Baiona e sullobbligo di naturalizzazione in essa contenuto, mostrando tutta la sua delusione per la persona e loperato di Giuseppe Bonaparte e rappresentando un disagio generale vissuto
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da napoletani e francesi in quel periodo. Quindi, secondo quanto riportato sino ad ora, la carboneria napoletana nasce proprio dalla delusione delloperato di Giuseppe, non pi riconosciuto neanche come Maestro massone da Briot. Questultimo, infatti, si distacca in questo periodo dalla loggia massonica alla quale appartiene ed plausibile pensare che fondi la carboneria, derivazione delle massoneria ma con riti pi semplici e con un programma pi concretamente politico: una delle prime vendite carbonare di Chieti reca il nome della vecchia loggia massonica cui appartiene Briot (e di cui capo), nome che solo questultimo avrebbe potuto conferirgli. Proprio se accettiamo lidea, corredata da non poche prove, che Briot sia un cospiratore, un nemico dallinterno del regime napoleonico, dobbiamo concludere che mai avremo delle prove della fondazione, da parte sua, della carboneria napoletana: un funzionario di alto livello, un corrispondente degli odierni prefetti, non pu in alcun modo lasciare segni dei suoi legami con sette o della sua cospirazione antigovernativa. Vincenzo Cuoco A Vincenzo Cuoco vari studiosi attribuiscono posizioni politiche molto diverse: c chi lo vede come il fondatore del liberalismo nazionale rivoluzionario e moderato insieme (B. Croce), chi lo contempla come il fautore delle sfortune storiografiche italiane del XIX secolo, perch troppo avverso alla Rivoluzione francese (Furio Diaz), chi addirittura lo configura come lideologo del democratismo dinizi Ottocento (De Francesco). Egli, in realt, allinterno della sua opera Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, non mostra alcuna avversione ideologica nei confronti della Rivoluzione, ma si limita a dire che volendo riformare tutto, avea tutto distrutto, confondendo le proprie idee con le leggi della natura. Ma se in Francia la Rivoluzione ha una ragione storica, nel Regno di Napoli il modello francese viene imposto dalle armi e non scaturisce dalla storia nazionale, non figlio del popolo napoletano. Cuoco, ispirandosi al pensiero di Gian Battista Vico e riconoscendo questultimo come il fondatore della scienza della legislazione, crede che le costituzioni politiche e le leggi in generale debbano adeguarsi ai costumi e agli usi di un determinato popolo in uno specifico momento storico e non possano in alcun modo essere imposte da altri, dovendo partire dallinterno. Egli si ispira allidea di costituzione dellantica Roma, costruita secolo dopo secolo, formata da un insieme di massi enormi legati con un cemento indissolubile, espressione compiuta del popolo romano. Dopo poco tempo, per, il pensiero di Cuoco sembra mutare: egli abbraccia le riforme liberali di Giuseppe Bonaparte, come labolizione della feudalit e la riforma giudiziaria, pur provenendo dallesterno ed ispirate alle leggi napoleoniche e motiva il suo cambiamento di pensiero spiegando che tutto ci che porti felicit e benefici al Regno deve essere accettato e non fronteggiato. Ecco, dunque, che Cuoco si mostra pi come uno storico attento ai cambiamenti che, da qualsiasi parte provengano, apportano dei benefici per la situazione napoletana, che un politologo o un ideologo. Egli vede la riforma giudiziaria come una svolta rispetto al passato, ma non dobbiamo trascurare che essa si ispira comunque al modello francese ed appare estranea alle tradizioni napoletane, sebbene vicina alle idee degli illuministi meridionali. Tuttavia lampio spazio di libert concesso al Consiglio di Stato e, soprattutto, ai suoi emendamenti rende la riforma incline ai bisogni del Regno, pertanto accontentando studiosi che, come Cuoco, pretendono delle svolte e dei tagli rispetto al passato.
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Il principio della fine a Napoli tra paure e speranze Il 27 dicembre 1812 viene pubblicato, nel Regno di Napoli, il 29esimo bollettino della grande armata napoleonica, nel quale descritta la disastrosa campagna di Russia. E il principio della fine (definizione di Talleyrand) dellimpero di Napoleone. Durante lassenza di Gioacchino il governo napoletano retto dalla moglie (e sorella dellimperatore) Carolina, la quale stringe accordi, al fine di guadagnarsi il consenso popolare, con la carboneria napoletana filo-napoleonica e con Briot in persona (gli vengono donati possedimenti terrieri presso Capua e viene nominato presidente della Sezione di legislazione del Consiglio di Stato). Briot, dunque, pur essendo avverso a Napoleone, si ritrova a doverne appoggiare limpero insieme alle idee della Regina, dato che lalternativa costituita, nel Regno, dal partito liberale costituzionalista napoletano, che non vede di buon occhio i francesi. Al ritorno di Gioacchino, per, la situazione cambia: i carbonari, ormai, sono ovunque ed il sovrano, in disaccordo con la consorte, decide di avviare una dura campagna di repressione. La corrispondenza di Briot, nel frattempo ritiratosi (1813) per dedicarsi allhobby della floricoltura, viene costantemente controllata ed egli visto come personaggio sospetto e pericoloso, sebbene intoccabile perch protetto dalla Regina in persona. Tutto questo avviene mentre in Spagna ed in Sicilia gli inglesi propongono il costituzionalismo liberale ed appoggiano lemanazione di due costituzioni che suscitano grande entusiasmo. Uno strano libro Lo strano libro, oggetto del titolo, la Storia delle costituzioni politiche dellImpero francese: si tratta di unopera anonima in cui vengono pubblicate le costituzioni francesi ed i decreti istitutivi ed organizzativi dellImpero. Essa viene pubblicata proprio mentre in Spagna si approva la costituzione di Cadice ed in Sicilia se ne approva una sul modello inglese e tende a legittimare il regime imperiale sotto il profilo costituzionale. Lautore, per la straordinaria e capillare conoscenza della storia dOltralpe e per il richiamo ai nostri padri trattando della stessa, non pu che essere un francese ed alcuni studiosi sono concordi sullaffermare che possa trattarsi proprio di Briot, il quale appoggia in questo periodo la posizione filo-napoleonica di Carolina Bonaparte. Anche allinterno della carboneria, dunque, nasce uno scontro molto acceso tra filo-francesi e nazionalisti napoletani, orientati verso la Costituzione di Cadice emanata in Spagna. Due carbonerie, una francese ed una italiana, nella crisi del 1812? Dunque Briot si ritrova, dopo la disfatta dellarmata napoleonica in Russia, a dover appoggiare proprio la linea napoleonica: egli non pu tradire la Patria, per cui tanto si adoperato anche per evitare la naturalizzazione napoletana dei funzionari pubblici francesi. Quindi nella setta (la carboneria) viene a crearsi una netta suddivisione: da un lato i carbonari che appoggiano Briot, presunto fondatore, e di conseguenza le idee della Regina; dallaltro i carbonari napoletani, sostenitori di una costituzione simile a quella di Cadice (quella spagnola) e di una linea antifrancese, anti-napoleonica.

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Sta di fatto che, dopo la repressione del 1813, il governo di Murat inizia a manifestare una mancanza di ostilit nei confronti della carboneria, proprio per appoggiarsi alla setta e ricevere maggiore approvazione da parte del popolo. Possiamo dunque parlare di una vera e propria SCISSIONE allinterno della carboneria.

CAPITOLO III IL DIBATTITO COSTITUZIONALE. IL CREPUSCOLO DEL REGNO MURATTIANO


Il ripescaggio della costituzione di Baiona: il decreto del 23 aprile 1814 Dopo lemanazione, da parte di Napoleone, del decreto del 6 luglio 1811 con il quale egli chiarisce che non sono soggetti a naturalizzazione o ad esclusione dalle proprie cariche i cittadini francesi, la Costituzione di Baiona sembra accantonata. In realt Napoleone stesso ci tiene affinch essa rimanga in vigore, proprio per limitare il potere di Murat allinterno del Regno, in quanto lo Statuto vincola il sovrano alla fedelt verso lImpero. Come se ci non bastasse, prima della campagna di Russia, Napoleone invia a Napoli una notifica solenne con la quale lega indissolubilmente Gioacchino alle sorti della Francia: trascurando i propri doveri verso la Costituzione, verso il trattato di Baiona e verso lImperatore egli avrebbe perso qualsiasi diritto alla Corona. Quindi lo Statuto di Baiona continua ad essere vigente nel Regno di Napoli e Gioacchino, una volta tornato dalla campagna di Russia, accontenta Napoleone (in senso ironico) proprio dando luogo, nuovamente, ad un decreto (23 aprile 1814) nel quale prevede la naturalizzazione napoletana di tutti coloro che occupano un impiego pubblico: ormai la frattura tra cognati palese e Murat tenta di stringere accordi con gli inglesi e con gli austriaci al fine di rimanere sul trono, adottando una linea anti-napoleonica. Ricevere la cittadinanza napoletana, tra laltro, non pi facile come un tempo: nel Consiglio di Stato presente un alta rappresentanza napoletana, decisa a non concedere indiscriminatamente la naturalizzazione a chiunque ne faccia richiesta. Lappuntamento del 10 giugno 1814 al Consiglio di Stato Siamo arrivati alla soluzione finale del problema dei francesi e della loro naturalizzazione. Data la decisione del sovrano, al Consiglio di Stato iniziano a pervenire le domande per ottenere la cittadinanza napoletana. Nella seduta del 3 giugno il dibattito molto acceso e si manifesta lintenzione di rinviare la seduta al 10 di giugno, riunendo, per, tutto il Consiglio di Stato e non la sola sezione dellinterno competente a decidere. Il 10 giugno, dunque, si concretizza lo scontro tra il partito napoletano e quello francese: il segretario di Stato Pignatelli informa i presenti che non possono dar luogo allesame della questione senza una preventiva autorizzazione del sovrano. Murat teme che vengano prese soluzioni troppo drastiche, in un senso o nellaltro e tenta di aggirare il problema. Ma il Consiglio, orma, deciso ad affrontare la questione: Briot fa presente tutti i vantaggi tratti dalla partecipazione del Regno di Napoli allImpero napoleonico, mentre Poerio, colpito nel suo amor di patria, difende le vecchie istituzioni e lantichissima dignit della nazione napoletana. Il francese commette un errore quando sostiene che lo Statuto di Baiona venga considerato come posto nel nulla o abrogato tacitamente: Poerio, sottolineando limportanza attribuita dallo stesso Napoleone precedentemente e da Murat negli ultimi tempi nei confronti della Costituzione giuseppina, considera la Carta come ancora vigente e, pertanto, operativa allinterno del Regno.
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Lintervento di Briot. La questione politica Il discorso di Briot allinterno del Consiglio di Stato parte con la considerazione che lopinione pubblica delle province non sia avversa, in alcun modo, ai francesi, che tra laltro sono esigui nel numero in merito agli impieghi pubblici, non creano un problema essendo appena trecento. Dopo tale premessa Briot passa allaspetto politico del discorso: egli sottolinea come il Regno di Napoli sia formato per lo pi di stranieri e si sia avvalso, nel tempo, di comandanti e strateghi stranieri; ribadisce lingiustizia di mandare via quegli stessi soggetti che fino a poco tempo prima si era cercato di trattenere; conclude, infine, con la minaccia di veder trattati i napoletani nella stessa maniera presso gli Stati esteri. Linterpretazione francese della Costituzione Dopo lesame della situazione politica, Briot passa a discutere della Costituzione di Baiona. Egli la ritiene nulla e non avvenuta per tre fondamentali motivi: perch imposta da un sovrano che aveva lasciato Napoli per un altro trono (quello iberico); perch imposta senza consultare la Nazione e presentata senza lapprovazione della stessa; perch giammai messa in attivit, riferendosi alla mancata attuazione delle innovazioni in essa contenute, come la convocazione del Parlamento Nazionale. Briot, infine, detta una serie di criteri per la concessione della cittadinanza napoletana (ricezione della decorazione dellOrdine delle Due Sicilie; vantaggi a titolo di ricompensa dei servizi resi; matrimonio con consorte napoletano; perdita di parenti per causa di servizio militare o civile; iscrizione dei figli nella coscrizione militare del Regno; pagamento di una contribuzione fondiaria; impiego precedente allemanazione della Costituzione di Baiona ecc) di fatto includendo tutti i francesi del Regno nel diritto a riceverla e prevedendo per i militari la concessione automatica della stessa. Anche da questo discorso possiamo evincere come Briot non sia pi il capo della carboneria napoletana: egli scende in campo a difesa dei francesi e della loro cittadinanza, non tutelando pi gli interessi della setta. Lorgogliosa risposta di Giuseppe Poerio Quando prende la parola Giuseppe Poeri, dopo lintervento di Briot, sono chiare da subito le sue intenzioni di ridicolizzare quanto appena detto, ferito nel suo amor di patria come palesemente appare. Egli comunica, comunque, di voler mantenere un tono di moderazione, nonostante le tante offese a Napoli ed ai napoletani udite fino a quel momento. Anzitutto Poerio spiega come Napoli sia il frutto di differenti emigrazioni straniere al pari di tutti i Paesi di Europa e che gi prima dellavvento dei francesi fosse uno Stato a tutti gli effetti. Linfluenza francese, secondo Poerio, non ha fatto altro che limitare loperato dello stesso Murat, che altrimenti avrebbe potuto attuare una politica diversa e con maggiori risultati. Pur dichiarando di essere daccordo con la concessione della cittadinanza a tutti i militari che hanno combattuto sotto le insegne napoletane, egli manifesta il suo dissenso in merito agli impiegati civili, per lo pi francesi, del Regno: il decreto imperiale che li ha salvati in precedenza ormai venuto meno insieme al suo imperatore (Napoleone).

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Una lezione di diritto costituzionale Poerio, dopo unanalisi politica della situazione, passa alla presunta nullit dello Statuto di Baiona sostenuta da Briot ed offre, al francese, quella che il titolo di questo paragrafo definisce, a mio parere ragionevolmente, una lezione di diritto costituzionale. Anzitutto la mancanza di un atto del sovrano che dichiari la nullit della Costituzione di Baiona manifesta, gi da sola, linconsistenza del discorso di Briot. Inoltre lo stesso sovrano, in numerosi provvedimenti di concessione della cittadinanza, si richiama allo Statuto, di fatto rendendolo operante e vigente. Dato che Briot sostiene che la cittadinanza sia conseguenza di un incarico pubblico ricoperto prima dellemanazione dello Statuto, Poerio sostiene senza alcuna titubanza che ci pu al massimo costituire una possibilit per lacquisizione della cittadinanza e non un titolo. Dalla lettura del decreto del 23 aprile, inoltre, emerge la volont del Sovrano di affidare cariche civili ai soli cittadini e non a stranieri che fino a quel momento hanno deprezzato la cittadinanza napoletana e che ora si accingono a chiederla con tanta fretta. Al discorso di Poerio seguono una serie di applausi interminabili e realmente sentiti, avendo infiammato il suo discorso lanimo di tutti i napoletani. Lintervento del Re Dopo la seduta del 10 giugno i francesi del Regno si rivolgono direttamente a Murat, supplicandolo di concedere la cittadinanza come premio della loro fedelt. Il Re commosso ed in Consiglio di Stato propone la naturalizzazione di ventisei suoi amici ed un regime di minor rigore verso i francesi, raccogliendo per qualche protesta. Solo 5 consiglieri su 28 si oppongono alla proposta del Sovrano, di fatto continuando a sostenere la linea del rigore e dellosservanza della Costituzione. Il 31 luglio il Re, con tre decreti, stabilisce la concessione della cittadinanza ai militari che hanno combattuto nella campagna del 1814, a tutti gli ufficiali stranieri e a tutti gli esteri con dimora nel Regno da almeno 10 anni o sposati con una napoletana. Una costituzione inutile? La Costituzione di Baiona, contrariamente a quello che si pu credere dopo la una lettura disattenta del testo, non inutile. Essa, anzitutto, la prima costituzione formale emanata nel Regno di Napoli. Certo che essa ha maggiore rilevanza sul piano politico che su quello giuridico: se da un lato mancano le riforme liberali tanto attese, dallaltro questa stessa mancanza fa risvegliare il concetto di nazione napoletana ed alimenta unopposizione capace di pretendere sempre maggiore indipendenza dalla Francia. Una Costituzione, quella di Baiona, emanata da un sovrano straniero, ma elevata dai napoletani, proprio in forza della norma sulla naturalizzazione degli impiegati civili, a strumento di difesa contro le prerogative francesi allinterno del Regno. Anche la nascita della carboneria pu, in un certo senso, ricollegarsi al malcontento generato dallo stesso Statuto: dun tratto gli effetti negativi della Carta danno vita ad una serie di risvolti positivi.

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La disperata costituzione murattiana del 1815: un compromesso tra la carboneria francese e quella napoletana? Nel maggio del 1815 Gioacchino Murat, nel disperato tentativo di conservare un Regno che sembra ormai gi perso e di accaparrarsi il sostegno della carboneria, emana, probabilmente con lappoggio di Briot, una nuova Costituzione: essa presenta un carattere indubbiamente liberale rispetto alla Costituzione di Baiona. Nella nuova Carta contemplata la suddivisione dei poteri, sebbene solo sotto il profilo formale: il potere esecutivo al Re, quello legislativo alla Rappresentanza Nazionale e quello giudiziario alla magistratura indipendente. In realt la stessa Rappresentanza Nazionale costituita dal Re e da un Parlamento bicamerale (Senato e Consiglio dei Notabili), di fatto attribuendo al Sovrano un duplice potere. La magistratura, inoltre, indipendente solo inerentemente alle funzioni ad essa delegate dalla legge: considerato che solo il Sovrano ha potere diniziativa legislativa facile intuire che egli controlli anche la magistratura. E sempre il Re a scegliere i membri del Senato ed il sistema di elezione dei Notabili, rappresentanti delle Citt, delle Province, del Commercio, dellUniversit di Napoli e delle Corti dAppello del Regno appare come una rivisitazione del sistema di rappresentanza cetuale previsto dallo Statuto di Baiona. Sotto il profilo istituzionale, dunque, la nuova Carta non presenta alcuna novit, mentre le vere innovazioni sono rappresentate dalle libert fondamentali (libert religiosa, di opinione, di stampa e di essere giudicati dal giudice naturale precostituito per legge). Sta di fatto che essa lascia scontenti tanto i francesi quanto i napoletani, sebbene questi in misura minore, dato lelogio di Vincenzo Cuoco nei confronti della stessa. Tuttavia la Costituzione del 1815 si rivela inutile e inopportuna. La battaglia di Waterloo del 18 giugno 1815 risolver tutti i problemi, ponendo fine una volta per tutte allimpero napoleonico e travolgendo anche lesperienza francese nel Regno di Napoli.

FINE
N.B. per gli studenti: questopera non solo un riassunto, ma una rielaborazione personale dei temi in essa trattati. Aver scartato alcune parti e sottolineato limportanza di altre non fa di me un docente, ma semplicemente uno studente che fa delle valutazioni personali. E doveroso, da parte mia, precisare che ognuno di noi portatore di una singolarit che gli permette di recepire le informazioni in maniera diversa, migliore o peggiore che sia. Vi assicuro soltanto che, allinterno della mia rielaborazione, non ho trascurato nulla di rilevante, ma pur sempre dal mio punto di vista, che potrebbe differire da quello degli assistenti e del docente. Vi invito, pertanto, ad integrare gli argomenti trattati con il libro di testo, scritto da un docente e luminare in materia, qualora lesposizione non vi abbia soddisfatti, o anche a confrontare la mia rielaborazione con quella di altri colleghi. Mi scuso in anticipo, inoltre, qualora doveste riscontrare errori grammaticali o errori di battitura, dovuti, vi assicuro, alla stanchezza ed al peso specifico della materia. Rielaborare non mai semplice, per questo motivo in alcune parti ritroverete pari pari le parole del testo, magari selezionate a mia discrezione, magari ricopiate e basta. In altre, invece, troverete mie ricostruzioni personali o miei commenti. Spero davvero che questa mini-opera possa esservi daiuto. Vi auguro di prendere un buon voto allesame!!! Foxshark (Marco Montagna)
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