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CORRIERE DEL MEZZOGIORNO.

IT

scoperta dello studioso di storia medievale Nicola Barbatelli

Galileo diventa Leonardo:


il giallo del ritratto «ritrovato»
Dipinto dello scienziato si trovava in casa di un avvocato di
Salerno. Ma potrebbe trattarsi del Genio toscano

Il ritratto: olio su tavola delle misure di 60 per 44 centimetri

NAPOLI - Da un paio di giorni i media italiani e stranieri propongono servizi e discussioni su una
clamorosa (e controversa) «scoperta» in grado di scombussolare il mondo dell'arte. Giovedì la
faccenda è finita anche nelle «Night News» del Tg3, che le hanno dedicato ampio spazio. Di che
cosa si tratta? Di uno sconosciuto «ritratto» o forse addirittura «autoritratto» di Leonardo da Vinci
trovato in casa di un avvocato di Salerno, dove sarebbe arrivato in seguito al matrimonio di questi
con una nobildonna originaria del paese di Moliterno, in provincia di Potenza. Artefice della
«scoperta» è Nicola Barbatelli, di Vaglio Basilicata, studioso di storia medievale, confratello
dell'«Ordre Souverain et Militaire du Temple de Jérusalem», ossia dell'Ordine dei Cavalieri
Templari (Barbatelli è anche «consigliere personale del Gran Maestro dell'Ordine »), nonché
accademico costantiniano.

Una serie di qualifiche che ne fanno un personaggio curiosamente tipico di un certo sottobosco
culturale, capace in ogni caso di accendere una notevole attenzione sui «misteri» lucani, che in
questi anni hanno riguardato per l'appunto soprattutto la sfera esoterica e la presenza dei Templari.
Il «ritratto», finora ovviamente inedito, è un olio su tavola delle misure di 60 per 44 centimetri,
dietro il quale una mano anonima avrebbe vergato, in latino, la frase «dipinto da me». Mostra il
volto e il busto di un uomo di mezza età, di tre quarti e con un cappello in testa. A quanto pare, in
casa dei proprietari s'era sempre detto che il personaggio effigiato era Galileo. Si tratterebbe invece
di Leonardo.

L'opera è stata affidata, per essere studiata ed esposta, al professor Alessandro Vezzosi,
direttore del Museo Ideale di Vinci (Firenze), paese d'origine di Leonardo. Vezzosi ha già
annunciato che sono in corso analisi storico- artistiche, cui presto se ne aggiungeranno di
scientifiche per chiarire ogni possibile aspetto di un dipinto, che presenta notevoli somiglianze con
il quadro conservato agli Uffizi di Firenze, e che fino al 1938, quando una radiografia ne negò la
paternità leonardiana, era stato considerato un autoritratto del genio vinciano. Si tratta ora di capire
se il nuovo dipinto sia precedente o successivo a quello degli Uffizi. Vezzosi ha pure annunciato
che è già stata programmata una mostra dell'inedito, grazie all'interessamento del sindaco di Vaglio
di Basilicata, Giuseppe Musacchio. L'esposizione si terrà nel Museo delle Antiche Genti di Lucania
e sarà inaugurata il 28 marzo. Dice Vezzosi che il «ritratto» (giudicato al momento risalente al
Cinquecento maturo, dunque prudenzialmente non ancora assegnato alla mano di Leonardo, il quale
morì nel 1519) potrebbe essere «un nuovo elemento di un mosaico ancora incompiuto per
ricostruire le sembianze del volto di Leonardo».

Un quadro «importante», poiché «introduce nuove ricerche sul Leonardo perduto e sugli echi
leonardeschi nell'Italia meridionale ». Ma fermiamoci per l'appunto all'Italia meridionale. Perché
tutta questa vicenda si configura in realtà come un vero e proprio «giallo» che, come si è accennato,
prevede anche un forte coinvolgimento della Campania, e in particolare di Salerno. Proviamo
dunque a capire meglio. Quando, il 17 gennaio scorso, Barbatelli dà notizia della scoperta, racconta
via internet che il ritrovamento è avvenuto nel contesto di una ricerca iniziata già da anni insieme ai
suoi sodali Gianni e Raffaello Glinni e al regista tv Fabio Tamburini a proposito della confraternite
di dottrina pitagorica operanti in Lucania nel medioevo.

La ricerca consentì la «ricostruzione della regola di geometria aurea basata sul pentagono usata
per la costruzione della cattedrale di Acerenza nel 1080», e portò a scoprire una «statua lignea
raffigurante San Bernardo di Chiaravalle con una testa mozza posta tra i piedi sulla quale è inciso
un «quatre de chiffre»', noto simbolo di confraternite di costruttori di cattedrali». E fin qui siamo a
un armamentario che farebbe la gioia di Dan Brown e dei suoi ammiratori. Sicché, Barbatelli si
spinge molto avanti con le sue ipotesi, disegnando uno scenario piuttosto seducente: «Fu
probabilmente la passione di Leonardo per gli studi della geometria aurea, ai quali fu avviato da
Luca Pacioli, a indurlo a effettuare il viaggio verso le terre che videro lo sviluppo e la tragica fine
della scuola pitagorica». Ed ecco dunque il grande genio rinascimentale mettersi in viaggio sulle
tracce lasciate da Ippaso metapontino (Barbatelli scrive «Paso»), il matematico punito con la morte
per naufragio per aver divulgato le sue scoperte contravvenendo alla regola pitagorica. «La presenza
di Leonardo in Lucania», scrive Barbatelli, «è confermata dalla cronaca del suo viaggio nel
Principato Citra». E aggiunge che «è accertata, ad Acerenza, la presenza di una famiglia fiorentina,
i Segni, che secondo il Vasari aveva rapporti di grande amicizia con Leonardo». Come appare
chiaro, insomma, Barbatelli è uno che le spara grosse senza troppo preoccuparsi di verificare la
congruità di quel che afferma. Leonardo a Sud di Salerno, per dire, è una notizia del tutto assente
dalle più accreditate biografie di quel grande. Comechessia, Barbatelli è animato da un sacro fuoco
e non demorde.

Il quadro, peraltro, c'è, anche se nulla di definitivo si può concludere al riguardo. «Ho capito
subito che non era Galileo», afferma Barbatelli rievocando il suo primo incontro con quel dipinto. E
specifica: «Postura del soggetto, stile e tecnica rimandavano all'autoritratto leonardesco degli Uffizi.
Questo, però, sembrava antecedente, il soggetto è più giovane di vent'anni». Non ci resta che
attendere gli esiti degli esami. Per adesso, e sia detto senza offesa per alcuno, questo ennesimo
mystery lucano pare riecheggiare la trama e le atmosfere dell'ultimo divertente romanzo dello
scrittore potentino Gaetano Cappelli, La vedova, il Santo e il segreto del Pacchero estremo. Dove
tutto prende le mosse dalla (vera) scoperta a Irsina, in Basilicata, di una statua di Andrea
Mantegna...

Francesco Durante
23 febbraio 2009

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