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XX RAPPORTO SULL'IMMIGRAZIONE

di p. Giacomo Gubert ocd Una sola famiglia umana Nel mese di gennaio scorso la Chiesa celebr la la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato: un'opportunit, mi sembra, per la verit ben poco colta, anche a causa di una certa inflazione di queste giornate, di riflettere su un tema legato al crescente fenomeno della migrazione, di pregare affinch i cuori si aprano allaccoglienza cristiana e di operare perch crescano nel mondo la giustizia e la carit, colonne per la costruzione di una pace autentica e duratura , come recita il messaggio di papa Benedetto XVI per quest'occasione. Ma le opportunit le coglie chi vuole, e tanto peggio per chi se le lascia fuggire, ed il papa per primo, con questo suo messaggio non solo di circostanza, le seppe cogliere. Non entra nell'attualit, non si oppone direttamente a politiche o leggi di questa o quella nazione, a pratiche dell'uno o l'altro popolo, ma ricorda una sola verit, ed una sola conseguenza che basterebbero da sole a rivoluzionare tutto in materia di immigrazione: leggi, politiche e pratiche. Ascoltiamolo quindi: Tutti fanno parte di una sola famiglia, migranti e popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui destinazione universale, come insegna la dottrina sociale della Chiesa. Qui trovano fondamento la solidariet e la condivisione . La conseguenza era gi stata espressa nell'analogo messaggio del 2001 di Giovanni Paolo II: [il bene comune universale] abbraccia lintera famiglia dei popoli, al di sopra di ogni egoismo nazionalista. in questo contesto che va considerato il diritto ad emigrare. La Chiesa lo riconosce ad ogni uomo, nel duplice aspetto di possibilit di uscire dal proprio Paese e possibilit di entrare in un altro alla ricerca di migliori condizioni di vita . Siamo una sola famiglia il cui patrimonio, dono di Dio, un comune bene universale: esiste quindi un universale diritto ad emigrare per poter partecipare a quest'unico bene. Un principio generale, si osserver, asserisce tutto ma anche nulla: tante sono le domande a cui bisogna poi trovare risposta. Come si attua questa appartenenza ad una sola famiglia? Con quale regole, con quali diritti e doveri? Come riconoscere il diritto ad emigrare? Con quali altri diritti, individuali e collettivi, deve essere composto o contemperato? Se immigrare un diritto, come valutare allora i respingimenti alla frontiera o il reato d'immigrazione? In quale giusto ordine porre la nostra responsabilit verso le molte famiglie, naturali, politiche, religiose, a cui simultaneamente apparteniamo? Deve valere una legge di prossimit, una di comunanza o quella del bisogno? Chi sensibile a questi temi, chi ha voglia di ragionare e trovare soluzioni politiche e legislative, capir allora quanto di buono si possa costruire su questa cos elementare verit e quanto di storto, nella misura in cui poggia su altri fondamenti, si possa distruggere. Papa Benedetto XVI sceglie dunque di alimentare uno sguardo differente sul fenomeno migratorio, descritto quale segno eloquente dei nostri tempi, che porta in maggiore evidenza la vocazione dellumanit a formare una sola famiglia, e, al tempo stesso, le difficolt che, invece di unirla, la dividono e la lacerano, per offrirlo, pre-politicamente e meta-politicamente ai credenti e a tutti gli uomini di buona volont. Ci invita infine a non perdere la speranza, e preghiamo insieme Dio, Padre di tutti, perch ci aiuti ad essere, ciascuno in prima persona, uomini e donne capaci di relazioni fraterne; e, sul piano sociale, politico ed istituzionale, si accrescano la comprensione e la stima reciproca tra i popoli e le culture. Conoscere i fratelli e le sorelle immigrati in Italia La Caritas italiana e Migrantes, fondazione della Conferenza episcopale italiana per la pastorale della mobilit umana, hanno pubblicato negli ultimi mesi del 2010 il XX Rapporto sull'immigrazione: un corposo dossier statistico per sempre meglio conoscere la realt della immigrazione in Italia. Per una cultura dell'altro lo slogan scelto per accompagnare questo libro, frutto di un grosso lavoro secondario di raccolta di informazioni da differenti fonti statistiche: esso

rivela l'intento della pubblicazione e giustifica l'impegno di Caritas e Migrantes in un lavoro che a prima vista, potrebbe sembrare di mera statistica sociale, gi assolto in buona parte dal Censis, dall'Istat e da altri istituti di ricerca, ma che invece, realmente, un servizio di carit politica. Certo i dati, le tabelle, le analisi statistiche, le ipotesi interpretative non basteranno per conoscere l'immigrato, il fenomeno dell'immigrazione o per sviluppare persino una cultura dell'altro: tutto ci non che un contributo volto soprattutto a correggere molte concezioni scorrette e grossolane, molti falsi calcoli sull'immigrazione che ostacolano quel tipo di cultura a cui si desidera tendere. Non si pu dimenticare infine che, se Caritas e Migrantes e pi in generale, la Chiesa italiana, sono particolarmente titolate per pubblicare ogni anno un dossier sull'immigrazione, ci dovuto all'enorme lavoro sul campo che esse quotidianamente assolvono. Nel presentare brevemente questo dossier, ci soffermeremo dunque su alcuni aspetti del fenomeno spesso mal conosciuti. I numeri fondamentali Di fronte ad una comunicazione sociale (politica e mass-mediatica) allarmante sul tema dell'immigrazione, la scelta migliore sempre quella di raccogliere e mostrare i dati fondamentali. All'inizio del 2010 l'Istat registrava 4 milioni e 235mila residenti stranieri che diventano quasi 5 milioni, secondo il Dossier, se si includono tutte le persone regolarmente soggiornanti seppure non ancora iscritte in anagrafe. In dieci anni la presenza di stranieri in Italia pressoch triplicata (ma di essi pi di mezzo milione nato in Italia). Come spesso accade per i fenomeni sociali, c' tuttavia una grossa discrepanza tra la presenza reale di stranieri (quasi il 9%) e la presenza creduta o percepita (il 23% secondo Transatlantic Trends Immigrazione 2009), scarto che diventa un abisso in tema di immigrazione clandestina (meno dell'1% la stima reale contro una percezione superiore al 12%). La prima collettivit di extracomunitari in Italia formata da stranieri comunitari come sono i Romeni e pi della met degli stranieri residenti europea. In deciso aumento la presenza di asiatici (in particolare di Cinesi, Filippini, Indiani e Singalesi). Tabella 1 Prime 5 collettivit di stranieri residenti (2010) PAESE DI CITTADINANZA ROMANIA ALBANIA MAROCCO CINESE, REPUBBLICA POPOLARE PARZIALE
Fonte: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazione su dati Istat

% 21,0 11,0 10,2 4,4 (46,6)

Tabella 2 Popolazione straniera residente per continenti d'origine (2010) CONTINENTE % AUMENTO % 2008-2009 EUROPA AFRICA ASIA AMERICA OCEANIA APOLIDI 53,6 22,0 16,2 8,1 0,1 (854) 8,9 7,0 11,6 8,4 2,8 7,7

TOTALE

4.235.059

8.8

Fonte: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazione su dati Istat

La distribuzione geografica di questa presenza straniera quanto mai concentrata: in una sola regione, la Lombardia, presente quasi un quarto degli stranieri residenti e quasi tre quarti lo sono in sei regioni del centro-nord contro poco pi di un ventesimo nelle ultime sei regioni, economicamente marginali. Tabella 3 REGIONE LOMBARDIA LAZIO VENETO EMILIA ROMAGNA PIEMONTE TOSCANA PARZIALE
Fonte: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazione su dati Istat

Prime 6 regioni per popolazione straniera residente (2010) % 23,2 11,8 11,3 10,9 8,9 8,0 74,1 Ultime 6 regioni per popolazione straniera residente (2010) % 0,2 0,2 0,3 0,8 2,0 2,2 5,7

Tabella 4 REGIONE MOLISE

VALLE D'AOSTA BASILICATA SARDEGNA TRENTINO A. A. UMBRIA PARZIALE


Fonte: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazione su dati Istat

Si tratta di una presenza giovane (pi di un quinto sono minorenni) che rappresenta il 7,5% della popolazione scolastica. Non mancano i problemi di inserimento: i dati mettono in evidenza un ritardo scolastico tre volte pi elevato rispetto agli italiani, sottolineando la necessit di dispiegare pi risorse per il loro inserimento nel caso in cui giungano per ricongiungimento famigliare. Costi e benefici dell'immigrazione in Italia Il Dossier tenta anche un calcolo dei costi e dei benefici della presenza di stranieri in Italia. Operazione legittima, certo, a condizione tuttavia che si ricordi, in ordine crescente d'importanza, il largo margine d'errore di questi conteggi, il fatto che non tutto monetizzabile, sia in termini di costi che di benefici (quindi il calcolo vale solo per ci che si pu misurare, ed esso solo una piccola parte del tutto) ed infine che non stiamo trattando di un genere d'importazione o di esportazione, il cui ingresso pu essere favorito o disincentivato in base a questi calcoli di convenienza. Ci premesso, la stima delle entrate e delle uscite proposte dal Dossier mostra un avanzo di quasi

un miliardo di euro dovuto in buona parte ai contributi previdenziali versati dai lavoratori stranieri residenti in Italia: 7,5 miliardi di euro (poco pi dell'attivo di bilancio Inps) nel 2008. Una boccata di ossigeno per le pensioni degli italiani. Per quanto riguarda le uscite, le tre voci maggiori di spesa sono prevedibilmente la sanit e la scuola (entrambe di 2,8 miliardi di euro) a cui seguono, con due miliardi di euro, le spese del Ministero della Giustizia per i tribunali ed il carcere. Resta da ricordare, al di l di questi risultati positivi per il Sistema Italia, che sarebbe sbagliato e cinico pensare di risolvere il grande squilibrio italiano, quello demografico, che perdura da circa 35 anni senza alcun intervento significativo da parte dello Stato, con l'immigrazione, quasi non si trattasse di persone che, spesso a malincuore, non raramente con sofferenze che li accompagneranno per tutta la vita, devono abbandonare la propria casa ed il proprio paese per venire in soccorso a popolazioni chiuse alla vita, alla speranza, al futuro. Quale bilancio? Se, chiudendo questa recensione al XX Rapporto sull'immigrazione fossimo richiesti di fare un giudizioso bilancio su questo fenomeno sociale di prim'ordine, dovremmo innanzi a tutto aggiungere alcuni elementi tipici dell'approccio italiano alla questione immigratoria. Il primo fra tutti , come gi ricordato, la totale storica assenza di una seria politica famigliare che, oltre a perpetuare una grave ingiustizia sociale, ha contribuito ad un, almeno a medio termine, irreversibile invecchiamento della popolazione che alimenta la domanda di immigrazione. Il secondo elemento, peculiare ai nuovi paesi d'arrivo, che continua ad alimentare la stessa domanda, anche in presenza di una crescita economica debole, la struttura delle imprese che, per affrontare almeno nel breve periodo, l'inasprimento della concorrenza internazionale e la scarsa crescita di produttivit, scelgono di puntare sull'immigrazione per colmare le carenze del fattore lavoro (cfr. il contributo di Corrado Bonifazi in Europa 2020, atti del convegno di marzo 2010 dell'associazione Neodesmos). Il terzo elemento una peculiare assenza in Italia di una politica dell'immigrazione propriamente detta (al di l di iniziative legislative piuttosto inefficaci). La politica ha scelto di affidarsi a strumenti molto costosi ed inefficaci (come ad esempio gli accordi con la Libia di Gheddafi, ed i suoi ricatti), o a terribili sogni, in aperto contrasto con le norme di diritto internazionale (come il pattugliamento delle coste e i respingimenti in mare, come se un paese come l'Italia potesse controllare quasi 7500 km di coste, fingendo di dimenticarsi da dove entrano in Italia la stragrande maggioranza degli immigrati) o a rese politiche miserabili, come furono le ripetute regolarizzazioni che, di volta in volta, palesavano la disfatta di ogni proclamata programmazione. Ultimo elemento l'esiguit degli investimenti volti all'integrazione della popolazione straniera residente, scelta invece oltremodo ragionevole per una societ politica che non pu che trarre forti vantaggi da questa integrazione di chi gi vive e lavora nel proprio territorio. Tenendo presenti questi quattro elementi, possiamo avvicinarci ad un bilancio. L'immigrazione esige ad una comunit politica una carit ordinata, molto differente per livelli sociali (dalla persona allo Stato) e nei tempi (precedente, immediata, successiva all'incontro con l'immigrante): l'accoglienza incondizionata dello straniero per esempio un aspetto precipuo della carit personale e immediata mentre lo stesso non vale per la carit richiesta allo Stato. Ora, se dovessimo esprimerci in termini leggermente polemici, in Italia i soggetti collettivi maggiormente manchevoli in materia di immigrazione sono lo Stato e le imprese, per le ragioni sopra succintamente esposte. Bisogna quindi ben guardarsi dallo scaricare sugli stranieri residenti in Italia le colpe altrui, anche se ci avvenisse a motivo delle loro proprie colpe, certo non assenti, come le statistiche sulla criminalit testimoniano, o ancora pi comuni negligenze nell'integrazione sociale. La sola politica immigratoria degna di questo nome dovrebbe puntare ad un miglioramento dei quattro elementi fugacemente evidenziati, tenendosi lontana da ogni retorica sulla pelle dei cittadini e degli immigrati, multiculturalista o razzista che sia, utile solo a prendere voti senza poi pagarne il conto. Conclusione

Dobbiamo ringraziare Caritas e Migrantes per questo Dossier e, soprattutto, per tutto il lavoro di accoglienza, conoscenza, sostegno, condivisione che all'origine di questa ventennale pubblicazione. Se l'attenta lettura dei dati ci aiutano a ben valutare questo importante fenomeno sociale, evitando ogni strumentalizzazione, e ci danno la possibilit di esercitare una salutare critica alla corrente comunicazione sociale su questo tema, la realt della quotidiana frequentazione con queste persone straniere, risvegli in noi la vocazione alla fraternit e lo stupore per la grandezza del Padre.

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